28. NULLA È IMPOSSIBILE A DIO CHE SI COMPIACE INVECE DEI ‘NULLA’
La mistica Valtorta vive una situazione esistenziale molto difficile.
Lei si è offerta al Signore come vittima volontaria di sofferenza per fare la sua Volontà ed aiutarLo - come piccola ‘corredentrice’ - a convertire e salvare i peccatori.
Affinché la sua ‘accettazione’ avesse un valore salvifico Dio permise, anzi, le 'donò' sofferenze fisiche, morali e spirituali.
Satana – come nel caso biblico del Libro di Giobbe – ebbe il permesso, sia pur non oltrepassando certi limiti, di ‘ferirla’.
Nel caso del racconto di Giobbe e a causa del suo amore e fede indefettibile nel Signore nonostante tutte le traversìe, ciò sarebbe tornato non solo a sconfitta del Nemico e a Gloria di Dio ma sopratutto a vantaggio dello stesso Giobbe che si sarebbe poi visto ricompensare da Dio non solo in terra ma soprattutto in Cielo con una ‘gloria’ molto accresciuta.
C’era tuttavia un dubbio che talvolta torturava la nostra mistica: quello di non essere sempre certa della ‘fonte’ delle visioni e delle rivelazioni che poi lei giornalmente trascriveva per consegnare i manoscritti ai sacerdoti suoi direttori spirituali che li trascrivevano a macchina riconsegnandoli alla mistica per un ulteriore attento controllo.
Lei temeva infatti gli inganni del Nemico e sentiva il peso della responsabilità che si sarebbe presa nei confronti di Dio del quale talvolta temeva – in questi suoi attacchi d’ansia – la punizione.
Lei si considerava infatti una nullità e non capiva come mai – se fosse stato Dio a parlarle – Egli avesse potuto scegliere una come lei.
Fatta questa premessa possiamo ora noi meglio comprendere il senso delle parole che Azaria le rivolge nella lezione di questa domenica.
Non è possibile – le dice l’Angelo1 per tranquillizzarla – confondere Dio con Satana e, più in genere, le voci celesti con quelle infernali.
Satana – la ‘scimmia’ – può cercare di imitare Dio ma la sua imitazione ha sempre qualcosa che ‘suona’ falso. Egli infatti non può mai trasmetere la pace e la grazia che solo le parole divine comunicano.
Un’anima ‘in grazia’ non potrà mai essere veramente ingannata, perché il suo spirito affinato dalla famigliarità con la ‘voce’ del Signore saprà cogliere quelle sfumature che identificano le voci infernali per quello che sono.
Satana può al massimo turbare uno spirito unito a Dio, e può ferirlo direttamente o tramite altre persone - che magari neanche si rendono conto di essere strumentalizzate e nemmeno da chi – ma a quel punto Dio interviene in soccorso riportando i suoi strumenti nella pace e nell’amore.
Tutto può Dio – dice Azaria – e non bisogna lasciarsi indurre da Satana alla mutezza spirituale per diffidenza nei confronti di ciò che Dio vuole che venga detto, perché ciò comporterebbe una punizione come toccò al sacerdote Zaccaria, marito di Elisabetta, quando l’Arcangelo Gabriele che gli apparve nel Tempio di Gerusalemme gli fece la rivelazione – alla quale egli rifiutò però di credere – che presto Dio avrebbe dato a sua moglie, anziana e sterile, la gioia di un figlio: il futuro Giovanni Battista.2
Quest’ultimo, divenuto adulto, mentre battezzava in acqua lungo le rive del Giordano predicando la penitenza in vista del prossimo arrivo del Messia, fu fiducioso della rivelazione interiore che Dio gli dava e non ebbe alcuna titubanza nell’additare alle folle il Messia Gesù che si era avvicinato a lui per essere anch’Egli 'battezzato'.3
La sua fede in Dio era infatti assoluta e, fusa ad una altrettanto assoluta carità, gli meritò da parte di Dio - dice Azaria - il dono della ‘prescienza’. Giovanni vide infatti nel viandante galileo il Messia divino perché Dio aveva fatto di lui un veggente.4
Bisogna, poi, anche amare Dio – continua Azaria – e non temerlo.
L’uomo che lo teme mostra di essere come uno che si sente un ‘castigato’.
Il colpevole si può pentire per solo timore, anche se questo non è un pentimento veramente perfetto. Quello perfetto è quello di chi al timore per i propri peccati unisce il dolore per aver dato dispiacere a Dio, e questo è amore, e questo amore è quello che assolve.
L’uomo non è un animale ‘bruto’, perché Dio infonde un’anima spirituale nel suo embrione animale.
All’uomo non è infatti stato dato, come agli esseri animali in genere, il ‘respiro delle narici’ (Gn 2,7), cioè il pur misterioso ‘principio vitale’ che lo fa ‘vivere’, ma anche il ‘soffio’ dell’anima spirituale creata immortale da Dio.5
E’ questo ‘soffio’ ‘insufflato’ da Dio la vera vita dell’uomo, perché è quella dell’anima immortale, anima che è viva se in Grazia, morta se in stato di peccato.
Ciò che rende ‘viva’ l’anima è però la pratica dell’amore, mentre ciò che la fa morta è l’odio, perché la mancanza dell’amore non è altro che odio.
Non è infatti necessario – dice Azaria - uccidere fisicamente, per essere omicidi. Si può infatti ‘uccidere’ provocando nelle persone vergogna e dolore, inducendole alla disperazione, privandole dei mezzi di sussistenza per loro e le loro famiglie, od altro ancora.
Dio è presente nello spirito di tutti gli altri fratelli della famiglia umana e ‘uccidere’ loro è come essere ‘deicidi’ perché si ‘uccide’ il Dio che è in loro, e i deicidi sono a loro volta dei morti che non potranno entrare nel Regno di Dio.
Tale Regno è un Regno che inizia sulla terra, nel cuore degli uomini, e si completa in Cielo con il pieno possesso di Dio.
Per entrare nei Cieli bisogna dunque amare il prossimo, ma la misura dell’amore perfetto è data dalla Immolazione.
Gesù, in vita, non riuscì a convertire – dice Azaria – che un esiguo numero di persone ma ben conoscendo Egli la potenza dell’Amore e dell’Immolazione disse, pensando alla sua futura crocifissione: ‘Quando sarò innalzato da terra trarrò tutto a Me’.
Solo l’Immolazione avrebbe infatti vinto tutti gli ostacoli di Satana contro il Suo Progetto Redentivo.
Quanto però ai dubbi che la mistica ha circa quanto lei vede in visione e sente, Azaria le dice che per lei valgono le stesse parole che il Signore rivolse a Geremia.6
Non tema dunque la mistica, continua Azaria, e rimanga nell’amore, perché - prima ancora che lei pensi di invocare l’aiuto di Dio - Dio avrà agito liberandola da chi la perseguita.
Lei – conclude l’Arcangelo - accettando di farsi 'vittima' ha scelto la ‘croce’ sperando – una volta metaforicamente innalzata su di essa – di attrarre a sé molti peccatori ma il Signore – che contraccanbia sempre con abbondanza – non le ha dato solo la ‘croce’ da utilizzare come una sorta di ‘calamita’, ma anche la Parola: cioé Dio che parla attraverso di lei.
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Possiamo fare una riflessione sulle parole dette da Dio a Geremia.
Quando i suoi genitori lo concepirono, Dio - che Onnisciente e fuori dal Tempo vede tutto in anticipo - pensò di creare l'anima specifica di Geremia e sapendo in anticipo che questi avrebbe fatto onore ai doni che Dio gli avrebbe dato, lo 'santificò affidandogli la missione di profeta, anzi di un grande profeta.
Geremia aveva umilmente risposto a Dio di non saper parlare, così come la stessa nostra mistica ora umilmente pensa di non essere degna, ma nulla è impossibile a Dio che si compiace invece dei ‘nulla’e che avrebbe messo le Sue parole sulle labbra di lei per il bene dei suoi ‘fratelli’.
Come nel caso di Geremia, Dio nella Sua Onniscienza seppe dunque in anticipo - prima che lei, Maria Valtorta, fosse nata - ciò che lei sarebbe stata.
Egli conobbe in anticipo i suoi slanci d’amore e di dolore amoroso verso Dio, e Dio la ricambiò con altrettanti doni d’amore, 'mondandole' le labbra affinchè lei potesse portare la Parola di Dio, come Geremia.
In sostanza - e questo vale per tutti noi - Dio nel creare la nostra anima spirituale, cioè il nostro spirito che viene infuso nell'embrione, gli affida una 'missione'.
Una volta che l'anima è 'incorporata' nella 'carne', essa ne rimane come 'smemorata', dimenticando - a livello di 'io conscio' - la missione ricevuta ma continuando a percepirla confusamente a livello di inconscio come una sorta di tendenza.
Questo fatto permette all'anima di tendere alla realizzazione della missione affidatagli da Dio il quale nel contempo la lascia però 'libera' di accettarla o meno, proprio per non menomare il suo libero arbitrio, e lasciarle anche il merito.
La 'missione' può essere diversissima da individuo a individuo. Padre di famiglia: buon padre! Madre di famiglia: buona madre! Buon insegnante, Buon lavoratore, Buon politico, Buon... sacerdote e ovviamente 'Buon profeta' come nel caso di Geremia.
Sarà la singola persona che poi deciderà liberamente se assecondare o meno, e in quale misura, questo suo anelito interiore.
Lo scopo di queste diverse 'missioni' affidate da Dio ad ogni anima che Egli crea è quello di assicurare la formazione di una società ordinata dove ognuno svolga la propria funzione - una funzione utile socialmente, moralmente, spiritualmente - affinché, almeno in teoria, ogni individuo cresca nell'amore e nell'ordine per poter diventare un futuro 'figlio di Dio' in Cielo.
Dico 'in teoria', perché - dopo il Peccato originale - il Demonio é il 'Principe di questo mondo', e le conseguenze negative del Peccato spingono spesso l'uomo - nella sua libertà - ad assecondare più i propri egoismi che non l'amore.
Mi rendo conto che questo discorso sull'anima infusa da Dio nell'embrione possa destare delle perplessità.
Non tutti siamo infatti convinti di avere un'anima spirituale, per di più eterna, che - creata dal nulla - è poi destinata a vivere in eterno nella buona come nella cattiva sorte.
Essa è davvero una splendida creazione di Dio.7
E' uno splendido regalo fatto da Dio all'uomo per elevarlo dal rango di 'bruto' a quello di essere spirituale.
L'Anima è stata da sempre intuita dall'uomo, da sempre studiata. Basta guardare dentro se stessi, per scoprirla.
Essa è una cosa semplice e complessa, e non può essere pienamente colta dalla ragione umana che trova difficoltà a valutare il soprannaturale avendo come parametro il naturale.
Ma grosso modo, per capirci, essa corrisponde alla 'Psiche' intesa nella accezione più ampia del termine.
Si potrebbe dire che l'Anima viene data all'uomo in 'potenza': è un 'germe' infinitesimale che si deve sviluppare nel 'terreno' propizio. Questo terreno è l'uomo. L'Anima si svilupperà quindi di pari passo con lo sviluppo mentale dell' uomo.
E' l'anima che è dotata di libero arbitrio. E' l'anima che è 'intelligente' e, man mano che il bimbo cresce seguendo l'armonico sviluppo che Dio ha previsto per l'uomo, anche l'anima 'cresce': acquista la coscienza critica, attraverso il dono dell'intelletto impara a discernere il bene dal male, attraverso il libero arbitrio impara a scegliere il bene o il male.
Essa sceglie, decide e - sulla base di quanto essa fa - essa conquista la felicità eterna o la condanna eterna.
Quindi l'anima può ben corrispondere - sempre per capirci - al proprio 'Io' razionale con le sue pulsioni e le sue contraddizioni.
Certo, vi è una 'parte' dell'anima: il 'subconscio' che presiede al funzionamento del corpo umano e ad altre funzioni che non è bene conoscere. Anche in questo caso il frutto dell'Albero del Bene e del Male sarebbe pericoloso per la salute dell'uomo che non ha ancora la Sapienza sufficiente - e non parlo della 'scienza' - per gustarlo senza pericolo. Conoscere troppo il subconscio potrebbe ad esempio portare l'uomo-bambino - questo essere che 'gioca' con le cose più pericolose, con i mezzi più distruttivi - a giocare pericolosamente con la manipolazione dell'individuo, mettendone a rischio la sua libertà.
L'anima, dunque, rappresenta la vera realtà dell'uomo, che dovrebbe essere più entità 'spirituale' che animale.
E l'uomo infatti è 'spirito', in vesti umane. Come Gesù fu Dio, in vesti umane.
Solo accettando questa dimensione come vera l'uomo può accettare la legge di Dio ed uniformarsi ad essa...
'Lavoriamo' dunque su noi stessi e sapremo che lavoremo per rendere più bella la nostra anima la quale - alla fine - sarà nè più nè meno di come noi l'avremo voluta.
'Ognuno è arbitro di se stesso'..., 'Conosci te stesso'...
I Latini avevano già intuito alcune cose.
Ora che con queste riflessioni abbiamo migliorato il 'rapporto' con la nostra anima, colloquiamo con lei. Anche lei vuole parlare con il nostro 'Io' più pervicace.
Anche il nostro 'Io' appartiene alla sfera della 'Psiche' e quindi è una 'faccia' di quel 'poliedro' che si chiama 'Anima': ho detto 'poliedro', perchè l'anima ha più... 'anime' o, se preferite, più 'facce'.
Chiamiamole spirito, subconscio, superconscio, o come preferiamo, ma sono più facce con funzioni diverse.
Dove risieda non è importante, questa sarebbe del resto 'scienza' ma non 'Sapienza'.
A noi basti sapere che è dentro di noi, anzi, che essa è 'Noi'.
1 M.V. 'Libro di Azaria' - Cap. 19 - 23 giugno 1946 - Centro Editoriale Valtortiano
2 N.d.A.: Solo in seguito e dopo la nascita del Battista – vi ricordo io – Dio restituì nuovamente a Zaccaria, ormai ben pentito e consapevole di aver meritato quella punizione, il dono della parola.
3 N.d.A.: Dall'Opera valtortiana si comprende che Gesù non aveva alcun bisogno di essere battezzato perché quale Uomo-Dio non aveva alcunché sulla 'coscienza' per cui dover fare 'penitenza', ma era comunque utile ed opportuno uniformarsi al comportamento degli altri penitenti ed avere in ogni caso quel primo contatto con Giovanni Battista che avrebbe consentito al Battista di additare Gesù come Messia a due suoi discepoli, che sarebbero poi stati anche i primi due futuri apostoli, che erano presenti al guado e che poi infatti avrebbero deciso di seguire Gesù.
4 N.d.A.: Dal contesto complessivo dell’Opera valtortiana si evince che Gesù e Giovanni Battista non si conoscevano personalmente. Dopo la nascita di Giovanni Battista – seguita, di lì a qualche mese, da quella di Gesù a Betlemme - le loro strade avevano preso direzioni diverse. La Sacra Famiglia era fuggita da Betlemme in Egitto per sottrarsi alle ricerche assassine del Re Erode il Grande, e solo alla sua morte essa rientrò in Israele stabilendosi a Nazareth, paese natale di Maria e Giuseppe. Giovanni crebbe invece nella sua famiglia che però fu soggetta a persecuzione da parte degli erodiani, a causa della sua successivamente riconosciuta parentela – per parte di Elisabetta con la mamma di Maria – con il neonato Messia. Cresciuto, Giovanni Battista seguì la sua vocazione interiore e si mise a predicare nel Deserto invitando profeticamente i peccatori a purificarsi con il ‘battesimo’ nelle acque del Giordano per prepararsi all’avvento del Regno di Dio, così come Dio lo aveva ispirato.
5 G.L.: ‘LA GENESI BIBLICA FRA SCIENZA E FEDE’ (I sei giorni della Creazione dal Big Bang al Peccato originale’ – Vol. III, Ediz. Segno, 2006. Cap. 15, 16 e 18: ‘Approfondiamo la creazione di Adamo’. Vedi anche l’opera sul sito internet dell’autore: www.ilcatecumeno.net
6 Geremia 1,4-10: ‘La parola del Signore mi fu indirizzata per dirmi «Prima di formarti nel seno materno ti conobbi, e prima che tu uscissi dal seno di tua madre ti santificai e ti stabilii profeta presso le genti».
Ed io dissi: «Ah! Signore Jahvè, ecco, io non so parlare: sono un fanciullo».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: sono un fanciullo! perché verso tutti quelli che ti manderò, andrai, e tutto quanto ti ordinerò, lo dirai. Non avere paura di essi, perché io sono con te per proteggerti, oracolo del Signore».
E il Signore stese la sua mano, toccò la mia bocca e mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca: ecco, in questo giorno ti stabilisco sopra le nazioni e sopra i regni, per sradicare e distruggere, per disperdere e per rovinare, per edificare e per piantare»’. (La Sacra Bibbia - Ed. Paoline, 1968)
7 G.L.: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 38 - Ed. Segno. 1997 - vedi anche sito internet dell'autore.
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