24. UN TENTATIVO DI LAPIDAZIONE DI GESU’
E LA SUA FUGA DAL TEMPIO 

 

24.1 Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato. Dove vado io voi non potete venire...

Il precedente racconto del Vangelo di Giovanni - iniziato con il concetto di Gesù Luce del mondo e di Gesù Figlio del Padre - tuttavia continua come in nota.1

Dal racconto pare di capire che non vi sia soluzione di continuità fra questo ulteriore discorso di Gesù e quello precedente sulla Luce del mondo.

La ‘soglia’ dell’attenzione degli uditori, per quanto il parlare di Gesù fosse eloquente e sapiente, non poteva superare l’oretta, e non è quindi improbabile che fra i due discorsi  – anche se Giovanni continua il racconto con quel ‘Di nuovo Gesù disse…’ – Gesù abbia fatto intercorrere un intervallo.
Magari il primo discorso lo avrà fatto in mattinata e il secondo nel pomeriggio. Chissà...
Questo secondo discorso si conclude con un tentativo di lapidazione, con Gesù che – come dice Giovanni -  ‘si nascose’ uscendosene in qualche modo dal Tempio.
Il discorso di Gesù che Giovanni riporta ora nel suo Vangelo è uno dei più lunghi, segno che Giovanni - che di per sè è abbastanza ‘telegrafico’ e ha dimostrato la capacità di saper condensare in poche parole concetti ampli e complessi – lo considera un discorso importante.
Dovremo quindi fare uno sforzo di immaginazione e di ‘immedesimazione’ per cogliere lo ‘spirito’ delle parole di Gesù, aggiungendo magari noi… quel che Giovanni – dando magari per scontato che ci arrivassimo da soli -  non ci ha messo.
Dunque alla fine del discorso hanno cercato di lapidare Gesù.
Non era la prima volta ma questo deve essere stato un tumulto ben violento se ora Gesù è stato costretto a nascondersi.
Riflettiamo allora bene sui contenuti di quel che Gesù dice, per capire meglio la chiave di una reazione del genere.
Gesù non era un provocatore, ma era Verità, e la Verità – si sa – è una spada a due tagli che divide inesorabilmente e ferisce – perchè la Verità fa male – e può quindi provocare reazioni forti, molto più di una menzogna che può essere più facilmente confutata dai fatti.
E Gesù inizia: ‘Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato. Dove vado io voi non potete venire’.
Gesù – lo abbiamo già detto – ama parlare in maniera metaforica. Era anche uomo, e questo era evidentemente uno stile che gli piaceva. E non di rado parlava anche in maniera velata.
Perchè velata? Perchè Dio è Verità, ma se si imponesse con la Luce abbagliante della Verità l’uomo ne verrebbe psicologicamente accecato, proverebbe uno ‘shock’ terribile, cadrebbe in ginocchio non per amore ma per terrore.
Se la Verità si rivelasse in tutta la sua evidenza, avrebbe inoltre una forza di imposizione tale da soggiogare l’uomo. Sarebbe insomma un vero e proprio atto di violenza che ci trasformerebbe in ‘schiavi’ della Verità.
Ma Dio ci vuole ‘figli’, non schiavi.
E ci vuole figli di nostra iniziativa, per nostra libera scelta, insomma per amore verso il Padre che ci ha creati.
Allora ci prospetta la Verità, ce la prospetta umanamente affinche ne possiamo cogliere almeno il ‘riflesso’ e ce la prospetta persino lasciando un margine al dubbio, perchè col dubbio siamo ancora più liberi, e Dio è ‘Dio di libertà’.
Con la libertà, di accettarlo o respingerlo, la nostra figliolanza – se lo abbiamo accettato – diventa piena, perchè consapevole.
Egli dunque ci lascia capire le cose, lasciando poi che sia il nostro ‘cuore’ ad interpretare correttamente il senso di quanto Egli dice. Non tanto e non solo l’intelligenza, ma il cuore.
E quando, anche senza aver capito bene, avremo sentito col cuore che quanto Egli ha detto è vero, ciò è più che sufficiente, perchè il ‘cuore’ è lo strumento della fede, e la fede è l’occhio soprannaturale che ci consente non di 'vedere' ma, sia pur ancora embrionalmente perchè la materialità ci fa velo, di ‘comprendere’ Dio.
Gesù parla qui dunque non solo per gli ebrei – che nella grande maggioranza non avrebbero raccolto il suo messaggio – ma soprattutto per i ‘futuri’, per quelli che – dalla lettura dei Vangeli – avrebbero nei secoli successivi dovuto trarre gli insegnamenti per applicare la sua dottrina.
Egli si volgeva non tanto ai colti quanto ai diseredati, agli umili, alle classi più basse e infelici della società che – in quell’epoca di schiavitù e di ignoranza culturale – costituivano la stragrande maggioranza della popolazione.
Intendiamoci, non è che Egli rifiutasse i colti, anzi. Ma allora come ora la cultura andava a braccetto con la ricchezza e la ricchezza – di norma – a quei tempi, ma forse anche ai nostri, non si otteneva con l’esercizio di quelle che chiameremmo ‘virtù cristiane’ e per di più era non di rado legata alla superbia, tanto da far dire a Gesù che era più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ‘ricco’ entrare  nel Regno dei Cieli.
Ed infatti come apostoli aveva scelto dei semplici, anzi degli ‘umili’, con la mente sgombra da ‘pregiudizi’ e quindi pronti ad accogliere la Verità.
Il suo Vangelo, anzi i testi redatti dagli Evangelisti, non dovevano essere come quello della Valtorta – cioè un dono eccezionale per una Umanità occidentale moderna già cristiana ma che rischia di perdere del tutto una fede bimillenaria - ma dovevan essere stringati e semplici, assimilabili da tutte le culture di allora, perché la Parola del Verbo potesse diffondersi in tutto il mondo ed essere compresa da tutti, e soprattutto dalle classi sociali culturalmente più ‘umili’ che hanno sempre rappresentato - nei secoli - la grande maggioranza dell’Umanità, maggioranza che per inciso è anche la più sofferente e bisognosa di parole di speranza.
Dunque Gesù aveva detto:Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato. Dove io vado voi non potete venire...’
Gesù si apprestava infatti a lasciare questo mondo per salire nei Cieli e solo troppo tardi, molti di quelli che ora rinnegavano la sua divinità, avrebbero finito per dire, come quel soldato romano al momento del terremoto dopo la morte di Gesù: ‘Costui allora doveva esser proprio figlio di Dio...!’
Ma Farisei e Scribi – vuol fare intendere Gesù – respingendo la sua Parola, che è Verità e Luce, sarebbero vissuti nella menzogna e nelle tenebre, e sarebbero morti nel peccato, e come peccatori non avrebbero pertanto potuto seguirlo in Cielo.
I Capi dei Giudei, ostili come al solito, si fermano alla superficie delle parole e fraintendono domandandosi: 'Dove vado io voi non potete venire? E dove va?'. Cosa vorrà dire? Vuole scappare all’estero? Si vuole suicidare?’
E Gesù spiega: 'Voi siete di quaggiù, io sono di lassù. Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo’.
Gesù vuol intendere che vivere secondo i principi del ‘mondo’ significa per loro vivere secondo i principi di Satana, che è Principe del mondo.
E chi accetta di essere e rimanere figlio di Satana, seguendone i suggerimenti e le suggestioni, non potrà mai entrare nel Regno dei Cieli. Ed essi moriranno nei loro peccati non perchè sono condannati a priori ma perchè – non credendo alla Parola di Gesù – essi rifiuteranno la sua Dottrina d’amore, preferendo nei fatti quella d’odio, quella di Satana, precludendosi così la possibilità di salvezza.
Parole forti, quelle di Gesù, che certo devono aver fatto pensare almeno alcuni degli ascoltatori. Forse avranno avuto un fremito di paura, perchè la voce della coscienza gridava al loro interno.
Così si spiega quella domanda ansiosa: ‘Ma chi sei tu? Diccelo chi sei, in realtà!’
E Lui: ‘Io sono precisamente ciò che vi dichiaro, Io sono Verità e come Verità dovrei veramente dirvi cosa vi meritate e dovrei condannarvi. Io sono Verità perchè sono Figlio del Padre che è Verità. Ed è il Padre che mi ha mandato, ed io annunzio al mondo quel che Egli vuole che io – il suo Verbo, la sua Parola – debba dirvi’.
Ma i Capi, con lo spirito chiuso alla Luce, non riescono a cogliere il significato spirituale delle parole. Le interpretano sempre umanamente.
La metafora non viene perforata perchè la loro vista spirituale è ‘cieca’ e, soprattutto, perchè lo Spirito Santo non  illumina la loro mente e non  la illumina perchè -  nella loro superbia - essi rifiutano a priori le sue parole.
Questo concetto sembra quello di un cane che si morde la coda: se lo Spirito non mi illumina io non posso capire, se non posso capire non mi posso convertire, quindi è colpa dello Spirito se io non mi converto.
Ma c’è invece una seconda chiave di lettura: Dio non dipende dall’uomo, lo vuole come ‘figlio’ ma solo se l’uomo nel suo intimo lo desidera, e allora illumina solo quegli uomini al cui interno Egli legge una loro sostanziale disponibilità.
Quello che dunque conta è la nostra disposizione interiore.
Quello che conta è fare almeno il primo sforzo, quello di mettersi   nell’atteggiamento mentale di voler cercare di capire e di voler credere.
Pensateci un po’ bene, e ditemi se non è giusto.
E Gesù continua: ‘Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono, e che niente faccio da Me, ma parlo come mi ha insegnato il Padre’.
Gesù profetizza quindi velatamente il suo ‘innalzamento’ sulla croce, ma chissà cosa devono aver pensato questi che sapevano che Egli si proclamava Messia. Minimo – se i Profeti avevano parlato di un Messia ‘Re dei re’ - quello alludeva al proprio futuro trono...

 

 

24.2 In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono.

Come spesso succede, l’opinione pubblica si divide. Se vi è chi lo odia e contesta, vi è anche chi ‘sente’ che le sue parole – che certo dovevano esser state più convincenti di quanto non possa far capire Giovanni nella sua cronaca stringata -  sono ‘ispirate’.
Una parte dei presenti mostra di voler credere, ed è evidentemente a questi – non certo a scribi e farisei – cui Gesù si rivolge ora dando un ulteriore consiglio:‘Sarete veramente miei discepoli non se crederete solamente ma se persevererete nella pratica dei miei insegnamenti. Così facendo potrete conoscere la Verità e questa vi renderà liberi’.
Il Cristianesimo non è una semplice ‘filosofia’ da condividere su un piano ‘teorico’ e basta. Il Cristianesimo è ‘carità’, cioè amore, e questo si manifesta non a parole ma ‘praticandolo’.
Per praticarlo bisogna combattere contro il proprio ‘io’: è la ‘battaglia’ che ci fa cristiani, anche se è una battaglia fatta di sconfitte.
Il Peccato originale ha inferto una ferita. Anche se il Battesimo lo ‘cancella’ rimane pur sempre una cicatrice indelebile, dolorante, rimangono insomma le conseguenze, cioè le debolezze, gli istinti aggressivi, gli egoismi, ecc. ecc.
Questo non ci deve spaventare: fa ormai parte della nostra natura.
Però è una natura che possiamo combattere, che possiamo in una certa misura ridimensionare: ed è questo sforzo che ci rende cristiani, anche se non perfetti. Ed è anche lo sforzo che Dio premia, perchè Egli tiene conto delle nostre debolezze, persino di quelle che ci portiamo dietro come eredità ‘genetica’, anzi soprattutto quelle, perchè di quelle siamo i meno responsabili.
‘Conoscerete la Verità’ – dice Gesù – ‘e la Verità vi farà liberi’.
E quelli: ‘Noi liberi?’Ma noi discendiamo da Abramo e non siamo mai stati schiavi...’.
Abramo infatti ebbe due rami di discendenza: quello dei figli di Sara, donna libera (metaforicamente: libera nello spirito)  e l’altro dei figli di Agar, che era una schiava (metaforicamente: schiava nella ‘carne’).
Le due discendenze furono anticipazione – spiritualmente parlando – di altri due tipi di discendenza: quella degli uomini che avrebbero teso volontariamente al Bene, e quelli che avrebbero preferito il Male.
Se dunque – pensano quei giudei – essi discendono dal ramo eletto di Sara, libera anche spiritualmente, come può quel Gesù affermare ora che essi saranno ‘liberi’, visto che liberi già lo sono?
E allora Gesù spiega meglio a quale libertà egli alluda: ‘In verità, in verità vi dico, chiunque fa il peccato è schiavo del Peccato’.
Ecco un nuovo concetto di Schiavitù, ecco perchè Gesù è un Liberatore.
Il mondo, e questa non è una ipotesi fantascientifica, a seguito del Peccato originale è caduto sotto il dominio di Satana che ha imposto le sue leggi alle quali però gli uomini si sono in linea di massima adattati volentieri, finendo per dimenticare la Verità al punto di rifiutarla anche quando gli viene prospettata.
Il Verbo – sapendo che tanti uomini, potenzialmente, avrebbero potuto salvarsi proprio grazie a quel libero arbitrio con il quale i primi si erano persi - è sceso per ricordarci la nostra origine, per farci conoscere appunto la Verità, cioè per illuminare queste tenebre che ci avvolgono, per insegnare agli uomini che essi non sono solo ‘animali’ – come si considerano quelli che pensano di discendere dalle scimmie - ma che invece essi hanno anche un’anima.
La differenza che possiamo constatare fra noi uomini e tutti gli altri animali è così abissale non tanto o non solo perché vi sia un differente fattore di ‘intelligenza animale’ – che pur vi è – quanto per il fatto che nell’uomo-animale è infuso uno spirito-intelligente che lo rende uomo-spirituale.
‘Sarete anche progenie di Sara e di Abramo – replica a questo punto Gesù – ma certo non vi comportate secondo i principi morali di Abramo, visto che cercate in ogni modo di eliminarmi. E questo succede perchè la mia parola non penetra in voi, e non penetra in voi perchè voi rifiutate tutto ciò che è parola d’amore, parola che vi sembra sciocca e insensata. Ognuno dà la farina del sacco che ha: Io dico quel che mi ha insegnato mio Padre, voi quello che vi ha inoculato il padre vostro’.
‘Il padre nostro è Abramo’, gridano quelli.
‘No che non lo è – grida Gesù, e insiste – se foste figli di Abramo non cerchereste di ammazzarmi  e vi comportereste invece come si è comportato lui. Voi in realtà fate le opere del padre vostro: cioè Satana!’.
Chissà come dovevano brillare d’odio i loro occhi al sentirsi dire così davanti a tutti, mentre – sforzandosi di assumere un tono di dialogo ragionevole – replicano: ‘Noi non siamo figli bastardi, ma il nostro unico Padre è Dio’.
  E Gesù, che quel giorno non doveva sentirsi molto diplomatico, perchè quelli erano i momenti della Verità: Se foste veramente figli di Dio mi amereste, perchè Io vengo da Dio e Dio mi ha mandato. Voi vi domandate e vi dite che non capite il mio modo di parlare? Non capite perchè siete ‘allergici’ alle mie parole, e lo siete perchè siete imbevuti delle parole di Satana, che è invece il vostro vero padre, padre d’elezione, e sono i suoi desideri quelli che voi volete soddisfare’.
Parole chiarissime e tremende.
Penso a coloro che – razionalisti fin nel midollo e professandosi cristiani e rispettosi della Parola di Dio – hanno ridotto Satana ad un ‘principio’ metafisico, un ‘Male’ di tipo astratto, che non si sa bene che cosa sia e se poi ci sia.
Ecco qui invece che Gesù – nel Vangelo di Giovanni – mostra di averlo ben chiaro il concetto del Male e di Satana: una persona angelica, sia pur decaduta.
Gesù contrappone due ‘padri’: Dio, che ha creato l’uomo perfetto, anche se libero, e l’altro che per odio e invidia – approfittando del libero arbitrio dell’uomo – lo ha indotto in rovina, lo ha ‘drogato’, rendendolo schiavo della sua 'droga' che però a questo punto l’uomo invoca perchè gli è entrata nel sangue e ne sente il bisogno.
Satana – spiega Gesù nel Vangelo di Giovanni – fu omicida dell’Umanità fin dal principio perchè uccise lo spirito lasciando vivere solo la ‘carne’ animale.
Ha ottenuto questo ispirando false dottrine da seguire, false scienze, false ideologie, false perchè egli è il padre della Menzogna, perchè egli ha respinto la Verità.
‘Voi – aggiunge Gesù – non volete credere a Me che invece dico la Verità. Ma potete mai dire, onestamente e con prove sicure, di avermi mai colto in flagranza di peccato? Perchè non mi credete? Ve lo dico io il perché. Perchè chi è da Dio ascolta le mie parole, perchè nel suo cuore ne coglie la verità e sente anche di aver qualcosa in comune con me, ma chi invece è di Satana queste verità le respinge, perchè gli fan disgusto, gli fanno orrore. Ecco perchè’.
Deve essere davvero tremendo, Gesù, con quel suo sguardo dardeggiante che cade sugli scribi e farisei.
Si sente di tutto: urla, epiteti, insulti: ‘Samaritano!, indemoniato!’
E Gesù di rimando: ‘Indemoniato io? Io onoro il Padre mio, Dio, e voi è per questo che mi disprezzate. Io non cerco il mio tornaconto personale e la mia soddisfazione e gloria, ma solo la gloria del Padre mio, facendone la volontà. Sappiate quindi che se conserverete nel cuore le mie parole, e se le praticherete, non morirete in eterno’.
E loro: ‘Ah! Lo vedi che sei pazzo e posseduto dal demonio? E’ morto lo stesso Abramo, sono morti anche i Profeti, e tu, tu pretendi di dire: ‘Chi osserva la mia parola non morirà in eterno’? Sei forse da più di Abramo, che invece è morto? Più dei Profeti? Chi ti credi d’essere?’.
E Gesù: ‘Se fossi io a dar gloria a me stesso ciò non avrebbe alcun valore, ma a darmi gloria, là sul Giordano, è stato mio Padre che voi dite esser vostro Dio. Ma Dio voi non lo conoscete, mentre io sì che lo conosco bene e, se vi dicessi il contrario, io sì che sarei un bugiardo! Io lo conosco e le pratico, le sue parole. Abramo, quello che voi definite padre vostro, nel vedere in visione la mia venuta sulla terra per redimere e salvare l’Umanità, esultò dalla gioia, cosa che voi vi guardate bene dal fare’.
E quelli, ironici: ‘Ma come, tu così giovane, hai veduto Abramo?’
E Gesù:‘In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono!’.

Ed è qui che credo sia scoppiato il finimondo, perchè dire ‘Io sono’ era prerogativa di Dio, che è eterno e vive al di fuori del tempo in un eterno presente.
Gesù riconferma infatti la propria divinità. Affermare 'Io sono' - e questo, anche se le altre metafore non le comprendevano bene, gli scribi e farisei, dotti nelle Scritture, lo hanno capito al volo -  significava senza alcun dubbio affermare: 'Io sono Dio!'.
Bestemmia davvero inaudita. E dan di mano alle pietre.


1 Gv 8, 21-59: Di nuovo Gesù disse: «Io me ne vado e voi mi cercherete, ma morrete nel vostro peccato. Dove vado io voi non potete venire ».
Dicevano perciò i Giudei: « Che si voglia uccidere, perchè dice: ‘Dove vado io voi non potete venire’? ».
Egli replicò: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù. Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Per questo vi ho detto che morrete nei vostri peccati; perchè, se non credete che io sono, morrete nei vostri peccati ».
Gli dissero allora: « Chi sei tu? ».
Gesù rispose loro: « Precisamente ciò che vi dichiaro. Molto ho da dire e da condannare in voi, ma colui che mi ha mandato è verace, ed io annunzio nel mondo ciò che ho udito da lui ».
Essi non intesero che parlava loro del Padre.
Disse dunque Gesù: « Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo, allora conoscerete che io sono e che niente faccio da Me, ma parlo come mi ha insegnato il Padre. E chi mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perchè io faccio sempre quello che a lui piace ».
Mentre così parlava molti credettero in lui.
E Gesù disse ai Giudei che avevano creduto in lui: « Se persevererete nei miei insegnamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi ».
Gli opposero: «Noi siamo progenie di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno: come puoi dire che saremo liberi? .
Rispose loro Gesù: « In verità, in verità vi dico: chiunque fa il peccato è schiavo del peccato. Or, lo schiavo, non sta sempre in casa; il figlio invece vi sta sempre. Se dunque il Figlio vi libera, sarete veramente liberi. Lo so che siete progenie di Abramo; ma intanto cercate di farmi morire, perchè la mia parola non penetra in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre mio, e voi pure fate quello che avete imparato dal padre vostro ».
Gli replicarono: « Il padre nostro è Abramo ».
Rispose loro Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo. Ma intanto cercate di far morire me, uomo che v’ho detto la verità, quale l’ho udita presso Dio;
Abramo non fece così. Voi fate le opere del padre vostro ».
Gli risposero: « Non siamo mica dei bastardi; abbiamo Dio  per unico padre ».
« Se Dio fosse vostro Padre, disse allora Gesù, certamente mi amereste, perchè io procedo e vengo da Dio; e non sono venuto da me stesso, ma egli mi ha mandato. Perchè non capite il mio linguaggio? Perchè non potete ascoltare la mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non perseverò nella verità, perchè il lui non c’era verità; quando mentisce parla di quel che gli è proprio, perchè è bugiardo e padre della menzogna. A me, invece, perchè vi dico la verità, non credete. Chi di voi mi può convincere di peccato? Se vi dico la verità, perchè non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate, perchè non siete da Dio ».
Gli replicarono i Giudei: «Non diciamo, con ragione, che tu sei un Samaritano e un indemoniato?».
Gesù rispose: « Io non sono indemoniato, ma onoro il Padre mio e voi mi disprezzate. Io non cerco la mia gloria: c’è chi la cerca e giudica. In verità, in verità vi dico: chi custodisce la mia parola, non vedrà la morte in eterno ».
Gli dissero i Giudei: « or vediamo bene che sei indemoniato. Abramo è morto, e così pure i Profeti, e tu dici: ‘Chi custodisce la mia parola, non gusterà la morte in eterno’! sei forse più grande di nostro padre Abramo, che è morto? Anche i Profeti son morti. Chi ti credi?».
Gesù rispose: Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla: chi mi glorifica è mio Padre, di cui voi dite: ‘E’ nostro Dio’; ma non lo conoscete. Io sì, lo conosco, e se dicessi di non conoscerlo sarei, come voi, bugiardo. Ma lo conosco e osservo le sue parole. Abramo, padre vostro, esultò di gioia al pensiero di vedere il mio giorno: lo vide e ne tripudiò ».
Gli opposero i Giudei: « Non hai ancora cinquant’anni e hai veduto Abramo? ».
Gesù rispose loro: « In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono ».
Dettero allora di piglio alle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal Tempio.