19. NELL’EPOCA ANTICRISTIANA, LA FEDE DELLA CHIESA VERRÀ SCARDINATA DAI SUOI STESSI MINISTRI
CHE DEL SACERDOTE AVRANNO LA VESTE MA NON PIÙ LO SPIRITO…

 

19.1 I sette Sacramenti: la mia spiegazione.

Dopo la sua apparizione sul monte Tabor del capitolo precedente, Gesù resterà ancora a lungo con i suoi apostoli e discepoli, fino alla sua Ascensione al Cielo.
Egli – oltre che confermare i suoi discepoli in quella fede che avrebbe poi consentito loro di affrontare il martirio e iniziare la conversione del mondo – voleva infatti impartire gli ultimi ammaestramenti di perfezione.
Sono quindi ‘lezioni’ importantissime.
Poco dopo il Tabor ritroviamo dunque il Gesù valtortiano su un altro monte vicino a Nazaret.
Gesù, come avrete notato, preferiva i monti non solo perché all’ombra e nel silenzio dei loro boschi era più facile trovare tranquillità spirituale ma anche perché niente come il salire - specie in quel periodo avanzato di primavera post-pasquale - nella pace della natura verso l’alto di un monte avvicina l’anima a Dio.
Mentre gli apostoli si siedono tutti in cerchio, all’ombra degli alberi, Gesù chiede la massima attenzione perché intende dire loro cose importanti delle quali non capiranno subito il pieno significato ma che verranno loro successivamente illuminate dallo Spirito Santo, la terza persona della Trinità, che prenderà il suo posto quando Egli sarà tornato al Padre in Cielo.
L’oggetto della ‘lezione’ è costituito dai sette sacramenti.
Devo dire che già una volta – nell’Opera della mistica – Gesù aveva accennato a questo argomento.
Lo aveva fatto sul Monte Carmelo dove un giorno si era recato insieme all’apostolo Giacomo d’Alfeo, suo cugino e fratello di Giuda il Taddeo, per aver la possibilità di annunciargli in segreto il futuro martirio di entrambi: se stesso sulla Croce e Giacomo a Gerusalemme, dove questi sarebbe divenuto un giorno vescovo della  Chiesa nascente.
Gesù – pur invitando Giacomo a mantenere per il momento il segreto su queste rivelazioni – gli aveva anche parlato della futura Chiesa e dei mezzi soprannaturali e spirituali che Egli – tramite essa – avrebbe dispensato per l’aiuto degli uomini: Battesimo, Eucarestia, Cresima ed Unzione degli infermi, Confessione, Matrimonio e Sacerdozio
La spiegazione era stata bella e mi aveva colpito perché io – da ‘catecumeno’ ancora alle prime armi ma rimasto ancora, sotto la scorza, un  ‘razionalista’ di lungo corso con una base ‘agnostica’ alle spalle - avevo sempre considerato queste cose come delle simbologie liturgiche, dei ritualismi, per dare un certo ruolo ‘esoterico’ ai sacerdoti, per fornire insomma dei ‘segni’ esteriori che – di fronte all’occhio della gente – dessero un senso di mistero e di ‘autorità’ alla impalcatura ecclesiastica e religiosa.
Assimilavo le religioni agli eserciti: le une e gli altri avevano tutti bisogno di ‘bandiere’ e ‘fanfare’ per suonare la ‘carica’ e indurre gli uomini  a seguirli dove essi volevano.
Non vorrei scandalizzarvi ma ero allora ancora molto indietro sulla strada della comprensione, per non parlare della fede.
Fu proprio per questo che in quell’occasione - mentre io meditavo quell’episodio del Monte Carmelo - io mi detti questa spiegazione…:1

L'uomo primo aveva la Grazia.
La Grazia era uno stato di amicizia con Dio.
La Grazia era anche Amore perché essere in amicizia con Dio significa amarlo ed esserne amati.
Poi l'uomo perse la Grazia, cioè lo stato di amicizia, perché peccò, e peccare è sempre andare contro la volontà di Dio, mancare di rispetto e di amore a Dio.
Lo stato di grazia, cioè di amicizia con Dio, faceva l'uomo (l'uomo 'essere umano' ma essenzialmente, attraverso l'anima, 'entità spirituale' rivestita di carne) pieno di doni: quelli dello Spirito Santo, perché dove è Dio nella sua pienezza di Grazia, cioè di amicizia, così vi è pienezza di perfezione, con i limiti che vengono posti al Creato rispetto all'Increato.
Persa la Grazia, cioè l'amicizia, perso l'equilibrio dell'Anima che non viveva più in Dio, ecco che sono derivate le depravazioni spirituali, morali, e le degenerazioni fisiche.
L'uomo, quasi uomo-Dio, diventa un 'bruto', perché animale con l'anima morta a Dio.
E allora la 'Promessa': la promessa di inviare Uno che avrebbe sottomesso il Malvagio, insegnando all'uomo di buona volontà - cioè all'uomo che ne avesse la 'voglia' - il modo, la strada per tornare a Dio attraverso la rivelazione della Verità, attraverso l'insegnamento della Dottrina.
Chi meglio di un Dio poteva riparare alla serie immensa dei peccati, non solo quello primo, ma tutti gli altri già commessi e che sarebbero stati commessi dal genere umano?
Non certo un uomo! Quindi un Dio. Meglio: un Uomo-Dio che con la duplice natura di Dio e di Uomo possedesse i doni della Divina Sapienza per insegnare la Verità, e la capacità - come uomo - di 'comunicarla' agli uomini, dando l'esempio e facendo capire che per seguire la strada indicata non era necessario essere 'dèi' ma bastava essere uomini: di buona volontà.
Cristo riscattò dunque il Peccato di origine per l'Umanità passata e futura, lo riscattò con il Sacrificio di Dio incatenato in una natura umana, di per sé avvilente per un Dio, e lo riscattò con il sacrificio sulla Croce.
Ma quale uomo riscattò? Quello di mala volontà?
E perché mai salvare uno che 'non vuole' essere salvato, posto che Dio è Dio di Libertà?
Dio dunque venne per salvare tutti gli uomini ben sapendo però che non tutti gli uomini - per loro libera scelta, per loro libero arbitrio - avrebbero voluto essere salvati.
Ma poiché era scritto che il Cristo, compiuta la sua missione, dovesse tornare in Cielo, Egli - dopo aver lasciato la sua Dottrina come testamento spirituale - lasciò anche gli 'aiuti'.
L'uomo, infatti, era stato guarito della sua ferita del Peccato d'origine, ma la dolente cicatrice, grave cicatrice, era rimasta: i fomiti, la debolezza fisica, spirituale e morale.
L'uomo di buona volontà poteva accedere al Cielo ma - debole come era ormai a causa della grave malattia contratta - aveva bisogno di 'sostegni'.
E Gesù dette doni e sostegni.
Innanzitutto inviò lo Spirito Santo a dare forza ed illuminare le menti, sempre a quelli di buona volontà.
Poi istituì i Sacramenti, cioè mezzi soprannaturali somministrati con forme 'umane', che avevano lo scopo di sorreggere l'uomo debole nel corso della sua vita: dalla nascita alla morte.
Il Battesimo, con il quale il battezzato diventa 'cristiano'  ed acquista il diritto - se di buona volontà e se si comporterà bene secondo la legge dei dieci comandi - di accedere al Paradiso, o al Purgatorio per la preventiva purificazione, subito dopo la sua morte fisica anziché al momento del Giudizio Universale.
L'Eucarestia, dono grandissimo che certifica la presenza del Cristo nell'uomo, la sua unione con l'uomo.
I due ministeri di unzione che ti consacrano cristiano o ti detergono dai peccati prima di presentarti a Dio.
La Confessione con l'assoluzione che - grazie al pentimento - ti ridona l'amicizia di Dio.
Il Matrimonio, che è la benedizione che Dio dà alla Famiglia di quelli di buona volontà perché si uniscano con spirito santo di procreazione e non di libidine.
Infine il Sacerdozio, per somministrare i Sacramenti di Dio con mani e spirito santi.
  

19.2 I sette Sacramenti: la spiegazione del Gesù valtortiano.

Mi sembrava dunque di avere per conto mio poche idee ma abbastanza chiare ma Gesù, su quel monte, spiega invece agli Apostoli più a fondo e da par suo il significato dei sette Sacramenti.2
Il riferirvi qui la sua bellissima ma lunga illustrazione ci porterebbe fuori dall’impegno che mi sono proposto fin dall’inizio: quello di raccontarvi una ‘breve storia della vita di Gesù’ che nelle mie intenzioni originarie avrebbe dovuto essere di un volumetto ma - cammin facendo, a forza di spiegazioni come ai due di Emmaus - è diventata di due volumi.
Ve ne posso tuttavia fare almeno la seguente sintesi.
La premessa di Gesù è che l’uomo nulla può senza l’aiuto di Dio.
Nonostante la Redenzione che ha aperto all’uomo le porte del Cielo, rimangono infatti - a renderne ancora difficile l’ingresso - le conseguenze della Colpa d’origine.
Ed ecco allora i ‘doni’ o ‘mezzi’ lasciatici da Gesù per superare meglio le asperità del percorso.
Innanzitutto il Battesimo.
Nell’Ultima Cena prima ancora di istituire l’Eucarestia, Gesù aveva preteso dai suoi apostoli che si adattassero ad un altro rito: la lavanda dei loro piedi da parte di Gesù stesso.
Essi non volevano accettarla parendo loro che non fosse una cosa decorosa per il loro Maestro, ma Gesù aveva detto loro che sarebbe stata un rito di purificazione e che senza quella ‘lavanda’ essi non avrebbero avuto parte con Lui nel Regno dei Cieli.
Gesù – dando l’esempio per primo - aveva voluto insegnare loro la virtù dell’umiltà che essi avrebbero dovuto esercitare fra di loro e nei confronti dei futuri discepoli e fedeli nonché la purezza del cuore grazie al Sacramento della Confessione prima di avvicinarsi all'Eucarestia, ma aveva sottaciuto – per il momento – un significato ancora più profondo che quella ‘lavanda’ sottintendeva: essa era ‘figura’ del lavacro con l’acqua del Battesimo che purifica dalla Macchia del Peccato d’origine.
Solo dopo essersi purificati dalla Macchia d’origine essi avrebbero potuto ricevere dentro se stessi il Dio Eucaristico.
Se tuttavia il Battesimo è il Sacramento che ci fa cristiani, cioè seguaci di Cristo, e in quanto cristiani ci libera dalla Colpa d’Origine consentendoci un giorno l’ingresso in Paradiso, esso non ci libera invece – in vita - dalle conseguenze della Colpa che ci portano a peccare continuamente.
Gesù spiega poi agli apostoli il significato dell’Eucarestia.
Come Egli ha fatto con loro nell’Ultima Cena, così essi dovranno fare in futuro. Offriranno al Padre e consumando il pane e il vino, quale Corpo e Sangue di Gesù Cristo, nutriranno i ‘cristiani di Cristo’, rinnovando la memoria del suo Sacrificio offerto e consumato  sulla Croce per la salvezza e Redenzione degli uomini.
E’ un sacramento per la cui efficacia occorre la fede, cioè la fede che in quelle apparenze di pane e vino – per un miracolo strepitoso – vi sia veramente Gesù nella sua pienezza di Uomo e di Dio.
Continuando il discorso sugli ammaestramenti di Gesù agli apostoli, Egli spiega loro il significato dell’Unzione della Cresima.                        
Come Gesù ha infuso negli apostoli lo Spirito Santo per trasmettere loro i suoi ‘doni’ - ed ancor più lo Spirito Santo infonderà se stesso in loro nella futura Pentecoste - altrettanto gli apostoli ed i loro successori, per mandato divino, dovranno fare con i cristiani per renderli soldati e combattenti contro le Forze del Maligno.
Abbiamo detto che il Battesimo infonde il carattere di ‘cristiani’ e cancella il Peccato originale ma non le ‘conseguenze’.
La Ferita, anche se guarita dal Battesimo, lascia nell’uomo una situazione di debolezza congenita: rimangono cioè i ‘fomiti’, gli impulsi a peccare.
Come potremmo andare in Paradiso se vi si entra solo ‘puri’ e noi puri non siamo perché siamo ormai costituzionalmente ‘peccatori’?
Ecco dunque il sacramento della Confessione che presuppone pentimento e penitenza.
L’uomo si umilia confessando i propri peccati, si pente di fronte al Sacerdote che rappresenta in quel momento Dio, sacerdote che per conto di Dio lo ascolta, lo assolve e gli consente – purificato - di accostarsi nuovamente al sacramento dell’Eucarestia.
Il Dio dell’Eucarestia non può scendere infatti se non in un uomo purificato.
Il Matrimonio nella legge antica era un contratto naturale fra un uomo e una donna, ma in quella ‘moderna’ del Cristianesimo diventa un contratto spirituale.
Le due anime che si amano – spiriti in corpo d’uomo, dunque, e non solo ‘carni’ – giurano di voler servire il Signore nell’amore reciproco, amore che viene offerto al Signore in obbedienza al comando iniziale del Dio della Genesi: procreare non a scopo di libidine ma per offrire ‘Figli’ al Signore per il Regno di Dio, insomma ‘figli di Dio’ per il futuro Paradiso.
I ‘contratti’ spirituali sono sacri ed indissolubili. Niente più ripudi, dunque, per soddisfare istinti sessuali, e – in caso di incomprensioni – accettazione della ‘croce’ della vita, croce che ognuno di noi deve imparare a portare come per noi ha fatto Gesù sul Calvario.
Per il cristiano, la morte non è la fine della vita, ma è anzi la continuazione di quella presente con l’ingresso in una dimensione più spirituale, che è addirittura eterna, per accedere al Paradiso dove il Padre ha già pronto per lui un posto.
Prima di accedervi, anche qui - come per l’Eucarestia - bisogna essere detersi e purificati, come con l’olio venivano anticamente ‘detersi’ e ‘purificati’ i re che venivano insediati sul trono.
Ecco dunque il crisma della Unzione degli infermi.
Di fronte al pentimento sincero i peccati vengono cancellati e comunque si riceve forza e grazia affinché l’anima – che si presenterà al combattimento finale al momento della morte – vinca quest’ultima prova e nasca alla Vita eterna.
Ancora una raccomandazione, però, da parte di Gesù.
L’età, le malattie, le persecuzioni falcidieranno gli apostoli: essi avranno dunque il potere di poter trasmettere ad altri discepoli che ne siano degni il dono del Sacerdozio perché il mondo non dovrà rimanere senza sacerdoti, gli intermediari fra l’uomo e Dio, i pastori delle anime che dovranno guidarle e somministrare i sacramenti.
Prendendo poi lo spunto dal ruolo del Sacerdote, il Gesù valtortiano di 2000 anni fa – spingendo lo sguardo avanti nel tempo – dice che se per le colpe del ‘Tempio’ la nazione di Israele verrà dispersa, la Terra subirà pure distruzioni quando l’Abominazione della desolazione entrerà in un sacerdozio diventato indegno che - insieme ai fedeli, di cui avrebbe dovuto essere Pastore – giungerà all’Apostasia, cioè all’allontanamento da Dio e alla perdita della Fede, quando verranno abbracciate dottrine infernali.
 Sarà quello il  momento – spiega ancora una volta Gesù - in cui si manifesterà non 'Satàn' ma il suo ‘figlio’: l’Anticristo. 3
Nell’epoca anticristiana4 la fede verrà scardinata dai suoi stessi ministri che del sacerdote avranno la veste ma non più lo spirito.
Il Figlio di Dio, già da tempo in Cielo, non potrà più essere ucciso, ma potrà essere invece uccisa la Fede in Dio, un deicidio - questo - ancora più irreparabile.
Sarà quello il momento in cui il futuro ‘Pietro’ dovrà tenere ben saldo il timone della ‘barca’ fra le onde di una tempesta violenta che colpirà la Chiesa.
Verrà il tempo in cui il Libro, il Vangelo, verrà sostituito da altri libri. Esso verrà insegnato scientificamente bene ma spiritualmente male, e la scienza senza sapienza non darà che paglia che non nutre.
Le dottrine eretiche si sostituiranno all’unica vera Dottrina, per preparare il terreno al regno della Bestia, regno di breve durata, ma pur sempre regno di tenebre e di terrore.
I veri Pastori dovranno però vegliare perché non si perda lo spirito del Vangelo, aiutati in questo anche dalle numerosi ‘voci’ profetiche che Dio susciterà in loro aiuto tanto più numerose quanto più il Cristianesimo avrà bisogno di esse per superare la burrasca dei tempi.
Gli apostoli hanno ascoltato tutto ciò in silenzio, spaventati ed interdetti, ma Gesù dice loro di non preoccuparsi perché Egli lascerà ad essi il Divino Paraclito che farà loro in futuro comprendere le cose che ancora essi non hanno capito.


1 G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 58 – Edizioni Segno, 1997 – vedi anche sito internet dell’autore.

2 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 635.1/15 – Centro Ed. Valtortiano

3 Nota dell’autore: Nel Libro dell’Apocalisse (Ap 20) Satana, il Dragone, scenderà direttamente in campo contro Dio e contro il popolo dei ‘figli di Dio’ (dopo essere stato reso inoffensivo per un ‘millennio’ in occasione della seconda venuta di Gesù per la sconfitta dell’Anticristo) solo alla fine di tale cosiddetto millennio di Pace, dopo di che verrà definitivamente sconfitto ed avverrà il Giudizio universale.

4 Vedere al riguardo i capitoli 5 e 6 del presente volume