CAP. 5
‘FERMATI, O SOLE!’
5.1 Il miracolo del sole di Giosuè… spiegato dai geroglifici egiziani.
Segretario: Abbiamo dunque appreso questo strano fenomeno della ‘Ruota a cane’: la Terra rimane immobile e non si sposta dalle adiacenze del Centro gravitazionale universale, per cui è di fatto il sole che girando intorno a detto Centro gira di conseguenza anche intorno alla Terra.
Mi sembra che sia a questo punto opportuna ancora una riflessione su quel famoso ‘Fermati, o sole’ di Giosuè e sul miracolo retro-solare di Isaia di cui ha parlato in precedenza Anna Maria Cenci nel suo libro con riferimento al famoso giorno mancante scoperto dai calcolatori della N.A.S.A.
Vi avevo detto che ne avevo letto nelle opere di Crombette1 ma non avevo eccessivamente approfondito l’argomento, anche perché la sua spiegazione storico/scientifica ‘durava’ una cinquantina di pagine.
Credo però che ora non dispiacerebbe ai presenti averne qualche sintetico ragguaglio a viva voce.
Per brevità rinunciamo qui a sapere come ha fatto il sole di Isaia a tornare indietro di dieci gradi, ma vorremmo almeno sapere come ha fatto quello di Giosuè a fermarsi.
Ricordo solo che l’episodio di Giosuè (si parla di circa 1200 anni prima di Cristo…) era avvenuto una quarantina d’anni dopo l’esodo dall’Egitto verso la Terra promessa di Palestina.
Attraversato il Mar Rosso grazie al miracolo delle acque che si erano ritirate e giunti nelle adiacenze del monte Sinai, Dio aveva punito gli ebrei per la poca fede che stavano dimostrando costringendoli ad attendere quaranta anni nel deserto.
Anche Mosè aveva dovuto accontentarsi di guardare la Terra promessa dall’alto dei monti circostanti senza potervi entrare.
Morto però Mosè, il nuovo condottiero Giosué fu autorizzato dal Signore ad intraprendere la conquista del territorio.
Durante una di queste battaglie contro una coalizione di re nemici, Giosuè li sconfisse e li mise in fuga ma chiese a Dio il miracolo di allungare la giornata in modo da poter inseguire gli avversari e completare la vittoria con il loro annientamento totale prima che sopraggiungesse la notte.
Quella che era in gioco era proprio la conquista della terra che Dio aveva promesso ad Abramo.
Crombette: Si è generalmente rapportato l'affare Galileo al racconto biblico del miracolo di Giosuè che arrestò il sole su Gabaon e la luna sulla vallata di Aialon.
Abbiamo già mostrato l'errore di valutazione commesso al riguardo.
La condanna pronunciata dal S. Uffizio fu basata su un insieme di fatti ben diversamente determinanti rispetto all'incidente di cui si tratta.
Il miracolo merita comunque di essere studiato in sé in ragione del suo carattere astronomico. Esso ha d'altronde trovato, accanto a molti credenti semplici che gli hanno dato una portata esagerata, un buon numero di interpreti che l'hanno snaturato e forse più ancora scettici che non l'hanno affatto creduto.
Tra questi ultimi, c'è chi ha fatto notare che un fenomeno di tale importanza non avrebbe mancato di essere menzionato da tutti i popoli della terra e che se ne sarebbe trovata traccia nelle loro tradizioni e nei loro monumenti, il che non è, dicono.
Una tradizione orale avrebbe certamente un valore dimostrativo; ora, essa esiste, appunto tra gli indiani d'America: “Così i floridiani raccontano che il Sole ritardò la sua corsa di 24h, e che le acque del lago Theomi, avendo debordato, coprirono tutto, salvo una montagna in cui si rifugiarono i soli uomini che si salvarono”2.
Luken3, che riproduce così questa informazione, aggiunge che questa montagna, il monte Olaimy, fu risparmiata perché vi era un tempio consacrato al sole, e che quando il sole si mostrò di nuovo, ricacciò colla sua presenza le acque nell'abisso.
Siccome c'è una differenza di 8 ore tra la Palestina e la Florida, ne consegue che un fenomeno solare prodottosi di giorno nel primo paese corrisponde alla notte nel secondo, e che ciò che fu un prolungamento del giorno in Palestina, fu un prolungamento della notte in Florida; da qui l'espressione “quando il Sole riapparve”.
Esisteranno certamente altri ricordi del miracolo di Giosuè, e può darsi che certi allineamenti megalitici ne siano la traccia; ma dei testi scritti sarebbero ben più probanti.
Ora, noi ne abbiamo scoperti due tra le iscrizioni faraoniche, e la vicinanza dell'Egitto con la Palestina dà a questi documenti un valore particolare.
Riproduciamo qui ciò che ne abbiamo scritto nel volume X del nostro “Libro dei nomi dei re d'Egitto”4.
La materialità del fatto sarà, grazie ai dettagli di questi racconti, ben stabilita in tutte le sue circostanze da testimoni ostili agli ebrei e, pertanto, non sospetti di aver deformato la relazione in loro favore. E se i testi pagani concordano in tutti i punti con il testo biblico chi si potrà ancora opporre seriamente ad esso?
La prima iscrizione è datata dell'anno VI di Rampsinitès, chiamato anche Ramesses III, il quale, dopo essere stato associato a suo padre Kithnoia, regnò da solo dal 1191 al 1160 a.C. Ecco il testo geroglifico secondo Gauthier:
Ed ecco la lettura con il copto:
Sorvoleremo sulla traduzione letterale, che abbiamo dato nel ‘Libro dei nomi dei re d'Egitto’, per arrivare subito al testo in lingua corrente:
“All'epoca in cui si totalizzava il sesto grande sole, nella terza gioia dell'apparizione della luna, allorché i giardini, ingrassati dalla venuta dell'acqua, danno dei germogli dopo aver respinto l'acqua in eccedenza; quando si totalizzava la quindicesima volta che il sole si era slanciato dalla regione inferiore, il grande re ha stabilito un editto addizionale per esentare dall'imposta il reddito della moltitudine degli abitanti sinistrati, le cui proprietà, malauguratamente colpite dall'acqua, sono state gettate in un grande scompiglio. Il sole, sconvolto, era rimasto basso sopra l'orizzonte, astenendosi dall'elevarsi, provocando lo spavento tra i grandi dottori. Un giorno ne comprese due. La mattinata, ingrandita, pervenne a una lunghezza utile di metà sopra il numero delle ore in cui il chiaro deve essere effettivo. Dopo questo prodigio divino, è trascorso un termine, e il capo ha eretto a questo riguardo un'immagine che ha per scopo di allontanare il maleficio dal Paese.
Hèphaestos,... ai tuoi adoratori dà la tua protezione; annulla le parole di questi viaggiatori stranieri, impostori; fa' perire questi nemici dei sacrifici alle immagini della moltitudine disposta per classi nei templi degli dèi eminenti; accresci i colpi su questi maledetti adoratori dell'Eterno; castigali, moltiplica le disgrazie su questi pastori di greggi, brucia le loro dimore. Rampsès, celeste capo genealogico, che imponesti il lavoro a questi ignobili, che li maltrattasti, che non li soccorresti nei loro bisogni, precipita nel mare questi viaggiatori stranieri che han fatto sì che la luna si arrestasse, trattenuta in un piccolo angolo al bordo dell'orizzonte e che, in un piccolo angolo al bordo dell'orizzonte, il sole stesso, che era nato di fronte al luogo dove se ne andava la luna in quel momento, differì di cambiare di posto e di traversare i cieli. Nel mentre la luna riduceva la sua velocità e si abbassava lentamente, percorrendo un cammino esiguo, dall'altra parte, il grande dio (il sole) sospendeva la sua marcia, attenuando l'effetto estremo della sua luminosità, così come al punto del giorno. Contro i navigli, tanto quelli che erano sul posto che quelli che erano usciti dai porti, le onde del mare, riunite, si sono innalzate in un lungo muro d'acqua, sollevando di forza i pescatori usciti a osservare i flutti e inghiottendoli nell'acqua.
Inoltre, nella grande regione delle praterie, una marea considerevolmente accresciuta si è avventata nei luoghi in cui passavano le mandrie, ne ha strappato il bestiame e l'ha annegato; la perdita è di più della metà delle mandrie del Basso Egitto.
I resti di navigli abbandonati si mostrano nei luoghi, rovinati, sui bordi dei canali; le àncore che dovevano mantenerli nell'acqua, li hanno più stritolati che protetti.
I mari, alzandosi oltre misura, sono entrati molto avanti nel Paese; l'espansione dell'acqua ha raggiunto i muri di cinta costruiti da Rampsès, il celeste capo genealogico; essa si è slanciata dai due lati della regione posteriore devastandola, sterilizzandovi i giardini, penetrando le dighe e producendovi delle aperture.
Un grande Paese è stato reso povero e deserto; ciò che era stato seminato è stato orribilmente distrutto e cumuli di steli di cereali sono sul terreno”.
Abbiamo qui semplicemente il racconto egiziano del miracolo di Giosuè con le sue conseguenze per i popoli rivieraschi del mare. Vi è una tale profusione di dettagli precisi sulle circostanze del fenomeno, che il fatto non può essere messo in dubbio. Quelli che l'hanno subìto sapevano come regolarsi sulla realtà di un avvenimento che, da Voltaire in poi, è considerato come una favola ridicola: sarebbe stato meglio cercare di capirlo, ma era più facile deriderlo.
Innanzitutto, Rampsinitès ci dà la data del miracolo; era, dice, ‘un termine’, cioè giusto un anno prima della cerimonia di erezione di un monumento commemorativo del prodigio divino, cerimonia che ebbe luogo il 15° giorno del terzo mese della 3ª stagione dell'anno VI (1185 a.C).
Questo 15 Epêpi cadeva nel 1698, anno della riforma calendarica, il primo settembre giuliano; nel 1185, esso arrivava 128 giorni prima nell'anno giuliano (1698-1185 = 513 = 4x128 circa); coincideva dunque allora col 26 aprile giuliano, equivalente al 16 aprile gregoriano ma debordante al mattino sul 17 aprile gregoriano.
Siccome l'anno 1185 era posteriore di un anno al miracolo, l'intervallo di questo con la riforma calendarica era dunque di 512 anni, il che dava un anticipo di esattamente 128 giorni.
Di questa data del 16/17 aprile ci è fornito un controllo, è che il raccolto del grano in Basso Egitto non si effettuava prima del 20 aprile, secondo Brugsch, e durava anche fino all'inizio di maggio, secondo d'Allioli. Queste circostanze spiegano perché il miracolo, avendo scatenato un'inondazione il 16/17 aprile, ha distrutto i raccolti ancora per terra.5
Il disastro fu tanto grande che Rampsinitès si vide costretto a dispensare i sinistrati dal pagamento dell'imposta.
Questo è un dettaglio di ordine pratico la cui forza probante è lungi dall'essere trascurabile. Il re ci indica poi la durata del fenomeno lunisolare: essa fu della metà delle ore di luce a quest'epoca dell'anno che sono di 13 ore e 3/4. Il giorno si trovò dunque accresciuto di circa 7 ore, secondo le osservazioni degli astronomi egiziani, profondamente stupefatti e spaventati da questo fatto assolutamente anormale.
Gli Egiziani, informati a cose fatte sulla causa di questi sconvolgimenti, non fecero fatica ad ammettere, dopo averlo costatato anche all'Esodo, che bisognava attribuirli a un profeta degli Ebrei.
Con la loro logica pagana, lungi dal trovarvi un motivo di conversione al vero Dio, ne hanno concluso che, per evitare il ritorno di una disgrazia simile, bisognava maledire il popolo di Israele.
Ecco perché l'iscrizione di Rampsinitès è per buona parte una formula di imprecazione mirante ad annullare l'effetto delle parole profetiche; si riteneva infatti di poterlo fare con le parole magiche, accumulando così sugli Ebrei i mali che essi avevano causato loro.
È a una cerimonia del genere che Balac, re di Moab, inviò invano il mago Balaam per procedere contro gli Israeliti (Num. XXII).
In ogni modo, abbiamo qui, e tratta da un nemico, il che ne aumenta il valore, la prova che è proprio a Giosuè, allora capo e profeta degli Ebrei, che bisogna attribuire il cataclisma che mise allora il mondo a soqquadro, giacché gli effetti si fecero sentire fino in America, come pure nell'oceano Indiano e nel Mediterraneo.
Rampsinitès ci dà inoltre delle indicazioni preziose sulle posizioni rispettive del sole e della luna al momento del miracolo. Il sole, dice, si era appena alzato e formava un piccolo angolo con l'orizzonte; dalla parte opposta, ugualmente molto vicina all'orizzonte, la luna se ne andava. Ma, da osservatori precisi quali erano i sapienti d'Egitto, rimarcarono che, mentre l'astro del giorno restava assolutamente immobile, la luna continuava a spostarsi, seppur molto lentamente e di poco.
Dal punto di vista marittimo, l'iscrizione distingue due tipi di effetti prodotti dall'arresto dell'orologio celeste.
Vi fu, da una parte, un lungo muro d'acqua in movimento che attraversò il mare spazzando le coste e, dall'altra, una marea di eccezionale importanza.
Possiamo persino dedurre quale fu l'altezza raggiunta dall'acqua dal fatto che essa arrivò a battere i bastioni della città di Ramesse, accorrendo sia dal Mediterraneo che dal mar Rosso. In effetti, per guadagnare questa città, doveva superare la soglia di El-Guisr che è alla costa +16 metri. É dunque probabile che l'elevazione eccezionale della massa acquosa sia stata di circa 20m superiore al suo livello normale di alta marea.
Il soggiorno dell'acqua salata sulle terre le rese per qualche tempo incoltivabili.
5.2 Uno Tsunami d’altri tempi…
Segretario: Proprio in questi giorni siamo stati testimoni – insieme a tutto il Mondo che lo ha seguito in televisione – dell’enorme tragedia che si è abbattuta nel Sud-Est asiatico: Indonesia, Tailandia, Sri-Lanka, India, etc., (in un’area vasta quanto l’Europa) a causa del maremoto con relativo Tsunami, cioè l’onda enorme che – alla velocità di propagazione di 500 km/ora – ha spazzato via intere cittadine costiere provocando circa 300.000 morti e oltre cinque milioni di senzatetto.
Per inciso tutti i commenti radiotelevisivi e giornalistici dicevano che si era trattato di una catastrofe che – Bibbia e Diluvio a parte – non si ricordava a memoria d’uomo.
Quella dell’uomo è evidentemente una memoria piuttosto corta perché il 12 novembre 1970, in quello che allora era lo East-Pakistan ed oggi è il Bangladesh, un tifone con venti di 200 km/ora aveva provocato onde anomale che avevano causato non 300.000 ma 500.000 morti, distruzione di abitazioni, di animali e sterilizzazione delle campagne.6
Le televisioni di tutto il mondo hanno mostrato comunque nei giorni scorsi più volte le scene di pescherecci sbattuti come fuscelli sulla terra ferma, le mura delle case spianate e tutto il resto devastato dalla furia delle acque che poi si sono ritirate, lasciando pozzi inquinati e campi resi sterili dall’acqua salata.
Il racconto che Crombette desume dalla traduzione dei geroglifici egizi dal copto parla dunque di quel che ormai tutti conosciamo bene come uno Tsunami.
Ma cosa c’entra, credo che si domandino anche i presenti, lo Tsunami di cui parlano i geroglifici con il ‘Fermati, o sole!’ di Giosuè e con il movimento della Terra?
Crombette: Essendo così determinate il più esattamente possibile le circostanze del miracolo, ci è permesso studiare utilmente, su queste basi, i fenomeni dal punto di vista scientifico. Se la terra non fosse animata da nessun movimento nè di traslazione nè di rotazione, l'arresto del sole e della luna non potrebbe esser stato che effettivo e assoluto.
Ora, l'arresto del movimento di traslazione della luna avrebbe fatalmente comportato la sua caduta sulla terra, il che non è avvenuto. Questa prima ipotesi è dunque da scartare.
Ma niente nella Sacra Scrittura ci obbliga a credere alla non-rotazione della terra su se stessa. Al contrario, noi abbiamo citato molti testi biblici in cui questa rotazione è formalmente ravvisata. Ruotando - la terra - su se stessa in un giorno di 24 ore, l'arresto di questo movimento fa sì che il sole e la luna conservino sensibilmente le loro posizioni relative in rapporto ai diversi punti della superficie del globo terrestre. Solo i movimenti di traslazione/rivoluzione, i cui effetti apparenti sono molto più lenti di quelli della rotazione diurna, possono ancora entrare in conto.
D'altronde, così come abbiamo esposto nel primo volume di ‘Galileo aveva torto o ragione?’, la terra non gira effettivamente attorno al sole; essa non è animata che da un movimento di rivoluzione estremamente lento attorno al centro di gravità del sistema solare col quale essa coincide per un punto della sua superficie.
Essa non ha dovuto quindi sospendere un movimento di rivoluzione/traslazione praticamente trascurabile in rapporto all'insieme del fenomeno.
Nel caso contrario, questo arresto assoluto avrebbe provocato la sua caduta sul sole.
Restando dunque praticamente immobile, essa ha conservato il suo equilibrio generale e non ha turbato l'equilibrio del sistema solare, giacché la più o meno grande rapidità della sua rotazione su se stessa non cambia niente all'attrazione degli astri tra loro, poiché, questa, è in rapporto con le masse e le velocità di traslazione. I corpi hanno solo pesato un po' di più sulla superficie della terra durante 7 ore, ecco tutto, da questo punto di vista.
Perché la terra stessa non avesse a soffrire troppo per la sospensione del suo movimento di rotazione, è bastato che l'arresto si producesse progressivamente.
La velocità di rotazione all'equatore terrestre è di 1666 km/ora, ossia una quindicina di volte la velocità normalmente raggiunta su strada dalle automobili. Ora, perché gli occupanti delle vetture non abbiano a risentire troppo gli effetti di un arresto, basta effettuarlo su una sessantina di metri, il che corrisponderebbe, per l'equatore terrestre, a un arresto su meno di 1km non richiedente che alcuni secondi. Si obietterà che l'automobile dispone di freni perfezionati che graduerebbero l'arresto? Ebbene! Prevediamo l'arresto della vettura su 600m, ciò non corrisponde ancora a un mezzo minuto per la terra.
Tuttavia, se la rigidità relativa della scorza si è prestata abbastanza facilmente all'immobilizzazione del globo senza scosse notevoli, il magma interno da una parte, e l'acqua degli oceani dall'altra, in ragione della loro fluidità, non hanno dovuto obbedire così prontamente al freno divino. Come un cavaliere male in sella passerebbe sopra la testa del suo cavallo se si arrestasse di colpo, così i liquidi interni ed esterni hanno continuato ancora un po' il loro movimento dopo l'arresto della scorza: ne è risultato un terremoto sotto la spinta rotante del magma e un maremoto diretto da ovest a est in superficie.
C'è di più: l'attrazione lunisolare causa due volte al giorno delle maree di altezza variabile; l'acqua del mare, che è stata attirata al passaggio della luna e del sole, ricade in seguito; ne risulta una marea montante seguita da una marea discendente, e questo fenomeno, in conseguenza della rotazione della terra, produce attorno ad essa una rotazione continua delle acque.
Se la terra si arresta, la luna e il sole concentrano le loro attrazioni, ciascuno dalla sua parte, su una stessa zona marina la quale si troverà sollevata intensamente, invadendo le terre vicine.
Nel momento in cui l'attrazione si allenta, si produrrà sulle spiagge che avevano subìto una marea eccezionalmente bassa il fenomeno inverso: esse saranno a loro volta anormalmente allagate. Ora, l'intensità delle maree ha dovuto essere tanto più grande in quanto si era a una data molto prossima all'equinozio di primavera, epoca delle grandi maree.
Ad ogni modo, è certo che vi furono, nella mattinata del 17 aprile gregoriano 1186 a.C., molti movimenti intensi delle acque, anche nei mari chiusi come il Mediterraneo dove il flusso e il riflusso si fa generalmente sentire poco.
Per la battaglia ingaggiata da Giosuè, il fatto era senza importanza immediata, così la Bibbia non ne fa menzione.
Non fu lo stesso per i rivieraschi: filistèi, fenici, siriani, asiatici, egèi, tirrenici, libici, maxies, ecc. che, di fronte a questo nuovo cataclisma che ricordava quello di 40 anni prima, furono terrorizzati; ci fu una fuga sbalorditiva verso l'Egitto, il quale non aveva tuttavia sofferto di meno.
É sulle conseguenze che ne risultarono per l'agricoltura, gli allevamenti e la marina d'Egitto che si dilunga l'iscrizione dell'anno VI di Rampsinitès che riporta l'anniversario della catastrofe.
É incontestabilmente allo stesso avvenimento che dev'essere attribuita l'invasione che subì l'Egitto l'anno V dello stesso faraone alla quale egli cercò di opporsi con le armi. I sinistrati emigranti dovettero essere inoltre rafforzati dagli amorrèi sfuggiti all'esecuzione di Giosuè.
L'iscrizione dell'anno VI conferma d'altronde pienamente tutto ciò che noi abbiamo dedotto dalla Bibbia sul miracolo di Giosuè, in particolare la data e l'ora. Si reclamavano delle testimonianze? Eccone una che più precisa non si può.
Ma non ci attarderemo a discutere con degli attualisti impenitenti sul punto di sapere come l'enorme massa della terra ha potuto interrompere la sua rotazione.
Per essi, avversari per principio di ogni catastrofe e che esigono l'ipotesi di una causa materiale per spiegare qualsiasi fenomeno, il fatto è inesplicabile, anche con il passaggio di una cometa immaginaria; essi dunque lo negano malgrado le testimonianze della storia.
Un tempo gli uomini, divenuti empi, non credevano più alla possibilità del Diluvio universale quando Noè costruiva l'arca: “esso venne e li inghiottì tutti”, dice Gesù: “così sarà alla fine dei tempi”.
Per noi, è Dio che con la Sua potenza ha creato e lanciato gli astri nell'universo; senza Dio, l'universo è impensabile.
Noi abbiamo dimostrato che la velocità di certi astri ha variato in proporzioni enormi: sole 1/220, terra 1/17, e che i cambiamenti di andatura di questi globi sono fisicamente senza spiegazione.
Dio solo, che ha loro impresso le velocità primitive, ha potuto anche attivarle o rallentarle a Suo piacimento.
Dio, senza cui il movimento iniziale è inammissibile, Dio che mantiene il movimento nell'universo con le leggi che ha stabilite, Dio possiede a maggior ragione il potere di sospendere il movimento di un astro, conformandosi per il dettaglio alle leggi che Egli stesso ha posto.
L'origine del miracolo di Giosuè è dunque nella volontà divina, non altrove, e questo basta ampiamente, poiché Dio voleva con ciò favorire il Suo culto nel popolo che aveva eletto.
L'ipotesi Dio è più scientifica dell'ipotesi caso, ha detto Lecomte de Nouy, in quella sincera confessione che è il suo libro ‘L'avvenire dello spirito’7 dove dichiara che gli sono occorsi trent'anni di studi per riconoscere che i suoi maestri l'avevano ingannato dicendogli che Dio non esiste.
Segretario: In definitiva mi sembra di avere capito che lo Tsunami di cui parlano i geroglifici egiziani, questa enorme onda anomala, non è stata qui provocata da un terremoto come quello recente dell’Estremo Oriente, ma da un arresto improvviso della rotazione su se stessa della Terra, arresto in qualche modo ‘frenato’ ma che certo deve aver comunque prodotto un’onda eccezionalmente più grande di quella che abbiamo visto in televisione.
Giosuè ha chiesto l’aiuto di Dio per vincere quella battaglia esiziale: a lui interessavano delle ore di luce in più e Dio – che di certe cose se ne intende perché le leggi che governano l’universo le ha fatte Lui – ha provveduto alla sua maniera, rallentando appunto, e poi fermando, la rotazione della Terra su se stessa e quindi garantendo parecchie ore di luce aggiuntive, dando l’impressione visiva che il sole si fosse effettivamente fermato: ‘Fermati, o sole!’.
Ma…
C’è un ‘ma’!
Gli scienziati della N.A.S.A., andando a ritroso con i loro calcolatori, hanno scovato prima le 23 ore e i 20 minuti mancanti del miracolo di Giosuè e quindi anche i restanti 40 minuti del miracolo di Isaia, totale 24 ore.
Ma come mai, secondo quanto spiega Crombette, l’arresto della Terra sarebbe durato solo circa 7 ore, più o meno, anziché 23 ore circa?
Se avesse ragione la N.A.S.A dovremmo dar torto a Crombette prendendoci la non lieve soddisfazione di averlo preso in castagna.
Se avessero invece ragione i calcoli di Crombette (calcoli che in ‘Galileo aveva torto o ragione?’ sono molto più documentati di quanto non lo siano qui per nostre ragioni di tempo e di spazio) allora avrebbero torto gli scienziati della N.A.S.A., ma avrebbe in compenso ragione Bastian Contrario che – da quanto abbiamo capito dal suo racconto sui ‘polli congelati’ – su di loro non ci avrebbe scommesso un dollaro.
Vero è che io stesso fin dall’inizio avevo precisato che quanto detto da questo pur eccezionale studioso non va preso per ‘Verità rivelata’. Se c’è chi contesta la Bibbia, possiamo ben contestare noi Crombette, no?
Però Crombette – specie quando fa i calcoli come con i calendari egiziani, giuliani e gregoriani di cui abbiamo saputo prima – è una persona molto precisa, anzi meticolosa. Non lascia nulla al caso. Possibile che gli sia sfuggita ora la differenza fra le sue sette ore e le altre ore mancanti per arrivare alla fine di un giorno di 24 ore?
Non escludo quindi che egli parli della questione non solo in ‘Galileo aveva torto o ragione?’ ma in maniera ancora più approfondita nella sua opera ‘Il libro dei nomi dei re d’Egitto’ (Vol. X), nella quale egli aveva trattato in precedenza l’argomento, opera che tuttavia è disponibile solo nella versione francese presso CESHE - FRANCE.
Ora, se vi fidate, ve la darei io una mia spiegazione…
Avrete notato che Crombette, parlando dell’arresto durato sette ore, aveva anche accennato ad un precedente, dolce e progressivo rallentamento della velocità di rotazione della Terra.
Anche rallentandola progressivamente, come vi sarà capitato viaggiando su di un treno che decelera progressivamente, quando vi è l’arresto completo vi è un piccolo contraccolpo che vi sposta in avanti: un contraccolpo minimo, ma è quello che ha provocato lo Tsunami di quei tempi.
Se la riduzione della velocità di rotazione della terra non fosse stata molto lenta, il contraccolpo d’arresto, anziché uno Tsunami, avrebbe provocato un altro Diluvio universale.
Gli oceani – che occupano i tre quarti della superficie del globo – avrebbero scavalcato i continenti spazzando via ogni cosa, Umanità compresa.
Dio dovette quindi prendersi tutto il tempo necessario per rallentare progressivamente la rotazione della Terra.
Se doveva dare sette ore di arresto e di luce in più a Giosuè, mi sembra plausibile che Egli avesse impiegato qualcosina più di otto ore prima di fermare del tutto la Terra, e – una volta ripartita – sempre qualcosina più di otto per portarla lentamente alla sua velocità rotatoria ‘di crociera’: possiamo arrivare così a quelle 23 ore e 20 minuti di cui parlano gli scienziati della N.A.S.A…
Con buona pace di Bastian Contrario…. e di Crombette.
5.3 Ma il ‘Dio’ che ci ha creati è forse un vendicativo ‘Moloch’?
C’è una sola cosa che mi atterrisce di fronte al Dio misterioso che ci ha creati e che in un attimo ci può distruggere.
Crombette – nel corso della sua spiegazione – esprime l’opinione che l’origine del miracolo di Giosuè è dunque nella volontà divina, non altrove, poiché Dio voleva con ciò favorire il Suo culto nel popolo che aveva eletto.
Ora, io mi dico, c’era proprio bisogno di uno Tsunami con tutti quei morti e devastazioni di altri popoli per far vincere quella battaglia a Giosuè?
Non sarebbe bastato dal punto di vista bellico un qualche espediente strategico o tattico per ‘sistemare’ tutto in maniera relativamente indolore?
L’Umanità del Tempo di Giosué, nonostante l’esperienza relativamente recente del Diluvio di cui conservava ancora il ricordo in alcuni suoi racconti anche a carattere pagano, aveva completamente rinnegato il Dio che l’aveva creata, dandosi alla idolatria e alla magia, che sono culti satanici.
Era una Umanità feroce che praticava senza batter ciglio sacrifici umani a decine di migliaia, come facevano appunto gli egizi con i popoli da loro sconfitti in guerra.
Una Umanità tornata ad essere come quella di prima del Diluvio.
Basta però questo a giustificare una tragedia così immensa, ben superiore a quella che abbiamo visto nel dicembre del 2004 in Estremo Oriente e prima ancora nel Bangladesh?
Quale era stata la ‘logica’ del Diluvio universale che aveva già sterminato una volta l’Umanità coinvolgendo milioni e milioni di uomini?
Fino a che punto il Dio ‘cristiano’ è un ‘Dio di bontà’ e dopo quale punto non diviene invece ‘Dio di Giustizia’? Essere un Dio ‘buono’ significa essere un Dio ‘buonista’ o ‘bonaccione’? E l’essere ‘giusti’ non significa saper ‘impartire’ anche solenni lezioni ai riottosi e ribelli?
La logica di Dio non può essere certamente la ‘nostra’ logica. Quello che pare buono ad un bimbo di cinque anni può essere giudicato pessimo da un genitore che vede molto più in là.
Noi soprattutto giudichiamo nell’ottica umana di una vita terrena e fugace, Dio giudica invece tutto nell’ottica della vita spirituale, che è eterna.
Ricordo che alcuni anni fa ero rimasto a lungo a meditare su un paio di brani di Maria Valtorta.
Nel primo8 la mistica si interrogava sulla notizia di una scoperta di reperti fossili di ‘uomini-scimmia’ presentati come ‘antenati’ dell’uomo e si chiedeva come mai potesse essere accaduto che i primi uomini, più vicini all’uomo perfetto, fossero stati più brutti di noi.
Le rispondeva il suo Gesù: 'Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo’.
Lei lo legge e Gesù: Capisci?
E lei: No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l'uomo-scimmia.
Gesù sorride e risponde: Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta. E comincia a recitare:
'E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero... Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli'.
Gesù a questo punto le fornisce una interessantissima spiegazione che per brevità non riporto ma la cui sostanza è la seguente.
Dopo Adamo l’Umanità si era divisa in due rami: i discendenti ‘buoni’ del ramo di Set (detti nel Capo 6° ‘figli di Dio’ perché rispettosi della Legge di Dio , e i discendenti di Caino, detti ‘figli dell’uomo’ perché dediti ad istinti e piaceri ‘carnali’.
Caino – poiché non si era pentito per il fratricidio di Abele – era stato maledetto da Dio ed era fuggito, cadendo di perversione in perversione e finendo poi per consacrarsi del tutto a Satana.
Dopo questa consacrazione la sua depravazione non aveva più conosciuto limiti di bassezza giungendo – con i suoi figli e loro discendenti – anche alla promiscuità sessuale con femmine di ominidi.
Per inciso l’Antropologia e la Paleontologia hanno trovato numerose tracce di questa razza di tipo ‘umanoide’, quasi fosse una copia imperfetta dello scalino successivo costituito dall’uomo vero e proprio, e di ‘ominidi’ ne sono stati trovati - a livello di fossili - di parecchi tipi diversi.9
Qualcuno doveva essere relativamente ‘più bello’ di altri, fatto sta che Caino ed i suoi discendenti cominciarono ad accoppiarsi con le femmine di questa razza, così come un cane lupo potrebbe accoppiarsi con un cane da caccia, dando origine ad un ‘bastardo’, cioè ad un ibrido con le caratteristiche più di uno o più dell’altro genitore o di entrambi.
Gli ominidi non erano animali come le scimmie, ma erano animali molto somiglianti agli esseri umani propriamente detti, sia pur con caratteri anatomici più animaleschi e decisamente meno 'nobili’ di quelli dell’uomo.
In quanto ‘animali’ questi esseri non avevano ricevuto da Dio quell’anima spirituale che avrebbe reso l’uomo il vertice della creazione materiale, in quanto ‘carne’ vivificata da uno spirito destinato a vivere in eterno.
Da queste promiscuità fra discendenti di Caino ed ominidi era derivata una razza ibrida, molto passionale dal punto di vista sessuale, appunto perché ‘animalesca’ ed istintuale.
La bellezza della creazione umana di Dio – che è soprattutto spirituale – ne era risultata completamente deturpata.
Ecco dunque da quale ‘connubio’ era nato quel che noi chiamiamo ‘uomo di Neanderthal’, non un anello evolutivo intermedio fra la ‘scimmia’ e l’uomo, ma frutto di un incrocio sessuale fra ominide e uomo, così come il mulo – che al contrario non è fecondo – è frutto dell’incrocio fra un asino e una cavalla.
Successivamente i ‘figli di Dio’ discendenti di Set – affascinati non dalle ‘femmine’ ominidi ma dalle figlie ibride nate successivamente da quei primi incroci uomo/ominide (femmine più gradevoli perché frutto di un ulteriore incrocio e quindi molto più simili somaticamente all’uomo, e per di più di belluina ardenza) – finirono anch’essi per incrociarsi e per corrompersi in buona parte con una dissoluzione di costumi sempre più profonda.
Nel secondo brano valtortiano10 è lo Spirito Santo che ammaestra la mistica sul Peccato originale e sulle sue conseguenze sui discendenti di Adamo ed Eva, giungendo poi a spiegarle che i ‘figli di Dio’ ed i ‘figli dell’uomo’ avevano finito nei secoli successivi per corrompersi tutti ad un punto tale da fare prevedere la totale dissoluzione della razza umana creata originariamente perfetta da Dio e la vanificazione del suo Progetto sugli uomini, che avrebbero invece dovuto diventare veri ‘figli di Dio’ destinati un giorno al Paradiso celeste.
Dio - per salvare il Progetto, e quindi a fin di bene per l’Umanità futura - decise allora di sterminare con il Diluvio quella che non era ormai più degna di vivere, salvando gli unici veramente ‘giusti’ – cioè Noè , la moglie e i tre figli con le rispettive mogli – affinché essi dessero l’avvio ad una generazione nuova, dalla quale sarebbe un giorno nato il Messia.
I malvagi che erano senza possibilità di ‘recupero’ sarebbero morti e sarebbero stati così puniti con la condanna eterna, come meritavano.
Gli altri che non si erano ancora del tutto corrotti, ma che si sarebbero corrotti completamente con il tempo dannandosi così l’anima, sarebbero morti insieme ai malvagi ma almeno si sarebbero salvati per la vita eterna, dopo una opportuna espiazione nel Limbo in attesa della Redenzione, quando le porte del Limbo sarebbero state aperte ai Cieli.
Lo Tsunami del Sud-Est asiatico – come altre epocali tragedie negli ultimi anni con decine di migliaia di vittime provocate da alluvioni, tifoni, cicloni e terremoti – non c’entra ovviamente niente con tutto questo: si è trattato evidentemente di un evento fortuito, ma mi è servito – per analogia con il Diluvio e con le conseguenze del miracolo lunisolare di Giosuè – per fare capire che di fronte alla vita umana il modo di ‘ragionare’ di Dio è completamente diverso dal nostro, piaccia o meno.
D’altra parte i Vangeli parlano chiaramente di grandi tribolazioni e addirittura di quelle della fine del mondo dove – a perire – sarà l’intera Umanità avendo Dio deciso di chiudere l’avventura della Razza umana per emettere il suo Giudizio finale e dare inizio – per i giusti – all’altra avventura, felice, nel Regno dei Cieli.
L’osservazione precitata di Crombette in merito a Dio che – con il miracolo di Giosuè – avrebbe voluto favorire il Suo culto nel popolo eletto, mi spinge tuttavia a fare qualche ulteriore riflessione.
Il Progetto di Dio – come già detto – era quello di dare Gloria a sé stesso facendo tuttavia partecipare alla sua Gloria anche i suoi futuri ‘figli’.
Il suo progetto venne però sabotato in odio a Dio da Satana che riuscì ad indurre i Due in Tentazione.
Verrebbe da pensare che fosse un ‘Dio’ ben limitato quello che si faceva ‘giocare’ da una sua ‘creatura’, sia pur angelica.
Ma Dio – che dalla sua Eternità vedeva l’uomo nel Tempo come se questi fosse stato in una sfera di cristallo – previde nella sua Onniscienza quanto sarebbe accaduto, ma ‘lasciò fare’.
Non impedì a Lucifero di tentare e non impedì ai Primi Due di tradirlo perché Dio li aveva creati tutti liberi, e nella libertà stava la loro Dignità, oltre che il merito e il demerito.
L’uomo avrebbe dunque liberamente sbagliato, sarebbe liberamente decaduto, avrebbe toccato il fondo della sua miseria, avrebbe peccato molto di più dei due progenitori, conosciuto fatica, sofferenze, malattie e morte ma avrebbe almeno espiato in terra le proprie colpe.
E gli uomini che in questa situazione avessero voluto seguire Dio rispettando la Legge naturale che Dio aveva inciso nel loro cuore, cioè nella loro psiche-anima, sarebbero stati uomini meritevoli del Paradiso.
Seguire la Legge naturale, che è legge divina, avrebbe significato infatti combattere contro i propri istinti peggiori, in un certo senso ‘martirizzarsi’, avrebbe significato in sostanza un ‘voler essere di Dio’.
Insomma, grazie alla Redenzione – che sarebbe un giorno divenuta operante quando il Verbo divino si sarebbe incarnato per riscattare con il Proprio Sacrificio l’Umanità davanti agli occhi del Padre – coloro che avrebbero voluto essere ‘di Dio’, si sarebbero conquistati il Cielo con pieno merito.
Non Gloria gratuita, come sarebbe stata quella di Adamo se Dio gli avesse impedito di peccare, ma Gloria ‘guadagnata’.
Perché però il Progetto si realizzasse era assolutamente necessario che un popolo riuscisse a mantenersi depositario della vera Fede e della vera Dottrina: quella di un Dio spirituale che crea gli uomini per destinarli all’Eternità.
É stato calcolato con gli elaboratori che negli ultimi duemila anni siano nate e morte circa trenta miliardi di persone. L’Umanità sta crescendo in maniera esponenziale e se facciamo una ‘proiezione’ volgendo lo sguardo ai secoli futuri, vediamo che le cifre dei potenziali ‘figli di Dio’, mettendo ovviamente in conto la misericordia del Padre, saranno veramente vertiginose.
Valeva dunque la pena – a quell’epoca – sacrificarne pochi per salvarne tanti in futuro.
Non può esserci dubbio sull’Amore per l’uomo del Dio ‘cristiano’ se Questi giunge al punto di annichilirsi – Lui, Dio – in una misera natura umana accettando poi di essere ripudiato e per di più crocifisso.
Non ha senso imprecare contro Dio di fronte alle disgrazie che Egli – Dio di libertà ma anche di Giustizia – non impedisce perché respinto dall’uomo e perché fanno anche parte dei triboli toccati all’Umanità a causa della sua caduta originaria.
Rimanere costernati e porsi degli interrogativi di fronte a certe tragedie è proprio anche del Credente, ma l’imprecazione – di norma – se la riservano proprio quelli che non credono nell’esistenza di Dio ma che sono i primi a chiamarlo in causa e maledirlo quando si tratta di addossargli la responsabilità di eventi naturali nei quali Dio non c’entra e che essi non accettano.
Patrizia Stella: …É un atteggiamento lontano dallo spirito cristiano e perfino ingiusto quello di abbandonarsi ad una sterile rabbia e ad una inutile protesta, pretendendo di chiamare Dio in causa e giudicarlo responsabile di incuria, di indifferenza e perfino di crudeltà. Se un processo si deve fare, a carico di chi dovremmo farlo? É proprio il Padre Eterno che dovremmo processare o non sono piuttosto gli uomini che meritano un giusto processo? Forse non ci sono oggi nel mondo sufficienti iniquità e corruzione da meritare le ire del Cielo e della terra? Sì, anche della terra. Non si legge forse nella Bibbia che Dio ha detto ai nostri Progenitori che ‘maledetta sia la terra per causa tua’ (Gn 3,17) e non ci ricordava San Paolo che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi (Rm 8,22) perché il peccato ha stravolto la finalità stessa della creazione?
Se un processo si deve fare, è Dio che dovrebbe processare la nostra generazione. E i capi di accusa non mancano, sono tutti lì sotto i nostri occhi:
- Lo sfascio della famiglia causato da leggi inique: tradimenti, infedeltà, adulteri…
- Il libertinaggio sessuale, anche nelle sue forme contro natura, giustificato e ostentato sfacciatamente anche nella vita pubblica con la pretesa di considerarlo un diritto da legalizzare.
- La pornografia dilagante nei mass-media e nelle società del benessere, e la prostituzione, sia quella delle strade, sia quella ben peggiore di chi si svende per avere successo o per ignobili piaceri.
- Siamo proprio convinti che il grido silenzioso di migliaia di bambini innocenti soffocati nel grembo materno resti sempre inascoltato ed impunito?
- E che dire dei bambini che, con la pedofilia, vengono feriti nel corpo e uccisi nell’anima, perché profanati e usati per ignobili piaceri di adulti, criminali senza scrupoli? A costoro Gesù ha consigliato di suicidarsi in fondo al mare con una pietra al collo; e saranno gli Angeli i loro accusatori di fronte a Dio.
- Senza dire dei bambini-embrioni fecondati in provetta e stipati nei congelatori dei laboratori per essere alla fine eliminati in omaggio al delirio di onnipotenza dell’orgoglio scientista.
- Pensiamo poi alle violenze terribili e crudeli dell’uomo contro l’uomo condotte attraverso genocidi, campi di sterminio, strumenti di tortura, deportazioni forzate, stupri e tutte le forme di oppressione e di umiliazione contro la dignità dell’essere umano.
- Infine il rifiuto cosciente e lucido di Dio che viene emarginato dalla vita umana e dalle strutture sociali ed economiche per lasciarle in balìa di gravi ingiustizie e degli egoismi più sfrenati.
Insomma, è Dio che ha abbandonato gli uomini, o non sono piuttosto gli uomini che hanno abbandonato Dio? Lo hanno cacciato dai Parlamenti e dalle Costituzioni, gli hanno tolto cittadinanza nella vita pubblica a disprezzo dei suoi Comandamenti, hanno emanato leggi che giustificano il crimine, premiano il colpevole e stravolgono il concetto stesso di bene e di male.
Il cataclisma che si è scatenato proprio nel giorno di Natale, nel momento di punta del turismo internazionale, nei luoghi che erano i paradisi dorati del benessere, travolgendo a migliaia cittadini di quasi tutte le Nazioni del mondo occidentale…, non ci dice nulla tutto questo?
Dio ci parla anche attraverso gli avvenimenti della nostra vita. Il cristiano deve andare oltre gli avvenimenti, deve saper leggere la storia alla luce di questa verità.
Gli uomini devono decidersi a tornare a Dio. Il cristiano che abbia saggezza e fede sa vedere negli avvenimenti natalizi del Sud-Est asiatico un richiamo di Dio, un invito rivolto agli uomini di aprirsi alla sua verità e al suo amore che sono garanzia del vero progresso e della vera felicità, perché Dio è il primo a volere la felicità delle sue creature. E alla fine della nostra vita che ‘è come un soffio, come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte’ (dai Salmi), saremo noi che dovremo rendere conto a Dio di noi stessi e delle nostre azioni, e poi… ci aspetta la Vita Eterna…
2 - De Charencey, Tradition américaines sur le déluge, rivista americana, IIª serie, n°2, pag. 88-98; citato da Gaffarel, Rapports de l'Amérique et de l'ancienne civilisation, pag. 25.
3 - Les traditions de l'humanité, pag. 321, Costenau, Tournai 1862.
4 Opera non disponibile nella traduzione in italiano ma in possesso di CESHE - FRANCE
5 Il lettore che, non pago…, voglia saperne di più sul calendario egizio, su quello giuliano e infine gregoriano potrà rifarsi al libro di F.Crombette ‘Cronologia dell’antico Egitto’ 42.17, CESHE - http://crombette.altervista.org/
6 Speciale TG1 di domenica 09.01.05 sullo Tsunami del Sud-Est asiatico. Giornalista conduttore: Franco Di Mare
7 Gallimard, Parigi, 25ª edizione, 1941, pag. 217
8 Dell’autore: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap. 27: La maledizione di Dio su Caino… e la razza degli uomini-scimmia’ - Ed. Segno, 1997 - Inoltre di Maria Valtorta: Quaderni 1945/50, pagg. 339/342 - Centro Ed. Valtortiano
9 A proposito degli ‘uomini potenti’ di cui parla il Capo 6° di Genesi, ma ricordati in racconti di altre civiltà come ‘i giganti’, Hans Joachim Zilmer (‘L’errore di Darwin’, Editore Piemme, Casale Monferrato, 2000) rileva come orme umane di circa 40 e anche 50 cm siano state trovate vicino a resti di dinosauri su strati superficiali di terreno. Resti fossili di uno scheletro umano gigantesco sono stati trovati a Gargayan, nelle Filippine (alto 5,18 metri); nella Cina sud-orientale (più di 3 metri); a Ceylon (più di 4 metri); a Tura, ai confini col Pakistan, è venuto alla luce uno scheletro umano alto 3,35 metri, altre scoperte analoghe fatte ad Agadir, in Marocco, in Moravia, in Siria.
10 Dell’autore: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap. 28: ‘Ancora sugli uomini-scimmia e sul perché del Diluvio’ - Ed. Segno // Inoltre M.Valtorta: ‘Lezioni sull’epistola di Paolo ai romani’, pagg. 125/152 - Centro Ed. Valt.