CAP.11
IL ‘QUARTO’ SEGRETO DI FATIMA…
STORIA, POLITICA E PROFEZIA
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11.1 Mons. Capovilla e il ‘segreto’ dei due fogli separati…
Nel precedente capitolo di questa nostra escursione nelle rivelazioni della Madonna a Fatima, avevamo illustrato succintamente i contenuti delle prime due parti della rivelazione e successivamente quelli della terza parte tenuta segreta al mondo fino al 2000, anno della solenne beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francisco morti in giovanissima età a causa della epidemia di Spagnola di quegli anni mentre Lucia avrebbe preso i voti.
Abbiamo analizzato – alla luce di quanto emerge dal libro-inchiesta di Antonio Socci - le ragioni che dovettero impedire alla Gerarchie ecclesiastiche di accondiscendere alla principale richiesta di Dio: salvare i peccatori stabilendo la devozione al Cuore Immacolato di Maria con una Consacrazione a Lei della Russia fatta in forma solenne dal Santo Padre in unione con tutti i Vescovi del mondo.
Oltre però a non aver ottemperato alle richieste precise della Madonna, non venne neanche divulgata la terza parte del segreto, quella della visione che concerneva un Papa ucciso da soldati con il contorno di una città distrutta e assassinio di Vescovi, Sacerdoti, religiosi e civili.
La Madonna, in apparizioni alla veggente negli anni successivi, le aveva fatto intuire che questa parte avrebbe dovuto essere fatta conoscere a partire dal 1960.
Ci potremmo chiedere perché proprio da quella data. Allora era forse impossibile capirlo ma oggi sappiamo che é proprio da quell'epoca che lo stato della Fede fra i cristiani avrebbe cominciato a ruzzolare sempre più verso il basso: conoscere il futuro che poteva verificarsi avrebbe potuto fermare quella discesa.
In realtà la terza parte della visione - come abbiamo già detto - sarebbe stata ufficialmente divulgata solo nel 2000 e per espressa volontà di Giovanni Paolo II.
Ma ritornando a Fatima, riguardo all’adempimento finale della profezia con l'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, Socci1 osserva che secondo una lettera di Suor Lucia del 1982, quindi successiva a tale attentato, la veggente ebbe a scrivere che «Se non constatiamo ancora la consumazione completa finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi... E non diciamo che é Dio che così ci castiga: al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio prenurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».
Se si fosse veramente pensato che l’attentato al Pontefice fosse stato l’avveramento conclusivo della visione profetica, da considerarsi così esaurita, perché aspettare ancora venti anni per dire che si trattava ormai di acqua passata?
Per la preoccupazione che non fosse ancora interamente adempiuta e che forse la rivelazione - con quell'Angelo della visione di Fatima che, alla maniera di quello dell’Apocalisse, gridava: 'Penitenza!Penitenza!Penitenza!' con la spada di fiamme pronta ad incendiare il mondo - applicata ad un futuro avrebbe potuto spaventare troppo?
Non fu però il panico provocato a Ninive dalla predicazione del profeta Giona - che invitava alla Penitenza, perché in caso contrario Dio avrebbe distrutto la città con tutti i suoi abitanti, quello che spinse re e popolo a cambiare 'registro', così da indurre Dio a risparmiarli avendo essi aderito alla sua volontà?
Oppure, ancora, si riteneva di non poter prestar fede alle dichiarazioni 'profetiche' di tre ragazzini analfabeti?
E’ noto peraltro che Giovanni XXIII avesse personalmente dubbi quanto meno sulla autenticità integrale della profezia di Fatima e molti si chiedono quanto i suoi dubbi possano avere dopo di lui condizionato e legato le mani ai papi successivi, come Paolo VI, ed allo stesso Papa Giovanni Paolo II che pur riuscì alla fine a far beatificare i pastorelli e rivelare la visione del segreto.
Se veniva però messa in dubbio in tutto o in parte l’autenticità della rivelazione ed in particolare della terza parte, come mai beatificare – per di più dopo sessant’anni e ‘a mente fredda’ - i due pastorelli Giacinta e Francisco?
Bisogna convenire che sono domande legittime, non ‘dietrologiche’ ma di semplice buon senso.
Dichiarazioni 2 molto recenti su testimonianze rese da Mons. Capovilla, all'epoca Segretario di Giovanni XXIII, nonché quelle di altri eminenti prelati come il Card. Ottaviani, hanno però ora portato molti a ritenere che la terza parte del segreto fosse stata scritta su due ‘fogli’ separati: sul primo la descrizione visiva della rivelazione nei termini resi pubblici nel 2000, sul secondo la spiegazione della Madonna, mantenuta però ‘secretata’.
Il sospetto - anzi più che di un sospetto pare si tratti qui della conclusione meditata che sembra emergere nella parte finale della indagine di Antonio Socci - è che il Vaticano nel 2000 abbia detto la verità, presentando la descrizione della visione di suor Lucia come la visione della terza parte del segreto, ma che la verità non l’abbia però detta tutta, avendo taciuto sulla successiva spiegazione della Madonna.
I tre segreti sarebbero in tal caso… quattro, come argutamente titola l’opera di Socci.
11.2 Il Gesù valtortiano e le sue rivelazioni sul prossimo futuro della Chiesa e dell’Umanità.
Voi vi sarete a questo punto veramente chiesti cosa c’entri ora - con questi nostri discorsi - il riferimento alle rivelazioni di Maria Valtorta.
Quanto ho fin qui spiegato mi è servito a preparare e rendere più comprensibile l'interpretazione di una rivelazione fatta dalla Madonna a Maria Valtorta, rivelazione che ritengo collegata al terzo o, se preferite, al … ‘quarto’ segreto di Fatima.
E’ contenuta in un’opera edita dal Centro Editoriale Valtortiano uscita alle stampe solo da pochi mesi (‘Quadernetti’, nov. 2006) contenenti una ulteriore serie molto interessante di visioni e rivelazioni alla mistica che non erano state inserite nelle tre raccolte precedenti dei ‘Quaderni’.
La Madonna, parlandole il 4 luglio 1953 sul futuro di Roma 3, le dice che la città è la sede del Papato, e il Papa (che nel 1953 era Pio XII) avrebbe avuto tanto e sempre più a soffrire, questo Papa, e i futuri, per le forze infernali che si sarebbero scagliate sempre di più contro la S. Chiesa e i suoi rappresentanti e ministri.
A riguardo di questo futuro, la Madonna (fate qui d’ora in avanti bene attenzione a date e numeri di capitoli perché sono costretto ad obbligarvi ad una sorta di ‘slalom’) ricorda alla mistica un ‘dettato’ che le era stato dato dal suo Gesù il 20.11.43, con commento e riferimento ad una antica profezia in relazione al Cap. 23, v. 18 del Libro di Isaia
In esso era stato predetto – continuava testualmente la Madonna – ‘quanto sarebbe successo in un’ora di prevalenza infernale, ossia anticristiana, comunista’.
Si trattava del dettato – le ricorda ancora la Madonna – che le venne ‘suggellato’ dal Signore quando, il 24.3.1946, Egli disse alla mistica di distruggerne il testo per evitare il rischio di diffusioni imprudenti da parte dei Padri che la assistevano.
Ma cosa aveva detto, più esattamente, la Madonna a Maria Valtorta, nel 1953?
Ecco qui il testo (i grassetti sono i miei):
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2° Sabato di Fatima. 4-7-53
(Dice Maria:)
«Ripeto quanto già ti dissi nell’ottobre del 1947 e che non trovi più.4
Sono apparsa a Roma5, con quelle vesti e quel libro, per questi motivi, che sono anche tre grandi verità, anzi quattro.
Perché Roma è sede del Papato, e il Papa avrà tanto e sempre più a soffrire, questo, e i futuri, per le forze d’Averno scagliate sempre più contro la S. Chiesa e i suoi rappresentanti e Ministri.
Ricordi quel dettato del 20-11-43 che poi, per ordine celeste, dovesti distruggere il 24-3-46, per por fine all’imprudenza pericolosa dei Padri?
In esso è predetto, dall’antica profezia di Isaia (c.23 v.18), quanto avverrà in un’ora di prevalenza infernale, ossia anticristiana, comunista, così come ti fu detto il 21.12.456, sempre per bocca di Gabriele, l’arcangelo degli annunzi, verso che epoca sarà la fine del mondo, la purificazione del novello Tempio, tratta dall’antica profezia di Daniele c.8 v.14.
Ebbene ciò avverrà, ed Io qui mi metto a difesa, per allontanare quei tempi e quelle azioni sacrileghe.
Sono vestita dei colori della tua Patria, che sono anche quelli delle tre virtù teologali….»
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Trascuro il seguito del Dettato che ci porterebbe fuori tema. Sono anche sicuro del fatto che non vi interessa approfondire con me la data della fine del mondo a cui qui si accenna, rivelata alla mistica dall’Arcangelo Gabriele. Peraltro tranquillizzatevi perché si tratta di data molto lontana e ben oltre il ‘millennio’ di cui parla Apocalisse, a conferma della mia opinione che detto termine ha il significato allegorico di ‘lunghissimo periodo’.
E’ più interessante per noi, viventi di quest’ora, il tempo dell’Anticristo prossimo venturo.
Incuriosito – poiché come ormai sapete sono un appassionato studioso dell’Opera valtortiana – ho dunque fatto una piccola ricerca ed ho appurato (nei tre volumi conosciuti come ‘Quaderni’ che contengono la maggior parte dei dettati e visioni della Valtorta, ad eccezione delle visioni e dettati riportati nei suoi dieci volumi sulla vita evangelica di Gesù) che di questo dettato attinente ad un commento del Cap. 23 v.18 di Isaia non vi era effettivamente traccia. Quindi era stato realmente distrutto dalla mistica.
In effetti in un altro brano dei Quaderni, la mistica faceva un accenno a tale dettato affermando di aver a suo tempo obbedito e di aver distrutto volentieri quella tremenda rivelazione, pur conservandone esattamente nella mente l’angosciosa memoria.
Non sapremo mai cosa le venne rivelato, e del resto anche per altre rivelazioni fatte alla mistica – come Dio ordinava talvolta anche ai profeti del Vecchio Testamento – il Signore le richiese di ‘sigillarla’ nel suo cuore.
Indagando e consultando allora nella Bibbia il Libro del profeta Isaia, ho appurato che il Cap. 23 v.18 al quale il Dettato distrutto del Gesù valtortiano si sarebbe riferito - secondo la Madonna dei Quadernetti - per parlare del futuro di Roma, consiste in un vaticinio contro Tiro, fiorente città, a quell’epoca la più importante e ricca della Fenicia. Una città dedita alla spensieratezza e alle baldorie che tuttavia secondo il vaticinio di Isaia sarebbe stata distrutta a causa di un decreto di Dio per umiliarne l’orgoglio di ogni grandezza ed ‘abbassare’ i personaggi che si ritenevano ‘illustri’.
Il particolare interessante è che la parte del vaticinio di Isaia citato dalla Madonna valtortiana era più precisamente il versetto 18 del vaticinio stesso, versetto dal quale emerge che la città di Tiro, rimasta nella distruzione per settanta anni, si sarebbe ripresa perché sarebbe stata nuovamente ‘visitata’ dal Signore.
Gli abitanti l’avrebbero a questo punto ricostruita, ricreando condizioni di prosperità e ricchezza che tuttavia essi - avendo riconosciuto nelle rovine precedenti la Giustizia di Dio – questa volta avrebbero consacrato al Signore usandole a beneficio degli ‘Adoratori’ di Dio.
Questo particolare aspetto del vaticinio dovrebbe essere quello che - probabilmente – servì al Gesù della mistica da spunto allegorico per darle – nel 1943 - quella rivelazione misteriosa sulla Roma del futuro, se non anche figura del futuro dell’Umanità, rivelazione che poi il Signore nel 1946 le ingiunse di distruggere.
Sono convinto che vi sia un nesso fra Tiro e Roma perché la Madonna – pur senza menzionare i contenuti di quel dettato segreto del 1943 - dice chiaramente, lo ripeto, che vi è un collegamento fra il versetto 18 (e quindi distruzione e ricostruzione della città con consacrazione delle nuove ricchezze al Signore da parte degli abitanti pentiti) e quanto – e qui lo deduco io dal contesto complessivo – potrebbe avvenire nella Roma del futuro in quella che la Madonna della rivelazione valtortiana definisce ‘un’ora di prevalenza infernale, ossia anticristiana’.
Ma il fatto ancor più curioso che non vi ho ancora detto è che nei ‘Quaderni del 1943’- alla data del 20.11.43 (dove avevo provato a vedere se per caso vi fosse traccia di quel dettato distrutto) non ho trovato come ho già prima detto il Dettato relativo al commento del v. 18 del Cap. 23 sulla distruzione di Tiro, ma in compenso ne ho trovato un altro - sempre un Dettato del Gesù valtortiano di commento ad un vaticinio di Isaia – e, attenzione, riportante la stessa data del 20.11.43, ma un commento relativo non al Cap. 23 ma al Cap. 22 v.11-14-18.
Sulle prime ho pensato ad un errore tipografico che indicava - nei ‘Quaderni’ - il Cap. 22 anziché il Cap. 23 menzionato invece dalla Madonna nei ‘Quadernetti’, oppure che l'errore tipografico fosse stato fatto nel citare nei ‘Quadernetti’ il Cap. 23 al posto del 22.
Dopo tredici anni di studi approfonditi ed analitici dell’enciclopedica Opera valtortiana, stampata e ristampata e diffusa nel mondo ormai da mezzo secolo, ho però imparato che non vi sono errori, nemmeno tipografici.
Mi sono reso conto che quello attinente al commento del Cap. 22 di Isaia dei ‘Quaderni’ era un dettato diverso, immediatamente anteriore a quello distrutto del Cap. 23 ma dello stesso giorno, facente parte di un intero ciclo didattico del Signore su un certo numero di Capitoli delle profezie di Isaia, lezioni dalle quali mancava però quella distrutta attinente appunto il versetto 18 del Cap. 23 citato dalla Madonna nei ‘Quadernetti’.
Gesù, del resto, non di rado dava alla mistica due dettati nello stesso giorno.
Mi scuso per le ‘contorsioni’ mentali alle quali vi sto obbligando per seguire il corso dei ragionamenti, ma penso che la sorte possibile di Roma – alla quale può essere facilmente collegata anche quella dell’Italia intera - valga ben la pena di essere approfondita.
E’ stato dunque distrutto il secondo dettato riferito al Cap. 23 di Isaia, secondo cioè in ordine cronologico, ma è rimasto nei ‘Quaderni del 1943’ il precedente riferito al Cap. 22 per il quale non vi erano state le ragioni di ‘secretazione’ del secondo che rischiava invece di essere diffuso, per imprudenza, dai ‘Padri’.
E cosa dice il precedente? Apparentemente niente di troppo drammatico, ma comunque qualcosa che mi ha fatto pensare a Fatima.
Si tratta infatti anche qui di un commento di Gesù il quale, come fatto dalla Madonna in quel dettato sopra citato dei Quadernetti relativo alla città di Tiro, profetizza il futuro della Chiesa degli anni a venire ma collegandolo questa volta per analogia a quanto - nei versetti 11-14-18 del Cap. 22 – Isaia profetizzò per Gerusalemme.
Premetto, come già detto e lo ricordo per chi non fosse pratico di queste cose, che non poche profezie dell’Antico Testamento sono ‘ripetitive’ e figura di avvenimenti futuri destinati a verificarsi nuovamente nel corso della Storia nel momento in cui si realizzassero condizioni politiche, spirituali e sociali analoghe a quelle che avevano portato all’avveramento della prima profezia.
Inoltre il nome di 'Gerusalemme' - per i cristiani - può essere 'figura' della 'nuova città' di Dio, Roma, in quanto sede del Papato e può persino indicare - secondo i contesti in cui la parola viene usata - anche la Chiesa, in senso gerarchico, ma anche l’universalità dei cristiani, nonché la 'Gerusalemme celeste', cioé il Paradiso, la Città di Dio per eccellenza.
Nel capitolo 22 di Isaia (vissuto nel secolo VIII a.C.) è dunque contenuto un vaticinio contro Gerusalemme così come ‘l’oracolo’ del successivo Cap. 23 sarebbe stato diretto contro Tiro.
Il Dio di Isaia minaccia una tremenda punizione nei confronti della città di Gerusalemme e dei suoi abitanti.
Anche qui viene descritta la situazione di un popolo che si è allontanato completamente da Dio, in piena baldoria e tripudio di valori effimeri e decadenti, un popolo che si dà spensierato alla bella vita, un popolo che anziché preoccuparsi delle minacce divine e dedicarsi alla Penitenza, ‘non rivolge lo sguardo a Dio’ - il quale sta conseguentemente preparando loro questo futuro - e continua volutamente ad ignorarlo, anzi ad irriderlo, allontanando così da se stesso la possibilità del Perdono da parte di Dio.
Nell’Antico Testamento Dio punisce spesso gli allontanamenti dalla fede del suo popolo destando ‘prìncipi’ di altri popoli che lo asserviranno e ne distruggeranno la città, come pare essere il caso di questa profezia di Isaia.
Vi si prospetta infatti l’assedio, con gli abitanti impegnati a demolire case per rafforzare con le pietre le mura e a scavarsi una sorta di lago, una ‘piscina’, per contenere l’acqua necessaria alla popolazione per poter sopravvivere durante l’assedio.
La profezia di Isaia poi continua quando Dio invita il Profeta a recarsi da Sebnà (sconosciuto ma identificabile forse come un potente personaggio che deve aver abusato della sua posizione a corte) per comunicargli che Dio lo strapperà dalla sua carica e lo spazzerà via facendolo ruzzolare come una palla…
Ebbene, come commento a tale profezia di Isaia, ecco quanto (i grassetti sono miei) Gesù dice alla nostra mistica7 :
20-11-43 Isaia Cap.22 v.11-14-18
Dice Gesù:
Troppe volte non ‘rivolgete gli sguardi’ a Colui che è la vostra Provvidenza.
Mettete le frange, spesso inutili, ad una cosa, e poi dite: ‘Questa cosa l’abbiamo fatta noi’.
No. Non ne siete gli autori, anzi spesso ne siete i distruttori perché neutralizzate i frutti che da un’opera vengono, quando non distruggete l’opera stessa con le vostre mani e le vostre menti distruttrici.
Dio vi dà tanto, vi dà tutto quanto vi è utile e necessario per la carne ed il sangue, e per la mente e lo spirito. Voi a questo tutto, specie a quel tutto che è volto alla mente e allo spirito, scavate un ‘lago’. Oh! Sì! Un lago. Ma è lago in cui le acque limpide di Dio stagnano e si corrompono perché messe al contatto di tante altre cose e scoperte a tutte le invasioni.
Così del sapere, moltiplicato a dismisura, ma non elevato verso Dio, avete fatto un pericolo per voi, così della religione che avete voluto infronzolire di tante inutilità, analizzare con lente umana, profanare volendola spiegare senza riferimento a Dio, avvilire rendendola formula e non forma di vita.
E’ sempre lo stesso rimprovero che vi devo fare. Vi siete creduti pari o superiori a Dio. E siete caduti in opere non da figli di Dio ma unicamente da animali ragionevoli, i superragionevoli della terra, ma umanamente ragionevoli.
Ed è già molto quando siete ragionevoli e vi rispettate al punto di dirvi: ‘Vediamo di agire pensando al domani’. Il più delle volte pensate unicamente all’oggi e a fare dell’oggi una baldoria per la vostra carne superamata da voi.
Neppure quando siete fra i tormenti di un castigo uscite da questa vostra euforia malsana. Ma anzi tanto più volete godere e vivere da bruti solo intenti a saziare fame e senso. E fra un godimento e l’altro irridete Dio nel quale più non credete, salvo poi imprecarlo o implorarlo nel momento che soffrite. E perché? Cosa vi attendete? Non è così che si ottiene aiuto da Dio. Io sono per chi è onesto e fedele. Anche se debole lo perdono e soccorro. Non sono per gli schernitori e i rinnegatori che sanno prendersi la loro parte e dare ai miei figli solo dolore e tormento.
E tu, primo fra i miei figli8 fortifica il tuo cuore appoggiando la bocca alla mistica fonte del mio petto squarciato. Come sei il mio araldo, e più che araldo il mio Vicario sulla terra, colui che rappresenta l’Agnello, e dell’Agnello hai cuore e parola, così sarai novello Cristo nel dolore e nella sorte.
Quanto dolore è già nel calice che si avvicina! E non ti giova l’averne già tanto bevuto e l’esser vissuto da giusto! Non ti giova perché il dolore lo riempie sempre più quanto tu ne bevi, perché esso dolore è distillato e munto dalla Forza a noi nemica, la quale non potendo mordere il Cristo morde le carni delle sue creature. E quale creatura più creatura mia di te, che sei mite e giusto, che sei evangelico come il mio Giovanni?
Come il Prediletto, affissati nel Cielo fino a farti rapire dall’ardore della contemplazione, perché l’ora del dolore è sempre più vicina ed hai bisogno di essere saturo di contemplazione per poter subire la passione senza piegare.
Rimani ‘Luce del mondo’ in mia vece, anche se le tenebre ti monteranno addosso per schiacciarti.
Anche cadendo tieni alzata la mia Croce che è Luce.
Anche morendo fa udire la Voce che parla dal Cielo attraverso te, mio Servo esemplare. Hai pianto e non è giovato che tu conoscessi il segreto di Fatima.
Le tue cure al mondo si sono rivolte contro di te come quelle che si usano ad un ossesso. Ma non importa. Mia Madre è con te ed Io con Lei. Noi siamo presso le grandi ‘voci’ e le piccole ‘voci’ che parlano in nome mio e che consumano se stessi perché la Voce del Cristo suoni ancora in questa terra brulicante di demoni.
Siate benedetti, grandi e piccoli portatori della Parola.
Noi vinceremo contro Satana. Io ve lo dico. E nell’ora della vittoria la mia stessa Luce sarà la vostra luce che vi farà splendenti come nuovi soli».
11.3 Giovanni XXIII e i profeti di sventura.
Il Gesù valtortiano del ‘1943’, parla apparentemente ad un Papa che potrebbe anche essere il Pio XII di quell’epoca ma sembra anche spingere, nel caratteristico stile profetico, lo sguardo nella profondità del futuro, parlando ad un Papa del futuro in una società futura che – come quella della Gerusalemme di Isaia dal quale questo dettato prende spunto – avrebbe ‘ballato’ spensierata, irridendo Dio.
Una società che avrebbe ancor più profanato la Religione distorcendola con una teologia moderna e falsa. Egli parlava ad un Papa mite, evangelico, che verrà schiacciato dalle Tenebre, cioè dalle Forze del Male.
Un Papa che sarebbe stato novello Cristo, non solo nel dolore ma anche nella sorte. Un papa che anche cadendo viene invitato a tenere alto lo stendardo della sua Croce, e che anche morendo dovrà essere capace di fare sentire la Voce di Dio.
Riflettiamo: ‘Anche cadendo’…, ‘anche morendo…’.
Non sono sicuro che il papa di cui qui si dice che cade, sia lo stesso di cui qui si dice che muore.
Potrebbe essere un Papa che cade e muore contemporaneamente, ma ce ne potrebbe essere uno che cade e un altro papa che muore, perché questa profezia sembra impersonale, non tanto diretta ad uno specifico papa (ad es. il Pio XII di allora) ma anche a futuri papi.
Questa non mi sembra propriamente nemmeno la raffigurazione di un Papa che se ne muore ‘tranquillo’ – si fa per dire - nel proprio letto, ma quella in un campo di battaglia come l’immagine iconografica di un alfiere portabandiera che – colpito - cade da cavallo ma - morendo con gli occhi al cielo - si sforza di tenere alta l’asta del vessillo.
Quindi – se volessimo in ipotesi interpretare caduta e morte come riferite alla stessa persona - non un papa che ‘cade come morto’ secondo l’interpretazione arbitraria e ‘libera’ del 2000 fatta dall’allora Segretario di Stato Card. Sodano, ma un papa ucciso da quei ‘soldati’, e non in senso figurato, anche perché Gesù gli dice che lui, Martire, avrebbe dovuto subire la Passione di Cristo, la quale come tutti sappiamo consistette nella morte effettiva per mano dei soldati romani.
Non un Papa che ‘cade’ e si rialza, ma un papa che sembra proprio venire ucciso.
Un Papa riferito al futuro, dunque, visto che viene fatto chiaro riferimento alla Gerusalemme di Isaia assediata da soldati nemici e distrutta, come quella del Papa ucciso citato nella profezia di Fatima?
Un papa – e questo è il tocco finale – che come spiega Gesù quasi a futura memoria - avrà conosciuto la terribile profezia del Segreto di Fatima, ma al quale questa conoscenza non avrà potuto portare alcun aiuto.
Un papa dunque che pur conoscendo il futuro non potrà sottrarvisi e lo accetterà.
Profezia? Allegoria? Realtà? Possiamo noi – dopo quanto abbiamo letto nel precedente Cap. 9 - non considerarci una società che ‘canta e balla’ e irride Dio?
Dobbiamo magari pensare di Fatima come Giovanni XXIII che – ripeto ancora una volta quanto già accennato in precedenza e come scrive A. Socci 9 : ‘inaugurò solennemente il Concilio Vaticano II, nell’ottobre 1962, con un discorso rimasto celebre per le sue infelici ironie sui bambini di Fatima: «A Noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunciano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo»?
E come mai invece un altro Papa, Giovanni Paolo II, quello del ‘Totus tuus, Maria’ e delle invocazioni corali dopo la sua morte del ‘Santo subito’, devoto alla Madonna di Fatima, ha voluto invece celebrare nel 2000 - con una cerimonia di estrema solennità in mondovisione - la beatificazione di codesti ‘infausti’ profeti?
No, non voglio essere considerato anch’io ‘profeta di sventura’ e mi auguro – anzi sono sicuro - che non incomba la fine del mondo, ma forse quella che gli esperti di apocalittica, anche di altre religioni, chiamano ‘fine dei tempi’, una fase che concluderebbe un’era e ne aprirebbe un’altra.
1 A.Socci: ‘Il quarto segreto di Fatima’, pag. 171, Rizzoli, nov. 2006
2 A. Socci: Op. cit. pagg. 139 e segg.
3 M.Valtorta: ‘Quadernetti’, pag. 218, Dettato 4.7.53 – “2° Sabato di Fatima, Centro Ed. Valtortiano
4 Trattasi di uno scritto in cui Maria Valtorta commenta – nella notte fra il 12 e 13 ottobre 1947 – una sua ‘notte di preghiera’ nella ricorrenza della data dell’ultima delle apparizioni di Fatima del 1917, con la visione della Madonna al fianco della mistica. Vedi ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’, pag. 481 – Centro Ed. Valtortiano.
La Madonna – dice la mistica – l’ha spronata a pregare col Rosario per il Papa, il Clero, la pace e l’Italia. La mistica aggiunge che la Madonna le dice che proprio per questo è apparsa a Roma (alle Tre fontane) e anche per scuotere gli increduli, gli indifferenti, gli ostili e contrari al soprannaturale, gli increduli anche sull’Opera della mistica che ‘è gloria di suo Figlio e nella quale è salute per tanti’.
5 Qui il riferimento della Madonna valtortiana è appunto alla nota apparizione a Roma nella grotta della località delle Tre Fontane all’ateo Cornacchiola, poi convertitosi. Vedere al riguardo di questa apparizione un commento personale (cioè parole sue) di Maria Valtorta del 31.12.47, pag. 360/372, de ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’ – Centro Editoriale Valtortiano.
6 M.Valtorta: ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’, pagg. 155/158. Riflessione personale della mistica, il 21.12.1945, con chiarimento giuntole come una ‘freccia luminosa’ da una voce interiore misteriosa (voce che solo qui – ben otto anni dopo - nel suddetto Dettato del 4-7-53 viene precisato dalla Madonna esserle stata quella dell’Arcangelo Gabriele) che le aveva chiarito il senso dei duemilatrecento giorni e della purificazione del Santuario e quindi i tempi della misteriosa profezia di Daniele, c. 8 v.13-14, con la data della fine del mondo.
7 M. Valtorta: ‘Quaderni del 1943’, pag. 568, Dettato del 20.11.43 – Centro Editoriale Valtortiano
8 E’ il Papa, come appare dalle parole che seguono
9 A. Socci: Op. cit., pag. 207