52. LA SECONDA RIVELAZIONE DI DIO AGLI ANGELI:
L'IMMAGINE SPIRITUALE DI MARIA SS.
E’ la Festa dell’Immacolata Concezione1, Festa della Madonna, ed è davvero straordinaria per i suoi contenuti questa lezione con cui Azaria solleva un lembo di velo su dei fatti misteriosi - sui quali per millenni i teologi si sono lambiccati il cervello senza arrivare a conclusioni sicure – che riguardano le vicende della Creazione e la ‘Prova’ subita dagli Angeli prima ancora che dai Due Progenitori nel Paradiso terrestre.
Dice infatti Azaria che quando Lucifero, con le schiere a lui fedeli, si ribellò venendo poi precipitato all’Inferno, un ‘grido’ d’orrore non solo soffocò la gola dei maledetti ma rese muti anche gli Angeli rimasti fedeli a Dio.
Questi ultimi credevano infatti di essere perfetti, immuni da superbia e quindi da tentazioni e da peccato. Ma la caduta di Lucifero con tutti i ‘suoi’ seguaci mise gli Angeli fedeli di fronte ad un baratro nel quale anch’essi temettero di poter precipitare.
Se persino Lucifero - il migliore - era caduto, come potevano essi, gli Angeli rimasti fedeli, sperare di rimanere immuni dagli stessi suoi peccati?
Questa fu la ragione per cui Dio venne loro incontro e – in una visione folgorante del Suo Pensiero – essi videro l’immagine spirituale di Maria, di Colei che sarebbe stata la Madre di quel Verbo incarnato che Lucifero ed i suoi – dopo averlo visto anch’essi in visione – avevano rifiutato di adorare.
Dopo la rivelazione del Verbo incarnato questa fu – lo si comprende dal contesto di quanto dice Azaria - la seconda rivelazione data agli Angeli, cioè agli Angeli rimasti fedeli.
Fu solo una frazione di secondo ma ad essi fu più che sufficiente – nella loro capacità intellettiva ed intuitiva angelica – per cogliere la profondissima spiritualità, umiltà e sapienza di Maria.
Essi videro in Lei la loro Regina, con tutte le perfezioni che Le sarebbero state date da Dio ma anche con le altre che lei si sarebbe conquistata con le proprie forze. Fu Lei la gemma del Creato che Dio fece loro anticipatamente conoscere, ed essi videro in lei tanta umiltà da poter riparare da sola la superbia di qualsiasi creatura e da preservarne gli stessi Angeli per averla contemplata un solo attimo.
Alla sua vista gli Angeli fedeli furono infatti come ‘immunizzati’ da ogni futuro rischio di superbia e da quel momento, dal momento di Maria vista nel Pensiero di Dio ancor prima della sua futura nascita e vita sulla Terra, gli Angeli fedeli poterono operare per secoli e secoli successivi gratificati dall’idea di poter poi possedere per l’Eternità Colei che essi avevano spiritualmente contemplato e dalla cui Luce si sarebbero lasciati compenetrare per la gioia e la Gloria del Creatore.
Quando si ricevono grandi doni dal Signore – continua Azaria – è importante saper conservare l’umiltà, riconoscendo che il dono non è un proprio merito ma una elargizione gratuita del Signore.
Bisogna quindi – pur nella gioia di questa gratificazione di cui Dio ci ha fatto destinatari – non ‘desiderare’ il dono ma anzi saper mantenere il distacco verso lo stesso. Dio peraltro ce lo ha dato ma ce lo può anche togliere quando lo ritenga opportuno. Bisogna sapere quindi accettare quest’ultima eventualità e non subirla come una menomazione.
Maria SS. ebbe doni eccelsi ma rimase umile pur vivendo nella gioia per gli stessi. E non perse quella gioia neppure nei momenti più dolorosi della sua vita quando nonostante tutto Ella volle fare fino in fondo la volontà di Dio.
Valuta tu, dice l’Angelo alla mistica.
Di quale portata sarebbe stata la caduta di Maria SS. se, avendo avuto doni quali il nascere Immacolata, cioè senza le tare del Peccato originale, e se - avendo avuto il dono della ‘giustizia’ cioè del rispetto perfetto della Legge, e tutte le altre qualità di grazia ricevute gratuitamente - avesse accettato di seguire anche lei la voce del Corruttore, come aveva fatto a suo tempo Eva?
Non ci sarebbe più stata alcuna Redenzione per gli uomini, nessun Paradiso, nessun possesso di Dio.
Maria, rimanendo invece umile nonostante i doni eccelsi, ha preservato l’Umanità da questo rischio divenendo a questo punto Corredentrice, con suo figlio Gesù.
La sua lunga passione ha poi completato ‘Maria’ perché alle grandi cose che Dio aveva fatto in Lei, Ella aggiunse quelle che aveva saputo fare per il Signore.
Dio, attraverso Lei, aveva preparato una degna dimora al Verbo che si sarebbe incarnato, ma Lei seppe conservare quella dimora degna di Dio.
Maria è la Madre dell’Umanità ed è attraverso di Lei che gli uomini possono ‘ricostruire’ se stessi e conseguire la Vita.
Infatti il Dio-Verbo - che con l’Incarnazione l’ha compenetrata di Sé in tutte le sue fibre materiali, morali e spirituali e dopo con l’allattamento, con la vicinanza costante nell’infanzia, nella giovinezza e nell’età adulta fino alla Passione – ha infuso la Sua Sapienza nella di lei Purezza per cui Lei, portatrice di Dio, non può parlare che con la parola di Dio.
Ave ed Eva sembrano un gioco di parole, un anagramma, ma in realtà l’Ave Maria, quel particolare saluto dell’Arcangelo Gabriele nel momento del’Annunciazione, ben simboleggia - con quell’Ave che capovolge l’Eva - il fatto che, come la prima aveva portato alla rovina l’Umanità, la seconda novella Eva la salva, Lei, Madre dell’Umanità ben più dell’Eva originaria in quanto Maria ha consentito all’uomo che lo voglia di tornare ad essere ‘figlio di Dio’.
E’ dunque grazie a Maria che il Dio-Verbo viene a salvare i popoli e ad essere contemporaneamente Agnello sacrificale e Pastore, pastore buono venuto a guidare i giusti.
E’ sempre grazie a Maria che gli uomini riescono ad ottenere grazie di salute e salvezza eterna. E’ Lei, sempre, quella che precorre Gesù Cristo e prepara il cuore degli uomini a Lui.
Si deve essere certi, anzi avere assoluta fede, nel fatto che il Signore – come disse ai due Progenitori nel Paradiso terrestre preannunciandola – mantiene sempre le sue promesse. Bisogna però perseverare nelle più diverse contingenze della vita, vita che è una continua lotta che per essere vinta deve essere supportata dalla certezza di un aiuto, il credere in Dio e nella Legge che Egli ci ha indicato.
Gli uomini – continua Azaria – devono dunque imparare ad essere dei lottatori, se vogliono vincere domani.
Ma oltre alla fede e alla speranza non bisogna dimenticare la carità, senza la quale tutto il resto non porterebbe frutti. Bisogna in altre parole ‘amare il prossimo’, con l’accoglienza e l’aiuto reciproco, perché senza l’amore per il prossimo gli uomini dovranno poi espiare a lungo per il peccato di egoismo.
La vera religione è infatti quella che si appoggia su entrambe le colonne: quella dell’Amore verso Dio e l’altra dell’amore verso il prossimo. L’amore per Dio – da solo – non basta.
Gesù Cristo – fa osservare Azaria – amò ad esempio gli ebrei circoncisi in quanto popolo della Promessa fatta da Dio ad Abramo, ma amò anche i pagani incirconcisi che avrebbero costituito il futuro nuovo popolo del Re dei Re.
Questo fatto venne rimproverato a Gesù dai rabbi di allora come lo è ancora attualmente dai rabbi di oggi, perché sia quelli di allora come quelli di oggi non sanno comprendere la suprema Carità, che è Dio, il quale vede in tutti gli uomini dei ‘fratelli’ fra loro, fratelli che Dio ama quando essi sono già santi ma che ama anche se santi non sono perché Egli li vuole fare divenire tali.
Non basta – continua Azaria – conoscere alla lettera la ‘Legge’ se non se ne sa comprendere lo spirito, per cui non si vuole capire, credere e accettare che Gesù è venuto più per i Gentili pagani che per i ‘suoi’ della Promessa, cioè più per le ‘pecore’ senza pastore, più per quelle inselvatichite o anche ferite che per le 99 pecorelle già in salvo nell’Ovile.
Venti secoli orsono, conclude Azaria, il Cielo si è aperto per concedere il Salvatore non solo a Betlemme, o a Nazareth o alla Palestina ma per donarlo all’intera Umanità.
E’ questo il senso della Venuta di Gesù Cristo, è questo il senso dell’amore universale di Dio il quale vuole che tutti gli uomini possano avere - se lo vogliono – il Suo Regno, la casa del Padre.
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Questa spiegazione di Azaria non ci solleva solo un lembo ma sembra che con un lampo di luce illumini uno dei segreti più segreti della storia della Creazione, un segreto già intuito dai Padri della Chiesa, forse perché ispirato, ma mai spiegato con l’autorevolezza con cui Egli qui ce lo spiega.
Mi è parso di aver già accennato in precedenza al fatto che tutti i grandi doni – in particolare il Paradiso celeste - devono essere meritati e quindi Dio sottopone le sue creature a prova, prova per gli Angeli e prova per gli uomini.
E prova fu la visione anticipata che Dio diede a Lucifero sulla futura Incarnazione del Verbo in un Uomo, un Uomo deificato o un Dio umanizzato, come preferite.
Luciferò si ribellò a Dio Padre rifiutandosi di adorare un Dio-Uomo, giudicato inferiore alla sua natura angelica costituita da puro spirito.
E’ difficile però immaginare quale orrore dovesse avere rappresentato per gli Angeli rimasti fedeli a Dio conoscere una cosa tremenda, quella terribile realtà che noi chiamiamo Inferno.
Ce lo dice Azaria ma ci dice anche che Dio – buono – volle dare loro forza e premio gratificandoli con la visione di quella che sarebbe stata la futura Madre di quell’Uomo.
E’ la conferma, in buona sostanza di quanto ho già avuto occasione di argomentare nel precedente Cap. 39 a commento di un’altra lezione di Azaria dedicata al ruolo di Maria.
Maria SS. – lo capiamo da quanto dice ora Azaria quando parla di quella folgorante visione di un attimo concessa agli Angeli fedeli – fu dunque presente nel Pensiero del Padre prima della sua nascita, fin dalla creazione degli Angeli, anzi prima ancora di porre mano alla loro creazione perché fu Lei il ‘modello’ al quale Egli si ispirò per la Creazione dell’Universo in genere, e per quella dell’Uomo in particolare, quell’uomo in cui si sarebbe incarnato il Verbo di Dio.
Se gli Angeli fedeli non avrebbero dovuto temere di cadere nel baratro infernale in cui erano caduti gli altri, avendo essi ormai superato la Prova che avrebbe fatto loro meritare il Paradiso Celeste, ciò non di meno - a tranquillizzarli dalla paura di potere essi cadere nel peccato di superbia di Lucifero - Dio volle far loro vedere in visione la quintessenza dell’Umiltà, fatto che li incoraggiò avendo essi ormai in Maria SS. un punto di riferimento costante che li avrebbe guidati nel corso delle misteriose operazioni che Dio avrebbe loro richiesto.
1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 43 – 8 dicembre 1946 – Centro Editoriale Valtortiano