19. LA TRASFIGURAZIONE DI GESÙ SUL MONTE TABOR:
UNA ANTICIPAZIONE DEL 'GESU' RISORTO'
E DELLA 'RESURREZIONE DEI MORTI'
19.1 Bultmann: la scienza della natura non ha bisogno dell’ipotesi ‘Dio’!
È dunque iniziato il terzo anno di predicazione di Gesù.
Durante uno dei suoi soliti viaggi giornalieri, ai confini della Fenicia, egli racconta la parabola del Regno dei Cieli e del 'lievito' di cui ci parla Matteo (Mt 13,33) scrivendo: « Disse loro un'altra parabola: 'Il Regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha preso e messo in tre misure di farina, finché tutto viene a fermentare' ».
Onestamente il significato della parabola e del paragone nei termini stringati scritti da Matteo non è forse troppo chiaro, ma nell'Opera della nostra mistica se ne comprende invece molto meglio il senso.1
Gesù prende lo spunto come al solito da un piccolo episodio occorso durante il viaggio per ribadire agli apostoli - i quali con la loro persistente mentalità ebraica dura a morire tendono a disprezzare i pagani - che non esiste essere umano che grazie all'anima non abbia in sè una piccola traccia della sua origine divina.
Quindi questo essere, anche se pagano, dovrà essere salvato soffiando con la propria fede e conoscenza religiosa su quella 'scintilla' di origine divina fino a farla ardere e crescere al di sopra della carnalità affinché Dio un giorno sia felice nell'accoglierla in Cielo.
Gli apostoli non dovranno dimenticarlo e dovranno redimere ovunque vi sarà da redimere ed essere lievito per fare 'crescere' gli altri.
Ed ecco allora il paragone del 'lievito': come la brava massaia che si accinge a far lievitare la farina inerte allo scopo di fare il pane, gli apostoli dovranno aggiungere una briciola del proprio 'lievito' alla 'farina' degli altri uomini unendola agli elementi di giustizia che, grazie all'anima loro infusa da Dio, sono in essi anche se pagani, così da fare 'lievitare' e crescere del tutto la loro anima.
Poco tempo dopo - in una città di nome Alessandroscene - Gesù racconterà ad un folto pubblico la parabola degli 'operai' chiamati a lavorare nella vigna nell'ultima ora.
Nei pressi delle città di Tiro e Sidone2 vi sarà l'episodio della donna cananea la quale - ancorché non israelita ma piena di fede in Gesù - chiederà ed otterrà una guarigione a distanza della propria figlia posseduta dai demoni.
Dopo questi fatti Gesù tornerà a Nazareth, quindi intraprenderà altri viaggi e racconterà altre parabole, quindi ci sarà un ulteriore ritorno a Nazareth in occasione del quale ci sarà il famoso episodio della Trasfigurazione sul Monte Tabor, così raccontata da Matteo:
Mt 17, 1-13:
Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte.
E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia a parlare con lui. Allora Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi stare qui, se vuoi farò qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia ».
Egli parlava ancora , quando una nube luminosa li avvolse, e dalla nube una voce disse: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo!».
Udito ciò, i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero una gran paura. Ma Gesù si avvicinò e, toccandoli, disse: «Alzatevi, non temete!».
Essi, alzando gli occhi, non videro che il solo Gesù.
Mentre scendevano dal monte, Gesù dette loro quest’ordine: «Non parlate a nessuno della visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risuscitato dai morti!».
Allora i discepoli gli domandarono: «Perché gli Scribi dicono che deve venire prima Elia?».
Egli rispose loro: « Sì, Elia ha da venire e ristabilirà tutte le cose. Ma vi assicuro che Elia è già venuto, e non l’hanno riconosciuto, ma lo hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire da parte loro».
Allora i discepoli compresero che aveva parlato loro di Giovanni Battista.
Procediamo con ordine, cioè con l’ordine valtortiano.
Gesù - a Nazareth con gli apostoli - decide di fare una sorta di ‘gita fuori porta’.3
E' un'alba serena di marzo allietata dal risveglio della natura e Lui ed il gruppo apostolico si recano nei dintorni del monte Tabor che, sulla carta geografica, appare essere quasi nel mezzo, ad una dozzina circa di chilometri da Nazareth e ad una ventina dalle sponde del lago di Tiberiade.
Giunti alle pendici del monte Gesù dice a Pietro, Giacomo e Giovanni di rimanere con lui e seguirlo mentre dà istruzioni agli altri apostoli di spargersi in giro e 'predicare il Signore'. A sera si sarebbero ritrovati tutti a Nazareth.
Quindi Gesù e i tre apostoli salgono sul monte dove avviene l'episodio della Trasfigurazione, splendido nella descrizione della visione della nostra mistica.
Che commenti si possono fare su questo episodio? Cioè su questo Gesù che - avvolto da un’aureola di luce abbagliante - cambia aspetto, assume una maestà ed una bellezza soprannaturale pur rimanendo con la sua fisionomia, acquista un corpo dalle caratteristiche straordinarie con vesti fatte di una ‘materia non materia’, insomma una materia diversa da quella che noi conosciamo sulla terra?
Che dire poi dei due, Mosè ed Elia, che scendono dal cielo avvolti in un globo di luce dal quale essi poi emergono con le loro fattezze umane, anch’essi con corpi ‘solidi’ ma ‘glorificati’, come il corpo di Gesù?
Fantasia di una scrittice mistica portata all’eccesso? Esaltazione mistica? Fantascienza moderna?
Eppure la religione cristiana, anzi il Gesù dei Vangeli – già 2000 anni fa - insegnava che alla fine del mondo, al momento del Giudizio universale, gli spiriti dei riviventi avrebbero riacquistato le sembianze, anzi i corpi, che essi avevano avuto in vita, ovviamente corpi glorificati che non avrebbero più obbedito alle leggi di questa nostra materia attuale.
Un giorno un gruppo di sadducei che non credevano alla resurrezione dei corpi avevano chiesto a Gesù, non senza una punta di malizia, a quale marito sarebbe toccata nell’aldilà una donna che in vita ne avesse avuto più di uno.
Il presupposto ironico della domanda era che anche dall’altra parte si potesse continuare a far sesso ma Gesù – a dar ragione a coloro che dicono che gli angeli, puri spiriti, non hanno sesso - aveva risposto che nell’altra vita non esisteranno più 'maschi' e 'femmine' né esigenze materiali come il mangiare ed il bere.
La sessualità è infatti una funzione destinata alla riproduzione della specie nel nostro mondo ‘materiale’ e non ha più ragione di essere nel momento in cui il nostro mondo materiale cesserà di essere.
Così pure il mangiare è necessario alla sopravvivenza dell’uomo di ‘carne’ attuale e non certo ad un uomo 'dalla carne glorificata' destinato a vivere in eterno 'alimentato' dalla 'Luce' di Dio.
Cosa avranno pensato della Trasfigurazione i vari Renan, Loisy e Bultmann?
Essi che avevano già considerato un mito la resurrezione di Gesù il quale oltretutto, come raccontano i Vangeli, entrava ed usciva dalle pareti del Cenacolo, comparendo e scomparendo davanti ad apostoli e discepoli?
Bultmann – padre della ‘demitizzazione’ della Bibbia, vissuto nel Novecento fino a pochi decenni fa - aveva scritto in particolare che “…non può esistere una visione del mondo articolata in Cielo, terra e inferi. Ascendere al Cielo o discendere agli inferi non ha senso, come non hanno quindi senso l’ascensione di Gesù o la sua discesa agli inferi i cui racconti nel vangelo si possono considerare ‘liquidati’. La realtà è invece quella del mondo delle scienze e della tecnica ed è demitizzante perché prescinde dalle forze soprannaturali. La scienza della natura non ha bisogno dell’ipotesi ‘Dio’ poiché le forze che ne determinano gli eventi sono, per essa, immanenti…”.
Che direbbero, dunque, questi nostri tre di questo episodio evangelico? Un Gesù che si ‘trasfigura’ in una materia che pare come fatta di ‘luce’? E quella ‘voce’ di Dio che si fa sentire dall’alto?
Eppure questa visione è lì, raccontata con precisione dal Vangelo e - con ancora maggior precisione e dettaglio - anche dalla nostra mistica.
Le conoscenze scientifiche odierne non ci consentono di accettare l’idea di una materia che non obbedisca alle leggi attualmente conosciute.
Ma siamo sicuri di conoscerle davvero tutte queste leggi, le cui scoperte principali, peraltro, datano appena da un paio di secoli?
E chi le ha ‘fatte’ così queste leggi?
E siamo sicuri – se è Dio che le ha fatte – che non ne possa aver fatto delle altre ignote magari anche alla nostra capacità di comprensione?
19.2 La realtà che abbiamo davanti agli occhi non è quella che appare. 4
Parliamo allora di 'leggi'. Sappiamo che le immagini visive sono frutto di onde elettromagnetiche che colpiscono l'occhio e vengono trasformate dal cervello nelle immagini che vediamo. Le cose che sentiamo, i rumori, le parole, la musica, i suoni in genere non sono altro che onde sonore provocate da percussioni meccaniche, le quali si propagano nell'aria, colpiscono il timpano dell'orecchio e da questo, attraverso il sistema nervoso, arrivano al cervello che le decodifica e le trasforma in parole, rumori vari e musica.
Il caldo e il freddo non sono tali in sé e per sé ma sono il prodotto di un determinato movimento più o meno rapido di molecole che viene percepito dalla sensibilità del sistema nervoso della persona (come dell'animale e del vegetale ) e trasformato in sensazione di caldo e freddo.
Intendo dire che l'uomo, solo che rifletta alla luce delle scoperte scientifiche traendo da esse il buono, si rende conto che la 'realtà' fenomenica, nella sua essenza, è diversa da come appare all'uomo.
Ma non è forse bello questo? Che direbbe l'uomo se vivesse in un mondo fatto di onde elettromagnetiche, impulsi sonori, percezione di movimenti molecolari? Non sarebbe più un 'uomo': sarebbe esso stesso una 'macchina' che percepisce e decodifica impulsi, macchina sofisticata ma macchina.
Ma Dio non ha voluto così. Dio ha voluto che mondo vegetale ed animale, ciascuno in maniera diversa e proporzionata al suo grado ed alla sua missione, percepisse il mondo non come un insieme di protoni, neutroni ed elettroni ma come una realtà gradevole.
Ed allora Dio ha dato ai viventi la sensibilità perché potessero trasformare il mondo fenomenico nella realtà più bella e confacente al loro stato.
La pianta 'sente' i suoni, sente il calore, apprezza la luce. La pianta 'vive'.
L'animale anche, con un grado di coscienza e di intelligenza superiore.
L'uomo - quello 'evolutivo', superiore all'animale perchè dotato da Dio dell'anima - sente, oltre che il mondo fenomenico, 'sente' - con l'Anima - Dio che lo ha creato.
E' questa la ragione per cui tutti gli uomini, tutti, dico tutti (solo ove non siano 'satana', ma anche i 'satana' lo fanno, perché odiano Dio ma non riescono a negarlo o negandolo per proterva volontà inconsciamente lo ammettono) 'sentono' Dio, perché la Verità non può essere soppressa.
Ecco, tutto ci dimostra comunque che non ci si può basare sulla realtà, su quello che ci appare 'realtà'.
La scienza, la filosofia, che nega lo spirituale che non si può 'toccare', come Tommaso, in realtà crede di studiare il reale e poi si accorge che quel 'reale', reale non è.
I corpi solidi sono atomi, gli atomi sono a loro volta composti di altre particelle. Nella materia predomina il vuoto. Ovunque essa obbedisce a leggi che l'uomo in parte scopre ma che non riescono ad avere per lui un senso reale. Si comprende l'effetto della 'legge' ma non il 'perché' della legge, e soprattutto non si capisce chi l'abbia stabilita.
Ma ciò nonostante l'uomo non pensa a Dio.
Anch'egli dice: 'Iosono !', come Lucifero.
Il mondo è fatto così, e noi lo 'vediamo' così perché fin dal Pensiero Eterno di Dio, prima che il mondo fosse, Dio ha pensato a noi, ci ho voluto così come siamo e ci ha fatto un mondo su misura.
L'uomo non è il frutto dell'evoluzione del mondo. E' il mondo che si è trasformato, secondo le leggi di trasformazione da Dio fissate, per essere pronto ad accogliere prima la vita e poi l'uomo che l'avrebbe tradotto (grazie a quella meraviglia delle meraviglie che è il suo sistema nervoso) nella gradevole realtà rappresentata da monti, cime nevose, foreste, laghi, mari, piante, fiori dai colori meravigliosi, pesci variopinti, tutto quello che l'uomo vede e che rende gradevole la vita.
Non è forse questo il miracolo più bello del Pensiero divino?
No, non è questo. Il miracolo più bello è l'averci dato l'Anima e con essa il senso interiore di Dio.
E' questo che ci differenzia dai vegetali, dagli animali, dagli automi.
E allora è tanto difficile far capire all'uomo che Dio esiste?
E, se Dio esiste, che ci è anche Padre ?
E' tanto difficile, dopo aver conosciuto il miracolo della creazione, formazione, composizione dell'universo e della materia, è poi tanto difficile pensare che l'uomo possa avere dentro di sé un'anima immortale, destinata a lasciare il corpo per ricongiungersi con Dio che l'ha creata?
Gesù è il Verbo di Dio incarnato, purissimo Spirito che si è fatto uomo, un purissimo spirito che ha creato la materia con le sue leggi e che la domina adattandola alla sua volontà...
Come appunto nel caso della Trasfigurazione sul Monte Tabor!
19.3 Gesù: ‘L’Uomo-Dio vi ha voluto fortificare per quell’ora e per sempre con la precognizione di ciò che sarò dopo la morte…’.
Il Gesù della Trasfigurazione ci rivela dunque l’esistenza di un’altra realtà, molto più sofisticata e più ‘perfetta’ della nostra.
Egli ci insegna anche che il corpo futuro dei ‘giusti’, quello del Giudizio finale, sarà simile nella sua veste ‘gloriosa’ - cioè in queste caratteristiche che non rispondono più alle attuali leggi della natura da noi conosciute - al Corpo della sua Trasfigurazione e Resurrezione.
Gli apostoli vedono Mosè ed Elia discendere dal cielo in un 'globo di luce' e sentono Dio-Padre – che è purissimo Spirito - 'parlare' con voce umana.
Impossibile parlare con voce ‘umana’ per Uno che è Spirito?
Ma non può forse il Dio-Creatore, che ha creato anche l’uomo, farsi intendere da noi, con una voce che ai nostri sensi ha dell’umano?
E come può il Signore - da un punto di vista antropologico, e cioè del ‘pensare’ della mente umana – dare a noi uomini una rappresentazione 'materiale' del Paradiso e dell’Inferno se non facendoci vedere, con l’Ascensione, che per andare dal Padre Egli va ‘sù’ verso il cielo mentre i dannati Egli li caccia ‘giù’ nell’Abisso?
Ma chi può dire che Paradiso e Inferno corrispondano a un ‘su’ o ad un ‘giù’, cioè a concetti di spazio? Cosa sarà mai, nella realtà che neanche riusciamo lontanamente ad immaginare, il Regno dei Cieli? Un luogo? Uno ‘stato’ spirituale? O l’una e l’altra cosa insieme? Una nuova dimensione? Una sorta di universo parallelo, come molti eminenti scienziati di fisica quantistica e di astrofisica hanno cercato di indagare per dare risposte a problematiche scientifiche che altrimenti non sembrerebbero avere altre soluzioni?
Gli spiriti delle persone morte, o meglio quelli dei ‘giusti’, acquisteranno la loro ‘carne’ glorificata solo alla fine del mondo.
Dunque ora - dopo la morte del corpo che si dissolve - essi, gli spiriti, sono ‘scintille spirituali’ che però – come aveva spiegato una volta il Gesù valtortiano – grazie ad un permesso divino si possono ‘materializzare’, possono cioè assumere sembianze umane e talvolta persino consistenza fisica, per rendersi non solo visibili ma anche percepibili al tatto dell’uomo che ha bisogno dei cinque sensi per vedere e sentire.
Ecco cosa deve essere successo nella Trasfigurazione.
Dall’altro ‘mondo’, che non conosciamo assolutamente ma che deve essere strepitoso, sono arrivate due figure, due profeti.
Essi o beneficiano già - di là - di uno stato di gloria in funzione del ruolo fondamentale che hanno assolto in terra al servizio di Dio, come ad esempio Maria Santissima assunta in Cielo con il proprio corpo (e allora sono stati visti nella visione tali e quali essi sono ora) oppure anch'essi sono 'scintille spirituali' ma si sono resi visibili agli apostoli in quella maniera corporea per rendersi ‘percepibili’ ai loro sensi e dare loro conferma, con una visione, di una realtà che esiste effettivamente per quanto appaia incredibile alla nostra ragione che conosce solamente la attuale materia con le sue leggi attuali.
Gesù si è dunque fatto vedere non solo per come sarà Egli dopo la Resurrezione, cioè dopo aver anch’Egli - Uomo-Dio – conquistato la Gloria grazie all’adempimento della sua missione di Redenzione, ma anche per come è oggi in Cielo, al quale è asceso con il suo Corpo.
Lo ha fatto per infonderci speranza, indicandoci la sorte futura dei ‘figli di Dio’ dei quali Egli, come Uomo, è il Primogenito.
L’episodio della Trasfigurazione, sia nel Vangelo di Matteo che nell’Opera della mistica, ha però una ‘coda’ che nel brano di Matteo avevo 'tagliato'.
I tre apostoli Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni - discendendo dal monte Tabor con Gesù - commentano l’accaduto e dicono che si è trattato di un avvenimento davvero straordinario, 'rovinato' solo dalle parole di Gesù con cui – finita l’apparizione – aveva detto di non dir niente a nessuno, nemmeno ai compagni se non quando Egli fosse resuscitato dai morti…
‘Ma perché questa apparizione solo a noi? Non sarebbe stato bello che una visione del genere l’avessero avuta anche tutti gli altri compagni?’, dicono gli apostoli.
La risposta di Gesù: «Appunto perché tramortite udendo parlare di morte, e morte per supplizio, del figlio dell’Uomo, l’Uomo-Dio vi ha voluto fortificare per quell’ora e per sempre con la precognizione di ciò che Io sarò dopo la Morte. Ricordatevi tutto questo, per dirlo a suo tempo… Avete capito?».
Ecco dunque la spiegazione del perché della Trasfigurazione sul Tabor davanti ai suoi tre più stretti amici ed apostoli: Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo, con la straordinaria Voce del Padre che tuonava dal cielo quelle parole.
I tre erano stati – insieme ad Andrea, fratello di Pietro - i primi discepoli di Gesù e gli erano particolarmente cari, ma essi non riuscivano proprio ad accettare l’idea che il Figlio di Dio potesse morire.
Anzi, il sapere che sarebbe morto, senza che essi potessero ancora credere al fatto che Egli avrebbe potuto realmente resuscitare, avrebbe potuto provocare una caduta di fede proprio a loro tre che erano autentiche ‘colonne’ del gruppo apostolico.
L’immagine della sua Gloria sul Tabor, che sarà anche l’immagine di Gesù risorto dopo la morte e degli uomini risorti al Giudizio universale, avrebbe dato loro la forza di superare il trauma della sua Crocifissione riversando poi analoga forza e fede anche negli altri apostoli che dopo la cattura di Gesù sul Monte degli Ulivi si sarebbero dispersi ma ai quali essi avrebbero potuto raccontare quell’episodio della sua Gloria.
1 M.V.: 'L'Evangelo...', Vol. V, Cap. 327 - C.E.V.
2 Vedi - per i tre episodi - rispettivamente Mt 13, 33 / Mt 20, 1-16 / Mt 15, 21-28
3 M.V. “L’Evangelo….” – Vol. V – Cap. 349 – C.E.V.
G.L. . “I Vangeli di Matteo…’ – Vol. IV, Cap. 4 – Ed. Segno, 2004
4 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 17 – Edizioni Segno, 1997 – vedi l’opera anche nel sito internet dell’autore