(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 618 e 620 – Centro Ed. Valtortiano)
(M.V.: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – Centro Edit. Valtortiano)

16. Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio Spirito è entrato come spada di Fuoco divino a riscaldare le fredde spoglie del mio Cadavere…

16.1 La prima apparizione di Gesù risorto: qualche imbarazzante contraddizione nel racconto dei quattro evangelisti.

Narra Giovanni nel suo Vangelo che il primo giorno della settimana, che per gli ebrei era il giorno successivo a quello di festa del sabato ebraico,  Maria Maddalena andò al sepolcro al mattino presto, mentre era ancora buio.
Per noi cristiani quel giorno dopo il sabato si chiamerà ‘domenica’, cioè ‘giorno del Signore’ perché giorno della sua Resurrezione.
La Maddalena si recava al sepolcro perché doveva essere completata l’opera di imbalsamazione che era uso fare per preservare il più a lungo possibile l’integrità dei cadaveri.
Opera pietosa che era stata iniziata lo stesso pomeriggio del Venerdì santo, ma che aveva dovuto essere interrotta a causa del sopraggiungere del tramonto con il quale iniziava il sabato ebraico quando ogni attività di quel genere era vietata.
Il sepolcro era stato chiuso con una pesante pietra piazzata di fronte all’imboccatura e guardie del Tempio vi erano state poste davanti perché – se gli Apostoli fuggiti non pensavano minimamente alla sua  resurrezione – farisei e scribi non si erano invece dimenticati che Gesù aveva loro detto: ‘Dopo tre giorni risorgerò…’.
Non che ci credessero, ovviamente, ma non volevano neppure che i discepoli rubassero e facessero sparire il cadavere andando poi a raccontare in giro che era ‘resuscitato’.
A questo punto si apre nei quattro vangeli un balletto di notizie decisamente contradditorie.
Nei quattro testi si vede tutto un via-vai di donne che vanno al Sepolcro e tornano dicendo cose diverse.
Giovanni scrive che Maddalena va al sepolcro che è ancora buio, lo trova vuoto. Lei non vede le guardie in giro e deduce che qualcuno – certamente i nemici di Gesù – ha sottratto il suo corpo alla loro venerazione. Allora torna indietro di corsa (al Cenacolo) per raccontare a Pietro e Giovanni quel che era successo, cosa che a loro pare incredibile.
I due corrono anche loro al sepolcro, constatano che è proprio vuoto e le credono, dopo di che tornano indietro.
La Maddalena se ne rimane invece lì a piangere, vicino alla tomba del suo Gesù…, si riaffaccia all’ingresso del sepolcro per guardare dentro ancora una volta e… vede due angeli che prima non c’erano. Questi le chiedono perché piange e lei risponde che le hanno portato via il Signore. Poi arriva ‘l’ortolano’, o almeno quello che lei scambia fra le lacrime per l’ortolano, cioè il gestore di quel fondo agricolo dove era situata la tomba. Ma questi è Gesù che all’improvviso le si disvela lasciandola di sasso. Lei grida di gioia e istintivamente vorrebbe toccarlo ma Gesù le dice di non farlo perché Lui ‘non è ancora asceso al Padre’.
Gesù le dice di andare ad avvisare gli apostoli della sua resurrezione e scompare.
Lei ritorna, e vi potete immaginare a che velocità con le energie decuplicate, ed informa Pietro e Giovanni che Gesù è risorto come aveva detto prima di morire. Perché solo Pietro e Giovanni? Perché gli altri apostoli che erano fuggiti non erano evidentemente ancora rientrati alla… base.
Matteo racconta da parte sua che ad andare all’alba al sepolcro erano state Maria Maddalena e Maria d’Alfeo (cioè la madre dei due apostoli cugini di Gesù, Giuda e Giacomo).
Dal racconto di Matteo sembrerebbe di capire che ci fossero andate insieme mentre Giovanni aveva detto che Maria Maddalena era sola e che solo successivamente – dopo esservi tornata  con Pietro e Giovanni - aveva visto i due angeli e Gesù.
La Maddalena di Giovanni non aveva visto né sentito in un primo tempo niente, mentre nel racconto di Matteo le due sentono un terremoto, trovano le guardie tramortite a terra più un angelo che dice loro che Gesù è risorto e di avvisare i discepoli che Gesù li incontrerà in Galilea.
Quelle corrono via per raccontare il tutto ma intanto appare loro Gesù che conferma quanto detto loro dall’Angelo.
Marco racconta che ad andare al sepolcro sono Maria Maddalena, Maria d’Alfeo e Salome, che è la moglie di Zebedeo, cioè la famosa ‘mamma’ che aveva chiesto per i due figli Giovanni e Giacomo un paio di poltrone a fianco del trono di Gesù.
Le tre donne arrivano al levar del sole, vedono la pietra del sepolcro ribaltata, non vedono alcuna guardia tramortita, vedono però anch’esse un angelo che dice loro che Gesù è risorto e che devono avvisare i discepoli. Quelle, anziché esser contente ed alzare peana al Cielo, fuggono terrorizzate dall’apparizione dell’angelo e, per non esser scambiate per matte, decidono di non dire nulla a nessuno di quanto hanno visto.
Luca racconta che le donne andate al sepolcro avevano visto la pietra ribaltata, non avevano visto le guardie, la tomba era vuota e mentre se ne stavano lì perplesse e spaventate, ecco che due angeli appaiono loro per dire che Gesù è risorto, come Egli aveva più di una volta detto loro in Galilea quando aveva profetizzato la propria morte e resurrezione.
Luca dice pure che le donne che avevano raccontato queste cose agli apostoli erano state Maria Maddalena, Giovanna (che era una discepola, moglie di Cusa, l’Intendente di Erode), Maria madre di Giacomo ed altre ancora che erano con loro e aggiunge che gli apostoli non credettero loro perché avevano pensato che esse vaneggiassero. Tuttavia Pietro, alzatosi, corre al sepolcro trovandovi solo i lenzuoli che avevano fasciato il corpo di Gesù e se ne torna indietro sbigottito per l’accaduto.
I critici dei vangeli si sono sbizzarriti spremendosi le meningi su questi racconti così contraddittori che consentivano però agli avversari di infilare il coltello nella piaga per sostenere che i racconti evangelici non sono affidabili, sono ‘mitici’, raccontano delle ‘storie’ come appare evidente da queste differenze.
Non per nulla Alfred Loisy1 aveva scritto che ‘il preannuncio della resurrezione fu inventato per preparare all’idea del successivo racconto del sepolcro vuoto…anche il racconto sulla sepoltura e sull’inumazione è tutta una finzione, come pure la scoperta della tomba vuota’.
Ed anche io le mie meningi me le sono spremute per bene, finché – con l’aiuto della immancabile visione di Maria Valtorta – sono riuscito a venire a capo ed a mettere a posto tutti i tasselli del ‘puzzle’. 2
Vi basti però sapere che - dei tre evangelisti che hanno raccontato quegli episodi - Giovanni fu l’unico ad essere presente ai fatti, e che non ha affatto sbagliato quando dice che Maddalena fu la prima a vedere Gesù risorto.
La risposta all’enigma delle quattro versioni, più ancora che nel mio libro che è un commento alla visione della Valtorta, dovreste cercarla nell’Opera stessa.3
Qui vi dico solamente – per soddisfare un pizzico la vostra curiosità - che le donne erano partite tutte in gruppo dalla casa del Cenacolo, che dopo la cattura di Gesù era divenuta il punto di rifugio, ma poi – paurose e  temendo che le guardie romane alle porte delle mura si insospettissero vedendo tutte quelle donne e le fermassero - avevano deciso di dividersi in gruppetti separati e di percorrere vie diverse – anche più lunghe – per uscire da altre ‘porte’ meno controllate rispetto a quella che sarebbe stata la più vicina.
La Maddalena (la più coraggiosa ed indomita, oltre che pratica perché – gesto tipicamente femminile - si nasconde delle monete d’oro in seno ove fossero risultate necessarie per corrompere i soldati) decide invece di scegliere la strada più breve, passa spavalda davanti alle guardie, arriva subito al sepolcro fuori delle mura e il resto è come lo racconta Giovanni.
I gruppi erano tre: Maddalena che faceva gruppo a sé, poi Susanna e Salome, quindi Giovanna, Maria d’Alfeo e Marta.
I gruppi secondo e terzo – attardati anche da un terremoto che aveva accompagnato la resurrezione di Gesù (come un terremoto aveva accompagnato la sua morte) oltre che dai due diversi percorsi allungati che avevano ciascuno seguito - arrivano in momenti diversi alla tomba dopo che Maddalena se ne era già andata, ed ogni gruppo - scaglionato nel tempo senza essersi incrociato con gli altri – riferirà agli apostoli solo quello che ha visto al momento del proprio arrivo.
In tutta questa confusione di gruppi diversi, percorsi allungati, ritardo per terremoto ed arrivi al sepolcro in tempi differenziati - ed immaginatevi poi come si devono essere accavallati i vari racconti delle donne - c’è da meravigliarsi che anche gli evangelisti, a parte Giovanni, avessero fatto un poco di confusione raccontando a distanza di anni e per testimonianze altrui, chi delle donne c’era veramente, con chi, quando, e cosa ognuna aveva veramente visto?
Nella visione della Valtorta, tutti i tasselli si incastrano invece nel mosaico con assoluta precisione.
Non vi siete però chiesti come mai, in definitiva e con tante apparizioni, Gesù e gli angeli si fossero mostrati  solo alle donne?
Da un lato perché esse erano state coraggiose sul Calvario e meritavano premio per avergli dimostrato  amore, dall’altro perché Gesù voleva anche impartire una umiliazione salutare agli apostoli.
Essi – nella loro mentalità ebraica di ‘maschi’  che avevano una scarsa considerazione delle donne, ma anche nel loro orgoglio di  apostoli – meritavano quella lezione.
Fra le discepole, inoltre, Gesù appare innanzitutto alla peccatrice redenta, alla Maddalena, cioè a Maria di Magdala, la sorella di Lazzaro di Betania, quella che in quella cena del sabato a Betania prima della settimana santa, gli aveva cosparso capo e piedi di prezioso unguento asciugandoli con i propri capelli, ultimo segno di amore e di unzione funebre verso il suo Dio all’approssimarsi della sua morte e crocifissione.

 

16.2 Tutto è compiuto Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio. La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta.

Chissà quante volte i teologi si saranno però domandati come mai Gesù sia apparso a tutti tranne che alla Madonna.
Ve lo siete mai chiesto?  E’ una domanda che sorge quasi spontanea visto che i Vangeli non parlano di alcuna apparizione a Maria.
Ma non è stato forse l’evangelista per eccellenza, Giovanni, a dire con una iperbole che se si raccontassero tutte le cose che riguardano Gesù il mondo non potrebbe contenere tutti i libri che dovrebbero scriversi?
Le oltre seicento visioni di episodi evangelici della Valtorta - di cui moltissime non raccontate dai Vangeli ufficiali, che dicono l’essenziale - stanno lì a confermarcelo.
Ma a proposito della Mamma di Gesù, ecco che la Valtorta…:4

 

618. Gesù risorto appare alla Madre.

[21 febbraio 1944]
Maria ora è prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato.
La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte e, col raggio del primo sole, entra Gesù.
Maria, che s'è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei.
Ella si raddrizza sui ginocchi e, congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto: «Signore, mio Dio». E resta così rapita nel contemplarlo, col viso tutto lavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall'estasi.
Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le Mani dalle cui ferita escono raggi che fanno ancor più luminosa la sua Carne gloriosa: «Mamma!». Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell'incontro sul Calvario e dell'agonia. E’ un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma, che non osa toccarlo, e le mette le sue Mani sotto i gomiti piegati, e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia.
Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che l'ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e lo bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle Guance risanate, sulla Bocca non più enfiata. E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d'un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia.
Poi si alza, lo guarda, non osa.
Ma Egli sorride e capisce. Socchiude la veste sul petto e dice: «E questa, Mamma, non la baci questa che t'ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l'ultimo ricordo di tutto quanto è dolore, e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto».
E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le labbra sulle labbra della ferita del Costato, da' cui escono fiotti di luce vivissima. Il viso di Maria è aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio. Ella bacia, bacia, mentre Gesù la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva.
Ora Gesù parla.
«Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio.
La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta.
Mamma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte. Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed oltre la Terra.
Esse sono venute meco sulla Croce e nel Limbo.
Erano l'incenso che precedeva il Pontefice, che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel Tempio che non muore: nel mio Cielo.
Esse sono venute meco in Paradiso, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore, perché gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno.
Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito, che ne hanno sorriso come del fiore più bello e del canto più dolce nati in Paradiso.
Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi cittadini della mia Gerusalemme, ed lo ti porto il loro grazie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d'anima, Giuseppe.
Tutto il Cielo canta il suo osanna a te, Madre mia, Mamma santa! Un osanna che non muore, che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni or sono.
Ora Io vado al Padre con la mia veste umana.
Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d'Uomo con cui ha vinto il Peccato dell'Uomo. Ma poi verrò ancora.
Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta fortezza per resistere al mondo.
Poi salirò al Cielo. Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo? Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di miracolo per te, per darti quel conforto.
Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi.
Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore.
Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perché molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola farai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono.
Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani.
Poi lo verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso.
Ora vado, Mamma. Vado a fare felice l'altra Maria. Poi salgo al Padre. Indi verrò a chi non crede.
Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio».
E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattutino e sereno.

 

16.3 In Paradiso, in carne ed ossa ma… glorificati.

Gesù, all’alba di quella domenica, si manifesta dunque innanzitutto alla Mamma nel segreto e nell’intimità di quella stanzetta dove Lei attendeva in preghiera, disperata per la terribile morte e sofferenza di suo Figlio  ma fiduciosa nella sua Resurrezione al terzo giorno.
Solo dopo, come Egli dirà alla Mamma prima di lasciarla, Gesù si mostrerà a quella che Egli chiama ‘l’altra Maria’, e cioè Maria Maddalena.
La Mamma, evidentemente, tiene nel suo cuore il segreto di quella materializzazione di Risorto, lasciando che suo Figlio si riveli agli altri secondo i tempi e le modalità da Lui ritenute più opportune.
Solo il mantenimento del segreto di quella apparizione intima spiega il successivo comportamento degli apostoli che – come scrive Luca -  nonostante le testimonianze delle varie ‘donne’ continuavano a non credere alla Resurrezione.
Se infatti Maria SS. ne avesse parlato non vi sarebbe stato in loro più alcun dubbio perché mai essi avrebbero potuto pensare che la ‘Madre di Dio’ avesse potuto avere dei ‘vaneggiamenti’ come avevano invece pensato delle discepole.
E’ un Dio-Uomo grandioso quello che appare dunque alla Madre, un Dio che però non è una evanescente ‘apparizione’ visiva ma una vera e propria ‘materializzazione’ percepibile ai nostri cinque sensi.
Gesù entra dalla finestra che si apre come spinta da un soffio impetuoso di vento, e le si materializza davanti.
Lei alza il capo interdetta e se lo trova lì, raggiante, bellissimo, vestito di una veste che pare luce tessuta.
Maria incrocia le mani sul petto, china il capo perché evidentemente quello non è più suo figlio ma il suo Dio ed esclama: ‘Signore, mio Dio!’.
Ma lui non la vuol vedere in ginocchio. ‘Mamma!’, le dice tendendole le mani per alzarla. La prende per i gomiti e la tira sù, e solo allora lei capisce – avvertendone il contatto fisico - che non è una visione eterea ma che quello è proprio suo Figlio, con il Corpo glorificato, certo, ma in carne ed ossa.
Che gioia immensa, che consolazione deve essere stata per Maria il constatare che quel suo ‘Signore’ e suo ‘Dio’ continuava ad essere ‘suo Figlio’, con la consistenza della carne che lei da piccolo aveva nutrito.
Che gioia immensa sarà per noi, un giorno, rivestirci nuovamente della ‘nostra’ carne, non quella disfatta dalle malattie o dall’età, ma quella della nostra migliore età e condizione fisica esaltata dalla glorificazione.
Si è molto discusso, a livello teologico, se la realtà del Paradiso debba intendersi come un luogo o come uno ‘stato’ spirituale dell’anima.
E’ certo lecito congetturare, ed io ve ne do continuamente una dimostrazione quando scrivo, ma credo che quella realtà debba essere un qualcosa assolutamente al di fuori della nostra capacità di comprensione.
Ricordo che una volta il Gesù valtortiano, che pur faceva vedere alla sua mistica visioni dell’Aldilà, le aveva detto che si trattava di visioni adattate alla sua psicologia, alla sua capacità di comprendere, perché la visione vera del Paradiso per non dire della realtà dell’inferno sarebbero insopportabili per la nostra struttura psicofisica.
Però qualcosa potremmo anche arrivare ad immaginare, anche se con contorni labili e confusi.
Se ad esempio il Vangelo di Gesù insegna che le anime si rivestiranno del corpo solo nel momento del Giudizio universale, significa che prima di quel momento non avranno corpo, giusto?
Cosa è dunque un’anima senza corpo se non una sorta di ‘scintilla’ spirituale?
In effetti, quando Gesù mostrava alla Valtorta il Paradiso, lei vedeva i corpi dei beati (poiché in Paradiso tutte le anime sono ‘beate’) sotto forma di fiammelle bianche, che si mostravano così per rendersi percepibili alla sua comprensione.
Gli unici corpi veramente tali, cioè di carne e spirito vivi, pulsanti, erano quelli di Gesù e Maria, perché – ritengo in virtù dei loro meriti speciali legati alla Redenzione – essi avevano già beneficiato in anticipo in Paradiso del corpo di carne glorificata che secondo il normale ordine delle cose sarebbe  spettato a tutti i salvati ma solo alla fine del mondo.
L’Eterno Padre, lo Spirito Santo ed il suo Angelo custode le apparivano come ‘Luce’ con una sorta di forma di corpo, ma anche in questo caso per rendersi in qualche modo riconoscibili, perché essi in realtà sono spiriti: puro spirito l’Angelo, purissimi spiriti il Padre Eterno e lo Spirito Santo.
Quando le anime dei beati assumevano, anche se eterea, una fisionomia precisa – e anche in questi casi esse lo facevano perché la mistica le riconoscesse meglio -  sembrava che avessero tutte la stessa età.
Gesù le spiegava però che non è in realtà così perché in Paradiso non vi è età, e lo spirito è eternamente giovane come nel momento in cui Dio lo ha creato per la prima volta.
Gli spiriti – le aggiungeva Gesù – in Paradiso sono tutti incorporei ed uguali sino al momento della risurrezione quando verranno ricoperti di carne glorificata.
Quando gli spiriti – ancor oggi - appaiono talvolta ai viventi in forma corporea è dunque solo per la nostra incapacità di percepire ciò che non è materia.
Ora, congetturo io, partiamo pure dal presupposto che gli spiriti del Paradiso siano ‘essenze spirituali’, e che dopo il giorno del Giudizio essi si vestano di corpi, glorificati fin che si vuole ma sempre ‘corpi di carne’.
Un ‘corpo’, tuttavia, possiede una sua dimensione ‘spaziale’, e dunque si può anche ragionevolmente ipotizzare che il Paradiso, nel quale per ora le anime non occupano ‘spazi’ in senso fisico, sia però – in quanto destinato ad ospitare dei ‘corpi’ - anche un ‘luogo’, e quindi non meramente uno ‘stato dell’anima’ che – detto così - sembra quasi escludere la presenza futura del corpo resuscitato.
Questo infinito Dio di bontà che ci ha creati, non si è quindi accontentato di farci contenti dandoci la felicità del Paradiso, ma ha voluto che la nostra felicità fosse ancora più completa restituendoci - alla fine della storia dell’Umanità - anche il nostro corpo.
Il nostro corpo? Non solo un corpo, ma un corpo glorificato.
Ma perché solo alla fine della storia dell’Umanità e non prima?
Perché in quel momento la Festa dovrà essere ancora più grande, perché entrerà allora nel Regno dei cieli tutto il popolo dei Redenti, proprio tutto, cioè tutti gli uomini giusti di ogni razza e religione.
A proposito di quest’ultimo fatto, e cioè che il popolo di tutti i giusti di tutte le razze e religioni entreranno nel Regno dei cieli alla fine del mondo, dopo il Giudizio universale, devo aprire una parentesi che mi sembra interessante.
Nel volume precedente5, che magari non avrete letto, avevo parlato a lungo del concetto di Limbo che emerge dall’Opera Valtortiana.
Oltre al Limbo dei Patriarchi - che è quello dove sostavano le anime dei giusti in attesa della Redenzione, sostanzialmente svuotato dopo la morte di Gesù e la sua discesa agli Inferi - vi sarebbe un altro Limbo  o forse sarebbe meglio dire che è lo stesso Limbo il quale ricomincia a riempirsi delle nuove anime che vi affluiscono dopo la Redenzione.
Un Limbo che – per l’idea che me ne sono fatta - sarebbe una sorta di ‘dèpendance’ del nostro Purgatorio.
Dal contesto dell’Opera si comprende:
- le anime dei giusti cristiani  - proprio perché seguaci di fatto, e non solo di nome, del Cristo-Dio e di una Dottrina che se praticata veramente è una sorta di ‘espiazione e purificazione in terra’ - avranno il ‘privilegio’ di entrare in Paradiso subito dopo la morte, salvo però espiare  per un certo tempo in Purgatorio se non avranno voluto corrispondere in pieno all’immenso dono fatto loro da un Dio che essi sanno essersi fatto uomo lasciandosi crocifiggere ed espiando Egli stesso per i loro peccati.
- le anime dei giusti non cristiani - che non avranno avuto l’opportunità di praticare la religione giusta credendo in buona fede giusta la loro religione, o che avranno spontaneamente rispettato la legge naturale, legge d’amore scritta da Dio nell’anima di tutti gli uomini affinché sapessero ben condursi anche senza conoscere la religione giusta – sosteranno invece nel Limbo, che è già ‘gioia’ in quanto aspettativa di gioia futura, e accederanno al Paradiso, alla fine del mondo, quando tutte le anime – anche quelle dei giusti cristiani – verranno chiamate per il Giudizio universale e per rivestirsi dei loro corpi glorificati.
Ecco cosa spiegava lo Spirito Santo alla nostra mistica nel commentarle un brano della ‘Epistola ai romani’ di San Paolo:6

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14.1.48
Ai Romani, c. II, v. 9-10-11.
Dice il Ss. Autore:
« La tribolazione e l'angoscia sono sempre compagne dell'anima dell'uomo che fa il male. Anche se non appare agli occhi degli altri uomini.
Chi è colpevole non gode di quella pace che è frutto della buona coscienza. Le soddisfazioni della vita, quali che siano, non bastano a dare pace. Il mostro del rimorso assale i colpevoli con assalti improvvisi, nelle ore più impensate, e li tortura. Talora serve a farli ravvedere, talaltra a farli maggiormente colpevoli, spingendoli a sfidare Dio, spingendoli a cacciarlo del tutto dal loro io. Perché il rimorso viene da Dio e da Satana. Il primo lo desta per salvare. Il secondo per finire di rovinare, per odio, per scherno.
Ma l'uomo colpevole, che è già di Satana, non pensa che è il suo tenebroso re che lo tortura dopo averlo sedotto ad essergli schiavo. E accusa solo Dio del rimorso che sente agitarsi in lui, e cerca di dimostrarsi che non teme Dio, che cancella Iddio coll'aumentare le sue colpe senza paura, con la stessa malsana smania con la quale il bevitore, pur sapendo che il vino gli è nocivo, aumenta il suo bere, con la stessa frenesia con la quale il lussurioso aumenta il suo pasto di sozzo piacere, e chi usa droghe venefiche aumenta la dose di esse per godere più ancora e della carne e delle droghe stupefacenti. Tutto ciò nell'intento di stordirsi, inebriarsi di vino, di droghe, di lussuria, al punto da inebetirsi e non sentire più il rimorso. E il colpevole nell'intento di soffocarne la voce sotto quella di trionfi più o meno grandi e temporanei.
Ma l'angoscia resta. La tribolazione resta. Sono le confessioni che un colpevole non fa neppure a se stesso, o attende a farle nel momento estremo, quando cade tutto ciò che è scenario dipinto e l'uomo si trova nudo, solo davanti al mistero della morte e dell'incontro con Dio. E questi ultimi sono già i casi buoni, quelli che ottengono pace oltre la vita dopo la giusta espiazione.
Talora, come per il buon ladrone, giunto al perfetto dolore, è pace immediata.
Ma è molto difficile che i grandi ladroni - ogni grande colpevole è un grande ladrone poiché deruba Dio di un'anima: la sua di colpevole, e di molte anime ancora: quelle travolte nella colpa dal grande colpevole, e sarà chiamato a rispondere di queste, talora buone, innocenti prima dell'incontro col colpevole e dal colpevole fatte peccatrici, più severamente ancora che della sua, ed è grande ladrone perché deruba la sua anima del suo bene eterno, e con la sua le anime di quelli indotti da lui al male - ma è difficile, dico, che un grande, ostinato ladrone, all'ultimo momento giunga al pentimento perfetto. Sovente non giunge neppure al pentimento parziale. O perché la morte lo coglie improvvisa o perché egli respinge la salute sino al momento supremo.
Ma la tribolazione e l'angoscia della vita non sono che un minimo saggio della tribolazione o angoscia dell'oltre vita. Poiché l'inferno, la dannazione, sono orrori che anche l'esatta descrizione di essi, data da Dio stesso, è sempre inferiore a ciò che essi sono.
Voi non potete, neppure per descrizione divina, concepire esattamente cosa è la dannazione, cosa è l'inferno. Così come visione e lezione divina di ciò che è Dio ancor non può darvi la gioia infinita della esatta conoscenza dell'eterno giorno dei giusti nel Paradiso, così altrettanto né visione né lezione divina sull'Inferno può darvi un saggio su quell'orrore infinito. Per la conoscenza dell'estasi paradisiaca e per l'angoscia infernale, a voi viventi sono messi confini. Perché se conosceste tutto quale è, morireste d'amore o di orrore.
E castigo e premio saranno dati con giusta misura al giudeo come al greco, ossia al credente nel Dio vero come a colui che è cristiano ma fuor dal tronco dell'eterna Vite, come all'eretico, come a colui che segua altre religioni rivelate o la sua propria, se è creatura alla quale è ignota ogni religione. Premio a chi segue giustizia. Castigo a chi fa male.
Perché ogni uomo è dotato di anima e di ragione e per questo ha in sé quanto basta ad essergli guida e legge.
E Dio nella sua giustizia premierà e castigherà a seconda che lo spirito seppe, più severamente perciò più lo spirito e la ragione sono di essere civile e a contatto di sacerdoti o ministri cristiani, di religioni rivelate, e a seconda della fede dello spirito.
Perché se uno, anche di chiesa scismatica oppure separata, crede fermamente di essere nella giusta fede, la sua fede lo giustifica, e se opera il bene per conseguire Dio, Bene supremo, avrà, un giorno, il premio della sua fede e del suo retto operare, con maggior benignità divina di quella concessa ai cattolici.
Perché Dio calcolerà quanto più sforzo dovettero fare i separati dal Corpo mistico, i maomettani, braminici, buddisti, pagani, per essere dei giusti, essi nei quali la Grazia, la Vita, non sono, e con esse i miei doni e le virtù che da essi doni scaturiscono.
Non vi è accettazione di persone davanti a Dio. Egli giudicherà per le azioni compiute, non per le origini umane degli uomini.
E molti saranno che, credendosi eletti perché cattolici, si vedranno preceduti da molti altri che servirono il Dio vero, a loro ignoto, seguendo la giustizia'.

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E poi ancora – sempre lo Spirito Santo -  parlando ancora dei giusti non cristiani:7

Essi, che non avendo la Legge fanno naturalmente ciò che la Legge impone - e son legge a se stessi mostrando così come il loro spirito ami la virtù e tenda al Bene supremo - essi, quando Dio giudicherà per mezzo del Salvatore le azioni segrete degli uomini, saranno giustificati.
Sono molti, costoro. Un numero grande.
E sarà la folla immensa... di ogni nazione, tribù, popolo, linguaggio, sulla quale, nell'ultimo giorno, per i meriti infiniti del Cristo immolato sino all'estrema stilla di sangue e di umore, verrà impresso il sigillo del Dio vivo a salvezza e premio prima dell'estremo inappellabile giudizio.
La loro virtù, la loro spontanea ubbidienza alla legge di virtù, li avrà battezzati senza altro battesimo, consacrati senza altro crisma che i meriti infiniti del Salvatore.
Il Limbo non sarà più dimora dei giusti.
Così come la sera del Venerdì Santo esso si svuotò dei suoi giusti, perché il Sangue versato dal Redentore li aveva detersi dalla macchia d'origine, così alla sera del Tempo i meriti del Cristo trionfante su ogni nemico li assolverà dal non essere stati del suo gregge per ferma fede di essere nella religione giusta, e li premierà della virtù esercitata in vita.
E se così non fosse, Dio farebbe frode a questi giusti che si dettero legge di giustizia e difesero la giustizia e la virtù. E Dio non defrauda mai. Lungo talora a compiersi, ma sempre certo il suo premio.

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Torniamo però al tema della Resurrezione che stavamo trattando prima di questa divagazione sul Limbo valtortiano.
Gesù è dunque risorto, e alla Madre, in quel primo colloquio, Egli dice che – in virtù della avvenuta Redenzione - Egli ha già aperto le porte del Paradiso ai Patriarchi e ai Giusti che attendevano nel Limbo.
Questi saranno i primi cittadini della Gerusalemme celeste, il Paradiso.
Gesù dice anche alla Mamma che si presenterà al Padre con la sua veste umana.
Questa della ‘veste umana’ di Gesù in Cielo è infatti una verità di fede della Dottrina cristiana che, ricordatelo, non è una Dottrina ‘immaginata’ dagli uomini ma rivelata da Dio.
Spiace che nella Chiesa si senta oggi parlare così poco di queste verità che riguardano i tempi ultimi.
Nel clima generale di forte razionalismo e di agnosticismo, per non dire ormai di ateismo, manca forse il coraggio. Oppure manca solo il coraggio di dire una verità che è troppo bella per poter essere creduta vera.
Se però manca la fede ed il coraggio nei ‘pastori’ che devono insegnare, come potremo pretendere che abbiano fede e coraggio quelli che vengono chiamati ad apprendere?
Ma perché – ancora - Gesù ha voluto risorgere e mostrarsi con il suo corpo glorificato?
Per dare uno schiaffo morale ai suoi nemici che non avevano creduto in lui? No di certo, perché - narrano i vangeli - Egli non volle apparire ai suoi nemici che non lo meritavano nemmeno ma solo a qualche centinaio di suoi discepoli per il tempo fino all’Ascensione.
Egli, con la sua resurrezione, voleva invece dare una dimostrazione della propria  divinità, autoresuscitandosi da sé dopo esser stato ben morto, e - con il suo corpo glorificato – voleva far toccare con mano e trasmettere ai suoi apostoli e discepoli la conoscenza di come essi sarebbero divenuti, all’ultimo giorno, dopo il Giudizio universale.
E’ stata proprio l’aver visto Gesù risorto e l’aver anche assistito alla sua Ascensione al Cielo con quel suo corpo glorificato - fatto al quale assistettero parecchie centinaia di discepoli - la molla che ha consentito ai primi cristiani e poi a quelli successivi di avere la forza di subire persecuzioni di ogni tipo nella certezza di una gloriosa vita eterna.
E’ per questa ragione che Gesù dirà poi in quella sua prima apparizione alla Mamma che – dopo essere salito al Padre - dovrà tornare in terra per rassicurare e dar forza a  quei deboli nella fede che ancora avrebbero dubitato.
Come non pensare allora agli apostoli – che sul Getsemani erano già fuggiti al momento della cattura -  e che in quello stesso giorno di domenica avrebbero  rifiutato di credere alle discepole che avevano detto di avere visto Gesù risorto?
Come non pensare a Tommaso che ancora alla domenica successiva -  nonostante le assicurazioni convinte di tutti gli altri dieci apostoli (che nel frattempo avevano visto e parlato una prima volta con Gesù il quale aveva anche mangiato davanti a loro nel Cenacolo per convincerli che non era un fantasma) - continuava a ripetere loro che non avrebbe creduto se non dopo aver messo le sue dita nelle piaghe di Gesù?
Gesù dice ancora alla Madonna  che Egli in seguito salirà al Cielo (e sarà così l’Ascensione…), ma aggiunge che non la lascerà sola  perché Lei - nel Sacramento dell’Eucarestia, istituito da Gesù nell’Ultima Cena – lo avrà dentro di sé reale, come reale era stato dentro di Lei quando Lei lo portava in grembo.
Ma – continua Gesù guardando la sua Mamma sul cui volto si vedevano, nonostante la gioia del momento, ancora i segni delle sofferenze della Passione  - alla sua Redenzione, quella di un Dio che si fa Uomo ed espia come vittima d’amore – occorreva anche il dolore immenso e l’ubbidienza a Dio da parte di Maria.
L’espiazione si compie infatti con il Dolore.
Maria – senza nulla togliere alla Redenzione di Gesù che fu unica – fu dunque Corredentrice, perché senza quel suo ‘sì’ iniziale all’Arcangelo Gabriele e senza quella sua vita trascorsa nell’ubbidienza, nella purezza, nel dolore, nella consapevolezza di quella che sarebbe stata la sorte destinata al Figlio predetta dai Profeti, la Redenzione non sarebbe stata possibile.
Anche oggi l’Umanità, pur redenta da Gesù - nel senso che Egli ha aperto le porte del Cielo a quelli di buona volontà - continua a peccare ancor più tremendamente di prima ed ha dunque bisogno di una continua compartecipazione alla Redenzione.
E’ l’opera delle anime vittima, come la Valtorta, e di chissà quante altre che vivono la loro sofferenza nel nascondimento.
Gesù dice infine alla Mamma che Egli ascenderà al Padre ma – per lenire in lei il dolore del distacco – le preannuncia un suo ritorno per riprenderla, e sarà quello il momento in cui Egli l’accoglierà fra le sue braccia in occasione della sua Assunzione in Cielo, dove Maria SS. diventerà la Regina degli Angeli e dei Santi.

 

16.4 Ecco, la Forza opera. Io sono guarito. Io sono svegliato. Io sono ritornato alla Vita. Fui morto. Ora vivo! Ora sorgo!

Ma che fare, per commentare ancora questa Resurrezione, se non ricorrere alle parole del Gesù valtortiano in persona che – ve lo assicuro – sono un ulteriore dono per voi che leggete?8

 

620. Considerazioni sulla Risurrezione.

     21 febbraio 1944
Dice Gesù:
«Le preghiere ardenti di Maria hanno anticipato di qualche tempo la mia Risurrezione.
Io avevo detto: "Il Figlio dell'uomo sta per essere ucciso, ma il terzo giorno risorgerà'.  Ero morto alle tre del pomeriggio di venerdì.  Sia che calcoliate i giorni come nome, sia li calcoliate come ore, non era l'alba domenicale quella che doveva vedermi sorgere.  Come ore, erano unicamente trentotto ore invece di settantadue quelle che il mio Corpo era rimasto senza vita.  Come giorni, doveva almeno giungere la sera di questo terzo giorno per dire che ero stato tre giorni nella tomba.
Ma Maria ha anticipato il miracolo.  Come quando col suo orare ha schiuso i Cieli con anticipo di qualche anno sull'epoca prefissa, per dare al mondo la sua Salvezza, così ora Ella ottiene l'anticipo di qualche ora per dar conforto al suo cuore morente.
Ed Io, alla prima alba del terzo giorno, sono sceso come sole che scende e del mio fulgore ho sciolto i sigilli umani così inutili davanti alla potenza di un Dio, della mia forza ho fatto leva per ribaltare l'inutilmente vegliata pietra, del mio apparire ho fatto folgore che ha atterrato le tre volte inutili guardie messe a custodia di una Morte che era Vita, che nessuna forza umana poteva impedire d'esser tale.
Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio Spirito è entrato come spada di Fuoco divino a riscaldare le fredde spoglie del mio Cadavere, e al nuovo Adamo lo Spirito di Dio ha alitato la vita, dicendo a Se stesso: "Vivi.  Lo voglio".
Io che avevo risuscitato i morti quando non ero che il Figlio dell'uomo, la Vittima designata a portare le colpe del mondo, non dovevo potere risuscitare Me stesso ora che ero il Figlio di Dio, il Primo e l'Ultimo, il Vivente eterno, Colui che ha nelle sue mani le chiavi della Vita e della Morte?  Ed il mio Cadavere ha sentito la Vita tornare in Lui.
Guarda: come uomo che si sveglia dopo il sonno dato da una enorme fatica, Io ho un profondo respiro.  Né ancora apro gli occhi.  Il sangue torna a circolare nelle vene poco rapido ancora, riporta il pensiero alla mente.  Ma vengo da tanto lontano! 
Guarda: come uomo ferito che una potenza miracolosa risana, il sangue torna nelle vene vuote, empie il Cuore, scalda le membra, le ferite si rimarginano, spariscono lividi e piaghe, la forza torna.  Ma ero tanto ferito! 
Ecco, la Forza opera.  Io sono guarito.  Io sono svegliato.  Io sono ritornato alla Vita.  Fui morto. Ora vivo!  Ora sorgo!
Scuoto i lini di morte, getto l'involucro degli unguenti.  Non ho bisogno di essi per apparire Bellezza eterna, eterna Integrità
Io mi rivesto di veste che non è di questa Terra, ma tessuta da Colui che mi è Padre e che tesse la seta dei gigli verginali.  Sono vestito di splendore. 
Mi orno delle mie Piaghe che non gemono più sangue ma sprigionano luce.  Quella luce che sarà la gioia di mia Madre e dei beati e il terrore, la vista insostenibile dei maledetti e dei demoni sulla Terra e nell'ultimo giorno.
L'angelo della mia vita d'uomo e l'angelo del mio dolore sono prostrati davanti a Me e adorano la mia Gloria.  Ci sono tutti e due i miei angeli.  L'uno per bearsi della vista del suo Custodito, che ora non ha più bisogno d'angelica difesa.  L'altro, che ha visto le mie lacrime, per vedere il mio sorriso; che ha visto la mia battaglia, per vedere la mia vittoria; che ha visto il mio dolore, per vedere la mia gioia.
Ed esco nell'ortaglia piena di bocci di fiori e di rugiada.  E i meli aprono le corolle per fare arco fiorito sul mio capo di Re, e le erbe fanno tappeto di gemme e di corolle al mio piede che torna a calpestare la Terra redenta dopo esser stato innalzato su essa per redimerla.  E mi saluta il primo sole, e il vento dolce d'aprile, e la lieve nuvola che passa, rosea come guancia di bambino, e gli uccelli fra le fronde.  Sono il loro Dio.  Mi adorano.
Passo fra le guardie tramortite, simbolo delle anime in colpa mortale che non sentono il passaggio di Dio.
E’ Pasqua, Maria!  Questo è bene il "Passaggio dell'Angelo di Dio"!  Il suo Passaggio da morte a vita.  Il suo Passaggio per dare Vita ai credenti nel suo Nome.  E’ Pasqua! E’ la Pace che passa nel mondo.  La Pace non più velata dalla condizione di uomo.  Ma libera, completa nella sua tornata efficienza di Dio.
E vado dalla Madre.  E’ ben giusto che ci vada.  Lo è stato per i miei angeli.  Ben di più lo è per quella che, oltre che mia custode e conforto, mi è stata datrice di vita. 
Prima ancora di tornare al Padre nella mia veste d'Uomo glorificata, vado dalla Madre.  Vado nel fulgore della mia veste paradisiaca e delle mie Gemme vive.  Ella mi può toccare, Ella le può baciare, perché Ella è la Pura, la Bella, l'Amata, la Benedetta, la Santa di Dio.
Il nuovo Adamo va all'Eva nuova.  Il male è entrato nel mondo per la donna, e dalla Donna fu vinto.  Il Frutto della Donna ha disintossicato gli uomini dalla bava di Lucifero.  Ora, se essi vogliono, possono esser salvi.  Ha salvato la donna rimasta così fragile dopo la ferita mortale.
E dopo che alla Pura, alla quale per diritto di santità e di maternità è giusto vada il Figlio-Dio, mi presento alla donna redenta, alla capostipite, alla rappresentante di tutte le creature femminee che sono venuto a liberare dal morso della lussuria.  Perché dica ad esse che si accostino a Me per guarire, che abbiano fede in Me, che credano nella mia Misericordia che comprende e perdona, che per vincere Satana, che fruga loro le carni, guardino la mia Carne ornata dalle cinque ferite.
Non mi faccio toccare da lei.  Ella non è la Pura che può toccare, senza contaminarlo, il Figlio che torna al Padre.  Molto ha ancora da purificare con la penitenza.  Ma il suo amore merita questo premio.  Ella ha saputo risorgere per sua volontà dal sepolcro del suo vizio, strozzare Satana che la teneva, sfidare il mondo per amore del suo Salvatore, ha saputo spogliarsi di tutto che non fosse amore, ha saputo non essere più che amore che si consuma per il suo Dio.  E Dio la chiama: 'Maria".  Odila rispondere: "Rabboni!".  Vi è il suo cuore in quel grido.
A lei, che l'ha meritato, dò l'incarico di esser messaggera della Risurrezione. 
E ancora una volta sarà un poco schernita come avesse vaneggiato.  Ma non le importa nulla, a Maria di Magdala, a Maria di Gesù, del giudizio degli uomini. 
Mi ha visto risorto, e ciò le dà una gioia che attutisce ogni altro sentimento.
Vedi come amo anche chi fu colpevole, ma volle uscire dalla colpa
Neppure a Giovanni Io mi mostro per primo.  Ma alla Maddalena. 
Giovanni aveva già avuto il grado di figlio da Me.  Lo poteva avere perché era puro e poteva essere figlio non solo spirituale, ma anche dante e ricevente, alla e dalla Pura di Dio, quei bisogni e quelle cure che sono connesse alla carne.
Maddalena, la risorta alla Grazia, ha la prima visione della Grazia Risorta.
Quando mi amate sino a vincere tutto per Me, Io vi prendo il capo ed il cuore malato fra le mie mani trafitte e vi alito in volto il mio Potere.  E vi salvo, vi salvo, figli che amo.  Voi tornate belli, sani, liberi, felici.  Voi tornate i figli cari del Signore.  Faccio di voi i portatori della mia Bontà fra i poveri uomini, coloro che testimoniate della mia Bontà ad essi per farli persuasi di essa e di Me.
Abbiate, abbiate, abbiate fede in Me.  Abbiate amore.  Non temete.  Vi faccia sicuri del Cuore del vostro Dio tutto quanto ho patito per salvarvi.
E tu, piccolo Giovanni, sorridi dopo aver pianto.  Il tuo Gesù non soffre più.  Non ci sono più né sangue né ferite.  Ma luce, luce, luce e gioia e gloria. 
La mia luce e la mia gioia siano in te sinché verrà l'ora del Cielo».


1 Alfred Loisy: ‘Le origini del Cristianesimo’

2 G.L. “Il Vangelo del grande e del ‘piccolo’ Giovanni” - Vol III, Capp. 12 e 13 – Ed. Segno, 2000

3 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 619 – Centro Ed. Valtortiano

4 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 618 – Centro Ed. Valtortiano

5 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Cap. 2 – Ed. Segno, 2003

6 M.V.; ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’, Dettato 14.1.48, pagg. 59/60 – Centro Ed. Valtortiano

7 M.V.: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – Dettato 16.1.48, pagg. 60/62 – Centro Ed. Valtortiano

8 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 620 – Centro Ed. Valtortiano