CAP. 21

NEL PARADISO TERRESTRE
(2)

 NON E' BENE CHE L'UOMO SIA SOLO...

 

21.1 Adamo dette un nome agli animali..., tanto per cominciare.

Segretario: Procediamo dunque con l'analisi dei successivi versetti di Genesi:1

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».
E allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati:
in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche,
ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò;
gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.

Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.

Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa.
La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».

Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

 

Segretario: Il racconto dell'Autore sacro presenta qui la solitudine dell'uomo Adamo.
Egli doveva sentirsi forse come un naufrago su un'isola deserta, piena di frutti più o meno... energetici, ma in assoluta 'solitudine'.
L'uomo è un essere socievole, prova il bisogno della compagnia, deve poter parlare, colloquiare, gioire, condividere.
Dio conosce bene l'uomo per averlo Egli stesso creato ed allora decide di dargli una donna perfetta quale compagna, ma procede con gradualità.
Dio gli pone accanto - dice Genesi - innanzitutto degli animali che in qualche misura possano intanto appagare il suo bisogno di compagnia.
Come avevamo già detto, questo secondo capitolo, con questa sorta di nuovo racconto, viene 'contestato' da taluni critici che non lo riterrebbero 'autentico'.
Al di là degli aspetti stilistici e linguistici ai quali anche si rifanno i critici, noi - semplici osservatori - non possiamo ad esempio non rilevare come in questo secondo racconto la creazione di animali appaia addirittura come successiva a quella di Adamo, mentre nel precedente racconto del primo capitolo l'uomo era stato l'ultimo prodotto della Creazione animale.
In realtà, non siamo qui di fronte ad un diverso racconto della Creazione ma ad una sorta di sintesi riepilogativa con  una ulteriore amplificazione di informazioni.
Anche in questi ultimi versetti - come del resto in tutti i precedenti in cui si parla di creazione vegetale ed animale - si ribadisce il fatto che gli animali vennero plasmati dal 'suolo'.
E' il solito discorso, che é 'martellante' in Genesi, per dire che gli animali e l'uomo - anzi i viventi in genere, cioé anche i vegetali - sono stati 'creati' utilizzando sostanze minerali presenti nella terra.
Dunque Dio Crea Adamo, ma prima ancora di creare Eva, conduce all'uomo tutti gli animali creati.
Considerata la moltitudine enorme di animali presenti sulla faccia della Terra, questo fatto potrebbe sembrare poco verosimile per non dire eccessivo e il brano si é prestato anche a delle ironie...

Bastian Contrario: Il fatto, a mio avviso, é che vi é chi interpreta la Genesi troppo alla lettera e chi al contrario la interpreta in maniera troppo allegorica, defraudandola del suo reale significato.
In questo caso per interpretare con maggior precisione il significato del testo basterebbe magari del semplice comune buonsenso.
Non è detto ad esempio che quel condurre ad Adamo 'tutti' gli animali vada necessariamente inteso come condurglieli proprio tutti dal primo all'ultimo, ma solo quelli che erano nelle adiacenze del Paradiso terrestre e che Adamo magari incontrava facilmente.
Il termine 'tutti' sarebbe dunque un modo per dire 'tutti quelli che gli capitavano a tiro'.
E' un modo di dire che abbiamo anche noi.
 Sarebbe stato a quel punto facile per Adamo dar loro un 'nome', forse anche sulla base delle caratteristiche dell'animale che più lo avevano colpito, e, soprattutto, ricordarsi anche il nome che aveva dato ad ognuno.

Segretario: Prendiamo nota della osservazione di Bastian Contrario e sentiamo allora cosa ci dice F. Crombette...

F. Crombette: Evidentemente, la precisione di questi dettagli prima ancora della creazione di Eva, implica che Dio aveva avvertito Adamo che gli avrebbe dato una compagna; ed è senza dubbio per questa ragione che immediatamente dopo, nel versetto 18, Mosè parla dell'intenzione di Dio di creare la donna.

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In testo coordinato: Vedendo più lontano, Jéhovah-Elohim disse allora: Se manca ad Adamo il diritto di essere dato in matrimonio, egli rimpiangerà vivamente di essere solo; una vita che non è nell'ordine lo porterebbe alla follia; per far cessare questo, io porrò dunque presso di lui una sposa simile a lui; io farò che ella sia la sua bella compagna.

Adesso, noi sappiamo perchè non era bene per Adamo restare solo; egli vedeva tutti gli animali a coppie e non era normale che solo l'uomo fosse isolato; d'altronde, con quegli animali non poteva parlare e un silenzio troppo lungo avrebbe avuto una ripercussione negativa sulle sue facoltà mentali. 
Dio dunque gli diede, non un aiuto, ma una sposa alla quale accordò in appannaggio la bellezza fisica
Adamo era la forza (i= Ô-Djom = Esse-Vis), Eva fu la bellezza (i= Mine-A = Species-Esse).

Prima di dare una compagna ad Adamo, Dio volle manifestare al nostro primo padre la sua superiorità nella e sulla creazione e, a tal fine, gli fece comparire davanti tutti gli animali perché li nominasse, giacché, nell'antichità, il diritto di nominare apparteneva al possessore dell'oggetto, ed è per questo che noi vediamo che gli schiavi prendevano il nuovo nome che gli imponeva il loro vincitore.
Questo è ciò che fa l'oggetto dei versetti 19 e 20 del capitolo 2°, così concepito:

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Questo testo coordinato diviene: Per completare saggiamente ciò che aveva fatto, Djehoouôh-Ehélohidjm radunò in presenza di Adamo, specie estrema, le altre specie in enorme assortimento di sembianze, quelle che abitano sotto la vastissima distesa del cielo, che hanno, molto numerose, il potere di inseminare le acque; era conveniente che venissero ad inchinarsi alla presenza di colui che era il loro capo, Adamo, affinché questi, secondo il loro modo di vivere, il loro volto, il loro aspetto esteriore, proferisse le specie di parole (nomi) da applicare a quegli esseri. 
Quindi, alla moltitudine degli esseri riuniti in massa di fronte ad Adamo, questi pronunciò le specie di nomi che avrebbero avuto. 
Tutto ciò che respira ebbe allora un nome appropriato; anche quelli che erano ad una grande distanza furono chiamati e raggiunsero Adamo in un conveniente lasso di tempo; essi ebbero nomi distinti secondo le varietà della loro specie: (quelli) il cui volto è simile a quello di un gatto, (quelli) molto numerosi, che hanno il potere d'inseminare le acque, (quelli) che abbondano abitando le terre non coltivate e le valli dei fiumi, in molteplici quantità di aspetti, si prostrarono davanti ad Adamo, non essendo alcuno di essi migliore di lui, e poi si dispersero, ritornando nelle diverse regioni che abitavano e dalle quali erano venuti.

Qui non è più questione che Adamo si cerchi una compagna tra gli animali, ma al contrario che gli animali vengano a sottomettersi a lui e ricevano da lui un nome appropriato secondo il loro comportamento o il loro aspetto. 
Il copto ha conservato delle tracce di questa maniera di designare gli esseri.  Abbiamo già citato il nome i = Çesche = Anser, dato all'oca, secondo le radici i = Çe = Igitur = In seguito e i = Sche = Ire = Andare, perché le oche quando si spostano camminano in fila indiana. 
La cicogna si chiama i = Sit Djôoun = Serpens Pellere, perché caccia i serpenti. 
La gru = Grus, i = Beni, per via dell'ornamento di piume che porta sulla testa: i= Bi = Portare = Portare e i = Eini = Species = Ornamento.  L'airone = Ardea è chiamato i = Elkôb, da i = Hêl Kôb = Pennata-Duplicare = perchè sfoggia due piume a punta
La volpe = Vulpes si dice i = Boischi, che si traduce i = = Capillus = Pelo e i = Ischi = Suspendere = Sospendere, che significa la pelliccia lunga.
Il cinocéfalo, i = Honouhoor, è la scimmia dalla testa di cane: i = Ho = Facies = Faccia, i = = Typus = Immagine, i = Hoor = Canis = Cane, etc.

A questo racconto di Mosè si potrebbero tuttavia fare due obiezioni.
In primo luogo, quella della distanza; ma il testo tiene appunto conto del tempo necessario a percorrerla sia dagli animali che da Adamo. 
Che Dio abbia potuto riunire gli animali, non è possibile metterlo in dubbio: il fatto ebbe luogo ancora una volta al Diluvio universale; del resto, gli uccelli migratori mostrano una potenza di volo e di orientamento rimarchevoli. 
Infine, su una scala più modesta, sono molti i santi, come Franceso d'Assisi, che riunivano gli uccelli per lodare il Creatore e che attiravano i pesci ai bordi dell'acqua, ed è ciò che ha potuto fare anche Adamo portandosi in riva al mare. 
Ma (ed è una seconda obiezione) come ha potuto Adamo dare un nome ai pesci degli abissi marini, fatti per resistere a enormi pressioni dell'acqua e che muoiono se portati in superficie?  Ebbene!  Dio ha potuto fare, con una scossa marina o altro, che questi pesci risalissero anche morti in superficie per essere visti da Adamo. 
Dio poteva anche far vedere ad Adamo, attraverso lo spessore delle acque, i loro abitanti inferiori così come gli indù, con mezzi psichici, sanno vedere a distanza anche attraverso dei muri.

 

21.2 La donna perfetta e la costola di Bastian Contrario.

Segretario: Come ho già avuto poc'anzi occasione di dire, vorrei sempre prendere con una certa prudenza talune decrittazioni di Crombette, preferendone il senso complessivo a quello delle singole parole.
Alcune volte - pur partendo dalle 'decrittazioni' - egli sembra interpretare il testo biblico con una certa 'larghezza' di vedute, altre volte lo interpreta invece alla lettera in maniera che può sembrare francamente eccessiva.
Se Dio avesse voluto che Adamo desse il nome a tutti gli animali per renderlo consapevole della propria superiorià, dignità e dominio, poteva in effetti bastare che gliene mostrasse solo una parte senza farglieli arrivare tutti dai quattro punti cardinali.
Non si tratta di sottilizzare se Dio potesse o non potesse riunire davanti ad Adamo tutti gli animali, compresi quelli delle profondità marine che Dio - secondo F. Crombette -  avrebbe potuto magari con una sorta di scossa fare venire a galla anche morti perché Adamo li vedesse galleggiare.
Niente è impossibile a Dio! Ma non dimentico neppure che normalmente Dio si comporta secondo una logica impeccabile.
Il senso di questo versetto non mi sembra dunque quello di affermare che Adamo avrebbe dovuto dare un nome a tutti gli animali  della terra, ma - come aveva ipotizzato Bastian Contrario - che lo avrebbe fatto con tutti quelli quelli che gli capitava di incontrare.
Adamo non poteva tuttavia non accorgersi come gli animali, creati a coppie, conoscessero le gioie della reciproca compagnia e generassero anche dei figli ai quali essi dedicavano cure ed  affetto.
Egli dovette sentire inconsciamente che a lui mancava un qualcosa di veramente simile.
Ecco perché Dio lo accontenta a sorpresa e - dopo averlo addormentato - lo priva di una costola e da questa trae la compagna della sua vita, una donna, fisicamente perfetta...

Bastian Contrario: A proposito di compagnia, della costola di Adamo e della donna perfetta, la sa l'ultima?
«Mi sento solo... - dice Adamo a Dio nel Paradiso terrestre - ho bisogno di qualcuno che mi tenga compagnia».
«Bene», risponde Dio. «Ti darò la donna perfetta. Bella, intelligente, graziosa: ti farà da mangiare, ti pulirà la casa e non ti dirà mai una parola ostile».
«Sembra bello - dice Adamo - ma quanto mi costerà?»
«Un braccio e una gamba».
«Troppo caro. Che cosa potrei avere per una costola?».


1 Gn, 2,18-25