Introduzione al secondo volume
Perché il 'mio' Gesù?!
Se la Prefazione che avete appena letto vale per entrambi i due volumi dai quali è composta questa 'Breve storia della vita di Gesù' e se l'Introduzione al primo volume vale anche per questo secondo, dobbiamo qui aggiungere alcune ulteriori considerazioni alla Introduzione del primo.
Cominceremo pertanto con il riportare qui nuovamente il 'dettato' con cui il Gesù delle visioni di Maria Valtorta aveva concluso nel precedente volume i suoi tre anni di vita pubblica. 1
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Dice Gesù:
«E anche il terzo anno di vita pubblica ha fine. Viene ora il periodo preparatorio alla Passione. Quello nel quale apparentemente tutto sembra limitarsi a poche azioni e a poche persone. Quasi uno sminuirsi della mia figura e della mia missione.
In realtà, Colui che pareva vinto e scacciato era l'eroe che si preparava all'apoteosi, e intorno a Lui non le persone ma le passioni delle persone erano accentrate e portate ai limiti massimi.
Tutto quanto ha preceduto, e che forse in certi episodi parve senza scopo ai lettori maldisposti o superficiali, qui si illumina della sua luce fosca o splendente. E specie le figure più importanti. Quelle che molti non vogliono riconoscere utili a conoscere, proprio perché in esse è la lezione per i presenti maestri, che vanno più che mai ammaestrati per divenire veri maestri di spirito.
Come ho detto a Giovanni e Mannaen, nulla è inutile di ciò che fa Dio, neppure l'esile filo d'erba. Così nulla è di superfluo in questo lavoro. Non le figure splendide e non le deboli e tenebrose. Anzi, per i maestri di spirito, sono di maggior utile le figure deboli e tenebrose che non le figure formate ed eroiche.
Come dall'alto di un monte, presso la vetta, si può abbracciare tutta la conformazione del monte e la ragione di essere dei boschi, dei torrenti, dei prati e dei pendii per giungere dalla pianura alla vetta, e si vede tutta la bellezza del panorama, e più forte viene la persuasione che le opere di Dio sono tutte utili e stupende, e che una serve e completa l'altra, e tutte sono presenti per formare la bellezza del Creato, così, sempre per chi è di retto spirito, tutte le diverse figure, episodi, lezioni, di questi tre anni di vita evangelica, contemplate come dall'alto della vetta del monte della mia opera di Maestro, servono a dare la visione esatta di quel complesso politico, religioso, sociale, collettivo, spirituale, egoistico sino al delitto o altruistico sino al sacrificio, in cui Io fui Maestro e nel quale divenni Redentore.
La grandiosità del dramma non si vede in una scena ma in tutte le parti di esso.
La figura del protagonista emerge dalle luci diverse con cui lo illuminano le parti secondarie.
Ormai presso la vetta, e la vetta era il Sacrificio per cui mi ero incarnato, svelate tutte le riposte pieghe dei cuori e tutte le mene delle sette, non c’è che da fare come il viandante giunto presso la cima. Guardare, guardare tutto e tutti.
Conoscere il mondo ebraico. Conoscere ciò che Io ero: l'Uomo al disopra del senso, dell'egoismo, del rancore, l'Uomo che ha dovuto essere tentato, da tutto un mondo, alla vendetta, al potere, alle gioie anche oneste delle nozze e della casa, che ha dovuto tutto sopportare vivendo a contatto del mondo e soffrirne, perché infinita era la distanza fra l'imperfezione e il peccato del mondo e la mia Perfezione, e che a tutte le voci, a tutte le seduzioni, a tutte le reazioni del mondo, di Satana e dell'io, ha saputo rispondere: "No", e rimanere puro, mite, fedele, misericordioso, umile, ubbidiente, sino alla morte di Croce.
Comprenderà tutto ciò la società di ora, alla quale Io dono questa conoscenza di Me per farla forte contro gli assalti sempre più forti di Satana e del mondo?
Anche oggi, come venti secoli or sono, la contraddizione sarà fra quelli per i quali Io mi rivelo.
Io sono segno di contraddizione ancora una volta. Ma non Io, per Me stesso, sibbene Io rispetto a ciò che suscito in essi.
I buoni, quelli di buona volontà, avranno le reazioni buone dei pastori e degli umili. Gli altri avranno reazioni malvagie come gli scribi, farisei, sadducei e sacerdoti di quel tempo.
Ognuno dà ciò che ha. Il buono che viene a contatto dei malvagi scatena un ribollire di maggior malvagità in essi.
E giudizio sarà già fatto sugli uomini, come lo fu nel Venerdì di Parasceve, a seconda di come avranno giudicato, accettato e seguito il Maestro che, con un nuovo tentativo di infinita misericordia, si è fatto conoscere una volta ancora.
A quanti si apriranno gli occhi e mi riconosceranno e diranno: "É Lui. Per questo il nostro cuore ci ardeva in petto mentre ci parlava e ci spiegava le Scritture"?
La mia pace a questi e a te, piccolo, fedele, amoroso Giovanni».
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Abbiamo dunque percorso nel volume precedente le tappe principali della vita di Gesù fino alla fine del terzo anno della sua vita pubblica di predicazione.
Inizia ora il quarto anno, o meglio i primi mesi del quarto anno con gli ultimi mesi di vita di Gesù fino alla sua Passione, Crocifissione, Resurrezione, Ascensione, e infine alla discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria SS. nel Cenacolo.
Il momento culminante di questa seconda parte della nostra Opera è costituito dalla Passione di Gesù.
Passione significa non solo sofferenza dell'Uomo-Dio ma anche - da parte nostra - espressione di sentimenti forti, anche 'politicamente scorretti', che potrebbero risultare invisi a quei cattolici che amano definirsi 'adulti' e che hanno creduto di poter abbandonare la severità dell'insegnamento e dei valori cristiani per una reinterpretazione dei Vangeli in chiave edulcorata.
Ricordo di aver letto uno scritto di Vittorio Messori2 nel quale mi avevano colpito alcune sue riflessioni che farò in parte mie.
Avevo già detto nel primo volume, parlando dell'episodio della Presentazione di Gesù bambino al Tempio, che il vecchio Simeone aveva profetizzato a Maria che quel bimbo sarebbe stato fattore di rovina e 'resurrezione' per molti nonché segno di 'contraddizione' che avrebbe svelato il segreto dei cuori.
Avevo anche spiegato che in effetti la Dottrina di Gesù, in quanto Dottrina di un Dio che é Verità, avrebbe obbligato il mondo a prendere posizione a favore o contro a seconda delle pulsioni del 'cuore' di ognuno.
A seconda poi di come ognuno si sarebbero rapportato in relazione alla Parola divina, ne sarebbe seguito il giudizio da parte di Dio.
Osserva dunque Messori che - prima ancora dell'uscita del film 'The Passion' del noto regista Mel Gibson, film divenuto poi un successo mondiale con una enorme affluenza di pubblico - non si contarono le prese di posizione 'contro'.
Il 'media system' laico e laicista in particolare si scatenò contro il film cercando di accreditare la propria opinione negativa come se la stessa fosse stata anche quella della vera opinione pubblica.
Si rimproverava fra l'altro al film la sua cruda e per molti versi 'sanguigna' aderenza al racconto dei Vangeli quasi che lo spettacolo delle atroci sofferenze fisiche subite da Gesù fosse una cosa da nascondere, se non una esagerazione inventata dai primi cristiani delle origini che avevano definito 'perfidi' i giudei.
Il regista fu in qualche modo indotto a 'stralciare' dal film il famoso episodio in cui - rifiutandosi Pilato di emettere condanna contro quel 'giusto' e dichiarando e manifestando egli ostentatamente di non voler avere le proprie mani sporche del Sangue di Gesù - i Capi dei Giudei e l'accozzaglia di popolo prezzolato presente in piazza gridarono a Pilato che il suo Sangue cadesse pure su di loro e sui loro figli.
Scrive Vittorio Messori che 'gli stessi ebrei americani hanno dovuto riconoscere che l'aggressione preventiva e tenace dell'Anti-defamation League (con addirittura il suo presidente che si precipita a Roma per convincere il Papa a censurare i Vangeli!) è stata un esempio da manuale di autogol. Non a caso quella protesta si é fatta man mano più soft, sino a spegnersi quando la gente ha potuto vedere il film'.
Così pure, continua Messori, molta stampa cattolica - e qui io aggiungerei 'progressista' - prima ancora di vedere il film era partita 'a testa bassa' contro Mel Gibson, accusato di essere un 'cattolico tradizionalista', un 'credente di destra' che si opponeva al solo 'cristianesimo praticabile: quello 'aperto', 'pluralista', 'dialogante'.
Osserva ancora Messori che in alcuni cattolici 'sembra essere scattata pure quella mentalità gnostica che ha orrore della carne e vorrebbe de-materializzare i Vangeli, riducendoli non alla storia di un uomo crocifisso e risorto, ma a un manuale di «spiritualità», di morale, di concordia paciosa e universale. La condanna scandalizzata, ripetuta come un ritornello, della violenza, del sangue che scorre a rivoli nel film, nasce da questo desiderio di avere un Vangelo «pulito», non «sporcato» da un eccesso di corporeità, un Vangelo dove la Passione non sia che un incidente secondario, da non enfatizzare, quel che conta essendo non la sofferenza dell'«Uomo dei dolori» ma l'insegnamento etico...'.
Per quanto riguarda il 'mio' Vangelo, volendo raccontare la storia della vita di Gesù ho dunque preferito rifarmi alle visioni di una mistica.
Se Gesù é Verità, e se la Verità è spada che divide, strumento di contraddizione che svela il pensiero nascosto dei cuori, se la Verità obbliga a schierarsi ed anche a 'combattere' i luoghi comuni e le false verità, non potevo che scegliere - come falsariga del mio racconto - il 'Vangelo' di questa mistica che probabilmente verrebbe oggi tacciata di 'tradizionalismo': peccato capitale attribuito a chi non é modernista e difende la bimillenaria Tradizione dei Padri della Chiesa.
Non potevo che scegliere il 'vangelo' di una mistica, categoria quest'ultima assolutamente disprezzata dai cultori della critica evangelica moderna, quella che riduce la Resurrezione, i miracoli, l'Ascensione di Gesù ad un 'simbolo' per il popolo degli ingenui dalla fede infantile.
Ho voluto dunque presentare in questi due volumi un'Opera che se da un lato verrà da alcuni sprezzantemente definita 'apologetica', dall'altro sarà anch'essa elemento di 'contraddizione' non rispetto a se stessa ma, parafrasando le parole del Gesù valtortiano, rispetto a ciò che essa suscita in altri.
Ecco il perché del 'mio' Gesù.
1 Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato' – Vol. VIII, Cap. 540.12 – C.E.V. (Dettato del 16.12.1946)
2 V.Messori: 'Emporio cattolico - Uno sguardo diverso su storia e attualità' - Sugarco Ed., 2006, Cap. 33: 'The passion'.