Prefazione di don Marcello Stanzione
Ho scritto diversi libri sul rapporto degli angeli con i mistici come p. Pio o santa Faustina Kowalska e da diversi anni desideravavo scrivere qualcosa sulla Valtorta ed il mondo angelico.
Ho letto tanto su questa autrice di spiritualità che a me personalmente piace molto ma sentivo che da solo l’impresa era troppo superiore alle mie povere forze fino a quando non mi hanno parlato di Guido Landolina, un laico “innamorato” della Valtorta profondamente esperto dell’opera letteraria della nostra e dotato di intelligenza veramente acuta.
Telefonai a Guido immediatamente e gli proposi di scrivere insieme un libro e Guido, insieme a sua moglie, venne anche a trovarmi nella mia parrocchia di Campagna (Sa) affrontando un viaggio lunghissimo.
Lui avrebbe scritto in merito agli Angeli di Maria Valtorta - in particolare 'Azaria', il suo Angelo Custode - ed io avrei fatto un commento teologico sugli insegnamenti dell'Angelo in calce ai suoi capitoli.
Insomma..., un libro a quattro mani come in certe suonate di pianoforte.
Landolina ha scritto un’opera veramente mirabile, un libro dal titolo 'AZARIA', di 60 capitoli.
Di tutti questi - a causa dei limiti editoriali imposti dal formato ridotto della presente opera - ne ho però potuto utilizzare solo 14, proponendone il testo con il nuovo titolo di 'MARIA VALTORTA E GLI ANGELI'.
I rimanenti 46 capitoli di 'AZARIA' sono disponibili nell'Opera originaria dell'autore non ancora editorialmente uscita alle stampe ma disponibile già ora sul suo sito internet.
Non ho tolto niente di ciò che egli ha scritto su Maria Valtorta lasciando - relativamente al numero ridotto dei capitoli qui pubblicati - intatto il suo lavoro, aggiungendo ed integrando, alla fine dei capitoli dove mi è sembrato utile, la mia parte propriamente angelologica frutto di molti anni di ricerche.
Siccome sono diversi anni che cerco di diffondere la devozione cattolica agli angeli, quando organizzo conferenze sugli spiriti celesti una delle domande che quasi sempre i diversi uditori mi rivolgono è come si fa a conoscere il nome del proprio angelo custode.
Certamente non consultando quei libercoli dei 72 geni della Cabalà dove per i 365 gradi dello zodiaco viene “rivelato” un nome di un protettore angelico per ogni 5 gradi-giorni!
Conoscere il nome del proprio angelo custode non è certamente indispensabile ma è certamente un privilegio che Dio ha concesso a pochissime anime elevate misticamente che avevano una grande missione da realizzare su questa terra. Una missione collegata con grandi sofferenze di tutti i tipi da sopportare per amore dell’Umanità peccatrice.
Una di queste anime elette è certamente Maria Valtorta il cui Angelo protettore le era un giorno apparso presentandosi con il nome di Azaria.
Altra domanda che spesso mi fanno alle mie conferenze è come sia l’aspetto degli angeli quando si rivelano in forma sensibile agli esseri umani.
L’argomento interessa il nostro libro da vicino perché Maria Valtorta offre una descrizione degli angeli e degli arcangeli che le appaiono.
Ebbene le apparizioni degli Angeli riempiono l'Antico Testamento. Alcune di esse rivestivano un carattere essenzialmente transitorio come quella dell'Angelo di Gedeone, altre si prolungavano per una durata più o meno lunga. In quest'ultimo caso, gli Spiriti celesti conversavano letteralmente in mezzo agli uomini, e si rendevano pubblicamente visibili.
Così fecero i tre Angeli che vennero a trovare Abramo; così fece in particolare San Raffaele quando discese in soccorso della famiglia di Tobia.
Sono soprattutto queste ultime apparizioni che ci interessano, perché è evidente che gli Angeli, manifestandosi in tal modo, avevano preso un corpo visibile, palpabile e - in una parola - materiale come i nostri.
Noi ci chiederemo, di conseguenza, in quale misura erano uniti a questi corpi.
Dapprima queste apparizioni così manifestamente umane, prese dalla Sacra Scrittura, sono una prova senza replica che la materia obbedisce alla volontà degli Angeli, ch'essi possono condensarla, schiacciarla più sottilmente dell'artista che schiaccia una pasta molliccia, mettervi una rassomiglianza di vita, infine, adattarsela come un abito, o, per meglio dire, servirsene come di uno strumento.
Tutto ciò è incontestabile. Ma andiamo più lontano, e non crediamo che questi Angeli fossero stati uniti a questi corpi - ch'essi prendevano per compiere tale o talaltra missione - come la nostra anima è unita al nostro corpo col quale essa non fa che un unico essere.
Tra la nostra anima ed il nostro corpo, vi è un legame sostanziale che fonde queste due sostanze nell'unità di una stessa natura. Tra gli Angeli e questi corpi ch'essi rivestivano temporaneamente, non vi era invece che un legame del tutto accidentale.
I nostri abiti non fanno un tutt'uno con noi; lo strumento di cui ci serviamo non appartiene alla nostra natura di uomo. I corpi presi dagli Angeli erano dunque per essi come dei semplici abiti sotto i quali essi si rendevano in qualche modo visibili, semplici strumenti di cui facevano uso con una meravigliosa sottilità.
Non essendo - l'unione degli Spiriti angelici con questi corpi presi in prestito - un'unione vitale, essi non esercitavano in essi alcuna funzione organica.
Essi sembrano mangiare, e mangiavano anche realmente, ma - che ci si perdoni questo dettaglio necessario! - essi non 'digerivano' gli alimenti.
"Io sembravo mangiare e bere con voi, dice l'Arcangelo Raffaele alla famiglia di Tobia, in realtà, io ho il mio cibo invisibile, e la mia bevanda che occhio non vede" (Tb.12,19).
Terminata la loro missione temporanea, gli Angeli dissolvevano in elementi impalpabili il corpo ch'essi avevano preso e sparivano come il lampo. Così fece l'Arcangelo Raffaele (Tb.12, 21).
Non essendo sostanzialmente uniti a questi corpi materiali, gli Angeli - nello stesso tempo in cui li mettevano in movimento - potevano agire spiritualmente ed a distanza su altri corpi ed altri esseri. Così, mentre Raffaele accompagna Tobia a Babilonia, egli cattura Asmodeo e se ne va a legarlo nei deserti della Tebaide. La sfera di attività di questo Arcangelo poteva quindi estendersi da un luogo all’altro.
Quest'azione a distanza, basterebbe a convincerci che gli Angeli dimorano pienamente indipendenti dai corpi sotto i quali essi apparivano ai giusti dell'Antica Alleanza, e che non vi era unione sostanziale.
Sotto la Nuova Alleanza, sembra che queste apparizioni siano cessate.
Siccome esse avevano per oggetto principale di annunciare e di rappresentare sotto forma sensibile l'Incarnazione di Gesù, non bisogna meravigliarsi ch'esse non siano più così frequenti né così pubbliche come prima. Non si può dire, d'altronde, che esse non si producano assolutamente più. Tutto ci porta a credere che, verso gli ultimi tempi del mondo, il fenomeno soprannaturale dell'apparizione degli Angeli buoni o cattivi si riprodurrà su di una vasta scala.
Comunque sia, l'unione ad un corpo materiale è per l'Angelo uno stato accidentale e transitorio che non modifica in niente le sue relazioni generali con il mondo visibile e che non altera in nulla le sue proprietà quale 'essere' unicamente spirituale.
Come tale, egli ha potenza di agire sui corpi in una determinata sfera, di mettere in moto le più latenti energie della materia. E la sua azione è tanto più impenetrabile quanto essa è più interiore, più in armonia con la natura delle cose.
Vedendo l'Arcangelo Raffaele muoversi ed agire umanamente, la famiglia di Tobia si diceva: 'É un uomo; è Azaria, figlio del grande Anania!'.
Contemplando l'ordine della natura così bello e così costante, così vario e così uniforme, ci si dice: 'É la natura!'.
Non si discerne l'azione degli Angeli. Essa è così ben fusa ed armonizzata, essa si adatta così bene alle proprietà naturali degli esseri senza mai violentarli che - ad imitazione dell'azione divina - essa riempie tutto e non si mostra da nessuna parte allo scoperto.