18. UNA SPIEGAZIONE FINALMENTE CONVINCENTE
SULLA ‘SECONDA VENUTA’ DEL SIGNORE…
18.1 San Paolo e un’apparizione di Gesù a più di cinquecento discepoli.
In quella prima domenica di resurrezione - dopo la Mamma, le donne al Sepolcro ma prima ancora che ai due discepoli di Emmaus - Gesù – nelle visioni di Maria Valtorta - era apparso segretamente a Lazzaro, a Giovanna di Cusa, a Giuseppe d’Arimatea, a Nicodemo, a Mannaem (nobile cavaliere, fratello di latte di Erode Antipa ma discepolo di Gesù che egli aveva difeso anche fisicamente in più occasioni nei tumulti che talvolta scoppiavano), ai pastori che lo avevano visto nascere nella grotta di Betlemme e che erano nel frattempo anch’essi divenuti suoi discepoli.
Potreste mai pensare che Gesù, che aveva detto alla Madre che dopo essere salito al Padre sarebbe ‘ridisceso’ per andare a consolare e rafforzare nella Fede i suoi ‘amici’, avesse potuto trascurare proprio costoro?
E successivamente sarebbe anzi apparso segretamente a molti altri ancora.
State forse pensando che leggendo i Vangeli non avete mai sentito parlare di queste altre apparizioni?
Ricordatevi allora che Giovanni subito dopo aver parlato delle apparizioni agli apostoli aveva scritto1:
«Gesù fece in presenza dei suoi discepoli molti altri prodigi che non sono scritti in questo libro; questi sono stati scritti affinchè crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinchè, credendo, abbiate la vita nel suo nome».
Riepilogando, dopo le apparizioni di cui sopra, Gesù - nel pomeriggio della domenica di Resurrezione - si manifesta dunque ai due discepoli che erano in cammino verso Emmaus i quali, dopo averlo visto, ritorneranno a passo spedito a Gerusalemme per raccontarlo trafelati agli apostoli riuniti a sera nel Cenacolo, apostoli che peraltro non crederanno neppure a loro.
A Tommaso Gesù apparirà invece, sempre nel Cenacolo, la domenica successiva.
Non solo l’Opera delle Valtorta ma gli Atti degli Apostoli, nel primo capitolo, ribadiscono – per bocca di Luca – che Gesù, dopo la passione, si era mostrato redivivo con numerose prove, manifestandosi agli apostoli, ai discepoli e ai ‘fedeli’ per ben quaranta giorni, parlando in tali circostanze delle cose attinenti il regno di Dio, prima di ascendere definitivamente al Cielo sapendo che la sua missione sulla Terra era finita ma sarebbe cominciata quella dello Spirito Santo.
Gesù apparirà agli apostoli anche presso il lago di Tiberiade,2 come racconta qui sotto Giovanni:3
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Dopo questo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul lago di Tiberiade. Ecco come.
Erano insieme Simon Pietro, Tommaso, detto Didimo, Natanaele di Cana in Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli.
Disse loro Simon Pietro: «Vado a pescare».
Gli dicono gli altri: «Veniamo anche noi con te».
Si mossero e salirono sulla barca, ma quella notte non presero nulla.
Fattosi giorno, Gesù si presentò sulla riva; ma i discepoli non conobbero che era lui.
Egli domandò loro: «Figliuoli, avete niente da mangiare?».
Gli risposero: «No».
Ed egli: «Gettate la rete a destra della barca e troverete».
La gettarono e, per la gran quantità di pesci, non la potevano ritirare.
Allora il discepolo da Gesù prediletto disse a Pietro:«E’ il Signore!».
Simon Pietro, sentito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si buttò in mare.
Intanto gli altri discepoli, tirando la rete piena di pesci, vennero con la barca, perché non erano lontani dalla riva che un centinaio di metri circa.
Come dunque furono a terra, videro dei carboni accesi con del pesce sopra e del pane.
Disse loro Gesù: «Portate qua dei pesci che avete preso ora».
Simon Pietro salì sulla barca e tirò la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benchè fossero tanti la rete non si strappò.
Disse loro Gesù: «Suvvia, mangiate».
Nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese del pane e lo diede loro, così pure del pesce.
Fu questa la terza volta che Gesù, risuscitato dai morti, si manifestò ai suoi discepoli.
Quando ebbero mangiato, Gesù domandò a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?».
Gli rispose:«Sì, Signore, tu lo sai che io ti amo».
Gesù gli dice: «Pasci i miei agnelli».
Gli domandò una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami tu?»
Egli rispose: «Sì, Signore, tu lo sai che io ti amo».
E Gesù a lui: «Pasci le mie pecore».
Poi per la terza volta gli domandò:«Simone di Giovanni, mi ami tu?».
Si contristò Pietro che per la terza volta gli avesse domandato: « Mi ami tu?» e gli disse:«Signore, tu sai tutto, tu lo sai che io ti amo».
Gesù gli rispose: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi».
Disse questo per significare con qual morte egli avrebbe glorificato Dio.
Dopo aver così parlato, aggiunse: «Seguimi».
Pietro, voltatosi, vide che gli veniva dietro il discepolo prediletto da Gesù, quello che nella cena si era chinato sul petto di lui e gli aveva domandato: «Signore, chi è il tuo traditore?».
Vedutolo, Pietro domandò a Gesù: «Signore, e di lui che ne sarà?».
Gesù gli rispose: «Se voglio che egli resti finchè io ritorni, che te ne importa? Tu seguimi».
Si sparse perciò fra i fratelli la voce che quel discepolo non doveva morire.
Ma Gesù non disse a Pietro che quel discepolo non doveva morire, bensì: «Se io voglio che egli resti finchè io ritorni, che te ne importa?».
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Giovanni – ad ulteriore conferma dei molti altri ‘prodigi’ ed apparizioni che non sono stati menzionati nel suo Vangelo - alla fine del suo racconto ribadirà ancora con una iperbole:4
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E’ lui il discepolo che attesta queste cose e le ha scritte e noi sappiamo che la sua testimonianza è verace.
Ci sono molte altre cose fatte da Gesù, le quali, se fossero scritte ad una ad una, non so se il mondo stesso potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Successivamente il Gesù valtortiano si manifesterà ancora5…
San Paolo, ad esempio, accenna6 ad una apparizione numericamente molto importante – stranamente taciuta dai Vangeli – quando, citando varie apparizioni di Gesù dopo la Resurrezione, egli aggiunge: ‘apparve pure a più di cinquecento fratelli in una sola volta, dei quali i più vivono ancora, mentre alcuni sono morti…’.
Gesù e gli angeli delle prime apparizioni alla Resurrezione - ricorderete che ne avevo accennato – avevano detto alle donne di dire ai discepoli di andare ad attenderlo in Galilea.
Riguardo alla Galilea, Matteo scrive infatti testualmente7:
«Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono davanti a lui, benché alcuni avessero dubitato…».
Matteo non aggiunge commenti a questa affermazione sorprendente in merito a questo misterioso dubbio di alcuni e non chiarisce neppure di quale monte si trattasse. 8
Quanto al fatto che alcuni dubitarono, verrebbe logico pensare, a prima vista, che fossero stati alcuni degli undici discepoli, cioè gli apostoli rimasti dopo il suicidio di Giuda, ad aver dubitato di Lui.
Dubitato di cosa? Della sua Resurrezione? No, perché gli undici apostoli lo avevano ormai ben visto tutti nel Cenacolo, compreso Tommaso che - non fidandosi delle apparenze - aveva voluto persino mettere un dito nelle sue piaghe.
A ben leggere, però, qui in Matteo non è scritto che gli undici dubitarono, ma che gli undici si prostarono davanti a lui, benché alcuni (ma chi, allora?) avessero dubitato…
Parrebbe la nostra tutto sommato una riflessione marginale, volta a cercare spiegazioni a particolari insignificanti, ma una risposta straordinaria ed illuminante la troviamo invece nell’Opera di Maria Valtorta.9
Dall’Opera della mistica si apprende con maggior precisione che Gesù, nelle apparizioni successive alla Resurrezione, aveva dato disposizione agli apostoli di dare appuntamento a tutti gli altri discepoli non solo genericamente in Galilea ma anche sulle pendici del monte Tabor10 per impartire ai discepoli le ultime catechesi di perfezione prima dell’Ascensione.
Nel frattempo – come abbiamo già ampiamente spiegato - Egli era apparso a parecchie altre persone.
18.2 Gesù: ‘Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia resurrezione. Essa culminerà nella apparizione di Cristo ai risorti. Ma prima quante volte apparirò…’.
Per quanto concerne però quest’altro episodio del ‘monte’ in Galilea citato da Matteo, si apprende dall’Opera valtortiana che sulle pendici del Tabor non c’erano solo gli undici discepoli-apostoli, ma vi era con loro una gran moltitudine di altri discepoli, oltre ai famosi 72 già citati in vari brani di Vangelo.
Essi non avevano ancora visto il Gesù risorto ma - dalle descrizioni che ne avevano fatto gli apostoli - la loro gioia ed immaginazione si era come incendiata. Giungevano però nel frattempo le notizie delle altre apparizioni a cui abbiamo già accennato - anche in località distanti l’una dall’altra e talvolta quasi in contemporanea - portate da testimoni che arrivavano sul Tabor.
L’impazienza e l’attesa era tale che non già gli undici apostoli ma molti di questi discepoli - che nulla sapevano del dono dell’ubiquità dell’Uomo-Dio e della sua capacità fulminea di spostarsi nel tempo e nello spazio – ‘dubitarono’, come si dice nel Vangelo di Matteo, non di Gesù ma di quanto avevano detto gli undici apostoli sul fatto che Egli sarebbe veramente venuto quel giorno al Tabor.
Se infatti arrivavano discepoli che ne avevano confermato la presenza in quel momento in altre località molto lontane da lì, come avrebbe mai potuto Gesù venire in tempo da loro sul Monte Tabor?
Nel timore di non poterlo incontrare lì, essi – contravvenendo al dovere di ubbidienza, nonostante l’invito degli apostoli a mantenersi fedeli alla consegna - si precipitarono dunque chi verso una località chi verso l’altra dove era stata segnalata dai testimoni una precedente presenza di Gesù.
Quando il Gesù valtortiano, come promesso agli apostoli, si manifesta sulle pendici del monte Tabor e – domandando come mai lì vi siano a fatica cinquecento persone - chiede dove siano finiti tutti gli altri, è Pietro che gli spiega imbarazzato ed afflitto la disubbidienza di quelli che mancano.
Ora, io non so se le cinquecento persone di cui parla il Gesù valtortiano siano le stesse cinquecento persone - di cui non parlano i Vangeli - ma delle quali aveva invece parlato sopra San Paolo.
Ma io sospetto di sì.
Pietro precisa allora a Gesù che fra il tredicesimo e il ventesimo giorno dalla sua morte molti fedeli erano giunti lì sul Tabor da molte città della Palestina dicendo che il Signore si era mostrato loro. Gli apostoli – continua Pietro - avevano pensato trattarsi di un inganno di quei falsi profeti che Gesù aveva preavvertito che sarebbero sorti per ingannare gli eletti come egli aveva detto sul Monte Uliveto la sera prima della Passione.11
Gli apostoli avevano consigliato, a quei discepoli che volevano partire per quelle località, di non credere a quei racconti, ma quelli avevano voluto egualmente andare per cui ora i discepoli sul Tabor erano rimasti meno di un terzo di quelli originari (cioè circa cinquecento come aveva valutato Gesù al suo apparire e come aveva ricordato San Paolo nella sua prima lettera ai Corinti12).
Gesù dirà allora che – per quelli che si erano allontanati - quella ‘disubbedienza’ sarebbe rimasta ‘punita’ dalla perdita del privilegio di stare con lui ed ascoltare i suoi ultimi insegnamenti di perfezione.
E’ in questa circostanza, tuttavia, che Gesù (il quale nei ‘Quaderni’ dell’Opera valtortiana parla a più riprese, negli anni quaranta del secolo appena trascorso, di una sua ‘venuta’ imminente nella nostra attuale epoca storica) fornisce anche ai teologi studiosi di questa materia un chiarimento che potremmo forse considerare soddisfacente su come debba essere interpretata la famosa ‘venuta intermedia’ dell’Apocalisse e del citato brano di Mt 24, argomento di cui abbiamo già avuto occasione di parlare nel nostro primo volume.
Ecco dunque cosa chiarisce ora Gesù ai suoi discepoli ed apostoli nel commentare (grassetti e corsivi sono miei) sul Tabor il comportamento di quei discepoli che – avendo ‘dubitato’, come dice Matteo – erano corsi via:13
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«…Dunque, per tornare al principio, avete fatto bene a cercare di trattenere quelli che, simili a bambini sedotti da un rumore di musiche o da un luccichio strano, corrono svagati lontano dalle cose sicure.
Ma vedete? Essi hanno il loro castigo perché perdono la mia parola. Però anche voi avete avuto il vostro torto.
Vi siete ricordati che ho detto di non correre qua e là ad ogni voce che mi dicesse in un luogo.
Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra.14
Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia Risurrezione.
Essa culminerà nella apparizione di Cristo Giudice a tutti i risorti.
Ma prima, quante volte apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini.
In verità vi dico: Io sto per tornare al Padre mio. Ma la Terra non perderà la mia Presenza.
Io sarò, vigile e amico, Maestro e Medico là dove corpi od anime, peccatori o santi avranno bisogno di Me o saranno eletti da Me a trasmettere le mie parole ad altri.
Perché - anche questa è verità - perché l'Umanità avrà bisogno di un continuo atto di amore da parte mia, essendo tanto dura a piegarsi, facile a raffreddarsi, pronta a dimenticare, desiderosa di seguire la discesa invece della salita, che se Io non la trattenessi con i mezzi soprannaturali non gioverebbero la legge, il Vangelo, gli aiuti divini che la mia Chiesa amministrerà, a conservare l'Umanità nella conoscenza della Verità e nella volontà di raggiungere il Cielo. E parlo dell'Umanità di Me credente... Sempre poca rispetto alla grande massa degli abitanti della Terra.
Io verrò.
Chi mi avrà resti umile. Chi non mi avrà non sia ingordo di avermi per averne lode. Nessuno desideri lo straordinario. Sa Dio quando e dove darlo. Né è necessario avere lo straordinario per entrare nei Cieli. Esso è anzi un'arma che, male usata, può aprire l'inferno anziché il Cielo. Ed or vi dirò come.
Perché la superbia può sorgere. Perché può venire uno stato di spirito abbietto a Dio, perché simile a torpore in cui uno si accomodi per carezzare il tesoro avuto, riputandosi già in Cielo perché ha avuto quel dono. No. In quel caso, in luogo di fiamma e ala, esso diviene gelo e macigno, e l'anima precipita e muore.
E anche: un dono mal usato può suscitare avidità di averne più ancora per averne più lode. Allora, in questo caso, potrebbe al Signore sostituirsi lo Spirito del Male per sedurre gli imprudenti con prodigi impuri.
State sempre lontano dalle seduzioni d'ogni specie. Fuggitele. State contenti di ciò che Dio vi concede.
Egli sa ciò che vi è utile e in quale maniera. E sempre pensate che ogni dono è una prova oltre che un dono, una prova della vostra giustizia e volontà. Io ho dato a voi tutti le stesse cose. Ma ciò che fece migliori voi rovinò Giuda. Era dunque un male il dono? No. Ma maligna era la volontà di quello spirito...
Così ora. Io sono apparso a molti. Non solo per consolare e beneficare, ma per farvi contenti.
Voi me ne avevate pregato di persuadere il popolo, che quelli del Sinedrio tentano di persuadere al loro pensiero, che Io sono risorto.
Sono apparso a fanciulli e ad adulti, nello stesso giorno, in punti così distanti fra loro che occorrerebbero molti giorni di cammino a raggiungerli.
Ma per Me non c'è più la schiavitù delle distanze. E questo apparire simultaneo ha disorientato voi pure.
Vi siete detti: "Costoro hanno visto fantasmi".
Voi dunque avete dimenticato una parte delle mie parole, ossia che lo sarò d'ora in poi a oriente e occidente, a settentrione e mezzogiorno, dove troverò giusto essere, senza che nulla me lo vieti, e rapidamente come folgore che solca il cielo.15
Sono vero Uomo. Ecco le mie membra e il mio Corpo solido, caldo, capace di moto, respiro, parola come il vostro. Ma sono vero Dio.
E, se per trentatré anni la Divinità fu, per un fine supremo, nascosta nella Umanità, ora la Divinità, sebbene congiunta all'Umanità, ha preso il sopravvento, e l'Umanità gode della libertà perfetta dei corpi glorificati.
Regina con la Divinità non più soggetta a tutto quanto è limitazione all'Umanità.
Eccomi. Sono qui con voi e potrei, se volessi, essere fra un istante ai confini del mondo per attrarre a Me uno spirito che mi ricerca…».
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Da quanto precede voi potrete rilevare che – nel parlare, da Uomo-Dio, della sua presenza lì al Tabor – Gesù la inquadra e la chiama ‘seconda venuta’ quando Egli dice:
«Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra».
E poi continua precisando:
«Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia Risurrezione.
Essa culminerà nella apparizione di Cristo Giudice a tutti i risorti.
Ma prima, quante volte apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini».
Gesù aveva anche detto:
« Voi dunque avete dimenticato una parte delle mie parole, ossia che lo sarò d'ora in poi a oriente e occidente, a settentrione e mezzogiorno, dove troverò giusto essere, senza che nulla me lo vieti, e rapidamente come folgore che solca il cielo».
Conseguentemente – per un Dio che vive fuori dalla dimensione dello spazio-tempo – la sua cosiddetta seconda venuta è attualmente in corso, in quella sorta di ‘continuità extratemporale’ che è la sua Eternità..
Gesù con l’Ascensione è ritornato al Padre, ma – Egli ha precisato - la Terra non avrebbe perso la sua Presenza.
Gesù è in Cielo e nello stesso tempo in terra. Dio ha il dono dell’ubiquità.
Potremmo immaginarci questa ‘seconda venuta’ – uscendo dal concetto di tempo per entrare in un concetto di spazio – come una retta immaginaria che non ha un prima e un dopo ma piuttosto, alle sue due estremità, un punto di inizio e un punto di fine.
L’inizio della retta corrisponde alla Resurrezione, il punto finale è quello del Giudizio universale.
Il punto centrale della retta è costituito dalla ‘manifestazione parusiaca’.
Nella ‘retta’ dell’Eternità fuori del tempo, senza prima né dopo - retta che inizia con la Resurrezione e termina con il Giudizio universale - prima, durante e dopo questo punto centrale della retta, Gesù potrà apparire e scomparire, materializzarsi e smaterializzarsi, né più né meno di come aveva fatto in quei quaranta giorni dalla Resurrezione alla Ascensione.
Gesù è dunque oggi in mezzo a noi, invisibile ai più salvo rendersi sensibile in casi particolari, riservandosi di mostrarsi o meno secondo le necessità personali e della Storia.
La cosiddetta ‘seconda venuta’ – per come io la interpreto sulla base di tutte queste considerazioni e come si può dedurre dalla spiegazione del Gesù valtortiano - è dunque una sorta di ‘Manifestazione parusiaca’ ancora da verificarsi, nella Potenza dello Spirito Santo, nell’ambito di una seconda venuta effettiva che è tuttavia già cominciata con la Resurrezione e che è tuttora in corso fino alla fine della storia dell’Umanità e del Tempo.
Il Gesù valtortiano aveva detto agli apostoli che Egli sarebbe tornato al Padre ma che nel contempo sarebbe rimasto con noi, fatto che – a conferma per quanti possano dubitare delle sue parole – é ribadito nelle ultime parole conclusive del Vangelo di Matteo che cita l’episodio dei discepoli sul monte di Galilea che ‘avevano dubitato’ ma il cui testo integrale è il seguente16:
«Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono davanti a lui, benché alcuni avessero dubitato.
E Gesù avvicinatosi disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».
Quest’ultima frase finale - non con l’autorità della Valtorta, mistica ma pur sempre essere umano fallibile - ma con quella dei Vangeli, Parola del Signore, conferma il racconto valtortiano che spiega come vada interpretata la seconda venuta, cioè come una venuta ‘al presente’.
Il Gesù di Matteo non dice che egli ‘se ne andrà’ e che in futuro ‘ritornerà’ ma, usa il verbo al presente, e non al futuro: ‘Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo’.
2 G.L.: “I Vangeli del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” - Vol. III, Cap. 17 - Ed. Segno
Vedi anche sito internet dell’autore, Sez. Opere
M.V.: “L’Evangelo…” - Vol. X, Cap. 633 - C.E.V.
5 G.L.: ‘Il Vangelo di Matteo….’ – Vol. IV – Cap. 18 – Ed. Segno
Mt 28, 16-17
8 G.L.: ‘VIAGGIO NELL’APOCALISSE VERSO L’ANTICRISTO PROSSIMO VENTURO’ –
Cap. 8 – Ed. Segno, 2007 – vedi anche sito internet dell’autore.
9 Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 634, Par. 1/3 –
Centro Editoriale Valtortiano
10 Monte in Galilea a metà strada fra Nazareth ed il Lago di Tiberiade, località evidentemente cara a Gesù dove vi era stata in precedenza la sua Trasfigurazione con l’apparizione di Elìa e Mosé, davanti agli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo
11 Mt 24: dove si parla della ‘venuta’ del Signore
13 M.V.:’L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 634.9/12 – Centro Ed.
Valtortiano
14 Vedi: Mt 24, 23-27
M.V.: ‘L’Evangelo…’, Vol. IX, Cap. 596.46
15 Mt 24, con riferimento alla futura ‘venuta’ del Signore