57. LA NATURA CONTEMPORANEAMENTE DIVINA E UMANA DI GESU’
E LE MATERIALIZZAZIONI ED APPARIZIONI ANGELICHE

 

L’Angelo Azaria comunica alla mistica che - sapendo come il Signore le abbia affidato delle incombenze che lei dovrà seguire – questa sua odierna lezione sarà più breve.1
Egli le parla allora delle due nature di Gesù, quella umana e l’altra divina.
Gesù – dice Azaria, - era Uomo e, come in tutti gli uomini, la natura inferiore poteva opporsi a quella superiore.
Gli uomini possono divenire o non divenire dei giusti a seconda di come essi decidano con la loro libera volontà, e così fu per Gesù che - in quanto uomo - volle essere giusto.
E’ difficile per l’uomo comportarsi da giusto. E’ più facile per gli Angeli i quali – non avendo carne né fomiti conseguenza del Peccato originale – devono solo preoccuparsi di essere umili, ubbidienti e caritatevoli per servire Dio con perfezione.
Gli uomini invece, per divenire giusti, hanno una possibilità che è nello stesso tempo penosa e gloriosa, vale a dire quella di lottare contro la carne materiale e morale e contro le tentazioni e concupiscenze2 di ogni natura.
E’ dunque la lotta dell’uomo contro il Male ciò che lo rende ‘giusto’ dal momento che così facendo egli trionfa contro le tentazioni e le tendenze della natura umana.
Gesù – continua Azaria – in quanto uomo volle essere un giusto.
D’altra parte fu vero uomo anche perché nacque da una donna. Infatti, se Egli fosse stato solamente una Entità spirituale, non avrebbe avuto bisogno di un seno di donna per formarsi e prendere apparenze umane.
Gli Angeli, ad esempio - quando il Signore lo vuole – possono assumere una dimensione concreta, materiale, ma è solo in via eccezionale quando per necessità devono rendersi sensibili ai sensi ‘pesanti’ degli uomini.
In linea di massima, però, quando gli Angeli appaiono agli uomini, lo fanno di fronte alla loro vista intellettuale, cioè al loro spirito, il quale ha tuttavia una capacità di ‘visione’ e percezione ben superiore agli stessi sensi uditivi e visivi del corpo.
E’ dunque in tale maniera che appaiono agli uomini i Santi che il Signore manda – se opportuno – a chi ne ha bisogno o lo merita. Anche essi, quando appaiono, lo fanno senza alcun bisogno di rinascere da un seno di donna.
Gesù invece, vero uomo, nacque da un seno umano così come da un seno umano si formano tutti gli uomini e – in quanto uomo – volle esser giusto grazie alla sua volontà di servire Dio.
Azaria continua dicendo di non volere in questa circostanza confutare le teorie controverse sorte in seguito alla Umanità di Gesù. Sbagliano tuttavia coloro che negano una sua vera Umanità per cui Egli non avrebbe avvertito le sensazioni umane, come sbagliano pure coloro che per un senso di malintesa venerazione ne fanno un Uomo la cui perfetta santità produceva una insensibilità fisica, morale e spirituale in ogni circostanza.
Tuttavia Gesù ebbe anche natura divina perché non può stare assiso sul Trono in Cielo – a meno che non sia Dio – chi è osannato dagli Angeli che in coro cantano: ‘Ecco Colui il cui impero è eterno’.
Perché chi – se non Dio – può essere osannato dagli Angeli, pur essendo Uomo, e chi – pur essendo Uomo – ha un impero eterno se non è anche Dio: Gesù Cristo, il Salvatore?
Ecco dunque la doppia natura del Messia, quella anche di un Dio che si incarna per salvare gli uomini amandoli fino ad una morte di Croce, dando loro tutto Sé stesso, la Carne, il Sangue, la Sapienza grazie alla sua Parola, e la Redenzione grazie al suo Amore.
Gli uomini devono dunque ricambiare il suo Amore, per riconoscenza, perché chi non è riconoscente non ama, e se non ama non ritornerà neppure a Dio in Cielo. Così come Dio ha amato gli uomini, costoro devono amare Lui nel loro ‘prossimo’, praticando la benevolenza, la misericordia e tutte le altre virtù connesse all’esercizio della Carità nonché la virtù del perdono, perché sbaglierebbe chi - ritenendo di non aver egli bisogno di perdono – non perdonasse il prossimo perché Gesù, pur senza peccato, perdonò e similmente perdona Dio Padre.
E’ infatti la Carità quella che apre le porte del Cielo e solo amando si può continuare a rimanere nel Corpo Mistico, spiritualmente vivi.
Il vero Gesù non è quello che molti hanno finito con il tempo per idealizzare, un Cristo irreale, ma è l’Uomo concreto che gli uomini hanno imparato a conoscere dai Vangeli, un uomo vivo, fatto di carne, di bontà, di altruismo, modestia ed eroismo, un eroe dell’amore e del dolore che non si è limitato a dire di ‘fare’ ma ‘ha fatto’ Egli stesso.
«Il Cristo – dice testualmente Azaria –  è Dio per Natura, Santo per volontà, Uomo per Nascita. Questo è il Cristo, l’Essere perfetto in cui è una trinità di perfezioni riunite. La Perfezione di Dio, la perfezione dell’Uomo, la perfezione dell’anima dell’Uomo-Dio. Nel Cristo il Verbo, ossia Dio come il Padre, nel Cristo l’Uomo, nell’Uomo l’anima piena di Grazia, ossia di Sé stesso ancora. Se si potesse dire che Dio, sempre perfetto, ha potuto una volta superare Sé stesso, lo si dovrebbe dire contemplando la trina perfezione della Divinità, dell’Umanità, della Grazia, riunite nel Cristo, in cui è la superperfezione di tutto ciò che è». 

 

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Come commentare questo insegnamento sulla doppia natura di Gesù?
Per farvi rilassare di fronte ad una lettura così ‘impegnativa’ dei concetti che ho riassunto da Azaria, vi racconterò al riguardo – quasi aneddoticamente - ciò che avevo avuto occasione di scrivere in un altro mio libro, ragionando appunto sulla Umanità e contestuale Divinità di Gesù.
Stavo meditando3 una dozzina di anni fa su un altro brano tratto dall’Opera di Maria Valtorta ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, opera di una precedente Edizione allora intitolata ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’.4
Sempre ancora meditando (scusatemi, a me piace - ma non per mero 'razionalismo' - che ogni particolare di un quadro, di un 'puzzle' trovi la sua giusta 'collocazione', altrimenti non mi sento 'tranquillo'...) su questo 'mistero' della 'doppia' natura di Gesù,  mi era venuto in mente  - e me lo ero andato a rileggere - un  episodio curioso narrato nel 'Vangelo' della Valtorta.
Lei vede Gesù che sta facendo un discorso nella sinagoga di Cafarnao. Fra tanta gente che lo acclama vi sono, mischiati alla folla, anche dei 'farisei' ostili che sperano di poterlo cogliere in fallo.
Uno di questi, ad un certo punto, si alza astiosamente a contraddirlo cercando di prenderlo in castagna su un tema dottrinario. Gesù - nel volgersi a lui per fornirgli i chiarimenti del caso - premette: 'Chi sei, Io non so. Ma, chiunque tu sia, ti rispondo...' .
E quindi - mi ero detto - Gesù qui mostra di non essere 'onnisciente' come  avrebbe dovuto se avesse avuto anche la natura di 'Dio'.
Poco dopo però (cioè dopo aver risposto esaurientemente al fariseo che peraltro gli aveva anche contestato che Egli osasse professarsi 'rappresentante di Dio' senza poterne però dare alcuna dimostrazione a parte il fatto che, anche se le sue parole potevano sembrare 'sante', lo stesso Satana avrebbe potuto avere parole di inganno tinte di santità per trarre in errore, nè si poteva prestar fede alla parola dei discepoli di Gesù... ) Gesù  risponde  che allora un altro - che non l'amava - avrebbe parlato dicendo chi era e, rivolgendosi all'affollata assemblea, invita a venir fuori dal mucchio un tale al quale  Egli - come se lo conoscesse benissimo - imperiosamente grida : 'Aggeo! Vieni avanti, Te lo comando!’.
Aggeo si rivela essere uno che la gente e l'archisinagogo definiscono  'indemoniato, ebete, furioso quando il demonio si appresta a tormentarlo...'.
Dopo una 'lotta' - sguardo nello sguardo - il dèmone all'interno dell'uomo trasforma il mugolìo in parole intelleggibili e, dopo aver dato atto a Gesù di essere 'Dio', ad un ultimo suo comando lascia il corpo dell'uomo il quale, preso intanto da parossismi ed urla disumane, ritorna in sè, si prostra ringraziando Gesù che - dicendogli che aveva avuto fede e quindi per questo viene sanato - lo invita ad andare in pace e ad essere 'giusto' in futuro...
Ciò premesso, la Valtorta - nello scrivere questa visione che vi ho sintetizzato - riporta in calce una importante 'nota' di commento, o meglio una spiegazione che lei ha interiormente 'ricevuto' al proposito e che dice :

'Il Cristo, come Dio, e come Santo dei Santi, penetrava nelle coscienze, vedeva e conosceva i loro riposti segreti (introspezione perfetta); come Uomo, conosceva, solo secondo il modo umano, le persone e i luoghi, quando il Padre suo e la sua propria natura divina non giudicavano essere utile il conoscere luoghi e persone senza chiedere... Qui, dovendo dar prova al fariseo della sua onniscienza divina, chiama a nome lo sconosciuto Aggeo che sa indemoniato, mentre, nella pagina precedente, come Uomo, aveva detto al fariseo: 'Io non so chi tu sia'..

‘Beh…! - mi ero detto - come spiegazione razionale è veramente, per me almeno, molto convincente'.
Questa chiariva anche un particolare che mi aveva molto colpito nell'opera della Valtorta, e cioè il fatto che Gesù - nel suo continuo peregrinare per evangelizzare con gli apostoli, spesso chiedesse quale fosse la strada giusta da prendere per raggiungere un posto o l'altro.
E mi ero detto: "Ma che 'Dio' è mai, se non conosce neanche la strada?".
Altre volte invece mostrava di conoscere benissimo posti che 'umanamente' non aveva mai visitato, ed era Lui che forniva chiarimenti agli apostoli. E questa contraddizione mi aveva lasciato sconcertato...
Dunque proviamo a riassumere a modo nostro e a meditare.
In Gesù convivevano due nature: quella divina e quella umana. Due nature perchè Egli era Dio incarnato in un Uomo. Le due nature erano coesistenti ma, a seconda delle circostanze, poteva rivelarsi l'una o l'altra o più una che non l'altra. Egli era Figlio di Dio, ma era anche Figlio dell'Uomo. Figlio di Dio per la parte 'spirituale', perchè generato in Maria dallo Spirito Santo, ma Figlio dell'Uomo perchè - fisicamente - nato dalla 'carne' di Maria.
Questo della Divinità e della Umanità di Gesù è uno dei concetti più difficili da accettare , se valutato secondo l'ordine umano. Ma se valutato alla luce del 'divino' ci accorgiamo che la spiegazione è semplice.
Dio sulla Croce, Cristo sulla Croce,  ha sofferto come 'uomo', fisicamente ma Egli ha sofferto anche come Dio, spiritualmente, perchè si è addossato i peccati dell'Umanità.
Anche in questo caso si è rivelata la doppia natura. Come uomo, solo come uomo, non avrebbe potuto sopportare il peso dei peccati del mondo, di prima e di dopo.
Ma anche nella Resurrezione Egli manifesta le due nature: di uomo dal punto di vista della 'solidità' corporea, di Dio nella sua capacità di resurrezione e nel suo corpo glorificato.
Lo stesso nell'Ascensione al Cielo.
La 'natura' di Dio era dunque 'dentro' all'Uomo. E Cristo-Dio decideva di rivelarsi all'Uomo a seconda di come Lui lo reputasse necessario per la sua missione, missione di Dio.
Ecco perchè talvolta Gesù, Gesù-Uomo, mostra di non aver l'Onniscienza. Quello è il caso in cui 'appare' solo la natura dell'uomo. Dico 'appare' perchè in realtà vi è sempre quella di Dio, contestuale.
Altre volte Egli ha l'Onniscienza, e la dimostra, e quello è il caso in cui il Dio che è nell'Uomo-Gesù decide di mostrarsi secondo questa natura, sempre per il bene della 'missione'.
Quando Gesù soffre la fame, la sete, la croce, la soffre nella sua natura di uomo: perchè come Dio - puro Spirito - non potrebbe avere di queste sofferenze.
Quando Gesù - nell'imminenza della Passione - sente il Padre sempre più lontano, fino a sentirsi del tutto solo di fronte alla Passione, è perchè il Gesù-Uomo avverte - dico 'avverte' - un senso di 'distacco'. E' il distacco, non reale ma psicologico, che il Gesù-Dio opera nei confronti del Gesù-Uomo affinchè quest'ultimo - privo del sostegno della Divinità, o meglio 'sentendosi' privo di tale sostegno - beva fino in fondo l'amaro calice della Passione sentendosi abbandonato persino dal Padre.

'Padre, padre, perchè mi hai abbandonato?'
Ma il Padre non abbandona mai i suoi figli. Non abbandonò Gesù Cristo come non abbandona noi.
Non fui mai così vicino a Cristo – Egli che era un tutt'Uno con Lui - come nel momento della Passione che - nella loro Unità - fu Passione anche del Padre e dello Spirito.
Il Padre non è mai così vicino a noi - quando siamo, quando ci comportiamo da figli suoi - come quando soffriamo.
Ma le nostre sofferenze della vita: fisiche, morali e spirituali come quelle del Figlio Suo - proprio perchè accettate, meglio ancora se volute ed offerte come da Gesù - sono proprio quelle che tornano a nostra maggior gloria ed a Gloria del… Padre.


1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 48 – 12 gennaio 1947 – Centro Editoriale Valtortiano

2 Fomiti e Concupiscenze: propensioni disordinate nel tendere al bene o nell’evitare il male

3 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 82 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore

4 M.V.: ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’ – Vol. II, Cap. 22, pag. 118  - Centro Editoriale Valtortiano