54. I DISPENSATORI DELLA PAROLA
Azaria inizia questa lezione1 citando una Epistola di San Paolo2 spiegando alla mistica che in essa vi è un riferimento che si attaglia anche a lei ed a ‘tutti coloro che hanno straordinario servizio nel servizio di tutti i fedeli a Dio’.
In tale epistola si dice: ‘Così ci consideri ognuno, come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio…’, ma - precisa l’Angelo - non esiste solo il ministero sacerdotale comunemente noto ma vi sono anche altri sacerdozi: sono consacrazioni segrete nelle quali coloro che vengono ‘chiamati’ non officiano all’altare ma servono nell’immenso Tempio d Dio, tutti presi al servizio di Dio con dedizione assoluta.
Costoro sono servi di Dio e dei fratelli e – come dice San Paolo – sono ‘dispensatori’ della Parola, Luce, Sapienza e Misericordia di Dio.
Essi – rispetto ai sacerdoti – sono dei dispensatori straordinari della Parola, la quale non è mai data sufficientemente a causa del continuo operare delle forze avverse alla Parola ed allo spirito dell’uomo.
Questi dispensatori sono appunto le ‘voci’ e per esse si richiede, come dice San Paolo, che ciascuno sia trovato fedele. Chi non si mostra fedele, cioè degno del dono ricevuto, viene punito con la privazione delle luci spirituali e ciò – aggiunge Azaria – sia di stimolo alla mistica affinché ella perseveri e non le succeda come ad altri strumenti.
Sapendo di essere fedele ella potrà rispondere a quelli che la vorrebbero giudicare - e che anzi esprimono giudizi talvolta inescusabili – con le stesse parole di Paolo, parole che potrebbero essere dette da tutti i dispensatori della Voce di Dio: ‘A me pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi neppur da me mi giudico; perché sebbene io non mi senta colpevole di cosa alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore’.
Questi giudici – continua Azaria – non vanno nemmeno a loro volta giudicati dallo strumento, perché essi in realtà senza saperlo sono coloro che ‘saggiano’ e mettono alla prova il cuore dello strumento che dunque deve guardarsi dalle proprie reazioni morali e tenere domo il proprio spirito. Sarà il Signore, quando vorrà, Colui che metterà a nudo i loro cuori mettendo in luce ciò che è nascosto nelle tenebre e renderà manifesti i pensieri segreti cosicché ciascuno avrà la lode che gli spetta.
In quel momento nessuna calunnia potrà macchiare lo spirito del Dispensatore fedele alla sua missione nonostante gli ostacoli postigli innanzi da coloro che vorranno rendere più penoso il suo servizio.
Lo stesso – conclude Azaria - successe a Gesù Cristo per tre anni di missione e, come il Cireneo aiutò Gesu, così Gesù stesso sarà il ‘Cireneo’ divino delle ‘voci’ perché Egli è sempre vicino a coloro che lo invocano con sincerità.
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Più andiamo avanti nella lettura degli insegnamenti di Azaria e più mi rendo conto che il ‘mestiere’ dello strumento – a ben vedere – è un lavoro che, umanamente, è davvero ‘ingrato’.
Bisogna stare attenti a tutto, guardarsi da tutto, soprattutto da se stessi.
C’è da spaventarsi e da chiedersi – se noi che scriviamo e leggiamo fossimo ad esempio degli strumenti – come mai Dio ci abbia ‘appioppato’ sulle spalle una croce di questo genere mentre altre persone ‘normali’ si salvano lo stesso incorrendo in meno pericoli.
Perché una cosa è chiara e leggendo bene lo avrete capito: lo strumento è attaccato particolarmente dai cosiddetti ‘fomiti’ del proprio ‘io’ - che negli altri sono scusabili ma in lui non tanto - nonché dal ‘mondo’ e da … Satana. E se sgarra… apriti o Cielo!
Perdita dei doni, nella migliore delle ipotesi, e rischio di conseguenze spirituali più gravi per aver sprecato il ‘talento’, sentendoci rispondere da Dio (come in quella tremenda parabola3 dove l’ultimo di quei servi non era stato capace di far fruttare quell’unico talento che il ‘Padrone’ gli aveva lasciato): «Servo malvagio ed infingardo, tu sapevi che mieto dove non ho seminato, e che raccolgo dove non ho sparso, tu dovevi dunque mettere il mio denaro in mano ai banchieri e, al ritorno, io avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli perciò il talento e datelo a colui che ne ha dieci. Poiché a chi ha sarà dato, e sovrabbonderà; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridor di denti».
Trovo solo una risposta a questa domanda del perché Dio abbia dato a taluni questi doni e ad altri no.
Più che doni le chiamerei ‘missioni’ che Dio affida a ciascuna delle anime che crea e per compiere le quali Egli concede i ‘doni’ atti al loro compimento.
Non si tratta quindi di condanne ma di opportunità concesse secondo un misterioso ed insindacabile giudizio di Dio. Se devo anzi esprimere una mia opinione credo che Dio affidi ad ognuno di noi una specifica missione con riferimento alla nostra posizione sociale sulla terra: essere un buon padre di famiglia, un buon medico, un buon insegnante, un buon governante e così via. E ci dà anche i mezzi, cioè i talenti, che ci dovrebbero consentire di svolgerla bene. Poi però siamo liberi con il nostro arbitrio e la nostra volontà e, pur avendo tutti i doni spirituali per svolgere bene quella missione, li lasciamo inattivi, oppure li utilizziamo per uno scopo non buono, completamente diverso da quello che Dio avrebbe voluto.
E’ qui che scatta la condanna: avevamo i doni, cioè i mezzi atti a fare bene, ma li abbiamo sprecati, anzi utilizzati per fare male. La nostra colpa è doppia. Non solo non li abbiamo utilizzati, fatto già di per sé riprovevole, ma abbiamo danneggiato il nostro prossimo perché lo abbiamo privato di un aiuto prezioso che gli avrebbe consentito di percorrere con meno pericolo quella via lunga e stretta che porta al Paradiso.
Lo abbiamo danneggiato e ne dovremo portare le conseguenze: essere gettati là dove sarà pianto e stridor di denti!
Ma se invece avremo fatto del nostro meglio, compatibilmente con le nostre obbiettive limitatezze, allora sarà la ‘gloria’.
Certo potremmo sempre deporre il ‘talento’ in banca, cioè dire al Signore: ‘Ho paura, dammi coraggio, o affidami un’altra missione perché mi sento un coniglio’. Non credo che di fronte a tanta onestà e – forse – umiltà, il Signore – che è Misericordioso - non ci cambi la missione, ma non è mai detto che una missione sia più leggera di un’altra perché anche se Dio per ogni missione dà i doni adatti a poterla svolgere poi vuole sempre avere un ritorno di interessi, perché è con questi interessi – che a Lui personalmente non servono – che Egli ci dà la possibilità di comprarci il biglietto per il Paradiso.
Ma in questa lezione Azaria si rivolge ai Dispensatori della Parola, le Voci, definendole incaricate di un ‘ministero straordinario’ nel gran Tempio di Dio.
Insomma è una lezione indirizzata particolarmente a persone – è Azaria stesso che lo dice – che hanno una missione profetica come appunto la mistica Valtorta che ‘dispensa’ la parola del Signore, quella parola che non é mai sufficiente perché il Male incalza sempre di più.
La Valtorta è ‘profeta’, parola che significa ‘parlare per conto di Dio’, dunque è ‘ispirata’, ma cosa è mai l’ispirazione? Cosa è mai, veramente, oggi, un profeta? E quelli dell’Antico Testamento, allora?
Proviamo a darci una risposta.4
Dio si rivelò ai Profeti. Come? Parlando nel loro pensiero.
Come? Trasmettendo loro il suo pensiero.
Se Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza - e se l'immagine e somiglianza non poterono consistere nel corpo, poichè Dio non ha corpo ed è puro Spirito - come Dio potè parlare ai Profeti se non con il suo Spirito, che è come il nostro spirito, fatto - con le debite differenze e con le debite limitazioni del 'creato' - a sua immagine e somiglianza ?
Ecco, Dio, Spirito, Pensiero, Volontà, Potenza e tutto il resto, ma non scordiamo l'Amore, parlò ai suoi figli, ai Profeti, con il Pensiero, trasmettendo loro telepaticamente il suo pensiero.
Perchè ai Profeti ? Perchè erano dei 'giusti' e perchè, sapendo che sarebbero stati - di proprio - dei giusti, Egli conferì loro dei doni, il dono di saper cogliere ancora meglio la sua parola.
Ingiustizia questa? Ingiustizia verso gli altri ?
Come possiamo giudicare Dio ?
I suoi giudizi sono imperscrutabili, Egli vede dove l'uomo non vede, i nostri 'perchè' per Lui non esistono, i nostri 'perchè' sono il segno della nostra incapacità di capire. E infatti noi non dobbiamo 'capire' ma semplicemente imparare ad amare.
Guai se capissimo troppo. Con la comprensione 'superiore', che sarebbe inferiore perchè siamo ormai degeneri a causa del peccato d'origine, faremmo cose terribili, più ancora di quante non ne facciamo adesso. Coglieremmo sempre i frutti dell'Albero del Bene e del Male ma, privi della Sapienza, con la sola scienza, coglieremmo solo quelli col Baco Maligno, baco velenoso che, ingoiato, ci porterebbe alla perdizione.
Dunque, Dio si rivelava ai Profeti.
Dio sapeva che sarebbero diventati dei giusti, perchè Dio ab aeterno tutto sa delle nostre anime che verranno create.
Per i suoi imperscrutabili motivi, decideva che la loro missione sarebbe stata quella di 'profeti', cioè di rivelatori del pensiero di Dio, e li muniva dei doni atti a svolgere la loro missione specifica, quella che Dio affidava alla loro anima nel crearli.
Ma poi, una volta nati, una volta cresciuti, l'adempiere o meno alla missione dipendeva solo dal loro libero arbitrio.
Complesso? No. Semplice. Ora mi spiego.
Dio sa in anticipo e dà i doni. Ma l' uomo non sa, perchè se sapesse non sarebbe più libero e Dio è Dio di Libertà.
L'uomo non sa, ma 'sente' confusamente di avere una 'missione', cioè di essere 'portato' ad una cosa piuttosto che ad un' altra. Portato in senso spirituale, anche se ciò comporta scelte di vita molte volte pratiche.
L'uomo 'sente', come pure sente dentro di sè - si dice dentro al cuore - la legge dei dieci comandamenti, legge naturale che Dio ha messo dentro di lui per guidarlo a Sé anche senza l'aiuto, perfetto, della Dottrina cristiana.
L'uomo 'sente' ma, come fa per i comandamenti, poi decide lui.
Lui decide. Lui decide cosa fare, come fare. Perchè Dio, ripeto, é Dio di Libertà.
Tanti furono i 'profeti' che non furono profeti di Dio ma decisero di divenire profeti, cioè 'rivelatori', dell'Altro. Come Lucifero, non fu forse creato 'perfetto' nella sua perfezione angelica ? Eppure sbagliò!
Forse che Dio, nel crearlo e nel volerlo perfetto, sbagliò e non capì che sarebbe divenuto imperfetto ?
No! Dio lo creò perfetto, lo volle perfetto, ma lui, nel suo libero arbitrio - pur avendogli Dio dato i doni come li dà ai profeti - divenne imperfetto.
Dio si comporta con i profeti come se, ab initio, essi dovessero essere 'perfetti', nella loro limitatezza, pur sapendo che essi liberamente decideranno o non decideranno di esserlo.
Se ben riflettiamo, se ben riflettiamo, vediamo che la contraddizione è solo apparente.
Perchè, su tutti i doni che Dio dà, fa predominare quello della libertà, il libero arbitrio, che è quello che determina le scelte e che è quello che - sulla base delle scelte - consente a Dio di esprimere il giudizio, quello finale.
E se l'uomo ha avuto doni particolari, perchè 'potenzialmente' poteva fare, e 'doveva' fare, cose particolari, e poi non ha fatto, allora risponderà dei talenti sprecati: risponderà per quello che ha fatto e - maggiormente, avendo avuto i talenti - per quello che non avrebbe dovuto fare.
Dio si rivelò ai Profeti.
Perchè, perchè doveva, attraverso essi, trasmettere agli uomini decaduti, imbarbariti, impoveriti intellettualmente e spiritualmente, il senso della loro origine spirituale, il loro essere figli di Dio, perchè si stava avvicinando il tempo della missione di Gesù Cristo ed essi dovevano essere pronti - come in realtà, per il libero arbitrio, invece 'pronti' non furono - a raccogliere la sua Parola, profeta anch'Egli perchè, Figlio incarnato, veniva a rivelare la Parola di Padre, esprimendo le parole del Padre, per virtù dello Spirito Santo. I Profeti dovevano ricordare agli uomini - a quelli del popolo non prediletto ma 'prescelto' o, se preferiamo, 'prediletto' perchè prescelto e non certo per i suoi meriti particolari se non quelli dei primi patriarchi (perché solo grazie ai meriti dei patriarchi i successivi del popolo prescelto poterono beneficiare della Sua misericordia ) - di essere Figli di Dio, la loro origine, la loro missione, la loro strada.
Il loro compito era mantenere accesa, almeno in una minoranza dell'umanità imbarbarita, la fiaccola - una piccola fiaccola - che illuminasse l'uomo, in modo che almeno in un popolo vi fosse la giusta conoscenza affinchè, con la venuta di Gesù Cristo, la sua dottrina potesse essere accolta e potesse essere divulgata.
Perchè Dio non ha 'fulminato' gli uomini, perchè, meglio, non li ho folgorati con la rivelazione 'istantanea' della sua dottrina, salvandoli tutti, ad un tempo? E perchè allora il seme del pino impiega una vita a diventare 'pino'? Perchè l'uomo impiega una vita a diventare 'uomo', e talvolta per diventare uomo nel vero senso della parola, cioè essere spirituale, neanche una vita basta ?
Perchè i tempi di Dio non sono i tempi dell' uomo.
Il tempo per Dio non esiste, Egli è l' Eterno Presente. E perchè l'ordine di Dio è perfetto, e non è l'ordine dell'uomo.
Il mondo venne creato anch'esso in quelle che noi chiamiamo fasi, non fu 'istantaneo', ma 'istantaneità' e 'fasi' sono concetti legati alla nostra nozione di tempo. Dio non aveva bisogno di 'tempo'.
E' l'uomo che ne ha bisogno, purtroppo, per redimersi. Ed il tempo, per noi, è Carità sua.
Dio si rivelò ai Profeti.
E quelli che accolsero la Sua Parola la riportarono agli altri.
Ma in realtà il dono della profezia Dio lo diede a tutti gli uomini, perchè a tutti gli uomini si rivela, ma loro chiudono gli occhi per non vedere, chiudono le orecchie per non sentire, volgono il capo, fuggono da Lui perchè preferiscono il loro 'io'.
Fino ad un certo punto non è colpa loro, perchè sono figli degeneri del Peccato. Fino ad un certo punto, fino al punto in cui il loro ‘io’ responsabilmente decide ed essi diventano responsabili…
1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 45 – 22 dicembre 1946 – Centro Editoriale Valtortiano
2 La Sacra Bibbia – Ed. Paoline, 1962, Roma: I Corinti 4, 1-5: «Così, ognuno ci consideri come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio. Orbene quel che si richiede nei dispensatori è che ciascuno sia trovato fedele. A me non importa affatto di essere giudicato da voi, o da un tribunale umano; anzi, non giudico neppure me stesso, perché, sebbene io non mi senta colpevole di nulla, tuttavia da questo non consta ancora che io sia riconosciuto giusto. Chi mi giudica è il Signore. Quindi non giudicate nulla prima del tempo, fino a che non venga il Signore, il quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e renderà manifesti i consigli dei cuori. Allora ciascuno riceverà da Dio la lode che gli è dovuta… »
4 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 2 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore