CAP. 7
TERZO GIORNO
(2)
LA PANGEA
E GERUSALEMME, CENTRO DEL MONDO.
7.1 Deriva lenta dei continenti ?
Segretario: Mi rendo conto che tutti voi siate rimasti stupefatti nell'osservare quella bella immagine della terraferma, cioè l'asciutto di cui parla Genesi, proiettata sulla lavagna luminosa da Fernand Crombette. I vari continenti oggi dispersi ma qui accostati l'uno all'altro vi sono ben riconoscibili e appaiono come se formassero un unico complesso.
Quantunque io non sia né geologo né geofisico credo che Fernand Crombette mi perdonerà se mi permetto di darvi al riguardo qualche chiarimento.
Il famoso geofisico tedesco Alfred Wegener nel 1910 era rimasto colpito, guardando una mappa della Terra, dal fatto che le coste dell’America del sud sembravano combaciare in maniera impressionante con quelle dell’Africa Occidentale.
Egli fece allora degli studi elaborando nel 1912 la sua famosa teoria sulla deriva lenta dei continenti. Secondo Wegener questi in origine dovevano aver fatto parte di un unico complesso continentale, quello che solo successivamente i geografi moderni hanno finito per ammettere chiamandolo appunto Pangea.
Sulle prime però (e questa è la sorte spesso riservata ai grandi 'innovatori' e probabilmente alle rivoluzionarie decrittazioni e scoperte dello stesso Crombette) la ricostruzione della deriva dei continenti fatta da Wegener non convinse gli altri studiosi non solo perché rappresentava una novità sorprendente, ma anche perché certe ricostruzioni dei percorsi a ritroso non collimavano bene e anzi talune si erano dimostrate completamente errate, forse anche a causa di certe possibili ‘forzature’ che Wegener sembrava avesse fatto per far ‘quadrare’ meglio la sua teoria.
Fernand Crombette – credendo invece con assoluta fede nella infallibilità della Bibbia - era rimasto colpito da un Salmo (73/74) che accennava al fatto che ‘Dio… aveva operato la salvezza al centro della Terra’, salvezza che per i cristiani è stata notoriamente conquistata su una Croce a Gerusalemme, e ricordandosi della teoria di Wegener sulla deriva dei continenti egli decise di approfondirne gli studi.
Egli si avvalse di carte più moderne dei fondali marini sulla base dei rilevamenti consentiti dalle nuove tecnologie e dalle prospezioni scientifiche dei fondi oceanici della seconda metà del novecento. Partì dal presupposto che Dio avesse diviso in parti eguali le acque dell'alto e quelle del 'basso' e che l'anello acqueo, caduto sulla Terra per l'ultima volta con il Diluvio universale, non poteva che aver raddoppiato l'altezza dell'attuale livello dei mari.
Poiché l'attuale livello di profondità medio degli oceani é di circa 4000 metri, Crombette - per rintracciare il punto di frattura dei vari continenti rispetto al continente unico - fece le sue ricerche sottomarine ad una profondità di -2000 rispetto all'attuale livello degli oceani.
Scoprì così che era a questo livello che le coste degli attuali continenti opposti combaciavano.
Scoprì inoltre sui fondi marini la scia che questi avevano lasciato nel corso della loro deriva e scoprì infine che, nella posizione iniziale in cui gli attuali continenti erano precedentemente collocati, vi erano tracce della loro impronta lavica.
Sul fondo oceanico si era cioè formata una sorta di 'forma' del continente a causa della fuoriuscita di lava provocata dal brutale spostamento e dalla diminuzione della pressione della enorme massa rocciosa continentale sovrastante, lava che a contatto del freddo dell'acqua oceanica si era solidificata.
F. Crombette – altra intuizione straordinaria sulla quale ritornereno quando parleremo del Diluvio universale – dedusse infine che, affinché tale impronta lavica potesse essersi formata in maniera così precisa, ciò non poteva essere attribuito che ad una solidificazione rapidissima dovuta ad un cataclisma planetario improvviso e di immani proporzioni.
Non dunque una deriva lentissima avvenuta impercettibilmente nel corso di centinaia di milioni di anni, come supposta dall'attualista Wegener e da tutti gli altri geologi 'anticatastrofisti', ma una 'deriva' subitanea.
Crombette concluse anzi – sempre grazie ai suoi studi – che essa si verificò nel giro di tre mesi e proprio nel corso del famigerato... Diluvio universale, che per di più la Bibbia data solamente a poco più di 4000 anni fa.
Questo fatto è durissimo da fare accettare ai geologi e ai paleontologi perché viene a smentire e anche a sconvolgere tante teorie sulla datazione delle ere geologiche della terra.
Detta così la questione della deriva sembrerebbe una cosa semplice, ma Crombette – per darle valore scientifico - ha dedicato anni e anni di studio e parecchie opere1 a questo problema geografico e geologico, riuscendo però a fare ciò che a Wegener non era bene riuscito: ricostruire molto più esattamente il cammino a ritroso della deriva e fare combaciare quasi perfettamente i vari continenti.
Questi – finalmente riuniti sulla carta, nella immagine che vi è stata mostrata - avevano assunto la forma di un’isola colossale circondata da un unico Oceano, un'isola con la forma di un fiore appena sbocciato, una sorta di rosa ad otto petali. 2
Per ottenere con precisione detta forma, come evidenziato dalla 'mappa' di Crombette, bisogna tuttavia tenere conto della batimetria, e cioè dello studio delle profondità degli abissi marini.
Infatti una porzione esterna delle terre emerse di allora oggi non é visibile perché é stata successivamente sommersa dai 2000 metri in più delle acque del Diluvio ed é oggi situata a -2000 metri di profondità.
Sotto la quota di -2000 metri, l'attuale fondo marino va poi a picco verso le profondità abissali.
Ciò significa che quando vi era ancora il Continente unico, cioé prima del Diluvio, Pangea si ergeva duemila metri al di sopra del livello oceanico di allora, dato che metà delle acque originarie della Pantalassa girava in orbita sotto forma di anello acqueo.
In altre parole ciò significa che è come se le terre emerse attuali fossero state in origine su di una sorta di altopiano di duemila metri più alto rispetto al livello dell'oceano universale.
Le coste di Pangea erano contornate da enormi catene montuose che la proteggevano da tempeste, maremoti e tsunami vari e di cui la cordigliera delle Ande rappresenta una delle varie antiche vestigia, vestigia che Crombette ha comunque nelle sue opere individuato con grande precisione:
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...Per questo, saggiamente, Ehèlohidjm chiamò questi diversi spazi, il sistema dell’asciutto (secco) scoperto da dei restringimenti lascianti libera alla superficie una pianura racchiusa su tutti i lati da montagne...
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Se la Terra originaria doveva contenere il Paradiso terrestre ed una Umanità di ‘figli di Dio’, il regalo di Dio ad Adamo ed Eva: una terra emersa a forma di fiore appena sbocciato, non avrebbe potuto essere più poetico.
La teoria della lentezza estrema della deriva, immaginata da Wegener e dagli altri geologi, è dunque una 'fede' che è figlia della teoria dell’attualismo geologico, sposatosi per un matrimonio di convenienza con l'altra prolifica teoria dell’evoluzionismo antropologico, perchè queste sono due ideologie che, filosoficamente e scientificamente, si sostengono a vicenda.
7.2 Il ruolo geografico e... 'cristocentrico' di Gerusalemme.
Partendo dalla verità 'fideistica' che la creazione non sia opera di Dio ma che l'universo e quindi la Terra si siano fatti da sè, è evidente che - al ritmo infinitesimale attuale con cui si notano cambiamenti nella superficie terrestre - si sia pensato che debbano essere occorsi miliardi di anni perché certi fenomeni abbiano avuto il tempo di realizzarsi.
Analogamente, perché si possano sostenere con un minimo di credibilità le teorie evoluzionistiche, si è compreso che per dare la possibilità ad una singola cellula, prima, di formarsi da sé e, poi, di diventare - di animale in animale - un uomo, si sono dovuti ipotizzare altrettanti milioni di anni..., senza dimenticarsi di passare attraverso la scimmia, naturalmente.
Ma quale è stata in definitiva la sorprendente conclusione emersa da quella primitiva intuizione di Wegener?
Come Wegener, guardando una carta geografica del globo aveva intuito che i vari continenti in precedenza avevano dovuto formare un blocco unitario, così Crombette - guardando la mappa dei suoi continenti riunificati - aveva trovato la prova che Gerusalemme assumeva veramente una posizione esattamente al centro della terra emersa, come diceva il Salmo.
Lo potrete agevolmente rilevare voi stessi riesaminando la diapositiva di cui sopra.
Ora forse vi domanderete anche come mai – fin dall’inizio della creazione della Terra con il suo continente unico originario ma prima ancora che l’uomo venisse creato - proprio Gerusalemme avrebbe dovuto trovarsi al Centro della Terra, cioè in una posizione così 'privilegiata'.
La spiegazione, che non piacerà agli evoluzionisti e agli atei, è che Dio prevede tutto e fa tutto con ordine e misura.
Egli, nella sua Eternità che è fuori del Tempo, sapeva in anticipo che l’Umanità - nel Tempo - si sarebbe completamente corrotta a seguito del Peccato originale e che, nonostante la distruzione operata del Diluvio e la successiva rigenerazione, si sarebbe nuovamente corrotta.
La Bibbia narra che quando Noè – uscito dall’arca che ormai si era adagiata sulle pendici dell’Ararat – edificò un altare offrendo a Dio olocausti in ringraziamento, Dio disse: «Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché l’istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto».3
I discendenti di Noè, dimentichi tuttavia della lezione ricevuta, si diedero nuovamente alla corruzione ed all’empietà.
Dio – che si era impegnato con Noé a non mandare più un Diluvio né tantomeno a maledire 'il suolo' spaccando nuovamente i continenti come farebbe un artista con un'opera di ceramica che non lo ha soddisfatto nonostante tutte le sue cure - li punì provocando la cosiddetta 'confusione delle lingue' con la conseguente dispersione dei discendenti di Cam, Sem e Japhet sulla faccia della terra.
Poi mandò però suo Figlio, il Verbo, per salvare l’Umanità attraverso la Redenzione sulla Croce in Gerusalemme, secondo la promessa consolatoria che aveva fatto ad Adamo ed Eva al momento della cacciata dal Paradiso terrestre.
Dio fin da prima della creazione sapeva che – nel divenire della Storia – la tragedia di un Dio fattosi uomo si sarebbe conclusa su di una croce.
L'altare sul quale un Dio si sarebbe immolato per offrirsi vittima d'espiazione al Padre per ottenere il perdono per l'Umanità non poteva che occupare una posizione centrale sulla terra destinata all'Umanità.
Ecco dunque la ragione della centralità - anzi il Cristocentrismo, per usare un termine ben noto ai teologi cristiani - della posizione geografica di Gerusalemme nel corso della formazione della originaria Pangea: su quella croce di quella città l'Uomo-Dio avrebbe salvato l'Umanità e conquistato con il proprio Sacrificio la Gloria.
Tale posizione, figurativamente parlando, non riflette altro che la centralità di Gesù Cristo, Verbo incarnato Figlio di Dio, nel progetto di Redenzione e restaurazione non solo della Terra ma dell’intera Creazione.4
F. Crombette: Nostradamus, che pur essendo cristiano aveva degli ascendenti giudei, quando vedeva ritornare il Giudice Sovrano al centro della terra5, conosceva certamente la tradizione che faceva di Gerusalemme il centro del mondo, tradizione basata sul v. 12 del Salmo LXXIII, così concepito, secondo la Volgata: "Ma Dio, nostro Re dall'inizio dei secoli, ha operato la salvezza al centro della terra".
Ora, tale è esattamente la posizione di Gerusalemme sulla terra ricostruita qual era prima del Diluvio.
I Greci indicano come centro del mondo un punto situato tra il Calvario e il S. Sepolcro. È da molto tempo che gli esegeti hanno respinto questa credenza che considerano puerile e vana in presenza dello stato di dispersione attuale delle terre; sarebbe tempo che si ricredessero.
1 - F.C.: Vedi in particolare Saggio di Geografia divina - Vol. da 1 a IV, Ceshe: http://crombette.altervista.org/
2 - Quanto alla geografia della Terra antica ed a come Crombette ha operato la ricostruzione della deriva vedere l’opera di Fernand Crombette in versione integrale Essai de… geographie divine, Vol. I,II,III,IV editi da CESHE France. Essi sono sono anche disponibili in traduzione italiana sul sito Ceshe – Italia: http://crombette.altervista.org/
4 - Dell'autore, per quanto riguarda una più ampia trattazione sulla centralità di Gerusalemme, sul cristocentrismo e sulla deriva dei continenti, vedi anche la sua opera Pensieri a voce alta in www.ilcatecumeno.net
5 - Ndr: Nostradamus, come gli antichi Padri fondatori della Chiesa, credeva fermamente e anzi 'profetizzava' un 'ritorno' di Gesù o meglio una Parusia (una sorta di sua 'manifestazione' gloriosa e pentecostale in terra, dopo la sconfitta dell'Anticristo) per la realizzazione completa del Regno di Dio in terra.