2. LA RESURREZIONE DI LAZZARO
2.1 Tornare in Giudea? Ma siamo impazziti? E’ passato poco tempo che hanno cercato di lapidarci e tu ci vuoi tornare?
Comincia, in sordina, questo racconto dell'apostolo Giovanni che apre la nuova stagione di evangelizzazione ma anche gli ultimi mesi della vita di Gesù, all’inizio del quarto anno. 1
Dicono gli ‘esperti’ che egli abbia scritto il suo Vangelo verso il 95-96 d.C., ad Efeso.2
Efeso era situata in quella che oggi è la Turchia, sulla costa prospicente la Grecia. Allora era una delle capitali del mondo, dove già Paolo di Tarso, cioè San Paolo, aveva stabilito una delle prime comunità cristiane, come si rileva dagli Atti degli Apostoli e dalla stessa lettera di San Paolo agli Efesini.
‘Era malato un certo Lazzaro di Betania...’
Mi sembra l’inizio del racconto di una ‘favola’ che il quasi centenario Giovanni – con i capelli e la barba bianchi - narra ai suoi ‘nipotini’.
In effetti – quando Giovanni dovette scrivere quel suo Vangelo – erano passati più di una sessantina d’anni da questo avvenimento che ora racconta e sfido anche voi a non vedere i vostri ricordi perdersi un pochino fra le nebbie del passato.
Ma certo l’Evangelista doveva aver già fissato fin dall’inizio, dalla giovinezza, i suoi ricordi su tavolette di cera, su papiro o pergamena secondo l’uso di quei tempi, senza dimenticare l’assistenza dello Spirito Santo che ai suoi strumenti tutto fa capire e ricordare al momento opportuno.
Ed il Vangelo di Giovanni, confrontato con quello degli altri tre evangelisti, sembra del tutto ispirato come se Dio, o meglio il Gesù Risorto, gli avesse guidato la mente e la mano per fargli ricordare alla perfezione certi aspetti fondamentali della vita in comune che gli altri tre evangelisti non avevano adeguatamente trattato o neanche ricordato.
‘Un certo Lazzaro...’.
Giovanni racconta il Vangelo per i futuri. Gesù era ormai asceso al Cielo da vari decenni, Pietro e Paolo avevano già fatto la loro parte da una trentina di anni, predicando e pagando con la vita, gli altri apostoli – chi qua chi là – non avevano voluto essere da meno, come il loro Maestro.
Giovanni è l’unico sopravvissuto.
Forse perchè era ‘quel discepolo che Gesù amava tanto’?
Forse, ma preferisco pensare di no. Forse la Chiesa nascente aveva ancora bisogno di quel santo notevole, il più puro degli apostoli. Forse Giovanni avrebbe dovuto completare – con una meditazione più profonda e con vista d’aquila - gli altri tre vangeli. Forse avrebbe dovuto lasciare all’Umanità l’Apocalisse che si sarebbe accinto a scrivere quasi centenario.
Dunque, racconta ora Giovanni evangelista, ‘Era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella’.3
Lazzaro ‘s’era infermato’ e le sorelle gli mandano a dire, a Gesù: ‘Signore, colui che tu ami è ammalato’.
Non gli chiedono: ‘Gesù, vieni di corsa, perchè altrimenti Lazzaro muore. Ne hai salvati tanti..., e proprio ora che muore Lazzaro tu non ti fai più vedere? Hai sempre detto che lo amavi tanto...’.
No. Loro le cose le sanno dire con garbo e finezza: ‘Signore, colui che tu ami tanto è ammalato!’.
E Gesù? Gesù se la prende calma, perchè risponde filosoficamente: ‘Questa non è malattia da morirne, ma è per la gloria di Dio, affinchè per essa il Figlio di Dio sia glorificato!’.
Anzi a ben pensarci se la prende non calma, ma ‘comoda’, perchè nonostante le brutte notizie sul suo amico, se ne rimane lì nel luogo in cui era ancora per un paio di giorni, forse perchè - come dice lo stesso Gesù - quella di Lazzaro non era ‘malattia da morirne’.
Finchè non dice ai discepoli: ‘Adesso è ora di tornare in Giudea!’.
‘Tornare in Giudea? Ma siamo impazziti? E’ passato poco che hanno cercato di lapidarci e tu ci vuoi tornare?’
Non è che avessero tutti i torti. Quel tumulto scoppiato l’ultima volta al Tempio doveva fargli venire la pelle d’oca al solo ricordo.
Rifletto un momento sullo scambio di battute fra Gesù e gli apostoli e – indipendentente dalla ben nota laconicità di Giovanni - mi sembra di capire che la loro reazione alle decisione di Gesù di tornare a Gerusalemme, non dovesse essere stata delle più tranquille.
Certo, era in ballo anche la loro ‘pelle’, ma il fatto è che essi erano ancora molto ‘umani’, e con Gesù qualche volta si prendevano qualche confidenza di troppo, perchè a Gesù volevano molto bene ma lo consideravano – più che un mero Dio – soprattutto un ‘Dio-amico’. E invece di adorarlo in ginocchio ai suoi piedi, o davanti all’Eucarestia come si dovrebbe fare adesso, qualche volta gli mettevano un braccio sulla spalla, magari lo trattavano affettuosamente e premurosamente, salvo rimanere scioccati di fronte ai miracoli, convincersi che lui era proprio Dio ma senza riuscire a ‘metabolizzare’ in realtà quel concetto e trarne le conseguenze in termini di ‘adorazione’ quale si deve ad un Dio.
L’atteggiamento degli apostoli cambierà completamente dopo la Risurrezione, quando essi – rimasti dubbiosi dopo la sua ‘sparizione’ dal Sepolcro - se lo vedranno apparire nel Cenacolo col suo corpo glorificato, passare attraverso solide mura come fosse un fantasma, materializzarsi di fronte a loro, ben solido, farsi toccare le piaghe, mangiare con loro, smaterializzarsi nuovamente, ricomparire contemporaneamente a vari discepoli in punti lontanissimi fra di loro, stare ancora con loro una quarantina di giorni per ascendere infine nella gloria al Cielo con il suo corpo glorificato.
Comunque Gesù, sempre filosofo, risponde ora alle ‘contestazioni’ degli apostoli: ‘Non è forse solo di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo: ma se uno cammina di notte, inciampa, perchè la luce non è in lui’.
2.2 Un miracolo a maggior gloria di Dio e per la conferma della fede in Gesù.
Cosa significa tutto questo discorso? Semplice, è la solita metafora per capire la quale e tradurla in parole povere ci vorrebbe ‘l’illuminazione’ degli ‘esegeti’.
Proviamoci anche noi: ‘Quando si percorre una strada bisogna sfruttare interamente la luce finchè è giorno, per vedere dove si mettono i piedi, non inciampare e percorrere più cammino possibile verso la meta prima che venga il buio. La mia è una strada spirituale e continuerò ad avere la Luce e l’appoggio della Potenza di Dio Padre fino al momento prefissato, ma poi verrà la Notte, quando il momento della Passione sarà giunto, quando il Padre ritirerà il suo appoggio e la sua luce, ed io mi ritroverò solo in balia delle Tenebre, cioè di Satana perchè sarà quello il suo momento, il momento del suo ‘trionfo’, il momento della mia Passione, il momento in cui anch’egli - come i Giudei - mi ‘innalzerà’ su una croce convinto di ‘abbassarmi’ davanti agli occhi del mondo, ma dove invece sarà finalmente manifesto a tutti il Trionfo di Dio, del Verbo, che in quel momento otterrà con il suo Sangue la Redenzione, la Liberazione dell’Umanità - passata, presente e futura – dalla Colpa e dalle sue conseguenze, con l’autorizzazione del Padre a riaprire per essa le porte del Cielo per tutti gli uomini di buona volontà’.
Guardate che non è che avesse detto proprio queste cose, perchè non è che dicesse sempre tutto, Gesù.
Ma le deve aver pensate…
‘Il nostro amico ‘dorme’, ma vado a ‘svegliarlo’, prosegue Gesù continuando a parlare di Lazzaro.
Non c’è che dire, parla proprio metaforico, e le ‘metafore’ non solo non le capivano i giudei ma neanche gli apostoli.
E quelli infatti rispondono: ‘Signore, se dorme, guarirà!’
E allora Gesù, apertamente: ‘Ve lo devo proprio dire: Lazzaro è morto e sono contento per voi di non esser stato là affinchè crediate...!’.
Ah! Eccolo qua. Non se l’era presa con calma, non se l’era presa ‘comoda’. Egli aveva ben sofferto per l’agonia dell’amico, per il dolore delle sorelle al suo capezzale, ma aveva tenuto duro, aveva tenuto duro perchè voleva confermare nella fede gli apostoli.
A Cana – dove aveva trasformato l’acqua in vino – Gesù si era lasciato convincere a far miracolo da sua Mamma anche affinchè i primi discepoli – di fronte a quel miracolo portentoso di cambiamento di una ‘sostanza’ in un’altra, buona per giunta – potessero credere in lui come Messia ed accettare meglio di seguirlo nella missione.
Ora Gesù - come si capisce chiaramente dalle sue parole - intende compiere il miracolo della portentosa risurrezione di Lazzaro per convincerli che Egli non solo è ‘Messia’, ma – come ormai da molti mesi andava predicando chiaramente – che è veramente Figlio di Dio.
Solo una fede ferma avrebbe potuto infatti dare a quegli apostoli molto umani la forza e la determinazione di andare avanti e diffondere il cristianesimo contro qualsiasi difficoltà. Solo una fede rocciosa avrebbe permesso loro di affrontare cantando il martirio.
Solo la coscienza incrollabile della possibilità - per Dio – di resuscitare un corpo in disfacimento, morto da quattro giorni come quello di Lazzaro, o di resuscitare se stesso, come avrebbe fatto poi Gesù, poteva convincerli - fino ad accettare tutti il martirio - che Gesù era veramente Figlio di Dio, convincerli che il corpo ‘glorificato’ era una realtà, e che la resurrezione dei corpi (glorificati) degli uomini alla fine del mondo era veramente possibile.
Ma Tommaso - come si evince da questo brano di Vangelo e come avevamo visto in occasione del miracolo della moltiplicazione dei pani quando, vergognandosi con il suo canestro vuoto, si era nascosto dietro ad un albero per vedere se dai canestri vuoti degli altri apostoli saltavano veramente fuori i pani e i pesci promessi da Gesù - era sempre ‘Tommaso’.
Quindi non è con l’entusiasmo dell’aspirante ‘martire’ ma è con una bella dose di scetticismo, paura ed una leggera punta polemica che Tommaso – scrollando il capo e rivolgendosi non a Gesù ma agli altri discepoli, come osserva Giovanni – deve aver ribattuto quel ‘Andiamo anche noi, per morire con lui’, che forse dovrebbe intendersi: ‘Ma sì...! Andiamo anche noi. Così moriremo con lui, e non se ne parlerà più!’.
2.3 Lazzaro vieni fuori…
Al suo arrivo Gesù trova Lazzaro nella tomba già da quattro giorni.4
Abbiamo detto che Lazzaro era un personaggio ricco e potente, un personaggio ‘importante’ dal punto di vista sociale e politico, e lo si capisce anche dal fatto che molti ‘Giudei’ (termine con il quale Giovanni solitamente non indica il popolo o la gente comune ma i ‘Capi’), erano lì convenuti per i cordogli di rito.
Anche le pietre sapevano che Lazzaro era un estimatore di Gesù, e certo i Capi che volevano Gesù morto avrebbero volentieri seppellito nella stessa tomba anche Lazzaro che lo proteggeva in quel suo feudo di Betania, ogni volta che Gesù vi si recava.
Ora certamente, fra i convenuti per il ‘cordoglio’, qualcuno voleva assaporare da vicino la morte di quel ‘protettore’, con la scusa delle condoglianze alle due sorelle.
Avete mai visto in televisione quei funerali di stato dove tutti, ma proprio tutti sono presenti? Tutti amici? Proprio tutti?
Anche per Lazzaro deve esser stato così e doveva quindi essere lì convenuta per quel giorno tutta la Israele che conta.
Perchè proprio in quel giorno? Perchè Dio, ce lo insegna uno sguardo alla natura che ci circonda ed al cielo stellato, è il più grande scenografo e coreografo che esista.
Di fronte a quel miracolo che si preparava di certo, gli angeli di Dio non dovevano aver mancato di dar ai capi giudei l’idea di recarsi a Betania, o forse Gesù era arrivato proprio quel giorno, e non quello dopo ancora, perchè - quale Dio – sapeva che in quel giorno vi avrebbe incontrato tutti quelli che ‘contavano’.
Insomma, quel giorno c’erano quasi tutti e d’altra parte Betania era molto vicina a Gerusalemme, una sorta di villaggio ‘fuori porta’.
Marta viene avvisata da qualcuno dell’arrivo di Gesù e gli va incontro. Infatti, come annota Giovanni qualche versetto dopo quando narra di Maria che gli va incontro, Gesù non era ancora entrato nel villaggio ma stava sempre nel luogo ove Marta lo aveva incontrato.
Perchè non vi era entrato? Sapeva forse che vi erano i ‘Capi’ e voleva evitare nuovi scontri? No, perchè era venuto apposta a Betania e voleva compiervi quel miracolo. Forse allora per non arrivarvi in ‘pompa magna’, visto che era seguito da tutti i suoi dodici apostoli? Può darsi. O forse per non mettere in imbarazzo le due sorelle di fronte ai capi Giudei compromettendole con la dimostrazione della sua ‘amicizia’? Ma lo sapevano tutti che loro non solo erano ‘amiche’ ma addirittura discepole e che lo seguivano dappertutto. O forse allora per discrezione, perchè magari voleva che fossero le sorelle ad invitarlo in casa propria? O magari per pudore umano?
Non è mai capitato anche a voi, quando andate a qualche funerale e vedete tanti parenti e tanta gente vicino a quelli che sono in lutto, di tenervi istintivamente in disparte, come se foste o vi sentiste fuori posto, oppure di non avere il coraggio di entrare in mezzo a quel dolore?
O forse Gesù pensava che le due sorelle fossero arrabbiate con lui, visto che – informato precedentemente dello stato gravissimo di Lazzaro – non si era precipitato al suo capezzale nè lo aveva guarito a distanza prima che morisse del tutto? Cosa potevano aver pensato le sorelle, e i loro parenti e amici di lui?
Insomma, non lo so perché Gesù non fosse entrato. Fatto sta che Giovanni dice che Gesù si ferma fuori del villaggio, e Marta gli va incontro lì.
La prima cosa che a Marta scappa è: ‘Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto...’, il che mi sembra un rimprovero bello e buono, anche se poi – forse per correggersi o forse perchè pentita di aver osato rimproverare il Maestro, o forse infine perchè speranzosa, al di là di ogni ragionevole speranza, in un qualche miracolo, ella aggiunge: ‘Ma ora so anche che qualunque cosa chiederai a Dio egli te la concederà’.
Già, ma in cosa avrebbe potuto sperare ormai? Avrebbe potuto sperare che Gesù guarisse suo fratello se egli fosse arrivato prima che lui morisse. Avrebbe ancora potuto sperare al limite che lo avesse resuscitato se Gesù fosse arrivato con Lazzaro morto da poco, come avevano raccontato discepoli e popolo di quei due giovinetti appena deceduti, la figlia del Capo di una Sinagoga, Giairo, o quel giovane figlio di madre vedova, della città di Naim.
Ma uno morto da quattro giorni ed in stato di avanzata decomposizione?
E infatti quando Gesù le dice : ‘Tuo fratello risorgerà’, Marta – che era un tipo pragmatico e aveva i piedi ben per terra, anche se Gesù le diceva sempre che questo era un difetto – gli risponde con aria rassegnata e mesta, e con un sospiro: ‘Lo lo, lo so che risorgerà, l’ultimo giorno, alla fine del mondo...’.
E Gesù, senza arrabbiarsi, perchè comprendeva bene l’animo umano e sapeva che non era tanto la fede che le mancava quanto aveva l’umanità che la sovrastava in quel momento di dolore, le ricorda quanto Egli aveva più volte detto: ‘Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chi vive e crede in me, non morrà in eterno’.
Gesù intende qui applicare al ‘materiale’ una verità spirituale. Egli si apprestava a fare miracolo, anche se Marta non lo sapeva ancora. E ricorda che per aver miracolo bisogna aver fede.
Egli è resurrezione e vita dell’anima morta, innanzitutto, perchè chi crede in Lui, e ne segue gli insegnamenti, nel senso che li mette in pratica, salverà la sua anima e guadagnerà la vita eterna.
Anche questo della vita eterna è ben un miracolo, anzi il più strepitoso. Chi lo direbbe mai? Ma se non abbiamo fede, perchè non ci sforziamo neanche un pochino, come fa il Signore ad aiutarci e a darci il resto che ci manca?
E infatti Marta, piegata su se stessa, gli risponde: ‘Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che viene in questo mondo...’.
E torna subito a casa a chiamare Maria dicendole sottovoce: ‘Il Maestro è qui e ti chiama...’.
Glielo dice sottovoce, forse per non farsi sentire dagli altri Giudei presenti, visto anche che lo stesso Gesù si era fermato fuori dal villaggio.
E Maria, che aveva un temperamento 'focoso', si alza di scatto - perchè evidentemente era lì che piangeva seduta su una sedia con parenti e amici intorno che la consolavano - e si precipita fuori.
Gli altri, istintivamente la seguono, pensando che lei voglia forse andare a piangere al sepolcro di Lazzaro, costruito in fondo alla loro proprietà.
La seguono anche i ‘Giudei’, venuti da Gerusalemme, che si accalcavano un po' nel salone principale e un po' sulla soglia, vicino alla porta di ingresso.
Lei li precede di qualche metro camminando spedita, anzi di corsa finchè, davanti, essi non si trovano ...Gesù.
Che scena! L’ultima volta che l’avevan visto avevano cercato di lapidarlo, e ora se lo trovavano di nuovo lì.
Ma sono in casa di Lazzaro, e bisogna fare buon viso a cattivo gioco.
Maria vede Gesù. E gli si getta ai piedi. Anche a lei scappa detto: ‘Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto’.
Conoscendo però il carattere di Maria, e sapendo quanto ella amasse Gesù che l’aveva guarita e redenta, riesce difficile pensare ad un vero rimprovero, come del resto neanche da parte di Marta, ma chissà quante volte le due sorelle, mentre vegliavano il fratello moribondo e avendo mandato a chiamare Gesù che aveva guarito di tutto, si erano dette fra loro che ‘se solo fosse arrivato in tempo’...
Gesù – commenta Giovanni che assisteva a quella scena - si commuove, e piange, vedendola piangere e vedendo piangere gli altri Giudei. A volte il pianto è comunicativo.
Veramente mi sembra strano che i ‘Giudei’, cioè i Capi, piangessero, ma forse qui ‘giudei’ sta genericamente per ‘quelli venuti da Gerusalemme’, e certo fra loro vi dovevano essere anche degli amici.
Mi sembra anche strano che Gesù si fosse messo a piangere, visto che sappiamo che egli stesso aveva lasciato morire l’amico, ma forse sarebbe più giusto dire che egli era stato ‘costretto’ a lasciarlo morire e a dar dolore alle due sorelle, ai servitori fedeli di casa, a tutti gli amici. Piangeva perchè il dolore degli altri doveva avergli richiamato in superficie anche il suo.
In fin dei conti era anche un uomo!
E, vedendolo piangere, come al solito i commenti della gente si sprecano e sono differenti. Alcuni interpretano in senso positivo: ‘Guarda come lo amava!’. Altri invece – e questi devono essere i Capi dei ‘Giudei’, magari gli stessi dell’episodio del ‘cieco-nato’ – recriminano: ‘Non poteva lui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare che questi non morisse?’.
Non c’è che dire: quello del ‘cieco nato’, vale a dire il miracolo (nelle visioni valtortiane) dei bulbi oculari mancanti e creati ex-novo nelle orbite di quell’uomo, li aveva proprio ‘shoccati’, anche se non era riuscito a farli ricredere, segno che proprio non volevano credere.
Gesù si fa condurre davanti al sepolcro, scavato nella roccia e con l’ingresso chiuso da una pesante pietra rotonda, come si usava a quei tempi, e che poteva essere fatta rotolare lungo le pareti per aprire e chiudere l’ingresso.
Egli – di fronte al sepolcro – si commuove e piange di nuovo.
‘Togliete la pietra!’.
Questo proprio non se lo aspettava nessuno. Ve lo immaginate? Ve la immaginate la scena e le espressioni dei volti?
‘Togliete quella pietra’, deve aver ancora tuonato.
E Marta: ‘Ma Signore, è già di quattro giorni...’.
E Gesù: ‘Non t’ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio’?
Ecco qua, la spiegazione di tutto. La gloria di Dio!
La ‘Gloria’ significava ‘miracolo’, ma non un ‘normale’ miracolo, e se voleva vederlo doveva avere ‘fede’.
Questo doveva essere il miracolo dei miracoli, una cosa superstrepitosa, tale da far dire a tutti che quello era proprio un miracolo ‘glorioso’ di Dio, e che Gesù doveva proprio esser Dio – come aveva detto anche l’ultima volta quando avevano cercato di lapidarlo – per poter fare una cosa del genere.
Doveva essere l’ultimo tentativo di conversione di quella gente astiosa e dura…, parlo dei Capi. E sarebbe servito anche agli apostoli che, se non erano ‘duri di cervice’, erano però molto ‘umani’.
Il miracolo, a dire il vero, è un’arma a doppio taglio, per chi vi assiste o ne viene a conoscenza. Da un lato è una ‘opportunità’ che aiuta a ‘credere’ chi si colloca di fronte ad esso in una prospettiva quanto meno di ‘apertura spirituale’. Dall’altro diventa una aggravante di condanna quando una persona, di fronte alla ragionevole evidenza quando non anche una evidenza clamorosa, lo rifiuta perchè si ostina.
In quest’ultimo caso è rifiuto superbo di Dio, anche quando le circostanze dovrebbero indurre alla prudenza di giudizio e ad un cauto riesame della situazione.
Gesù alza quindi gli occhi al cielo per quella preghiera in cui ringrazia il Padre a priori, per il miracolo che deve ancora avvenire, e lo fa affinchè tutta la gente intorno – e doveva esser veramente tanta – si convinca della sua assoluta certezza che il Padre avrebbe esaudito il Figlio e – di fronte all’evidenza di questo miracolo – che era stato il Padre ad inviarlo sulla Terra.
‘Lazzaro vieni fuori!’...
Vi lascio immaginare la scena5.
1 Gv 11, 1-16: Era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella.
Maria era quella che unse d’unguento profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli: s’era infermato suo fratello, Lazzaro.
Le sorelle di lui mandarono a dirgli: «Signore, colui che tu ami è ammalato».
Udito ciò Gesù rispose:«Questa non è malattia da morirne, ma è per la gloria di Dio, affinchè per essa il Figlio di Dio sia glorificato».
Gesù amava Marta, Maria, sua sorella, e Lazzaro.
Quand’ebbe sentito che era infermo, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era.
Poi disse ai suoi discepoli: «Ritorniamo in Giudea».
«Maestro, gli fecero osservare i discepoli, or ora i Giudei cercavano di lapidarti, e tu ci vuoi tornare?».
Gesù rispose:«Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo: ma se uno cammina di notte, inciampa, perchè la luce non è in lui».
Così parlò, poi soggiunse: «Lazzaro, il nostro amico, dorme, ma vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se dorme, guarirà!».
Gesù aveva parlato della morte di lui, ma essi credevano che intendesse il riposo del sonno.
Allora Gesù disse apertamente: «Lazzaro è morto, e sono contento per voi di non essere stato là, affinchè crediate. Ma andiamo da lui».
Disse allora Tommaso, chiamato Didimo, agli altri discepoli: «Andiamo anche noi, per morire con lui».
2 G.L.: ‘”Il Vangelo del grande e del ‘piccolo’ Giovanni”, Vol. II, Cap. 12 - Ed. Segno, 2000 - vedi anche sito internet dell’autore.
3 G.L.: “Il Vangelo del grande …’ - Vol. II, Cap. 12 - Ed. Segno, vedi anche sito internet dell’autore.
4 Gv 11, 17-46: Al suo arrivo Gesù trovò Lazzaro nella tomba già da quattro giorni. Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, e molti Giudei erano venuti da Marta e da Maria per consolarle del loro fratello.
Marta, quando seppe che Gesù veniva, gli andò incontro, mentre Maria stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: « Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto: ma ora so che qualunque cosa chiederai a Dio egli te la concederà ».
Gesù le disse: « Tuo fratello risorgerà ».
Gli rispose Marta : « So che risorgerà, nella risurrezione dell’ultimo giorno ».
Gesù soggiunse: « Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chi vive e crede in me, non morrà in eterno.Credi tu questo?».
Gli rispose: « Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che viene in questo mondo».
Ciò detto, andò a chiamare sua sorella Maria, dicendole sottovoce: « Il Maestro è qui e ti chiama ».
Ella, udito questo, si alzò in fretta e venne da lui.
Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma stava sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato.
I Giudei che stavano con Maria in casa a consolarla, avendola veduta alzarsi in fretta e uscire, le tennero dietro, pensando che andasse al sepolcro a piangervi.
Maria invece, arrivata dov’era Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi e disse: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto ».
Gesù, vedendola piangere, e piangere anche i Giudei che l’accompagnavano, si commosse e turbò in se stesso e disse: « Dove l’avete posto? ».
Gli risposero: « Signore, vieni e vedi ».
Gesù pianse. Esclamarono perciò i Giudei: «Guarda come lo amava». Ma taluni di essi dissero: «Non poteva lui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare che questi non morisse?».
Gesù, di nuovo commosso in se stesso, giunse al sepolcro: era una grotta alla cui imboccatura era posta una pietra.
Gesù disse: « Togliete la pietra».
Gli rispose Marta, sorella del morto: «Signore, già puzza, perchè è di quattro giorni ».
E Gesù a lei: «Non t’ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
Levarono allora la pietra. Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: « Padre, ti ringrazio di avermi esaudito. Sapevo che mi esaudisci sempre, ma l’ho detto per il popolo che mi circonda, affinchè credano che tu mi hai mandato ».
E detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori!».
Egli uscì subito, legato piedi e mani con fasce e col viso coperto da un sudario.
Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Molti dei Giudei, venuti da Maria, visto il prodigio compiuto da Gesù, credettero in lui.
Alcuni, però , andarono dai farisei a riferire quanto Gesù aveva fatto.
5 MV.: ‘L’Evangelo…’ - Vol. VIII, Cap. 548 - C.E.V.
G.L. “Il Vangelo del grande …” - Vol. II, Cap. 13 - Ed. Segno, vedi anche sito internet dell'autore.
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