35. IL TEMPO DEL PERDONO O DELL’AMORE

 

L’Angelo Azaria prosegue le sue lezioni1 invitando la mistica a meditare bene sulla ‘Legge dell’Amore’.
Non bisogna ad esempio invocare vendetta sui nemici. Lei è infatti ‘cristiana’ e dunque figlia del ‘tempo dell’Amore’, tempo che – grazie a Gesù Cristo – è succeduto al ‘tempo del Rigore’.
I nemici che danno dolore sono in realtà dei ‘poveri fratelli’, poveri perché essi sono privi delle vere ricchezze, come il senso della carità e della giustizia.
Essi ignorano le voci del soprannaturale e – non comprendendo il linguaggio del Cielo – considerano quanto viene detto dalle ‘Voci’ come manifestazioni deliranti o, peggio ancora, come menzogne.
Ma - riferendosi a questi nemici della mistica e delle ‘voci’ in genere, nemici che in realtà sono dei ‘poveri fratelli’- Azaria spiega che il Signore dirà loro:

«… Io ho parlato e non mi avete conosciuto.Ho preso, secondo la mia Parola, un 'piccolo' e l'ho messo in mezzo a voi, dottori, e l'ho istruito perchè vi dicesse le mie parole, dato che lo Spirito del Signore si compiace di rivelarsi agli umili coi quali scherza come padre coi suoi pargoli, trovando in essi il suo ristoro.
Io sono venuto e non mi avete accolto.Ho parlato e non mi avete ascoltato.
Vi ho chiamato e invitato ad entrare nella stanza dei miei tesori che vi aprivo, e non siete venuti. Il mio amore non vi ha commossi.
La mia dottrina l'avete negata, dicendo che non poteva avere aggiunta quella che avevo predicata in Palestina.
Vi volevo fare ricchi, vi volevo fare dotti, volevo darvi in mano uno strumento arricchito di nuove note perchè poteste cantare le infinite, e da molti ignorate, misericordie di Dio, convertendo i cuori; vi volevo santi: la mia conoscenza è amore, e non vi è limite ad essa, perchè il Cristo docente è Dio, e Dio è infinito nel suo amore e in ogni altro suo attributo, e chi più conosce più ama e chi più ama più si santifica.
Voi, santi, voi, ardenti, voi sapienti della 'mia' santità, del ‘mio’ amore, della 'mia' sapienza, avreste santificato, acceso, istruito. 
Oh! mia Sapienza, Amore, Perfezione! Perchè non mi avete voluto? Ora siete poveri. Più del povero Lazzaro. Egli aveva per veste le sue piaghe, ma nel suo cuore aveva il tesoro del suo saper conoscere Dio.
Andate a vestirvi di luce, andate ad imparare l'amore, andate a meditare sulle parole che non avete accolte, e quando vi sarete vestiti ed ornati di carità, verità e sapienza, venite...».

Azaria invita poi Maria Valtorta a meditare sul fatto che il volere il male dei propri nemici non sarebbe solo una manifestazione di odio ma anche un peccato di idolatria.
Infatti quando si vuole il male dei nemici lo si fa in forza di un ‘amore’ esagerato del proprio ‘io che assurge al ruolo di ‘signore’, anzi a quello di un vero e proprio ‘dio’.
Chi dunque ama se stesso come l’unico a cui rendere onore e gloria, non solo sostituisce se stesso a Dio ma finisce per volere il male dei suoi nemici per dare soddisfazione al proprio ‘io’.
Se nell’antico periodo del ‘Rigore’ le offese a Dio si ‘lavavano’ anche con il sacrificio dei colpevoli, nel tempo dell’Amore instaurato da Gesù le offese a Dio si riparano non uccidendo i colpevoli ma offrendosi vittime per essi ad imitazione del Redentore.

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Che riflessione possiamo noi fare su questo discorso dell’Angelo Azaria sul tempo del Rigore e su quello successivo dell’Amore?
La Legge Mosaica diceva ‘Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico’, ma ora – nell’epoca dell’Amore in cui a parlare è il Verbo in Gesù venuto a redimere  - bisogna alzare l’amore del prossimo ad una perfezione che equipara l’amico al nemico.
Porgere l’altra ‘guancia’ a chi ci ha ‘schiaffeggiato’ ed offeso, come ha suggerito Gesù ricorrendo ad una ‘iperbole’ per farci capire meglio il senso dell’amare sacrificando il proprio ‘io’, trova una sua spiegazione spirituale pensando che è meglio che l’ira altrui si sfoghi su di noi che la sappiamo sopportare anziché su di altro che si vendicherebbe dell’affronto.
Ovviamente non dobbiamo pensare che, nel tempo del Rigore successivo al Peccato originale e precedente a Gesù Cristo, l’amore di Dio fosse assente. Anzi – già nel momento in cui Dio si accingeva a cacciare i due Progenitori dal Paradiso terrestre - per dare loro speranza e forza anche per la loro discendenza Egli prometteva la Salvezza attraverso una Donna che con il suo Calcagno avrebbe schiacciato il capo del Serpente, appunto nel tempo dell’Amore.
Il Tempo del Rigore2, il tempo del corruccio divino nei confronti dell'uomo è quello in cui il Signore, dopo lo sdegno provocato dal Peccato Originale e dai successivi conseguenti peccati degli uomini, già questi ultimi fonte di dannazione, abbandonò l'uomo a se stesso pur senza negargli i mezzi della sopravvivenza fisica: attraverso il lavoro duro, e quelli della sopravvivenza spirituale: attraverso l' osservanza della legge dei dieci comandi, legge che era già scritta nel cuore ma che Mosè, profeta, ricordò alla Umanità imbarbarita.
Dio diede lo stretto necessario perchè - con la sua buona volontà -  l'uomo potesse in un futuro salvarsi: e ciò perchè era l'Era del Castigo. Non diversamente succede quando gli uomini, al colpevole, somministrano solo i mezzi necessari alla sua sopravvivenza, il resto - non meritato - essendo tolto.
Poi venne il mantenimento della Promessa, e già questa era Perdono, e con il mantenimento della Promessa venne l'Era dell'Amore, che è lo Spirito del Figlio che per opera dello Spirito Santo si incarna in un uomo e, per amore, soffre in questo carcere limitato e per amore si offre al Padre perchè perdoni, perchè perdoni i Giusti dell'Umanità, perchè dia la possibilità a tutti - purchè lo vogliano - di ritornare in seno al Padre come quando, anime fulgide, ne erano uscite.
Ecco la spiegazione del Tempo del Corruccio o del Rigore, e di quello del Perdono o dell'Amore.
'Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico', legge del Tempo del Rigore, era già legge d'Amore perchè almeno l'amico doveva essere amato, nè più si poteva chiedere all'uomo.
'Ama il tuo nemico come fosse un tuo amico, anzi come te stesso...' è la perfezione della Legge dell'Amore, perfezione data all'uomo perchè era appunto giunta l'Era dell'Amore in cui, all'uomo, l'Uomo avrebbe indicato la strada per tornare al Padre.
Dio venne dunque in terra per insegnare la Dottrina dell’Amore.3
Perchè dell'Amore? Perchè Dio è Amore? Anche. Ma soprattutto perchè in un mondo depravato, sconvolto dall'Odio, bisognava insegnare la dottrina dell’Amore.
L'amore non era, non è, una cosa astratta. L'amore è la dottrina pratica di comportamento che disciplina i rapporti fra i fratelli, figli di Dio, e fra i figli e Dio, loro Padre.
Insegnare la dottrina dell'Amore nel mondo che si odiava era Carità, e Dio è Carità. E senza amore non si può neanche pretendere di andare in Cielo.
Questo voleva Satana: che i figli ‘orfani’ non tornassero al Padre, che il Padre rimanesse 'orfano' dei figli. E quale modo migliore che trascinarli - attraverso la superbia e l'orgoglio connessi al Peccato primo - alla perdita della Grazia, cioè dell'amicizia con il Padre, e quindi a tutte le conseguenze che avrebbero condotto all'odio?
Ma poichè Dio, come ci è stato insegnato, scrive dritto anche sulle righe storte e sa volgere il Male in Bene, ecco la Dottrina dell'Amore - santificata dal Sacrificio sulla Croce, perchè la 'croce', ricordiamolo sempre, è santa e santificante – amore che offre l'opportunità a quelli che vogliono sentirsi, che si sentono, 'figli di Dio' di tornare al Padre benedetto lasciando a quello maledetto i figli suoi.
Ognuno è arbitro di se stesso. Lo fu il primo essere angelico, poi diventato dèmone, lo sono gli uomini che con il loro libero arbitrio decidono la propria sorte, liberamente.
Ma a chi vuole, a chi vuole, Dio non nega gli aiuti.
Non li nega all'uomo in genere che basta segua la legge naturale scritta nel suo cuore ed al quale, a tempo debito, il Paradiso non verrà negato.
Non li nega ai cristiani che - per i meriti della Croce, cioè della Passione di un Dio che ha consentito anche ai non cristiani la possibilità del ritorno al Cielo - possono tornarvi subito dopo la loro morte se sono santi, oppure dopo l'espiazione d'amore in Purgatorio se non lo sono ancora.
Dio venne dunque in terra per insegnare la Dottrina dell'Amore perchè i figli di Dio imparino sin dalla terra ad amare...
Perchè è meglio penare sulla terra per imparare ad amare che penare in Purgatorio per non avere amato, perchè le pene in terra sono sempre inferiori a quelle del Purgatorio.
Tuttavia…, tuttavia c’è una frase che Azaria aveva citato all’inizio rivolgendosi a coloro che non avrebbero accettato le parole che il Signore avrebbe donato attraverso le sue ‘voci’ come quella della nostra mistica.
Il Signore aveva concluso il discorso dicendo :
«Oh! mia Sapienza, Amore, Perfezione! Perchè non mi avete voluto? Ora siete poveri. Più del povero Lazzaro. Egli aveva per veste le sue piaghe, ma nel suo cuore aveva il tesoro del suo saper conoscere Dio.
Andate a vestirvi di luce, andate ad imparare l'amore, andate a meditare sulle parole che non avete accolte, e quando vi sarete vestiti ed ornati di carità, verità e sapienza, venite...».
La parte iniziale del discorso, che qui non abbiamo nuovamente citato, non richiede alcun commento, ma quale è il senso di questa frase finale?4
Essa è detta per coloro che, non negatori ma nemmeno credenti, non avranno il coraggio di "negare" Dio ma nemmeno quello di accettare la sua Parola, perchè scomoda, e preferiranno chiudersi nella fortezza della "carne", cioè del mondo, che offre conforti fallaci ma rassicuranti.
Essi peccheranno nell'amore, perchè rifiuteranno la Parola del Verbo-Gesù, che è Amore e Parola dell'Amore oltre che del Padre.
E quindi dovranno imparare ad amare, come si impara ad amare nelle fiamme d'amore del Purgatorio.
Ma, ai 'negatori', crediamo sia forse necessario dire qualcosa ?
No, ad essi il 'silenzio', come Gesù oppose il Silenzio ai negatori del Sinedrio. I negatori non credono nemmeno ai miracoli perchè essi sono ‘negatori’ e non possono smentire la loro essenza.
Come è possibile pensare che essi possano credere a quelle parole del Signore ?
Ciò non di meno anche per essi sono dette affinchè non possa dirsi che, per essi come per Giuda, Gesù non abbia fatto tutto il possibile per salvarli senza peraltro che essi abbiano voluto essere salvati…


1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 26 – 11 agosto 1946 – Centro Editoriale Valtortiano

2 G.L: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 109 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore.
Inoltre vedi M.V.: ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’ (ora ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’) – Cap. 31, pag. 186 – Centro Ed. Valtortiano

3 G.L: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 110 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore.

4 G.L: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Prefazione – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore.