CAP. 7

IL PROGETTO CREATIVO DI DIO.

 

 7.1 La Creazione dell’Universo in Cristo imprime nel mondo il sigillo della ‘Cristicità’.

Segretario: Confessatelo, la storiella dell’ateo e dell’orso che ha raccontato Bastian Contrario, vi ha fatto sorridere. E sono anzi convinto che anche gli atei qui presenti hanno il senso dell’umorismo e sanno all’occorrenza ridere di se stessi…
Laplace, dunque, non era solo ateo, come molti illuministi di allora.
Egli era anche un avversario del Cristianesimo, uno dei tanti che – fin dalla Rivoluzione francese preparata ideologicamente e filosoficamente da pensatori come Voltaire e Rousseau – insieme a teologi come Loisy e Renan si erano proposti il fine della demolizione dell’Antico e del Nuovo Testamento, alla luce delle loro teorie filosofiche, religiose e scientifiche.
Demolendo la Verità scientifica della Bibbia, e in particolare della Genesi, essi avrebbero potuto sostenere la loro controverità, e cioè che la Bibbia non era evidentemente ‘Parola di Dio’ ma di uomini, per di più infantili, e che quindi poggiava su dei miti, quale quello del Peccato originale.
Rousseau e Voltaire negavano il Peccato originale e quindi il ‘marchio’ che dopo di esso ha caratterizzato tutta la discendenza di Adamo ed Eva.
Essi sostenevano che l’uomo non ha istinti cattivi perché – come il ‘buon selvaggio’ delle terre oltreoceano che erano state e venivano ancora scoperte – egli nasce ‘buono’ ed è solo rovinato dalla società che va pertanto cambiata.
Naturalmente i ‘selvaggi’ delle terre che venivano allora scoperte oltreoceano non erano affatto ‘buoni’, non di rado erano antropofagi, e – tanto per pregare Dio ed onorarlo – i popoli Atzechi e Incas, che non erano ancora stati rovinati dalla nostra società corrotta dalla propria ‘civiltà’, erano soliti sacrificare a migliaia i prigionieri di guerra, trasformando i loro templi in autentici mattatoi e…banchetti.
Quello  del selvaggio ‘buono’, dunque, era solamente un mito illuminista ‘buono’ per i salotti frequentati dai due famosi filosofi.
Gli atzechi, una delle popolazioni più feroci della storia, avevano sottomesso con un feroce regime di oppressione le popolazioni indios dell’America centrale.
Scrive Vittorio Messori che l’attrice americana Jane Fonda ha voluto adeguarsi al conformismo denigratorio che voleva mettere sotto processo il Papato, conformismo al quale tanti cattolici si sono adeguati senza conoscere i fatti.
Secondo la ‘leggenda metropolitana’ diffusa in Europa a suo tempo anche per ragioni politiche, ai tempi dell’Imperatore spagnolo Carlo V sarebbe stata perpetrata ad opera dei ‘cattolici spagnoli’ quella che viene da taluni chiamata ‘la distruzione delle grandi religioni precolombiane’, cioè i culti del popolo atzeco.
 L’attrice americana Jane Fonda1 si sarebbe in particolare spinta ad affermare che gli atzechi  ‘avevano una migliore religione ed un migliore sistema sociale di quello imposto con la violenza dai cristiani’.
Uno studioso anch’egli americano – continua Messori – racconta il rituale di questa miglior religione ‘non violenta’. Non me la sento di spiegarvi tutti i numerosi particolari di questi efferati ‘sacrifici’ che venivano compiuti sulle piramidi da ‘sacerdoti’ armati di coltello. I corpi dei nemici fatti a pezzi venivano poi portati a casa propria dai guerrieri che se li mangiavano con gli amici.
Nelle solennità religiose che duravano ancora quando giunsero là i Conquistadores, sugli altari delle piramidi si arrivavano a sacrificare fino ad ottantamila giovani per volta. Certe guerre venivano fatte anche per procurarsi vittime da sacrificare.
Qualcosa di analogo succedeva in Egitto, quando era necessario propiziarsi gli dèi per invocare la fine della siccità o altro ancora, come emerge chiaro dalle decrittazioni dei geroglifici compiute da Crombette.
Non per altro gli atzechi, con le loro piramidi, erano un popolo di origine e quindi di cultura egiziana che si era stabilito e poi diffuso in quella che ora è l’America, come risulta sempre dai geroglifici, anche se di questo forse ne parleremo in un’altra occasione.
Tanti però hanno allora creduto al ‘selvaggio buono’, e molti lo credono ancora oggi.
Partendo da questo principio utopistico che non teneva conto della intrinseca potenziale natura umana corrotta e credendo davvero che  cambiando radicalmente la ‘società’ l’uomo potesse ritornare ad essere il meglio di se stesso, sono nate già con la rivoluzione francese e poi a fine Ottocento delle ideologie tremende ed utopiche che hanno portato ad effetti sociali devastanti.
 Ridurre – come faceva Voltaire in maniera irridente – il racconto biblico del Peccato originale ad un raccontino a carattere sessuale o ad un innocente peccato di gola e di disubbidienza infantile al quale un ‘dio’ feroce e severo, per non dire anche ‘egoista e infantile’, avrebbe reagito in maniera vendicativa e spropositata, significava peraltro non aver nemmeno capito o aver fatto finta di non capire la profonda Verità sottintesa nel divieto di non mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, perché quel frutto avrebbe dato loro la morte, in senso fisico e spirituale.
Quel divieto era infatti una ‘Prova di ubbidienza’, l’unica prova alla quale i Due – che avevano tutto – furono sottoposti per dimostrare che essi amavano Dio e che meritavano quindi quanto essi avevano gratuitamente ricevuto da Dio.
Ne parleremo a fondo se e quando avremo l’opportunità di affrontare la questione del Peccato originale2, ma per ora basti sapere che questo racconto della Genesi, presentato dagli irrisori come caratteristico di quell’antica ‘civiltà del bronzo’ ancora intellettualmente e psicologicamente infantile e ‘mitologica’, in realtà metteva in evidenza in maniera molto semplice e ‘poetica’  quello che era stato un vero e proprio tradimento dell’uomo nei confronti di Dio che tutto aveva dato all’uomo, persino l’immortalità.
Inutile disquisire se il ‘frutto’ fosse stato un ‘pomo’ o una mela o una pera, come fanno taluni. Era semplicemente un frutto e basta.
Inutile pure discettare su come mai un serpente potesse ‘parlare’ o su come avesse fatto Eva a capire il ‘linguaggio’ di un serpente che notoriamente non parla.
Ora io dico, scendendo a questo livello di ragionamento, che se un ventriloquo riesce a dare l’impressione che sia un altro a parlare e lo fa con la sua pancia, volete che non potesse riuscirci in maniera extra-naturale Satana con la ‘pancia’ di un serpente e senza bisogno di essere ventriloquo?
Anche se sarei a questo punto curioso di andare a vedere come Crombette traduce dal copto la parola che noi abbiamo interpretato come ‘serpente’, cosa che però vedremo quando parleremo del Peccato originale, io sarei personalmente propenso a pensare che il ‘serpente parlante’ sia stato semplicemente ‘un modo’ dello scrittore biblico ispirato per indicare il ‘simbolo’ di Satana che ‘parlava’ telepaticamente ad Eva, come succede nelle nostre comuni tentazioni che ci sembrano pensieri nostri mentre sono i ‘suoi’ che egli cerca di metterci in testa nella speranza che poi noi li assecondiamo.
Il serpente potrebbe dunque essere a mio avviso una ‘figura’ simbolica perfettamente adatta nell’immaginario collettivo a dare l’idea di Satana, cioè un Nemico viscido, insinuante, traditore e dal veleno mortale.
L’invito di Satana a mangiare quel frutto dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male sottintendeva l’invito a voler essere come Dio, vale a dire a compiere lo stesso Peccato d’Orgoglio che era costato a Lucifero l’espulsione dal Cielo facendolo diventare appunto Satana.
Il Corruttore, in odio a Dio, voleva la perdita spirituale degli uomini trasformandoli dal ruolo di ‘figli di Dio’, al quale erano destinati, in quello di ‘figli suoi’.
Appetire al frutto significava volersi mettere in competizione con Dio, pretendere di esautorarlo: un grave tradimento, una sorta di ‘parricidio’.
L’atto dei due progenitori era stato grave anche perché - essendo stati creati ‘perfetti’- la loro intelligenza e spiritualità era fortemente superiore a quella dell’uomo attuale decaduto: essi non erano selvaggi primitivi usciti con la clava dalle caverne, ma erano ricolmi di scienza e sapienza proporzionate alla loro natura di allora.
Se il loro atto non ha avuto per l’uomo conseguenze più tragiche di quelle della cacciata dal Paradiso terrestre, con la perdita dei doni soprannaturali, ciò fu dovuto al fatto che Adamo ed Eva avevano avuto l’attenuante di essere stati circuiti da una Mente ‘angelica’ estremamente superiore a quella dell’uomo, uomo perfetto ma mai come un Angelo, per di più del calibro di un ‘Lucifero’.
I Primi Due scamparono quindi alla sorte toccata a Lucifero, il loro  Tentatore.
Ma ecco che, dopo la giusta punizione, giunge anche la misericordia divina, ma non quella di cui ha parlato Bastian Contrario raccontandoci di quell’ateo.
 I Primi Due ebbero la promessa (in quello che nella Genesi viene chiamato come protoevangelo, cioè anticipazione del Vangelo) di un soccorso futuro ad opera di una Donna che ad un certo punto della Storia avrebbe schiacciato la testa del Serpente con il suo Calcagno: Gesù Cristo che con la Redenzione dell’Umanità avrebbe sconfitto Satana: Amore contro Odio!
Contestare il Peccato originale riducendolo alla stregua di un mito serviva dunque in realtà - agli anticristiani – per delegittimare il ruolo nella storia di Gesù Cristo che - secondo i Vangeli – è il Verbo divino che si è fatto uomo proprio per redimerlo dalle conseguenze del Peccato originale che aveva precluso ai Primi Due ed a tutti i loro discendenti la riapertura delle porte del Cielo.
Secondo i ‘demitizzatori’ o i teologi anticristiani come i famosi Renan e Loisy, il Gesù ‘Redentore’ sarebbe stato un bugiardo o, nella migliore delle ipotesi, un ingenuo che aveva finito – nella sua esaltazione mistica – per credersi  ‘Figlio di Dio’.3
L’Illuminismo giungerà a questo risultato finale solo nel Settecento ma fin dal Seicento la pianticella innocente della cosmogonia di Copernico e Galileo, era stata l’alberello sul quale altri avrebbero poi ‘innestato’ la demitizzazione ‘scientifica’ della Bibbia.
 La ‘teoria’ che poneva il sole al centro dell’Universo in luogo della Terra, ma pur sempre da parte del Dio Creatore, sarebbe invece divenuta la ‘teoria’ che nega il ‘Dio Creatore’, sia come Creatore dell’universo che come Creatore dell’uomo, come scopertamente e trionfalmente appare dagli scritti di molti scienziati e divulgatori materialisti come Isaac Asimov4.
Non si possono ben comprendere alcune delle più importanti teorie cosmogoniche che negano la Creazione da parte di Dio se non partendo da queste premesse di base e leggendo direttamente gli scritti di coloro che le hanno sostenute.
L’attualismo geologico di James Hutton e Charles Lyell, che negano la possibilità che possano esservi stati sulla Terra dei cataclismi e che nega quindi il racconto biblico sul Diluvio universale, ha allora bisogno di miliardi di anni per giustificare i cambiamenti (a causa dell’erosione dell’acqua, del vento e di altri fenomeni naturali) che sono intervenuti sulla morfologia e sulla orografia della terra.
Analogamente di decine di milioni di anni ha bisogno la teoria evoluzionistica per giustificare i tempi lunghissimi necessari a consentire il passaggio dalla prima cellula primordiale alle varie serie dei corpi viventi, via-via sempre più complessi, e poi da questi alla scimmia, e infine dalla scimmia all’uomo.
La Paleontologia e la Geologia odierne - discipline non scientifiche nel senso stretto della parola ma sorte nello stesso periodo storico illuminista - sono anch’esse su questa linea, che ormai viene insegnata nelle scuole e che noi fin da giovani prendiamo per oro colato perché così ci vengono presentate senza che ci vengano fatte minimamente conoscere quelle di segno opposto, se non in qualche caso e per relegarle a ‘teorie’ minimali.
I lunghi tempi della geologia e della paleontologia traggono il loro credito dai lunghi tempi necessari all’Evoluzionismo per dare tempo agli animali ed all’uomo di ‘evolversi’ in qualcosa di completamente differente, e l’Evoluzionismo si appoggia a sua volta ai tempi lunghi della Geologia e della Paleontologia per giustificare se stesso: tre teorie dove ognuna di esse, per accreditarsi come ‘scientifica’ di fronte al mondo, si appoggia alle altre due teorie.
Ritornando però al geocentrismo, mi dico che il guaio per gli atei come Laplace – ove essi avessero dovuto accettare l’idea di una terra al centro dell’Universo – era che essi avrebbero a quel punto dovuto anche onestamente chiedersi perché mai la Terra, di una dimensione infinitesimale rispetto agli altri pianeti ed all’immensità dell’universo, avesse potuto trovarsi addirittura al centro dell’Universo e non fosse per caso potuto essere davvero anche al Centro di uno speciale Progetto di Dio, come sosteneva la dottrina cristiana.
Vedete dunque quanto poco di scientifico e quanto ‘tanto’ di ideologico e antireligioso vi sia alla base di certe teorie scientifiche?

Jean-Marie de la Croix:5 L’atto di amore che ha spinto la Trinità a creare, dona alla creatura una certa somiglianza con Lei. Essendo infatti la Trinità la somma e la sorgente di tutte le perfezioni, qualunque cosa Ella voglia creare non può essere che una imitazione, al di fuori di Sé, delle sue perfezioni, come l’esistenza, la sapienza, l’amore.
Ma creando me, gli angeli e questo mondo in cui viviamo, la Trinità ha voluto fare di più: Ella ci ha voluti non solo come imitazioni di alcune Sue perfezioni essenziali, ma come imitazione dello stesso Figlio incarnato, nel quale «il Padre pone ogni sua compiacenza».
Nel creare il mondo, il primo pensiero di Dio è stato Gesù, il suo unico Figlio fatto uomo; e solo in Lui, Dio e uomo, lo ha progettato e realizzato. Proprio come un artista che prima ha in mente l’opera d’arte e poi la realizza all’esterno.
Perciò Gesù, il figlio di Dio incarnato, è veramente il prototipo di ogni cosa creata, il «Primogenito di tutta la creazione» (Colossesi 1,15) e come tale è - nella mente eterna di Dio - preesistente alla creazione stessa del mondo, degli angeli e degli uomini, che saranno tutti creati in Lui e ad imitazione di Lui (cfr. Colossesi 1,16).
La «creazione in Cristo» imprime così nel mondo il sigillo della ‘Cristicità’: tutto ciò che il mondo è lo deve a Cristo, anche se esso partecipa alle Sue perfezioni in maniera più o meno profonda, con una sfumatura che va dagli esseri materiali privi di vita a quelli viventi, fino a quelli spirituali, come gli angeli e gli uomini.
Ma proprio per questa sua radicale «cristicità» il mondo ha come proprio fine, come propria vocazione essenziale, la manifestazione della gloria di Cristo.
Il creato, infatti, non solo ha ricevuto tutto da Cristo, ma deve (nel corso della storia e, perfettamente, alla fine dei tempi) restituire tutto se stesso a Cristo affinché Cristo lo riconsegni al Padre: «Tutte le cose sono nostre, ma noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio» (1 ai Corinzi 3,22-23).

 

7.2 Lo scopo della Creazione: Dio volle un popolo di ‘figli’…

Segretario: Mi sembra che Jean-Marie de la Croix – teologo cattolico – stia autorevolmente confermando in chiave dottrinaria la traduzione dall’ebraico-copto di Crombette in quel punto in cui Crombette, traducendo, parla di un Progetto divino, cioè di quella ‘forma esemplare’,  un archetipo partendo dalla quale Dio - come un Architetto - avrebbe poi creato l’universo.6
Ecco inoltre, da quanto chiarisce J.M. de la Croix, una spiegazione che l’ateo Laplace – che si interrogava sull’ipotesi geocentrica e su quello che essa avrebbe implicato quale  privilegio incomprensibile se non in funzione di un qualche speciale progetto divino – certamente non vorrebbe sentire.
É la spiegazione del perché la Terra – non per merito degli uomini, ma per quelli del futuro Cristo, Figlio di Dio che nella storia si sarebbe  incarnato per ‘morire’ umanamente e salvarli – avrebbe avuto la sua posizione al centro dell’universo, cioè al centro dell’asse universale come sostiene anche Crombette non solo con la sua traduzione copta dell’ebraico ma anche e soprattutto su di un piano scientifico.
Ecco perché la terra è al centro: perché è Cristocentrica!
E di conseguenza anche l’uomo lo è – nel suo piccolo – come imitazione del Figlio di Dio incarnato.
Questo, dunque, mi sembra sia stato il Progetto creativo di Dio…
Ora vedo le vostre facce perplesse e mi pare di avervi già letto nel pensiero.
‘Che razza di discorso è mai, questo del ‘Cristocentrismo’, e cioè che Gesù Cristo è al Centro di tutta la Creazione’?
Una volta avevo letto questi concetti in un libro di teologia. A parlare era un ‘pezzo grosso’, ma usava dei termini teologici tanto difficili che lo capivano solo i ‘pezzi grossi’ come lui.
Ora io sono solo un ‘uomo della strada’, e per di più un ‘catecumeno’, cioè uno che apprende i primi elementi della religione cristiana e che quindi non è mai sicuro di averli appresi veramente bene. Per di più, quando parlo, mi esprimo da ‘uomo della strada’, il che però non è detto che sia un male perché almeno – io e voi del pubblico – ci capiremo. Mentre gli scienziati…
Da quel che ho compreso si tratta di un concetto intorno al quale i teologi cristiani discutono almeno da duemila anni con opinioni diverse.
Ora vi dico dunque quel che – da ‘catecumeno’ – ho capito io.
Dio Padre, che è Pensiero e Volontà potente, nel pensare la Creazione dell’universo, non poté pensare che in termini di Gloria.
Egli, come fanno gli architetti, prima ancora di realizzarlo, pensò ad un progetto che avrebbe eseguito in seguito insieme al Figlio, il Verbo, e allo Spirito Santo, che sono sempre d’accordo con Lui.
Egli avrebbe voluto un popolo di figli da amare e che lo amassero: pensò alla creazione dell’uomo, un Uomo che fosse perfetto, una specie di ‘Uomo-Dio’.
L’uomo perfetto avrebbe dovuto essere felice, ma per essere felice avrebbe dovuto essere anche libero perché senza libertà non avrebbe avuto dignità.
L’uomo libero, che in quanto ‘creatura’ non era del tutto perfetto, avrebbe però sbagliato. Dio lo sapeva.
L’uomo – o meglio, la donna – sarebbero stati tentati da Satana che anziché ‘figli di Dio’ avrebbe voluto che gli uomini diventassero ‘figli suoi’, comportandosi male nella vita.
Allora Dio ebbe un’idea. Avrebbe dato agli uomini un’anima che avesse contenuto nel suo ‘Dna’ spirituale il codice di comportamento corretto, cioè la ‘Legge naturale’ dei ‘dieci comandamenti’, che ogni uomo, di qualsiasi religione e razza, avrebbe potuto seguire, se solo lo avesse voluto.
Il rispetto della Legge avrebbe dato all’uomo (anche se il Peccato originale avrebbe fatto dimenticare ai discendenti dei Primi Due la loro essenza spirituale ed il Progetto di felicità eterna che Dio aveva voluto per loro) la possibilità di salvarsi dall’Inferno, se solo Qualcuno avesse perorato di fronte a Dio Padre la loro causa.
Il Verbo, cioè il Figlio di Dio Padre, si offrì volontario.
Il Progetto gli piaceva e – anche se da fuori del tempo vedeva che gli uomini, nel tempo, lo avrebbero crocifisso – Egli per amore decise di incarnarsi un giorno su quello che sarebbe stato il pianeta Terra.
Un atto così sublime di amore, un Dio che si incarna per essere crocifisso e poter così riscattare di fronte al Padre i peccati di tutta l’Umanità che avesse voluto la salvezza (rispettando la Legge naturale, e combattendo eroicamente contro i propri cattivi istinti) non poteva che essere un atto di Gloria eccelsa, per un Dio, perché Gloria d’Amore.
La Terra meritava dunque una posizione centrale nell’Universo, perché sarebbe stata teatro di questa ineffabile manifestazione di Bontà.
Volete sapere come sarebbe finita questa storia?
Dio avrebbe creato l’Universo in funzione del Figlio che sarebbe diventato Uomo, Uomo-Dio.
Il Figlio ad un certo punto si sarebbe incarnato, sarebbe stato crocifisso dagli uomini così come Dio aveva previsto, ma l’Uomo-Dio – il cui Sacrificio sarebbe stato la Gloria – fece capire agli uomini, risorgendo, che la Gloria – dopo il Calvario sulla Terra – sarebbe toccata anche a quelli di loro che liberamente fossero stati di buona volontà.
Anch’essi – nel giorno del Giudizio universale – avrebbero ripreso il loro corpo, un corpo con proprietà ‘fisiche’ straordinarie, come quelle di Gesù risorto, il Primogenito dei Vivi, e come un glorioso sterminato Corteo essi avrebbero seguito il loro Capo, un Dio fatto Uomo ma che in realtà era sempre Dio, verso il Regno dei Cieli, per rimanervi nella loro interezza di spirito in carne umana, non carne come quella terrena, ma ‘carne’ glorificata, per via del sacrificio in terra che essi avevano accettato.
Avete capito?
Io non sono proprio sicuro di aver capito tutto bene, ma ho almeno capito perché – in tutto questo Progetto grandioso – la posizione della Terra rispetto all’Universo non potesse essere che al Centro.
Non tanto per l’uomo, ma per il Cristo…

 Luce:7  
 Il Progetto creativo di Dio.
Dio volle un popolo di figli, li fece a sua immagine e somiglianza, Satana li rovinò, Dio – con il Cristo – li salvò perché, martiri del proprio 'Io', ritornassero a Dio, onde averne la 'Gloria' e per Gloria di Dio.
Perché il Santo voleva un popolo di 'santi': i figli di Dio.
Dio era 'Gloria', si fece uomo, patì nel 'Tempo', atrocemente, completamente, per salvare l'uomo. Poi è risalito al Cielo e la sua Gloria originaria, già di per sé grande e già aumentata per il suo orribile patimento, è continuamente aumentata da ogni giusto, ogni 'santo', che sale in Cielo, come chi, dopo tanto lavoro, coglie ogni frutto del proprio raccolto.
É stata dunque la sofferenza nel 'tempo' quella che fa ora rifulgere sempre più la gloria di 'Dio-Cristo' – per ogni 'santo' in Cielo, in Cristo – nel suo Corpo glorificato.
Lo scopo della 'Creazione' è stato dunque quello di accrescere la Gloria di Dio dandola anche all’uomo.
Ma quale uomo?
A quello demeritevole? No! A quello meritevole.
Per questo Dio, che non volle il 'Male' provocato dal libero arbitrio di Lucifero né quello provocato luciferinamente dal libero arbitrio dei primi due, consentì il 'male' perché l'uomo decaduto, e poi 'potenzialmente' salvato dalle sofferenze del Cristo, compartecipasse alle Sue sofferenze 'guadagnandosi' – per giustizia – con pieno merito, con proprio personale merito, il Regno dei Cieli: quindi non dono 'gratuito' ma dono 'guadagnato'.
Alla fine del mondo il mosaico della 'Creazione' si comporrà: la tessera costituita da ogni anima salvata, così come questa si è volontariamente formata', concorrerà a comporre il quadro generale della Creazione, per l'eternità.
D'altra parte la caduta dell'uomo, con la sua conseguente umiliazione, fu in tutti i sensi 'provvidenziale' perché altrimenti il suo smisurato orgoglio lo avrebbe portato a peccare come Lucifero che, per essere stato senza colpa, finì per credersi simile a Dio.
Per l'uomo non vi sarebbe stata più redenzione perché, senza Lucifero e la sua tentazione, avrebbe finito per credersi simile a Dio da sé, quindi senza 'attenuanti', ed avrebbe perciò meritato l' inferno-eterno.
Per questo persino la 'colpa' fu provvidenziale.
La 'materia' serve – come dal fiore viene il frutto e dalla crisalide la farfalla – a partorire il Figlio di Dio.
É una 'autogenesi' nel senso che il figlio della carne si fa figlio di Dio con la propria volontà grazie all'aver sottomesso la materia allo spirito.
Dio non è egoista e voleva condividere la sua gloria con gli uomini meritevoli, con i veri figli di Dio, i Figli dello Spirito e non della Carne.
Il Padre si manifestò per la prima volta nella Creazione...
A chi? Agli occhi degli uomini che sarebbero venuti e che lo avrebbero negato dicendo, con le parole e con i comportamenti, che Dio non è, che l'uomo è!
Perché in tanti modi si può dire che Dio non è.
Negare Iddio, negarlo con protervia, comporta comunque coraggio, diabolico ma coraggio. Ed è il coraggio della diabolicità che rende l'uomo non solo meritevole ma degno dell'Inferno.
Ma l'uomo decaduto, l’uomo impoverito dal Peccato originale, nella più parte dei casi ha perso il coraggio, quello che nei buoni è una virtù morale, ed allora nega Dio nei comportamenti.
La maggioranza degli uomini è così. Che fare? Fulminarli?
Tutto il mondo dovrebbe essere ridotto in cenere.
Ma lo scopo della Creazione fu quello di crearmi un popolo di figli per amarli ed esserne amato, e può, un Padre, fulminare i suoi figli degeneri, specie se degeneri a tal punto per colpa del Peccato d'origine? No, un Padre non può.
Figli malati sono, malati nello spirito prima ancora che nel corpo.
E come malati vanno trattati, raccolti, accuditi, medicati, bendati, sanati.
Questo è il Medico, pietoso, pietà che è Misericordia, e che - proprio perché la colpa d'origine fu colpa dei primi due e non dei discendenti – usa con i discendenti la pazienza che non ebbe, per giustizia, con i primi due ma che per giustizia – sempre per giustizia - egli deve avere con i successivi.
E la pazienza è Misericordia, e la Misericordia è Amore, e l'Amore è Dio.
Vedi come è sconvolgente la Creazione: dal nulla il tutto, dalla materia la vita animale, dalla vita animale, al cui apice Io posi l'uomo, la vita spirituale.
Hai letto di atomi, protoni, neutroni, quarks e che tutto si è formato dal nulla.
Se lo dice la scienza, troppe volte cieca, l'uomo lo crede. Se l'affermo Io, egli dubita.
Ma c'è bisogno di guardare nell'atomo? C'è bisogno di controllare la velocità di fuga delle galassie e poi andare a ritroso per scoprire l'attimo ‘zero’ della creazione esplosiva, quando l'evidenza della creazione è ‘evidente’ non per l'atto creativo in sé quanto nelle sue manifestazioni?
Come non capire che l'albero creato fu, i fiori creati furono, gli animali, gli insetti, gli uccelli, l'uomo creato fu.
Come, come l'evoluzione può aver prodotto organismi così differenziati e, nella loro specifica differente missione, perfetti?
E tutti l'uno complementare all'altro?
Sì, indispensabili e complementari - come le tre Persone della Trinità sono fra loro - perché Dio, perfetto, è stato perfetto anche nella creazione!
L'uomo corrompe la creazione, così come l'uomo ha corrotto il suo spirito, sottomettendolo poi – in un capovolgimento di valori – ai bisogni della carne.
Ma la vera Creazione non è quella che vedi, ma quella che non vedi: lo 'spirito'.
Questo è il 'figlio' di Dio, figlio non 'unigenito' ma creato, ma non per questo meno figlio e meno amato al punto di rendere necessario il sacrificio della propria vita, in un annichilimento totale, per tentare la salvazione di quelli di buona volontà. Perché i figli di Dio non possono essere che quelli di buona volontà!
Per lo spirito ormai imperfetto, cosa si poteva chiedere (il minimo!) se non una ‘minima’ manifestazione di buona volontà?
Ecco perché è facile essere salvati, ecco perché è difficile salvarsi.
Perché la buona volontà è davvero il minimo per chi ‘voglia’, ma il massimo per chi ‘non vuole’, perché ribelle, perché figlio del Ribelle.
Ed ogni figlio, alla fine del Tempo, alla fine del mio Tempo, quello che Io stabilirò, seguirà il Padre che si sarà voluto scegliere.
I figli miei con Me, i figli dell'Altro con l'Altro.
Per l'eternità, perché i primi siano felici in eterno, i secondi in eterno dannati, così come essi stessi protervamente vollero.
Ecco perché ti chiedo buona volontà e perché ti chiedo di vivere giorno per giorno. Perché più facile è preoccuparsi di  essere buoni almeno solo per oggi. É un po’ come dire: per oggi un piccolo sforzo ancora e per domani si vedrà ..., perché nelle  braccia di Dio sei, e solo se non ti abbandoni rischi di cadere.
Abbandonati a Dio, anche nelle tue cose umane. Usa pure l'intelletto, che ti ho dato perché venga usato, usa pure la prudenza, che quando è spirituale è somma virtù, ma poi abbandonati a Dio, al Padre, che ti curerà anche nelle cose umane, perché, da buon Padre, sa che di 'carne' sei.



1 Vittorio Messori: ‘Uomini, storia, fede’ - BUR, maggio 2001

2 Al riguardo vedi dell’autore ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Ed. Segno, '97 oppure www.ilcatecumeno.net

3 Dell’autore vedi al riguardo: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” - Vol. II, Introduzione,
Ed. Segno, 2002 - Anche sito internet www.ilcatecumeno.net

4 Isaac Asimov: illustre studioso e brillante divulgatore scientifico ateo, autore de ‘Il libro di Fisica’, Oscar 
  Mondadori, diventato nel mondo anglosassone una sorta di ‘bibbia della fisica’.

5 Jean-Marie de la Croix: teologo, autore di varie opere. Vedi ‘Il Credo’ Vol. 1°, pagg. 207/209 - Ed. Mimep-Docete

6 Sul tema del ‘Cristocentrismo’ ed in particolare sulla questione dei rapporti concreti tra Cristo e l’universo  leggere anche l’interessante volumetto del Card. Giacomo Biffi: ‘Approccio al Cristocentrismo - Note storiche per un tema eterno’, Cap. V, pagg. 51/90 - Jaca Book, 1994

7 Vedi dell’autore: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap. 18 - Ed. Segno 1997 e www.ilcatecumeno.net