9. L’ULTIMA CENA:
(2)
‘PADRE E’ GIUNTA L’ORA, GLORIFICA TUO
FIGLIO, AFFINCHE’ IL FIGLIO GLORIFICHI TE…’
9.1 Sono con voi ancora per poco…
Giovanni aveva terminato il brano precedente del suo vangelo riferendosi a Giuda così: ‘Egli, dunque, preso il boccone, uscì subito. Ed era notte’.
Niente è casuale, anche di quello che sembrerebbe privo di importanza, nelle parole di Giovanni. A prima vista, quel ‘Ed era notte…’, parrebbe una semplice annotazione temporale, per meglio collocare quegli avvenimenti in un ben preciso arco giornaliero: la tarda serata!
Ed è certamente così. Ma quel ‘era notte’ in Giovanni sta anche a significare una cosa ancora più profonda.
Giuda ingolla il boccone grasso e succulento, si ricorda che deve ‘sbrigarsi’ ed esce subito, perché - da quell’istante in cui egli decide che è ora di farla finita - comincia ‘la notte’ del Principe delle Tenebre’, quella durante la quale – in un crescendo sempre più drammatico – gli avvenimenti sarebbero precipitati e l’Uomo-Dio, avvertendo sempre di più dentro di sé l’abbandono del Padre, si sarebbe avvicinato alla Passione vivendola sempre più da Uomo, perché anche come Uomo la soffrisse interamente.
Ho già spiegato più in particolare nel primo volume come in Gesù coesistessero entrambe le nature, di Uomo e di Dio.
La Redenzione avrebbe potuto essere guadagnata grazie alla ‘sofferenza’ di un Dio, perché per indurre Dio Padre a perdonare la quantità immane di peccati passati, presenti e futuri dell’Umanità, riaprendo all’uomo decaduto le porte del Paradiso spirituale, non poteva certo bastare – sul piano della ‘qualità’ della sofferenza - quella di un ‘uomo’.
Se però il Dio che era in Gesù, cioè il Verbo, purissimo Spirito, non poteva patire per le sofferenze fisiche del Cristo, poteva invece ‘soffrire’ per quelle morali e soprattutto quelle spirituali che derivavano dalla contemplazione – nei momenti cruciali – dei peccati dell’Umanità. E quest’ultima era ben una sofferenza da Dio.
Quando noi parliamo della ‘sofferenza’ di Dio, ci esprimiamo con una terminologia famigliare al nostro modo di ragionare ed ai nostri sentimenti, ma in realtà noi non possiamo riuscire a concepire cosa significhi ‘sofferenza’ per Dio, come neanche – al di là del fatto che Egli sia Essenza Spirituale – riusciamo a comprendere che cosa sia realmente Dio.
Non ho la pretesa di dire delle cose ‘teologicamente corrette’: questa che state leggendo è – per parte mia – un’opera letteraria che ha il solo scopo di farvi ‘capire’ sul piano del ‘cuore’, non della ‘teologia’.
Dunque, perché per l’Uomo-Dio la sofferenza fosse completa, cioè perché fosse completa anche per l’Uomo, bisognava che quella sensazione di unione con Dio Padre - che l’Uomo-Dio avvertiva in sè - si stemperasse, si ‘allontanasse’ dall’Uomo, ma non nel senso che se ne allontanasse realmente, bensì che l’Uomo avvertisse dolorosamente la sensazione psicologica di un suo allontanamento, anzi provasse il senso dell’abbandono.
Per Gesù Uomo-Dio era sempre stata fondamentale l’unione spirituale con il Padre.
Lo vediamo, nel Vangelo di Giovanni, anche in quel suo continuo bisogno – Egli che pur era Dio-Verbo – di ritirarsi spesso in preghiera col Padre, perché la preghiera è ‘unione’ ed è l’unione con il Padre quella che dà forza.
Perdendo, apparentemente, il ‘contatto’ con Dio, l’Uomo-Dio si sarebbe sentito solo, privo di quella forza soprannaturale, e – come Uomo – avrebbe quindi sofferto moralmente e spiritualmente sino in fondo.
E’ questo il senso delle parole che Gesù avrebbe successivamente esclamato sulla croce, in quella che sarebbe stata una invocazione struggente e disperata: ‘Padre, Padre, perché mi hai abbandonato…?!’.
Solo chi si sente realmente abbandonato, umanamente, avrebbe potuto prorompere in una invocazione del genere che certo deve aver fatto 'stringere il cuore' al Padre.
Dunque comincia la ‘notte’ di Gesù. Una notte che durerà fino all’alba del terzo giorno e che sarà caratterizzata da due miracoli che ne contrassegnano l’inizio e la fine: quello dell’Eucarestia e l’altro della Risurrezione.
Due miracoli che a tanti, forse ai più, avrebbero in seguito fatto dire: ‘Impossibile!’
Ecco come – commentandovi il Vangelo di Giovanni1, colorandovelo appena un po’ e parafrasandolo per rendervene maggiormente l’idea – Gesù deve aver parlato.
‘Ora è stato glorificato il Figlio dell’Uomo, e Dio è stato glorificato in lui: e se Dio è stato in lui glorificato, anche Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto’.
Glorificare? Cosa vorrà dire?
É proprio pensando al primo ‘lampo’ abbagliante’ del miracolo eucaristico che Gesù deve aver detto così.
Bisogna abituarsi a capire il linguaggio ‘teologico’ di Giovanni e delle stesse parole di Gesù.
Con l’Eucarestia che il Verbo lascia in dono all’Umanità prima di andarsene dal mondo materiale per ritirarsi in quello dello spirito è stato compiuto un miracolo che più straordinario non potrebbe essere, non solo quale miracolo in se stesso, ma anche quale ‘dono’.
Se da un lato ogni vero miracolo – che si può compiere solo grazie a Dio-Padre – da un lato ‘glorifica’, cioè rende ‘gloria’ a chi lo fa, e in questo caso a Gesù, dall’altro lato più è grande il miracolo tanto più rende gloria a Dio Padre che lo ha precedentemente accordato, come ad esempio il miracolo delle resurrezione di Lazzaro.
Gesù, compiendo quindi con l’istituzione dell’Eucarestia un miracolo strepitoso, ha ‘glorificato’ Dio Padre il quale lo ‘compenserà’ ulteriormente glorificando presto a sua volta Gesù con un secondo miracolo travolgente, quello della auto-risurrezione.
Capito ora cosa vuol dire Gesù con quel ‘E se Dio è stato in lui glorificato, anche Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto’?
Non so se gli apostoli, in quel momento, comprendessero esattamente ciò a cui alludeva Gesù.
Penso di no, visto che alle prime notizie della risurrezione avrebbero stentato a credervi e lo avrebbero fatto solo in seguito quando avrebbero visto apparire Gesù – attraversando invisibile i muri e materializzandosi di fronte a loro – in carne ed ossa.
Dopo l’uscita di Giuda, l’atmosfera si è fatta più intima.
Il Traditore era uscito e Gesù - senza quella sua presenza malefica – si rilassa e, pensando che ormai l’ora è imminente, lascia libero sfogo alla vena dei suoi sentimenti in quello che è uno struggente discorso d’addio, come le ultime raccomandazioni ai propri figli di un ‘Padre’ che lascia la vita.
Basta leggere con calma per capirlo, anzi basta quella parola: ‘Figliolini..’.
‘Sono con voi ancora per poco…’.
Egli allude, tenendosi sulle generali, al fatto che egli rimarrà ‘vivo’ in mezzo a loro solo per poco, e cioè fino alle 15 del giorno dopo: Venerdì santo.
Dopo, dove andrà Lui - prima nella discesa agli Inferi e poi nella salita al Padre, dopo aver schiuso le porte del Paradiso a quelli che attendevano nel Limbo – essi non potrano ovviamente seguirlo, finchè sono in vita.
E’ la dura legge della materia e dello spirito.
Pietro - sempre impulsivo ed entusiasta, come quella volta che nel Lago di Genezareth vide Gesù camminare sull’acqua e si gettò anche lui fuori dalla barca per raggiungerlo, salvo sprofondare dopo qualche metro quando si lasciò assalire dai dubbi – anche ora, d’impulso, vorrebbe seguirlo nell’altra vita dicendosi pronto a dare per lui la propria, senza pensare – perché non conosceva il futuro – ai dubbi che gli sarebbero venuti appena di lì a qualche ora e che lo avrebbero fatto sprofondare nella triplice negazione di quel ‘Io non lo conosco’.
Ma ci pensa Gesù a riportarlo con i piedi per terra, quando gli predice: ‘Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, che già mi avrai rinnegato tre volte’.
Solo molti anni dopo, Pietro, avrebbe dato la sua vita per Gesù, perché – prima – doveva compiere la sua missione.
Quello era il momento di Satana, quello nel quale Dio si stava ritirando dalla Terra, dove il Principe del Mondo per un giorno avrebbe avuto mano completamente libera per l’assassinio dell’Uomo-Dio.
Gli apostoli – resi ebbri dal precedente trionfo di quell’ingresso domenicale in Gerusalemme ma riportati alla realtà dai successivi discorsi di Gesù che quello stesso giovedì della Cena aveva annunciato ai Gentili la sua imminente morte – avrebbero visto crollare il mondo intorno a se stessi, dopo la cattura di Gesù in quella stessa notte al Getsemani.
Dio si sarebbe ‘allontanato’, la sua forza – come non era più in Gesù-Uomo – non sarebbe stata più neanche in loro, ed essi sarebbero stati sballottati come una barca nella tempesta, e dispersi ai quattro venti.
Ma il ricordare a posteriori le parole di Gesù avrebbe nuovamente dato loro la forza di raccogliersi e di reagire.
Essi tuttavia, ora, sono ‘turbati’, come dice Giovanni, termine questo che significa che, alle parole che ha detto loro poc’anzi Gesù, si sono messi tutti a piangere.
‘Non si turbi il vostro cuore…, nella casa di mio Padre ci sono molte dimore…, Io vado a preparare il posto per voi e, quando vi avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me…’.
Il che è un po’ come dire: ‘Lassù, nella Casa del Padre mio vi sono molti tipi di ‘sistemazione spirituale’ ma non preoccupatevi perché nel frattempo ve ne preparerò una e quando sarà giunta la vostra ora, verrò di nuovo a prendervi…’.
A questo punto Gesù aggiunge che gli apostoli conoscono ormai la ‘via’ per giungere nel posto dove Egli va.
E San Tommaso, che allora non era ancora santo anche perchè oltre che incredulo doveva esser distratto e non doveva aver ascoltato bene quel che più di una volta Gesù aveva detto, gli chiede di fargliela conoscere, questa via…
Ecco perché Gesù doveva esser triste!
Non solo per la prospettiva della Passione, ma anche per queste domande, dopo tre anni in cui Egli si era prodigato per fargli entrare in testa le sue Verità.
Ma, pazientemente, Gesù rispiega nuovamente: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre se non per me. Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma fin da ora voi lo conoscete e lo avete veduto’.
Filippo gli chiede: ‘Signore, facci conoscere il Padre, allora, così siamo a posto!’.
Anche Filippo doveva essere un po’ distratto quando Gesù – al Tempio - si sgolava a spiegare ai Giudei che Lui e il Padre erano una cosa sola, che Lui faceva sempre la volontà del Padre e che il Padre esaudiva sempre quello che gli chiedeva Lui.
E anche ora Gesù ripete il concetto, ribadendo poi agli apostoli – come aveva già detto una volta ai Giudei – che, se a loro questa sembrava una cosa impossibile da credere, lo credessero se non altro per i miracoli che Egli aveva compiuto.
‘Credete – continua infatti Gesù – che è il Padre che dimora in me quello che compie le opere, ed Io e Lui siamo talmente uniti che chi crederà in me – qualunque opera chieda al Padre in nome mio - la potrà fare’.
Per ottenere, dovete amarmi, per amarmi dovete osservare i miei comandamenti, cioè metterli in pratica. E allora se in voi ci sarà l’amore Io pregherò il Padre mio ed Egli vi manderà un altro Consolatore, cioè lo Spirito Santo. Il ‘mondo’ non capirà di che si tratta, perché chi vive delle regole del ‘mondo’ non può capire e accoglierlo. Ma se voi praticherete l’amore, lo avrete.
Io me ne vado ma non vi lascerò orfani: tornerò da voi. Fra un po’ di tempo, poco, il ‘mondo’ non mi vedrà più ma voi mi vedrete, perché voi vivrete im me e io vivrò in voi, chi ama me sarà amato dal Padre mio e io pure l’amerò e mi manifesterò a lui. Ma ricordatevi bene che per amarmi è necessario praticarli, i miei comandamenti’.
Giuda detto il Taddeo, che ormai sappiamo bene essere fratello di Giacomo d’Alfeo e cugino di Gesù, gli chiede come mai il Signore si manifesterà a loro e non al ‘mondo’.
E Gesù gli risponde: «Perché voi mi amate e osservate la mia parola e il Padre lo sa ed io e Lui verremo e dimoreremo in chi ci ama».
Questo – detto in altra maniera – è un po’quel concetto che già avevo spiegato e che a prima vista sembrava strano: Il Signore – attraverso lo Spirito Santo che illumina le menti ed i cuori – si fa conoscere a quegli uomini nel cui cuore Egli vede la volontà di sforzarsi di essere sostanzialmente ‘buoni’, e si nega invece a quelli che lo disprezzano, vale a dire a quelli che – con la mentalità del mondo – rigettano la sua parola.
9.2 Sta arrivando l’ora del Principe del Mondo…
Gesù continua:‘Io, queste cose, ve le ho un po’ anticipate, perché ora sono qui ancora con voi, ma quando verrà lo Spirito Santo mandato dal Padre, Lui vi farà capire ogni cosa e vi farà comprendere meglio quel che Io vi ho detto. Ora Io me ne vado, vi lascio la Pace, vi do la mia Pace, non la pace intesa come un augurio o un saluto così come si intende nel mondo, ma una Pace soprannaturale che pervaderà i vostri cuori, la vostra essenza interiore, aiutandovi ad affontare le prossime battaglie del mondo. Non piangete e non spaventatevi. Avete sentito quel che vi ho detto, no? Vado ma, fra poco, torno. Se mi amaste veramente dovreste essere contenti che io finalmente torni dal Padre mio. Perché il Padre è più grande di Me.
Vado e torno, ed io ve lo dico prima che ciò avvenga perché – quando avverrà – voi comprendiate finalmente chi sono io e crediate a tutto quel che vi avevo detto.
Il tempo stringe, e non potrò parlare più molto con voi perché sta arrivando l’ora del Principe del Mondo.
A dire il vero egli non potrebbe far nulla contro di me che sono Dio, ma lo potrà questa volta affinchè il mondo si renda conto fino a qual punto Io ho amato il Padre, facendo la Sua volontà di incarnazione e di redenzione, per amore vostro.
E’ ora di alzarsi e andare, ma ricordatevi ancora che Io sono come la vite e che il Padre mio è come un agricoltore.
I tralci che non portano ‘frutto’ spirituale vengono amputati e bruciati, e quelli che lo portano vengono potati perché emettano nuovi getti e portino più frutto ancora. Continuate a vivere in me così da permettermi di vivere in voi, perché se vivrete in me porterete molti frutti spirituali mentre in caso contrario vi perderete. Se vivrete in me potrete – spiritualmente parlando - chiedere al Padre mio quel che vorrete ed Egli vi esaudirà perché – come vi ho già spiegato - Egli avrà ricevuto da voi ‘gloria’ avendo voi portato molto ‘frutto’ essendo vissuti in me.
Io vi ribadisco che è questo il comandamento che vi lascio: amarvi fra di voi non come voi stessi ma come Io vi ho amato, cioè fino a sacrificare la mia vita per voi. Voi siete miei amici se farete quel che io vi comando. Vi dico ‘amici’ e non ‘servi’ perché in amicizia vi ho fatto partecipi dei miei segreti di amore e di sapienza. Ricordatevi sempre che non siete stati voi a scegliere me ma Io che, ‘ab-aeterno’, vi ho sempre ‘conosciuti’, vi ho eletto e dato una missione affinchè portiate molto frutto cosicchè – qualunque cosa vorrete chiedere al Padre – Egli ve la concederà.
Però…, però sappiate, anzi ricordatevi – quando vi renderete conto che il ‘mondo’ vi odierà – che prima di voi ha odiato me. Se voi vi comportaste infatti secondo i valori e le regole del ‘mondo’, il mondo non vi contrasterebbe perché vi riconoscerebbe come ‘figli del mondo’ ma poiché invece voi non siete del mondo perché io – scegliendovi – vi ho fatto uscire dal mondo, ebbene allora il mondo vi odierà, perché vi riconoscerà ‘estranei’. D’altra parte ricordatevi anche quell’altra cosa che vi avevo detto al momento della ‘lavanda’: e cioè che il servo non è da più del padrone. Se quindi hanno perseguitato me che sono Padrone, non vedo perché non dovranno perseguitare voi, mentre se vi è stato chi ha apprezzato e praticato la mia parola vi sarà anche chi farà altrettanto con la vostra.
Sappiate che tutto quel che vi faranno per causa mia, lo faranno perché non hanno conosciuto o voluto conoscere chi è che mi ha mandato.
Ora, se Io non fossi sceso sulla Terra e non avessi parlato, essi – a causa della loro ignoranza – non avrebbero colpa. Ma io sono venuto, ho parlato, ho operato miracoli che nessun altro mai fece, e allora essi hanno colpa perché – avendo visto tutto ciò – hanno disprezzato me e il Padre mio così chè si è adempiuto quanto i Profeti avevano predetto: ‘Mi odiarono senza ragione’.
Quando verrà però il Consolatore, lo Spirito di Verità che viene dal Padre e che Io vi manderò, Egli mi renderà testimonianza, anche attraverso di voi.
Vi dico queste cose affinchè non siate colti di sorpresa dagli avvenimenti. Vi cacceranno infatti persino dalle sinagoghe e anzi ci saranno momenti in cui chi vi ucciderà penserà persino di fare un servizio a Dio.
E ciò avverrà sempre perché non hanno conosciuto né voluto conoscere il Padre e Me.
Ve lo dico perché – quando avverrà – voi vi ricordiate bene che io ve lo avevo detto.
Tutte queste cose non ve le ho dette prima perché, tanto, io ero ancora con voi. Ma ora che me ne vado da Colui che mi ha mandato… ve le dico.
Beh…? Adesso non me lo domandate più ‘Dove vai’?
Siete muti e tristi? Eppure – credetemi - è un bene che Io me ne vada perché, se Io non me ne andassi, non potrebbe venire a prendere il mio posto – dentro di voi - il Consolatore che io stesso vi manderò.
Quando Egli verrà, finalmente Egli saprà convincere il ‘mondo’ degli errori compiuti nei miei confronti, sia in merito al Peccato commesso su di Me, perché io ero Dio, sia in merito alla mia santità per il mio rispetto della giustizia, cioè della Legge, sia infine in merito al giudizio che io ho emesso verso il mondo: e ciò perché la mia venuta redentiva sancirà la sconfitta di Satana e dei suoi accoliti: infatti io sarò pietra d’inciampo per i reprobi e farò una discriminazione fra buoni e cattivi, perché giustizia sia fatta.
Ah..! Sapeste quante cose avrei ancora da dirvi mentre il tempo stringe sempre di più, ma per ora non potreste comprendere, perché ci vorrà l’illuminazione dello Spirito di Verità per guidarvi alla Verità tutta intera, sì alla Verità tutta perché quel che Egli vi dirà non ve lo dirà di proprio ma dirà quel che Egli ascolta, e vi farà conoscere il futuro, e profetizzerete.
Egli renderà gloria a Me, prenderà del Mio e ve lo farà conoscere come io prendo dal Padre.
Vi ho già detto che fra poco non mi vedrete più ma dopo un altro poco mi vedrete’.
Gesù in quel momento non parlava apertamente della sua morte e risurrezione, e quindi gli apostoli non capiscono il senso delle sue parole, cioè di quel vederlo, non vederlo e rivederlo ancora.
Allora, Egli, rimanendo sempre sul filo della metafora, spiega:
‘Come la donna prima del parto soffre le doglie, ma dopo il parto queste cessano e lei è felice perché ha dato alla luce un figlio, così voi fra poco piangerete e il mondo riderà di me, ma poco dopo il vostro cuore scoppierà di gioia e dimenticherete tutto il passato. E dopo questo dolore e questa prova superata, il Padre vi concederà qualunque cosa voi gli chiediate in nome di Me che mi sono sacrificato.
Io, nell’annunciarvi queste cose, mi sono espresso usando delle metafore, ma per il futuro vi parlerò apertamente del Padre. E quel giorno, quando – superata la prova - al Padre chiederete in nome mio, non ci sarà più neanche bisogno che io preghi il Padre che vi esaudisca perché a quel punto il Padre stesso vi amerà, avendo voi amato me che sono venuto da Lui.
Uscito dal Padre sono venuto al ‘ mondo’, sulla Terra, e ora lascio il mondo e ritorno al Padre.
Chiaro, ora, tutto il discorso riportato nel Vangelo di Giovanni?
E lo è anche per i discepoli, che gli dicono: ‘Ora sì che parli chiaro e non usi nessuna allegoria. Ora ci rendiamo conto che tu sai proprio tutto e parli anche senza bisogno che uno ti debba interrogare. E’ chiaro, ora, che vieni proprio da Dio!’.
Avete sentito? ‘Ora sì che parli chiaro…ora è chiaro che vieni proprio da Dio…?’
Dite un po’, cosa gli avreste risposto, voi, al posto di Gesù?
Ma Gesù non si arrabbia e malinconicamente dice: ‘Ora credete? Ecco sta per venire l’ora, anzi ci siamo già, in cui voi che ‘credete’ vi disperderete ai quattro venti e mi lascerete solo. Ma solo non sarò, perché il Padre è con Me.’
E poi conclude: ‘Lo ripeto ancora una volta: vi ho detto tutte queste cose perché conoscendole in anticipo non siate presi alla sprovvista e vi mettiate il cuore in pace, la mia Pace. Incontrerete tanti ostacoli, ma rasserenatevi: io ho vinto il mondo!’
La Cena è finita. La Valtorta l’ha vista ed ascoltata in visione e ora scrive:
‘Gesù si alza, apre le braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al Padre. Giovanni la riporta integralmente’:2
«Padre, è giunta l’ora, glorifica tuo figlio, affinchè il Figlio tuo glorifichi te, come tu gli hai dato potere su tutti gli uomini, affinchè egli doni la vita eterna a coloro che gli hai dato.
La vita eterna è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che mi hai dato da fare; ora, Padre, glorifica me nel tuo cospetto, con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato, scelti di mezzo al mondo: erano tuoi e li hai donati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che desti a me le ho date a loro; essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai donato, perché sono tuoi.
Ogni cosa mia è tua e ogni cosa tua è mia. In essi io sono stato glorificato.
Ormai io non sono più nel mondo, ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te.
Padre santo, custodiscili nel nome tuo che mi hai dato, affinchè siano una cosa sola come noi.
Finchè ero con essi, li conservavo nel tuo nome che tu m’hai dato, li ho custoditi e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione, affinchè si adempisse la Scrittura.
Ma ora io vengo a te, e questo dico mentre sono ancora nel mondo, affinchè abbiano la pienezza della mia gioia in se stessi.
Io ho comunicato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come neanch’io sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal maligno.
Essi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo.
Santificali per la verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato nel mondo me, anch’io ho mandato nel mondo essi. E per loro io santifico me stesso, affinchè essi pure siano santificati per la verità.
Né soltanto per questi prego, ma prego anche per quelli che crederanno in me per la loro parola; affinchè siano tutti una cosa sola come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato.
La gloria che tu mi desti io l’ho data loro, affinchè siano una sola cosa, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me, affinchè siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me.
Padre, io voglio che là dove sono io, siano con me pure quelli che tu m’hai dato, affinchè contemplino la gloria che tu mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto e questi hanno riconosciuto che tu mi hai mandato. Ed ho fatto conoscere a loro il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinchè l’amore col quale hai amato me sia in essi ed io in loro».
Gli apostoli – commenta ancora la nostra mistica – ‘lacrimano più o meno palesemente e rumorosamente. Per ultimo cantano un inno…’.
Gesù li benedice, li invita a prendere i mantelli e si avviano tutti verso il Getsemani: tutti, tranne Giuda.