(La Sacra Bibbia – ‘Il Vangelo secondo Matteo, Luca e Marco’ – Edizioni Paoline, 1968)
9. Nessuno può venire a Me se non lo attira il Padre
Mt 13, 1-23:
In quel medesimo giorno Gesù uscì dalla casa e si mise a sedere in riva al lago.
E si andò radunando intorno a lui una folla così grande che egli fu costretto a salire su una barca e sedervisi, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò ad essi su molte cose per mezzo di parabole, e disse: « Ecco, il seminatore uscì per seminare. Or nello spargere il seme, una parte cadde lungo la strada, e venuti gli uccelli lo beccarono. Un’altra parte cadde in luoghi rocciosi, dove non v’era molta terra, e spuntò presto, perché non aveva un terreno profondo, ma, levatosi il sole, inaridì e si seccò, perché non aveva radici. Un’altra parte cadde fra le spine, e crebbero le spine e lo soffocarono. Un’altra parte cadde in buon terreno e fruttò, dove il cento, dove il sessanta e dove il trenta. Chi ha orecchi da intendere intenda.
Allora gli si avvicinarono i discepoli e gli domandarono: « Perché parli ad essi in parabole? ».
Egli rispose: « Perché a voi è dato conoscere i misteri del Regno dei cieli, ma a loro non è stato concesso ».
« Infatti, a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo io parlo ad essi in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non intendano, né comprendano.
Si compie in loro la profezia di Isaia, che dice: “Udirete senza dubbio con i vostri orecchi, ma non intenderete; mirerete certamente con i vostri occhi, ma non vedrete. Perché indurito è il cuore di questo popolo: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi, né intendere con il cuore e convertirsi, ed io li guarisca”.
« Ma beati i vostri occhi, perché vedono, e i vostri orecchi, perché odono! Difatti io vi dico in verità: molti profeti e molti giusti desiderarono vedere quello che vedete e non lo videro; udire quelle che udite e non lo udirono. Voi, dunque, ascoltate la parabola del seminatore. Quando uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e porta via quello che è stato seminato nel suo cuore: questo è il grano seminato lungo la strada. Chi ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ascolta la parola e subito la sente con gioia; ma non ha radice in sé, è incostante, e appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, subito soccombe. Chi ha ricevuto il seme fra le spine, è colui che ascolta la parola, ma le cure di questo mondo e la seduzione delle ricchezze soffocano la parola, sicché rimane infruttuosa. Infine, chi ha ricevuto il seme in buon terreno è colui che ascolta la parola, la comprende e porta frutto, producendo chi il cento, chi il sessanta, chi il trenta ».
9.1 ‘A chi ha’ sarà dato…., ma ‘a chi non ha’ sarà tolto anche quello che ha.
Dopo il discorso della montagna Gesù ed il gruppo apostolico riprendono il loro spostamenti.
Seguendo il loro cammino secondo la cronologia dell’Opera di Maria Valtorta, assistiamo all’episodio – raccontato dai tre evangelisti – della parabola del seminatore e della sua spiegazione.
Forse l’attenzione del lettore si fissa più sulla parabola che su quello strano scambio di battute fra Gesù e gli apostoli.
Questi gli chiedono perché mai egli parli così spesso alle folle in parabole, e Gesù risponde loro con una frase che non è certo una profezia velata ma non è meno oscura:
Allora gli si avvicinarono i discepoli e gli domandarono: « Perché parli ad essi in parabole? ».
Egli rispose: « Perché a voi è dato conoscere i misteri del Regno dei cieli, ma a loro non è stato concesso ».
« Infatti, a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo io parlo ad essi in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non intendano, né comprendano.
Si compie in loro la profezia di Isaia, che dice: “Udirete senza dubbio con i vostri orecchi, ma non intenderete; mirerete certamente con i vostri occhi, ma non vedrete. Perché indurito è il cuore di questo popolo: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi, né intendere con il cuore e convertirsi, ed io li guarisca”.
Sfido chiunque – che non sia però illuminato dallo Spirito Santo – a spiegare con precisione il senso di quelle parole: ‘A chi ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo io parlo ad essi in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non intendano, né comprendano…’.
Se infatti uno già ha, perché dargli ancora di più? E se uno, poveretto, non ha, perché togliergli anche quel poco che ha? Dove è la Giustizia ‘cristiana’ di Dio?
C’è voluta ancora Maria Valtorta per spiegarci l’arcano, o meglio c’è voluto il Gesù che parla nelle sue visioni.
Ora io vi spiego con parole povere quello che ho capito.
Dio elargisce a tutti le sue luci ma non tutti corrispondono nella stessa maniera alla sua chiamata.
Gli uomini sono come il ‘terreno’ della parabola del seminatore: c’è chi risponde con entusiasmo, chi invece risponde con avarizia e chi non risponde affatto.
Pertanto ‘a chi ha’ (sottinteso: ‘ha dato a Dio’ molto di sé) Dio restituirà molto di più.
Invece ‘a chi non ha’ (dato a Dio), Dio toglierà anche quei ‘beni’ che gli erano stati gratuitamente elargiti, perché se ne sarà rivelato indegno.
Gli apostoli danno molto, anzi tutto della loro vita e quindi a loro verranno svelati i misteri di Dio, che verranno loro dati in abbondanza.
A coloro invece che non hanno dato, perché nella loro presunzione e superbia non si sono voluti ‘aprire’ a Dio, verrà tolto anche quello che avevano ricevuto e che hanno dimostrato di non meritare.
Dovete infatti sapere che la maggior parte della gente – nei paesi dove Gesù predicava – andava ad ascoltarlo per curiosità umana o per l’interesse ad essere guarita da malattie varie.
Altri lo facevano nella speranza che dicesse o facesse qualcosa che potesse aiutare ad incriminarlo ed arrestarlo.
Non furono molti – e lo vedremo bene a Gerusalemme nel momento del suo processo, della sua condanna e crocifissione – quelli che in realtà ebbero voglia di seguire veramente la sua Parola.
A questo punto si comprende persino il senso della profezia di Isaia alla quale Gesù fa riferimento:
“Udirete senza dubbio con i vostri orecchi, ma non intenderete; mirerete certamente con i vostri occhi, ma non vedrete. Perché indurito è il cuore di questo popolo: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi, né intendere con il cuore e convertirsi, ed io li guarisca”.
No? Dite che Isaia è peggio di Daniele e parla anche lui in forma velata?
E allora – anche se non sono bravo come Maria Valtorta e non ‘soffro’ di visioni – cercherò di farvelo capire meglio illustrandovi la ‘cornice’ nella quale inserire questo ‘quadro’ di Isaia.
Dopo il Peccato originale dei primi due progenitori, l’Umanità ne ha subito le ‘conseguenze’ negative1, aggravate dai peccati individuali dei ‘successivi’, avviandosi su una china discendente che in prospettiva l’avrebbe portata – con l’eccezione di pochi giusti – ad una completa dannazione.
Quello che – senza il Peccato originale ed i peccati dei discendenti – avrebbe dovuto essere il ‘popolo dei figli di Dio’ avrebbe finito per diventare il ‘popolo dei figli di Satana’, divenuto il loro ‘Principe’, cioè il Principe di questo mondo.
Ma il Padre, nel maledire il ‘Serpente’ e nel cacciare dal Paradiso terrestre i due Progenitori, aveva dato una speranza di riscatto per essi e la loro discendenza dicendo che un giorno sarebbe giunta una Donna che - con il suo ‘tallone’ - avrebbe schiacciato la testa al Serpente.
Era quello - fin dai primordi della storia umana - il preannuncio della futura incarnazione del Verbo attraverso Maria, Verbo il quale – divenuto nella Storia Gesù Cristo, Uomo-Dio – avrebbe insegnato agli uomini la Verità, indicato la strada della salvezza e ottenuto dal Padre la riapertura delle porte del Paradiso celeste a tutti coloro che - con la buona volontà - avessero voluto seguire e praticare i suoi insegnamenti.
Il Padre – che è Dio e che da fuori del Tempo tutto conosce in anticipo perché il tempo non esiste per Lui che vive nell’Eternità – sapeva in anticipo quali uomini avrebbero accettato la sua offerta.
Egli sapeva bene che molti - con il cuore pieno di sapienza umana, di odio, di orgoglio e di superbia, attaccati a quelli che sono gli interessi del mondo – non avrebbero voluto accettare gli insegnamenti e gli inviti all’amore contenuti nella Parola di Dio, preferendogli i richiami del mondo e di Satana.
Essi avrebbero supposto di ‘saper vedere’ e di ‘saper capire’ perfettamente la ‘verità’, ma la loro verità, quella di loro gradimento.
Dio allora – scrutando e conoscendo a priori l’intimo del loro cuore – li avrebbe lasciati nella loro presunzione.
La Parola sarebbe stata data a tutti e nella misura sufficiente a muovere dentro di essi gli stimoli migliori bastevoli alla loro salvezza eterna.
Ma a quelli che sarebbero stati ‘duri di cuore’ nei confronti dell’appello di Dio sarebbe stata tolta quella luce particolare in più che invece sarebbe stata data anche al più ignorante nelle cose di Dio per progredire.
Essi non avrebbero meritato, ad esempio, il dono della fede perché – come Renan, Loisy e Bultmann – sarebbero stati dei ‘negatori’, negatori per principio.
Il Verbo era dunque sceso in terra per tutti i peccatori, ma – a causa del rifiuto di una parte degli uomini – avrebbe potuto salvare solo quelli dotati di buona volontà, ai quali – per aiutarli - avrebbe allora dato lumi ed aiuti ancora maggiori.
Farlo con quelli di mala volontà, illuminandoli violentemente con le sue ‘luci’ anche contro la loro volontà, sarebbe stato ingiusto – anche nei confronti di quelli di buona volontà - e comunque un fare torto al loro libero arbitrio, il dono più grande per l’uomo.
La Parola del Verbo, cioè quella di Gesù, sarebbe stata dunque una ‘spada che divide’, una ‘pietra di inciampo’, sarebbe stata uno spartiacque, un elemento di ‘contraddizione’ che avrebbe smascherato la natura segreta degli uomini obbligandoli a schierarsi: chi a destra e chi a sinistra.
9.2 Sono venuto in questo mondo perché si operi una discriminazione: affinché quelli che non vedono, vedano; e quelli che vedono, diventino ciechi!
La Redenzione aveva dunque lo scopo di salvare tutti gli uomini anche se Dio sapeva a priori che si sarebbe salvata solo la parte ‘buona’ dell’Umanità, quella cioè che avrebbe voluto salvarsi.
La massa dei ‘volenterosi’ sarebbe stata illuminata con i normali insegnamenti evangelici, resi più comprensibili dalle parabole, e si sarebbe salvata più facilmente.
A quelli che invece ‘avrebbero dato’ tutta la loro vita a Dio – come appunto gli apostoli – ‘sarebbe stata data’ in più l’illuminazione sulla profondità della Parola di Dio perché la potessero poi trasmettere anche agli altri e perpetuare negli uomini la conoscenza delle cose di Dio.
La libertà concessa da Dio all’uomo è dono ma è anche ‘prova’, perché è sulla base della libera scelta dell’uomo che Dio – nel momento del giudizio particolare – giudicherà le sue azioni in questa vita stabilendo a che tipo di vita eterna egli avrà diritto.
Giovanni – nel suo vangelo (Gv 6, 22-77) - aveva riportato le parole di Gesù dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani.
Gesù, alludendo al miracolo eucaristico di cui quella moltiplicazione dei pani era ‘figura’, aveva invitato tutti a procurarsi non il cibo che perisce, cioè il pane materiale, ma quello spirituale – l’Eucarestia - che procura la vita eterna.
E a chi gli domanda cosa avrebbe dovuto fare per compiere le opere di Dio, egli risponde che avrebbe dovuto credere alla sua Parola.
E, ai dubbiosi che recriminano, Gesù replica: “Non mormorate fra voi. Nessuno può venire a Me se non lo attira il Padre. Sta scritto nei profeti: «Saranno tutti istruiti da Dio»”.
Attenzione: ‘Nessuno può venire a Me se non lo attira il Padre!’.
Che significa? Che è solo il Padre che, a suo giudizio, decide se salvare e chi salvare?
Significa allora che gli uomini sono dei predestinati e che quindi sia per essi inutile cercare di salvarsi perché la salvezza non dipende da loro?
No, bisogna solo intendere che Dio sa in anticipo chi sarà colui che - in tutta libertà - preferirà restare sordo ai suoi richiami.
E Dio si regolerà di conseguenza.
Lo stesso concetto emerge ancora dal Vangelo di Giovanni in quell’episodio in cui Gesù guarisce quell’uomo cieco dalla nascita (Gv 9, 1-41 e Gv 10, 1-21).
Gesù aveva infranto una delle meticolose regole della legge ebraica guarendo il pover’uomo in giorno di Sabato, vietato a qualsiasi anche minima attività.
Farisei e sacerdoti del Tempio avevano fatto al miracolato un contro-interrogatorio in piena regola sperando di ricavarne elementi per ‘incastrare’ Gesù.
Gesù lo reincontra successivamente e alla domanda che rivolge all’uomo per sapere se egli crede in Lui, questi - per tutta risposta - risponde inginocchiandosi ai suoi piedi e adorandolo, come si conviene a Dio.
E Gesù dice allora: ‘Sono venuto in questo mondo perché si operi una discriminazione: affinché quelli che non vedono, vedano; e quelli che vedono, diventino ciechi’.
Si tratta di un concetto analogo a quello espresso da Gesù nel brano di Matteo che stiamo ora meditando.
L’evangelista Luca (Lc 2, 21-35) – nel raccontare l’episodio della ‘Presentazione di Gesù’, neonato, al Tempio – riferisce la profezia di Simeone.
Questi, vecchio e giusto, aspettava ardentemente il Messia per la Redenzione di Israele.
Lo Spirito Santo – così scrive Luca – gli aveva rivelato che egli non sarebbe morto prima di aver veduto il Messia.
E Simeone, che quel giorno era nei pressi del Tempio, sente dentro di sé lo Spirito e mosso da Esso si rivolge a Maria prorompendo in una lode: ‘Ecco, Egli è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; a te pure una spada trapasserà l’anima. Così si riveleranno i misteri di molti cuori’.
In sostanza Gesù è venuto per salvare tutti ed insegnarci la Verità ma molti lo rifiuteranno e anzi lo avverseranno, svelando cioè agli altri e a se stessi quello che è il ‘mistero dei loro cuori’ di cui parla Simeone, vale a dire il loro cuore segreto, il loro vero pensiero interiore, il loro voler essere, o meno, ‘amici’ di Dio.
E’ la Parola di Gesù, il suo Vangelo, quella che opera la discriminazione, quella che obbligherà ciascuno a schierarsi da una parte o dall’altra e che consentirà a Dio di fare alla fine la ‘divisione’, con le sue ‘pecore’ alla destra e i… ‘capri’ di Satana alla sinistra.
I ‘capri’ non potranno più dire, al momento del Giudizio, che essi erano ‘ciechi’ e che ‘non avevano visto’, ma essi - come dice Isaia - sapranno che pur avendo visto non avevano voluto ‘vedere’ e pur avendo udito non avevano voluto ‘udire’, e si renderanno quindi ben conto della correttezza del giudizio che riceveranno.
C’è dunque la categoria dei ‘ciechi’(e cioè gli ‘ignoranti’ delle cose di Dio, ma di buona volontà): Dio vuole che essi possano comprendere le cose di Dio alla luce della sua Parola e della Fede.
C’è poi la categoria di quelli che invece ‘vedono’ (cioè che sono o dovrebbero essere già ‘esperti’ nelle cose del Signore, non solo per cognizione religiosa ma anche per semplice cultura che consente di capire meglio ciò che è bene e ciò che è male, ma poi per cattiva volontà non ne traggono le giuste conseguenze di comportamento) e c’è ancora la categoria di quelli che nella loro superbia pretendono di ‘vedere’ solo la loro verità.
Ebbene – per giustizia - Dio vuole che essi perdano la capacità di vedere la Verità, poiché costoro disprezzano l’opportunità di salvezza che è stata loro offerta dall’insegnamento e dal Sacrificio di Dio.
Come vedete, tutto il discorso si regge, perché Dio non è solo Misericordia, ma anche Giustizia.
Chiudo il commento a questo complesso passo di Matteo precisandovi che, nella visione di Maria Valtorta corrispondente a questo brano, si capisce quale è quel secondo nome che il Padre – come forse ricorderete – aveva rivelato nella notte a Gesù in occasione dell’ultimo discorso della montagna mentre egli era raccolto in preghiera.
Del primo nome avevamo già allora intuito che si trattasse di quello di Giuda che alla fine lo avrebbe tradito.
Ora – dal racconto valtortiano – apprendiamo che nel gruppo apostolico arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che Giovanni Battista è stato catturato dalle milizie di Erode per la seconda volta.
Giovanni era già stato arrestato un anno prima, poco tempo dopo il battesimo di Gesù al Giordano, ma poi era tornato in libertà.
Questa sarà invece la volta che gli costerà la vita: anch’egli, come Gesù, sarà tradito da uno dei propri discepoli che lo indurrà a lasciare il proprio rifugio facendolo poi cadere in un agguato: il secondo nome, appunto!
1 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. II, Cap. 5 – Ed. Segno