48. LA PERFEZIONE DELL’AMORE E L’IMPORTANZA DEL… DOLORE
E’ una lezione molto interessante quella odierna di Azaria alla mistica Valtorta: una lezione su quale é la perfezione dell’amore.1
L’Angelo esordisce dicendo che nessuno potrebbe ottenere delle grazie se il Signore esigesse l’immacolatezza dello spirito, ma con l’Incarnazione di Gesù si è chiusa l’epoca del Rigore ed è iniziata quella della Misericordia rappresentata, ormai da 2000 anni, da Gesù stesso.
Nel tempo del Rigore, Dio - nella sua Giustizia - costituiva per l’uomo qualcosa di terribile.
L’uomo non osava neppure chiamarlo con il suo nome ma lo invocava gemendo dal profondo del proprio ‘abisso’.
Ora, grazie a Gesù, l’uomo può invocare Dio – che ormai egli sa essergli Padre - non dal profondo abisso ma dall’alto di un Altare: la Croce di Gesù Cristo.
Dobbiamo sempre ricordare – dice Azaria – che Gesù ha pagato non solo per i peccati degli uomini ma anche per i loro bisogni.
Temendo che gli uomini non sapessero rivolgersi al Padre con una preghiera perfetta, Egli ha loro insegnato il ‘Padre Nostro’, preghiera atta a soddisfare sia le necessità materiali che quelle spirituali.
Il ‘mediatore’ è però sempre Gesù che – indicando al Padre il Patibolo della Croce su cui gli uomini lo misero e lo mettono anche oggi – continua a pregare dicendo: “Per quello che soffrii dammi le grazie per loro”.
L’Angelo si rivolge a questo punto alla mistica, anima-vittima, dicendole che è sempre per la Croce che gli uomini ottengono le grazie, anche per la croce di vittima che porta lei.
C’è infatti un continuo bisogno di perdono e di misericordia.
Gli uomini si danno dolore da soli, poi piangono e si disperano senza sapere come cercare la Fonte della Pace: che è Gesù. Gli uomini soffrono ma non sono capaci di soffrire, perché non sanno amare il dolore.
Dunque gli uomini – ovviamente quelli che amano Gesù – non gridano più dal profondo, ma dall’alto del Patibolo di Gesù.
Come è dunque mai possibile – dice Azaria - temere che il Padre non ascolti la voce di chi grida dalla Croce del suo Figlio diletto?
L’Angelo invita la mistica – in quanto anima-vittima – a perseverare nel suo amore.
E’ tuttavia possibile che Dio – per Giustizia – non possa concedere grazie a quelli per i quali la mistica prega e soffre.
E’ pure possibile che costoro non sappiano apprezzare le grazie che per le sue preghiere Dio concede loro, oppure che essi ne facciano un cattivo uso. Ma indipendentemente da ciò lei avrà sempre con sé la Pace del Signore.
Azaria le dice tuttavia che se una volta, in passato, era in lei robusto il suo ramo dell’amore verso Dio, era invece debole quello dell’amore verso il prossimo.
Quando lei si offrì anima-vittima – le fa osservare l’Angelo – il suo era ancora un amore imperfetto perché lei non era ancora capace di dare un perdono totale.
Lei – a quel tempo – non aveva infatti ancora compreso che l’amore più grande, quello più perfetto, è quello per i propri nemici, fatto che sconvolge il proprio modo di pensare e la sfera della propria affettività perché va ‘contro natura’.
Gesù, agli apostoli – che all’inizio erano ancora troppo ‘uomini’ - non parlò di questo perfetto amore perché per essi era già di per sé difficile comprendere un concetto come ‘l’amore di sacrificio per gli amici’.
E’ per questo che Gesù promise e poi lasciò dopo di sé agli apostoli lo Spirito Santo che dopo la Pentecoste avrebbe completato l’insegnamento del Verbo dando loro la capacità di comprendere ed assimilare il compito di fare capire agli altri questa perfezione dell’amore.
Gesù – continua l’Angelo – si limitò a questo riguardo ad un solo accenno, un accenno che nessuno degli apostoli in quel momento comprese e che nemmeno ora è ben compreso e meditato, quando disse: ‘Il mio comandamento è che vi amiate come Io vi ho amato’, alludendo con queste parole al fatto che Egli sarebbe morto affinché i suoi nemici, peccatori, potessero avere la Vita.2
Gesù, parlando agli apostoli, si rivolgeva in realtà al mondo intero, e più ai tiepidi ed ai peccatori che ai ‘suoi’, perché proprio per i ‘tiepidi’ e i colpevoli era venuto sulla Terra.
Egli fece anche comprendere, dice Azaria, il compito dello Spirito Santo - quello cioè di completare successivamente il suo insegnamento - quando disse: ‘Ho ancora molte cose da dirvi che adesso non siete in grado di comprendere, ma quando lo Spirito di Verità sarà venuto vi porterà verso la Verità intera’.3
L’Angelo Azaria conclude dicendo alla mistica che la formazione da lei ricevuta quale ‘portavoce’ del Signore le ha però portato lo Spirito Santo4 che le ha fatto ora raggiungere la pienezza dell’Amore: sapere cioè morire anche ai propri giusti risentimenti, sacrificando al perfetto amore tutto, anche il giudicare gli altri, anche la pur giusta severità sugli altri. E quando qualcuno la metterà sotto interrogatorio, lei – la mistica – non abbia timore perché sarà lo stesso Spirito Santo ad aiutarla a parlare come insegnato dallo stesso Gesù ai suoi apostoli e discepoli.5
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Meditando su questi insegnamenti di Azaria vi sono alcuni aspetti che meriterebbero da parte nostra un ulteriore approfondimento.
Ad esempio quel concetto iniziale che riguarda il tempo del Rigore, nell’epoca precedente Gesù, e quindi il tempo della Misericordia o dell’Amore, con la venuta di Gesù.
Il Tempo del Rigore, il tempo del corruccio divino nei confronti dell'uomo è quello in cui il Signore, dopo lo sdegno provocato dal Peccato Originale e dai successivi conseguenti peccati degli uomini, già questi ultimi fonte di dannazione, abbandonò l'uomo a se stesso pur senza negargli i mezzi della sopravvivenza fisica: attraverso il lavoro duro, e di quella spirituale: attraverso l'osservanza della legge dei dieci comandamenti, legge che era già scritta nel cuore di ogni uomo ma che Mosè, profeta, ricordò alla Umanità imbarbarita.6
Dio diede lo stretto necessario perchè - con la sua buona volontà - l'uomo potesse in un futuro salvarsi: e ciò perchè era l'Era del Castigo. Non diversamente succede quando gli uomini, al colpevole, somministrano solo i mezzi necessari alla sua sopravvivenza, essendogli tuttavia tolto il resto, non meritato.
Poi venne il mantenimento della Promessa, e già questa era Perdono, e con il mantenimento della Promessa venne l'Era dell'Amore, che è lo Spirito del Figlio che per opera dello Spirito Santo si incarna in un uomo e, per amore, soffre in questo carcere limitato e per amore si offre al Padre perchè perdoni, perchè perdoni i Giusti dell'Umanità, perchè dia la possibilità a tutti - purchè lo vogliano - di ritornare in seno al Padre come quando, anime fulgide, ne erano uscite.
Ecco la spiegazione del Tempo del Corruccio o del Rigore, e di quello del Perdono o dell'Amore.
'Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico', legge del Tempo del Rigore, era già una legge d'amore perchè almeno l'amico doveva essere amato, nè si poteva chiedere all'uomo di più.
'Ama il tuo nemico come fosse un tuo amico, anzi come te stesso...' è la perfezione della Legge dell'Amore, perfezione data all'uomo perchè era appunto giunta l'Era dell'Amore in cui, all'uomo, l'Uomo avrebbe indicato la strada per tornare al Padre.
Poi, continuando nella nostra meditazione su quanto detto da Azaria, vi è quel concetto per cui Gesù indica al Padre il proprio Patibolo pregando: “Per quello che soffrii dammi le grazie per loro”, cosa che continua a dire anche oggi.
Dunque è in virtù del suo Sacrificio in Croce che Gesù ottiene dal Padre grazie per noi.
'Padre, perdona loro... perchè non sanno quello che fanno'. 7
Questo è quello che Gesù disse dunque al Padre dalla Croce, questo è anche quello che Egli dice oggi al Padre per noi.
Non sappiamo infatti quello che facciamo.
E lo scopo della sua dottrina, lo scopo di quello che ci dice, è di farcelo sapere. Farci rinvenire, farci uscire dal nostro torpore, farci uscire dal nostro delirio, farci finalmente aprire gli occhi sulla realtà: non quella che vediamo nel nostro sogno di allucinati, poiché il mondo reale è un'allucinazione, ma sulla realtà spirituale.
Ci è stato detto che noi siamo spirito, cioè Psiche, rivestita di carne. La carne solida, tangibile è la nostra realtà, in tutti i sensi. Ma la carne di che è fatta? Di molecole, atomi, protoni, neutroni, elettroni, e via via, dentro, sempre di più verso l'infinitamente piccolo. Siamo fatti allora di carne o di atomi?
Siamo Psiche, cioè Anima, o materia? E la materia, quella di cui siamo fatti, cosa è alla fin fine? Elettricità? Elettromagnetismo?
Vedete che la 'carne' è una 'illusione', che non è quello che sembra?
E dopo la morte della carne, questa si dissolve: in atomi, elettroni. Tutto sparisce, come l'elettricità del lampo, e quello che resta è polvere...
Ma quella, abbiamo ormai capito, è solo la veste, logora, sdrucita.
Quella che in realtà rimane, perchè questa sì è 'realtà', è l'Anima.
Questa che a noi sembra irreale è invece reale.
E Dio-Verbo é venuto per essa. Perchè gli appartiene, Egli l'ha creata, è di sua 'proprietà', e solo il Ladro gliela può rubare...con il nostro consenso.
Padre, perdona noi...
Vi è poi un altro concetto di Azaria difficile da accettare perché ci spiega che dovremmo imparare ad amare il dolore, insomma ad andare contro natura e anche tutto il nostro modo di pensare moderno per cui si cerca in ogni modo di evitare tutto ciò che potrebbe comportare dolore. Amare il dolore non sarà masochismo?
Sono due gli aspetti fondamentali della Dottrina di Gesù che andrebbero messi sempre a fuoco: quello del Dolore e quello dell'Amore.8
Vengono trattati compiutamente nell'Opera valtortiana, a più riprese.
Il dolore inteso quale 'accettazione' e non rifiuto, e quindi come strada di espiazione terrestre che ci libera dal peso dei nostri peccati e che ci porta più presto e più direttamente a Dio.
Il concetto di amore - che in qualche modo e per quanto sembri difficile si incrocia con quello dell'accettazione del dolore - che pure porta a Dio, molto più direttamente, perchè l'essenza di Dio è Amore.
La strada dell'Amore si incrocia con quella del Dolore perchè chi ama sa soffrire, chi ama 'offre' e si offre per gli altri, e chi si 'offre' soffre anche, ma è una sofferenza d'amore che in quanto tale è dolce perchè contemperata dalla consapevolezza di essere compartecipi del progetto di Dio su ogni uomo: quello di amarsi per essere 'simili' a Lui stesso.
Nell'accettazione e comprensione di questi due concetti sta la base della dottrina cristiana.
Ciò cozza contro l'egoismo dell'uomo-animale, ma è l'unico modo per farlo evolvere allo stato di uomo spirituale.
Questa è la vera 'evoluzione' della specie umana…
In quest'ottica il dolore sulla Terra - non voluto da Dio ma conseguenza dell'uomo - non è una ingiustizia ma una opportunità.
Quindi, l'importanza di imparare ad abbandonarsi per saper soffrire ma nello stesso tempo soffrire meno: Dio da un lato chiede ma dall'altro dà. Compartecipazione da un lato e contemperamento dall'altro.
Dunque è il dolore il fulcro della Dottrina cristiana, perchè è solo con il dolore - accettato ed offerto, quando non 'richiesto' - che si può riparare agli errori degli altri. Perchè il dolore è sofferenza, è espiazione, per sè e per gli altri, e nel dolore 'offerto' si concretizza il miracolo dell'Amore, che è il perdono di Dio ai peccatori, grazie anche ai meriti dei fratelli di sangue, spirituale, che hanno sofferto.9
Perchè questa è la ‘Comunione dei Santi’, la 'comunione' dove i 'santi' mettono in comune dolore e amore (perchè il dolore accettato ed offerto è 'amore') per aiutare i loro fratelli che non sanno ancora amare.
Ecco il perchè della sofferenza che, quando è di anime innocenti, è ancora più gradita a Dio, perchè sofferenza 'perfetta' che salva, sofferenza senza inquinamenti, che viene posta sull'altare dell'Umanità a bruciare di fiamma intensissima le scorie del peccato.
Dio, dunque, è Dio di Libertà e consente la sofferenza proprio perchè è Dio di Libertà.
Se non ci fosse libertà non ci sarebbe merito, e senza merito - per Giustizia - non ci sarebbe il Paradiso. Ma poi Dio utilizza la sofferenza e la volge a favore di chi soffre e di chi pecca, per la loro felicità eterna nell'unica vita che conta, quella dello spirito.
Mi rendo conto che tutto questo discorso sul dolore può sembrarvi complesso.
Proviamo allora a fare una sintesi:10
. Il Dolore deriva dal Disordine provocato da Lucifero e dalla nostra acquiescenza allo stesso disordine.
. Neppure il Sacrificio di un Dio-Cristo ha potuto ristabilire l'ordine turbato.
. La 'Grazia' restituita dal Sacrificio ha 'restaurato', ma è rimasto il segno della Ferita, cioè i 'Fomiti', occasione di nuovo errore se non si è di buona volontà.
. Ma con il libero arbitrio gli eroi della 'carne' possono conquistare la santità, e con essa il Cielo, grazie ai doni rimasti anche dopo la Colpa: Intelletto, Coscienza e Legge che consentono di conoscere il Bene e il Male e decidere se seguire l'uno o l'altro.
Le 'voci' del Male essendo alla fine un 'Bene', se superate in 'Prova', perchè, come abbiamo già detto in precedenza, Dio dal Male sa anche e comunque trarre il Bene per chi dimostri buona volontà.
Grazia e Volontà danno ordine spirituale, ma per essere veramente nella legge dello spirito bisogna avere Cristo in se stessi.
1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 39 – 10 novembre 1946 – Centro Editoriale Valtortiano
2 Gv 15, 12-15 // Romani 5, 1-11 // 1a Pietro 3, 18
4 N.d.A.: Si segnala in particolare che l’intero libro di Maria Valtorta ‘Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani’ (C.E.V.) contiene una serie di ‘catechesi’ dettate alla mistica dallo Spirito Santo, dove ogni lezione’ – così come nel ‘Libro di Azaria’ si comincia con un ‘Dice Azaria:…’ – là si inizia con un ‘Dice il Dolce Ospite:…’. Si tratta di lezioni di elevato livello sapienziale.
5 Mt 10, 17-20 // Mc 13, 9-13 // Lc 21, 12-19
6 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 109 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore
7 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 85 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore
8 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 101 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore
9 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 104 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore
10 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 105 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore