(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 635.1/15 – Centro Ed. Valtortiano)
(G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 53 e 58 – Ed. Segno, 1997)

19. La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi Ministri! Ed Io che la sorreggo con l’aiuto delle vittime.
Ed essi, i Sacerdoti, che avranno unicamente la veste e non l’anima dei Sacerdoti…

Verranno i tempi nei quali, così come avvenne a noi d’Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d’esser classe eletta…
Così verrà il tempo che sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, spiritualmente male.

   

19.1 L’uomo di buona volontà poteva accedere al Cielo ma – debole come era ormai a causa della grave malattia contratta – aveva bisogno di sostegni...
E Gesù dette doni e sostegni. Innanzitutto inviò lo Spirito Santo a dare forza e illuminare le menti, sempre a quelli di buona volontà. Poi istituì i Sacramenti...

Dopo la sua apparizione sul monte Tabor - di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente – Gesù resterà ancora a lungo con i suoi apostoli e discepoli, fino alla sua Ascensione al Cielo.
Egli – oltre che confermare i suoi discepoli in quella fede che avrebbe poi consentito loro di affrontare il martirio e iniziare la conversione del mondo – voleva infatti impartire gli ultimi ammaestramenti di perfezione.
Sono quindi ‘lezioni’ importantissime.
Poco dopo il Tabor ritroviamo dunque il Gesù valtortiano su un altro monte vicino a Nazaret.
Gesù, come avrete notato, preferiva i monti non solo perché all’ombra e nel silenzio dei loro boschi era più facile trovare tranquillità spirituale ma anche perché niente come il salire nella pace della natura verso l’alto di un monte avvicina l’anima a Dio.
Mentre gli apostoli si siedono tutti in cerchio, all’ombra degli alberi, Gesù chiede la massima attenzione perché intende dire loro cose importanti delle quali non capiranno subito il pieno significato ma che verranno loro successivamente illuminate dallo Spirito Santo, la terza persona della Trinità, che prenderà il suo posto quando Egli sarà tornato al Padre in Cielo. L’oggetto della ‘lezione’ sono i sette sacramenti.
Devo dire che già una volta – nell’Opera della mistica – Gesù aveva accennato a questo argomento.
Lo aveva fatto sul Monte Carmelo dove un giorno si era recato insieme all’apostolo Giacomo d’Alfeo, suo cugino e fratello di Giuda il Taddeo, per aver la possibilità di annunciargli in segreto il futuro martirio di entrambi: se stesso sulla Croce e Giacomo a Gerusalemme, dove questi sarebbe divenuto un giorno vescovo della  Chiesa nascente.
Gesù – pur invitando Giacomo a mantenere per il momento il segreto su queste rivelazioni – gli aveva anche parlato della futura Chiesa e dei mezzi soprannaturali e spirituali che Egli – tramite essa – avrebbe dispensato per l’aiuto degli uomini: Battesimo, Eucarestia, Cresima ed Unzione degli infermi, Confessione, Matrimonio e Sacerdozio
La spiegazione era stata bella e mi aveva colpito perché io – da ‘catecumeno’ ancora alle prime armi ma rimasto ancora, sotto la scorza, un  ‘razionalista’ di lungo corso - avevo sempre considerato queste cose come delle simbologie liturgiche, dei ritualismi, per dare un certo ruolo ‘esoterico’ ai sacerdoti, per fornire insomma dei ‘segni’ esteriori che – di fronte all’occhio della gente – dessero un senso di mistero e di ‘autorità’ alla impalcatura ecclesiastica e religiosa.
Assimilavo le religioni agli eserciti: le une e gli altri avevano tutti bisogno di ‘bandiere’ e ‘fanfare’ per suonare la ‘carica’ e indurre gli uomini  a seguirli dove essi volevano.
Non vorrei scandalizzarvi ma ero allora ancora molto indietro sulla strada della comprensione, per non parlare della fede.
Fu proprio per questo che in quell’occasione, mentre io meditavo quell’episodio del Monte Carmelo, la ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’ mi impartì questo supplemento di ‘lezione’:1

Luce:
L'uomo primo aveva la Grazia. La Grazia era uno stato di amicizia con Dio. La Grazia era anche Amore perché essere in amicizia con Dio significa amarlo ed esserne amati.
Poi l'uomo perse la Grazia, cioè lo stato di amicizia, perché peccò, e peccare è sempre andare contro la volontà di Dio, mancare di rispetto e di amore a Dio.
Lo stato di grazia, cioè di amicizia con Dio, faceva l'uomo - l'uomo 'essere umano' ma essenzialmente, attraverso l'anima, 'entità spirituale' rivestita di carne - pieno di doni: quelli dello Spirito Santo, perché dove è Dio nella sua pienezza di Grazia, cioè di amicizia, così vi è pienezza di perfezione, con i limiti che vengono posti al Creato rispetto all'Increato.
Persa la Grazia, cioè l'amicizia,  perso l'equilibrio dell'Anima che non viveva più in Dio, ecco che sono derivate le depravazioni spirituali, morali, e le degenerazioni fisiche.
L'uomo, quasi uomo-Dio, diventa un 'bruto', perché animale con l'anima morta a Dio.
E allora la 'Promessa': la promessa di inviare Uno che avrebbe sottomesso il Malvagio, insegnando all'uomo di buona volontà, cioè all'uomo che ne avesse la 'voglia', il modo, la strada per tornare a Dio attraverso la rivelazione della Verità, attraverso l'insegnamento della Dottrina.
Chi meglio di un Dio poteva riparare alla serie immensa dei peccati, non solo quello primo, ma tutti gli altri già commessi e che sarebbero stati commessi dal genere umano?
Non certo un uomo! Quindi un Dio. Meglio: un Uomo-Dio che con la duplice natura di Dio e di Uomo possedesse i doni della Divina Sapienza per insegnare la Verità, e la capacità - come uomo - di 'comunicarla' agli uomini, dando l'esempio e facendo capire che per seguire la strada indicata non era necessario essere 'dèi' ma bastava essere uomini: di buona volontà.
Cristo riscattò dunque il Peccato di origine per l'Umanità passata e futura, lo riscattò con il Sacrificio di Dio incatenato in una natura umana, di per sé avvilente per un Dio, e lo riscattò con il sacrificio sulla Croce.
Ma quale uomo riscattò? Quello di mala volontà?
E perché mai salvare uno che 'non vuole' essere salvato, posto che Dio è Dio di Libertà?
Dio dunque venne per salvare tutti gli uomini ben sapendo però che non tutti gli uomini - per loro libera scelta, per loro libero arbitrio - avrebbero voluto essere salvati.
Ma poiché era scritto che il Cristo, compiuta la sua missione, dovesse tornare in Cielo, Egli - dopo aver lasciato la sua Dottrina come testamento spirituale - lasciò anche gli 'aiuti'.
L'uomo, infatti, era stato guarito della sua ferita del Peccato d'origine, ma la dolente cicatrice, grave cicatrice, era rimasta: i fomiti, la debolezza fisica, spirituale e morale.
L'uomo di buona volontà poteva accedere al Cielo ma - debole come era ormai a causa della grave malattia contratta - aveva bisogno di 'sostegni'.
E Gesù dette doni e sostegni. Innanzitutto inviò lo Spirito Santo a dare forza ed illuminare le menti, sempre a quelli di buona volontà. Poi istituì i Sacramenti, cioè mezzi soprannaturali somministrati con forme 'umane', che avevano lo scopo di sorreggere l'uomo debole nel corso della sua vita: dalla nascita alla morte.
Il Battesimo, con il quale il battezzato diventa 'cristiano'  ed acquista il diritto - se di buona volontà e se si comporterà bene secondo la legge dei dieci comandi - di accedere al Paradiso, o al Purgatorio per la preventiva purificazione, subito dopo la sua morte fisica anziché al momento del Giudizio Universale.
L'Eucarestia, dono grandissimo che certifica la presenza del Cristo nell'uomo, la sua unione con l'uomo.
I due ministeri di unzione che ti consacrano cristiano o ti detergono dai peccati prima di presentarti a Dio.
La Confessione con l'assoluzione che - grazie al pentimento - ti ridona l'amicizia di Dio.
Il Matrimonio, che è la benedizione che Dio dà alla Famiglia di quelli di buona volontà perché si uniscano con spirito santo di procreazione e non di libidine.
Infine il Sacerdozio, per somministrare i Sacramenti di Dio con mani e spirito santi.
  
Anch’io - all’epoca - ero come gli apostoli dei primi tempi, e cioè – sia detto senza offesa per loro che non erano stati ancora illuminati dallo Spirito Santo - un tantino ‘ignorante’.
Questa scarna spiegazione della ‘Luce’ era il massimo che potessi in quel momento accettare e capire.
Ora però Gesù, su quel monte con gli apostoli, spiega a fondo il significato dei sette sacramenti:2



635. Lezione sui Sacramenti e predizioni sulla Chiesa.

22 aprile 1947.
Sono su un altro monte, più folto ancora di boschi, non lontano da Nazaret, alla quale conduce una strada che rasenta la base del monte.
Gesù li fa sedere in cerchio, più vicini gli apostoli, dietro questi i discepoli (quelli fra i settantadue che non sono andati qua e là) più Zaccaria e Giuseppe. Marziam è ai suoi piedi in una posizione di favore.
Gesù parla non appena sono seduti e quieti, tutti attenti alle sue parole.
Dice:«Datemi tutta la vostra attenzione, perché vi dirò cose di somma importanza. Non le capirete ancora tutte, né tutte bene. Ma Colui che verrà dopo di Me ve le farà comprendere. Ascoltatemi, dunque.
Nessuno più di voi è convinto che senza l'aiuto di Dio l'Uomo pecca facilmente, essendo debolissima la sua costituzione indebolita dal Peccato.
Sarei dunque un Redentore imprudente se, dopo avervi dato tanto per redimere, non dessi anche i mezzi per conservarvi nei frutti del mio Sacrificio.
Voi sapete che tutta la facilità al peccare viene dalla Colpa che, privando gli uomini della Grazia, li spoglia della loro fortezza: dell'unione con la Grazia. Voi avete detto: "Ma Tu hai reso la Grazia". No. Essa è stata resa ai giusti sino alla mia Morte. Per renderla ai futuri ci vuole un mezzo. Un mezzo che non sarà soltanto una figura rituale, ma che imprimerà veramente a chi lo riceve il carattere reale di figli di Dio, quali erano Adamo ed Eva, la cui anima vivificata dalla Grazia possedeva doni eccelsi, dati da Dio alla creatura beneamata.
Voi lo sapete cosa aveva l'Uomo e cosa perdette l'uomo. Ora, per il mio Sacrificio, le porte della Grazia sono riaperte ed il fiume di essa può scendere a tutti coloro che la chiedono per amor mio. Perciò gli uomini avranno il carattere di figli di Dio per i meriti del Primogenito fra gli uomini, di Colui che vi parla, vostro Redentore, vostro Pontefice eterno, vostro Fratello nel Padre, vostro Maestro. Sarà da Gesù Cristo e per Gesù Cristo che gli uomini presenti e futuri potranno possedere il Cielo e godere Dio, fine ultimo dell'uomo.
Sinora anche i giusti più giusti, benché circoncisi come figli del popolo eletto, non potevano raggiungere questo fine. Considerate da Dio le loro virtù, pronti i loro posti nel Cielo, ma precluso lo stesso e negato il godimento di Dio, perché sulle loro anime, aiuole benedette, fiorite d'ogni virtù, era anche l'albero maledetto della Colpa d'origine, e nessuna azione, per santa che fosse, poteva distruggerlo; né si può entrare nel Cielo con radici e fronde di così malefica pianta. Nel giorno del Parasceve il sospiro dei patriarchi e profeti e di tutti i giusti d'Israele si placò nella gioia della Redenzione compiuta, e le anime, candide più di neve montana per quanto era loro virtù, persero anche l'unica Macchia che le segregava dal Cielo.
Ma il mondo continua. Generazioni e generazioni sorgono e sorgeranno. Popoli e popoli verranno al Cristo.
Può il Cristo morire ad ogni nuova generazione per salvarla o per ogni popolo che a Lui venga?
No. Il Cristo è morto una volta e non morira mai più, in eterno. Devono allora queste generazioni, questi popoli, divenire sapienti per la mia Parola ma non possedere il Cielo e godere Dio, perché lesi dalla Macchia originale?
Neppure. Non sarebbe giustizia, né per essi, ché vano sarebbe il loro amore per Me, né per Me, che per troppo pochi sarei morto. E allora?
Come conciliare le diverse cose? Quale nuovo miracolo farà il Cristo, che già ne ha fatti tanti, prima di lasciare il mondo per il Cielo, dopo avere amato gli uomini sino a voler morire per essi?
Uno lo ha già fatto lasciandovi il suo Corpo e il suo Sangue per cibo fortificatore e santificatore e per ricordo dell'amor suo, dandovi il comando di fare ciò che Io ho fatto per ricordo di Me e per mezzo santificatore ai discepoli, e ai discepoli dei discepoli, sino alla fine dei secoli.
Ma quella sera, già purificati voi esternamente, ricordate cosa ho fatto?
Ho cinto un asciugatoio e vi ho lavato i piedi, e a un di voi, che si scandalizzava di quel gesto troppo avvilente, ho detto: "Se Io non ti laverò, non avrai parte con Me".
Voi non avete capito ciò che volessi dire, di qual parte Io parlassi, qual simbolo facessi. Ecco, Io ve lo dico.

Oltre avervi insegnato l'umiltà e la necessità di esser puri per entrare a far parte del mio Regno, oltre ad avervi benignamente fatto osservare che Dio, da uno che è giusto, e perciò puro nello spirito e nell'intelletto, esige unicamente un ultimo lavacro alla parte che necessariamente è più facile a contaminarsi anche nei giusti, magari per sola polvere che la necessaria convivenza fra gli uomini depone sulle membra pulite, sulla carne, ho insegnato un'altra cosa.
A voi ho lavato i piedi, la parte più bassa del corpo, quella che va fra fango e polvere, talora fra lordure, per significare la carne, la parte materiale dell'uomo, la quale ha sempre, meno nei senza Macchia d'origine o per opera di Dio o per natura di Dio, delle imperfezioni, talora minime tanto che solo Dio le vede, ma che, in verità, occorre sorvegliare, acciò non si irrobustiscano divenendo abito naturale, e combattere per estirparle.
Vi ho lavato i piedi, dunque. Quando? Prima di spezzare il pane e il vino e transustanziarli nel mio Corpo e nel mio Sangue. Perché Io sono l'Agnello di Dio e non posso scendere dove Satana ha la sua impronta.
Dunque, prima vi ho lavati. Poi mi sono dato a voi.
Anche voi laverete col Battesimo coloro che verranno a Me, perché non indegnamente ricevano il mio Corpo e non si muti per esso in tremenda condanna di morte.
Voi sbigottite. Vi guardate. Con gli sguardi vi chiedete: 'E Giuda, allora?". Vi dico: "Giuda mangiò la sua morte". Il supremo atto d'amore non gli toccò il cuore.
L'estremo tentativo del suo Maestro urtò contro la pietra del suo cuore, e quella pietra, in luogo del Tau, portava incisa l'orrenda sigla di Satana, il segno della Bestia.
Vi ho dunque lavati prima di ammettervi al convito eucaristico, prima di ascoltare la confessione dei vostri peccati, prima di infondervi lo Spirito Santo, e perciò il carattere di veri cristiani riconfermati in Grazia e di Sacerdoti miei. Sia dunque fatto così con gli altri che voi dovete preparare alla vita cristiana.
Battezzate con l'acqua nel Nome del Dio uno e trino e nel Nome mio e per i miei meriti infiniti, onde sia cancellata nei cuori la Colpa d'origine, rimessi i peccati, infuse la Grazia e le sante Virtù, e lo Spirito Santo possa scendere a far dimora nei templi consacrati che saranno i corpi degli uomini viventi nella grazia del Signore.
Era necessaria l'acqua per annullare il Peccato? L'acqua non tocca l'anima, no. Ma anche il segno immateriale non tocca la vista dell'uomo, così materiale in tutte le sue azioni. Ben potevo infondere la Vita anche senza il mezzo visibile. Ma chi lo avrebbe creduto? Quanti gli uomini che sanno credere fermamente se non vedono? Prendete dunque dall'antica Legge mosaica l'acqua lustrale, usata per purificare gli immondi e riammetterli, dopo che si sono contaminati con un cadavere, negli accampamenti. In verità, ogni uomo che nasce è contaminato, avendo contatto con un'anima morta alla Grazia. Sia dunque con l'acqua lustrale purificata dal contatto immondo e resa degna di entrare nel Tempio eterno.
E abbiate cara l'acqua... Dopo aver espiato e redento con trentatré anni di vita faticosa, culminata nella Passione, dopo aver dato tutto il mio Sangue per i peccati degli uomini, ecco che dal Corpo svenato e consumato del Martire furono tratte le acque salutari per lavare la Colpa d'origine. Col Sacrificio consumato lo vi ho redenti di quella macchia. Se sulle soglie della vita un mio miracolo divino mi avesse fatto scendere dalla croce, in verità vi dico che per il sangue sparso avrei mondato le colpe, ma non la Colpa. Per essa è stata necessaria la consumazione totale. In verità, le acque salutari delle quali parla Ezechiele sono uscite da questo mio Costato. Immergetevi le anime, che ne escano immacolate per ricevere lo Spirito Santo che, in memoria di quell'alito che il Creatore spirò su Adamo per dargli lo spirito e perciò immagine e somiglianza con Lui, tornerà ad alitare e abitare nei cuori degli uomini redenti.
Battezzate del mio Battesimo, ma nel Nome del Dio trino, perché in verità, se il Padre non avesse voluto e lo Spirito operato, il Verbo non si sarebbe incarnato e voi non avreste avuto Redenzione. Onde giusto e doveroso è che ogni uomo riceva la Vita per Coloro che si sono uniti nel volergliela dare, nominandosi il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nell'atto del Battesimo, che da Me prenderà nome di cristiano per differenziarlo dagli altri, passati o futuri, i quali saranno riti, ma non segni indelebili sulla parte immortale.

E prendete il Pane e il Vino così come Io ho fatto, e nel Mio Nome benediteli, frangeteli e distribuiteli; e si nutrano i cristiani di Me. E ancora del Pane e del Vino fate un'offerta al Padre dei Cieli, consumandola poscia in memoria del Sacrificio che Io ho offerto e consumato sulla Croce per la vostra salute. Io, Sacerdote e Vittima, da Me stesso mi sono offerto e consumato, non potendo alcuno, ove lo non avessi voluto, fare questo di Me. Voi, miei Sacerdoti, fate questo in mia memoria e perché i tesori infiniti del mio Sacrificio salgano impetrativi a Dio, scendano propizi su tutti coloro che li invocano con fede sicura.
Fede sicura, ho detto. Non si esige scienza per fruire dell'eucaristico Cibo e dell'eucaristico Sacrificio, ma fede. Fede che in quel pane e in quel vino, che uno, autorizzato da Me e da coloro che dopo Me verranno - voi, tu Pietro, Pontefice novello della novella Chiesa, tu Giacomo d'Alfeo, tu Giovanni, tu Andrea, tu Simone, tu Filippo, tu Bartolomeo, tu Tommaso, tu Giuda Taddeo, tu Matteo, tu Giacomo di Zebedeo - consacrerà in mio Nome, è il mio vero Corpo, il mio vero Sangue, e chi se ne ciba mi riceve in Carne, Sangue, Anima e Divinità, e chi mi offre realmente offre Gesù Cristo come Egli si offerse per i peccati del mondo. Un fanciullo o un ignorante mi può ricevere, così come un dotto e un adulto. E un fanciullo e un ignorante uguali benefici avrà, dal Sacrificio offerto, di quel che ne avrà chiunque fra voi. Basta che in essi sia fede e grazia del Signore.

Ma voi state per ricevere un nuovo Battesimo, quello dello Spirito Santo.
Ve l'ho promesso ed esso vi verrà dato. Lo stesso Spirito Santo scenderà su voi. Vi dirò quando. E voi sarete ripieni di Esso, nella pienezza dei doni sacerdotali.
Potrete perciò, così come Io ho fatto con voi, infondere lo Spirito di cui sarete ripieni, per confermare in grazia i cristiani e infondere loro i doni del Paraclito. Sacramento regale di poco inferiore al Sacerdozio, abbia la solennità delle consacrazioni mosaiche con l'imposizione delle mani e l'unzione con l'olio profumato, un tempo usato per consacrare i Sacerdoti.
No. Non guardatevi così spaventati! Non dico parola sacrilega! Non vi insegno sacrilego atto! La dignità del cristiano è tale che, lo ripeto, è di poco inferiore ad un sacerdozio. Dove vivono i sacerdoti? Nel Tempio. E un cristiano sarà un tempio vivo. Che fanno i sacerdoti? Servono Dio con le preghiere, i sacrifici e con la cura dei fedeli. Così avrebbero dovuto fare... E il cristiano servirà Dio con la preghiera e il sacrificio e con la carità fraterna.

E ascolterete la confessione dei peccati così come Io ho ascoltato le vostre e quelle di molti e ho perdonato dove ho visto vero pentimento.
Vi agitate? Perché? Avete paura di non saper distinguere? Ho già parlato altre volte sul peccato e sul giudizio sul peccato. Ma ricordate, nel giudicare, di meditare sulle sette condizioni per le quali una azione può essere o non essere peccato, e di gravità diversa.
Riassumo. Quando si è peccato e quante volte, chi ha peccato, con chi, con che, quale la materia del peccato, quale la causa, perché si è peccato. Ma non temete. Lo Spirito Santo vi aiuterà.
Quello che con tutto il mio cuore vi scongiuro di osservare è una vita santa. Essa aumenterà talmente in voi le luci soprannaturali che giungerete a leggere senza errore nel cuore degli uomini e potrete, con amore o con autorità, dire ai peccatori, pavidi di svelare la loro colpa o ribelli a confessarla, lo stato del loro cuore, aiutando i timidi, umiliando gli impenitenti.
Ricordatevi che la Terra perde l'Assolutore e che voi dovete essere ciò che Io ero: giusto, paziente, misericordioso, ma non debole. Vi ho detto: ciò che slegherete in Terra sarà sciolto in Cielo e ciò che legherete qui sarà legato in Cielo. Perciò con misurata riflessione giudicate ogni uomo senza lasciarvi corrompere da simpatie o antipatie, da doni o minacce, imparziali in tutto e per tutto come è Dio, avendo presente la debolezza dell'uomo e le insidie dei suoi nemici.
Vi ricordo che talora Dio permette anche le cadute dei suoi eletti, non perché a Lui piaccia vederli cadere, ma perché da una caduta può venire un bene futuro più grande.
Porgete dunque la mano a chi cade, perché non sapete se quella caduta non sia la crisi risolutiva di un male che muore per sempre, lasciando nel sangue una purificazione che produce salute. Nel nostro caso: che produce santità.
Siate invece severi con quelli che non avranno rispetto al Sangue mio e, con l'anima appena monda dal lavacro divino, si getteranno nel fango una e cento volte. Non malediteli, ma siate severi, esortateli, richiamateli settanta volte sette, e ricorrete all'estremo castigo del reciderli dal popolo eletto solo quando la loro pertinacia in una colpa, che scandalizza i fratelli, vi obbliga ad agire per non farvi complici delle loro azioni. Ricordatevi cosa ho detto: "Se tuo fratello ha peccato, correggilo fra te e lui solo. Se non ti ascolta, correggilo alla presenza di due o tre testimoni. Se non basta, fàllo sapere alla Chiesa. Se non ascolta neppure questa, consideralo come un gentile e un pubblicano".

Nella religione mosaica il matrimonio è un contratto.
Nella nuova religione cristiana esso sia atto sacro e indissolubile, sul quale scenda la grazia del Signore a fare dei coniugi due suoi ministri nella propagazione della specie umana.
Cercate sin dai primi momenti di consigliare al coniuge che viene dalla nuova religione di convertire il coniuge ancora fuor dal numero dei fedeli di entrarvi a far parte, per evitare quelle dolorose divisioni di pensiero, e conseguentemente di pace, che abbiamo osservato anche fra noi.
Ma, quando si tratta di fedeli nel Signore, per nessuna ragione si sciolga ciò che Dio ha unito.
E, nel caso di una parte che si trovi, essendo cristiana, congiunta a un gentile, Io consiglio che questa parte porti la sua croce con pazienza e mitezza e con fortezza anche, sino a saper morire per difendere la sua fede, ma senza lasciare il coniuge al quale si è unito con suo pieno consenso. Questo è il mio consiglio per una vita più perfetta nello stato matrimoniale, sinché non sarà possibile, con la diffusione del cristianesimo, aversi matrimoni fra fedeli. Allora sacro e indissolubile sia il vincolo, e santo l'amore.
Male sarebbe se, per la durezza dei cuori, dovesse accadere nella nuova fede ciò che avvenne nell'antica: un permettersi il ripudio e lo scioglimento per evitare scandali creati dalla libidine dell'uomo.
In verità vi dico che ognuno deve portare la sua croce in ogni stato, anche in questo matrimoniale. E anche in verità vi dico che nessuna pressione deve far flettere la vostra autorità nel dire: "Non è lecito" a chi vuole passare a nuove nozze prima che uno dei coniugi sia morto. E’ meglio, Io ve lo dico, che una parte putrida si stacchi, da sola o seguita da altri, anziché, per trattenerla nel Corpo della Chiesa, concederle cosa contraria alla santità del coniugio, scandalizzando gli umili e facendo fare loro delle considerazioni sfavorevoli all'interezza sacerdotale e sul valore della ricchezza o della potenza.
Le nozze sono atto grave e santo. E per mostrare questo Io ho preso parte alle nozze e vi ho compiuto il primo miracolo. Ma guai se degenerano in libidine e capriccio.
Il matrimonio, contratto naturale fra l'uomo e la donna, d'ora in poi si elevi a contratto spirituale, per il quale le anime di due che si amano giurano di servire il Signore nell'amore reciproco, offerto a Lui in ubbidienza al suo comando di procreazione per dare figli al Signore.

E ancora Giacomo, ricordi il discorso sul Carmelo?
Da allora ti ho parlato di questo. Ma gli altri non sanno... Avete visto Maria di Lazzaro ungere le mie membra nella cena del sabato a Betania. Vi ho detto allora: "Ella mi ha preparato per la sepoltura". In verità ella lo ha fatto. Non per la sepoltura, ché ella credeva ancora lontano quel dolore, ma per purificare e imbalsamare le mie membra da tutte le impurità della via perché salissi profumato d'olio balsamico al trono.
La vita dell'uomo è una via. L'entrata dell'uomo nell'altra vita dovrebbe essere entrata nel Regno. Ogni re è unto e profumato prima di ascendere al suo trono e mostrarsi al suo popolo. Anche il cristiano è un figlio di re che percorre la sua via diretto al regno dove il Padre lo chiama. La morte del cristiano non è che l'entrata nel Regno per ascendere sul trono che il Padre gli ha preparato. Non è spaventosa la morte per colui che non teme Dio sapendosi nella sua grazia. Ma per colui che deve salire sul trono sia purificata da ogni detrito la veste, perché si serbi bella per la risurrezione, e sia purificato lo spirito, perché splenda sul trono che il Padre gli ha preparato per apparire nella dignità che a figlio di sì gran re si conviene. Accrescimento della Grazia, cancellazione dei peccati di cui l'uomo abbia pieno pentimento, suscitatrice di ardente anelito al Bene, datrice di forza per il combattimento supremo sia l'unzione data ai morenti cristiani, anzi, ai nascenti cristiani, perché in verità vi dico che chi muore nel Signore nasce alla vita eterna.
Ripetete il gesto di Maria sulle membra degli eletti. E nessuno lo reputi indegno di lui. Io l'ho accettato quell'olio balsamico da una donna. Ogni cristiano se ne tenga onorato come di una grazia suprema da parte della Chiesa di cui è figlio, e lo accetti dal sacerdote per detergersi dalle ultime macchie. E ogni sacerdote sia lieto di fare l'atto d'amore di Maria verso il Cristo penante sul corpo del morente fratello. In verità vi dico che ciò che non avete allora fatto a Me, lasciando che una donna vi superasse, e ora vi pensate con tanto dolore, potete farlo in futuro e per tante volte quante con amore vi curverete su uno che muore per prepararlo all'incontro con Dio. Io sono nei mendichi e nei morenti, nei pellegrini, negli orfani, nelle vedove, nei prigionieri, in chi ha fame, sete o freddo, in chi è addolorato o stanco. Io sono in tutte le membra del mistico mio Corpo che è l'unione dei miei fedeli. Amatemi in essi e riparerete al vostro disamore di tante volte, dandomi grande gioia e dandovi tanta gloria.

Infine considerate che contro voi cospira il mondo, l'età, le malattie, il tempo, le persecuzioni.
Non vogliate perciò essere avari di ciò che avete avuto e imprudenti.
Trasmettete per questo in Nome mio il Sacerdozio ai migliori fra i discepoli, perché la Terra non resti senza sacerdoti.
E sia carattere sacro concesso dopo acuto esame, non verbale ma delle azioni di colui che chiede di essere sacerdote, o di colui che voi giudicate buono ad esserlo.
Pensate a ciò che è il Sacerdote. Al bene che può fare. Al male che può fare. Avete avuto l'esempio di ciò che può fare un sacerdozio decaduto dal suo carattere sacro.
In verità vi dico che per le colpe del Tempio questa nazione sarà dispersa.
Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l'abominio della desolazione entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all'apostasia per abbracciare le dottrine d'inferno.
Allora sorgerà il figlio di Satana e i popoli gemeranno in un tremendo spavento, pochi restando fedeli al Signore, e allora anche, fra convulsioni d'orrore, verrà la fine dopo la vittoria di Dio e dei suoi pochi eletti, e l'ira di Dio su tutti i maledetti. Guai, tre volte guai se per quei pochi non ci saranno ancor santi, gli ultimi padiglioni del Tempio di Cristo! Guai, tre volte guai se, a confortare gli ultimi cristiani, non ci saranno veri Sacerdoti come ci saranno per i primi.
In verità l'ultima persecuzione sarà orrenda, non essendo persecuzione d'uomini ma del figlio di Satana e dei suoi seguaci.
Sacerdoti? Più che sacerdoti dovranno essere quelli dell'ultima ora, tanto feroce sarà la persecuzione delle orde dell'Anticristo.
Simili all'uomo vestito di lino, che tanto è santo da stare al fianco del Signore, nella visione di Ezechiele, essi dovranno instancabili segnare con la loro perfezione un Tau sugli spiriti dei pochi fedeli, perché le fiamme d'inferno non cancellino quel segno.
Sacerdoti? Angeli. Angeli agitanti il turibolo carico degli incensi delle loro virtù per purificare l'aere dai miasmi di Satana.
Angeli? Più che angeli: altri Cristi, altri Me, perché i fedeli dell'ultimo tempo possano perseverare sino alla fine. Questo dovranno essere.
Ma il bene e il male futuro ha radice nel presente. Le valanghe hanno inizio da un fiocco di neve. Un sacerdote indegno, impuro, eretico, infedele, incredulo, tiepido o freddo, spento, insipido, lussurioso, fa un male decuplo di quello di un fedele colpevole degli stessi peccati e trascina molti altri al peccato. La rilassatezza nel Sacerdozio, l'accoglimento di impure dottrine, l'egoismo, l'avidità, la concupiscenza nel Sacerdozio, voi sapete dove sfocia: nel deicidio. Ora, nei secoli futuri, non potrà più essere ucciso il Figlio di Dio, ma la fede in Dio, l'idea di Dio, sì. Perciò sarà compiuto un deicidio ancor più irreparabile, perché senza risurrezione. Oh! si potrà compiere, sì. Io vedo... Si potrà compire per i troppi Giuda di Keriot dei secoli futuri. Orrore! ...
La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi ministri! E Io che la sorreggo con l'aiuto delle vittime. Ed essi, i Sacerdoti, che avranno unicamente la veste e non l'anima del Sacerdote, che aiutano il ribollire delle onde agitate dal Serpente infernale contro la tua barca, o Pietro. In piedi! Sorgi! Trasmetti quest'ordine ai tuoi successori: "Mano al timone, sferza sui naufraghi che hanno voluto naufragare e tentano di far naufragare la barca di Dio". Colpisci, ma salva e procedi. Sii severo, perché sui predoni giusto è il castigo. Difendi il tesoro della fede. Tieni alto il lume come un faro sopra le onde sconvolte, perché quelli che seguono la tua barca vedano e non periscano. Pastore e nauta per i tempi tremendi, raccogli, guida, solleva il mio Vangelo, perché in questo e non in altra scienza è la salute.
Verranno i tempi nei quali, così come avvenne a noi d'Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d'essere classe eletta, perché sa il superfluo e non conosce più l'indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i sacerdoti la Legge: nella veste di essa, esageratamente aggravata di frange, ma non nel suo spirito. Verranno i tempi nei quali tutti i libri si sostituìranno al Libro, e questo sarà solo usato così come uno che deve forzatamente usare un oggetto lo maneggia meccanicamente, così come un contadino ara, semina, raccoglie senza meditare sulla meravigliosa provvidenza che è quel moltiplicarsi di semi che ogni anno si rìnnovella: un seme gettato in terra smossa che diviene stelo, spiga, poi farina e poi pane per paterno amore di Dio. Chi, mettendosi in bocca un boccone di pane, alza lo spirito a Colui che ha creato il primo seme e da secoli lo fa rinascere e crescere, dosando le piogge e il calore perché sì schiuda e si alzi e maturi senza marcire o senza bruciarsi?
Così verrà il tempo che sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, spiritualmente male.
Or, che è la scienza se manca sapienza? Paglia è. Paglia che gonfia e non nutre. E in verità vi dico che un tempo verrà nel quale troppi fra i Sacerdoti saranno simili a gonfi pagliai, superbi pagliai, che staranno impettiti nel loro orgoglio d'esser tanto gonfi, come se da loro si fossero dati tutte quelle spighe che coronarono le paglie, come se ancor le spighe fossero in vetta alle paglie, e crederanno d'esser tutto perché, invece del pugnello di grani, il vero nutrimento che è lo spirìto del Vangelo, avranno tutta quella paglia: un mucchio! Un mucchio! Ma può bastare la paglia? Neppure per il ventre del giumento essa basta e, se il padrone dello stesso non corrobora l'animale con biade ed erbe fresche, il giumento nutrito di sola paglia deperisce e anche muore.
Eppure lo vi dico che un tempo verrà nel quale i Sacerdoti, immemori che con poche spighe Io ho istruito gli spiriti alla Verità, e immemori anche di ciò che è costato al loro Signore quel vero pane dello spirito, tratto tutto e solo dalla Sapienza divina, detto dalla divina Parola, dignitoso nella forma dottrinale, instancabile nel ripetersi perché non si smarrissero le verità dette, umile nella forma, senza orpelli di scienze umane, senza completamenti storici e geografici, non si cureranno dell'anima di esso, ma della veste da gettargli sopra per mostrare alle folle quante cose essi sanno, e lo spirito del Vangelo si smarrirà in loro sotto valanghe di scienza umana. E se non lo possiedono, come possono trasmetterlo? Che daranno ai fedeli questi pagliai gonfi? Paglia. Che nutrimento ne avranno gli spiriti dei fedeli? Tanto da trascinare una languente vita. Che frutto matureranno da questo insegnamento e da questa conoscenza imperfetta del Vangelo? Un raffreddarsi dei cuori, un sostituirsi di dottrine eretiche, di dottrine e idee ancor più che eretiche, all'unica, vera Dottrina, un prepararsi il terreno alla Bestia per il suo fugace regno di gelo, di tenebre e orrore.
In verità vi dico che, come il Padre e Creatore moltiplica le stelle perché non si spopoli il cielo per quelle che, finita la loro vita, periscono, così ugualmente Io dovrò evangelizzare cento e mille volte dei discepoli che spargerò fra gli uomini e fra i secoli.
E anche in verità vi dico che la sorte di questi sarà simile alla mia: la sinagoga e i superbi li perseguiteranno come mi hanno perseguitato. Ma tanto Io che essi abbiamo la nostra ricompensa, quella di fare la volontà di Dio e di servirlo sino alla morte di croce, perché la sua gloria risplenda e la sua conoscenza non perisca.
Ma tu, Pontefice, e voi, Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perché non si perda lo spirito del Vangelo, e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perché in voi si rinnovelli una continua Pentecoste - voi non sapete ciò che voglio dire, ma presto lo saprete - onde possiate comprendere tutti gli idiomi e discernere e scegliere le mie voci da quelle della Scimmia di Dio: Satan.
E non lasciate cadere nel vuoto le mie voci future.
Ognuna di essa è una misericordia mia in vostro aiuto, e tanto più numerose saranno quanto più per ragioni divine Io vedrò che il Cristianesimo ha bisogno di esse per superare le burrasche dei tempi.
Pastore e nauta, Pietro! Pastore e nauta. Non ti basterà un giorno esser pastore se non sarai nauta, ed esser nauta se non sarai pastore. Questo e quello dovrai essere per tenere radunati gli agnelli, che tentacoli infernali e artigli feroci cercheranno di strapparti, o menzognere musiche di promesse impossibili ti sedurranno, e per portare avanti la barca presa da tutti i venti del settentrione e del mezzogiorno e dell'oriente e dell'occidente, schiaffeggiata e sbattuta dalle forze del profondo, saettata dagli arcieri della Bestia, sbruciacchiata dall'alito del dragone e spazzata sui bordi dalla sua coda, di modo che gli imprudenti saranno arsi e periranno precipitando nell'onda sconvolta.
Pastore e nauta nei tempi tremendi... E tua bussola il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime sono in esso. E fa' che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa' che non vengano dubbi su esso. Alterazioni ad esso. Sostituzioni e sofisticazioni di esso.
Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore. Ho detto: "La mia Parola è Vita". Ho detto: "Dio è carità". Conoscano dunque i popoli la mia Parola e abbiano l'amore in loro, ossia Dio. Per avere il Regno di Dio. Perché chi non è in Dio non ha in sé la Vita. Perché quelli che non accoglieranno la Parola del Padre non potranno essere una sola cosa col Padre, con Me e con lo Spirito Santo in Cielo, e non potranno essere del solo Ovile che è santo così come lo voglio. Non saranno tralci uniti alla Vite, perché chi respinge in tutto o in parte la mia Parola è un membro nel quale più non scorre la linfa della Vite. La mia Parola è succo che nutre, fa crescere e portare frutto.
Tutto questo farete in memoria di Me che ve l'ho insegnato.
Molto ancora avrei da dirvi su quanto vi ho detto ora. Ma lo ho soltanto gettato il seme. Lo Spirito Santo ve lo farà germogliare.
Ho voluto darvi Io il seme, perché conosco i vostri cuori e so come titubereste di paura per comandi spirituali, immaterialì. La paura di un inganno vi paralizzerebbe ogni volontà. Perciò Io per il primo vi ho parlato di tutte le cose.
Poi il Paraclito vi ricorderà le mie parole e ve le amplificherà nei particolari. E voi non temerete perché ricorderete che il primo seme ve l'ho dato Io.
Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo. Se la mia Mano era dolce nel guidarvi, la sua Luce è dolcissima. Egli è l'Amore di Dio.
Così Io me ne vado contento, perché so che Egli prenderà il mio posto e vi condurrà alla conoscenza di Dio. Ancora non lo conoscete, nonostante tanto vi abbia detto di Lui. Ma non è colpa vostra. Voi avete fatto di tutto per comprendermi e perciò siete giustificati se anche per tre anni avete capito poco.
La mancanza della Grazia vi ottundeva lo spirito.
Anche ora capite poco, benché la Grazia di Dio sia scesa su voi dalla mia croce. Avete bisogno del Fuoco. Un giorno ho parlato di questo a un di voi, andando lungo le vie del Giordano.
L'ora è venuta. Io me ne torno al Padre mio, ma non vi lascio soli perché lascio a voi l'Eucarestia, ossia il vostro Gesù fatto cibo agli uomini.
E vi lascio l'Amico: il Paraclito. Esso vi condurrà. Passo le vostre anime dalla mia luce alla sua luce ed Egli compirà la vostra formazione».
«Ci lasci ora? Qui? Su questo monte?». Sono tutti desolati.
«No. Non ancora. Ma il tempo vola e presto sarà quel momento»…
                              

19.2 E ora facciamo una sintesi di questo lungo ammaestramento di Gesù…

La premessa è che l’uomo nulla può senza l’aiuto di Dio.
Nonostante la Redenzione che ha aperto all’uomo le porte del Cielo, rimangono infatti - a renderne ancora difficile l’ingresso - le conseguenze della Colpa d’origine.
Ed ecco allora i ‘doni’ o ‘mezzi’ lasciatici da Gesù per superare meglio le asperità del percorso.

Innanzitutto il Battesimo.
Nell’Ultima Cena prima ancora di istituire l’Eucarestia, Gesù aveva preteso dai suoi apostoli che si adattassero ad un altro rito: la lavanda dei loro piedi da parte di Gesù stesso.
Essi non volevano accettarla parendo loro che non fosse una cosa decorosa per il loro Maestro, ma Gesù aveva detto loro che sarebbe stata un rito di purificazione e che senza quella ‘lavanda’ essi non avrebbero avuto parte con Lui nel Regno dei Cieli.
Gesù – dando l’esempio per primo - aveva voluto insegnare loro la virtù dell’umiltà che essi avrebbero dovuto esercitare fra di loro e nei confronti dei futuri discepoli e fedeli, ma aveva sottaciuto – per il momento – un significato ancora più profondo che quella ‘lavanda’ sottintendeva: essa era ‘figura’ del lavacro con l’acqua del Battesimo che purifica dalla Macchia del Peccato d’origine.
Solo dopo essersi purificati dalla Macchia d’origine essi avrebbero potuto ricevere dentro se stessi il Dio Eucaristico.
Se tuttavia il Battesimo è il Sacramento che ci fa cristiani, cioè seguaci di Cristo, e in quanto cristiani ci libera dalla Colpa d’Origine consentendoci un giorno l’ingresso in Paradiso, esso non ci libera invece – in vita - dalle conseguenze della Colpa che ci portano a peccare continuamente.

Gesù spiega poi agli apostoli il significato dell’Eucarestia.
Come Egli ha fatto con loro nell’Ultima Cena, così essi dovranno fare in futuro. Offriranno al Padre e consumando il pane e il vino, quale Corpo e Sangue di Gesù Cristo, nutriranno i ‘cristiani di Cristo’, rinnovando la memoria del suo Sacrificio offerto e consumato  sulla Croce per la salvezza e Redenzione degli uomini.
E’ un sacramento per la cui efficacia occorre la fede, cioè la fede che in quelle apparenze di pane e vino – per un miracolo strepitoso – vi sia veramente Gesù nella sua pienezza di Uomo e di Dio.
Vi confesso - questo è altro un inciso - che oltre che sui sette Sacramenti in genere, come vi avevo già detto in precedenza, io avevo dei dubbi in particolare proprio su questa presenza di Gesù nell’Ostia consacrata.
Come a tanti razionalisti, questa ‘realtà’ sembrava anche a me una cosa francamente impossibile.
Senza con ciò voler essere blasfemo, da buon agnostico vedevo infatti l’Eucarestia più come il simbolo di un’unione spirituale fra l’uomo e Dio, in ricordo di quel gesto di condivisione dell’Ultima Cena.
Pensavo insomma che Gesù dovesse essersela ‘inventata’ a fin di bene, per aiutare i primi cristiani su di un piano psicologico, per farli sentire sempre vicini a lui senza scoraggiarsi nei momenti di difficoltà.
Allora la ‘Luce’ del mio ‘Subconscio Creativo’ dovette proprio perdere la pazienza perché, più che una nuova ‘lezione’, mi somministrò una bruciante tirata d’orecchie:3

Luce:
Tu che sei un 'razionalista' rifiuti di credere alle cose che non vedi, che non tocchi, che non capisci. E allora fondi la tua vita sulla ragione, e ciò che non corrisponde ai criteri della Ragione lo escludi, di più, lo neghi perché non coerente al quadro che te ne sei fatto.
Ma guardati intorno. Guarda la natura, e non le cose che ha fabbricato l'uomo. Cosa c'è che è veramente comprensibile alla tua ragione?
Forse che capisci il mistero per cui un seme diventa un fiore? Oppure diventa albero? Forse che sapresti riprodurre un filo d'erba? Hai letto della sintesi clorofilliana che è alla base della esistenza del mondo vegetale, quindi indirettamente del mondo animale e della vita stessa dell'uomo. Ma prima di averla 'scoperta', prima di aver scoperto questo 'mistero', forse che essa non esisteva già da centinaia e centinaia di milioni, miliardi di anni? E cosa ne hai capito? Voi uomini ne avete in qualche modo intuito i processi, già di per sé 'miracolosi'. Ma le 'cause'? La Causa Prima? L'Intelligenza che l'ha pensata?
Guarda ancora il corpo del più semplice animale. Del più semplice, non del più complesso. E' semplice il bruco verde che si nutre di foglioline, eppure prova l'istinto di mangiare, si nutre, si sviluppa. Ha tutte le sue funzioni necessarie a vivere su questa terra e - quando da crisalide: morte apparente! diventa 'farfalla - a vivere in cielo: come l'uomo.
E la materia? Fino a qualche tempo fa rozza materia inerte. La 'teoria atomica' - Io direi ‘l'ispirazione’ della teoria atomica, ché senza le mie ispirazioni voi uomini sareste rimasti all'Età della Pietra, ma a voi fa piacere, nel vostro orgoglio, pensare che esse siano solo 'merito' vostro - era solo una 'teoria'. Ma quante cose avete potuto scoprire nell'atomo quando la tecnologia ve lo ha permesso.
Protoni,  neutroni, elettroni, quarks e tante tante particelle ancora per poi arrivare alla conclusione che questa materia inerte che trovi sotto alla tua mano mentre scrivi il tuo libro è costituita da particelle infinitesimali, chiamiamole 'elettromagnetiche' tanto per intenderci e farci intendere, con carica positiva, negativa  o neutra, legate l'una all'altra da forze di cui si vedono gli effetti, che si possono anche misurare, ma delle quali non riuscite a comprendere le cause, né l'intelligenza che le ha pensate 'così'  e non 'diverse', ché se fossero appena-appena diverse, quell'atomo non esisterebbe come, giustamente, non esisterebbe neanche l'universo che è regolato dallo stesso tipo di forze. Ma poi? Poi ti senti spiegare dai tuoi 'scienziati', perché a loro sì che tu credi, che quella materia 'solida' - composta di molecole (anch'esse aggregate in base a leggi chimiche: le mie leggi), composte a loro volta da atomi, che sono suddivisi in particelle - questa 'materia' di atomi è praticamente 'vuoto' , cioè che l'atomo è quasi 'vuoto', perché la distanza fra il suo nucleo e l'elettrone più vicino è - relativamente parlando, parlando cioè dell'infinitamente piccolo - una distanza enorme, quasi planetaria. E quando con una 'particella' si 'bombarda' un atomo, è quasi un 'caso' colpirne, in tanto 'vuoto', una sua parte.
Eppure tutto quello che vedi, tutto il vuoto che vedi e che tocchi, è solido, apparentemente solido. E tu credi ai tuoi scienziati. A degli uomini che solo ora riescono ad affacciarsi alla finestra delle prime scoperte importanti di questa Natura. Ma quando guardi l'Ostia Eucaristica, rotonda, bianca... la osservi pensoso, la guardi in tralice e dici: ' Sarà...! Se lo dice 'Lui', sarà... Chissà... Mah!' E facendo violenza a te stesso, ti avvicini al Sacramento, forzandoti a creder ‘per fede', ma Fede non è, non ancora, parendoti impossibile che un Dio si possa nascondere sotto le specie del 'pane', di quello eucaristico, parendoti impossibile che un Dio - amante e misericordioso - vi possa amare fino al punto di sacrificarsi ogni volta nella consacrazione e che lo faccia per misericordia, oltre che per amore, per aiutarvi a possederlo, a permearvi di Sé per rendervi più facile il cammino in questa via ardua che è la vostra vita, in questa via che percorrete come ciechi e che solo con Me in voi potete percorrere certi di essere guidati alla meta.
Ecco, mio piccolo razionalista, cosa puoi dire ai piccoli razionalisti come te.
Non c'è limite al potere di Dio, non c è limite alla sua Potenza, non c'è limite al suo Amore, non c'è limite alla sua Pietà, e da tutto questo nasce il miracolo dell'Eucarestia, che voi non volete comprendere, che non potete comprendere perché - così come Dio è per definizione 'infinito' - l'uomo, cosa creata, è nella sua realtà 'finito'. E il 'finito', lo dite voi razionalisti, non può contenere, non può neanche capire l'Infinito, l'infinito Amore di Cristo che fattosi - da Dio - uomo, vissuto da uomo, crocifisso da malfattore, è morto - ma è poi risuscitato - per voi, per darvi una testimonianza dell'amore che si deve al vostro prossimo e per darvi la dimostrazione che dalla morte si può risorgere, e che dopo la morte esiste la vita eterna.
      
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C’ero rimasto male dopo questa lavata di capo ma in compenso avevo avuto finalmente ‘in chiaro’ la risposta ai miei dubbi.
Se l’Eucarestia è Gesù con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, come mai – mi domandavo – io, con tutte le ‘comunioni’ che avevo  fatto, non mi ero ‘divinizzato’ ed ero tutt’altro che diventato ‘santo’?
E’ perché – come dice la ‘Luce’ – io da buon razionalista, sia pur desideroso di ‘convertirsi’, facevo più o meno inconsciamente violenza a me stesso, mi avvicinavo al Sacramento forzandomi a credere ‘per fede’, ma – come sottolineava la Luce – ‘Fede non era, non ancora…’.
La Fede è infatti quella che sorregge la Speranza e che porta alla Carità.
Ed è la Carità quella che tutto fa.

Continuando il discorso sugli ammaestramenti di Gesù agli apostoli, Egli spiega loro il significato dell’Unzione della Cresima.                        
Come Gesù ha infuso negli apostoli lo Spirito Santo per trasmettere loro i suoi ‘doni’ - ed ancor più lo Spirito Santo infonderà se stesso in loro nella futura Pentecoste - altrettanto gli apostoli ed i loro successori, per mandato divino, dovranno fare con i cristiani per renderli soldati e combattenti contro le Forze del Maligno.

Abbiamo detto che il Battesimo infonde il carattere di ‘cristiani’ e cancella il Peccato originale ma non le ‘conseguenze’.
La Ferita, anche se guarita dal Battesimo, lascia nell’uomo una situazione di debolezza congenita, rimangono cioè i ‘fomiti’, gli impulsi a peccare.
Come potremmo andare in Paradiso se vi si entra solo ‘puri’ e noi puri non siamo perché siamo ormai costituzionalmente ‘peccatori’?
Ecco dunque il sacramento della Confessione che presuppone pentimento e penitenza.
L’uomo si umilia confessando i propri peccati, si pente di fronte al Sacerdote che rappresenta in quel momento Dio, sacerdote che per conto di Dio lo ascolta, lo assolve e gli consente – purificato - di accostarsi nuovamente al sacramento dell’Eucarestia.
Il Dio dell’Eucarestia non può scendere infatti se non in un uomo purificato.

Il Matrimonio nella legge antica era un contratto naturale fra un uomo e una donna, ma in quella ‘moderna’ del cristianesimo diventa un contratto spirituale.
Le due anime che si amano – spiriti in corpo d’uomo, dunque, e non solo ‘carni’ – giurano di voler servire il Signore nell’amore reciproco, amore che viene offerto al Signore in obbedienza al comando iniziale del Dio della Genesi: procreare non a scopo di libidine ma per offrire ‘Figli’ al Signore per il Regno di Dio, insomma ‘figli di Dio’ per il futuro Paradiso.
I ‘contratti’ spirituali sono sacri ed indissolubili. Niente più ripudi, dunque, per soddisfare istinti sessuali, e – in caso di incomprensioni – accettazione della ‘croce’ della vita, croce che ognuno di noi deve imparare a portare come per noi ha fatto Gesù sul Calvario.

Per il cristiano, la morte non è la fine della vita, ma è anzi la continuazione di quella presente con l’ingresso in una dimensione più spirituale, che è addirittura eterna, per accedere al Paradiso dove il Padre ha già pronto per lui un posto.
Prima di accedervi, anche qui - come per l’Eucarestia - bisogna essere detersi e purificati, come con l’olio venivano anticamente ‘detersi’ e ‘purificati’ i re che venivano insediati sul trono.
Ecco dunque il crisma della Unzione degli infermi.
Di fronte al pentimento sincero i peccati vengono cancellati e comunque si riceve forza e grazia affinché l’anima – che si presenterà al combattimento finale della morte – vinca quest’ultima prova e nasca alla Vita eterna.

Ancora una raccomandazione, però, da parte di Gesù.
L’età, le malattie, le persecuzioni falcidieranno gli apostoli: essi avranno dunque il potere di poter trasmettere ad altri discepoli che ne siano degni il dono del Sacerdozio perché il mondo non dovrà rimanere senza sacerdoti, gli intermediari fra l’uomo e Dio, i pastori delle anime che dovranno guidarle e somministrare i sacramenti.
Prendendo poi lo spunto dal ruolo del Sacerdote, il Gesù valtortiano di 2000 anni fa – spingendo lo sguardo avanti nel tempo – dice che se per le colpe del ‘Tempio’ la nazione di Israele verrà dispersa, la Terra subirà pure distruzioni quando l’Abominazione della desolazione entrerà in un sacerdozio diventato indegno che - insieme ai fedeli, di cui avrebbe dovuto essere ‘Pastore’ – giungerà all’apostasia, cioè all’allontanamento da Dio, quando verranno abbracciate dottrine infernali.
Sarà quello il  momento – spiega ancora una volta Gesù - in cui si manifesterà non Satan (che scenderà direttamente in campo ma solo alla fine del ‘millennio’) ma il suo ‘figlio’: l’Anticristo.
Nell’epoca anticristiana la fede verrà scardinata dai suoi stessi ministri che del sacerdote avranno la veste ma non più lo spirito.
Il Figlio di Dio, già da tempo in Cielo, non potrà più essere ucciso, ma potrà essere invece uccisa la Fede in Dio, un deicidio - questo - ancora più irreparabile.
Sarà quello il momento in cui il futuro ‘Pietro’ dovrà tenere ben saldo il timone della ‘barca’ fra le onde di una tempesta violenta che colpirà la Chiesa.
Verrà il tempo in cui il Libro, il Vangelo, verrà sostituito da altri libri.
Esso verrà insegnato scientificamente bene ma spiritualmente male, e la scienza senza sapienza non darà che paglia che non nutre.
Le dottrine eretiche si sostituiranno all’unica vera Dottrina, per preparare il terreno al regno della Bestia, regno di breve durata, ma pur sempre regno di tenebre e di terrore.
I veri pastori dovranno però vegliare perché non si perda lo spirito del Vangelo, aiutati in questo anche dalle numerosi ‘voci’ profetiche che Dio susciterà in loro aiuto tanto più numerose quanto più il Cristianesimo avrà bisogno di esse per superare la burrasca dei tempi.

Gli apostoli hanno ascoltato tutto ciò in silenzio, spaventati ed interdetti, ma Gesù dice loro di non preoccuparsi perché Egli lascerà ad essi il Divino Paraclito che farà loro in futuro comprendere le cose che ancora non hanno capito


1 G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 58 – Edizioni Segno, 1997

2 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 635.1/15 – Centro Ed. Valtortiano

3 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 53 – Ed. Segno, 1997