12. SUL GOLGOTA: ‘SE SEI FIGLIO DI DIO… SCENDI!

 

12.1 Pilato: ‘Però, per non dispiacervi levandovi il sollazzo, vi darò Barabba…’.

Giovanni racconta la Crocifissione in modo sbrigativo. 1
Egli non si sofferma su quei particolari descrittivi citati dagli altri evangelisti2 che hanno invece reso il racconto altamente commovente e drammatico…
Le scene della flagellazione, l’offerta da parte di Pilato della liberazione del ‘Capo popolo’ Barabba in cambio della vita di Gesù, il rifiuto dei Capi dei Giudei che vogliono Barabba libero e Gesù crocifisso, il lavarsene le mani di Pilato che lascia a loro la responsabilità della morte di quel ‘giusto’.
Quel suo lavarsi ostentatamente le mani…,  come a dire platealmente che non le voleva sporche di quel sangue.
Il gridare forsennato dei Capi: ‘Il sangue suo cada su di noi e sui nostri figli’, come a voler ‘manlevare’ Pilato dalle sue responsabilità e non dargli più alcun alibi per non decretare la condanna alla crocifissione.3

Per terminare l’incoronazione di spine con Gesù - rivestito di uno straccio rosso porpora sulle spalle, simbolo di regalità - con una canna in mano a simbolizzare uno scettro e la soldataglia romana che si inchinava sghignazzando di fronte a lui declamando con una riverenza: ‘Salve, Re dei Giudei!’.
 Scrive invece succintamente Giovanni:‘Presero dunque Gesù che, portando su di sé la croce, uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero insieme con due altri: uno di qua e l’altro di là, e Gesù nel mezzo’.

Una canea urlante assatanata e vogliosa di godersi lo spettacolo, come aveva intuito il Pilato della Valtorta quando – cedendo alle richieste per non essere accusato di fronte a Roma di essere uno che proteggeva chi aveva osato definirsi ‘Re dei Giudei’- egli aveva risposto con fare sprezzante ai Capi del popolo: ‘Però, per non dispiacervi levandovi il sollazzo, vi darò Barabba…’.
Ecco qui, il percorso fra le strade di Gerusalemme in mezzo alla folla in tumulto, la penosa salita al Calvario con quella croce pesante sulle spalle piagate, l'incontro con la Madre, le pie donne, la Veronica con il suo velo per ripulire il volto sudato, impolverato e insanguinato di Gesù, il Cireneo che lo solleva dal peso della Croce, la Crocifissione…, tutto condensato in tre righe.
Una canea, dunque,  una canea in mezzo alla quale certo dovevano esservi gruppetti sparuti di altri discepoli: di discepoli, non di apostoli.
Fra i presenti dovevano esserci anche i parenti di Gesù e c’erano anche altre discepole, quali Maria Maddalena, che lo seguiranno fino alla Croce e poi ancora fino al Sepolcro.
Certo non poteva mancare Maria, la Mamma di Gesù, che mai avrebbe sopportato di essere tenuta lontana dal Figlio in quel momento.
Infatti Giovanni ce la presenta qui sotto la croce. Lei – sicuramente abbracciata e sostenuta da Giovanni che la accompagnava durante la Via Crucis - procedeva un poco ai margini del corteo, seguendo quella via dolorosa, anzi agghiacciante per una madre,  dove suo figlio, piagato ed esausto, procedeva spintonato fra frizzi e lazzi.
Lei vedeva spuntare, al di sopra delle teste della gente e degli elmi dei soldati romani, quel moncone di croce ondeggiante sulle spalle di Gesù, che camminava sempre più faticosamente, inciampando nelle pietre, nella propria tunica, cedendo ogni tanto sotto il peso della croce… e di qualche bastonata della folla che certo riusciva a perforare la ‘guardia’ dei militi che lo scortavano cercando di contenere ai lati la ressa della canaglia urlante.
E Gesù - flagellato, allo stremo delle forze, sull’orlo del collasso, con i polmoni in fiamme, il volto grondante sudore che gli colava bruciando sulle ferite, gli occhi accecati dal sangue delle trafitture provocate dalla corona di spine, le spalle dilaniate dal peso della croce sulle spaccature aperte dai flagelli – Gesù sale e sale ancora per questa strada campestre che porta al Gòlgota.
 Il Gòlgota, una altura un poco fuori dalle mura di Gerusalemme ma abbastanza vicina perché tutti potessero vedere – ad ammonizione ed esempio, non parliamo dello spettacolo – gli uomini che vi venivano giustiziati.
Non manca di una sottile vena di umorismo Giovanni – che scrive a oltre sessanta anni di distanza – quando descrive la reazione stizzita dei Capi dei Giudei al veder scritto su quel cartello fatto preparare da Pilato: GESÙ NAZARENO, RE DEI GIUDEI, con la battuta di risposta di Pilato con quel suo ‘Quel che ho scritto, ho scritto!…’, fraseche certo Pilato avrà accompagnato con uno sguardo ed un altrettanto eloquente gesto della mano.
La crocifissione, poi? Neanche questa viene descritta da Giovanni. Ma non ci è difficile immaginarla.
Gesù, spogliato delle vesti che i soldati si divideranno giocandosele a sorte, viene lasciato coperto solo di uno straccetto e viene fatto stendere su una croce deposta per terra.
Due gli tengono ferme le braccia, uno gli tiene ferme le gambe, un quarto impugna un  mazzuolo adatto a dei chiodoni e poi via…, martellate su martellate, con quei chiodi che dovevan sembrare pali e che gli venivano conficcati non nelle palme ma nei polsi – come dicono i più recenti studi sulla Sindone – e infine sui due piedi sovrapposti.
Cosa può provare un uomo che viene steso su una croce sapendo che di lì a poco ve lo inchioderanno? Disperazione? Ribellione? E il Dio che era dentro di lui?
Padre, perché mi hai abbandonato?
Il Dio-Verbo era sceso per quello, d’accordo, ma l’uomo?
E quando l’Uomo ha cominciato a sentirsi penetrare nella carne il primo chiodo? Quei colpi, dove ad ogni martellata il chiodo penetrava sempre di più lacerando carne, muscoli, tendini  e rompendo ossa?
Cosa può provare un uomo che non ha perso conoscenza – perché per espiare bene non doveva perdere conoscenza – nel sentirsi sollevato, appeso alla croce, da tre o quattro energumeni sudati e ansanti, con la croce scaraventata in un buco per esservi rincalzata e rimanere diritta?

 

12.2 Cosa pensate che avrebbe mai potuto dire, Gesù, dalla Croce?

‘Quando verrò innalzato…’.
Quante volte lo aveva detto…, e quegli altri non capivano e pensavano che lui si riferisse ad un trono…
Certo, Gesù in quel momento vedeva proprio il mondo dall’alto di un trono: quello della sofferenza di un Dio. Ma quale mondo?
Quello di una folla bestiale, con gli occhi fuori dalla testa, che si godeva sadicamente quello spettacolo come ad un circo romano.
‘Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli…’, avevano gridato nel Pretorio a Pilato.
 ‘Se sei Figlio di Dio scendi…’ gli gridavano quelli del Gòlgota fra schiamazzi e risate oscene e lui…, Lui…4
Cosa pensate che avrebbe mai potuto dire, Lui, dalla Croce?
Forse – con un sforzo di immaginazione e immedesimazione – Egli, il Verbo-Parola che nei secoli precedenti aveva parlato di sé ai Profeti - secondo me avrebbe potuto dire così:5

«Prendiamo ora il Profeta:

'Giubilate6, cantate insieme, o rovine di Gerusalemme, perchè il Signore ha pietà del suo Popolo, egli riscatta Gerusalemme. Il Signore rivela il suo braccio agli occhi di tutti i popoli, e le regioni di tutta la terra vedranno la salvezza del nostro Dio...'

'Ecco7, il mio Servo prospererà, sarà onorato, esaltato, e diventerà grande. E se molti si erano spaventati nel vederlo tanto il suo aspetto era sfigurato - non aveva più l'aspetto di un uomo - si meraviglieranno di lui molte genti, i re al suo cospetto chiuderanno la bocca, perchè vedranno un avvenimento non annunziato, e osserveranno un fatto inaudito...'

'Disprezzato8, rifiuto dell'umanità, uomo dei dolori, assuefatto alla sofferenza, come uno davanti al quale ci si copre il volto, disprezzato, così che non l'abbiamo stimato. Veramente egli si è addossato i nostri mali, si è caricato dei nostri dolori. Noi lo credevamo trafitto, percosso da Dio e umiliato, mentre egli fu piagato per le nostre iniquità, fu calpestato per i nostri peccati. Il Castigo, che è pace per noi, pesò su di lui e le sue piaghe ci hanno guarito... S'egli offre la sua vita in espiazione, avrà una discendenza e ciò che vuole il Signore riuscirà per mezzo suo. Dopo le sofferenze dell'anima sua egli vedrà la luce e tale visione lo ricolmerà di gioia. Il giusto, mio servo, con le sue pene giustificherà delle moltitudini e prenderà su di sè le loro iniquità. Perciò gli darò in eredità i popoli e riceverà come bottino genti infinite, perchè consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato fra i malfattori, egli che tolse i peccati di molti e si fece intercessore per i peccatori...'

Vedi? Tutto detto di me, secoli e secoli prima della mia venuta. Ma Satana è Odio e l'odio acceca.
E il mio popolo (non perchè 'mio', non perchè 'prediletto', ma perchè da me 'scelto' a divenire il depositario della mia eredità e della mia venuta come Adamo ed Eva erano, dovevano essere i depositari del Paradiso Terrestre in attesa di quello Celeste, e mi tradirono), così il mio popolo - 'mio', questo sì, perchè da esso Io umanamente nacqui - mi tradì, perchè accecato dall'odio, perchè vi è Odio dove non vi è Amore, e, reso quindi incapace di leggere le Scritture con l'occhio dello Spirito, interpretandole alla luce, che luce non è ma tenebre, dell'umano, la luce del Lucifero - che tutto interpreta umanamente, perchè l'umanità è carne e la carne, corrotta dal Peccato, è figlia sua - il mio popolo, dicevo, si attendeva un Re della Carne, un Re terreno che ambisse a potenza, onori e glorie terrene, Re di conquiste, Re di sopraffazione.
Essi aspettavano infatti il Re che loro - di proprio - si erano scelti in cuore: l'Altro.
E non mi compresero, non mi riconobbero. Anzi odiarono le mie parole, troppo diverse, troppo deludenti rispetto ai loro sentimenti: anzi istinti, chè belluini essi erano tornati, e quindi mi crocifissero. E ancora oggi non mi vogliono riconoscere, perchè sarebbe ammettere la colpa dei loro padri, che essi sentono come la loro e quindi continuano a negare per tranquillità della propria coscienza.
Ma forse non siete tutti così, voi uomini ? Non mi negate tutti per tranquillità della vostra coscienza ?
Ebrei loro? Negatori loro?
Ebrei voi, negatori voi.
Voi peggio di loro, voi peggio di loro, chè cristiani siete, cristiani, cioè del Cristo che fin da bambini vi hanno insegnato, e che invece mi ripudiate perchè anche voi preferite seguire la voce del vostro istinto, questo sì animale, questo sì, che negli animali è salvezza ma che nella vostra psiche è corrotto dal Peccato d'origine: Psiche in cui lo Spirito è sgabello, cioè sottomesso, all'Io.
Ma Io, riscattare dovevo: quelli di prima, quelli di allora, quelli di adesso, i futuri. E sono venuto comunque. Perchè insegnarvi la dottrina, dopo le luci deiProfeti, era giusto ma più giusto ancora era il riscattarvi per liberarvi del Peccato, quello primo, per consentirvi l'accesso al Regno di Dio: quello Mio.
E così venni.
L'umana sofferenza, quella morale, quella fisica, che è l'unica che di norma anche i migliori di voi considerano, fu nulla, rispetto alla visione immane, che solo Io come Dio potevo vedere e concepire, della catena d'odio intrecciata dall'Umanità, catena satanica che vi teneva legati a Satana e che Io ero venuto a Spezzare.
Come, con l'odio? Quello è di Satana!
No, con l'Amore, l'Amore che è di Dio.
E per Amore dissi al Padre:

«Ecco, Padre, questo è il tuo popolo. Guarda come è ridotto, guarda come è ridotta l'Umanità. Non colpa sua, Padre, colpa dell'Altro.
I due Primi, perfetti, in un mondo perfetto, sbagliarono. Cosa potranno, cosa possono questi mai opporre alla Potenza dell'Altro, intossicati, indeboliti come sono dal Peccato!
Padre, guarda. Non sanno neanche di essere figli tuoi. Anche se tu lo hai detto ai Profeti, loro i Profeti non li hanno potuti ascoltare, perchè malati, sordi ormai alle parole dello Spirito.
Padre, che colpa hanno? Malati, malati sono. Tu sai...
Perdona loro, guariscili. Dà loro, come Padre buono, la tua Medicina e quando usciranno dal torpore della febbre, quando smetteranno di delirare, quando apriranno gli occhi sulla verità della mia Dottrina, dà anche a loro, a quelli che vorranno: perchè Dio di Libertà Tu sei, il dono di udire ancora con l'orecchio spirituale il senso delle tue parole, quello che hanno sempre sentito nel loro cuore ma che, malati, hanno sempre scambiato per 'rumore': fastidioso, da rimuovere.
Perdona loro, Padre. Tu sei Amore. Non hai detto Tu che il massimo dell'Amore è perdonare ai propri Nemici ?
Io…? Io l' ho detto ?...
Ma Io Figlio tuo, sono. Tu me l' hai insegnato...
Perdona quindi a questi nemici e vedrai che il Perdono, unito al Riscatto che Io per Amore ti chiedo e che tu, Padre, per Amore mi devi dare, vedrai che il perdono ce li renderà amici, più che amici: Figli di Dio in terra, Popolo di Dio in Cielo».

 E il Padre, commosso - anche se Lui ab-initio sapeva di ciò che sarebbe successo, anche del perdono - non seppe resistere, per Amore, nonostante tutte le efferatezze compiute dall'uomo, nonostante le sue empietà, le sue iniquità: il Padre non seppe resistere alla Forza dell'Amore, chè l'Amore sempre opera anche nel Padre, che con l'Amore e col Figlio è Uno e Trino.
E venne il perdono, perdono... Ma per quelli di buona volontà!
Perchè il Padre, buono, ma non stolto è.

'Padre, perdona loro... perchè non sanno quello che fanno'.
Questo è quello che dissi, dunque, al Padre dalla Croce, questo è dunque quello che dico oggi al Padre per voi.
Non sapete quello che fate.
E lo scopo della mia dottrina, lo scopo di quello che vi dico, è farvelo sapere. Farvi rinvenire, farvi uscire dal vostro torpore, farvi uscire dal vostro delirio, farvi finalmente aprire gli occhi sulla realtà: non quella che vedete nel vostro sogno di allucinati, chè il mondo reale è un'allucinazione, ma sulla realtà spirituale.
Vi ho detto che voi siete spirito, cioè Psiche, rivestito di carne. La carne solida, tangibile è la vostra realtà, in tutti i sensi.
Ma la carne di che è fatta? Di molecole,atomi, protoni, neutroni, elettroni, e via via, dentro, sempre di più verso l'infinitamente piccolo. Siete fatti allora  di carne o di atomi ?
Siete Psiche, cioè Anima, o materia ?
E la materia, quella di cui siete fatti, cosa è alla fin fine ?
Elettricità ? Elettromagnetismo ?
Vedi che la 'carne' è una 'illusione', che non è quello che sembra ?
E dopo la morte della carne, questa si dissolve: in atomi, elettroni.
Tutto sparisce, come l'elettricità del lampo, e quello che resta è polvere...
Ma quella, ti ho detto, è solo la veste, logora, sdrucita.
Quella che in realtà rimane, perchè questa sì è 'realtà', è l'Anima.
Questa che a voi sembra irreale è invece reale.
Ed Io per essa sono venuto. Perchè mi appartiene, Io l'ho creata, è di mia 'proprietà', e solo il Ladro me la può rubare...con il vostro consenso.
Padre, perdona loro...

^^^^^

Gesù è ormai morto. Sono passate già da un po’ le tre del pomeriggio, Pilato ha autorizzato il prelievo del corpo che era poi stato deposto dalla Croce da Nicodemo, da Giuseppe d’Arimatea e da Giovanni.
Viene avvolto in un telo, a braccia viene portato nel sepolcro vuoto di proprietà di Giuseppe e poi ripulito alla meglio e ricomposto
Era l’equivalente del giorno che noi oggi chiamiamo Venerdì, il pomeriggio volgeva alla fine e bisognava fare presto perché per gli ebrei al momento del tramonto sarebbe cominciato il Sabato di Pasqua, il loro giorno solenne di festa durante il quale praticamente non ci si poteva più spostare se non in un raggio molto limitato e non si poteva più fare niente.
Lascio a voi immaginare lo strazio di Maria quando l’ingresso del Sepolcro viene chiuso da una grossa pietra rotonda che vi viene fatta rotolare davanti.
Le operazioni di imbalsamazione, caratteristiche delle tradizioni ebraiche, avrebbero potuto essere riprese solo il giorno feriale dopo il sabato, vale a dire quello che per noi è poi diventato la Domenica, da Dominus cioè Signore: cioè il giorno della Resurrezione del Signore.
Operazioni di imbalsamazione che comunque rivelavano una cosa molto importante: nessuno dei discepoli, tranne la Madre, credeva veramente possibile la resurrezione di quel cadavere.


1 

Gv 19, 17-37:
Presero dunque Gesù che, portando su di sé la croce, uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero insieme con due altri: uno di qua e l’altro di là, e Gesù nel mezzo.
Pilato fece scrivere anche il titolo e lo fece porre sulla croce.
Vi era scritto: «Gesù Nazareno, Re dei Giudei».
Or, molti dei Giudei lessero quest’iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città, ed era scritto in ebraico, latino e greco.
I Gran Sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: «Non scrivere: ‘Re dei Giudei’, ma egli ha detto: ‘Io sono il re dei Giudei’».
Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

I soldati, intanto, crocifisso che ebbero Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato. Poi presero anche la tunica, ma essa era senza cuciture, tessuta tutta di un pezzo da cima a fondo. Dissero perciò tra loro: «Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi debba toccare». Affinchè si adempisse la Scrittura che dice: «Si divisero fra di loro le mie vesti e sopra la mia tunica tirarono le sorti».
E’ precisamente ciò che fecero i soldati.
Or presso la croce di Gesù stavano sua Madre e la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena.
Gesù dunque, vedendo sua Madre e lì presente il discepolo che egli amava, disse a sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua Madre».
E da quel momento il discepolo la prese con sé.
Dopo questo, sapendo Gesù che ormai tutto era compiuto, affinchè s’adempisse la Scrittura disse: «Ho sete».
Vi era lì un vaso pieno di aceto. I soldati inzupparono una spugna nell’aceto, la posero in cima ad una canna d’issopo e gliel’accostarono alla bocca.
Quando Gesù ebbe preso l’aceto, esclamò: «Tutto è compiuto!».
Poi, chinato il capo, rese lo spirito.
Allora i Giudei, essendo la Parasceve, affinchè non restassero in croce i corpi durante il sabato – quel sabato era solenne – chiesero a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati e venissero tolti via.
Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe al primo e all’altro che erano crocifissi con lui. Invece, venuti a Gesù, visto che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati gli aprì il costato con una lancia e subito ne uscì sangue ed acqua.
E chi vide lo attesta e la sua testimonianza è vera. Egli sa di dire il vero, affinchè voi pure crediate.
Difatti questo è avvenuto, affinchè s’adempisse la Scrittura: «Non gli romperete alcun osso».
E un’altra Scrittura dice ancora: «Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto».
Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, discepolo di Gesù, ma occulto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter togliere il corpo di Gesù e Pilato lo permise.
Venne dunque, e tolse il corpo di Gesù.
Anche Nicodemo, quello che da principio era andato di notte da Gesù, venne portando una mistura di mirra e d’aloe, quasi cento libbre.
Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei.
Presso il luogo dove Gesù era stato crocifisso v’era un orto, e nell’orto un sepolcro nuovo nel quale non era ancora stato posto nessuno.
Lì, dunque, a motivo della Parasceve dei giudei, giacchè il sepolcro era vicino, deposero Gesù.

2 Mt 27, 1-66  /  Mc 15, 1-41 /  Lc 23, 1-25

3 La frase del Vangelo di Matteo: ‘Il sangue suo cada su di noi e sui nostri figli’ è oggi molto contestata da taluni ‘movimenti’ di pressione ebraici che premono sulle gerarchie ecclesiastiche affinché esse in qualche modo la ‘depennino’ e non la citino più nelle celebrazioni pasquali. Non si può negare il fatto che questa frase tragica e cruenta possa avere alimentato nei secoli – inserita nel contesto delle altre drammatiche narrazioni evangeliche della Passione di Gesù - una bimillenaria avversione antiebraica da parte dei cristiani, attribuendo agli ebrei più che ai romani, come invece sostengono questi ‘movimenti’, la responsabilità della condanna a morte di Gesù.
La frase si presterebbe in effetti a ‘giustificare’ anche le motivazioni ‘spirituali’ della tragedia subita dal popolo di Israele (che nel suo complesso non fu certo responsabile – in quanto popolo - di quella morte) con la distruzione successiva di Gerusalemme, rasa al suolo insieme al Tempio e l’eliminazione anche fisica della classe sacerdotale ad opera dell’esercito romano, come raccontato anche dallo storico ebreo dell’epoca di Gesù, Giuseppe Flavio, nella sua opera ‘Guerre giudaica’.
Rimane il fatto che la frase – anche se un giorno dovesse essere non tanto ‘depennata’ quanto piuttosto non più citata per ragioni ‘diplomatiche’ – rende ancora più misteriosa la storia, veramente unica, che è stata riservata alla nazione ed al popolo di Israele.
Un popolo che ha dato uomini illustri e geniali alla cultura ed alla scienza ma che è stato nei secoli perseguitato come se fosse stato davvero inseguito dalla Nemesi pagana, la famosa Dea della Vendetta.
Un popolo che – non si dimentichi quanto scritto da San Paolo – per qualche fatto umanamente non prevedibile un giorno rientrerà, anche se si tratterà di un terzo, cioè di un  ‘resto’, fra le braccia della Chiesa cristiana, adempiendo in tal modo alle profezie di Zaccaria che riferendosi agli abitanti di Gerusalemme dice: ‘mireranno a colui che hanno trafitto…’ e – riferendosi al ‘terzo’ che sarà ‘conservato’ aggiunge: ‘in quel tempo invocherà il mio nome e io lo esaudirò, anzi dirò: ‘Questo è il mio popolo! Ed egli confesserà: ‘Il Signore è il mio Dio!’. Vedi Zc 12, 1-3  / Zc 12, 9-10  / Zc 13, 8-9

4 G.L.: "Il Vangelo del 'grande' e del 'piccolo' Giovanni" – Vol. III, Cap. 10, Ed. Segno – vedi anche sito internet autore
  M.V. : “L’Evangelo…” – Vol. X, Cap. 609 – C.E.V.

5 G.L.: “Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 84 – Ed. Segno, 1997 – vedi anche sito internet autore.

6 Isaia, 52.9/10

7 Isaia, 52.13/15

8 Isaia, 53