CAP. 18  

NON SOLO SOLOV’EV MA ANCHE ROBERT BENSON CREDEVA ‘PROFETICAMENTE’ NELL’ANTICRISTO PROSSIMO VENTURO: ‘IL PADRONE DEL MONDO’

 

 

18.1 In questo mondo di ‘profeti’ io ho un’amica profetica…  che legge libri ‘profetici’ 

Una mia cara amica – tempo addietro - mi aveva invitato a casa sua con mia moglie, per un sabato in data da definire, a pranzo.
Ogni tanto lei ha delle strane intuizioni che lasciano interdetti e quindi la vedo sempre con piacere.
Ha letto molti miei libri che parlano di fede e li fa conoscere ad altri, i quali a loro volta mi vorrebbero conoscere. Insomma - anche se da casa mia ci separano 170 chilometri e due ore di viaggio in auto all’andata e altrettante al ritorno nel corso della stessa giornata - la vanità, la curiosità e, dulcis in fundo, l’invito a pranzo, non si possono proprio sottovalutare insieme al piacere di ritrovarsi in compagnia. Sabato scorso, sveglia dunque al mattino presto e poi partenza.
Si arriva, ci si abbraccia, si parla piacevolmente, comunanza di interesse e di fede, domande su cosa sto scrivendo.
«Un libro sull’Anticristo - è la mia risposta - e ormai l’ho praticamente  finito».
Una pausa, la padrona di casa si alza, ritorna e mi porge un libro dalla copertina che denota qualche anno.
«Leggilo, è un libro straordinario, di Robert Benson. Si intitola ‘Il padrone del mondo’. Ti potrebbe essere utile».
«Lo conosci?», mi fa, come se il conoscere l’autore fosse la cosa più ovvia per uno come me che scriva un libro sull’Anticristo e che abbia un minimo di cultura.
«No, non lo conosco», rispondo con un poco di imbarazzo, «anzi sull’Anticristo conosco solo Solov’ev, anzi…, nemmeno lui, a dire il vero, perché del suo libro ho letto solo una recensione del Cardinal Biffi, anzi neanche quella perché era una recensione della Radio Vaticana su un discorso del Cardinal Biffi».
Insomma non è che io sia proprio del tutto ignorante ma quando scrivo un libro che ho già in testa nelle grandi linee, anche se talvolta neanche in quelle, evito accuratamente di leggere opere simili, come se ne troverebbero facilmente cercandone i titoli in internet o andando in una libreria ben fornita. Lo faccio per non farmi condizionare e poter seguire liberamente la mia – si fa per dire – ‘ispirazione’.
 Comunque ringrazio e prendo il libro senza troppa convinzione. Penso che gli darò un’occhiata e se riuscirò a trovare il tempo lo leggerò in seguito, magari di sera, per rilassarmi. Il mio libro lo  considero quasi terminato dopo mesi di lavoro invernale ma lo devo ancora rimeditare, quindi devo rimanere ‘concentrato’ e non posso distrarmi con altre letture.
Intasco comunque il libro di Benson, non si sa mai…, ma quando alle due di mattina della domenica sono di ritorno a casa - dopo aver guidato nel buio con un occhio solo, combattendo contro il sonno e poi alternandomi alla guida con mia moglie, angelo del viaggio - lo mollo sfinito su una poltrona e me lo dimentico.
Finché…, finché stamattina, martedì, mia moglie sale nel mio studio con i giornali del giorno e con un sorriso a 360 gradi mi mostra un articolo a firma di Claudio Siniscalchi che prende un’intera pagina:1

BENSON 

IL VOLTO UMANO DELL’ANTICRISTO  
Nel visionario romanzo del 1907 ‘Padrone del mondo’,
il Male  si cela dietro l’ideologia pacifista e progressista

Perbacco, mi dico, questo qui parla come il Cardinal Biffi!
Rifletto e mi dico: «Bella roba, ecco cosa ci si guadagna però a scrivere un libro sull’Anticristo. Questo Benson lo chiamano visionario, perché ha scritto un libro famoso, ma ‘me’ che non sono famoso come mi chiamerebbero mai? Lasciamo perdere»…
C’è però qualcosa  che mi incuriosisce nel titolo, è quel termine ‘umano’ de ‘Il volto umano dell’Anticristo’.
Vi avevo detto che il Cardinal Biffi – nelle recensione – sembrava che avesse ‘sublimato’ la figura dell’Anticristo riducendola ad una ‘crisi di valori’ nella società, insomma ad uno ‘spirito’ dell’Anticristo che si vede anche nella crisi della Chiesa odierna come se il fattore ‘umano’ nell’Anticristo non c’entrasse quasi se non in senso molto astratto, inteso come ‘umanità’.
E se invece il libro di Benson fosse interessante? Non ho il tempo di leggerlo, d’accordo, ma questa è una recensione e sembra fatta apposta per me.
E se la leggessimo addirittura insieme e magari io vi mettessi in grassetto qualche frase?
Vediamo un po’…:

«Cosa poteva pensare, uno scrittore cattolico inglese, all’alba del XX secolo, del futuro che sarebbe toccato alla Chiesa di Roma?
Il nuovo secolo era cominciato come il vecchio era finito. L’Europa rimaneva il centro del mondo e specchiava la propria supremazia nel progresso, nelle arti, nel divertimento, nel primato economico.
La modernità, inarrestabile, garantiva lussi, ricchezze, viaggi, scoperte, e una pace duratura. Per rintracciare l’ultima vera guerra sul suolo europeo bisognava tornare indietro nel 1870. Altri scontri non se ne vedevano all’orizzonte. La Belle Époque, insomma, poteva prosperare tranquilla. In questo clima quanti rischi poteva correre la Chiesa?
Eppure non tutti i cattolici erano sereni.
Robert Hugh Benson, figlio dell’Arcivescovo di Canterbury, convertitosi al cattolicesimo, pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza  destinato ad avere grandissimo successo: “Lord of the World’ (“Il padrone del mondo”, edito per la prima volta in Italia nel 1921, è stato ripubblicato da Jaca Books nel 1987, oggi alla sedicesima ristampa).

 

LA DECADENZA DELL’OCCIDENTE

Benson vedeva serie minacce addensarsi sul futuro della Chiesa. Nel suo romanzo così descrive il XX secolo.
Il Partito del Lavoro, salito al potere nel 1927, aveva dato inizio ad un regime comunista, predicando un materialismo ed un socialismo spinti alle estreme conseguenze. Fine ultimo della nuova ideologia era la felicità data dalla soddisfazione dei sensi. Per la Chiesa questo clima aveva schiuso una nuova stagione di persecuzioni.
Indebolito al suo interno dalla diffusione del modernismo, il cattolicesimo vedeva diminuire paurosamente la sua influenza. E la psicologia aveva contribuito non poco nella lotta al cristianesimo.
L’esoterismo camminava alacremente e favoriva la diffusione di un nuovo culto: l’umanitarismo.
Cadute chiese e cattedrali, si era imposta la religione del cuore. Non era più Dio il centro dell’esistenza, ma l’Umanità.
Benson struttura il suo romanzo in tre  blocchi.
Il primo gli serve per descrivere la decadenza del Cristianesimo, relegato ormai ai margini ed agonizzante.
Nel secondo blocco prende forma l’accentuarsi dello scontro fra cristianesimo e modernità.
Benson si serve di alcuni personaggi per sviluppare l’intreccio narrativo. L’influente deputato inglese Oliviero Brand, e sua moglie Mabel. I due, una mite coppia colta e tranquilla, avevano contratto matrimonio a scadenza.
Oliviero vede nel cristianesimo una religione barbara e sciocca, pur se era stata la religione della vecchia madre (alla quale in fin di vita viene somministrata, come da regola, l’eutanasia).
Oliviero è impegnato in primissimo piano, come politico, a fronteggiare il pericolo distruttivo che incombe su tutta l’Umanità: lo scontro dell’Occidente con l’Oriente. A questo punto entra in scena un personaggio affascinante, misterioso e onnipotente: Giuliano Felsemburgh, 33 anni, capelli bianchi.
Abilissimo nell’arte della diplomazia, Felsemburgh salva l’Umanità, scivolata nel baratro della guerra imminente. Non ci saranno più lotte, violenze. Non scorrerà più sangue. Felsemburgh, per acclamazione, viene eletto Presidente d’Europa. E’ il nuovo messia, agli occhi del mondo, come lo era stato venti secoli prima Gesù di Nazareth. Il Salvatore del mondo parla di una ‘grande fratellanza universale’ che necessita dell’istituzione di un nuovo culto: lo ‘spirito del mondo’.
Per il futuro non ci sarà più bisogno di rivolgersi a un Dio che resta nascosto, ma all’uomo, poiché egli ha finalmente appreso la propria divinità.
Il soprannaturale è dunque morto, ammesso che sia mai esistito. Anche in politica la distinzione fra destra, sinistra e centro non ha più senso. L’Umanità deve soltanto affidarsi al suo profeta.

 

LA BATTAGLIA E LA CADUTA FINALE 

Benson, nel terzo e conclusivo blocco, contrappone a Giuliano Felsemburgh un acuto sacerdote, Percy Franklin, anch’egli di 33 anni e bianco di capelli. Padre Franklin diffida dell’uomo in grado di parlare perfettamente quindici lingue. Ai suoi occhi è chiaro il segno del Maligno, e capisce che il suo avvento segnerà per la Chiesa ulteriori lutti, distruzioni e il rischio della caduta finale.
La vecchia fede cattolica chiedeva di abbracciare il dolore; la nuova, imposta per legge da Felsemburgh, chiede invece di allontanarlo, di eliminarlo. Ma è una illusione.
La pace universale garantita ed il dolore espunto non sono per i cattolici.
Contro di loro cominciano persecuzioni terribili, sino alla distruzione della città di Roma, rasa al suolo da un bombardamento.
Franklin, di un cattolicesimo stremato, diverrà pastore.  E da papa dovrà scontrasi con l’antipapa.
E’ l’Armagheddon. Le legioni di quanto rimasto della Chiesa contro quelle del diavolo. Nella battaglia finale.

 

LO SCONTRO CON I TOTALITARISMI  

Il vento del pericolo modernista d’inizio Novecento soffia sulle pagine di Benson. Egli lancia all’albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico. Per la fede cattolica e per l’Umanità.
Cristo è in procinto di essere cacciato dall’Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Un anestetico capace di rassicurare e non di guarire. Dio è ormai ridotto ad un contenuto della coscienza umana.
Vede molto lontano Benson. Mette a fuoco, uno dopo l’altro, tutti i tasselli delle fasi della secolarizzazione.
Prima politica; poi, esaurito lo scontro con il totalitarismo come ideologia del male, individualista, con l’affermazione del Dio-uomo e con la dolce rivoluzione del consumismo e relativismo. Benson in ‘Il padrone del mondo’ costruisce un’anti-utopia cattolica di grande efficacia narrativa, ricorrendo all’impianto apocalittico.
Ma la sua non è da intendersi come una visione pessimistico-apocalittica.
In realtà l’Apocalisse di Giovanni è un libro affascinante, la cui interpretazione da secoli è questione controversa.
Non vi viene annunciata, come molti erroneamente ritengono, la fine del mondo. Bensì viene tratteggiato un affresco teologico teso ad indicare il fine della storia (non la fine della storia), cioè il senso trascendente della vicenda umana.
Benson intendeva parlare agli uomini del suo tempo, e metterli in guardia da un pericolo grave: l’imposizione di una cultura anti-cristiana.
Lo scrittore cattolico ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l’Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tesa a rimpiazzare l’antropologia e la cosmologia cristiana con l’umanitarismo.
Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai.

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1. Modernismo e nuovo culto, totalitarismo e decadenza dell’Occidente

 

Cosa volete che vi dica? Qui il volto umano dell’Anticristo è quello di un uomo, molto colto, che promette pace e valori del mondo, che però perseguiterà il Cristianesimo che a quel tipo di pace e di valori crede poco.
Pubblicato nel 1907, cioè sette anni dopo il racconto di Solov’ev - che credo lui non avesse già letto, altrimenti addio spirito profetico – Benson  coglie la crisi dei valori.
La rappresentazione fantascientifica prende le mosse, come nel racconto di Solov’ev, da  un’Europa che – nel prosieguo del Novecento – avrebbe accentuato la sua tendenza al materialismo valorizzando il modernismo nella dimensione religiosa, ed altri ‘valori’ come il ‘laburismo’, il totalitarismo, il consumismo, l’eutanasia, l’individualismo, il relativismo, l’umanitarismo sul piano sociale e religioso, e infine l’uomo che si fa Dio e ‘uccide’ Dio.
In questa Europa ci sono anche i pacifisti, i progressisti, gli esoterici delle sedute spiritiche, i maghi e – anche se questo lui nel 1907 non poteva immaginarlo – ci sarebbero stati gli oroscopi televisivi giornalieri, quelli sui giornali, la psicologia pansessualista e atea di Freud che ha creduto di poter eliminare l’anima spirituale profonda, sostituendola con il ‘subconscio’, e l’amore sostituendolo con il sesso per liberarci dalle ‘frustrazioni’.
C’é la nota ‘grande fratellanza universale’ della Massoneria, ci sono gli ecologisti con l’abolizione dei rumori e del resto, c’è la stigmatizzazione della dimensione religiosa, il raggiungimento degli estremi confini del progresso materiale ed intellettuale e… l’uso dell’esperanto quale elemento linguistico unificante.
C’è persino la distruzione di Roma, quella a cui accenna l’Apocalisse con quei quarantadue mesi durante i quali sarà calpestata dai ‘pagani’, a cui sembrerebbe forse alludere persino la Valtorta, sempre che quella della Valtorta non sia una distruzione ‘allegorica’ della Chiesa e non della città in quanto tale.
L’Anticristo per eccellenza è un uomo, Felsemburgh  di 33 anni, un politico che  viene eletto per acclamazione – viva la democrazia – Presidente dell’Europa, considerata l’ombelico del mondo, a quei tempi.
Oggi però non è più così, e – scherzi della Storia – oggi ‘l’ombelico’, politicamente e militarmente parlando, è rappresentato semmai dagli Stati Uniti d’America.
Poi c’è un Papa e anche un Antipapa, il che è un classico nella Storia della Chiesa.
C’è persino l’Armagheddon e la spiegazione che non si tratta della fine del mondo.
L’articolista dice che si tratta di una storia romanzata costruita sulla impalcatura dell’Apocalisse.
Felsemburgh rappresenta dunque l’Anticristo espressione della potenza politica, cioè la Bestia del Mare.
In ogni caso viene introdotto un nuovo culto: quello dello ‘spirito del mondo’.
Non c’è male, quanto ad aderenza alla realtà di questi nostri ultimi decenni.
Solo che Solov’ev prevedeva la manifestazione dell’Anticristo nel XXI secolo, mentre Benson lo anticipava al XX, cosa che però non è accaduta, per lo meno in maniera manifesta.
Do un’occhiata al libro imprestatomi e noto che in una nota d’appendice si dice che questo romanzo del 1907 provocò, come previde l’autore, vivaci ed aspre polemiche che finirono per fare di Benson una delle figure più interessanti e discusse della letteratura inglese moderna. Lo si accusava di avere esagerato nel tono accusatorio e, per certi versi apocalittico, nel descrivere quasi profeticamente la sorte del cattolicesimo in un mondo egemonizzato da una forza onnipresente e uniformante a sé e ai propri progetti ogni diverso…


1 Libero: 20 marzo 2007, pag. 32