15. LA RESURREZIONE.
(2)
LE FAMOSE CONTRADDIZIONI NEI VANGELI
SUI DIVERSI RACCONTI DELLE DISCEPOLE
IN MERITO ALLA RESURREZIONE.

 

15.1 Le quattro versioni diverse dei quattro evangelisti.

Dovete tuttavia sapere che la Resurrezione di Gesù, come fatto storicamente avvenuto, è contestata non solo da molti critici atei che - non credendo in Dio figuriamoci se credono a Gesù risorto -  ma anche da certi teologi cattolici neo-modernisti che, con dei contorti giri di parole dotte rese difficili da capire per non compromettersi troppo, la presentano più o meno come un simbolo.
Questi - pur ecclesiastici, ma scientisti più ancora che ecclesiastici - ritengono impossibile qualsiasi deroga alle leggi di natura, anche da parte di Dio che pur avendo creato delle leggi fisiche non potrebbe secondo loro – che sono cattolici ‘adulti’ - contraddirle con quelli che vengono chiamati miracoli, come creduto dal ‘popolino’ dalla fede infantile e semplice.
Siamo evidentemente nel campo dell’eresia, cosa che non è affatto sconosciuta alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana che con le eresie si confronta ormai da due millenni.
Ne ho anche parlato a fondo in un’altra mia opera recente.1
Ora, uno degli argomenti utilizzati dai ‘critici’ contro la ‘storicità’ della resurrezione - oltre al fatto che è ritenuta impossibile persino a Dio e che quindi sarebbe un racconto… mitologico delle prime comunità cristiane -  è quello delle contraddizioni che si riscontrano nel racconto della Resurrezione da parte dei quattro evangelisti, con riferimento alle testimonianze difformi fornite dalle varie donne che si erano recate al Sepolcro.
Insomma gli evangelisti si sarebbero inventati il racconto della resurrezione ma – non avendo ben prima concordato le rispettive versioni – sarebbero caduti in contraddizione, come fanno certi delinquenti quando vengono interrogati separatamente dalla polizia.
Insomma - secondo questi critici il più delle volte atei – andrebbe ritorto contro gli evangelisti  il detto che ‘il diavolo fa le pentole ma non i coperchi…’.
Si tratta in realtà di una argomentazione risibile.
Quella cristiana era alle origini una comunità ristretta in cui tutti conoscevano tutto.
I vangeli – a parte quello di Giovanni - furono scritti poco tempo dopo gli avvenimenti, quando gli evangelisti, gli apostoli e i discepoli, tutti testimoni oculari, erano ancora vivi.
Non sarebbe costato nulla – poiché le discordanze dei racconti delle donne le avevano ben viste anche gli evangelisti – correggere i tre testi dei ‘sinottici’ Matteo, Marco e Luca e farli combaciare, come cercano di fare tutti i delinquenti che vogliono concordare in anticipo la medesima versione dei fatti.
Anzi, sovente la polizia diffida proprio di quelle versioni che combaciano perfettamente nei particolari, perché appunto sanno di ‘concordato’.
Se questo lavoro di ‘aggiustamento’, peraltro su aspetti marginali, non venne fatto è perché si vollero riferire testualmente le varie testimonianze delle donne, senza osare modificare quanto ciascuna di esse ebbe a riferire di aver visto.
Di fatto è da duemila anni che queste contraddizioni nei testi sono rimaste un mistero ma ora – grazie alle visioni di Maria Valtorta – scopriamo come sono andate effettivamente le cose e le apparenti contraddizioni cessano di essere tali.
Il racconto del Vangelo di Giovanni lo abbiamo già letto.
Vediamo ora cosa raccontano gli altri tre evangelisti:

Matteo (28,1-10):
Maria Maddalena e Maria d’Alfeo (che era la madre dei due apostoli Giacomo e Giuda, cugini di Gesù) vanno al sepolcro, all’alba.
Terremoto. Trovano le guardie tramortite. Vedono un solo angelo che aveva ribaltato la pietra d’ingresso e ci si era seduto sopra.
L’angelo dice ad esse che Gesù è risorto, fa loro vedere il sepolcro vuoto. Dice infine di avvisare i discepoli che Gesù li avrebbe preceduti in Galilea.
Le due corrono per andare a dare la notizia dell’angelo e della resurrezione agli apostoli.

Ma ecco che Gesù appare loro di persona andandogli incontro (cioè a Maria Maddalena e Maria d’Alfeo), le saluta e dice anch’Egli di avvisare i discepoli e di andare in Galilea dove essi lo vedranno.

Marco (16, 1-10):
Maria Maddalena, Maria d’Alfeo e Salome (che è la moglie di Zebedeo e la madre degli altri due apostoli: Giacomo e Giovanni, cioè l’evangelista) vanno al sepolcro con unguenti per imbalsamare Gesù, di buon mattino, quando il sole è già sorto.
Le tre donne vedono la pietra di ingresso ribaltata, non trovano le guardie tramortite e dentro, seduto a destra sulla pietra tombale, vedono anche loro un solo angelo.
Questi dice ad esse che Gesù è risorto, e gli fa vedere che non c’è più.
Dice anche di avvisare i discepoli che Gesù li avrebbe preceduti in Galilea, dove sarebbe loro apparso.
Le tre rimangono però terrorizzate dalla apparizione dell’angelo e – fuori di sé dallo spavento – non capiscono più niente e anzi – vai a capire la loro logica - decidono di non dir niente a nessuno.

Luca (14, 1-12):
Egli narra che ‘le donne che erano venute dalla Galilea e che avevano deposto Gesù al sepolcro’ il venerdì precedente (per chi non lo sapesse, qui andrebbero individuate almeno nelle due già menzionate Maria d’Alfeo e Salome) vanno al sepolcro di buon mattino.
Vedono la pietra di ingresso ribaltata, non vedono però le guardie tramortite a terra, e nella tomba non trovano Gesù. Mentre, nella tomba, esse sono lì che non sanno cosa pensare, gli appaiono non uno ma due angeli risplendenti che anche a loro dicono che ‘Gesù è risorto, al terzo giorno, dopo esser stato dato in mano ai peccatori e crocifisso come egli stesso aveva a suo tempo già profetizzato quando parlava loro in Galilea’.
Queste ritornano dagli apostoli e – più ‘furbe’ delle due del racconto di Marco -  raccontano tutto agli apostoli e agli altri.
Ma nessuno presta loro fede. Dice anzi Luca che le scambiarono per delle allucinate.
Poi Luca continua dicendo che  tuttavia Pietro, alzatosi, corse al sepolcro, lo trovò vuoto e se ne tornò indietro meravigliato.
Luca precisa dopo che le varie donne che avevano riferito questi fatti agli apostoli erano state Maria di Magdala, Giovanna, Maria d’Alfeo e anche altre che erano con loro.

In effetti i conti non quadrano.
Era buio? O l’alba? O il sole era già sorto? O invece  era di buon mattino? C’era un angelo oppure erano due? C’erano o non c’erano le guardie tramortite a terra? Chi erano e quante erano in realtà queste donne? Parlano o non parlano delle apparizioni?
Infatti Marco dice che Maria Maddalena, Maria d’Alfeo e Salome decidono di non dir niente a nessuno, mentre Giovanni dice invece che Maria Maddalena parla, eccome, mentre il fatto che Maria d’Alfeo e Salome parlino lo afferma anche Luca, tanto che aggiunge che gli apostoli non credettero loro e le scambiarono per allucinate.
E Gesù?
Giovanni dice che Egli era apparso a Maria di Magdala.
Matteo dice che a vederlo - insieme a Maria di Magdala - c’era anche Maria d’Alfeo.
Marco dice invece che Maria di Magdala e Maria d’Alfeo – e secondo Marco con loro due c’era anche Salome -  non avevano visto Gesù ma solo un angelo.
E quella ‘Giovanna’ di cui parla alla fine Luca, da dove salta fuori? E le ‘altre’ donne che egli dice che c’erano state?
Chi erano, quante erano queste donne?
Tutte donne? Solo donne?       
Ecco perché non credettero alla resurrezione, gli apostoli.
Per loro erano delle ‘isteriche’, quelle donne. La loro – pregiudizio maschilista ebraico - non era una testimonianza valida, esse avevano veduto solo fantasmi, avevano avuto delle allucinazioni.

 

15.2 La giusta ‘quadratura’ delle diverse versioni evangeliche grazie alla visione della mistica Valtorta.

Dall’Opera della Valtorta emerge tuttavia una situazione ben diversa e molto articolata che spiega bene queste contraddizioni.
Non vi trascrivo l'integrale visione valtortiana, che è splendida ma che è per chiunque disponibile consultando l’Opera della mistica.2
Tuttavia ve ne racconto gli aspetti principali, riferiti alle presunte contraddizioni, facendovene un riepilogo a modo mio.
Le ‘pie’ donne escono dal Cenacolo all’alba, quando è ancora molto buio. Chi sono? Quante sono?
In un primo momento le donne che escono dal Cenacolo sono cinque: Maria Maddalena, sua sorella Marta, Maria d’Alfeo, Salome e Susanna.
Susanna era galilea come Maria d’Alfeo e Salome.
Lei era la sposa delle nozze di Cana di cui vi ho già parlato e che - ammalatasi successivamente ma miracolata da Gesù - aveva deciso con l’accordo del marito di diventare sua discepola.
Gesù sapeva che Susanna aveva la segreta aspirazione di diventare una sua discepola ma - da sposa quale era - non aveva potuto seguirlo né tantomeno avrebbe potuto – antesignana delle suore moderne – far sacrificio della sua sessualità matrimoniale per offrirlo sull’altare del Signore, per la redenzione degli uomini.
Gesù allora aveva chiesto al marito se egli – pur di vederla salva - sarebbe stato disposto a lasciarla diventare una discepola rinunciando lui alla sua sessualità.
Lui aveva risposto di essere disposto a farlo perché amava la moglie veramente e avrebbe sopportato anche la castità pur di continuare ad averla vicina, viva.
Ritornando però alle cinque donne uscite dal Cenacolo per andare al Sepolcro, la Maddalena vorrebbe passare dalla strada più diretta, dalla Porta Giudiziaria.
Le altre obiettano che da lì transita poca gente e le guardie romane le noterebbero subito. Insomma esse hanno paura, con tutto quel pandemonio e turbativa dell’ordine pubblico che era successo tre giorni prima in occasione del processo e della crocifissione di Gesù.
Le quattro – anche se avrebbero allungato di un bel po’ il percorso - vorrebbero dunque passare da altre porte più sguarnite.
In definitiva esse decidono per il percorso più lungo, approfittandone per prelevare – visto che sarebbero passate proprio davanti al suo palazzo – anche Giovanna la moglie di Cusa, quel sovrintendente di Erode, discepolo di Gesù, che in buona fede aveva organizzato quel segreto convito – del quale ho parlato nel volume precedente - in cui i ‘congiurati’ avrebbero voluto fare Gesù ‘re’. 
Le quattro donne pensano anche che – già che ci sono - potrebbero passare a prendere lo stesso padrone del sepolcro, Giuseppe d’Arimatea, che era pur sempre un uomo e che, con la sua autorità di membro del Sinedrio, avrebbe saputo cavarsela meglio con le guardie.
Maddalena – quella di cui non per niente Marco (Mc 16,9) aveva detto che Gesù le aveva cacciato via sette demoni - è invece un tipo deciso e caustico. Lei risponde alle altre di non esagerare perché a quel punto, con Giovanna e per di più se avessero prelevato anche Giuseppe, il loro gruppetto iniziale - che non avrebbe dovuto dar nell’occhio alle guardie - sarebbe sembrato un ‘corteo’.
Lei dice di non aver paura delle guardie romane e – con il piglio di una che gli uomini sa come giostrarseli - indica un argomento efficace: le monete d’oro che con molto senso pratico si è portata dietro in un borsetto, nascondendoselo nel seno: il posto più ovvio per una donna ma più difficilmente perquisibile da un soldato romano, a meno che questi – a quei tempi - non volesse rischiare di farsi lapidare.
Finalmente, tutte d’accordo, le cinque si dividono.
Maria Maddalena si dirige da sola a passo spedito verso la Porta Giudiziaria, cioè per la strada più breve.
Marta e Maria d’Alfeo vanno verso la casa di Giovanna, seguite da Salome e Susanna le quali ultime – lasciate le prime due davanti al portone di Giovanna - proseguono la loro strada con l’intesa di fermarsi fuori delle mura ad aspettare  Marta, Maria d’Alfeo e Giovanna.
Tutte e cinque insieme avrebbero poi raggiunto al sepolcro Maria Maddalena che si era incamminata da tempo.
La Maddalena è intanto già passata …, senza neanche tirar fuori una moneta, anzi è praticamente quasi arrivata all’orto del Sepolcro che era vicino alla porta di guardia.
Salome e Susanna, sono per via, ma sulla strada più lunga dirette ad  una porta secondaria.
Marta e Maria d’Alfeo hanno perso del tempo per prelevare Giovanna, e sono appena uscite dal portone.
E’ in quel momento che scoppia una grande scossa di terremoto: è quello della Resurrezione di cui parla anche il Vangelo.3       
Le tre si fanno prendere dal panico e – logica delle donne, il Signore mi perdoni! – anzichè scappare fuori per mettersi in salvo all’aperto si rintanano nell’atrio del palazzo.
In quel momento Maria Maddalena era già arrivata vicino al viottolo che conduceva al sepolcro.
Sente un boato, armonico e potente, vede una sorta di ‘meteora’ che - come un fulmine globulare - saetta giù dal cielo verso l’orto, sente la scossa tellurica, non capisce cosa stia succedendo, si spinge di corsa al sepolcro, vede il sepolcro con la pietra d’ingresso scardinata, non entra, vede all’esterno le guardie immobili a terra,  deduce - con intuito tutto femminile - che il corpo di Gesù è stato rubato e con logica altrettanto femminile – anche che le guardie a terra sono state fulminate da Dio per la profanazione.
Lei corre allora indietro da Pietro e Giovanni – che sono al Cenacolo - per gridare quel che Giovanni poi scriverà a sua volta nel suo Vangelo: ‘Il Signore è stato rubato!’
Susanna e Salome – superata la Porta secondaria – al sentire la scossa di terremoto si erano precipitate sotto l’albero più vicino fuori mura. Poi - fattesi coraggio ma ancora  scombussolate dall’accaduto - per lo spavento subìto si dimenticano che avrebbero dovuto aspettare le altre tre e riprendono per conto loro la strada verso il Sepolcro.
Quando vi giungono, Susanna e Salome non vedono Maria Maddalena, perché questa nel frattempo e per l’altra strada più breve della Porta Giudiziaria era già scappata via rapida al Cenacolo a riferire a Pietro e Giovanni del trafugamento.
Esse non vedono le altre tre donne che erano rimaste attardate nell’atrio del palazzo di Giovanna a causa del terremoto, ma vedono in compenso le guardie ancora a terra come morte e, pavide come sono, si spaventano ancora di più quando – affacciatesi alla soglia davanti al buio del sepolcro – essse si vedono comparire all’improvviso la figura luminosa di un angelo.
E’ l’Angelo del Dolore, quello che era apparso a Gesù nel Getsemani per consolarlo e che ora annuncia loro che il Cristo, vittorioso, é risorto.
Che lo vadano a dire agli apostoli, insieme all’invito a ritrovarsi successivamente in Galilea,  etc. etc. come raccontano i Vangeli.
Le due (Susanna e Salome) – anziché rinfrancarsi per la bella notizia ma con la stessa reazione ‘logica’ delle altre tre che si erano rifugiate nell’atrio del palazzo di Giovanna durante il terremoto – scappano via terrorizzate temendo di morire per aver osato guardare l’Angelo del Signore e temendo inoltre di essere accusate della uccisione di tutte le  guardie, che esse credono infatti morte.
Esse corrono a rifugiarsi al Cenacolo e – logica nella logica -  ritengono sia meglio tener la bocca chiusa persino con Pietro e Giovanni perché – logica finale -  concludono che quello che hanno visto altro non deve essere stata che una falsa visione provocata dal… demonio, e non vogliono essere prese in giro.
Dunque – ricapitolando - quelle che erano scappate decidendo poi di non dire niente a nessuno di quel che avevano visto non erano state Maria Maddalena, Maria d’Alfeo e Salome – come racconta l’evangelista Marco -  ma invece Susanna e Salome, che erano arrivate dopo la Maddalena e prima delle altre tre e avevano trovato lì le guardie ancora stese per terra come morte.
Le altre tre donne (Marta, Maria d’Alfeo e Giovanna) escono intanto nuovamente in strada, dove si erano riversati tutti gli abitanti di Gerusalemme, e nella confusione generale – sia pur per una strada più lunga – si avviano verso le porte delle mura per raggiungere, anche se a questo punto con molto ritardo, le altre due (Susanna e Salome) che avrebbero dovuto aspettarle al di fuori della porta ma che invece avevano proseguito verso il sepolcro.
Ma attenzione al concatenarsi delle varie azioni:

  1. mentre le tre si dirigono con un forte ritardo verso il Sepolcro, Maddalena era già tornata indietro di corsa e per la via più breve della Porta Giudiziaria.
  2. Salome e Susanna erano arrivate a loro volta ed erano scappate per tornare al Cenacolo per la strada più lunga.
  3. Maddalena – che era arrivata al Cenacolo e aveva avvisato i due apostoli – ritorna insieme ad essi nel vicino sepolcro per la strada più breve, trovandolo vuoto ma questa volta senza nessuna guardia ‘fulminata’ a terra.

Le guardie infatti – dopo che Susanna e Salome erano scappate ma prima che arrivassero le altre tre – rinvengono e si ricordano di aver visto quella meteora che piombava su di loro scoppiando sulla porta del sepolcro.
Si ricordano di quel boato armonico e solenne che veniva dal Creato, e della pietra del sepolcro scardinata, mentre loro rimanevano tramortite dalla violenza della scossa tellurica e dallo shock.
Esse danno allora un’occhiata al sepolcro, lo vedono vuoto e intuiscono al volo che quella è proprio la famosa resurrezione per la quale i sacerdoti le avevano messe lì a guardia, non perché i sacerdoti ci credessero ma perché essi volevano evitare – come avevano detto a Pilato – che i discepoli trafugassero il cadavere facendo credere che Gesù era risorto.
Le guardie corrono tutte al Tempio, a dar la notizia della risurrezione ai sacerdoti.
Solo dopo che loro sono partite arrivano di corsa Giovanni e Pietro, trafelati, seguiti con distacco da Maria Maddalena.
Quindi Pietro e Giovanni, vista la tomba vuota, tornano al Cenacolo per dirlo a Maria SS..
Le tre donne Marta, Maria d’Alfeo e Giovanna sono ancora lontane, per strada.
 La Maddalena – che non ha seguito i due apostoli - non si sa staccare dal sepolcro dove era stato il suo Gesù e se ne rimane lì singhiozzando accasciata e disperata, come racconta il successivo brano del Vangelo di Giovanni.4 E’ a quel punto che Maddalena alza il capo verso la porta del sepolcro e guarda dentro perché vede una luminosità sempre più intensa, cioè due angeli.
Questi fanno finta di non sapere perché lei piange e glielo chiedono, lei glielo dice: le hanno rapito Gesù!
Loro si guardano l’un l’altro, ammiccano fra di loro in uno sfavillìo più luminoso, sorridono e alzano lo sguardo oltre la Maddalena.
Lei – che li stava guardando – si volta d’istinto seguendone lo sguardo e vede un ortolano, bellissimo. Gesù – non si fa riconoscere subito - ma fa finta anche lui di non sapere perchè lei piange, glielo chiede e lei  glielo dice. Lui allora le si manifesta nel suo splendore e lei - radiosa – corre un’altra volta al Cenacolo a dirlo a Pietro e Giovanni: Gesù è risorto!
Insomma mi sembra che il Vangelo di Giovanni quadri con quello della Valtorta.
Giovanni lo ha scritto vari decenni dopo e – deduco -  si è ben guardato dal contraddire gli altri tre, perché Giovanni era praticamente perfetto: l’apostolo dell’amore!
Lui che – dei quattro evangelisti - era stato l’unico testimone diretto di quegli avvenimenti, ha forse voluto discretamente raccontare lo svolgersi degli avvenimenti, raccontando meglio la storia della prima apparizione di Gesù, quella alla Maddalena.
Il ‘piccolo Giovanni’, cioè Maria Valtorta, ha completato poi il resto, raccontando anche le apparizioni agli altri due gruppi di donne, duemila anni dopo!
Mattino movimentato dunque, quello della Resurrezione.
Non è tuttavia esatto dire che fu la Maddalena a vederlo risorto per prima, ma – come ho già avuto occasione di accennarvi – fu invece sua Mamma, nella pace segreta della piccola stanza dove Lei stava pregando il Padre, stanza nella quale Gesù era entrato materializzandosi nel suo corpo glorificato sull’onda di quel primo raggio di sole che entrava dalla finestra. Solo dopo Gesù si sarebbe manifestato alla Maddalena che – in quel preciso momento - era ancora in viaggio per andare al Sepolcro.
Non vi pare possibile che Gesù si sia manifestato prima alla propria Mamma?
E allora chiediamolo a Maria Valtorta:

618. Gesù risorto appare alla Madre. 5

[21 febbraio 1944]
Maria ora è prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato.
La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte e, col raggio del primo sole, entra Gesù.
Maria, che s'è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei.
Ella si raddrizza sui ginocchi e, congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto: «Signore, mio Dio». E resta così rapita nel contemplarlo, col viso tutto lavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall'estasi.
Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le Mani dalle cui ferita escono raggi che fanno ancor più luminosa la sua Carne gloriosa: «Mamma!». Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell'incontro sul Calvario e dell'agonia. E’ un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma, che non osa toccarlo, e le mette le sue Mani sotto i gomiti piegati, e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia.
Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che l'ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e lo bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle Guance risanate, sulla Bocca non più enfiata. E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d'un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia.
Poi si alza, lo guarda, non osa.
Ma Egli sorride e capisce. Socchiude la veste sul petto e dice: «E questa, Mamma, non la baci questa che t'ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l'ultimo ricordo di tutto quanto è dolore, e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto».
E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le labbra sulle labbra della ferita del Costato, da cui escono fiotti di luce vivissima. Il viso di Maria è aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio. Ella bacia, bacia, mentre Gesù la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva.
Ora Gesù parla.
«Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio.
La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta.
Mamma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte.
Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed oltre la Terra.
Esse sono venute meco sulla Croce e nel Limbo.
Erano l'incenso che precedeva il Pontefice, che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel Tempio che non muore: nel mio Cielo.
Esse sono venute meco in Paradiso, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore, perché gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno.
Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito, che ne hanno sorriso come del fiore più bello e del canto più dolce nati in Paradiso.
Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi cittadini della mia Gerusalemme, ed lo ti porto il loro grazie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d'anima, Giuseppe.
Tutto il Cielo canta il suo osanna a te, Madre mia, Mamma santa! Un osanna che non muore, che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni or sono.
Ora Io vado al Padre con la mia veste umana.
Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d'Uomo con cui ha vinto il Peccato dell'Uomo. Ma poi verrò ancora.
Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta fortezza per resistere al mondo.
Poi salirò al Cielo. Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo? Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di miracolo per te, per darti quel conforto.
Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi.
Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore.
Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perché molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola farai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono.
Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani.
Poi lo verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso.
Ora vado, Mamma. Vado a fare felice l'altra Maria. Poi salgo al Padre. Indi verrò a chi non crede.
Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio».
E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattutino e sereno.

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Bello, eh?
Ma ora attenzione, ancora, e ritorniamo dove eravamo prima della apparizione di Gesù alla Madonna, e cioè alle ultime tre donne.
Le ultime tre donne: Marta, Maria d’Alfeo e Giovanna – molto in ritardo per via di quella scossa di terremoto e della successiva confusione in città – arrivano nel frattempo al sepolcro convinte che le altre loro due  compagne (Susanna e Salome) fossero là ad attenderle. Non le trovano, non vedono nemmeno  le guardie, che infatti erano già andate dai sacerdoti, e non vedono neanche  Pietro e Giovanni che erano già venuti e se ne erano subito ritornati indietro shoccati, mentre la stessa Maria Maddalena che era rimasta lì da sola e aveva visto Gesù risorto era nuovamente corsa al Cenacolo per dar la notizia della resurrezione ai due apostoli.
Le tre non vedono Gesù ma vedono invece i due bellissimi angeli i quali ricordano alle donne la profezia di Gesù in merito alla sua resurrezione nel terzo giorno, come Gesù aveva già preannunziato a loro in Galilea.
Questa è infatti la versione degli avvenimenti raccontata da Luca, esatta, tranne nel punto dove ha scritto che le donne che avevano assistito all’episodio da lui raccontato eran quelle venute dalla Galilea (vale a dire Maria d’Alfeo e Salome di cui parla invece Marco) mentre in realtà capiamo dalla Valtorta che insieme a Maria D’Alfeo c’erano Marta e Giovanna. Errore perdonato, perché – con tutti questi nomi in testa – un po’ di confusione, nonostante i chiarimenti della Valtorta, dobbiamo ammettere che ora la facciamo anche noi.
D’altra parte che le donne fossero tante, Luca poco dopo lo dice (Lc 24, 10-12): ‘Le donne che riferirono agli apostoli questi fatti erano: Maria di Magdala, Giovanna, Maria Madre di Giacomo (ndr: e cioè Maria d’Alfeo), ed anche le altre che erano con loro. Ma ad essi (ndr.: e cioè agli apostoli) questi discorsi parvero delle allucinazioni e non prestarono fede alle donne…’.
Fatto quest’ultimo che conferma quanto vi avevo già detto: Pietro e Giovanni, trovando il sepolcro vuoto, non avevano creduto alla Resurrezione ma solo al racconto della Maddalena circa il fatto che il corpo di Gesù era stato rubato.
Beh…, riflettendoci a posteriori – dopo aver visto le visioni della Valtorta – i vari elementi del ‘puzzle’ vanno a posto e tutto trova una sua logica spiegazione, anche se i critici razionalisti diranno che comunque non si può dar retta alle visioni di una Valtorta…, insomma alle visioni di una… ‘visionaria’!
Ogni gruppo di donne - tornate al Cenacolo - ha raccontato quello che esse e solo esse avevano visto. Da qui la diversità dei racconti e le apparenti contraddizioni, a parte la confusione che – in tanta confusione – ci devono aver messo di proprio anche i tre evangelisti ‘sinottici’ i quali hanno riportato i racconti forse non sapendo più a quale delle varie donne poter credere di più.
Il racconto della visione valtortiana – nella versione integrale dell’Opera – è comunque un pezzo da antologia.6


1 G.L.: ‘VIAGGIO NELL’APOCALISSE VERSO L’ANTICRISTO PROSSIMO VENTURO’ – Ed. Segno, luglio 2007 – vedi anche sito internet dell’autore.

2 M.V.: ‘L’Evangelo…’ – Vol. X – Cap. 619 – C.E.V.
Vedi anche dell’autore: “Il Vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” (Vol. III, Cap. 12.2 Ed. Segno, 2000) nonché il suo sito internet https://www.ilcatecumeno.net – Sezione Opere

3 Mt 28, 1-2

4 Gv 20, 11-18

5 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 618 – Centro Ed. Valtortiano
  G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni”, Vol. IV, Cap. 16, Ed. Segno, 2004 – presente e liberamente scaricabile dal sito internet dell’autore https://www.ilcatecumeno.net 

6 G.L.: “Il Vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Cap. 12- Ed. Segno - vedi anche sito internet dell’autore.