(La Sacra Bibbia – I Vangeli di Matteo, Marco e Luca – edizioni Paoline, 1968)
(M.V: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 266 – Centro Editoriale Valtortiano)
11. Fra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista
Mt 11, 1-27:
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi discepoli, partì di là per andare ad insegnare e predicare nelle loro città.
Giovanni, avendo saputo delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: « Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro? »
Gesù rispose loro: « Andate e riferite a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri è annunziata la buona novella; ed è beato colui che non troverà in me occasione di scandalo ».
Mentre quelli se ne andavano, prese a dire alla folla a proposito di Giovanni: « Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Un uomo vestito in morbide vesti? Ecco, quelli che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Perché dunque siete andati? A vedere un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: ‘Ecco, Io mando innanzi a te il mio nunzio, affinché prepari la via dinnanzi a te’.
« In verità vi dico: fra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista; tuttavia il più piccolo del Regno dei Cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli si acquista con la forza e i violenti se ne impadroniscono; perché tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi da intendere intenda.
« Ma a chi paragonerò io questa generazione? E’ simile a quei ragazzi seduti sulle pubbliche piazze che, gridando ai loro compagni, dicono: ‘Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: abbiamo cantato lamenti e non vi siete battuti il petto’.
« E’ venuto, infatti, Giovanni che non mangia e non beve, e dicono: ‘Ha un demonio’. E’ venuto il Figlio dell’Uomo che mangia e beve, e dicono: ‘Ecco un mangione e un bevitore, amico dei pubblicani e dei peccatori’. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere ».
Allora egli cominciò a rimproverare le città nelle quali era stata operata la maggior parte dei suoi miracoli, perché non si erano pentite.
« Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e i Sidone fossero stati fatti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza, cinti di cilizio e ricoperti di cenere. Perciò vi dico: nel giorno del giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno severamente di voi. E tu, Cafarnao, sarai esaltata fino al cielo? Tu discenderai sino all’inferno: perché se in Sodoma fossero stati fatti i miracoli operati in te, ancor oggi sussisterebbe. Perciò vi dico: nel giorno del giudizio il paese di Sodoma sarà trattato meno duramente di te ».
In quel tempo Gesù prese a dire: « Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto è stato dato a Me dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo ».
11.1 Sei tu che devi venire, o dobbiamo attenderne un altro?
Avevo già accennato al fatto che in questo momento del nostro racconto ci troviamo – secondo la cronologia e l’ordine degli avvenimenti valtortiani – verso la metà dei tre anni di predicazione pubblica di Gesù.
Egli ha già percorso in lungo e in largo tutta la Palestina.
I suoi miracoli, la sua predicazione sapiente, la sua evidente ispirazione divina attirano sempre più folle al suo seguito e questo – come già detto - comincia ad innervosire le Autorità religiose e politiche di Israele.
Il paese, ancorché dominato dai romani, dal punto di vista civile e amministrativo era invece retto dagli ebrei. Si trattava di un governo dove potere politico e religioso si intrecciavano.
Al potere – sul piano religioso - c’era insomma la casta dei sacerdoti, mentre sul piano civile vi erano gli erodiani, i farisei e i sadducei, membri questi ultimi delle classi più elevate.
Il Sinedrio , composto da 71 membri, era il loro organo deliberante, una sorta di Tribunale/Parlamento.
Il Messia – nell’immaginario collettivo - era concepito dai più come un ‘politico’, come un Re, come un condottiero militare che avrebbe liberato Israele.
E’ dunque evidente che gli erodiani e comunque la classe politica al potere che all’inizio aveva guardato con sufficienza ed ironia quell’improbabile condottiero che parlava d’amore, cominciavano ad essere preoccupati vedendo che il consenso intorno a Gesù aumentava.
Essi temevano che Gesù – sull’onda dell’entusiasmo popolare - volesse segretamente farsi re.
Non li scandalizzava forse tanto l’idea in sé quanto piuttosto il fatto che potesse diventare ‘re di Israele’ un tipo come lui, un estatico, un visionario, forse anche un folle che si credeva il Messia e che diceva di essere venuto in terra per liberarci dal dominio di Satana.
Vi potrebbe sembrare una assurdità, ma nel vangelo di Giovanni (Gv 6, 14-15) vi è comunque un breve cenno - oggetto di approfondimento in un altro mio libro1 – ad un tentativo compiuto da alcuni personaggi, tentativo al quale Gesù si era sottratto - per convincerlo ad accettare l’incoronazione a Re.
Uno capace di fare miracoli come i suoi - come ad esempio quello della moltiplicazione dei pani, distribuiti a varie migliaia di persone - sarebbe stato ben capace di liberare Israele dai romani, no?
I sacerdoti del Tempio, ai quali del sacerdozio non era rimasta che la veste, si sentivano anch’essi in pericolo.
La spiritualità che Gesù mostrava alle folle veniva da essi vissuta intimamente con un complesso di colpa.
Essi sapevano che erano giuste quelle sue accuse di non rispettare che le forme esteriori della Legge e provavano un senso interiore di vergogna ma anche di rabbia per essere stati così additati al popolo.
Anziché ravvedersi essi reagivano quindi aggressivamente, cercando di soffocare così la voce della loro coscienza.
Anche essi credevano poi in un messia-condottiero, ma se lo immaginavano di lignaggio altolocato.
Non riuscivano a pensare che Dio potesse ‘incarnarsi’ in un uomo né tantomeno che lo facesse in un uomo di umili origini, un falegname figlio di falegname e che i suoi discepoli – per colmo - dicevano esser nato da una vergine rimasta vergine anche dopo il parto.
Quanto al dover nascere da una ‘vergine’, come detto dai profeti, essi – razionalisti com’erano – non avevano certo preso la cosa alla lettera anche perché, pur ammettendo un Dio creatore dell’universo, non riuscivano ad immaginarsi che potesse arrivare a fecondare un seno di vergine.
Giovanni Battista, che era il Precursore ed era illuminato dallo Spirito Santo, aveva invece le idee ben chiare e, fin da quel famoso episodio del battesimo al guado del Giordano, aveva pubblicamente testimoniato la natura messianica di Gesù.
Come mai, dunque, questo brano di Matteo dice che quello stesso Giovanni di quella testimonianza di un anno e mezzo prima al Giordano manda ora a chiedere a Gesù se era lui il Messia che doveva venire o se dovevano rassegnarsi ad aspettarne un altro?
Non è questa un’altra palese contraddizione nei vangeli?
Loisy riteneva che il racconto dell’episodio del battesimo di Gesù al Giordano da parte di Giovanni, con quella manifestazione di Dio che tuonava dal Cielo che quello era il suo ‘Figlio diletto’, fosse stata una trovata dei discepoli di Gesù sia al fine di accreditare una figliolanza divina del loro Maestro sia per affermare una maggior importanza di Gesù rispetto alla setta del Battista che a quei tempi era molto diffusa.
Avevamo già analizzato e rintuzzato questa insinuazione nel volume precedente, parlandone a fondo.2
Loisy reputava una invenzione anche la storia narrata dai vangeli sulla incarcerazione del Battista dopo il Battesimo al Giordano, ma apprendiamo dall’opera della mistica che - poco tempo prima dell’episodio raccontato ora da Matteo sui discepoli di Giovanni - quest’ultimo era stato incarcerato per una seconda volta.
Questo episodio raccontato da Matteo su Giovanni Battista che manda a chiedere a Gesù se era lui veramente il Messia, non potrebbe ora fornire lo spunto ai Loisy ed ai Renan per dire che avevano ragione loro e che gli evangelisti si sono contraddetti dandosi la zappa sui piedi, facendosi così cogliere in fragranza di reato, insomma con le mani nel sacco?
Ho anche però detto una volta che tante nostre domande e tante apparenti incongruenze evangeliche sono solo il frutto della nostra ignoranza su come si sono svolte in realtà le vicende e ho anche attirato la vostra attenzione sulla importanza di una rilettura dei vangeli alla luce delle rivelazioni mistiche di Maria Valtorta.
Nella visione valtortiana riferita a questo episodio raccontato da Matteo si scopre infatti il vero motivo di quella richiesta di Giovanni Battista.
I discepoli di Giovanni – che pur potevano visitarlo in carcere – erano rimasti frastornati da questo arresto e temevano per la sua vita.
Il Battista aveva infatti a lungo tuonato contro Erode, accusandolo di vivere in concubinaggio con Erodiade, la moglie di suo fratello Filippo.
Essi si interrogavano sul proprio futuro e Giovanni li invitava - dopo che fosse stato eventualmente giustiziato – a porsi al seguito del Messia che egli aveva già loro indicato al Giordano.
Ma alcuni discepoli non volevano credere a questa affermazione. Essi erano convinti – come molti altri in Israele - che il ‘Messia’ fosse invece proprio Giovanni, con quella santità che emanava dai suoi discorsi e dalla sua vita ascetica.
E allora Giovanni Battista decide di inviare da Gesù, a fargli quella domanda diretta e brutale, proprio i due discepoli più scettici, certo che questi sarebbero tornati indietro convinti e avrebbero potuto così a loro volta convincere gli altri.
I due - guidati da Mannaen (fratello di latte di Erode, di cui è fatto cenno negli Atti degli Apostoli), anch’egli discepolo di Giovanni - giungono dove era Gesù.
Mannaen conosceva già bene Gesù e anzi, con la sua posizione alla Corte di Erode cercava di proteggerlo quando era necessario. Egli presenta a Gesù i discepoli spiegandogli che se anche gli fossero sembrati animati da una certa diffidenza nei suoi confronti ciò era solo per troppo amore verso il loro Maestro che temevano potesse venire soppiantato da Gesù, visto o temuto come suo antagonista.
I due erano però dei ‘giusti’ e pregano allora Gesù di non considerarli ostili ma di comprendere come per essi fosse difficile accettare un altro ‘santo’ diverso dal loro Maestro.
Non so cosa avreste fatto voi al posto di Gesù, ma so quel che gli ha visto fare Maria Valtorta.
Niente discorsi ma un ampio gesto circolare del braccio per indicare i vari miracolati che gli stavano ancora intorno, ben visibili e reali, con quelle poche parole citate da Matteo: ciechi che hanno recuperato la vista, sordi che sentono, zoppi che camminano, lebbrosi guariti, senza dimenticare infine i morti resuscitati.
In molti era infatti ancora vivo il ricordo della resurrezione del figlio della vedova di Naim e della figlia del sinagogo Giairo, fatti raccontati dai vangeli, che tanto scalpore avevano suscitato.
I due discepoli, pienamente convinti, chiedono la benedizione di Gesù per fare ritorno ma Egli – perdurando la calura - li invita a rimanere ospiti e riposare ancora qualche ora per ripartire solo dopo la cena.
11.2 Eppure il più piccolo del Regno dei Cieli sarà più grande di lui-uomo
Ma se la prima parte della visione valtortiana ci ha consentito di capire le ragioni di quella domanda apparentemente assurda fatta fare da Giovanni Battista a Gesù, il resto della visione getterà luci anche su altre stranezze che emergono dal brano evangelico di Matteo, e cioè quella sorta di apologia che Gesù fa a difesa del Battista, quasi questi ne avesse avuto bisogno, oppure come Gesù arrivi poi a proferire quell’invettiva sulle città impenitenti di Corozim, Cafarnao e Betsaida.
Ed è da questo punto che vi trascrivo la continuazione della visione di Maria Valtorta:3
266. I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Gesù è il Messia.
Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le città impenitenti.
…
Quanto si dicano in quelle ore affocate non so. Ciò che vedo ora è la preparazione della partenza per Gerico dei due discepoli.
Mannaen pare che resti, perché il suo cavallo non è stato portato con i due robusti asini davanti all'apertura del muro del cortile. I due inviati di Giovanni, dopo molti inchini al Maestro e a Mannaen, montano in sella e ancora si voltano a guardare e a salutare, finché un angolo di via non li nasconde alla vista.
Molti di Cafarnao si sono affollati per vedere questa partenza, perché la notizia della venuta dei discepoli di Giovanni e la risposta di Gesù a loro hanno fatto il giro del paese, e credo anche di altri paesi vicini. Vedo persone di Betsaida e Corozim, che si sono presentate ai messi di Giovanni chiedendo di lui e dicendo di salutarlo - forse sono ex discepoli del Battista - rimanere ora, in crocchio con quelli di Cafarnao, a commentare.
Gesù, con a fianco Mannaen, fa per rientrare in casa parlando. Ma la gente gli si stringe intorno, curiosa di osservare il fratello di latte di Erode e i suoi modi pieni di ossequio per Gesù, e desiderosa di parlare col Maestro.
V’è anche Giairo, il sinagogo. Ma, per grazia di Dio, non ci sono farisei. E’ proprio Giairo che dice: « Sarà contento Giovanni! Non solo hai mandato esauriente risposta, ma anche, trattenendoli, hai potuto ammaestrarli e mostrare loro un miracolo ».
« E non da poco, anche! » dice un uomo.
« lo avevo portato apposta la mia bambina oggi perché la vedessero. Non è mai stata così bene e per lei è una gioia venire dal Maestro. Avete sentito, eh?, la sua risposta: "Io non mi ricordo cosa è la morte. Ma mi ricordo che un angelo mi ha chiamata portandomi attraverso ad una luce sempre più viva, al termine della quale era Gesù. E come l'ho visto allora, col mio spirito che tornava in me, non lo vedo neppure ora. Voi ed io ora vediamo l'Uomo. Ma il mio spirito ha visto il Dio che è chiuso nell'Uomo". E come si è fatta buona da allora! Lo era buona. Ma ora è un vero angelo. Ah! per me, dicano quello che vogliono tutti, non ci sei che Tu di santo! ».
« Ma anche Giovanni è santo però » dice uno di Betsaida.
« Sì. Ma è troppo severo ».
« Non lo è più per gli altri che per sé ».
« Ma non fa miracoli e si dice che digiuni perché sia come un mago ».
« Eppure è santo ».
Il battibecco fra la folla si estende. Gesù alza la mano e la stende col gesto abituale che ha quando chiede silenzio e attenzione perché vuole parlare. Il silenzio si fa subito.
Gesù dice:
« Giovanni è santo e grande. Non guardate il suo modo di fare né l'assenza dei miracoli. In verità ve lo dico: "Egli è un grande del Regno di Dio". Là apparirà in tutta la sua grandezza.
Molti si lamentano perché egli era ed è severo fino ad apparire rude. In verità vi dico che egli ha lavorato da gigante per preparare le vie del Signore. E chi lavora così non ha tempo da perdere in mollezze. Non diceva egli, mentre era lungo il Giordano, le parole di Isaia in cui lui e il Messia sono profetizzati: "Ogni valle sarà colmata, ogni monte sarà abbassato, e le vie tortuose saranno raddrizzate e le scabre fatte piane", e ciò per preparare le vie al Signore e Re? Ma in verità ha fatto più egli che non tutto Israele per prepararmi la via! E chi deve abbattere monti e colmare valli e raddrizzare vie o rendere dolci le salite penose, non può che lavorare rudemente. Perché egli era il Precursore, e solo il giro di poche lune lo anticipava da Me, e tutto doveva esser fatto prima che il Sole fosse alto sul giorno della Redenzione. Il tempo è questo, il Sole ascende per splendere su Sionne e da lì su tutto il mondo. Giovanni ha preparato la via. Come doveva.
Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna che ogni vento agita in diversa direzione? Ma che siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ma questi abitano nelle case dei re, avvolti in morbide vesti e ossequiati da mille servi e cortigiani, cortigiani essi pure di un povero uomo. Qui ve ne è uno. Interrogatelo se in lui non è il disgusto della vita di Corte e ammirazione per la rupe solitaria e scabra, sulla quale invano si avventano fulmini e gragnuole e i venti stolti giostrano per svellerla, mentre essa sta solida con lo slancio di tutte le sue parti verso il cielo, con la punta che predica la gioia dell'alto tanto è eretta, puntuta come una fiamma che sale. Questo è Giovanni. Così lo vede Mannaen, perché ha compreso la verità della vita e della morte, e vede grandezza là dove è, anche se nascosta sotto apparenze selvagge.
E voi, che avete visto in Giovanni quando siete andati a vederlo? Un profeta? Un santo? Io ve lo dico: Egli è da più di un profeta. Egli è da più di molti santi, da più dei santi perché è colui del quale sta scritto: "Ecco, lo mando dinnanzi a voi il mio angelo a preparare la tua via dinnanzi a Te".
"Angelo. Considerate. Voi sapete che gli angeli sono spiriti puri, creati da Dio a sua somiglianza spirituale, messi a congiunzione fra l'uomo: perfezione del creato visibile e materiale, e Dio: Perfezione del Cielo e della terra, Creatore del Regno spirituale e del regno animale. Nell'uomo anche più santo vi è sempre la carne e il sangue a porre un abisso fra lui e Dio. E l'abisso si sprofonda per il peccato che appesantisce anche ciò che è spirituale nell'uomo. Ecco allora Dio creare gli angeli, creature che toccano il vertice della scala creativa così come i minerali ne segnano la base; i minerali, la polvere che compone la terra, le materie inorganiche in genere. Specchi tersi del Pensiero di Dio, fiamme volonterose operanti per amore, pronti a comprendere, solleciti ad operare, liberi nel volere come noi, ma di un volere tutto santo che ignora le ribellioni e i fomiti del peccato. Questo sono gli angeli adoratori di Dio, suoi messaggeri presso gli uomini, protettori nostri, datori a noi della Luce che li investe e del Fuoco che essi raccolgono adorando.
Giovanni è detto "angelo" dalla parola profetica.
Ebbene Io vi dico: "Tra i nati di donna non ne è mai sorto uno più grande di Giovanni Battista". Eppure, il più piccolo del Regno dei Cieli sarà più grande di lui-uomo. Perché uno del Regno dei Cieli è figlio di Dio e non figlio di donna.
Tendete dunque tutti a divenire cittadini del Regno.
«Che vi chiedete l'un l'altro? ».
« Dicevamo: "Ma Giovanni sarà nel Regno? E come vi sarà? ».
« Egli nel suo spirito è già del Regno e vi sarà dopo la morte come uno dei soli più splendidi dell'eterna Gerusalemme. E ciò per la Grazia che è senza incrinatura in lui e per la sua volontà propria. Perché egli fu ed è violento anche con se stesso per fine santo. Dal Battista in poi, il Regno dei Cieli è di coloro che sanno conquistarselo con la forza opposta al Male, e se lo acquistano i violenti. Perché ora sono note le cose da farsi e tutto è dato per questa conquista. Non è più il tempo che parlavano solo la Legge ed i Profeti. Questi hanno parlato sino a Giovanni. Ora parla la Parola di Dio e non nasconde un iota di quanto è da sapersi per questa conquista. Se credete in Me, dovete perciò vedere Giovanni come quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi da intendere intenda. Ma a chi paragonerò questa generazione? E’ simile a quella che descrivono quei ragazzi, che seduti sulla piazza gridano ai loro compagni: "Abbiamo suonato e non avete ballato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto". Difatti è venuto Giovanni che non mangia e non beve, e questa generazione dice: "Può fare così perché ha il demonio che lo aiuta". E’ venuto il Figlio delll'uomo che mangia e beve, e dicono: "Ecco un mangione e un beone, amico di pubbicani e peccatori". Così alla Sapienza viene resa giustizia dai suoi figli! In verità vi dico che solo i pargoli sanno riconoscere la verità, perché in essi non è malizia ».
« Bene hai detto, Maestro » dice il sinagogo.
« Ecco perché mia figlia, ancor senza malizia, ti vede quale noi non giungiamo a vederti. Eppure questa città e quelle vicine traboccano della tua potenza, sapienza e bontà e, devo confessarlo, non procedono che in cattiveria verso di Te. Non si ravvedono. E il bene, che Tu dai loro, fermenta in odio verso di Te ».
« Come parli, Giairo? Tu ci calunni! Noi siamo qui perché fedeli al Cristo » dice uno di Betsaida.
« Sì. Noi. Ma quanti siamo? Meno di cento su tre città che dovrebbero essere ai piedi di Gesù. Fra quelli che mancano, e parlo degli uomini, la metà è nemica, un quarto indifferente, l'altra voglio mettere non possa venire. Non è questo colpa agli occhi di Dio? E non sarà punito tutto questo livore e questa pertinacia nel male? Parla Tu, Maestro che sai, e che se taci è per la tua bontà, non già perché Tu ignori. Longanime sei, e ciò è preso per ignoranza e debolezza. Parla dunque e possa il tuo parlare scuotere almeno gli indifferenti, posto che i malvagi non si convertono ma sempre più malvagi divengono ».
« Sì. E’ colpa e sarà punita. Perché il dono di Dio non va mai sprezzato o usato per fare del male. Guai a te, Corozim, guai a te, Betsaida, che fate mal'uso dei doni di Dio. Se in Tiro e in Sidone fossero già avvenuti i miracoli avvenuti in mezzo a voi, già da gran tempo, vestiti di cilizio e aspersi di cenere, avrebbero fatto penitenza e sarebbero venuti a Me. E perciò vi dico che a Tiro e a Sidone sarà usata maggiore clemenza che a voi nel giorno del Giudizio. E tu, Cafarnao, credi che per avermi ospitato soltanto sarai esaltata sino al Cielo? Tu scenderai fino all'inferno. Perché, se in Sodoma fossero stati fatti i miracoli che Io ti ho dati, essa ancora sarebbe fiorente, perché in Me avrebbe creduto e si sarebbe convertita. Perciò sarà usata maggior clemenza a Sodoma nell'ultimo Giudizio, perché essa non ha conosciuto il Salvatore e la sua Parola, e perciò è meno grande la sua colpa di quanto non ne verrà usata a te, che hai conosciuto il Messia e udita la sua parola e non ti sei ravveduta. Però, siccome Dio è giusto, a quelli di Cafarnao, Betsaida e Corozim che hanno creduto e che si santificano ubbidendo alla mia parola, sarà usata misericordia grande. Perché non è giusto che i giusti siano coinvolti nella rovina dei peccatori. Riguardo a tua figlia, Giairo, e alla tua, Simone, e al tuo bambino, Zaccaria, e ai tuoi nipoti, Beniamino, lo vi dico che essi, essendo senza malizia, già vedono Dio. E voi lo vedete come la loro fede è pura e operosa in essi, unita a sapienza celeste, a aneliti di carità quali gli adulti non hanno ».
E Gesù, alzando gli occhi al cielo che incupisce nella sera, esclama: « Io ti ringrazio, o Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Così, o Padre, perché così ti è piaciuto. Tutto è stato affidato a Me dal Padre mio,e nessuno lo conosce tranne il Figlio e coloro ai quali il Figlio avrà voluto rivelarlo. Ed lo l'ho rivelato ai piccoli, agli umili, ai puri, perché Dio si comunica ad essi, e la verità scende come seme nei terreni liberi, e su essa il Padre fa piovere le sue luci perché getti radice e faccia pianta. Anzi, che in verità il Padre prepara questi spiriti di pargoli per età o pargoli di volere, perché essi conoscano la Verità ed lo abbia gioia dalla loro fede» ...
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Ora io attiro l’attenzione su quella frase del Gesù valtortiano, ripresa in parte anche da Matteo: ‘Ebbene Io vi dico: tra i nati di donna non è mai sorto uno più grande di Giovanni Battista. Eppure il più piccolo del Regno dei cieli è più grande di lui-uomo. Perché uno del Regno dei Cieli è figlio di Dio e non figlio di donna’.
Che significa?
Se Giovanni è il più grande degli uomini ma il più piccolo del Regno dei cieli è da parte sua più grande di Giovanni-uomo, chi sarà mai ‘il più piccolo’ del Regno dei cieli? Non vi sembra una di quelle frasi ermetiche ‘stile Daniele’?
La spiegazione ve la do ora io alla luce di un altro scritto di Maria Valtorta sul quale una volta mi ero soffermato a meditare.4
In quell’occasione Gesù parlava con la mistica accennando ad una precedente visione che le aveva dato sulle anime del Paradiso, alludendo ad una bimba conosciuta dalla Valtorta e che era morta anzitempo, a sette anni.
Egli diceva che la piccola – pur avendo in vita raggiunto appena l’età della ragione – ora, lassù in Paradiso, possedeva una intelligenza ed un sapere per nulla inferiore al più dotto e longevo dei mistici dottori, come Giovanni evangelista, morto centenario dopo aver conosciuto i misteri più alti di Dio, come Paolo, l’apostolo scienziato, come Tommaso d’Aquino, l’angelico dottore, i quali – insieme agli altri giganti del vero sapere – non avrebbero potuto aggiungere una luce a quella sua ‘piccola’ santa.
Infatti lo Spirito Santo – in Paradiso – aveva infuso nella bimba la perfezione del sapere così come, sempre in Paradiso, la infonde agli adulti e ai dotti.
E ciò perché in Paradiso nulla vi è di imperfetto e Dio ‘comunica’ ai suoi santi le sue ‘proprietà’, li fa cioè ‘simili’ a Lui che - per Giustizia - rimane loro Re, ma Re che apre ai suoi santi tutti i suoi tesori.5
Coraggio dunque perché un giorno, se andremo in Paradiso, potremo dare del ‘tu’ – sempre che in Paradiso siano riusciti ad andarci anche loro - a personaggi come Pico della Mirandola, Dante, Newton e Einstein, finalmente uguali a noi, ma tutti insieme eguali però anche ai bambini.
1 G.L.: “Il Vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 15 – Ed. Segno, 2000
2 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. II, Cap. 1 – Ed. Segno, 2003
3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IV, Cap. 266 – Centro Ed. Valtortiano
4 M.V. ‘I Quaderni del 1944’ – Dettato 14.6.44 – Centro Editoriale Valtortiano
5 G.L.: “Il vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Cap. 15.3 – Ed. Segno, 2000