8. L’addio di Gesù alla Madre:
« Mamma, sono venuto per prendere forza e conforto da te. Sono come un piccolo bambino, Mamma, che ha bisogno del cuore della madre per il suo dolore e del seno della madre per sua forza».
8.1 La Passione di Gesù e di Maria è ormai imminente: il clima di Gerusalemme nei giorni precedenti la ‘settimana santa’.
Nei suoi tre anni di missione pubblica Gesù aveva predicato per ogni dove l’avvento del Regno di Dio nel cuore degli uomini, presentandosi come il Messia predetto dai profeti.
Ma come dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, il suo popolo non lo riconobbe, anzi il ‘mondo’ non lo riconobbe.
Ma a quelli che vollero credere in Lui ed in quel che Egli insegnava, Egli dette il potere di diventare ‘figli di Dio’.
Troppo lontano ormai Israele dallo spirito dei Patriarchi, troppo diversa da quella reale – a causa della scarsa spiritualità che rendeva ciechi gli interpreti delle Scritture – l’idea ‘guerresca’ che si erano fatti del Messia, visto come colui che avrebbe conquistato gli altri popoli dando ad Israele il Regno sul mondo che a quel tempo era di Roma.
La predicazione d’amore di Gesù – se pur veniva in parte accettata fra la gente più semplice o nelle cittadine e paesi di campagna – era rifiutata nella città di Gerusalemme, sede del potere politico-religioso.
I Capi dei Giudei vedevano una insidia nella predicazione del Messia e proprio non riuscivano ad accettare l’idea che un semplice falegname, figlio di falegname, cioè uno di basso lignaggio, potesse pretendere di insegnare loro come dovessero essere interpretate le Scritture.
Essi però soprattutto non potevano comprendere come potesse Gesù ambire a diventare il Messia, cioè il Re dei re, che essi attendevano da secoli e che nell’immaginario collettivo - per come era stato interpretato nelle descrizioni dei Profeti che parlavano del Figlio dell’Uomo che sarebbe venuto nella gloria - era pensato come una sorta di personaggio ‘celeste’, una specie di ‘angelo’ in veste umana o quanto meno un grande personaggio con dignità ed apparenza regale.
In Israele erano numerose le feste religiose, e molti - per quelle ricorrenze – partivano dai loro paesi e anche dalle altre nazioni per partecipare ai riti del Tempio ed ascoltare sotto i suoi colonnati i discorsi sapienti dei grandi scribi e dottori della legge.
Anche Gesù vi predicava, e sempre con grande seguito, ma quello che diceva suonava sgradito ai sacerdoti che – sentendosi in colpa - si sentivano sempre più sotto accusa.
I suoi continui miracoli, ed in particolare quello strepitoso del notissimo Lazzaro - resuscitato dopo quattro giorni nella tomba, pochi mesi prima dell’ultima Pasqua - avevano suscitato stupore enorme ed entusiasmo incontenibile presso il popolo che credeva ormai che Gesù fosse davvero il Messia, sia pur ‘terreno’.
Ma all’entusiasmo del popolo ora corrispondevano in proporzione anche grandi preoccupazioni a livello ‘politico’.
Gli ‘erodiani, cioè quelli del partito di Erode, vedevano Gesù come un agitatore politico che avrebbe potuto soppiantare nel potere Erode Antipa.
Questi, figlio di Erode ‘il grande’, non era più un Re dotato di vera autonomia, ma era pur sempre un ‘tetrarca’ – una sorta di governatore - nominato da Roma con giurisdizione sulla Galilea, una delle quattro province in cui era stata suddivisa l’antica Palestina.
Nel Sinedrio, l’organo di governo amministrativo di Israele che era una sorta di Parlamentino, c’erano sacerdoti, farisei, ma anche erodiani, e sadducei, contigui politicamente, per convenienza, al potere romano.
Un Gesù ‘Messia’ – per quanto in realtà apparisse loro poco credibile come ‘uomo d’azione’, visto quanto andava predicando a proposito dell’Amore - stava scomodo anche a loro in quanto possibile avversario politico potenzialmente suscettibile – per loro – di destare esaltazione nel popolo e creare disordini, con una Roma che – quanto a tagliar teste, a cominciare dai ‘capi’ – non ci pensava due volte, pur di mantenere l’ordine pubblico nei territori conquistati.
Ma vi erano soprattutto i Capi dei sacerdoti, come Anna e Caifa, che vedevano in Gesù un pericolo ben maggiore, e cioè un ‘agitatore religioso’,.
Non tanto un ‘eretico’ che creava una nuova setta suscettibile di mettere in pericolo la religione ufficiale – a parte quel suo dichiararsi Messia e Figlio di Dio - quanto uno che metteva in discussione la loro autorità, incrinata gravemente dalla sua predicazione di verità, nei confronti del popolo che non risparmiava frizzi e lazzi alla classe sacerdotale del Tempio per il cattivo esempio che essa dava.
Insomma nei mesi che vanno dalla Festa dei tabernacoli del terzo anno di vita pubblica alla successiva Pasqua, al cui termine vi sarà la Passione di Gesù e di Maria, Gerusalemme bolliva come una pentola a pressione.
I Capi religiosi – più che i politici - non aspettavano altro che Gesù si facesse vivo, per arrestarlo nottetempo prima che potesse essere difeso dai suoi seguaci, processarlo, farlo condannare dal Procuratore romano della Giudea Ponzio Pilato - l’unico, secondo la legislazione imposta da Roma, che potesse comminare una condanna a morte – spingendolo ad accettare di adeguarsi alla condanna che essi avevano deciso di comminare nel loro Sinedrio.1
Sono di quest’ultimo periodo le famose invettive di Gesù contro scribi, dottori della Legge e farisei2 che cercavano in tutti i modi di provocarlo e comprometterlo per poterlo far condannare.
E’ in questo clima che i Capi dei Giudei rompono gli indugi e – grazie al tradimento di Giuda che svela dove Gesù avrebbe potuto essere catturato più agevolmente, perché senza seguito di popolo – danno il via alla sua cattura ed alla successiva eliminazione fisica, prima che egli divenga tanto potente presso il popolo da risultare ‘intoccabile’.
L’Evangelista Giovanni racconta che la decisione era stata presa segretamente sin dalla resurrezione di Lazzaro, anche se presentata dai Capi agli altri membri del Sinedrio come una decisione ‘necessaria’ per evitare il rischio di un intervento militare dei romani nei confronti del Re-Messia e quindi del popolo di Israele.3
Siamo ormai alla vigilia della Pasqua di Passione. Il Gruppo apostolico (apostoli e discepole inclusa la Madonna) era giunto da una settimana circa a Gerusalemme per partecipare alle festività, come a suo tempo richiesto da Gesù alla Madre durante quel colloquio nel bosco.
La Maria di questi ultimi tempi non ha però più la bellezza limpida e fiorente di prima.
La consapevolezza del Sacrificio sempre più imminente pare l’abbia invecchiata nel volto, marcato ora nei tratti da una sofferenza che si intuisce latente, da un dolore inespresso ma che si indovina profondo nel suo sguardo muto.
Il gruppo apostolico era tutto sistemato a Betania in casa dell’apostolo Simone lo Zelote, grande amico del potente Lazzaro, il quale ultimo aveva la propria dimora adiacente a quella di Simone.
Era stato grazie a Simone che Lazzaro era divenuto prima ammiratore, poi amico ed infine discepolo e protettore politico di Gesù, che egli sosteneva economicamente, anche ospitandolo nelle sue numerose proprietà sparse in Israele quando Gesù aveva bisogno di tranquillità e rifugio dalle insidie e persecuzioni del Sinedrio.
8.2 La mia precedente mentalità solo…‘Cristocentrica’ e quella di certi ‘teologi’ che contestano sprezzantemente il ‘madonnismo’ del Papa.
Dopo la cena del sabato precedente alla Passione 4 di cui parlano i Vangeli, in casa di Lazzaro a Betania, Gesù ed il gruppo apostolico si erano diretti l’indomani a Gerusalemme, distante pochi chilometri, accolti trionfalmente da una folla di discepoli e di popolo, sempre entusiasta per i suoi miracoli, in quella che sarebbe stata chiamata la Domenica delle Palme.
Gli apostoli – nel sentire quelle grida di ‘Osanna al Figlio di Davide’ - si erano ‘caricati’ al massimo e assaporavamo finalmente il trionfo del ‘loro’ Messia.
Nonostante le ripetute e anche recenti conferme di Gesù sull’imminenza della sua cattura e condanna a morte da parte dei Capi giudei, essi le interpretavano come visioni pessimistiche di un Gesù un poco affaticato e depresso.
Persino loro stentavano a credere che il suo Regno fosse solo spirituale, come ne fa fede l’episodio evangelico che narra della richiesta – appena pochi giorni prima – della mamma di Giovanni e Giacomo di riservare ai suoi figli un posto alla destra e uno alla sinistra nel suo Regno.
Ma quello della Domenica delle Palme era stato un trionfo che solo pochi giorni dopo si rivelerà ben effimero.
Nei giorni fra il Lunedì ed il Giovedi di quella che noi chiamiamo la ‘settimana santa’, Gesù aveva predicato al Tempio, mentre è il giovedì sera che – in una ulteriore visione della nostra mistica – lo vediamo nella casa del Cenacolo dove si sta per dare inizio al rito della consumazione dell’agnello ebraico in quella che verrà chiamata ‘Ultima Cena’.
Ho dedicato sette libri ai tre anni di predicazione di Gesù, e quindi anche a questi ultimi giorni, ma sono sempre stato solo ‘Cristocentrico’, trascurando il ruolo centrale della Madonna.
Non avevo ben capito – in quel suo tenersi sempre in disparte, in quel suo essere sempre umile e ‘umana’ per non dire del suo dolore sempre sopportato in maniera discreta – la reale dimensione della sua figura di Corredentrice.
Gli evangelisti - maschilisti come tutti gli ebrei ‘maschi’, a parte Luca che parla della Madonna ma limitatamente all’infanzia di Gesù – non ne mettono certo in evidenza la figura, anch’essi solo ‘Cristocentrici’.
Una mentalità ‘Cristocentrica pervade ancora una parte della Chiesa cattolica di oggi, al punto che alcuni – anche fra i sacerdoti, e subendo forse una influenza protestante – vedono con un certo fastidio il culto mariano, che taluni arrivano a chiamare sprezzantemente ‘madonnismo’, come aveva fatto un certo sacerdote cattolico citato in quell’Opera ‘Pro e contro Maria Valtorta’ (pagg. 155/164) edita dal Centro Editoriale Valtortiano. 5
Cosa dovrebbero costoro dire di Papa Wojtila il cui motto è ‘Totus tuus, Mariae’?
Ma a noi – più che Gesù - interessa qui Maria, perché questo è il libro di Maria, ed è per questo che ci mettiamo ora a guardarla in presa diretta insieme alla nostra mistica durante l’ultimo commiato fra Lei e Gesù, prima della Cena e della cattura sul Getsemani che avverrà di lì a poche ore.
E’ una scena struggente, nella sua semplicità ed umanità, una scena per capire la quale bisogna mettersi nei panni di un padre o di una madre verso il proprio figlio di cui essi sanno che sta per morire o di un figlio - che sapendo di dover presto morire – si rivolge alla propria madre.
E’ anche una scena di dolore profondo e composto, di rassegnazione sofferta ma fiduciosa alla volontà di Dio, in funzione della Corredenzione dell’Umanità.
Maria rivedrà ancora Gesù poco dopo questo saluto - dopo l’istituzione dell’Eucarestia nel corso dell’Ultima Cena - quando Egli ritornerà nella sua stanzetta di preghiera con un pezzo di pane ed il calice del vino per comunicarla.
Dopo lo rivedrà solamente all’indomani sulla strada del Calvario e sulla Croce, e non potrà più avere con lui un colloquio materno se non all’alba della sua Resurrezione, quando apparirà a lei per prima e in gran segreto6 nella sua cameretta, segreto al punto che gli evangelisti menzioneranno come prima apparizione di Gesù risorto solo quella a Maria Maddalena.
Potreste però mai pensare che questo Gesù, che ora avete conosciuto meglio, non fosse apparso prima di tutti a sua Madre, la Corredentrice, anche se i Vangeli non ne parlano?
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599. L'arrivo al Cenacolo e l'addio di Gesù alla Madre.7
17 febbraio 1944.
Vedo il cenacolo dove deve consumarsi la Pasqua. Lo vedo distintamente.
Potrei enumerare tutte le rugosità del muro e le crepe del pavimento.
E’ uno stanzone non perfettamente quadrato, ma anche poco rettangolare. Vi sarà la differenza di un metro o poco più, al massimo, fra il lato più lungo e quello più corto. E’ basso di soffitto. Forse appare tale anche per la sua grandezza, alla quale non corrisponde l'altezza. E’ lievemente a volta, ossia i due lati più corti non finiscono ad angolo retto col soffitto, ma con un angolo smusso…
In questi due lati più corti vi sono due larghe finestre, larghe e basse, prospicienti. Non vedo dove guardano, se su un cortile o su una via, perché ora hanno le impannate, che le chiudono, chiuse. Ho detto: impannate. Non so se sia giusto il termine. Sono delle imposte di tavoloni ben serrate in grazia di una sbarra di ferro che le traversa.
Il pavimento è a larghi mattoni di terracotta, che il tempo ha reso pallida, quadrati.
Dal centro del soffitto pende un lume ad olio a più becchi.
Nelle due pareti più lunghe, una è tutta senza aperture. Nell'altra, invece, vi è una porticina in un angolo, alla quale si accede per una scaletta senza ringhiera di sei scalini, terminanti in un ripiano di un metro quadro. Su questo vi è, contro la parete, un altro gradino, sul quale si apre la porta a filo del gradino. Non so se mi sono spiegata. Mi sforzo a fare il grafico…
Le pareti sono semplicemente imbiancate, senza fregi o righe.
Al centro della stanza, un tavolone rettangolare, molto lungo rispetto alla larghezza, messo parallelo alla parete più lunga, di legno semplicissimo.
Contro le pareti lunghe, quelli che saranno i sedili.
Alle pareti corte, sotto la finestra di un lato, una specie di cassapanca con su dei bacili e delle anfore, e sotto l'altra finestra una credenza bassa e lunga, sul cui piano per ora non c'è nulla.
E’ questa è la descrizione della stanza dove si consumerà la Pasqua.
E’ tutt'oggi che la vedo distintamente, tanto che ho potuto contare i gradini ed osservare tutti i particolari. Ora, poi, che viene la notte, il mio Gesù mi conduce al resto della contemplazione.
Vedo che lo stanzone conduce, per la scaletta dai sei gradini, in un andito scuro che a sinistra, rispetto a me, si apre sulla via con una porta larga, bassa e molto massiccia, rinforzata di borchie e strisce di ferro.
Di fronte alla porticina, che dal cenacolo conduce nell'andito, vi è un'altra porta che conduce ad un’altra stanza, meno vasta.
Direi che il cenacolo è stato ricavato da un dislivello del suolo rispetto al resto della casa e della via, è come un seminterrato, una mezza cantina ripulita od aggiustata, ma sempre infossata per un buon metro nel suolo, forse per farlo più alto e proporzionato alla sua vastità.
Nella stanza che vedo ora vi è Maria con altre donne. Riconosco Maddalena e Maria madre di Giacomo, Giuda e Simone.
Sembra che siano appena arrivate, condotte da Giovanni, perché si levano i manti e li posano piegati sugli sgabelli sparsi per la stanza, mentre salutano l'apostolo che se ne va e una donna e un uomo accorsi al loro arrivo, che ho l'impressione siano i padroni di casa e discepoli o simpatizzanti per il Nazareno, perché sono pieni di premure e di rispettosa confidenza per Maria. Questa è vestita di celeste cupo, un azzurro di indaco scurissimo. Ha sul capo il velo bianco, che appare quando si leva il manto che le copre anche il capo.
E’ molto sciupata in volto. Pare invecchiata. Molto triste, per quanto sorrida con dolcezza. Molto pallida. Anche i movimenti sono stanchi e incerti, come quelli di persona assorta in un suo pensiero.
Dalla porta socchiusa vedo che il proprietario va e viene nell'andito e nel cenacolo, che illumina completamente accendendo i restanti becchi della lumiera.
Poi va alla porta di strada e la apre, ed entra Gesù con gli apostoli. Vedo che è sera, perché le ombre della notte scendono già nella via stretta fra case alte.
E’ con tutti gli apostoli. Saluta il proprietario col suo abituale saluto: «La pace sia a questa casa», e poi, mentre gli apostoli scendono nel cenacolo, Egli entra nella stanza dove è Maria.
Le pie donne salutano con profondo rispetto e se ne vanno, chiudendo la porta e lasciando liberi la Madre e il Figlio.
Gesù abbraccia sua Madre e la bacia in fronte. Maria bacia prima la mano al Figlio e poi la guancia destra. Gesù fa sedere Maria e si siede al suo fianco, su due sgabelli vicini. La fa sedere, accompagnandola ad essi per mano, e continua a tenere la mano anche quando Ella è seduta.
Anche Gesù è assorto, pensieroso, triste, per quanto si sforzi a sorridere.
Maria ne studia con ansia l'espressione. Povera Mamma, che per la grazia e per l'amore comprende che ora sia questa! Delle contrazioni di dolore scorrono sul viso di Maria, ed i suoi occhi, si dilatano ad un'interna visione di spasimo. Ma non fa scene. E’ maestosa come il Figlio.
Egli le parla. La saluta e si raccomanda alle sue preghiere.
«Mamma, sono venuto per prendere forza e conforto da te. Sono come un piccolo bambino, Mamma, che ha bisogno del cuore della madre per il suo dolore e del seno della madre per sua forza.
Sono tornato, in quest'ora, il tuo piccolo Gesù di un tempo. Non sono il Maestro, Mamma. Sono unicamente il Figlio tuo, come a Nazareth quando ero piccino, come a Nazareth prima di lasciare la vita privata.
Non ho che te. Gli uomini, in questo momento, non sono amici, e leali, del tuo Gesù. Non sono neppure coraggiosi nel bene. Solo i malvagi sanno essere costanti e forti nell'operare il male. Ma tu mi sei fedele e sei la mia forza, Mamma, in quest'ora. Sostienimi col tuo amore e col tuo orare. Non ci sei che tu che in quest'ora sai pregare, fra chi più o meno mi ama. Pregare e comprendere.
Gli altri sono in festa, assorbiti da pensieri di festa o da pensieri di delitto, mentre lo soffro di tante cose.
Molte cose moriranno dopo quest'ora. E fra queste la loro umanità, e sapranno essere degni di Me, tutti meno colui che s'è perduto e che nessuna forza vale a ricondurre almeno al pentimento.
Ma per ora sono ancora uomini tardi che non mi sentono morire, mentre essi giubilano credendo più che mai prossimo il mio trionfo.
Gli osanna di pochi giorni sono li hanno ubriacati.
Mamma, sono venuto per quest'ora e soprannaturalmente la vedo giungere con gioia. Ma il mio Io anche la teme, perché questo calice ha nome tradimento, rinnegamento, ferocia, bestemmia, abbandono. Sostienimi, Mamma. Come quando col tuo pregare hai attirato su te lo Spirito di Dio, dando per Esso al mondo l'Aspettato delle genti, attira ora sul Figlio tuo la forza che mi aiuti a compiere l'opera per cui venni. Mamma, addio. Benedicimi, Mamma; anche per il Padre. E perdona a tutti. Perdoniamo insieme, da ora perdoniamo a chi ci tortura».
Gesù è scivolato, parlando, ai piedi della Madre, in ginocchio, e la guarda tenendola abbracciata alla vita.
Maria piange senza gemiti, col volto lievemente alzato per una interna preghiera a Dio. Le lacrime rotolano sulle guance pallide e cadono sul suo grembo e sul capo che Gesù le appoggia alla fine sul cuore.
Poi Maria mette la sua mano sul capo di Gesù come per benedirlo e poi si china, lo bacia fra i capelli, glieli carezza, gli carezza le spalle, le braccia, gli prende il volto fra le mani e lo volge verso di Lei, se lo serra al cuore. Lo bacia ancora fra le lacrime, sulla fronte, sulle guance, sugli occhi dolorosi, se lo ninna, quel povero capo stanco, come fosse un bambino, come l'ho vista ninnare nella Grotta il Neonato divino.
Ma non canta, ora. Dice solo: «Figlio! Figlio! Gesù! Gesù mio!».
Ma con una tal voce che mi strazia.
Poi Gesù si rialza. Si aggiusta il manto, resta in piedi di fronte alla Madre, che piange ancora, e a sua volta la benedice.
Poi si dirige alla porta. Prima di uscire le dice: «Mamma, verrò ancora prima di consumare la miaPasqua. Prega attendendomi». Ed esce.
1 Il tema delle motivazioni della condanna a morte di Gesù e delle conseguenze sulla Nazione di Israele sono state trattate in maniera approfondita dall’autore nel terzo volume de “Il Vangelo del grande e del ‘piccolo’ Giovanni”, Ed. Segno 2000, e nel quarto volume de “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo Giovanni” – Ed. Segno, 2004. Vedi anche sito internet dell’autore: www.ilcatecumeno.net
2 G.L. “I Vangeli di Matteo…’ – Vol. IV - Cap. 7 – Ed. Segno, 2004
4 G.L.: “Il Vangelo del grande e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Capp. 3 e 4 – Ed. Segno, 2000
5 Pier Angelo Gramaglia: ‘Maria Valtorta. Una moderna manipolazione dei Vangeli’ – ‘Ed. Piemme di Pietro Marietto Spa’ di Casale Monferrato (Al).
6 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. IV, Cap. 16 – Ed. Segno, 2004
7 M.V.:’L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IX, Cap. 599 – Centro Ed. Valtortiano