(La Sacra Bibbia – Genesi – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘Quaderni del 1943’ – Dettato dell’11.12.43 – Centro Ed. Valtortiano)
(G.L.: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Vol. II, Cap. 13.18 – Ed. Segno, 2001)
10. E anche coloro che ora soffrono, espiando le colpe dei padri, e che non sanno trovare salvezza perché non osano volgersi a Me, troveranno la pace perché, battendosi il petto, invocheranno – in ben altra maniera dei padri loro – su loro quel sangue già sparso, e che goccia inesausto dalle membra che i padri loro hanno trafitto.
10.1 La Profetessa Sabea: ‘E qui non potrai tornare a ricostruire un solido nido se non quando riconoscerai con gli altri popoli che questo è Gesù, il Cristo, il Signore Figlio del Signore…’.
Riprendendo il filo del discorso del capitolo precedente con quel dialogo fra Gesù e quei quattro personaggi, vi ricorderete forse che uno si chiamava Gioele e che Gesù gli aveva chiesto se si ricordava di Sabea ‘che aveva profetato un’ultima volta il futuro del popolo di Dio che non aveva voluto il figlio di Dio’.
Si tratta di uno dei tanti episodi del ‘vangelo’ valtortiano, di cui non vi ho parlato, che era avvenuto qualche mese prima, all’inizio dell’inverno, prima della Festa delle luci.1
E’ un episodio bellissimo e a dir poco curioso.
Sabea era una donna sulla quarantina - avvenente e casta, doti queste spesso difficili da conciliare – ma soprattutto ‘profetessa’ il che ci fa certi della sua onorabilità.
Come tutti i profeti veri diceva però delle cose scomode e gli scribi preferivano considerarla una indemoniata.
Lei diceva di aver visto in visione il volto del Messia, del Figlio di Dio, ed allora alcuni scribi – fra i quali c’era appunto Gioele che però era uno di quelli onesti - escogitano uno stratagemma per cogliere due piccioni con una fava, smascherare la falsa profetessa ed il falso Messia.
Quelli si fanno incontro a Gesù lungo la strada dove si erano appostati aspettando che lasciasse la casa che lo aveva ospitato con gli apostoli, e gli chiedono se Egli può dar loro un parere sulla donna.
Gesù, che come vi ho già detto era anche Verbo, fa mostra di conoscere perfettamente le loro intenzioni ma – a maggior gloria di Dio, perché nel loro gruppo vi erano anche altri scribi onesti come Gioele che potevano essere convertiti – accetta di sottoporsi alla prova a fin di bene.
L’accordo che gli scribi propongono a Gesù è quello di scegliere tre apostoli che gli fossero somiglianti in corporatura, sembianze ed età.
Gli scribi li avrebbero condotti alla presenza della donna che attendeva fuori vista in compagnia dei propri genitori, e quindi avrebbero presentato a lei il trio attendendo che in uno di essi lei riconoscesse il presunto Messia che lei peraltro aveva dichiarato di non aver mai conosciuto se non in visione.
Se lei lo avesse riconosciuto in uno di quegli uomini, sarebbe stata smascherata una volta per tutte.
Gesù con il gruppo apostolico dunque si ferma, mentre gli scribi con i tre presunti suoi ‘sosia’ ritornano dove avevano lasciato la donna.
Giunti di fronte a lei che attendeva in silenzio, seduta e con la testa china, gli scribi hanno uno sguardo di intesa e cominciano a lodare ad alta voce il Messia gridando e ripetendo ‘Ecco il Signore…’.
Essi si aspettano che lei alzi la testa e si prostri ai piedi di uno dei tre, ma quella… niente, silenzio, anzi ad un certo punto - agli scribi che le chiedono seccati perché mai lei non gli renda omaggio – Sabea risponde che il Messia lo ha visto in visione e che ora non si prostra perché nessuno di quei tre lo è.
Nel frattempo, arriva il gruppo apostolico camminando in silenzio e con noncuranza, senza farsi notare dalla donna – gruppo frammisto al quale, fra i tanti, vi è Gesù – ma Sabea, caduta di colpo in estasi profetica, subito lo riconosce e comincia a profetare fra gli sguardi attoniti dei presenti.
E’ una stupenda profezia di alta poesia e grande bellezza letteraria che celebra le lodi di Maria, la Vergine castissima che nel suo seno aveva accolto il Figlio di Dio sceso in terra per redimere gli uomini, ma poi la profezia termina con una tremenda allusione ad Israele.
Sabea, in estasi, vede infatti in visione la scena della condanna a morte di Gesù, sente l’urlo bestiale della folla che grida a Pilato – che non voleva sporcarsi le mani di quel sangue di giusto - di liberare Barabba e che il sangue di Gesù ricadesse pure su di essa, un Sangue – dice Sabea - che però non grida vendetta ma Pietà al Padre per l’Umanità intera, ma Sangue anche che per quelli di Israele sarà Fuoco, anzi ‘scalpello che scrive sui figli di Giacobbe il nome di deicidi e la maledizione di Dio…’.
Sabea – sempre in estasi – termina poi, stanca e dolente, con queste parole:
‘Era venuto a portarti la pace. E guerra gli hai dato… Salute. E tu lo hai schernito… Amore. E lo hai odiato… Miracolo. E lo hai detto demonio… Le sue mani hanno guarito i tuoi malati. E tu le hai trafitte. Ti portava la Luce. E tu hai coperto di sputi e lordure il suo volto. Ti portava la Vita. E tu gli hai dato la morte.
Israele, piangi il tuo fallo e non imprecare al Signore mentre vai verso il tuo esilio, che non avrà termine come quelli di un tempo. Tutta la terra scorrerai, Israele, ma come popolo vinto e maledetto, inseguito dalla voce di Dio, e con le stesse parole dette a Caino.
E qui non potrai tornare a ricostruire un solido nido se non quando riconoscerai con gli altri popoli che questo è Gesù, il Cristo, il Signore Figlio del Signore…’
Cosa ha detto dunque Sabea con queste sue ultime parole conclusive?
Ha detto che Israele sarebbe stato maledetto e inseguito dalla voce di Dio come successe a Caino, assassino di Abele, al quale Dio disse:2
«Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida dalla terra sino a me! Sii tu dunque maledetto e cacciato dalla terra che ha aperto la bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello. Quando tu vorrai coltivare il terreno, esso non ti darà più i suoi frutti: sarai errabondo e fuggiasco sulla terra».
Sabea aggiunge però che mentre i precedenti esili di Israele, come ad esempio quello in Egitto o a Babilonia, dopo un certo periodo di tempo erano terminati, quello futuro conseguente alla uccisione di Gesù non sarebbe stato come quelli.
Israele non sarebbe infatti ritornato a ‘ricostruire un solido nido’ se non quando avrebbe riconosciuto che Gesù era il Cristo, il Figlio di Dio: vale a dire quando si fosse convertito.
Ora, riflettendoci sopra, mi sembra quasi un concetto per certi versi analogo a quello che – sia pur in forma diversa e velata – Gesù aveva espresso ai quattro notabili che gli si erano presentati a Gerico.
A dire il vero c’è un qualcosa che mi sfugge in questa profezia, come un ulteriore significato che sembra emergere dal profondo della mia coscienza ma che si volatizza ogni volta che cerco di metterlo a fuoco avvicinandomici troppo.
Non so venirne a capo, ma ricordo che il Gesù valtortiano aveva detto una volta che il non conoscere il futuro – per noi uomini – non era una disgrazia, ma una Grazia di Dio, perché la Verità potrebbe rivelarsi troppo dura da sopportare e tale da avvelenare anche quel poco di vita già di per sé breve e tribolata che conduciamo.
A Lui, Redentore, questa Grazia era però stata negata.
10.2 La conversione di Israele al Cristianesimo.
Quella della conversione del popolo di Israele al Cristianesimo è un fatto però di cui anche San Paolo, per divina ispirazione, ne dà per scontata la realizzazione ad un certo punto della Storia.
Molti teologi – forse perché la ritengono impossibile – preferiscono immaginare che avvenga invece alla fine del mondo, come ho già detto.
La storia del popolo di Israele – ne avevamo già parlato in un capitolo precedente – ha le tinte forti di una autentica tragedia greca.
Non riesco a darmi una spiegazione della sorte infelice di questo popolo se non attribuendola ad una sorta di Fato.
Ma poiché non sono un pagano e respingo l’idea del Fato non mi rimane che pensare ad un qualcosa di ‘soprannaturale’, ad un disegno di un Qualcuno che supera le umane volontà.
Nell’Opera valtortiana, lo avrete notato, sono ricorrenti i riferimenti al deicidio ed alla maledizione di 2000 anni fa.
Mi auguro veramente che nessuno – per il solo fatto di averlo ricordato – voglia accusarmi di ‘pregiudizio antiebraico’.
Come spero anche che nessuno possa neanche lontanamente pensare che una mistica che ha scritto un’opera della portata di quella della Valtorta, fattasi anima vittima per la salvezza dei peccatori, possa essere accusata di analogo pregiudizio.
Nella descrizione delle visioni, vedendolo perseguitato dai Capi giudei, lei ‘parteggiava’ compassionevolmente per Gesù, ma lo avreste fatto anche voi sapendo che era Dio, che si era incarnato per salvarci e che avrebbero finito per metterlo in croce.
A parlare tuttavia di ‘deicidio’ e di ‘maledizione’ non è la Valtorta nei suoi commenti personali ma lo stesso Gesù delle sue visioni.
Quella dell’antico Israele è la storia di un popolo straordinario, scelto personalmente da Dio, il Popolo di Dio per eccellenza, al quale Egli aveva promesso un Messia.
Nonostante i tanti ‘segni’ dati da Gesù, predetti con grande precisione dai profeti, il suo popolo non aveva voluto riconoscerlo, lo aveva anzi rinnegato ed ucciso.
E come l’uomo primo è stato cacciato dal Paradiso terrestre per andare in giro per il mondo fra triboli e spine e guadagnarsi la sopravvivenza, così Israele – legge del contrappasso - ha dovuto fare lo stesso in questi duemila anni.
Inutili sono stati i suoi tentativi di ricostituirsi in unità nazionale, almeno fino a pochi decenni fa , cioè fino all’anno della sua ricostituzione in Stato di Israele, dopo la seconda guerra mondiale.
Nel Cap. VII di questo libro, la mia ‘Luce’ - parlando del peccato e della condanna di Israele – aveva spiegato che il popolo di Israele delle generazioni successive a Gesù ha subito le conseguenze di errori che non sono stati suoi, e - come tutte le vittime innocenti - merita il nostro più assoluto rispetto ed aiuto.
Israele – in quanto Nazione - ha pagato le conseguenze del Peccato dei suoi Capi politici di allora, così come l’Umanità discesa da Adamo ed Eva – pur non avendo commesso il Peccato originale – ha subìto su di sé le conseguenze spirituali, morali e fisiche provocate dal peccato dei Primi Due.
E’ un popolo intelligente che ha fornito altissimi contributi alla letteratura, alla poesia, all’arte, alla scienza.
Noi stiamo però qui commentando i Vangeli alla luce dell’Opera della Valtorta.
Il Gesù valtortiano, come altri profeti che hanno parlato in profezia velata, va spesso interpretato alla luce di altri passi profetici, specie se sono i suoi.
Egli va interpretato secondo il metodo che i ‘giuristi’ chiamano del ‘combinato disposto’, quando cioè – per comprendere correttamente lo spirito di una legge – si ricorre contemporaneamente alla interpretazione che deriva da più articoli della stessa legge, ognuno dei quali concorre a renderla più chiara.
Ad esempio in una visione la mistica aveva visto Gesù che – nel corso del secondo anno di vita pubblica - aveva deciso di mandare ‘in missione’ i propri apostoli a predicare da soli.3
Egli aveva rivolto loro molte raccomandazioni su come comportarsi dicendo anche:4
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‘In verità vi dico che non finirete, voi e chi vi succederà, di percorrere le vie e le città di Israele prima che venga il Figlio dell’Uomo.
Perché Israele, per un suo tremendo peccato, sarà disperso come pula investita da un turbine e sparso per tutta la terra, e secoli e millenni, uno dopo un altro uno, e oltre, si succederanno prima che sia di nuovo raccolto sull’aia di Areuna Gebuseo.
Tutte le volte che lo tenterà, prima dell’ora segnata, sarà nuovamente preso dal turbine e disperso, perché Israele dovrà piangere il suo peccato per tanti secoli quante sono le stille che pioveranno dalle vene dell’Agnello di Dio immolato per i peccati del mondo.
E la Chiesa mia dovrà pure, essa che sarà stata colpita da Israele in Me e nei miei Apostoli e discepoli, aprire braccia di madre e cercare di raccogliere Israele sotto il suo manto come una chioccia fa coi pulcini sviati.
Quando Israele sarà sotto il manto della Chiesa di Cristo, allora io verrò’.
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Questa profezia riecheggia dunque con altre parole ma con lo stesso suono quanto Gesù aveva già profetizzato ai quattro notabili in merito alla dispersione nel mondo del popolo di Israele e ad una sua successiva riunificazione – dopo secoli e secoli di vagare sparso – all’annoso tronco della pianta per una ‘parvenza’ di ricostruzione dello Stato.
Tuttavia quest’ultima profezia che avete appena letto aggiunge qualcosa di più, e cioè che ‘secoli e millenni, uno dopo un altro uno, e oltre’ si sarebbero succeduti prima della sua ricostituzione in Nazione.
Orbene, tradotto in parole povere, ‘millenni uno dopo un altro uno e oltre’, significa che Israele si sarebbe ricostituito in Nazione dopo un paio di millenni, e oltre.
Più o meno ci siamo, visto che è da poco terminato il secondo millennio e che Israele si è già ricostituito da qualche decennio. Quindi questa profezia di 2000 anni fa si è da poco realizzata.
Si potrebbe obiettare che nella profezia si diceva ‘oltre’ il secondo millennio, mentre Israele si è ricostituito ‘prima’ della fine del millennio, ma l’obbiezione potrebbe essere valida solo se considerassimo Dio come un ‘ragioniere’ che calcola il tempo con il centimetro mentre invece Egli è padrone del Tempo e vi ho già spiegato che - dall’Eternità’ - Lui, il Tempo può permettersi di misurarlo …a spanne.
Quello che mi preme però farvi notare è il fatto che il Gesù valtortiano del brano che avete appena letto conferma che lui verrà – e cioè verrà nella sua venuta intermedia - dopo che Israele sarà tutto sotto il manto della Chiesa di Cristo, vale a dire quando Israele si sarà convertito al Cristianesimo.
Ora mi faccio però una domanda.
Che sia dunque il ‘manto della Chiesa’ - sotto il quale Gesù dice che l’Israele convertito si sarebbe rifugiato ‘come pulcino sotto le ali della chioccia’ - quel famoso ‘solido nido’ di cui parlava la profetessa Sabea?
Nido solido non solo politicamente ma spiritualmente?
Se fosse da intendere così avremmo svelato il senso di quella sua piccola profezia velata.
Sempre a riguardo della conversione di Israele al Cristianesimo e di quando localizzare questo avvenimento, ricordo che una volta stavo meditando sull’Apocalisse, ma più in particolare su un commento del Gesù valtortiano in merito alle profezie dei Capp, 12,13,14 di Zaccaria già citate nel precedente capitolo:5
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11.12.43. Zaccaria cap. 12-13-14
Dice Gesù:
La mia Chiesa ha già conosciuto periodi di oscurantismo dovuti ad un complesso di cose diverse.
Non si deve dimenticare che se la Chiesa, presa come ente, è opera perfetta come il suo Fondatore, presa come complesso di uomini presenta le manchevolezze proprie di ciò che viene dagli uomini.
Quando la Chiesa – e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa – agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore.
Ma guai quando, anteponendo gli interessi della terra a quelli del Cielo, inquinò se stessa con passioni umane!
Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire.
Allora necessariamente la luce si oscurò in crepuscoli più o meno fondi, o per difetto proprio dei Capi assurti per arti umane a quel trono, o per debolezza degli stessi contro le pressioni umane.
Sono questi i tempi in cui vi sono i ‘pastori idoli’ di cui già ho parlato, conseguenza, in fondo, degli errori di tutti. Perché se i cristiani fossero quali dovrebbero essere, potenti ed umili che siano, non avverrebbero abusi ed intromissioni, e non verrebbe provocato il castigo di Dio che ritira la sua luce a coloro che l’hanno respinta.
Nei secoli passati, da quegli errori sono venuti gli antipapi e gli scismi, i quali, tanto gli uni che gli altri, hanno diviso le coscienze in due campi opposti provocando rovine incalcolabili d’anime.
Nei secoli futuri, quegli stessi errori sapranno provocare l’Errore, ossia l’Abominio nella Casa di Dio, segno precursore della fine del mondo.
In che consisterà? Quando avverrà? Ciò non vi necessita di saperlo.
Vi dico solo che da un clero troppo cultore di razionalismo e troppo al servizio del potere politico, non può che fatalmente venire un periodo molto oscuro per la Chiesa.
Ma non temete. La profezia di Zaccaria si salda come anello ad anello a quella di Giovanni. Dopo questo periodo di travaglio doloroso, in cui perseguitata da forze infernali, la Chiesa, come la mistica Donna di cui parla Giovanni, dopo esser fuggita per salvarsi rifugiandosi nei migliori e perdendo nella mistica (dico ‘mistica’) fuga i membri indegni, partorirà i santi destinati a condurla nell’ora che precede i tempi ultimi.
Mano di padre e di re avranno coloro che dovranno radunare le stirpi intorno alla Croce per preparare l’adunata del Cristo.
Né una stirpe mancherà all’appello, con i figli migliori.
Allora verrò Io e contro tutte le insidie e le astuzie, gli attentati e i delitti di Satana verso la mia terrena Gerusalemme – la Chiesa militante – metterò il mio potere a difesa.
Spanderò il mio spirito su tutti i redenti della terra.
E anche coloro che ora soffrono, espiando le colpe dei padri, e che non sanno trovare salvezza perché non osano volgersi a Me, troveranno la pace perché, battendosi il petto, invocheranno – in ben altra maniera dei padri loro – su loro quel sangue già sparso, e che goccia inesausto dalle membra che i padri loro hanno trafitto.
Come fontana Io starò in mezzo al mio gregge tutto ricomposto, e laverò in Me tutte le brutture passate che già il pentimento avrà iniziato a cancellare.
Allora, Re di Giustizia e Sapienza, sperderò gli idoli delle false dottrine, purgherò la terra dai falsi profeti che in tanti errori vi hanno tratto.
Mi sostituirò Io a tutti i dottori, a tutti i profeti, più o meno santi o più o meno malvagi, perché l’ultimo ammaestramento deve essere mondo di imperfezione, dovendo preparare al Giudizio finale coloro che non avranno tempo di purgazione essendo tosto chiamati alla tremenda rassegna.
Il Cristo redentore, la cui mèta è redimervi e che non lascia nulla di intentato per farlo, e già va iniziando e accelerando il suo secondo ammaestramento per controbattere con voce di verità le eresie culturali, sociali e spirituali, sorte per ogni dove, parlerà coi segni del suo Tormento. Fiumi di luce e di grazia usciranno dalle mie Piaghe, ferite che hanno ucciso il Figlio di Dio ma che sanano i figli dell’uomo.
Questi vivi carbonchi delle mie piaghe, saranno spada agli impenitenti, agli ostinati, ai venduti a Satana, e saranno carezza ai ‘piccoli’ che mi amano come Padre amoroso.
Sulla loro debolezza scenderà questa carezza del Cristo a fortificarli e la mia mano li convoglierà verso la prova nella quale solo chi mi ama di amor vero resiste. Una terza parte. Ma questa sarà degna di possedere la Città del cielo, il Regno di Dio.
Allora verrò, non più Maestro ma Re, a prendere possesso della mia Chiesa militante, ormai fatta Una e Universale come la mia volontà la fece.
Cessato per essa il secolare travaglio. Vinto per sempre il Nemico. Mondata la Terra dai fiumi della Grazia scesa per un’ultima volta su di essa a farla come era al principio, quando il Peccato non aveva corrotto questo altare planetario destinato a cantare con gli altri pianeti le lodi di Dio, e per la colpa dell’uomo divenuto base al patibolo del suo Signore fatto Carne per salvare la Terra.
Vinti tutti i seduttori, tutti i persecutori che con ritmo incalzante hanno turbato la Chiesa mia sposa, Essa conoscerà la tranquillità e la gloria.
Insieme saliremo per un’ultima ascensione, Io e i miei santi, a prendere possesso della Città senza contaminazione, dove è preparato il mio trono e dove tutto sarà nuovo e senza dolore.
Immersi nella mia Luce regnerete meco nei secoli dei secoli.
Questo vi ottiene Colui che per voi si è incarnato nel seno di Maria ed è nato a Betlemme di Giuda per morire sul Golgota.
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Potrete rilevare dal contesto che prima Gesù verrà per un suo secondo ammaestramento che precederà la Rassegna finale, e dopo – vinto per sempre il Nemico nella guerra finale di Gog e Magog - ritornerà, questa volta non più come Maestro ma come Re, per il Giudizio universale e per prender possesso del suo Regno dei Cieli al quale – alla fine della storia dell’Umanità – ascenderà con il suo immenso corteo di salvati.
Come vi avevo detto, questo che avete letto era un commento di Gesù ad alcune profezie di Zaccaria che erano velate.
Gesù - nei Quaderni della Valtorta - ha spiegato molti misteri delle profezie velate dell’Apocalisse.
Perché lo ha fatto solo ora? Lo ha fatto perché siamo alla ‘fine dei tempi’, alla conclusione cioè di un’epoca che ne apre un’altra, e quindi certi ‘sigilli’ devono essere tolti affinché sappiamo meglio come regolarci.
Mi era però allora sembrato che Gesù, pur avendo chiarito certi aspetti delle profezie di Zaccaria, ne avesse lasciati in penombra degli altri.
Io continuavo a lambiccarmi il cervello, perplesso, quando la solita ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’, mossasi a compassione per i miei limiti, decideva lei di ulteriormente chiarirmi: 6
Luce:
Rileggiamo insieme questo brano.
E’ un commento a Zaccaria che parla dei ‘tempi ultimi’ di tribolazione, purificazione, e della mia Venuta, dopo la conversione di Israele, per instaurare il Regno di Dio in terra.
La mia Chiesa – e per essa intendo questa volta quella gerarchica – è fatta di uomini.
E quando questi hanno adorato la Bestia politica e gli interessi terreni ne sono derivati solamente guai: in passato antipapi e scismi, con rovine incalcolabili di anime, in futurol’Errore, cioè l’Abominio nella Casa di Dio che sarà un segno precursore della fine del mondo.
Dopo questo periodo di travaglio doloroso (Gesù parlava alla Valtorta nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, periodo - quello - dei precursori dell’Anticristo) la Chiesa, a somiglianza della mitica Donna dell’Apocalisse – si rifugerà nel cuore dei migliori, che la guideranno nell’ora difficile della tribolazione che precederà i ‘tempi ultimi’ di questo ciclo di tempo, cioè i tempi dell’Anticristo.
Sarà allora che Io verrò e la difenderò, e spanderò il mio Spirito su tutta la Terra.
E anche Israele, che espia le colpe dei Padri, non le sue – perché già ti dissi che esso è vittima sacrificale – si convertirà.
Due terzi periranno, ma il terzo – di Israele - che si salverà sarà mio, dopo che lo avrò saggiato alla prova del fuoco.
E Gesù-Spirito Santo inizierà nel Millennio il suo secondo ammaestramento, dopo quello fatto nella Prima Venuta Redentiva, perché il mondo del terzo Millennio dovrà essere convertito e preparato al Giudizio finale dopo il ‘millennio’.
Quest’opera di Nuova Evangelizzazione (dice sempre il Gesù del 1943) sta già iniziando e andrà accelerando il suo corso per controbattere le eresie culturali, sociali e spirituali del Nemico.
Sulla debolezza di Israele scenderà la mia carezza e la sua terza parte sarà degna di possedere il futuro Regno di Dio, in terra.
Ed Io allora verrò a prender possesso della mia Gerusalemme terrena, finalmente unificata e… purificata, preludio della Gerusalemme finale…, in cielo.
Andiamo avanti con la Valtorta!
1 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. VIII, Cap. 525 – Centro Ed. Valtortiano
2 La Sacra Bibbia: Genesi: 4, 10-11 – Ed. Paoline, 1968
3 G.L.: “Il Vangelo di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Cap. 10.2 - Ed. Segno, 2003
4 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IV, Cap. 265 – Centro Ed. Valtortiano
5 M.V.: ‘Quaderni del 1943, Dettato dell’ 11.12.43’ - Centro Ed. Valtortiano
6 G.L.: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Vol. II, Cap. 13.18 – Ed. Segno, 2001