(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 638 – Centro Ed. Valtortiano)
(G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 73 e 74 – Ed. Segno, 1997)
20. Gesù è in piedi su una larga pietra un poco sporgente… il sole lo investe… gli occhi sfavillano di una luce divina… apre le braccia in un gesto di abbraccio… si trasfigura in bellezza. Bello!
Bello come e più che sul Tabor… cadono tutti in ginocchio adorando.
Egli, mentre già si solleva dalla pietra su cui posa, cerca ancora una volta il volto di sua Madre,
e il suo sorriso raggiunge una potenza che nessuno potrà mai rendere…
Luca: Atti degli apostoli 1, 1-11:
Nel mio primo libro ho parlato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò, dal principio fino al giorno in cui s’elevò al cielo, dopo aver dato, per mezzo dello Spirito Santo, i suoi insegnamenti agli Apostoli che si era scelti. Ai quali pure, dopo la sua passione, si era mostrato con numerose prove redivivo, manifestandosi loro per quaranta giorni e parlando di quanto riguarda il Regno di Dio.
Mentre si trovava con loro a mensa, comandò ad essi di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse quella promessa del Padre: «che, diceva loro, voi avete udito dalla mia bocca, poiché Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi, fra pochi giorni, sarete battezzati nello Spirito Santo».
Trovandosi essi riuniti, gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui tu ristabilirai il Regno di Israele?».
Egli rispose loro: «Non sta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato in suo potere. Ma con la discesa dello Spirito Santo riceverete dentro di voi la forza di essermi testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria e fino alle estremità della terra».
Dopo aver detto questo, alla loro vista si elevò e una nube lo avvolse, sottraendolo ai loro sguardi.
Stando essi con gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini vestiti di bianco si presentarono loro dicendo: «Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo? Quel Gesù che vi è stato sottratto verrà nello stesso modo con cui voi lo avete veduto salire al cielo».
20.1 Il velo della Veronica.
Di capitolo in capitolo siamo ormai giunti alla fine della missione di Gesù sulla terra.
E’ il quarantesimo giorno dalla Resurrezione ed è il giorno dell’Ascensione al Cielo.
Ci eravamo ormai abituati a Lui, lo abbiamo seguito ed imparato ad amare in questi quattro libri e l’idea del distacco ci lascia un senso di grande vuoto.
Ci sembra impossibile perderlo per sempre. C’è l’Eucarestia…, d’accordo, ed io non avrò abbastanza fede…, d’accordo, ma volete mettere come lo sentite invece dentro di voi quando lo leggete nella Valtorta?
E’ anche il giorno del distacco dalla sua Mamma.
Maria Valtorta vede Maria SS. nella sua solita stanzetta – credo sia sempre quella della casa del Cenacolo che era di proprietà di Lazzaro ed era stata messa a disposizione del gruppo apostolico – mentre, assorta, legge un ‘rotolo’ che sembra di scritture sacre.
Anche questa volta, come in quell’altra mattina della Resurrezione, Gesù le si materializza all’improvviso davanti, non con l’aspetto del Risorto trasumanato, ma con quello splendente e trasfigurato del Gesù glorificato.
Solo la Pura e la Piena di Grazia per eccellenza merita e può sopportare una vista del genere.
Il volto di Gesù risplende, le sue ferite – come trofei guadagnati sul campo – emanano bagliori fulgidi.
Egli indossa la sua splendida veste del mattino della Risurrezione.
Gesù sorride e si stringe la Madre al Cuore, baciandola sulla fronte.
Egli lascia noi ma anche la sua Mamma - questo è il suo ultimo commiato, nell’intimità di quella stanza – quella sua mamma che, come uomo, lo aveva concepito, formato, nutrito, allevato, educato e che aveva tanto sofferto per Lui.
Queste mie parole non possono descrivere la tenerezza di quell’incontro intimo.
Gesù le dice che il suo tempo di sosta sulla terra è terminato, che Egli ascende ora al Padre ma che è venuto a mostrarsi ancora una volta a Lei così come sarà in Cielo.
Non è certo vanità, questa di Gesù, ma un ultimo atto di consolazione umana verso quella sua Mamma che avrebbe lasciato sola sulla terra a guidare i primi passi della Chiesa nascente.
Gesù dice però alla Madre che in realtà Egli non la lascerà mai, perché resterà sempre dentro di lei, come Dio, anche con l’Eucarestia.
Le comunica che il Paradiso l’attende mentre lo Spirito Santo suo sposo, che è Amore e che non sa attendere, verrà su di lei fra dieci giorni.
La benedice e poi scompare, mentre Maria rimane in estasi nella stanza dove pare sia ancora rimasto un alone della luce di Gesù.
Ecco come Gesù commenta per noi questo episodio:1
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Dice Gesù: «Non discutete, o uomini, se era o non era possibile che Io mutassi veste. Non ero più l'Uomo legato alle necessità dell'uomo. Avevo l'Universo di sgabello ai miei piedi e tutte le potenze come serve ubbidienti. E se, mentre ero l'Evangelizzatore, avevo potuto trasfigurarmi sul Tabor, non avrò potuto, divenuto il Cristo glorioso, trasfigurarmi per la Madre mia?
Anzi, no: cambiarmi per gli uomini ed apparire ad Essa cosi come ero ormai: divino, glorioso, trasfigurato, da Uomo quale mi mostravo a tutti, in Quello che ero in realtà. Mi aveva pur visto, povera Madre, trasfigurato dai patimenti. Era giusto mi vedesse trasfigurato dalla Gloria.
Non discutete se Io potevo essere realmente in Maria. Se voi dite che Dio è in Cielo e in Terra e in ogni luogo, perché potete dubitare che Io potessi essere contemporaneamente in Cielo e nel Cuore di Maria, che era un vivo Cielo? Se voi credete che Io sia nel Sacramento e chiuso nei vostri cibori, perché potete dubitare che Io fossi in questo purissimo e ardentissimo Ciborio che era il Cuore di mia Madre?
Che cosa è l'Eucarestia? ll mio Corpo e il mio Sangue uniti alla mia Anima e alla mia Divinità. Ebbene, quando Ella si incinse di Me, che aveva nel seno di diverso? Non aveva il Figlio di Dio, il Verbo del Padre col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità? Voi non mi avete forse perché Maria mi ha avuto e mi ha dato a voi dopo avermi portato per nove mesi? Ebbene, come Io ho lasciato il Cielo per dimorare nel seno di Maria, cosi, ora che lasciavo la Terra, eleggevo il seno di Maria per mio Ciborio. E quale ciborio, in quale cattedrale, più bello e santo di questo?
La Comunione è un miracolo di amore che Io ho fatto per voi, uomini. Ma, in cima al mio pensiero d'amore, raggiava il pensiero di infinito amore di poter vivere con mia Madre e di farla vivere con Me sinché non fossimo riuniti in Cielo.
Il primo miracolo lo feci per la gioia di Maria, a Cana di Galilea. L'ultimo miracolo, anzi gli ultimi miracoli, per il conforto di Maria, a Gerusalemme.
L'Eucarestia e il velo della Veronica.
Questo, per dare una stilla di miele all'amaritudine della Desolata. Quello, per non farle sentire che non c'era più Gesù sulla Terra.
Tutto, tutto, tutto, ma capitelo una volta, voi avete per Maria! Dovreste amarla e benedirla ad ogni vostro respiro.
Il velo della Veronica è anche un pungolo alla vostra anima scettica.
Confrontate, voi che procedete per aridi esami, o razionalisti, o tiepidi, o vacillanti nella fede, il Volto del Sudario e quello della Sindone.
L'uno è il Volto d'un vivo, l'altro quello d'un morto.
Ma lunghezza, larghezza, caratteri somatici, forma, caratteristiche, sono uguali. Vedrete che corrispondono.
Sono Io. Io che ho voluto ricordarvi come ero e come ero divenuto per amore di voi. Se non foste dei perduti, dei ciechi, dovrebbero bastare quei due Volti a portarvi all'amore, al pentimento, a Dio.
Il Figlio di Dio vi lascia benedicendovi col Padre e collo Spirito Santo».
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Forse vi starete domandando cosa sia il ‘velo della Veronica’ di cui parla Gesù.
Quello della Veronica è un episodio della salita al Calvario di cui oggi – mentre scrivo - non sono riuscito a trovare un riferimento nei vangeli ma che è tuttavia oggetto di una specifica meditazione nella sesta ‘stazione’ della Via Crucis.
Segno questo che o io non ho guardato bene nei Vangeli – che pur dovrei conoscere - oppure è un episodio raccontato dalla Tradizione.
Naturalmente, per attingere informazioni più precise, bisogna ricorrere soprattutto alla Valtorta.
Veronica, detta anche Niche, era una vedova di Gerico dove aveva una sua proprietà, come pure una casa a Gerusalemme.
Era ricca, coraggiosa e piena di carità. Aveva ospitato più volte Gesù nelle sue case e gli sarà vicina sul Calvario insieme a Giovanni ed alle altre discepole.
Gesù saliva a fatica con la croce sulle spalle che gravava sulle piaghe fresche della flagellazione. La perdita di sangue lo aveva indebolito, il caldo opprimente – insieme alla fatica – gli toglieva il respiro. La croce di spine conficcate sul cranio e sulla fronte dava dolori lancinanti ogni volta che il legno della croce la urtava. Il sangue gli colava sugli occhi, insieme al sudore impastato con la polvere, quasi accecandolo. La folla intorno urlava ed insultava, tenuta a bada con difficoltà dai soldati romani.
Veronica ha un impulso di pietà, sfidando coraggiosamente gli insulti si fa avanti traendo da un piccolo scrigno un lino purissimo, quadrato, e lo porge pietosamente a Gesù perché possa detergersi il volto. Ma Gesù, che con una mano deve tenere ferma sulle spalle la croce, con quella rimasta libera - esausto com’è - non riesce ad asciugarsi.
Allora – mentre i soldati romani forse impietositi lasciano fare – lei, badando a non urtargli la corona di spine, lo aiuta a posarsi il velo sul volto ed a lasciargli carpire quell’attimo di refrigerio.
Gesù le rende poi il lino sorridendo da quella sua bocca gonfia per le percosse.
La scena si inserisce in quell’episodio narrato nel Vangelo di Luca (22, 26-32) quando Gesù, rivolgendosi sul Calvario alle discepole che gli piangevano intorno insieme a Niche, le invita poco dopo – alludendo alla futura distruzione di Gerusalemme che avverrà nel 70 d.C. ad opera dei romani, con quel milione di morti di cui aveva parlato lo storico ebreo Giuseppe Flavio – a non piangere su di Lui ma piuttosto su loro stesse e sui loro figlioli perché sarebbe venuto il giorno in cui sarebbero state considerate fortunate le donne che non avessero generato figli.
La notte dal Venerdì Santo al Sabato, cioè la notte seguita alla crocifissione, Maria SS. – che pur aveva una fede incrollabile in quella Resurrezione che Gesù aveva più volte preannunciato – chiusa nella sua stanzetta della Casa del Cenacolo piange disperata sia per la morte di Gesù che per il dolore delle sofferenze inflittegli e implora Dio di darle almeno un conforto.
Si sente bussare alla porta esterna della casa.
Giovanni e le altre discepole, timorose, vanno ad aprire, non sono però le guardie del Tempio ma è Niche. La donna è emozionata, parla con voce mozza, racconta alle altre che quel pomeriggio di Venerdì aveva preparato per Gesù il velo lombare perché sulla croce non indossasse i cenci del boia. Dice tuttavia che quando sul Calvario aveva visto Gesù in quello stato aveva pensato di porgerglielo perché Egli si asciugasse il volto. Gesù glielo aveva reso e lei non voleva più usarlo preferendo conservarlo come reliquia. Poi, dopo il terremoto avvenuto alla morte di Gesù, lei era svenuta e – rinvenuta – aveva voluto baciare quel lino, e aveva allora visto… aveva visto che… oh!… su quel lino vi era la faccia del Redentore.
Le discepole, sempre nell’atrio dell’ingresso, le si accalcano intorno perché il lino lo vorrebbero vedere anche loro, ma Niche lo difende: ‘Prima alla Madre’…
Giovanni bussa alla porta di Maria, le dice che fuori c’è Niche che le ha portato un ricordo, un dono che spera le possa dare conforto…
Maria alza il volto in lacrime, risponde che la sola cosa che potrebbe darle conforto sarebbe il sorriso del volto del suo Gesù…
‘Madre! Quello è. Il sorriso del suo volto impresso sul lino con cui Niche lo ha asciugato sul Calvario…’, le dice Giovanni mentre entra e subito la sorregge perché Maria vacilla.
Niche entra a sua volta, apre il cofanetto, ne estrae il lino, lo spiega.
E’ il volto di Gesù, il volto vivo di Gesù, il doloroso e pur sorridente Volto di Gesù, guarda la Madre e le sorride…
Ricorderete forse, a proposito di questo velo che – nel Cap. 16 – quando Gesù risorto era apparso alla Madre – quindi all’indomani mattina di questo episodio della Veronica che vi ho raccontato – Egli, nel dirle che avrebbe dovuto salire al Cielo ma che non l’avrebbe lasciata sola, le aveva indicato quel velo, che era evidentemente posato in vista nella stanza di Maria, dicendole: ‘Mamma, lo vedi quel velo? Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di Miracolo per te, per darti questo conforto. Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come quando mi portavi…’.
Ora però faccio una riflessione. Se il Gesù valtortiano, rivolgendosi ai razionalisti come me, dice di sovrapporre questo volto del ‘Sudario’ al volto che appare sulla Sindone perché lunghezza, larghezza, caratteri somatici, forma, caratteristiche, sono uguali, vuol dire che da qualche parte deve essere conservato questo lino.
Faccio un giro di rapide telefonate, disturbando anche un parroco, un teologo ed un amico e la risposta è collimante: esiste effettivamente un ‘velo della Veronica’, sarebbe gelosamente custodito in Vaticano, e forse ve ne sono conservate delle copie anche all’estero.
Ma allora - con tutti gli studi sulla sindonologia che sono stati fatti per stabilire autenticità dell’immagine, datazione, pollini presenti nelle fibre del tessuto, ecc. - possibile che nessuno abbia ancora avuto l’idea di seguire il suggerimento del Gesù valtortiano e fare questo ulteriore riscontro fra i caratteri somatici del velo e quelli della Sindone?
Ci sarebbe però voluto un qualcuno che avesse letto questo brano dell’Opera della Valtorta...
Ma forse ho scoperto l’umidità nei pozzi e qualcuno lo avrà già fatto.
Io comunque l’idea la butto lì, chissà..., è come un messaggio affidato ad una bottiglia nel mare. Forse qualcuno lo leggerà e mi risponderà.
20.2 Maria, l’Archetipo di tutte le creature…
Un’altra cosa mi ha colpito nel commento di Gesù, e cioè quelle sue parole: «Tutto, tutto, tutto, ma capitelo una volta, voi avete per Maria! Dovreste amarla e benedirla ad ogni vostro respiro».
Ora voi dovete sapere che io sono un pochino maschilista, e quello di pregare una Donna, sia pur con la D maiuscola, mi era sempre sembrato un fatto poco ‘virile’. Con Gesù era invece un fatto da uomo a Uomo, insomma, ci si poteva capire.
Non riuscivo a rivolgermi a Maria come ‘donna’ e neppure come ‘madre’. Io me la rappresentavo infatti come una Regina, alta in cielo fra i suoi Angeli e i suoi Santi, splendente, bella… anche se cinquantenne, ma pur sempre con un corpo glorificato, con i suoi manti e abiti d’epoca…
Insomma, con Una così non ci si poteva parlare…, mi capite?
E fu allora che la ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’…:2
Luce:
Maria Santissima fu presente nel Pensiero del Padre prima della Creazione, perché Lei fu il modello al quale Dio si ispirò per la creazione dell'uomo.
In funzione di questo modello Dio creò l'universo.
Dall'universo - secondo i tempi di Dio, che è fuori del tempo - venne gradualmente la terra, quindi il mondo vegetale, animale, l'uomo. E con l'uomo venne Maria SS., la Splendida, la Gemma più bella del Creato, l'Ostrica Santa degna di accogliere nelle sue valve il Frutto divino: il divino Figlio di Dio.
Solo la perfezione del Creato, solo una creatura perfetta poteva essere degna di accogliere, nutrire in sé, allevare ed educare l'Uomo-Dio, solo una creatura perfetta poteva essere lasciata ad essere Madre della Chiesa e dell'Umanità.
Non c'è antitesi fra il culto di Maria SS. ed il culto di Cristo-Dio, perché Maria-creata senza macchia in funzione della Redenzione - ha reso possibile con la sua libera volontà la Redenzione, perché Maria è la figlia perfetta di Dio - che ha sempre amato perfettamente - perché Ella fu sposa dello Spirito Santo, perché Ella fu madre del Cristo.
Figlia, Madre, Sposa, in Lei tutto si ricapitola e il Tutto si ricapitola in Lei. Per questo amare Lei è quasi come amare Dio, per questo amare Lei attira la benevolenza di Dio, perché Dio a Lei: l'Amata, la Perfetta, la Dolcissima, nulla può negare.
E se ti dissi un giorno che Dio è Amore, ma anche Giustizia, di Maria ti posso dire che è solo Amore. E quando tu l'ami, questa Perla preziosa, quando tu le chiedi amore e passi attraverso il suo Cuore, e Lei ti offre al Signore, il Signore non resiste alla triplice offerta e richiesta della Sposa, della Madre e della Figlia.
Essa schiaccerà il capo al Serpente - è detto nella Genesi - ed è per questo che il Serpente, livido, furioso, sibilante, si divincola e cerca di insidiarne il 'tallone', di minarne il culto, perché il Serpente 'sa' che il culto di Maria - per quello che ti ho spiegato - è l'arma più potente per la salvezza dell'anima dell'uomo.
Quando la guerra si fa dura, anche fra gli uomini, questi inventano e ricorrono alle armi più potenti. Ora che la guerra spirituale fatta da Satana all'uomo ha raggiunto uno dei suoi vertici massimi Io ho tirato fuori l'Arma segreta, quella che avevo riposto in previsione di questi tempi affinché, ora come allora, la nuova Eva continui a tenere il Serpente sotto il proprio 'tallone'.
Ama Maria, e troverai Me... sul suo Cuore!
Ecco, già che ci siamo vorrei farvi fare una riflessione.
Avrete forse notato che la mia ‘Luce’ mi spiega che, prima della Creazione, Maria SS. fu il ‘modello’ al quale Dio si ispirò per creare l’uomo e che in funzione di quel modello Dio creò anche l’Universo.
Una volta stavo leggendo l’autobiografia di un sacerdote in odor di santità, un certo Don Dolindo Ruotolo (1882-1970).
La Madonna, nel 1917, gli parlava di se stessa ed esprimeva un concetto, che in altra forma sarebbe poi emerso venticinque anni dopo anche nell’opera valtortiana, secondo cui Dio – diceva Maria SS. - ‘…nel diffondere fuori di sé la sua Bontà, dovette diffondere prima il tipo di tutte le sue creature, l’idea sua, la sua grandezza, e questa diffusione non poteva essere che semplicissima. Egli dunque si diffuse in me e mi preordinò nei secoli eterni come la sua idea, come il tipo delle sue mirabili opere…per questo motivo io sono Regina del Cielo e della terra, Regina universale, Regina dei secoli tutti…’.
Mi aveva colpito quell’idea del ‘tipo’ di tutte le creature. Mi sembrava di capire che Dio, nella sua mente eccelsa, avesse ideato per ogni creatura la ‘forma’ ideale, che poi realizzò. Maria fu il ‘tipo’, lo ‘stampo’, per tutti gli uomini.
Stavo congetturando su questo concetto non tanto facile da assimilare, dubbioso di avere capito bene, quando la mia ‘Luce’ mi chiarì:
Luce:
Maria fu ‘l’archetipo’ di tutte le creature: la creatura perfetta, degna di ospitare un Dio. La Creazione fu fatta per Lei perché tutti gli uomini decaduti trovassero in Lei la perfezione, perché da questa Perfezione sarebbe nato il Redentore, il Dio Redentore, che avrebbe riscattato l’Umanità e costituito – grazie al suo Sacrificio – il popolo dei Figli di Dio a Gloria ed Onore del Padre suo.
La conclusione delle mie riflessioni fu questa: Dio non aveva fatto Eva ‘perfetta’. O meglio Eva era ‘perfetta’ ma sapendo Dio fin da prima – poiché Dio tutto sa in anticipo, perché in realtà il prima e il dopo per Lui non esistono, perché per Lui tutto è eterno presente – che Eva, liberamente, di suo, avrebbe sbagliato, e conoscendo già Dio il ‘veleno’ che Satana le avrebbe iniettato, in anticipo preparò pure l’antidoto al veleno, cioè Maria.
Lei, l’antidoto, lei quella che avrebbe eliminato – attraverso il Figlio ma grazie anche alla sua purezza e sofferenza – il veleno di Satana. Lei la donna perfetta, anzi ‘l’uomo’ perfetto. Non Adamo, non un uomo. Ma una ‘donna’.
Il mio orgoglio di ‘maschio’ era precipitato ai minimi storici e mi ero allora chiesto come mai una donna e non un uomo, e mi ero risposto che dovendo essere la ‘donna’ quella che avrebbe avuto il compito di procreare - e quindi di dare alla luce, dopo averlo fatto crescere dentro di sé, un Dio - ebbene l’Archetipo perfetto non poteva essere che la donna, una donna però degna di ospitare un Dio.
Ecco perché – penso – Maria doveva essere ‘vergine’. Ella doveva infatti – da un punto di vista spirituale - incarnare l’idea stessa della purezza e doveva essere ‘archetipo’ di tutte le creature perché – grazie ai suoi meriti successivi, guadagnati sul campo della ‘Corredenzione’ – ne sarebbe divenuta ‘Regina’.
20.3 Ecco. E’ venuta l’ora che Io debbo lasciarvi per tornare al Padre mio. Ascoltate le ultime parole del vostro Maestro.
Dopo quella apparizione mattutina ed intima di Gesù alla Mamma, la Valtorta rivede ancora una volta Gesù con Maria, questa volta non più trasfigurato, mentre passeggia con Lei sulle balze del Getsemani.
Le parole che Egli – da Gesù-Dio - doveva dire alla Madre prima del distacco le aveva già dette, ma questo è invece un ulteriore momento di intimità…umana.
Si cominciano a sentire però le prime voci degli apostoli che giungono.
Gesù e la Madre si fermano, si abbracciano per l’ultima volta. Gesù-Uomo stringe a sé la Mamma che lo ha generato, lei gli si inginocchia ai piedi, lui le impone le mani sul capo e la benedice, si china, la rialza e tornano insieme verso una casa.
Là vi sono gli apostoli e li attende una tavola imbandita frugalmente. Il pasto, che più che un pasto è uno spuntino, è presto finito…:3
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…Gesù apre le mani al di sopra della tavola, col suo atto abituale davanti ad un fatto ineluttabile, e dice:
«Ecco. E’ venuta l'ora che Io debbo lasciarvi per tornare al Padre mio. Ascoltate le ultime parole del vostro Maestro.
Non allontanatevi da Gerusalemme in questi giorni.
Lazzaro, al quale ho parlato, ha provveduto una volta ancora a fare realtà i desideri del suo Maestro e cede a voi la casa dell'ultima Cena, perché abbiate una dimora nella quale raccogliere l'adunanza e raccogliervi in preghiera. State là dentro in questi giorni e pregate assiduamente per prepararvi alla venuta dello Spirito Santo, che vi completerà per la vostra missione.
Ricordatevi che Io, che pure ero Dio, mi sono preparato con una severa penitenza al mio ministero di Evangelizzatore. Sempre più facile e sempre più breve sarà la vostra preparazione. Ma non esigo altro da voi. Mi basta solo che preghiate assiduamente, in unione coi settantadue e sotto la guida di mia Madre, che vi raccomando con premura di Figlio. Ella vi sarà Madre e Maestra di amore e sapienza perfetta.
Avrei potuto mandarvi altrove per prepararvi a ricevere lo Spirito Santo, ma voglio invece che qui rimaniate, perché è Gerusalemme negatrice che deve stupire per la continuazione dei prodigi divini, dati a risposta delle sue negazioni.
Dopo, lo Spirito Santo vi farà comprendere la necessità che la Chiesa sorga proprio in questa città che, giudicando umanamente, è la più indegna di averla.
Ma Gerusalemme è sempre Gerusalemme, anche se il peccato la colma e se qui si è compiuto il deicidio.
Nulla gioverà per essa. E’ condannata.
Ma, se condannata essa è, non tutti condannati sono i suoi cittadini. State qui per i pochi giusti che essa ha nel suo seno, e state qui perché questa è la città regale e la città del Tempio e perché, come è predetto dai profeti, qui, dove è stato unto e acclamato e innalzato il Re Messia, qui deve avere inizio il suo regno sul mondo, e qui ancora, dove da Dio ha libello di ripudio la sinagoga per i suoi troppo orrendi delitti, deve sorgere il Tempio nuovo al quale accorreranno genti d'ogni nazione.
Leggete i profeti. In essi tutto è predetto. Mia Madre prima, poscia lo Spirito Paraclito, vi faranno comprendere le parole dei profeti per questo tempo.
Rimanete qui sino a quando Gerusalemme ripudierà voi come mi ha ripudiato e odierà la mia Chiesa come ha odiato Me, covando disegni per sterminarla.
Allora portatela altrove, la sede di questa mia Chiesa diletta, perché essa non deve perire. Io ve lo dico: neppur l'inferno prevarrà su essa. Ma, se Dio vi assicura la sua protezione, non tentate il Cielo esigendo tutto dal Cielo. Andate in Efraim, come vi andò il vostro Maestro perché non era l'ora di esser preso dai nemici. Vi dico Efraim per dirvi terra di idoli e pagani.
Ma non sarà Efraim di Palestina che dovete eleggere a sede della Chiesa mia. Ricordatevi quante volte, a voi uniti o a un di voi singolarmente, ho parlato di questo, predicendovi che avreste dovuto calcare le vie della Terra per giungere al cuore di essa e là fissare la mia Chiesa.
E’ dal cuore dell'uomo che il sangue si propaga per tutte le membra. E’ dal cuore del mondo che il Cristianesimo si deve propagare a tutta la Terra.
Per ora la mia Chiesa è simile a creatura già concepita ma che ancora si forma nella matrice. Gerusalemme è la sua matrice, e nel suo interno il cuore ancor piccolo, intorno al quale si radunano le poche membra della Chiesa nascente, dà le sue piccole onde di sangue a queste membra. Ma, giunta l'ora che Dio ha segnata, la matrice matrigna espellerà la creatura formatasi nel suo seno, ed essa andrà in una terra nuova, e là crescerà divenendo grande Corpo, esteso a tutta la Terra, e i battiti del forte cuore della Chiesa si propagheranno a tutto il gran Corpo.
I battiti del cuor della Chiesa, affrancatasi da ogni legame col Tempio, eterna e vittoriosa sulle rovine del Tempio perito e distrutto, vivente nel cuore del mondo, a dire ad ebrei e gentili che Dio solo trionfa e vuole ciò che vuole, e che né livore di uomini né schiere di idoli arrestano il suo volere.
Ma questo verrà poi, e in quel tempo voi saprete cosa fare. Lo Spirito di Dio vi condurrà. Non temete. Per ora raccogliete in Gerusalemme la prima adunanza dei fedeli. Poi altre adunanze si formeranno più il numero di essi crescerà. In verità vi dico che i cittadini del mio Regno aumenteranno rapidamente come semi gettati in ottima terra.
Il mio popolo si propagherà per tutta la Terra. Il Signore dice al Signore: "Siccome Tu hai fatto questo e per Me non ti sei risparmiato, Io ti benedirò e moltiplicherò la tua stirpe come le stelle del cielo e come le arene che sono sul lido del mare. La tua progenie possederà la porta dei suoi nemici e nella tua progenie saranno benedette tutte le nazioni della Terra". Benedizione è il mio Nome, il mio Segno e la mia Legge, là dove sono conosciuti sovrani.
Sta per venire lo Spirito Santo, il Santificatore, e voi ne sarete ripieni. Fate d'esser puri come tutto quello che deve avvicinare il Signore.
Ero Signore Io pure come Esso. Ma avevo indossato sulla mia Divinità una veste per potere stare fra voi, e non solo per ammaestrarvi e redimervi con gli organi e il sangue di essa veste, ma anche per portare il Santo dei santi fra gli uomini, senza la sconvenienza che ogni uomo, anche impuro, potesse posare gli occhi su Colui che temono di mirare i Serafini. Ma lo Spirito Santo verrà senza velo di carne e si poserà su voi e scenderà in voi coi suoi sette doni e vi consiglierà. Ora, il consiglio di Dio è cosa così sublime che occorre prepararsi ad esso con una volontà eroica di una perfezione che vi faccia somiglianti al Padre vostro e al vostro Gesù, e al vostro Gesù nei suoi rapporti col Padre e con lo Spirito Santo. Quindi, carità perfetta e purezza perfetta, per poter comprendere l'Amore e riceverlo sul trono del cuore.
Perdetevi nel gorgo della contemplazione. Sforzatevi di dimenticare che siete uomini e sforzatevi a mutarvi in serafini. Lanciatevi nella fornace, nelle fiamme della contemplazione. La contemplazione di Dio è simile a scintilla che scocca dall'urto della selce contro l'acciarino e suscita fuoco e luce. E’ purificazione il fuoco che consuma la materia opaca e sempre impura e la trasmuta in fiamma luminosa e pura.
Non avrete il Regno di Dio in voi se non avrete l'amore. Perché il Regno di Dio è l'amore, e appare con l'Amore, e per l'Amore si instaura nei vostri cuori in mezzo ai fulgori di una luce immensa che penetra e feconda, leva le ignoranze, dà le sapienze, divora l'uomo e crea il dio, il figlio di Dio, il mio fratello, il re del trono che Dio ha preparato per coloro che si dànno a Dio per avere Dio, Dio, Dio, Dio solo. Siate dunque puri e santi per l'orazione ardente che santifica l'uomo, perché lo immerge nel fuoco di Dio che è la carità.
Voi dovete essere santi. Non nel senso relativo che questa parola aveva sinora, ma nel senso assoluto che Io ho dato alla stessa proponendovi la santità del Signore per esempio e limite, ossia la santità perfetta. Fra noi è chiamato santo il Tempio, santo il luogo dove è l'altare, Santo dei santi il luogo velato dove è l'arca e il propiziatorio. Ma in verità vi dico che coloro che possiedono la Grazia e vivono in santità per amor del Signore sono più santi del Santo dei santi, perché Dio non si posa soltanto su essi, come sul propiziatorio che è nel Tempio per dare i suoi ordini, ma abita in essi per dare ad essi i suoi amori.
Ricordate le mie parole dell'ultima Cena? Vi avevo promesso allora lo Spirito Santo. Ecco, Egli sta per venire a battezzarvi non già con l'acqua, come ha fatto con voi Giovanni preparandovi a Me, ma col fuoco per prepararvi a servire il Signore così come Egli vuole da voi. Ecco, Egli sarà qui, di qui a non molti giorni. E dopo la sua venuta le vostre capacità aumenteranno senza misura, e voi sarete capaci di comprendere le parole del vostro Re e fare le opere che Egli vi ha detto di fare per estendere il suo Regno sulla Terra».
«Ricostruirai allora, dopo la venuta dello Spirito Santo, il Regno d'Israele?», gli chiedono interrompendolo.
«Non ci sarà più Regno d'Israele. Ma il mio Regno. Ed esso sarà compiuto quando il Padre ha detto. Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti che il Padre si è riservato in suo potere. Ma voi, intanto, riceverete la virtù dello Spirito Santo che verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, in Giudea, e in Samaria, e sino ai confini della Terra, fondando le adunanze là dove siano uomini riuniti nel mio Nome; battezzando le genti nel Nome Ss. del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, così come vi ho detto, perché abbiano la Grazia e vivano nel Signore; predicando il Vangelo a tutte le creature, insegnando ciò che vi ho insegnato, facendo ciò che vi ho comandato di fare. Ed Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
E questo voglio ancora. Che a presiedere l'adunanza di Gerusalemme sia Giacomo, fratello mio. Pietro, come capo di tutta la Chiesa, dovrà sovente intraprendere viaggi apostolici, perché tutti i neofiti desidereranno conoscere il Pontefice capo supremo della Chiesa. Ma grande sarà l'ascendente che sui fedeli di questa prima Chiesa avrà il fratello mio. Gli uomini sono sempre uomini e vedono da uomini. Parrà loro che Giacomo sia una continuazione di Me, solo perché mi è fratello. In verità Io dico che più grande, e somigliante al Cristo, egli è per sapienza che per parentela. Ma così è. Gli uomini, che non mi cercavano mentre ero fra loro, ora cercheranno Me in colui che mi è parente. Tu, poi, Simon Pietro, sei destinato ad altri onori ... ».
«Che non merito, Signore. Te lo dissi quando mi apparisti e ancor te lo dico alla presenza di tutti. Tu sei buono, divinamente buono, oltreché sapiente, e giustamente hai giudicato me, che ti ho rinnegato in questa città, non adatto ad esserne il capo spirituale. Tu mi vuoi risparmiare da tanti giusti scherni ... ».
«Tutti fummo uguali meno due, Simone. Io pure sono fuggito. Non per questo, ma per le ragioni che ha detto, il Signore ha destinato me a questo posto; ma tu sei il mio Capo, Simone di Giona, ed io tale ti riconosco, e alla presenza del Signore e di tutti i compagni ti professo ubbidienza. Ti darò ciò che posso per aiutarti nel tuo ministero, ma, te ne prego, dammi i tuoi ordini, perché tu sei il Capo ed io il suddito. Quando il Signore mi ha ricordato un discorso lontano, io ho chinato il capo dicendo: "Sia fatto ciò che Tu vuoi". Così lo dirò a te dal momento che, avendoci lasciati il Signore, tu ne sarai il Rappresentante in Terra. E ci ameremo aiutandoci nel ministero sacerdotale», dice Giacomo inchinandosi dal suo posto per rendere omaggio a Pietro.
«Sì. Amatevi fra voi, aiutandovi scambievolmente, perché questo è il comandamento nuovo e il segno che voi siete veramente di Cristo.
Non turbatevi per nessuna ragione. Dio è in voi. Voi potete fare ciò che Io voglio da voi. Non vi imporrei delle cose che non potreste fare, perché non voglio la vostra rovina, ma anzi la vostra gloria.
Ecco. Io vado a preparare il vostro posto a fianco del mio trono.
State uniti a Me e al Padre nell'amore.
Perdonate al mondo che vi odia. Chiamate figli e fratelli quelli che vengono a voi, o già sono con voi per amor mio.
State nella quiete di sapermi sempre pronto ad aiutarvi a portare la vostra croce. Io sarò con voi nelle fatiche del vostro ministero e nell'ora delle persecuzioni, e non perirete, non soccomberete, anche se ciò sembrerà a quelli che vedono con gli occhi del mondo. Sarete gravati, addolorati, stanchi, torturati, ma il mio gaudio sarà in voi, perché Io vi aiuterò in ogni cosa.
In verità vi dico che, quando avrete ad Amico l'Amore, capirete che ogni cosa subita e vissuta per amor mio diviene leggera, anche se è tortura pesante del mondo. Perché a colui che riveste ogni sua azione, volontaria o impostagli, di amore, muta il giogo della vita e del mondo in giogo a lui dato da Dio, da Me. Ed Io vi ripeto che il mio carico è sempre proporzionato alle vostre forze e il mio giogo è leggero perché Io vi aiuto a portarlo.
Voi lo sapete che il mondo non sa amare. Ma voi d'ora in poi amate il mondo di amor soprannaturale, per insegnargli ad amare. E se vi diranno, vedendovi perseguitati: "Così vi ama Dio? Facendovi soffrire, dandovi dolore? Allora non merita conto esser di Dio", rispondete: "Il dolore non viene da Dio. Ma Dio lo permette, e noi ne sappiamo la ragione e ci gloriamo di avere la parte che ebbe Gesù Salvatore, Figlio di Dio".
Rispondete: "Noi ci gloriamo di esser confitti alla croce e di continuare la Passione del nostro Gesù".
Rispondete con le parole della Sapienza: "La morte e il dolore sono entrati nel mondo per invidia del demonio, ma Dio non è autore della morte e del dolore e non gode del dolore dei viventi. Tutte le cose di Lui sono vita e tutte sono salutari".
Rispondete: "Al presente noi sembriamo perseguitati e vinti, ma nel giorno di Dio, cambiate le sorti, noi giusti, perseguitati sulla Terra, staremo gloriosi davanti a coloro che ci vessarono e disprezzarono".
Però anche dite loro: “Venite a noi! Venite alla Vita e alla Pace. Il nostro Signore non vuole la vostra rovina, ma la salute vostra. Per questo ha dato il suo Figlio diletto, acciò voi tutti foste salvati”.
E rallegratevi di partecipare ai patimenti miei per poi essere con Me nella gloria. "Io sarò la vostra ricompensa oltremodo grande", promette in Abramo il Signore a tutti i suoi servi fedeli. Voi sapete come si conquista il Regno dei Cieli: con la forza, e vi si giunge attraverso a molte tribolazioni. Ma colui che persevera come Io ho perseverato sarà dove Io sono.
Io ve l'ho detto quale è la via e la porta che conducono nel Regno dei Cieli, e Io per primo ho camminato per quella e sono tornato al Padre per quella. Se ve ne fosse un'altra ve l'avrei insegnata, perché ho pietà della vostra debolezza d'uomini. Ma non ve ne è un'altra... Indicandovela come unica via e unica porta, anche vi dico, vi ripeto quale è la medicina che dà forza per percorrerla ed entrare. E’ l'amore. Sempre l'amore. Tutto diviene possibile quando in noi è l'amore. E tutto l'amore vi darà l'Amore che vi ama, se voi chiederete in Nome mio tanto amore da divenire atleti nella santità.
Li benedice e dice: «Ed ora andiamo».
Escono dalla stanza, dalla casa…
Giona, Maria e Marco sono lì fuori, e si inginocchiano adorando Gesù.
«La pace resti con voi. E vi compensi il Signore di quanto mi avete dato», dice Gesù benedicendoli nel passare.
Marco si alza dicendo: «Signore, gli uliveti lungo la via di Betania sono pieni di discepoli che ti attendono».
«Va' a dire loro che si dirigano al campo dei Galilei».
Marco sfreccia via con tutta la velocità delle sue giovani gambe.
«Sono venuti tutti, allora», dicono gli apostoli fra loro.
Più là, seduta fra Marziam e Maria Cleofe, è la Madre del Signore. E si alza vedendolo venire, adorandolo con tutto il palpito del suo cuore di Madre e di fedele.
«Vieni, Madre, anche tu, Maria ... », invita Gesù vedendole ferme, inchiodate dalla sua maestà che sfolgora come nel mattino della Risurrezione.
Ma Gesù non vuole opprimere con questa sua maestà, e domanda, affabilmente, a Maria d'Alfeo: «Sei tu sola?».
«Le altre... le altre sono avanti... Coi pastori e... con Lazzaro e tutta la sua famiglia... Ma ci hanno lasciate qui noi, perché... Oh! Gesù! Gesù! Gesù!... Come farò a non vederti più, Gesù benedetto, Dio mio, io che ti ho amato prima ancor che fossi nato, io che ho tanto pianto per Te quando non sapevo dove eri dopo la strage... io che ho avuto il mio sole nel tuo sorriso da quando sei tornato, e tutto, tutto il mio bene?... Quanto bene! Quanto bene mi hai dato! ... Ora si che divento veramente povera, vedova, sola! ... Finché c'eri Tu, c'era tutto! ... Credevo di aver conosciuto tutto il dolore quella sera... Ma il dolore stesso, tutto quel dolore di quel giorno mi aveva inebetita e... sì, era meno forte di ora... E poi... c'era che risorgevi. Mi pareva di non crederlo, ma mi accorgo adesso che lo credevo, perché non sentivo questo che sento ora ... », piange e ansima, tanto il pianto la soffoca.
«Maria buona, ti affliggi proprio come un bambino che crede che la madre non lo ami e l'abbia abbandonato, perché è andata in città a comperargli doni che lo faranno felice, e che presto sarà a lui di ritorno per coprirlo di carezze e di regali. E non faccio così Io con te? Non vado per prepararti la gioia? Non vado per tornare a dirti: "Vieni, parente e discepola diletta, madre dei miei diletti discepoli"? Non ti lascio il mio amore? Te lo dono il mio amore, Maria! Tu lo sai se ti amo! Non piangere così, ma giubila, perché non mi vedrai più vilipeso e affaticato, non più inseguito e ricco solo dell'amore di pochi. E col mio amore ti lascio mia Madre. Giovanni le sarà figlio, ma tu siile buona sorella come sempre. Vedi? Ella non piange, la Madre mia. Ella sa che, se la nostalgia di Me sarà la lima che consumerà il suo cuore, l'attesa sarà sempre breve rispetto alla grande gioia di una eternità di unione, e sa anche che non sarà questa separazione nostra così assoluta da farle dire: "Non ho più Figlio". Quello era il grido di dolore del giorno del dolore. Ora nel suo cuore canta la speranza: "Io so che mio Figlio sale al Padre, ma non mi lascerà senza i suoi spirituali amori". Così credi tu, e tutti... Ecco gli altri e le altre. Ecco i miei pastori».
I volti di Lazzaro e delle sorelle framezzo a tutti i servi di Betania, il volto di Giovanna simile a rosa sotto un velo di pioggia, e quello di Elisa e di Niche, già segnati dall'età - e ora le rughe si approfondiscono per la pena, sempre pena per la creatura anche se l'anima giubila per il trionfo del Signore - e quello di Anastasica, e i volti liliali delle prime vergini, e l'ascetico volto di Isacco, e quello ispirato di Mattia, e il volto virile di Mannaen, e quelli austeri di Giuseppe e Nicodemo... Volti, volti, volti...
Gesù chiama a Sé i pastori, Lazzaro, Giuseppe, Nicodemo, Mannaen, Massimino e gli altri dei settantadue discepoli. Ma tiene vicino specialmente i pastori dicendo loro:
«Qui. Voi vicini al Signore che era venuto dal Cielo, curvi sul suo annichilimento, voi vicini al Signore che al Cielo ritorna, con gli spiriti gioenti della sua glorificazione. Avete meritato questo posto, perché avete saputo credere contro ogni circostanza in sfavore e avete saputo soffrire per la vostra fede. Io vi ringrazio del vostro amore fedele. Tutti vi ringrazio.
Tu, Lazzaro amico. Tu Giuseppe e tu Nicodemo, pietosi al Cristo quando esserlo poteva essere grande pericolo. Tu Mannaen, che hai saputo disprezzare i sozzi favori di un immondo per camminare nella mia via. Tu, Stefano, fiorita corona di giustizia, che hai lasciato l'imperfetto per il perfetto e sarai coronato di un serto che ancor non conosci ma che ti annunceranno gli angeli. Tu Giovanni, per breve tempo fratello al seno purissimo e venuto alla Luce più che alla vista. Tu Nicolai, che proselite hai saputo consolarmi del dolore dei figli di questa nazione. E voi discepole buone è forti, nella vostra dolcezza, più di Giuditta. E tu Marziam, mio fanciullo, e d'ora in poi prendi il nome di Marziale, a ricordo del fanciullo romano ucciso per via e deposto al cancello di Lazzaro col cartiglio di sfida: "E ora di' al Galileo che ti resusciti, se è il Cristo e se è risorto", ultimo degli innocenti che in Palestina persero la vita per servire Me anche incoscientemente, e primo degli innocenti di ogni nazione che, venuti al Cristo, saranno per questo odiati e spenti anzitempo, come bocci di fiori strappati allo stelo prima che s'aprano in fiore. E questo nome, o Marziale, ti indichi il tuo destino futuro: sii apostolo in barbare terre e conquistale al tuo Signore come il mio amore conquistò il fanciullo romano al Cielo.
Tutti, tutti benedetti da Me in questo addio, invocandovi dal Padre la ricompensa di coloro che hanno consolato il doloroso cammino del Figlio dell'uomo.
Benedetta l'Umanità nella sua porzione eletta che è nei giudei come nei gentili, e che si è manifestata nell'amore che ebbe per Me.
Benedetta la Terra con le sue erbe e i suoi fiori, i suoi frutti che mi hanno dato diletto e ristoro tante volte.
Benedetta la Terra con le sue acque e i suoi tepori, per gli uccelli e gli animali che molte volte superarono l'uomo nel dare conforto al Figlio dell'uomo.
Benedetto tu, sole, e tu mare, e voi monti, colline, pianure.
Benedette voi, stelle che mi siete state compagne nella notturna preghiera e nel dolore. E tu, luna, che mi hai fatto lume all'andare nel mio pellegrinaggio di Evangelizzatore.
Tutte, tutte benedette, voi, creature, opere del Padre mio, mie compagne in quest'ora mortale, amiche a Colui che aveva lasciato il Cielo per togliere alla tribolata Umanità i triboli della Colpa che separa da Dio.
E benedetti anche voi, strumenti innocenti della mia tortura: spine, metalli, legno, canape ritorte, perché mi avete aiutato a compiere la Volontà del Padre mio! ».
Che voce tonante ha Gesù! Si spande nell'aria tepida e cheta come voce di un bronzo percosso, si propaga in onde sul mare di volti che lo guardano da ogni direzione.
Io dico che sono delle centinaia di persone quelle che circondano Gesù che ascende, coi più diletti, verso la cima dell'Uliveto. Ma Gesù, giunto vicino al campo dei Galilei, vuoto di tende in questo periodo fra l'una e l'altra festa, ordina ai discepoli: «Fate fermare la gente dove è, e poi seguitemi».
Sale ancora, sino alla cima più alta del monte, quella che è già più prossima a Betania, che domina dall'alto, che non a Gerusalemme. Stretti a Lui la Madre, gli apostoli, Lazzaro, i pastori e Marziam. Più in là, a semicerchio a tenere indietro la folla dei fedeli, gli altri discepoli.
Gesù è in piedi su una larga pietra un poco sporgente, biancheggiante fra l'erba verde di una radura. Il sole lo investe facendo biancheggiare come neve la sua veste e rilucere come oro i suoi capelli. Gli occhi sfavillano di una luce divina.
Apre le braccia in un gesto di abbraccio. Pare voglia stringersi al seno tutte le moltitudini della Terra che il suo spirito vede rappresentate in quella turba.
La sua indimenticabile, inimitabile voce dà l'ultimo comando:
«Andate! Andate in mio Nome ad evangelizzare le genti sino agli estremi confini della Terra. Dio sia con voi. Il suo amore vi conforti, la sua luce vi guidi, la sua pace dimori in voi sino alla vita eterna».
Si trasfigura in bellezza. Bello! Bello come e più che sul Tabor. Cadono tutti in ginocchio adorando.
Egli, mentre già si solleva dalla pietra su cui posa, cerca ancora una volta il volto di sua Madre, e il suo sorriso raggiunge una potenza che nessuno potrà mai rendere...
E’ il suo ultimo addio alla Madre.
Sale, sale... Il sole, ancor più libero di baciarlo, ora che nessuna fronda anche lieve intercetta il cammino ai suoi raggi, colpisce dei suoi fulgori il Dio-Uomo che ascende col suo Corpo Ss. al Cielo, e ne svela le Piaghe gloriose che splendono come rubini vivi. Il resto è un perlaceo ridere di luce. E’ veramente la Luce che si manifesta per ciò che è, in quest'ultimo istante come nella notte natalizia.
Sfavilla il Creato della luce del Cristo che ascende. Luce che supera quella del sole. Luce sovrumana e beatissima. Luce che scende dal Cielo incontro alla Luce che sale...
E Gesù Cristo, il Verbo di Dio, dispare alla vista degli uomini in questo oceano di splendori...
In terra due unici rumori nel silenzio profondo della folla estatica: il grido di Maria quando Egli scompare: «Gesù! », e il pianto di Isacco. Gli altri sono ammutoliti di religioso stupore, e restano là, come in attesa, finché due luci angeliche candidissime, in forma mortale, appaiono dicendo le parole riportate nel capo primo degli Atti Apostolici.
1 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 637 – Centro Ed. Valtortiano
2 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 74 – Ed. Segno, 1997
3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 638.7 – Centro Ed. Valtortiano