19. LA FEDE E' UN DONO DI DIO, MA PER OTTENERLA BISOGNA FARGLI 'VIOLENZA' DIMOSTRANDOGLI CHE 'LA VOGLIAMO' PERCHE' VOGLIAMO AMARLO DI PIU'
L'Angelo 'Azaria' tiene alla mistica una importante lezione sulla Fede.1
Tuttavia, rivolgendosi a coloro che non hanno 'fede' sul fatto che sia realmente Dio a parlare attraverso la mistica, invita costoro a considerare i 'frutti' che ne derivano quando a parlare sono 'voci di luce' oppure 'voci di tenebre'.
I frutti di conversione che vengono dagli scritti della mistica non possono venire che dalla Luce.
Sottolineo con l'occasione che il 'Libro di Azaria' è stato scritto letteralmente 'sotto dettatura' da parte dell'Angelo, in un linguaggio straordinariamente elevato che ha bisogno di essere in qualche modo tradotto e spiegato 'in parole povere' come appunto sto facendo io.
Tutti i suoi insegnamenti2 - dei quali io mi limito qui a riportarne solo alcuni per facilitarne l'assimilazione - pur avendo come destinatari i cristiani in genere che vogliano veramente comportarsi da 'cristiani', sono particolarmente diretti a strumenti destinati a particolare vocazione che quindi devono essere 'formati' e 'rifiniti' affinché possano meglio condurre a termine la missione affidatagli da Dio.
Chi è autenticamente cristiano - spiega Azaria - non può limitarsi alle manifestazioni esteriori, ma applicare - recependoli nel profondo del cuore - i principi che il Cristianesimo insegna.
In questo quadro la Fede è di grandissima importanza, a cominciare dalla convinzione che l'uomo è stato creato da Dio, che Dio lo può salvare e che per lui ha riservato un posto in Cielo.
É quindi la Fede quella che dà all'uomo questa sorta di 'vista soprannaturale' che lo rende certo che Dio esiste e che pure l'Aldilà esiste.
Colui che crede 'sa' di essere circondato da un 'baluardo' che vuole convincerlo che la vita ha termine sulla terra, che l'Aldilà non esiste, che Dio non esiste, che dopo la morte non vi è alcun premio o castigo, che è meglio spassarsela godendosi il presente.
L'importanza dunque della Fede - dice sempre Azaria - è costituita dal fatto che questa fa 'sperare' e questa speranza ci induce a comportarci bene, cioè ad 'amare': Fede, Speranza e Carità, le tre virtù teologali così importanti per combattere il mondo e Satana.
Questa Fede, già presente prima di Cristo, si è poi rafforzata con la sua Venuta: fede nel perdono di Dio, venuto appositamente per i peccatori, fede nella possibilità di salvezza, nella verità della Legge, nella reale esistenza del Regno dei Cieli.
Il tutto confermato dall'insegnamento di Gesù e dalla sua gloriosa Resurrezione.
Il Sangue versato e la morte fisica di Gesù dimostrarono la realtà della sua umanità mentre la testimonianza del Padre e dello Spirito Santo (al Battesimo del Giordano e nella Trasfigurazione sul Tabor), i miracoli e la Resurrezione ne provarono la Divinità.
Tutti argomenti più che sufficienti per chi ha voglia di credere.
Gesù Cristo, sulla Croce, fu svuotato persino dell'acqua corporea, oltre che del Sangue, perché la grandezza della Colpa dell'Umanità esigeva da parte sua la totalità del Sacrificio.
Fu colpito per ultimo al costato - continua Azaria - proprio perchè non sussistesse alcun dubbio sulla sua reale morte.
Coloro però che non vogliono credere in Dio e non vogliono neppure credere nella umanità e divinità di Gesù Cristo, non hanno evidentemente Fede e per questo fatto sono separati da Dio.
Il loro disprezzo, la loro superbia, che non ammette un Dio Creatore e neppure Salvatore, non merita salvezza per loro.
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Che dire mai di questi insegnamenti di Azaria sulla Fede?
Perduta infatti la Fede3, oppure avendo avuto la stessa sgretolata dal razionalismo, l'uomo non riesce più a credere nell'Onnipotenza di Dio, nei miracoli, nel Cristianesimo, ed allora cade nel materialismo sensuale e 'spirituale'. Allora l'uomo si stacca da Dio ed inizia la sua discesa.
Ma poiché la Fede è un dono, l'uomo ha sempre la possibilità di chiederla a Dio. E se la chiede con insistenza, con 'buona volontà', Dio esaudisce il suo 'figlio', lo accontenta, gli dà la Fede e - grazie ad essa - gli consente di percorrere il cammino inverso per avvicinarsi a Dio.
Resta così ancora una volta dimostrata l'importanza dell'Annunzio angelico a Betlemme: 'Beati gli uomini di buona volontà', perché - grazie alla volontà libera e propria di avere fede - 'di essi sarà il Regno dei Cieli'.
La Fede, ho detto4, è un 'dono' che viene dato a quelli di buona volontà che cercano Dio.
Ho detto bene, è un dono che serve a raggiungere meglio l'obbiettivo della salvezza, ma non è un dono assolutamente indispensabile, nel senso che per molti, che 'fede' non hanno, conta la coerenza dei comportamenti nel rispetto delle 'leggi' scritte da Dio nel loro cuore.
Ma, comunque, la fede è un dono importante, che rende tutto più facile. E quindi la responsabilità verso Dio-donatore di chi ha avuto il 'talento' della Fede è ancora più grande e, per giustizia, gliene verrà chiesto conto. Perchè ognuno deve dare in proporzione, almeno, a quello che gli è stato dato.
Ma la Carità, che è Amore, quanto è grande la Carità...! Ma per arrivare all'Amore, cioè alla Carità, bisogna passare attraverso la Speranza perchè non può amare chi non 'spera' e non può sperare chi non cammina sul solido terreno della Fede che impedisce lo sprofondamento sulle sabbie mobili del Peccato.
Fede, Speranza, Carità: tre virtù necessarie all'unione con Dio.
Chi ha la Fede, e in più la Speranza del proprio Dio, riesce alla fine anche ad 'Amare', cioè a congiungersi con Dio.
Chi non ha ‘fede’ non può fare apostolato.
Ma nemmeno chi ha mancanza di Carità, cioè di Amore, può farlo, perchè è vero che l'insegnamento della 'dottrina' senza la trasmissione dell'Amore è trasmissione di parole vuote dette con le labbra ma non con il Cuore. Ma l'Amore non è quello che intendiamo comunemente, umanamente. L'Amore non è 'sentimentalismo' ma impegno fattivo. Come l’amore a Dio lo si mostra non con slanci d'affetto, che sono 'umanità', ma con il sacrificato rispetto della legge dei dieci comandi, così l'amore verso il prossimo lo si mostra - e lo si prova - con l'accondiscendere alla missione che Dio ci ha indicato.
E come la Fede è il palo che sorregge la vite tesa verso l'alto del Cielo, così la Speranza è il 'palo' che sostiene la Fede e la spinge - con la 'sua' anima - verso l'Amore.
Bisogna avere sempre speranza, non deflettere mai nonostante le possibili, sempre possibili, circostanze della vita. Rimanere sempre avvinti al palo della Speranza, perchè finchè avremo Speranza avremo anche la Fede e finchè avremo fede avremo anche Dio.
Tempo addietro durante un pranzo con alcuni amici, ci eravamo trovati a parlare di Fede.
Un'amica, in particolare, un'amica buona e generosa - ma duramente provata dalle circostanze della vita nella salute, nel morale e nello spirito - credendo di ravvisare in tutti noi amici una 'Fede' ferma, si chiedeva con rammarico e quasi con un tono di 'protesta' nei confronti di Dio, il perché Egli avesse dato la fede a noi - cosa che le sembrava 'evidente' - e non a lei, quasi fosse un Dio ingiusto.
Si è aperta una discussione vivace e sincera, consentita dalla profondità dei rapporti fra amici di lunga data, dalla quale è alfine emerso - almeno per quanto ho potuto capire io - che in realtà lei, l'amica, non invocava sul serio la Fede da Dio, e quando anche parlando con noi sembrava chiederla non lo faceva affatto con la 'convinzione' di chiederla per seguire i suoi insegnamenti, ma piuttosto la 'reclamava' quasi, dico quasi, che fosse un 'dovere' di Dio il dargliela gratuitamente.
Credo però che lei ora lo abbia capito, visto che - qualche giorno dopo - mi ha telefonato per ringraziarmi della 'ruvidezza' di un certo mio franco parlare, dettato evidentemente da affetto sincero, e degli insegnamenti (che lei non sapeva fossero di Azaria) che le avevo dato.
Lei si riprometteva di tenerne conto, cosa questa che sembra dimostrare che in realtà lei aveva già - forse senza saperlo - un principio di fede, se non addirittura una fede inconscia.
1 M.V.: 'Libro di Azaria' - Cap. 10 - 28 aprile 1946 - Centro Editoriale Valtortiano
2 Nota dell'autore: Per la completezza, varietà ed eccellenza degli insegnamenti di Azaria - leggibili e comprensibili ma non altrettanto facilmente 'traducibili' anche per il loro particolare 'linguaggio' - non si può far altro che rimandare alla lettura integrale dell'Opera edita dal Centro Editoriale Valtortiano
3 G.L.:’Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap.55 – Ed. Segno, 1997 – vedi sito internet dell’autore
4 G.L.:’Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap.54 – Ed. Segno, 1997 – vedi sito internet dell’autore