4. Tutta la sua vita fu un tribolo,
ogni ora veniva vissuta nell’aspettativa del triste momento
della perdita del Figlio suo…
4.1 La Colpa cancellata fu dalla Madre mia. Il Frutto della Colpa: il Peccato, riscattato fu da Me.
Nell’accingermi a porre mano a questo lavoro mi sono proposto un ‘volumetto’, più che uno dei mie soliti volumi che, quanto a peso, potrebbero venire considerati ‘armi di offesa’.
A proposito di Maria SS., la Mistica per eccellenza, parto dal presupposto che il lettore ‘razionalista’ non sia in linea di massima interessato a sentirne parlare a meno che non si riesca a fargli capire qualcosa a cui egli sia ‘razionalmente’ interessato, e comunque sempre con una buona dose di misura.
Se dovessimo veramente raccontare e commentare la ‘Madonna’ come emerge e come la vediamo nelle visioni della Valtorta, non basterebbero alcune migliaia di pagine.
Mi limiterò dunque all’essenziale, e cioè allo stare strettamente al tema, che è quello del suo ruolo di ‘Corredentrice’.
Cosa vuol dire essere Corredentrice?
Chiediamolo al ‘mariologo’ Roschini che1, a proposito di questo titolo, scrive:
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‘Questo glorioso titolo mariano s’incontra con una certa frequenza negli scritti della Valtorta. Oltre ad usare con frequenza il titolo di ‘Corredentrice’, la Valtorta ne dà anche il significato preciso. Dice: «divenne la Corredentrice e perciò riscattatrice della Terra».
La Corredenzione infatti è una cooperazione al riscatto della Terra (= del genere umano) dalla schiavitù del peccato e della morte (introdotta sulla terra dall’invidia del Diavolo), mediante il versamento di un prezzo (i meriti e le soddisfazioni del sacrificio di Cristo e di Maria).
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Questa definizione del Roschini con quell’idea del riscatto, della schiavitù e del peccato mediante il versamento di un ‘prezzo’, mi fa venire alla mente un certo discorso di riscatto e di cambiali in pagamento che mi aveva fatto una volta – non senza una certa ironia – la ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’.2
Stavo meditando come al solito uno scritto della nostra mistica.3
Quella volta non era Gesù ma la Madonna che parlava alla scrittrice e le spiegava che con il suo 'sì' - sì alla accettazione di un matrimonio casto con Giuseppe, sì alla solitudine di un matrimonio senza maternità, sì poi alla richiesta del Signore di divenire Madre, nonostante sapesse che avrebbe provocato dolore a Giuseppe (il quale non avrebbe in un primo tempo creduto ad una sua maternità 'spirituale'), sì alla maternità del Figlio di Dio pur sapendo, per 'prescienza', che sarebbe stato Figlio del Dolore - con il suo 'sì' a tutto, con la sua Ubbidienza a tutto, Maria spiega che lei annullò la disubbidienza di 'Eva prima', disubbidienza che fu 'Colpa' e dalla quale nacque il Peccato...
Io dunque leggevo e riflettevo.
Mi sembrava di capire - e mi pareva un po’ strano – che la Colpa non fosse stata 'lavata' dal Sangue del Cristo, come credevo, ma annullata dalla Ubbidienza di Maria, vera 'Eva', in quanto - così leggevo - il 'principio' della Colpa era stato nella disubbidienza al comando di Dio di 'non mangiare e toccare di quell'albero...'.
Ecco, credevo di aver capito, ma non ero sicuro di aver capito bene.
Ma allora Cristo? Non era stato Lui a 'lavare' la Colpa? Non ci capivo più niente!
E allora…:
Luce:
Il frutto della Colpa!
Si dice, comunemente, che la mia Redenzione levò la Colpa, levò il frutto della Colpa, cioè il peccato, il Peccato.
Ma, come la Colpa nacque a seguito della Disobbedienza di Eva - e con la Colpa il Peccato primo, e quelli successivi - con l'Ubbidienza di Maria fu lavata e cancellata la Colpa prima, venendo - con la Redenzione da me operata - riscattati i peccati dei primi due e di tutti i successivi affinché - con la buona volontà - potessero sperare di tornare al Padre senza rimanere, i migliori, nel Limbo.
Quindi la Colpa cancellata fu dalla Madre mia.
Il frutto della Colpa: il Peccato, riscattato fu da Me.
Questo devi capire. Questo devi capire per comprendere quanto sia stato grande il ruolo della vera Eva, la seconda, l'Ancella di Dio, quella che, non regina del Paradiso terrestre, non 'dominatrice' sulla Terra, aveva saputo, aveva voluto essere serva e dominata dall'Amore del suo Signore.
Mai abbastanza sarà compreso il ruolo della Madre mia, seconda - senza saperlo - dopo Dio.
Avevo riletto ma non riuscivo a far quadrare i 'conti'.
Se dunque Maria aveva levato o lavato Lei la Colpa, e non Gesù - che invece 'riscattò' il frutto della Colpa, cioè il Peccato, con il suo incarnarsi per sacrificarsi - come è mai possibile che Lei avesse tolto la Colpa prima ancora che Lui si sacrificasse sulla Croce, 33 anni dopo?
I conti non tornavano perché sembrava che Lei avesse lavato la Colpa prima ancora che Lui avesse 'riscattato' il Peccato.
Mi sembrava un controsenso...Non riuscivo a mettere a fuoco con lucidità questo concetto…
Luce:
E' come se tu avessi avuto un'ipoteca con il Signore...
Quando hai un'ipoteca devi:
. pagare, cioè riscattarla
. cancellarla dagli 'Atti'
Maria e Gesù 'operarono' insieme.
Maria cancellò 'in anticipo' quel che Gesù avrebbe 'riscattato', pagando di persona, 'dopo'.
Ma in realtà, nello stesso momento in cui Maria disse il grande 'Sì', il Figlio si incarnò. E cancellazione e riscatto furono contestuali anche se il ... 'pagamento' fu 'cambializzato' nel tempo... 33 anni dopo.
Ecco qui un altro punto, importante sul quale riflettere.
Poco sopra la ‘Luce’ aveva precisato che “Maria e Gesù ‘operarono’ insieme” e ciò conferma quanto dirà nel suo libro poco dopo Padre Roschini in merito al concetto di ‘Corredenzione’, e cioè che Maria fu ‘associata’, quale Corredentrice, a Cristo Redentore.
Anch’ella, come Cristo suo figlio, era stata chiamata da Dio ad una missione di redentrice, quindi…’corredentrice’.
‘Ella – aveva detto il Gesù del Vangelo valtortiano – è Salvatrice come Me’...
‘Voi – aveva detto ancora Gesù in un’altra opera della mistica, i ‘Quaderni 43’– mi avete avuto perché Maria ha accettato, trentatre anni prima di Me, di bere il calice dell’amarezza. Sull’orlo della coppa che ho bevuta fra sudori di sangue, ho trovato il sapore delle labbra di mia Madre, e l’amaro del suo pianto era fuso col fiele del mio sacrificio. E, credetelo, di farla soffrire, Lei che non meritava il dolore, è stata per Me la cosa più costosa…Ricordo la sua vita martirizzata di Corredentrice, senza la quale Io non sarei stato Uomo tra gli uomini e vostro Redentore eterno’.
Mi sembra che il concetto espresso dal Gesù dei ‘Quaderni’ sia chiaro, ma ora vi spiego come - nell’Opera della mistica - si debba stare attenti anche ai minimi particolari.
Gesù dice qui sopra che Maria bevve ‘il calice’ della amarezza, non che bevve ‘al calice’.
Bere ‘al calice’ significa sorseggiare, cioè fare un piccolo assaggio. Bere ‘il calice’ significa invece trangugiarsi tutto il fiele dell’amara Medicina.
Ecco di nuovo il concetto di essere ‘soci’ della missione, cioè ‘corredentori entrambi’.
Questa ‘finezza’ della differenza fra bere ‘il’ calice e bere ‘al’ calice me la aveva insegnata una volta il Gesù valtortiano che la mistica vedeva mentre Lui predicava 2000 anni fa.
Nel mio libro precedente ero arrivato al punto in cui – poco prima dell’entrata a Gerusalemme per l’ultima Pasqua di Passione – commentavo l’episodio (Mt 20, 20-25) in cui la madre di Giacomo e Giovanni si avvicina cammin facendo con i due figli a Gesù e – continuando a credere che Gesù, avrebbe fondato un Regno di questa terra, un Regno materiale, nonostante che Egli avesse più e più volte cercato di fare entrare nella testa degli apostoli che sarebbe stato il ‘Re dei re’ indicato dai Profeti, ma Re di un Regno tutto spirituale – gli chiede di far sedere i suoi figli uno alla destra e l’altro alla sinistra nel suo Regno.
Evidentemente anche allora la gente teneva alle ‘poltrone’, persino i due santi apostoli.
Gesù – dice il Vangelo di Matteo - rispose: « Non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che dovrò bere io?».
Gli risposero: « Lo possiamo ».
Disse loro: « Sì berrete il calice mio, però sedere alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma è per quelli ai quali è stato preparato dal Padre mio ».
L’episodio ed il dialogo del Vangelo erano naturalmente raccontati in visione dalla mistica la quale, nel riportare fedelmente la risposta di Gesù alla loro richiesta, aveva invece scritto:
« Anche voi divenite dunque avidi e stolti? Ma non voi. E’ già il crepuscolo mefitico delle tenebre che avanza, e l’aria inquinata di Gerusalemme che si avvicina e vi corrompe e accieca….Io vi dico che voi non sapete ciò che chiedete! Potete voi forse bere il calice che berrò Io?».
« Noi lo possiamo, Signore ».
« Come potete dirlo se non avete ancora compreso di quale amaritudine sarà il mio calice? Non sarà solamente l’amarezza che vi descrissi ieri, la mia di Uomo di tutti i dolori. Vi saranno torture che, anche se Io ve le descrivessi, voi non sareste in condizioni di capire…Eppure, sì, poiché – per quanto ancor come due bambini che non conoscono il valore di ciò che chiedono – poiché voi siete due spiriti giusti e amanti di Me, voi certo berrete al mio calice. Però sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a Me di concedervelo. Essa è stata concessa a quelli ai quali è stato preparato dal Padre mio ».
Al termine della visione e della sua trascrizione, Gesù parla alla sua Maria – che Egli chiama spesso affettuosamente e scherzosamente ‘piccolo Giovanni’, come il grande apostolo evangelista - e riferendosi alle parole da lei trascritte le dice:
« segna il punto: « ‘…voi certo berrete al mio calice’. Nelle traduzioni si legge: ‘il mio calice’. Ho detto ‘al mio’ , non ‘il mio’ . Nessun uomo avrebbe potuto bere il mio calice. Io solo, Redentore, l’ho dovuto bere tutto il mio calice. Ai miei discepoli, ai miei imitatori e amanti, certo è concesso bere a quel calice dove Io bevvi, per quella stilla, quel sorso, o quei sorsi, che la predilezione di Dio concede loro di bere. Ma mai nessuno lo berrà tutto il calice come Io lo bevvi. Dunque è giusto dire ‘al mio calice’ e non ‘il mio calice’».
Questo Gesù valtortiano mi sembra Uno che tenga molto alla precisione, anche nei minimi particolari, e ne fa fede questo chiarimento che dà al suo ‘strumento’ per farci comprendere una sfumatura importante.
Gesù dice che nessun uomo ma Lui solo, Redentore, avrebbe potuto bere ‘il’ calice.
Nessun uomo? Certo, ma Maria allora? Maria non era ‘un uomo’…, era una Donna!
In conclusione Gesù non ha qui detto che Maria aveva accettato di bere ‘al calice’ ma di bere ‘il calice’ della sua amarezza e che senza Maria Egli non sarebbe stato Redentore eterno.
E perché? Perché anche Lei - la Purissima, la Immacolata, il Capolavoro della Creazione, l’Archetipo, il Modello perfetto – è stata ‘Corredentrice’, insomma sua ‘socia’ al 50%, o meglio – se pensiamo che non sia giusto ‘dividere’ i meriti - ‘comproprietaria’ con Lui al 100%.
4.2 Una ‘lettera’ per la mia amica: ‘La vita di Maria è stata anch’essa una vita di tribolazione’.
In merito al calice dell’amarezza che anche Maria dovette interamente bere, ricordo un episodio di qualche tempo fa.
Una mia amica, in un momento di debolezza e di sconforto, mi aveva confessato pene e delusioni.
Mi aveva colpito il suo tormento interiore, un senso impalpabile – almeno in quel momento – di infelicità. Nella sua crisi esistenziale c’era però ancora il senso profondo di Dio al quale lei sembrava volersi aggrappare anche se diceva di esserne ‘indegna’.
Come non pensare a quell’episodio evangelico del fariseo tronfio e del pubblicano, il primo orgoglioso di essere ‘in regola’ con il Signore, perché rispettava tutti i precetti legali, il secondo che chiedeva invece perdono perché era un peccatore e si credeva indegno? Bene, per il Dio del Tempio di Solomone le parti erano invertite, l’indegno era il fariseo, ed il degno era il pubblicano, considerato da tutti peccatore ma che lui si considerava tale per primo.
La mia amica viveva dunque un senso profondo di abbandono da parte di Dio ed io mi ero sentito inadeguato a darle in quel particolare momento il conforto di cui lei avrebbe avuto bisogno.
Avrei voluto almeno scriverle dopo una lettera personale, ma con quali parole?
Fu in quel momento che, mentre guardavo assorto quel foglio bianco di carta sulla mia scrivania…:4
Luce:
Le puoi scrivere così:
La vita di Maria è stata anch'essa una vita di tribolazione.
Votata al Tempio, offerta dai genitori a Dio, visse nel Tempio finché, come narrano le visioni dei miei Santi ai quali Io mi rivelo, essa fu prescelta come sposa di Giuseppe.
Giuseppe era un casto, votato di suo alla castità, e trovò confacente alle sue intime aspirazioni il desiderio confessatogli subito da Maria di voler rimanere vergine. Ed accettò di prenderla in sposa mantenendo con lei la castità del matrimonio.
La castità del matrimonio che Io desidero dai figli miei, che votati non sono al Sacerdozio, è quella dei sentimenti, che devono essere puri, di donazione reciproca.
Serena fu la vita di Maria fino al momento del 'Sì', dato all'Angelo annunciatore. Ma da quel momento, da quando lo Spirito di Sapienza si fuse a Lei generando il Figlio, la Grazia, Ella fu ripiena di Sapienza, e 'seppe'.
Seppe di quale sorte doveva ‘morire’, seppe che avrebbe allevato un figlio che, come dicevano anche i profeti, sarebbe stato redentore morendo di morte atroce.
Tutta la sua vita fu un tribolo, ogni ora veniva vissuta nell'aspettativa del triste momento della perdita del Figlio suo.
Questo pensiero avvelenò ogni sua gioia.
La nascita nella povertà della grotta, la fuga, gli stenti, il ritorno a Nazareth, una vita modesta, vissuta dei proventi del lavoro santo del Falegname, la perdita del marito che, più che sposo, era padre e fratello, la perdita del sostegno, l'affanno di doversi preoccupare della vita umana di un Dio che aveva scelto la debolezza della natura umana per farsi Uomo-Dio, come tale vulnerabile alle insidie dell'uomo. E poi, premio finale del suo 'Sì', la Croce.
Vedere suo figlio in croce, le mani trafitte dal chiodo e dai colpi violenti, i piedi trafitti, appeso pendente alla Croce, come le ali larghe di una farfalla, di una meravigliosa farfalla piena dei colori di Dio e che morendo benedice.
E Maria era sotto quella croce, vedeva il Sangue di suo figlio, vedeva gli spasimi atroci dell'uomo che soffriva nella carne e che continuava ad amare gli uomini come solo un Dio può fare.
E, prossimo il momento dell'ultimo respiro, quando Maria poteva pensare che la sua Croce ormai era al termine, giunse l'affidamento di un'altra maternità, di un'altra croce, quella dell'Umanità che attraverso l'altro suo ‘figlio’, Giovanni, le veniva affidata.
E Maria SS., pur nella beatitudine dei Cieli, continua a soffrire anche adesso per te, per le tue pene, per le pene di tutti gli uomini.
Rivolgiti a Lei che è Madre delle pene, e vedrai che Lei te le laverà con il suo pianto e si trasformeranno in dolcezze.
Aggrappati alla tua croce, ogni uomo ha la sua, e una croce non è migliore dell'altra.
Aggrappati alla tua croce e caricatela sulle spalle salendo la salita del Calvario, sali guardando lassù Maria ai piedi della Croce santissima, sali guardando Lei, Maestra della Croce, ed abbi fiducia in Me, che continuo anch'io ad essere in Croce ma non faccio mancare i conforti a chi la croce l'accetta.
Ascolta, o anima, la mia parola. Abbandonati fiduciosa, non cercarti altre croci che Io non voglio per te.
Riposa serena nel mio amore e vedrai che la Misericordia del Padre ti soccorrerà e ti farà volare.
1 G.M.Roschini: ‘La Madonna negli scritti di Maria Valtorta’, pag. 80 – Centro Ed. Valtortiano, 1986
2 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 63 – Ed. Segno, 1997
3 Vol. I, Cap. 25 de ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’ corrispondente all’attuale Cap 17 del Vol. I della nuova Edizione ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, Centro Ed. Valtortiano
4 G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 72 – Ed. Segno, 1997