59. NON FARE DELLA PROPRIA CONFESSIONE RELIGIOSA UN’ARMA DI PARTITO
Questa odierna di Azaria1 è una brevissima lezione - perché le condizioni di salute della mistica, in stato di prostrazione fisica, non consentirebbero di più – in cui decide di parafrasare e commentare una epistola di San Paolo.2
Egli dice alla mistica – la quale, come ormai sapete bene, soffriva non solo fisicamente ma anche moralmente per le ostilità di taluni uomini delle gerarchie ecclesiastiche e per le difficoltà che la pubblicazione della sua Opera incontrava – di non lasciarsi prendere da un pur umano spirito di rivalsa o vendetta ma – come appunto dice San Paolo – lasciare se del caso che sia Dio a fare le sue ‘vendette’ in terra e, se necessario, ad ammassare ‘carboni ardenti’ sul capo di chi la fa soffrire, mentre lei arderà in Cielo di ben altra fiamma, quella d’amore.
La invita quindi a seguire i consigli evangelici della epistola di San Paolo il quale esorta all’umiltà, alla carità, alla pace ed alla misericordia.
Bisogna imparare ad essere saggi ma per amore verso Dio e non per appagare la propria vanità o sentirsi gratificati dagli altri.
Quanto al giudicare, poi, non solo non bisogna giudicare gli altri ma nemmeno se stessi, perché nessuno conosce veramente se stesso e quindi non si può essere buoni giudici neppure nei propri confronti.
Non giudicare proprio mai, dunque, perché vi è già un Giudice superiore che è Dio.
La vita del cristiano – continua Azaria – rifulga come una luce accesa sul mondo che illumini ed invogli gli altri ad imitarlo ed a persuaderli che quella cristiana è veramente una religione divina.
I pagani, nei primi tempi del Cristianesimo – continua Azaria - si convertivano poiché rimanevano ammirati dal come i cristiani si comportavano. ‘Vedete come si amano?!…’, dicevano.
Il pericolo maggiore per la Chiesa non è costituito dalle aggressioni esterne dei nemici, ma dalle tepidezze dei ‘fedeli’, dalla loro apatia, dai difetti continui anche piccoli e dalle palesi ipocrisie di quelli che si professano cristiani ma sono dei falsi.
Inoltre, non bisogna mai strumentalizzare la religione per utilizzarla come una bandiera a difesa di proprie ideologie politiche. Le cose sante non vanno infatti mai utilizzate per scopi profani.
Piuttosto bisogna comportarsi nella vita pubblica in modo tale che le forze del Male non prevalgano a danno della Fede e della morale.
Mai odiare, sempre perdonare, tenersi sempre Dio per Amico.
Non si possono vivere due vite diverse, una ossequiosa a Dio nelle ore di culto ed un’altra completamente diversa negli altri periodi di tempo.
Bisogna – conclude l’Angelo - sapere essere cristiani sempre, non solo in chiesa, ma anche in tutte le altre situazioni famigliari ed attività della vita, e ciò affinché la vita del ‘cristiano’ non finisca per divenire una continua menzogna che Dio guarda con sdegno.
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Non mi sembra che vi sia niente da commentare su questo capitoletto che è il penultimo del ‘Libro di Azaria’.
Egli – come una ‘mamma’ che fa le ultime raccomandazioni ai figli prima che questi intraprendano un viaggio - sembra voglia riepilogare a volo d’uccello la sostanza di quanto ha loro insegnato.
Una raccomandazione in particolare – forse perché non sentita in precedenza – mi ha però colpito, perché mi sembra tremendamente attuale per i tempi che stiamo vivendo.
Si tratta dell’invito a non fare della Religione un’arma di partito per perseguire fini politici.
Guardiamoci intorno, non solo nel nostro paese, ma soprattutto altrove dove conflitti apparentemente religiosi servono in realtà a fomentare lotte tribali – come le più recenti in Africa - che hanno però origini economiche e sociali all’interno della stessa nazione e fra nazione e nazione. Milioni e milioni di morti, negli anni più recenti.
Le cosiddette ‘guerre di religione’ hanno poco a vedere con il vero spirito religioso ma ne rappresentano una degenerazione, come il cancro è una degenerazione delle cellule sane di un organismo umano.
Fazioni politiche prendono la difesa di una religione rispetto ad un’altra a copertura di inconfessabili interessi quando non anche di odi etnici o ideologici, allo scopo di trascinarsi dietro le masse carpendo la loro buona fede ‘in nome di Dio’.
Al contrario, dove è veramente Dio – e questo è stato uno dei primi insegnamenti di Azaria – non può esservi odio, e dove è odio non può esservi Dio.
Sui ‘fondamentalismi’ - presentati come caratterizzazioni naturali delle religioni in quanto tali che dividerebbero i popoli mettendoli l’uno contro l’altro e come fonti perenni di instabilità politica - speculano poi strumentalmente anche altri avversari: i gruppi di pressione politica e mediatica nemici delle religioni ma in particolare di quella cristiana o, meglio ancora, di quella ‘cattolica apostolica romana’.
Nemici che - in nome di una ipocrita ‘concordia fra i popoli’ – propongono una sorta di ‘ecumenismo’ universale con un annacquamento della sua Dottrina per renderla ‘compatibile’ con le altre, snaturandone i dogmi ed i valori fondanti e facendole perdere la sua identità di verità divina e di luce per l’Umanità.
1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 50 – 26 gennaio 1947 – Centro Editoriale Valtortiano
2 Epistola ai Romani: 12, 16-21: ‘Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri. Non aspirate alle grandezze, ma lasciatevi attrarre da ciò che è umile. Non vogliate essere saggi agli occhi vostri. Non rendete a nessuno male per male. Procurate di fare il bene dinanzi a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto sta da voi, vivete in pace con tutti. Non vi vendicate, carissimi, ma cedete il posto all’ira divina: poiché sta scritto: «A me la vendetta, io darò ciò che spetta », dice il Signore. Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere.Facendo così ammasserai carboni accesi sul suo capo». Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene’.
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