(La Sacra Bibbia – Il Vangelo secondo Marco e Luca – Ed. Paoline, 1968)
(M.V: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 625 – Centro Editoriale Valtortiano)
17. Egli era! E non lo conoscemmo.
Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?
Mc 16, 9-13:
Essendo risorto al mattino del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni.
Ella andò ad annunziarlo a quelli che erano stati con lui, i quali erano in lutto e in pianto.
Ma essi sentendo dire che era vivo ed era stato veduto da lei, non credettero.
In seguito apparve, sotto altro aspetto, a due di costoro che erano in cammino per andare nella campagna. Ed essi tornarono indietro a dirlo agli altri, ma non credettero neppure a loro.
Lc 24, 13-35:
In quel medesimo giorno, due discepoli se ne andavano verso un villaggio, detto Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme, e discorrevano fra di loro di tutti questi avvenimenti.
Mentre parlavano e discutevano insieme, Gesù si avvicinò e si unì ad essi.
Ma i loro occhi erano impediti di riconoscerlo.
Egli domandò loro: «Di che cosa state parlando fra di voi cammin facendo?»
Si soffermarono allora rattristati, e uno di loro, chiamato Cleofa, gli rispose: «Sei tu l’unico pellegrino in Gerusalemme, a non conoscere gli avvenimenti che vi sono accaduti in questi giorni?».
Domandò loro: «Quali?».
«Il fatto di Gesù di Nazaret, gli risposero, uomo che fu un profeta, potente nelle opere e nelle parole, davanti a Dio e a tutto il popolo, e come i Gran Sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno consegnato, per essere condannato a morte, e l’hanno crocifisso.
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele, invece siamo già al terzo giorno dacché sono avvenuti questi fatti.
Alcune donne, che sono fra noi, ci hanno sconvolto, perché essendo andate di buon mattino al sepolcro, non hanno trovato il suo corpo, e sono tornate a dire di avere avuto una visione di Angeli i quali annunziarono che egli è vivo. Alcuni dei nostri si sono recati al sepolcro ed hanno constatato che le cose stavano bensì come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno veduto».
Allora Gesù disse loro: «O insensati e tardi di cuore a credere tutto quello che i Profeti hanno predetto! Non era necessario forse che il Cristo patisse tutto questo ed entrasse così nella sua gloria?».
Poi, cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, spiegò loro quanto lo riguardava in tutte le scritture.
E quando furono vicini al villaggio, al quale erano diretti, egli fece finta di andare più avanti. Ma essi lo costrinsero a rimanere dicendo: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire».
Egli entrò per restare con loro.
Or, mentre si trovava a tavola con essi, prese il pane, lo benedisse e, spezzandolo, lo porse ai due.
I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero; ma egli disparve ai loro sguardi.
Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci sentivamo forse ardere il cuore in petto, mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?».
E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli Undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone».
Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.
Lc 24, 36-43:
Mentre parlavano di queste cose, Gesù apparve in mezzo a loro e disse: «La pace sia con voi!».
Essi, sbigottiti e pieni di timore, credevano di vedere uno spirito. Ma Egli disse loro:«Perché siete così turbati e i dubbi affiorano nei vostri cuori? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io. Palpatemi e osservate: uno spirito, infatti, non ha carne ed ossa come vedete che ho io».
Dopo aver detto queste cose, mostrò le sue mani e i suoi piedi. Ma poiché, nella loro gioia, esitavano ancora a credere ed erano pieni di meraviglia, domandò loro: «Avete qui qualcosa da mangiare?».
Essi gli presentarono del pesce arrostito. Egli ne prese e ne mangiò alla loro presenza».
17.1 Ma è una cosa veramente impossibile poter credere ad una resurrezione del nostro corpo alla fine del mondo?
Ripensando a quanto abbiamo letto nel capitolo precedente in merito alla resurrezione di Gesù con quel suo corpo glorificato, immagine a sua volta di quello che sarà il nostro corpo glorificato al momento della resurrezione per il giudizio universale, beh…, vi confesso che - pur trattandosi di una ‘verità di fede’ della Dottrina cristiana - si tratta di una ‘verità’ che in passato mi ha dato non poco da pensare e sono stato costretto a scriverci sopra e a meditarci per capitoli e capitoli dei miei libri per convincermene.
San Paolo ha scritto in una delle sue epistole che senza la resurrezione di Gesù, la nostra fede non avrebbe senso.
Se Loisy – come già detto nel capitolo precedente – aveva scritto nel suo ‘Le origini del Cristianesimo’ che ‘il preannuncio della resurrezione fu inventato per preparare all’idea del successivo racconto del sepolcro vuoto’ e se egli considerava quindi una pura invenzione dei primi cristiani il racconto della resurrezione di Gesù, chissà cosa avrà mai pensato della resurrezione dei ‘nostri’ corpi al momento del Giudizio universale.
‘Come è possibile – rincarava poi Bultmann nel suo ‘Nuovo testamento e Mitologia’ – pensare di fare rivivere fisicamente un corpo? E’ parimenti impossibile per l’uomo moderno accettare il concetto che dopo la propria morte l’io riceva delle vesti ‘celestiali’, quelle di un corpo spirituale…’.
Bultmann era accecato dalla sua Scienza che – autentica contraddizione per lui, ‘demitizzatore’ per eccellenza dei Vangeli – veniva invece da lui mitizzata al punto di farla diventare una sorta di religione laica.
Egli era ‘ideologicamente’ prevenuto, e dei racconti della Bibbia che non rispondevano ai canoni della ‘razionalità’ e ‘scientificità’ egli negava praticamente tutto.
Vissuto ancora fino a pochi decenni fa, Bultmann accettava e credeva solo alla fisicità delle cose che si possono toccare e vedere, sperimentare in laboratorio, controllare con un microscopio.
Ma cosa avrebbe detto Bultmann – se fosse vissuto qualche secolo fa e prima che il microscopio fosse inventato, non parliamo poi del microscopio elettronico – se qualcuno gli avesse a quel tempo raccontato tutti i fenomeni che si nascondono sotto questa apparenza di realtà che a noi pare quella che vediamo ma che nasconde invece al suo interno segreti incredibili?
Cosa sappiamo noi delle leggi fisiche che governano l’universo? Poco, se non quasi nulla.
Ma anche delle leggi fisiche che conosciamo, non potrebbe Dio, che tali leggi ha creato, modificarle a suo piacimento perché in realtà è Lui che le governa?
Non era forse impensabile fino ad un paio di secoli fa che si potesse parlare via radio da un capo all’altro del mondo?
E che dire – ancora all’inizio del Novecento – della possibilità attraverso la televisione, di lì a qualche decennio, di spedire immagini da un punto all’altro, se non di parlare e vederci tutti insieme in videoconferenza?
Chi dice, poi, che non sia un giorno possibile, anche senza voler considerare il ‘soprannaturale’, disaggregare le molecole del nostro corpo, costituite da atomi, cioè elettroni, protoni e neutroni, per spedirle e riaggregarle in un’altra parte del mondo?
Cosa avrebbe detto Bultmann se nel Medio Evo qualcuno gli avesse ‘rivelato’ che era possibile ‘creare’ della luce ‘elettrica’? E se qualcuno gli avesse parlato di elettromagnetismo? E che i suoni e i colori non sono ‘suoni’ e ‘colori’ ma una sorta di radiazioni od onde che – proprio in base alla diversità della ‘frequenza’ - appaiono come colori e suoni solo al nostro occhio ed al nostro orecchio che tali frequenze decodificano?
Che dire poi se gli avessero anche detto che in Cielo non ci sono solo stelle, ma galassie, anzi miliardi di galassie ognuna contenente centinaia di miliardi di stelle e pianeti?
Che avrebbe detto se qualcuno gli avesse rivelato che la materia è composta di molecole, le molecole di atomi, gli atomi di elettroni, protoni, neutroni, quarks e quanti e di tante altre particelle immateriali, tutte tenute insieme da delle forze di attrazione formidabili che sono poi quelle che danno ‘consistenza’ alla materia facendola apparire ‘solida’?
L’anima – che possiamo individuare nel nostro ‘complesso psichico’, costituito da ‘io conscio’ ed ‘io inconscio’ - è per definizione una realtà incorporea, immateriale, spirituale, come è ‘spirituale’, cioè incorporeo, il nostro pensiero.
Questo non si può ‘afferrare’ con le mani né sottoporre al microscopio ma ciò non di meno esiste.
Se dell’esistenza dell’anima potremo avere anche dei dubbi quella del pensiero è l’unica certezza che abbiamo e che ci rende certi della nostra identità esistenziale, se – del suo ‘pensiero’- Cartesio ebbe a dire: ‘Cogito, ergo sum!’, che è come dire: ‘Penso, dunque Io esisto’.
Il fatto che poi quest’anima – di cui conosciamo ben poco se non quanto ci è stato rivelato – possa, alla fine del mondo ed alla resurrezione dei corpi, riaggregare ad un comando divino intorno a sé gli atomi, gli elettroni, i neutroni e protoni che avevano costituito le molecole dei suoi tessuti e del suo corpo di una volta, questa è una ipotesi che per un Bultmann è impossibile da accettare perché gli sembra una assurdità rispetto alle leggi fisiche della materia che conosciamo.
Sono però in tanti a pensarla come Bultmann. Non solo gli atei, ma anche quelli che non sanno spingere lo sguardo dentro le profondità dei misteri della natura che ci circonda o dell’universo delle notti stellate che ci sovrastano.
Dio ha posto evidentemente un limite alle nostre conoscenze sull’aldilà, e se lo ha fatto, e se mantiene così gelosamente il segreto, è certo perché avrà le sue buone ragioni o perché è sicuro che se noi conoscessimo certe cose chissà quanti altri disastri potremmo combinare attingendo ai ‘frutti’ dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male senza esserne preparati.
Noi dunque non sappiamo cosa sia esattamente l’anima e se questa possa un giorno rivestirsi di un ‘corpo celestiale’, né cosa ci sia in quello che chiamiamo Aldilà, però ci fidiamo della Rivelazione divina che dà un senso alla nostra vita che altrimenti senso non avrebbe.
La scienza, di per se stessa, è riuscita in millenni di studio a spiegare tante cose, ma non quelle fondamentali: e cioè chi siamo, chi ci ha creati, da dove veniamo, dove andiamo.
Credo dunque nella possibilità della resurrezione finale per il semplice fatto che nella vita di ogni giorno – se ben rifletto - avvengono miracoli di vita che sono ben più straordinari dell’idea stessa della resurrezione dei corpi.
Su quest’ultima ricordo un brano evangelico recepito anche nell’opera valtortiana.
Era il ‘martedì’ santo, ed in quel giorno c’era stato quell’episodio evangelico della moneta e della domanda dei giudei a Gesù se fosse lecito pagare il tributo a Cesare.
Poi vi era stato quell’altro episodio dei sadducei che – non credendo affatto nella resurrezione dei corpi, contrariamente ai farisei – avevano posto beffardamente a Gesù un quesito che vi descrivo alla bell’e meglio: Ci sono sette fratelli. Il primo ha una moglie, ma poi lui muore e questa rimane vedova. Il secondo fratello se la sposa ma poi muore anche lui. Il terzo idem e così via finché non muore anche il settimo fratello al quale sopravvive ovviamente la solita inossidabile vedova. Bene, al momento della resurrezione dei morti – domandano i sadducei - chi dei sette fratelli reclamerà per sé quella bella donna visto che è stata moglie di tutti e sette?
La domanda era anche maliziosa, e chissà se Gesù – che leggeva nel loro pensiero – non avrà magari sorriso sotto i ‘baffi’, ma questo è quanto risponde invece ai sadducei il Gesù valtortiano:1
«…Voi sbagliate. Non sapete comprendere né le Scritture né la potenza di Dio.
Molto diversa sarà l'altra vita da questa, e nel Regno eterno non saranno le necessità della carne come in questo. Perché, in verità, dopo il Giudizio finale la carne risorgerà e si riunirà all'anima immortale riformando un tutto, vivo come e meglio che non sia viva la mia e la vostra persona ora, ma non più soggetto alle leggi e soprattutto agli stimoli e abusi che vigono ora.
Nella risurrezione, gli uomini e le donne non si ammoglieranno né si mariteranno, ma saranno simili agli angeli di Dio in Cielo, i quali non si ammogliano né si maritano, pur vivendo nell'amore perfetto che è quello divino e spirituale.
In quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto come Dio dal roveto parlò a Mosè? Che disse l'altissimo allora? "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe".
Non disse: "Io fui", facendo capire che Abramo, Isacco e Giacobbe erano stati ma non erano più.
Disse: "Io sono". Perché Abramo, Isacco e Giacobbe sono Immortali. Come tutti gli uomini nella parte immortale, sino a che i secoli durano, e poi, anche con la carne risorta per l'eternità.
Sono, come lo è Mosè, i profeti, i giusti, come sventuratamente è Caino e sono quelli del diluvio, e i sodomiti, e tutti coloro morti in colpa mortale. Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi».
«Anche Tu morrai e poi sarai vivente?», lo tentano. Sono già stanchi di essere miti. L'astio è tale che non sanno contenersi.
«Io sono il Vivente e la mia Carne non conoscerà sfacimento. L'arca ci fu levata e l'attuale sarà levata anche come simbolo. Il Tabernacolo ci fu tolto e sarà distrutto. Ma il vero Tempio di Dio non potrà essere levato e distrutto. Quando i suoi avversari crederanno di averlo fatto, allora sarà l'ora che si stabilirà nella vera Gerusalemme, in tutta la sua gloria. Addio».
E’ ancora Gesù che, in un altro dettato contenuto nei ‘Quaderni’2 della nostra mistica, parlando della metempsicosi, dove ogni anima – per i propugnatori della teoria – si reincarnerebbe più volte in un’altra ascendendo sempre più, accenna nuovamente alla resurrezione dei corpi.
Egli precisa che una sola è la vita terrena e che solo al momento del Giudizio universale la nostra anima assumerà una carne vera, la propria che aveva rivestito il corpo nel tempo passato:
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7 gennaio 1944.
Dice Gesù:
« Uomo che mi sei caro nonostante i tuoi errori, pecora spersa per la quale ho camminato e per la quale ho versato il mio Sangue per segnarti la via della Verità, questo dettato è per te. Una istruzione per te. Una luce per te. Non rifiutare il mio dono.
Non commettere sacrilegio di pensare che è più giusta altra parola di questa. Questa è mia. E' la mia voce che da secoli è sempre la stessa, che non muta, che non si contraddice, che non si rinnova col passare dei secoli perché è perfetta e il progresso non la incide. Voi potete aggiornarvi. Non lo che sono come il primo giorno nella mia dottrina così come sono da eternità in eterno nella mia natura. Sono la Parola di Dio, la Sapienza del Padre.
Nel mio vero, unico Vangelo, è detto: "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Non il Dio dei morti ma dei vivi ". Abramo è vissuto una volta. Isacco è vissuto una volta. Giacobbe è vissuto una volta. Tu vivrai una volta. Io che sono Dio ho preso carne una volta e non la prenderò una seconda, perché anche Dio rispetta l'ordine.
E l'ordine della vita umana è questo: Che ad una carne si fonda uno spirito per rendere l'uomo simile a Dio, il quale non è carne ma spirito, non è animale ma soprannaturale.
Che quando la carne tramonta, alla sua sera, cada come spoglia e rivestimento nel nulla da cui fu tratta e lo spirito torni alla vita sua: beata se visse, dannata se perì per avere fatto della carne il suo signore invece di fare Dio signore del suo spirito.
Che da quell'al di là del quale inutilmente volete conoscere gli estremi senza accontentarvi di credere al suo essere, esso spirito attende con tremore di spavento o con palpito di gioia di veder risorgere la carne per rivestirsene nell'estremo giorno della Terra e con quella precipitare nell'abisso o penetrare in Cielo glorificato anche nella materia, con la quale avete vinto perché è stata la vostra nemica naturale da voi fatta alleata soprannaturale.
Ma come potreste rivestire una carne al momento della mia eccelsa rassegna e con essa andare alla condanna o alla gloria, se ogni spirito avesse avuto molte carni? E quale sceglierebbe fra esse? La prima o l'ultima?
Se la prima gli valse, secondo le vostre teorie, l'ascesa alla seconda, è già carne meritevole, anzi più meritevole delle altre di possedere il cielo, perché ciò che costa è la prima vittoria. Dopo l'ascesa trascina.
Ma se in Cielo devono entrare solo i perfetti, come può entrare la prima?
Ingiusto sarebbe escludere la prima e ingiusto credere che sarà esclusa l'ultima delle vostre carni, che con teoria nefasta voi credete possano rivestire, a serie ascendenti, il vostro spirito, incarnato e disincarnato per tornarsi ad incarnare come abito che si posa la sera e si riprende al mattino.
E come potreste voi chiamare i beati se essi fossero già reincarnati?
E come dire vostri i vostri defunti se in quel momento essi già sono i figli di altri?
No. Lo spirito vive. Creato che sia, non si distrugge più.
Vive nella Vita se ha vissuto sulla terra, nell'unica vita che vi è concessa, da figlìo di Dio.
Vive nella Morte se ha vissuto nella vita terrena da figlio di Satana.
Ciò che è di Dio torna a Dio in eterno. Ciò che è di Satana torna a Satana in eterno.
E non dire: "Ciò è male". Ciò - ti dico Io, Verità - è sommo bene.
Viveste mille vite, diverreste mille volte zimbello di Satana e non sempre sapreste uscirne feriti ma vivi.
Vivendo una volta e sapendo che in quella volta è il vostro destino, se non siete dei maledetti adoratori della Bestia, agite con quel minimo almeno di volontà che basta a Me per salvarvi.
Beati poi quelli che, in luogo del minimo, danno tutto se stessi e vivono nella mia Legge. Il Dio dei vivi li guarda dal Cielo con infinito amore, e quel che ancora avete di bene sulla terra l'avete per questi santi che voi talora spregiate, ma che i Santi chiamano " fratelli ", che gli angeli carezzano, e che il Dio Uno e Trino benedice».
17.2 Una discordanza evangelica…, un dubbio che da anni mi tormenta e… una apparizione quasi da infarto.
Ritornando al momento della resurrezione di Gesù ed alla sua apparizione alle donne, ricorderete che, nella sua prima apparizione mattutina alla Madonna, Egli le aveva detto che sarebbe salito al Padre e poi nuovamente ridisceso per riconfermare i più deboli nella fede, riconfermarli cioè con delle ulteriori apparizioni.
I Vangeli accennano – dopo quelle alle donne – alle apparizioni ai due discepoli di Emmaus e poi agli stessi apostoli, in più occasioni successive.
Agli apostoli apparve fra l’altro una prima volta la sera stessa della Domenica di Resurrezione, ed una seconda volta la domenica successiva, presente in questa seconda occasione quel San Tommaso che aveva dichiarato di non poter credere alla resurrezione di Gesù se non lo avesse visto di persona e toccato.
Di queste prime apparizioni, quella che mi ha più colpito è quella ai due di Emmaus.
Non solo perché è un episodio che Luca racconta molto bene, non solo perché la Valtorta lo racconta e descrive in maniera superlativa, non solo – ancora - perché dal racconto di Luca emergerebbe una di quelle discordanze evangeliche che a volte io cerco nei vangeli con il lanternino, ma mi ha ‘colpito’ soprattutto perché per poco, nel leggere il testo valtortiano, non mi beccavo un infarto.
Ora – non il rischio di infarto ma l’episodio valtortiano - vorrei condividerlo con voi.
Solo Marco e Luca parlano dell’apparizione di Emmaus.
Marco – dopo aver detto che quella mattina del primo giorno della settimana Gesù era apparso per primo ‘alla Maddalena…dalla quale aveva cacciato sette demoni’ (povera Maddalena…, spero proprio che non abbia mai avuto l’occasione di leggere questo brano di Vangelo che la riguarda…) – aggiunge che lei era andata ad annunciare agli altri di aver visto Gesù vivo, senza però che quelli le credessero.
Alla fine del suo racconto, Marco aggiunge che Gesù apparve dopo, per via, sotto altra forma, a due di loro che andavano in campagna e che questi lo andarono ad annunciare agli altri (e cioè agli apostoli) che tuttavia non credettero nemmeno a loro.
Gli apostoli le consideravano evidentemente delle allucinazioni.
Luca è invece molto più preciso nel suo racconto, forte evidentemente di ben altri approfondimenti e testimonianze che egli seppe raccogliere, magari dagli stessi protagonisti, come del resto doveva aver raccolto dalla Madonna anche le testimonianze sull’infanzia di Gesù.
Luca dice che uno dei due è un certo Cleofa che, insieme ad un compagno, camminava sulla strada che da Gerusalemme portava ad Emmaus, distante più o meno un quindici/venti chilometri.
Due buoni camminatori – visto che le gambe a quell’epoca erano il mezzo di locomozione più usato ed allenato – avrebbero potuto percorrere a buon passo quella distanza in poche ore.
I due erano evidentemente venuti a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua ed erano discepoli di Gesù.
Il dramma della cattura nella notte del Giovedì santo - della quale avevano probabilmente avuto conoscenza solo al mattino del Venerdì al momento del processo fra grandi tumulti di folla - li aveva colti di sorpresa. Solo pochi giorni prima c’era stata la Domenica delle Palme, con l’omaggio, gli osanna ed il trionfo tributati a Gesù dai suoi sostenitori.
Non riuscivano a comprendere – i due - di come le cose si fossero capovolte così all’improvviso, e soprattutto non riuscivano a capacitarsi di come il Messia, il Figlio di Dio, avesse potuto farsi prendere, malmenare, flagellare, crocifiggere ed uccidere.
Essi sono addolorati, il dubbio di essersi sbagliati sulla natura divina di Gesù li attanaglia, ed è mentre così discorrono che un viandante li raggiunge e si accompagna a loro.
Il Viandante è Gesù, ma Luca dice che gli occhi dei due ‘non potevano riconoscerlo’.
Anche alla Maddalena ricorderete che era successo qualcosa di analogo.
Nel racconto di Giovanni – dopo che Giovanni e Pietro, erano tornati con lei al sepolcro per constatare che effettivamente il corpo di Gesù era sparito - gli apostoli erano ritornati a casa, cioè al Cenacolo, ed è stato allora che Maddalena, rimasta in lacrime vicino al sepolcro, si era vista apparire vicino un tale che lei aveva scambiato per il conduttore del fondo agricolo dove stava il sepolcro, personaggio che poi le si era manifestato nella sua vera identità di Gesù, in tutto il suo splendore sfolgorante di risorto per poi scomparire nel nulla dopo averle parlato.
Evidentemente l’Uomo-Dio - che dopo la Resurrezione era più Dio che Uomo perché aveva ormai compiuto in maniera trionfale la sua missione di Redenzione dell'Umanità - si manifestava in tutta la sua gloria, riusciva ad apparire, scomparire, attraversare muri come un fantasma, aveva il controllo totale della materia e delle leggi fisiche, riusciva a trovarsi contemporaneamente in luoghi diversi anche distanti fra loro, ed infine poteva attenuare, modificare o far risaltare le sue sembianze in modo da rendersi più o meno riconoscibile, a seconda delle necessità del momento.
I tre – cioè Cleofa, il suo ignoto compagno ed il Viandante Gesù, in incognito – proseguono intanto il loro cammino verso Emmaus.
Gesù fa finta di essere all’oscuro di quanto essi stanno commentando e domanda loro ragione di quelle loro facce afflitte.
Quelli, immaginando che lui dovesse essere un forestiero che non aveva vissuto gli avvenimenti di quei recenti giorni tragici a Gerusalemme, gli raccontano di questo Gesù Nazareno, ‘profeta potente’ in opere e parole, ma odiato, fatto condannare e crocifisso dai sacerdoti e dai Capi giudei.
Quel mattino – dicono loro – alcune donne erano andate al sepolcro ed erano tornate dicendo di averlo trovato vuoto e di aver visto lì degli angeli che avevano detto loro che Gesù era vivo.
Alcuni altri – e qui i due alludono evidentemente a Pietro e Giovanni che dopo il racconto della Maddalena sul sepolcro trovato deserto erano corsi a controllare – avevano dato conferma che il sepolcro era effettivamente vuoto senza tuttavia aver trovato traccia della presenza di Gesù.
Comincia allora qui – durante il cammino – una lunga catechesi del Viandante che – benché ‘forestiero’ – mostra ai due di conoscere alla perfezione le Scritture ed in particolare le cose predette dai Profeti sul Messia, per cui, cominciando da Mosè e dagli altri profeti, l’uomo spiega ai due che quel Gesù - che essi, in un momento di sfiducia, avevano ‘declassato’ al rango di semplice ‘profeta’- era in realtà non solo l’atteso Messia, ma addirittura il Figlio di Dio.
Il gruppo è intanto arrivato alle prime case del villaggio. I due si accingono ad entrarvi e Gesù mostra di voler continuare. Ma quelli lo fermano: ‘Ormai si è fatta sera, resta con noi’, gli dicono.
Erano molto ospitali gli ebrei, ed i due erano anche molto meravigliati e rapiti dalle spiegazioni sapienti che quel viandante aveva loro dato.
Lo invitano a cena per trattenerlo ancora di più e bere alla fonte della sua sapienza.
Ormai essi sono stati riconfermati nella loro fede ma Gesù li accontenta ed accetta l’invito. Vuole fare loro un ultimo dono che servirà anche agli altri increduli. Si siedono a tavola, all’Ospite viene dato l’onore di spezzare il pane per tutti. Il Viandante si alza maestoso, benedice il pane, lo spezza con solennità come aveva fatto con quello Eucaristico dell’Ultima Cena. Lo porge ai due e - mentre quelli lo guardano trasognati come se quel gesto ricordasse loro qualcosa di famigliare - a loro si aprono gli occhi, vedono Gesù trasfigurarsi per poi scomparire, con un sorriso, nel nulla, lasciandoli soli con quel prezioso pane in mano.
Immaginate lo stupore, la meraviglia, la gioia immensa nell’essersi accorti che quello sconosciuto che gli aveva spiegato tutto, che aveva camminato a lungo al loro fianco, che si era addirittura seduto al desco con loro, era niente di meno che il Messia, il Messia risorto….
E – come a confermarsi l’un l’altro di non aver avuto le traveggole – essi dicono infatti quelle parole restate famose citate nel Vangelo di Luca: «Non ci sentivamo forse ardere il cuore in petto mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?».
Andare a dormire? Neanche parlarne. Correre subito a Gerusalemme, al Cenacolo, avvisare gli altri che il Messia – come avevano detto quel mattino le donne - era davvero risorto, e che persino loro, che erano gli ultimi dei discepoli, lo avevano visto e toccato.
E’ ormai l’imbrunire ma essi si rimettono subito in cammino, ripercorrendo - con lena e forze moltiplicate dall’emozione e dall’entusiasmo - il percorso inverso.
Giungono al Cenacolo a notte fonda, dove trovano gli altri ancora riuniti a commentare gli avvenimenti di quella strana giornata.
Narra infatti Luca:
“…E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli Undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: « il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane”.
Luca - un istante di attenzione - dice che i due di Emmaus avevano trovato gli ‘undici’ apostoli riuniti con i loro compagni.
I conti però non tornano e Renan e Loisy troverebbero magari da ridire.
Gli ‘undici’, in quel momento, dovevano essere in realtà solo dieci, perché – come si evince dal contesto degli altri evangeli - Giuda era assente in quanto suicida e Tommaso, dopo la fuga al momento della cattura di Gesù sul Getsemani, non si era ancora fatto vivo.
Luca ha composto il suo vangelo qualche anno dopo e non deve aver badato ad un piccolo particolare di questo genere.
Ritornando però ai viandanti di Emmaus, chi sono in realtà questi due discepoli?
Di uno – poiché ce lo dice lo stesso Luca - sappiamo che si chiamava Cleofa, dell’altro nulla.
E’ sempre la Valtorta però a farci comprendere indirettamente l’arcano, se scorriamo le pagine dei dieci volumi del suo Evangelo.
Il paese di Emmaus aveva un vecchio sinagogo di nome Cleofa.
Questi, verso la fine del primo anno di vita pubblica di Gesù, era andato a trovarlo con un gruppo di paesani per ascoltarne la predicazione in una fattoria di campagna dell’Acqua speciosa, una fattoria di Lazzaro dove Gesù si era rifugiato con gli apostoli per sottrarsi per un po’ di tempo alle insidie dei soliti scribi e farisei.
Il sinagogo, rimasto estasiato dai discorsi di Gesù che in quei giorni spiegava il significato profondo di ognuno dei dieci comandamenti, lo invita a venirlo a trovare nella sua Emmaus.
Poco tempo dopo Gesù si trova a passare nelle vicinanze di quella cittadina ed a sorpresa entra nella stessa casa dove sono entrati ora Gesù con i due di Emmaus.
Il vecchio Cleofa lo accoglie con gioia e organizza una festa, invitando i notabili del paese a cena perché vorrebbe che Gesù, con la sua parola, li facesse convinti che lui è veramente l’atteso Messia.
Egli presenta a Gesù la sua famiglia: la moglie, un figlio di nome anch’egli Cleofa, la moglie di questo figlio, i nipotini, mentre un altro figlio, di nome Erma – come si rammarica il padre - è purtroppo in quel momento assente essendo andato a Gerusalemme con Simone, suocero del figlio Cleofa.
Da Gerusalemme fanno in tempo però ad arrivare di lì a poco il suocero Simone con Erma, e tutti i famigliari diventeranno discepoli di Gesù.
Qui mi preme però sottolineare i nomi di Cleofa-figlio e di Simone perché – nel racconto della visione che la Valtorta ha dell’episodio dei due di Emmaus – si capisce che i due di Emmaus sono proprio Cleofa-figlio e il suo suocero Simone.
Ma perché ho voluto attirare la vostra attenzione su un aspetto apparentemente banale come il sapere chi sono esattamente i due?
E’ per cercare di risolvere con voi un dubbio che da anni mi tormenta.
Vi ho mostrato, se avete per caso letto anche i miei libri precedenti, quante siano le discordanze nei racconti evangelici.
Lo scrittore cattolico Vittorio Messori le ha una volta definite ‘croce e delizia’ dei critici: croce per i benpensanti che non sanno come spiegarsele e si trovano in difficoltà, delizia per i maldicenti che – come vi avevo già detto - ne approfittano per sostenere l’inattendibilità di quanto viene riferito nei Vangeli, considerati - da soggetti come Loisy, Renan e Bultmann - alla stregua di racconti mitici.
Io ho cercato dunque di cogliere per quanto possibile queste discordanze per spiegare come – alla luce delle visioni di Maria Valtorta – esse finiscano invece per acquistare un senso compiuto.
E’ vero che i Vangeli sono ‘Parola di Dio’, ma è pur vero che gli evangelisti non erano letterati, pozzi di scienza, non disponevano di ‘registratori’, cercavano di annotare a memoria i concetti che sentivano per poi trascriverli in un secondo tempo, e solo quando le circostanze lo permettevano potevano consentirsi il lusso di incidere qualche veloce concetto su qualche pergamena o qualche tavoletta di cera che si portavano dietro, concetto comunque sempre sommario perché era impossibile stare dietro alla trascinante oratoria di Gesù.
Qualche confusione di carattere marginale era dunque possibile, come nel caso che vi ho da poco raccontato sulle donne che erano andate al sepolcro la mattina della domenica.
Il mio dubbio, nel caso specifico di Emmaus, era questo.
Luca – alla fine del brano di Gesù sui due di Emmaus - narra che, quando i due giungono al Cenacolo, gli apostoli vi erano ancora riuniti per discutere gli avvenimenti della giornata.
Se ne deduce dunque che fino a quel momento, e cioè fino a tarda sera di quella domenica, Gesù non era ancora apparso a nessuno degli apostoli.
Luca – terminato infatti il racconto dei due sulla apparizione sulla via di Emmaus – continua il suo Vangelo dicendo che Gesù apparirà agli apostoli poco dopo in quella notte stessa.
Ma Luca, quando stava narrando poco prima dei due di Emmaus, aveva scritto testualmente:
“…E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli Undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: « il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane”.
Dell’errore di Luca sul numero degli apostoli presenti abbiamo già detto, ma ora converrete anche voi che, dal testo, parrebbe proprio che gli apostoli avessero detto ai due che il Signore era già apparso a Simone e che solo dopo i due di Emmaus avessero anch’essi raccontato agli apostoli la ‘loro’ apparizione.
Ora, venendo al dubbio che da anni mi torturava, possibile che se Gesù era apparso a Simone di Giona, cioè Pietro, la Valtorta – che pure ha parlato di tante altre apparizioni – non ne abbia fatto cenno?
E se fosse invece apparso a Simone lo Zelote? Ma neppure a questo la Valtorta fa cenno.
E allora?
I Vangeli stessi, che parlano a lungo delle apparizioni alle donne in quella giornata, non fanno alcun accenno ad una apparizione a Simone lo Zelote né tanto meno a Pietro, la cui parola di Capo – come la parola della Madonna se lei avesse svelato quella segreta apparizione mattutina di Gesù nella sua cameretta - sarebbe bastata a dissipare qualsiasi dubbio sulla resurrezione di Gesù testimoniata dalle varie donne alle quali però gli apostoli – a cominciare dagli stessi Pietro e Giovanni – avevano mostrato di non credere troppo.
Una volta avevo confessato questa mia perplessità a mia moglie Rosanna che con una alzata di spalle aveva concluso: ‘Si vede che Gesù sarà apparso anche a Pietro. Non era forse il Capo degli apostoli?’
Io le avevo allora obiettato che Gesù non doveva essere apparso prima a Pietro perché Marco, nel suo Vangelo, dice testualmente che quando i due di Emmaus erano tornati indietro a dire agli apostoli - che già non avevano voluto credere alle donne - che essi avevano visto il Risorto, gli apostoli ‘non credettero neppure a loro’.
Inoltre, quando poi la Valtorta descrive la visione della apparizione di Gesù agli apostoli nel Cenacolo (e cioè dopo che i due di Emmaus avevano raccontato la loro esperienza e se ne erano già andati via) si capisce dai loro colloqui con Gesù che sia ‘Simone di Giona’ che ‘Simone lo Zelote’ vedono Gesù risorto per la prima volta in quel momento.
Gli apostoli sono proprio mortificati ed avviliti, Gesù è apparso a tutti meno che a loro, ed essi si rimproverano e si commiserano a turno, ognuno dando testimonianza agli altri della propria viltà e fuga al momento della cattura, si nascondono il volto fra le mani per la vergogna del ricordo e mentre stanno così, in un lampo abbagliante, Gesù si materializza in mezzo a loro, bello come un Dio, con il suo corpo glorificato.
Anche questa roba da infarto.
Inizia allora un bellissimo e dolce colloquio dove Gesù spiega loro - come un padre spiegherebbe ad un figlio molto amato le ragioni di una giusta punizione - perché Egli li ha tenuti ‘ultimi’ nelle sue apparizioni.
Pietro si trascina in ginocchio ai suoi piedi, singhiozza, gli chiede: ‘Perdono! Perdono!’.
Gesù lo consola con dolcezza.
Non c’è dubbio: Pietro vede Gesù in quel momento per la prima volta.
Ma allora come la mettiamo con quei due versetti di Luca su quella apparizione a Simone che chissà quanti teologi ed esegeti avranno per secoli interpretato come una qualche apparizione ‘segreta’ di Gesù a Pietro?
Io trovo una sola spiegazione: si tratta di una delle solite discordanze!
Insomma di un errore di traduzione dei testi originari, oppure di un errore degli amanuensi dei secoli successivi, oppure di una cosa capita male da Luca.
Abbiamo dunque capito che in questo ‘giallo’ vi è un ‘assassino’, ma non sappiamo ancora chi è finché… non lo scopriamo dalla visione della Valtorta: il Simone di cui scrive Luca va individuato nel Simone di Emmaus, cioè il secondo non meglio identificato compagno di Cleofa, che nella visione valtortiana si rivela essere nient’altro che suo…suocero.
Se io fossi l’evangelista Luca oppure se Egli dal Cielo mi desse l’autorizzazione per ‘correggere’ il testo del suo vangelo:
‘E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’
pensando che a parlare per primo agli apostoli fosse stato Cleofa, quel testo – io - lo riscriverei più o meno così:
‘E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono i dieci riuniti con i loro compagni, ai quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso anche a Simone». Essi raccontarono pure quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’
Ma ora andiamo a vederci la visione di Maria Valtorta e lo stupendo dialogo fra Gesù ed i ‘due’, e ditemi se – alla fine – anche a voi, come a loro e a me, non arderà il cuore nel petto nel sentire come Egli spiega le Scritture.
A me è successo oggi, mentre meditavo profondamente assorto quel dialogo per poterne parlare a voi.
Un forte senso di calore nel petto, come al cuore e poi… un attacco di fibrillazione cardiaca.
Sono sopravvissuto, state tranquilli. Mi è bastata una sola pastiglia in più oltre a quelle che già prendo normalmente.
Un senso di fortissimo calore interiore che però più che ‘calore’ sembrava Amore, non un amore che veniva dal mio cuore, ma un Amore che veniva e si riverberava da fuori pur sembrando venire da dentro, vicino al mio cuore, come per dirmi e farmi capire: ‘Anch’io sto rileggendo con te quell’episodio che riguardava Me. Commentiamolo insieme’.
Mi sono però preso uno spavento… e alla fine – irriconoscente come sono - non sapevo se essere grato al Signore oppure fargli le mie rimostranze.
In fin dei conti, con un malato di cuore ci vorrebbe un po’ di prudenza, o no?!
625. Apparizione ai discepoli di Emmaus.3
5 aprile 1945.
Per una strada montuosa due uomini, di media età, vanno lesti volgendo le spalle a Gerusalemme, le cui alture scompaiono sempre più dietro le altre che si susseguono con ondulazioni di cime e di valli continue.
Parlano fra di loro. E il più anziano dice all'altro, che avrà un trentacinque anni al massimo: «Credi che è stato meglio fare così. lo ho famiglia e tu ce l'hai. Il Tempio non scherza. Vuole proprio farla finita. Avrà ragione? Avrà torto? Non lo so. So che in esso è chiaro il pensiero di finirla per sempre con tutto questo».
«Con questo delitto, Simone. Dagli il nome giusto. Perché almeno delitto lo è».
«Secondo. In noi l'amore fa lievito contro il Sinedrio. Ma forse... chissà! ».
«Niente. L'amore illumina. Non porta all'errore».
«Anche il Sinedrio, anche i sacerdoti e i capi amano. Loro amano Jeovè, Colui che tutto Israele ha amato da quando il patto fu stretto fra Dio e i Patriarchi. Allora pure ad essi l'amore è luce e non porta errore! ».
«Non è amore per il Signore il loro. Sì. Israele da secoli è in quella Fede. Ma dimmi. Puoi dire che è ancora una fede quella che ci danno i capi del Tempio, i farisei, gli scribi, i sacerdoti? Tu lo vedi. Con l'oro sacro al Signore - già si sapeva, o almeno si sospettava che ciò avvenisse - con l'oro sacro al Signore essi hanno pagato il Traditore e ora pagano le guardie. Il primo perché tradisse il Cristo, le seconde perché mentano. Oh! Io non so come la Potenza eterna si sia limitata a scardinare le muraglie e a lacerare il Velo! Ti dico che io avrei voluto che sotto le macerie seppellisse i nuovi filistei. Tutti! ».
«Cleofa! Tu saresti tutto vendetta».
«Vendetta sarei. Perché, ammettiamo che Egli fosse solo un profeta, è egli lecito uccidere un innocente? Perché innocente era! Lo hai mai visto fare uno dei delitti di cui fu accusato per ucciderlo?».
«No. Nessuno . Però un errore lo ha fatto».
«Quale, Simone?».
«Quello di non sprigionare potenza dall'alto della sua Croce. Per confermare la nostra fede e per punire gli increduli sacrileghi. Egli doveva raccogliere la sfida e scendere di Croce».
«Ha fatto di più. E’ risorto».
«Sarà poi vero? Risorto come? Con lo Spirito solo o con lo Spirito e la Carne?».
«Ma lo spirito è eterno! Non ha bisogno di risorgere!», esclama Cleofa.
«Lo so anche io. Volevo dire: se è risorto con la sua unica natura di Dio, superiore ad ogni insidia dell'uomo. Perché ora il suo spirito fu insidiato col terrore dall'uomo. Hai sentito, eh? Marco ha detto che nel Getseniani, dove Egli andava a pregare contro un masso, è tutto sangue. E Giovanni, che ha parlato con Marco, gli ha detto: "Non far calpestare quel luogo, perché è sangue sudato dall'Uomo Dio". Se ha sudato sangue prima della tortura, deve ben avere avuto terrore di essa! ».
«Nostro povero Maestro! ... ». Tacciono afflitti.
Li raggiunge Gesù e chiede: «Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli. Chi fu ucciso?».
E’ un Gesù velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non lo ravvisano.
«Sei d'altri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali cosi ridotti ci paiono di instancabile pellegrino».
«Lo sono. Vengo da molto lontano ... ».
«Stanco sarai, allora. E vai lontano?».
«Molto, ancora più di quanto Io ne venga».
«Hai commerci da fare? Mercati?».
«Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il più grande Signore. Tutto il mondo devo girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvatiche ora non sono».
«Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusalemme?».
«Perché lo chiedete?».
«Perché tu solo sembri ignorare quanto in essa è accaduto in questi giorni».
«Che vi è accaduto?».
«Tu vieni da lontano e perciò forse non sai. Ma la tua parlata è pure galilea. Perciò, anche se servo di un re straniero o figlio di galilei espatriati, saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella patria nostra era sorto un grande profeta di nome Gesù di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a Dio e agli uomini, che andava predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia. Le sue parole e le sue opere erano realmente da Figlio di Dio, come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto Cielo…, Ora tu sai perché… Ma sei circonciso?».
«Primogenito sono e sacro al Signore».
«Allora sai la nostra Religione?».
«Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi. L'halascia, il midrascia e l'aggada mi sono note come gli elementi dell'aria, dell'acqua, del fuoco e della luce, che sono i primi a cui tende l'intelligenza, l'istinto, il bisogno dell'uomo che da poco è nato da seno».
«Orbene, allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito Israele. Questo invece così non era ... ».
«Come, dunque?».
«Egli non mirava a terreno potere. Ma di un regno eterno e spirituale si diceva re.
Egli non ha riunito, ma anzi ha scisso Israele, perché ora esso è diviso fra coloro che in Lui credono e coloro che malfattore lo dicono.
In verità di re non aveva stoffa, perché voleva solo mitezza e perdono. E come soggiogare e vincere con queste armi?... ».
«E allora?».
«E allora i capi dei Sacerdoti e gli Anziani d'Israele lo presero e lo hanno giudicato reo di morte... accusandolo, per verità, di colpe non vere. Sua colpa era essere troppo buono e troppo severo ... ».
«Come poteva, se era l'uno, essere l'altro?».
«Poteva, perché era troppo severo nel dire le verità ai Capi d'Israele e troppo buono nel non fare su essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici».
«Severo come il Battista era?».
«Ecco... non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei, e minacciava quelli del Tempio come segnati dall'ira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perché il Nazareno leggeva nei cuori meglio che uno scriba nel testo, allora era più dolce di una madre».
«E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente?».
«Lo ha condannato Pilato... Ma non voleva e lo diceva " Giusto". Ma di accusarlo a Cesare lo minacciarono ed ebbe paura.
Insomma fu condannato alla croce e vi morì. E questo, insieme al timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti, perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del Profeta eravamo».
«E ora più non lo siete?».
«Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e anche che, con un prodigio, confermasse le sue parole. Invece! ... ».
«Che parole aveva dette?».
«Te lo abbiamo detto: "Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico" e così via.
E diceva: "Venite al Regno", ma poi non ci ha dato il regno.
E diceva: "Il terzo giorno risorgerò". Ora è il terzo giorno che è morto. Anzi è già compiuto, perché l'ora di nona è già trascorsa, e Lui non è risorto. Delle donne e delle guardie dicono che sì, è risorto. Ma noi non lo abbiamo visto. Dicono le guardie, ora, che così hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del Nazareno. Ma i discepoli! ... Noi lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo... e non certo lo abbiamo rapito ora che è morto. E le donne... chi ci crede ad esse?
Noi ragionavamo di questo. E volevamo sapere se Egli si è inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la Carne.
Le donne dicono che gli angeli - perché dicono di avere visto anche gli angeli dopo il terremoto, e può essere, perché già il venerdi sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri - dicono che gli angeli hanno detto che Egli è come uno che non è mai morto. E tale infatti alle donne parve di vederlo. Ma però due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le donne hanno detto, non hanno visto Lui, né lì, né altrove. Ed è una grande desolazione, perché non sappiamo più che pensare! ».
«Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! e come lenti nel credere alle parole dei profeti! E non era ciò stato detto?
L'errore di Israele è questo: dell'avere male interpretato la regalità del Cristo. Per questo Egli non fu creduto.
Per questo Egli fu temuto. Per questo ora voi dubitate. In alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo l'umana natura. La ricostruzione del regno d'Israele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel mezzo, come fu in voi.
Non nel tempo: ogni regalità, anche la più potente, non è eterna. Ricordate i potenti Faraoni che oppressero gli ebrei ai tempi di Mosè. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mummie senz'anima in fondo ad ipogei secreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di un'ora, e anche meno, se misuriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno è eterno.
Nello spazio. Era detto: regno di Israele. Perché da Israele è venuto il ceppo della razza umana; perché in Israele è, dirò così, il seme di Dio, e perciò, dicendo Israele, volevasi dire: il regno dei creati da Dio. Ma la regalità del Re Messia non è limitata al piccolo spazio della Palestina, ma si estende da settentrione a meridione, da oriente a occidente, dovunque è un essere che nella carne abbia uno spirito, ossia dovunque è un uomo.
Come avrebbe potuto uno solo accentrare in sé tutti i popoli fra loro nemici e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti con crudeli oppressioni d'armati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i profeti?
Nel mezzo: il mezzo umano, ho detto, è l'oppressione. Il mezzo sovrumano è l'amore. Il primo è sempre limitato, perché i popoli ben si rivoltano all'oppressore. Il secondo è illimitato, perché l'amore è amato o, se amato non è, è deriso. Ma, essendo cosa spirituale, non può mai essere direttamente aggredito. E Dio, l'Infinito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ciò che finito non è perché eterno è: lo spirito; ciò che è dello spirito; ciò che porta allo Spirito.
Questo è stato l'errore: di avere concepito nella mente un'idea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.
Quale è la regalità più alta? Quella di Dio. Non è vero? Or dunque, questo Ammirabile, questo Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro, questo Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli viene, perché tale è detto e tale è il Messia, non avrà una regalítà simile a quella di Colui che lo ha generato?
Sì, che l'avrà. Una regalità tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua Regalità! Quella che la Bontà eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo Verbo.
Ma non è detto da Davide che questo Re potente ha avuto messa sotto i suoi piedi ogni cosa a fargli da sgabello?
Non è detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire, anche le torture?
E non è detto che Egli è il Salvatore e Redentore, che col suo olocausto salverà l'uomo peccatore?
E non è precisato, e Giona ne è segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della Terra e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena?
E non è stato detto da Lui: "Il Tempio mio, ossia il mio Corpo, il terzo dì dopo essere stato distrutto, sarà da Me (ossia da Dio) ricostruito"? E che pensavate? Che per magia Egli rialzasse le mura del Tempio? No. Non le mura. Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso.
Egli ha rialzato il Tempio vero: il suo Corpo di Agnello. Immolato, cosi come ne ebbe l'ordine e la profezia Mosè, per preparare il "passaggio" da morte a Vita, da schiavitù a libertà, degli uomini figli di Dio e schiavi di Satana.
"Come è risorto?", vi chiedete.
Io rispondo: E’ risorto con la sua vera Carne e col suo divino Spirito che l'abita, come in ogni carne mortale è l'anima abitante regina nel cuore. Cosi è risorto dopo avere tutto patito per tutto espiare, e riparare all'Offesa primigenia e alle infinite che ogni giorno dall'Umanità vengono compite.
E’ risorto come era detto sotto il velo delle profezie. Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu immolato.
E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la città deicida sarà distrutta.
Io ve ne consiglio: leggete con l'anima, non con la mente superba, i profeti, dal principio del Libro alle parole del Verbo immolato; ricordate il Precursore che lo indicava Agnello; risovvenitevi quale era il destino del simbolico agnello mosaico.
Per quel sangue furono salvati i primogeniti d'Israele. Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volontà si saranno fatti sacri al Signore.
Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il messianico profeta Isaia.
Ricordate Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fango all'azzurro celeste, ogni parola sulla regalità del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno più giusto non vi poteva essere dato più forte di questa vittoria sulla Morte, di questa Risurrezione da Se stesso compiuta.
Ricordatevi che disforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dall'alto della Croce coloro che su essa lo avevano messo. Ancora Egli era il Salvatore, anche se era il Crocifisso schernito e inchiodato ad un patibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo spirito e il volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di credere e di invocare, non con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro.
Ora è risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione.
Tre volte glorioso lo è ora che, dopo essersi annichilito per tanti anni in una carne, ha immolato Se stesso, portando l'Ubbidienza alla perfezione del saper morire sulla croce per compiere la Volontà di Dio. Gloriosissimo, in un con la Carne glorificata, adesso che Egli ascende al Cielo ed entra nella Gloria eterna, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.
Ad esso Regno Egli, più che mai pressantemente, con l'amore e l'autorità di cui è pieno, chiama le tribù del mondo. Tutti, come videro e previdero i giusti di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno al Salvatore. E non vi saranno più Giudei o Romani, Sciti o Africani, Iberi o Celti, Egizi o Frigi. L'oltre Eufrate si unirà alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno al suo Regno, e cadranno razze e idiomi. Costumi e colori di pelle e capelli non avranno più luogo. Ma sarà uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore. Sarà il Regno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: l'Immolato Risorto. Sudditi eterni: i credenti nella sua Fede. Vogliate credere per essere di esso. Ecco Emmaus, amici. Io vado oltre. Non è concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da fare».
«Signore, tu sei istruito più di un rabbi. Se Egli non fosse morto, diremmo che Egli ci ha parlato.
Ancora vorremmo udire da te altre e più estese verità. Perché ora, noi pecore senza pastore, turbate dalla bufera dell'odio d'Israele, più non sappiamo comprendere le parole del Libro. Vuoi che veniamo con te? Vedi, ci istruiresti ancora, compiendo l'opera del Maestro che ci fu tolto».
«L'avete avuto per tanto e non vi poté fare completi? Non è questa una sinagoga?».
«Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia».
«E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non è colpa vostra. Ancora dopo il Sangue manca il Fuoco. E poi crederete, perché comprenderete. Addio».
«O Signore, già la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra. Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale».
Gesù entra e viene servito, con la solita ospitalità ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi.
Poi si mettono a tavola e i due lo pregano di offrire per loro il cibo.
Gesù si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede.
Spezza il pane e ne dà ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto.
Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sull'avorio della pelle.
Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l'aspetto.
I due lo riconoscono e cadono in ginocchio... Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come reliquia, avvolto in un lino sul petto.
Piangono dicendo: «Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?».
«Sì. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Cielo viene. La luce di Dio. E vedo che Egli è il Salvatore».
«Andiamo. Io non sento più stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Gesù, in Gerusalemme».
«Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere quest'ora!».
«Ma non lo dire! Egli più di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per pietà della nostra debolezza carnale, egli, il giusto Clofé, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andiamo! Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci darà maniera di passare. Se ha aperto le porte di morte, ben potrà aprire le porte delle mura! Andiamo».
E nel tramonto tutto porpureo vanno solleciti verso Gerusalemme.
1 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 594 - Centro Editoriale Valtortiano
2 M.V.: ‘I Quaderni del 1944’ – Dettato del 7.1.44 – Centro Ed. Valtortiano
3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 625 – Centro Ed. Valtortiano