(M.V.: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ -  Dettati 14.1.48 e 16.1.48 – C.E.V)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II – Cap. 144 – Ed. Segno)
(G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 88-89-90 – Ed. Segno, 1997)

Il Limbo non sarà più dimora dei giusti. Così come la sera del Venerdì Santo esso si svuotò dei suoi giusti, perché il Sangue versato dal Redentore li aveva detersi dalla macchia d'origine, così alla sera del Tempo i meriti del Cristo trionfante su ogni nemico li assolverà dal non essere stati del suo gregge per ferma fede di essere nella religione giusta, e li premierà della virtù esercitata in vita.

Il Limbo dei giusti non cristiani e dei bimbi non battezzati

Nel capitolo precedente vi avrò forse fatto sobbalzare quando – accennando a quei chiarimenti della ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’ – vi ho parlato della sorte dei ‘giusti non cristiani’ che sarebbero destinati a vivere nel Limbo.
Ma che cosa è questo ‘oggetto misterioso’ di cui molti hanno già sentito vagamente parlare – magari riferito ai bimbi non battezzati - ma di cui oggi il catechismo non parla, visto che vi si nominano solo inferno, purgatorio e paradiso?
Non se ne parla – forse - perché il Limbo non è stato ancora definito come verità di fede, il che non significa però che esso non possa esistere quanto piuttosto che le idee non sono magari ancora ben chiare.
Il dogma di Maria concepita senza Macchia d’origine, ad esempio, è stato definito come verità di fede solo quasi diciannove secoli dopo il …concepimento  di Maria. E non vi dico dopo quante discussioni di santi e di dotti teologi che – nel corso della storia – ne hanno sostenuto o combattuto l’idea.
E allora vi darò sul limbo un piccolo supplemento di informazione perché sono sicuro che questo è un argomento che stimola la curiosità.
Se per la Dottrina cristiana il battesimo è il ‘passaporto’ per poter entrare in Paradiso e se il Gesù valtortiano spiega che anche i ‘giusti non battezzati’ delle altre religioni non giuste non sono ‘perduti al Cielo’ per cui anch’essi andranno alla fine in paradiso, che ne è stato e ne sarà della sorte delle sterminate schiere di bambini non battezzati morti prematuramente, che sono ancora più innocenti dei giusti non cristiani, per non parlare della ‘innocenza’ di quei bambini che – vittime addirittura di aborti1 - non sono nemmeno nati?
Quante mamme e papà cristiani - che hanno invece avuto la tragedia di perdere prematuramente un figlio in queste condizioni - si saranno chiesti cosa ne sarà stato della sua anima, visto che non era stato possibile impartirgli il Battesimo?
Questa non è un’opera di teologia ma solo letteraria, un’opera che si sforza di sorreggere la fede con l’aiuto della ragione e alla luce della teologia che emerge dall’Opera valtortiana.
Nel dubbio, non sbaglierete sicuramente seguendo e limitandovi a quanto per ora vi dice il Catechismo.
In passato avevo meglio approfondito questa tematica sul Limbo2 ma ora per vostra immediata comprensione riassumo qui alcuni brevi concetti.
Padre Enrico Zoffoli – che aveva a suo tempo insegnato nella Pontificia Università Lateranense e che era stato membro della Pontificia Accademia Romana – nella già citata opera il ‘Dizionario del Cristianesimo’ (Ed. Synopsis, 1992) alla voce ‘Limbo’, testualmente scrive:

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Limbo:
Luogo-condizione di serena e fiduciosa attesa di tutti i giusti prima della risurrezione di Cristo.
La tradizione sul ‘limbo’ destinato ai bambini morti senza il battesimo  non è chiara: sembra più una « ipotesi teologica » che una « verità di fede ».
La sua esistenza era supposta dalla preoccupazione della necessità del Battesimo per tutti, contro l’eresia pelagiana che negava la trasmissione del Peccato originale…
Quanto poi alla sua natura, Padri e Teologi non si sono pronunziati in modo concorde…
La Chiesa, infine, non ne ha fatto mai oggetto di un’esplicita e categorica dichiarazione dogmatica.
Oggi, piuttosto comunemente, si riconosce la serietà delle ragioni che escludono il ‘limbo’ come eterna condizione intermedia fra paradiso e inferno, anche se la salvezza suppone necessariamente il battesimo per tutti, compresi i bambini (S.th., I-II, q.89, a.6 sed c; Suppl., q. 69, a.7, c.).
V. Battesimo, bambini morti senza batt.

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Cosa vuol farci capire Padre Zoffoli con questo suo linguaggio tecnico-teologico?
Egli ci vuol far comprendere che:
. quanto alla natura del Limbo Padri e Teologi non si sono ancora pronunciati in maniera concorde
. era un luogo-condizione di serena e fiduciosa attesa di tutti i giusti prima della risurrezione di Gesù Cristo
. la Chiesa infine non ne ha fatto mai oggetto di una esplicita e categorica dichiarazione dogmatica
.  il battesimo è il presupposto necessario per la salvezza di tutti,   
   compresi i bambini
.  se il Limbo esiste non dovrebbe essere eterno

E cosa vuol dire Padre Zoffoli dicendo che il Limbo – se esiste – non dovrebbe essere eterno?
Egli vuol dire che il Limbo – sia esso inteso come luogo e/o stato – alla fine del mondo cesserebbe di esistere come cesserà di esistere il Purgatorio, perché tutte le anime nel momento del Giudizio universale saranno avviate al loro destino definitivo con i loro corpi risorti, in Paradiso o all’Inferno, come si dice nel Vangelo di Matteo.
Come si può capire, il discorso – teologicamente parlando – è del tutto aperto.
Ma se nel Catechismo non si parla del Limbo, se ne parla invece molto, ne ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ della mistica Maria Valtorta,  alla cui luce io vi commento questi vangeli.
Il Limbo di cui l’Opera tratta non è tuttavia quello comunemente inteso dei Patriarchi del Vecchio Testamento, e cioè quel luogo degli ‘inferi’ in cui Gesù discese dopo la sua morte per liberare i membri del popolo eletto che in Lui avevano creduto e sperato in vita.
In una delle precedenti edizioni dell’Opera (quando essa portava ancora il nome di ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’, VI° volume - pagg. 1193/1201) – il tema del Limbo valtortiano era stato ben chiarito in una nota di commento, una acuta lunga analisi teologica resa necessaria proprio dal fatto che l’Opera parla così spesso del Limbo da rendere opportuno un chiarimento di natura generale.
Diceva dunque – fra l’altro -  quel commento teologico, di cui ora cito solo qualche brano:

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'A riguardo del limbo - di cui si parla in quest'Opera - è opportuno ricordare e osservare quanto segue:
I   . Nel testo non si tratta del limbo dei Patriarchi, cioè del luogo in cui il Salvatore discese, dopo la sua morte gloriosa, per liberare quei membri del popolo eletto che in Lui avevano creduto e sperato in vita, e almeno in punto di morte: limbo, dunque, che cessò durante la prima venuta del Cristo, e precisamente quando Egli, vincitore di satana, si portò agli inferi, risuscitò, ascese al cielo.
II  . Nel testo, si tratta invece del limbo dei non battezzati, piccoli o adulti, o meglio abitualmente sprovvisti o provvisti dell'uso di ragione, deceduti, per incapacità o virtù, senza colpe personali talmente gravi da renderli meritevoli dell'inferno eterno, preparato per satana e per gli angeli suoi (vedi:Matteo 25,41).
III . Il vocabolo 'limbo', riferito ai non battezzati non figura mai nella Bibbia e nei documenti pontifici o conciliari aventi il supremo valore di definizioni dogmatiche o di canoni irreformabili: compare tuttavia almeno nella Costituzione "Auctorem fidei (1794)" , con la quale Pio VI° condannò gli errori dello pseudo-Sinodo Pistoiese (vedi:Denzinger, Enchiridion Symbolorum..., 1526)
IV . Ma la realtà significata dal termine 'limbo' è indubbiamente asserita, a riguardo dei non battezzati, in vari documenti pontifici o conciliari che, pur non raggiungendo il predetto supremo valore, godono di notevole autorità, e non potrebbero venire rigettati se non con errore o almeno con temerità............
V .  ……..
VI . ……..
VII . Da questi testi del Magistero ecclesiastico appare perciò che il luogo dell'inferno differisce da quello del limbo, e che le pene dell'inferno si diversificano da quelle del limbo. Che luogo e pene dell'inferno siano eterni non lo dicono i documenti citati, ma lo asseriscono altri testi (vedi, per esempio: Matteo 25, 31-46) portatori della rivelazione divina; che invece luogo e pene del limbo siano perpetui non solo non lo attestano i documenti riferiti, ma neppure lo affermano altri testi portatori della rivelazione divina.
VIII. Non è quindi impossibile che, mentre due dei quattro luoghi, e cioè il paradiso e l'inferno, sono eterni, gli altri due, e cioè il purgatorio e il limbo, siano temporanei: cessino quindi alla seconda venuta del Cristo, con la resurrezione dei corpi, nell'imminenza dell'universale Giudizio...'.
IX .  E’ possibile, dunque, che Iddio ai piccoli, o comunque agli sprovveduti dell’uso della ragione, sul punto di decedere senza aver potuto beneficiare del rito battesimale, accordi la grazia battesimale, cioè la grazia liberativa del peccato d’origine, affinché,   dopo aver sostato e penato nel limbo, magari sino alla fine del mondo, vengano allora ammessi nel regno dei cieli…

…Concludendo:
il paradiso e l'inferno sono eterni.
Il purgatorio cessa, come luogo, al ritorno del Cristo; per ciascun fedele, al momento della piena espiazione.
Quanto al limbo, è almeno possibile, se non addiritttura conveniente o necessario, che termini alla seconda venuta di Gesù, cioè quando al cospetto di ogni uomo apparirà il Salvatore di tutte le genti, il quale, diviso il genere umano in due sole categorie (eletti e reprobi) consegnerà il suo regno al Padre, affinché Iddio sia tutto in tutto (vedi: Prima lettera ai Corinti 15, 20-28).

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Ora, io mi limito a farmi delle domande da ‘uomo della strada’.
Se la Bibbia parla di un luogo nel quale soggiornarono i giusti del popolo eletto fino alla venuta liberatoria di Cristo, dove saranno stati a soggiornare i giusti non del popolo eletto che si erano mantenuti giusti pur non avendo avuto in un certo senso il ‘privilegio’ – termine che avrebbe usato quel mio amico di cui vi ho parlato -  di alcuna rivelazione profetica?
E perché – alla discesa agli Inferi di Gesù – sarebbero andati in Paradiso quelli del popolo eletto e non anche tutti gli altri, magari in coda, dopo i ‘patriarchi’?
Se è il Battesimo quello che dà la Grazia e che consente di accedere al Paradiso, e se il Purgatorio era un luogo di sofferenza ed espiazione temporanea per i cristiani imperfetti, dove saranno andate a soggiornare le anime dei giusti non cristiani, cioè non battezzati?
E se il Purgatorio è previsto per i soli battezzati, dove potrebbero mai andare – gli altri non battezzati – se non da qualche altra parte che potremmo chiamare Limbo?
Parrebbe di capire – da quel che spiega quella ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’ del capitolo precedente – che tutti i giusti prima di Gesù fossero stati liberati, e non solo quelli del popolo eletto.
D’altra parte, perché fare ‘figli e figliastri’ se - tutti indistintamente - erano stati ‘giusti’ per aver ben rispettato la legge dei dieci comandi scritta nei loro cuori?
Ma come si fa a fidarsi di un Subconscio creativo?
E i giusti non battezzati successivi?
La mia ‘Luce’ diceva che sarebbero rimasti di nuovo nel Limbo fino alla sera del Tempo, precisando che la ‘amnistia’ di Dio non fu come le nostre –  imperfette e ripetute dove col Buono esce il Cattivo  - ma fu ‘unica’, dovuta al fatto straordinario di un Dio ‘autocrocifisso’, alla avvenuta Redenzione e alla conquista della Gloria da parte di Gesù per le sofferenze patite.
E se - come dice Matteo nel suo Vangelo - alla fine del mondo rimarranno solo Paradiso ed Inferno, perché non pensare allora che al momento del giudizio universale quelli del Limbo si vedranno aperte le porte come lo furono quelle dei patriarchi e dei giusti del Vecchio Testamento al momento della  discesa agli ‘Inferi’ di Gesù?
Dio è infinitamente misericordioso, ma – se non esistesse il Limbo - quanti miliardi di persone giuste nel corso della Storia avrebbero dovuto e dovrebbero ancora essere escluse dalla salvezza finale, nonostante l’avvenuta Redenzione dell’Umanità?
Il Vangelo – come già detto – precisa che alla fine saranno solo due le sentenze, una per i reprobi destinati all’inferno e una per gli eletti destinati al Paradiso.
Il Vangelo non parla esplicitamente di tante cose che oggi sono verità di fede né di una condizione ultima intermedia fra Inferno e Paradiso quale – accanto al Purgatorio - sarebbe il Limbo.
Ma il fatto che il Vangelo non ne parli significa forse necessariamente che certe realtà non possano esistere?
Tante domande, tanti Misteri!

 

2.2 E castigo e premio saranno dati con giusta misura al giudeo come al greco, ossia al credente nel Dio vero come a colui che è cristiano ma fuor del tronco dell’eterna Vite, come all’eretico, come a colui che segua altre religioni rivelate o la sua propria, se è creatura alla quale è ignota ogni religione.

 

Vi è però un episodio dell’Opera di Maria Valtorta 3 che avviene durante il secondo anno di vita pubblica di Gesù e che - parlando a proposito di Limbo e Purgatorio - mi torna ora alla mente.
Gesù è in viaggio con la comitiva apostolica. Il gruppo si ferma in una radura di montagna, in un bosco.
Il luogo è provvisto di una fonte di acqua corrente ed è adatto alla sosta ed al pernottamento.
Vi sono anche altri gruppi di viandanti, commercianti e pastori, che si apprestano al bivacco. Fra questi anche una numerosa e ricca comitiva nuziale, con tanto di graziosa e civettuola sposina quindicenne adorna di gioie e brillanti.
E’ tuttavia un posto da briganti e, durante la notte, mentre gli uomini del bivacco dormicchiano davanti ai fuochi, ecco che i cani danno segni di nervosismo e tutti si mettono in guardia, preoccupati, mentre dal mezzo del bosco buio si sentono provenire dei tramestii come di gente in agguato pronta all’assalto.
Gli apostoli vorrebbero mettere in salvo Gesù, ma questi invita tutti a non preoccuparsi.
Egli fa ravvivare il fuoco per rendersi ben visibile dopodiché - avvicinatosi al limite del bosco e parlando verso l’oscurità – pronuncia ad alta voce un discorso.
Egli dice che la fame dell’oro spinge gli uomini ai desideri ed alle azioni più abbiette.
Non avrebbe avuto valore l’oro – chiuso da Dio nelle viscere della terra e di per sé innocuo metallo – se Satana, ‘baciando’ spiritualmente gli occhi di Eva, cioè la sua mente, e mordendole l’io, tale valore non gli avesse dato.
E’ da allora che l’uomo - per l’oro - uccide.
Gesù invita i ladroni – invisibili nel buio - a non dimenticare i buoni insegnamenti che le mamme davano loro quando erano bambini, per cui vi è sempre un premio e un castigo per le azioni fatte durante l’esistenza.
Il peccato fa perdere la protezione di Dio ed alla fine giungeranno le sue punizioni.
Che essi non pensino che queste siano tutte favole e che – morto che l’uomo sia – tutto sia pure finito.
No. E’ proprio allora che comincia la vera vita.
‘L’altra vita – continua Gesùrivolto ai ladroni - non è l’abisso senza pensiero e senza ricordo per il passato vissuto e senza aspirazione a Dio che voi credete sarà la sosta in attesa della liberazione del Redentore. L’altra vita è attesa beata per i giusti, attesa paziente per i penanti, attesa orrenda per i dannati. Per i primi nel Limbo, per i secondi nel Purgatorio, per gli ultimi nell’Inferno. E mentre ai primi l’attesa cesserà con l’entrata nei Cieli dietro al Redentore, nei secondi dopo quell’ora (l’attesa) si farà più confortata di speranza, mentre per i terzi incupirà la sua tremenda certezza di maledizione eterna. Pensateci, voi che peccate. Non è mai tardi per ravvedersi. Mutate il verdetto, che si sta scrivendo nei cieli per voi, con un vero pentimento. Lo scheol sia per voi non un inferno, ma penitente attesa, quella almeno, per il vostro volere. Non buio ma crepuscolo di luce. Non strazio ma nostalgia. Non disperazione ma speranza’.
Mentre dal bosco si sente un silenzio di tomba  Gesù termina dicendo ai briganti che egli parla loro così per amore.
Egli invita quindi tutte le persone del bivacco a ritornare ai loro posti senza più nulla temere, perché l’amore disarma i violenti e sazia gli avidi e perché ora là nel fondo del bosco non ci sono più malfattori ma uomini sbigottiti e uomini che piangono, e chi piange non fa il male.
Quasi quattrocento capitoli dopo quello dell’episodio di cui vi ho fatto cenno, Maria Valtorta vedrà in visione uno di questi ladroni.
Si chiamerà Disma e sarà sulla croce alla destra di Gesù.
Disma – vedendo nel dolore di Maria ai piedi della croce il dolore della propria mamma, e ricordando quegli insegnamenti di sua madre che Gesù, in quella notte nel bosco,  aveva invitato a non dimenticare - si pente e, rivolgendosi verso Gesù in croce al suo fianco, gli chiede perdono per i propri peccati ricevendone in risposta la famosa frase dei vangeli: ‘Io te lo dico: oggi tu sarai meco in Paradiso’.
Ecco qui - mi dico pensando al ‘buon ladrone’ Disma - uno che nello scheol, cioè nel luogo di attesa dei morti, starà davvero poche ore.
Emilio Pisani, curatore dell’Opera di Maria Valtorta, scrive4che lo scheol (termine che usa Gesù nel suo discorso ai ladroni del bosco) è ‘parola che si ritrova in altri punti dell’Opera, era il nome che si dava al regno dei morti (chiamato anche ade, inferi, limbo, seno di Abramo) nel quale sostavano sia i giusti che i peccatori, essendo a tutti preclusa, prima della redenzione, la visione di Dio. Era comunque un limbo, cioè un luogo indefinito, provvisorio, di ‘attesa’: attesa beata per i giusti (che il Redentore avrebbe introdotto nell’eterno Paradiso), attesa paziente per i penanti (bisognosi di purificazione  nel Purgatorio, anch’esso transitorio) attesa orrenda per i dannati (destinati all’eterno inferno). La definizione di seno di Abramo ben si adatta alla condizione di beata attesa dei giusti di Israele. In armonia con la Dottrina cattolica, l’opera afferma che Gesù, prima di risorgere da morte, discese agli inferi proprio per liberare quei giusti del popolo eletto che lo avevano preceduto come potenziali cristiani, cioè credendo e sperando nel Cristo che doveva venire. In più l’opera afferma che per tutti gli altri giusti (i non cristiani di buona volontà, o almeno privi di mala volontà) l’attesa nel limbo durerà fino alla fine del mondo, quando anche questi ‘giusti’ conseguiranno la beatitudine eterna, poiché delle quattro dimore dei trapassati (limbo, purgatorio, inferno, paradiso) due sole sussisteranno, ossia il Paradiso e l’Inferno’.

Riflettendo su queste quattro dimore dei trapassati, e concludendo, mi dico dunque che se ‘un giusto non cristiano’ – che in vita sua qualche ‘peccatuccio’ lo avrà pur fatto – può soggiornare nel Limbo nel settore ‘attesa beata’, a maggior ragione perché non dovrebbero almeno beneficiare dello stesso stato di attesa beata i bimbi innocenti non battezzati o i bimbi non nati che certo non avrebbero avuto motivi per meritare una attesa penante?
E se la Misericordia di Dio è infinita perché non pensare addirittura che essi – morendo prematuramente in innocenza, quando non addirittura martiri perché vittime dell’egoismo dei genitori, come nel caso degli aborti voluti  – non abbiano fatto il loro ‘colpo grosso’ e non siano addirittura diventati dei ‘piccoli ladri’ del Paradiso?
Ho già avuto occasione di dire che, ancorché i dieci volumi de ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ siano l’opera  ‘principale’ di Maria Valtorta, essi non sono tuttavia la sola opera ‘importante’.
Sono parimenti eccelse anche le opere ‘minori’, minori solo per la minor lunghezza, che contengono insegnamenti di Gesù e dello Spirito Santo di altissimo livello teologico e sapienziale, oltre che di estrema semplicità di comprensione.
E’ il caso dei ‘Quaderni’ e – poiché ora stiamo parlando di Limbo – delle ‘Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani’ dove la grande mistica dice che a parlarle è lo Spirito Santo.
E, proprio a riguardo della salvezza dei non cristiani purchè ‘giusti’, lo Spirito Santo, sviluppando un suo precedente concetto che andava svolgendo,  continua spiegandole5:

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14.1.48
Ai Romani, c. II, v. 9-10-11.
Dice il Ss. Autore:

« La tribolazione e l'angoscia sono sempre compagne dell'anima dell'uomo che fa il male. Anche se non appare agli occhi degli altri uomini.
Chi è colpevole non gode di quella pace che è frutto della buona coscienza. Le soddisfazioni della vita, quali che siano, non bastano a dare pace. Il mostro del rimorso assale i colpevoli con assalti improvvisi, nelle ore più impensate, e li tortura. Talora serve a farli ravvedere, talaltra a farli maggiormente colpevoli, spingendoli a sfidare Dio, spingendoli a cacciarlo del tutto dal loro io. Perché il rimorso viene da Dio e da Satana. Il primo lo desta per salvare. Il secondo per finire di rovinare, per odio, per scherno.
Ma l'uomo colpevole, che è già di Satana, non pensa che è il suo tenebroso re che lo tortura dopo averlo sedotto ad essergli schiavo. E accusa solo Dio del rimorso che sente agitarsi in lui, e cerca di dimostrarsi che non teme Dio, che cancella Iddio coll'aumentare le sue colpe senza paura, con la stessa malsana smania con la quale il bevitore, pur sapendo che il vino gli è nocivo, aumenta il suo bere, con la stessa frenesia con la quale il lussurioso aumenta il suo pasto di sozzo piacere, e chi usa droghe venefiche aumenta la dose di esse per godere più ancora e della carne e delle droghe stupefacenti. Tutto ciò nell'intento di stordirsi, inebriarsi di vino, di droghe, di lussuria, al punto da inebetirsi e non sentire più il rimorso. E il colpevole nell'intento di soffocarne la voce sotto quella di trionfi più o meno grandi e temporanei.
Ma l'angoscia resta. La tribolazione resta. Sono le confessioni che un colpevole non fa neppure a se stesso, o attende a farle nel momento estremo, quando cade tutto ciò che è scenario dipinto e l'uomo si trova nudo, solo davanti al mistero della morte e dell'incontro con Dio. E questi ultimi sono già i casi buoni, quelli che ottengono pace oltre la vita dopo la giusta espiazione. Talora, come per il buon ladrone, giunto al perfetto dolore, è pace immediata.
Ma è molto difficile che i grandi ladroni - ogni grande colpevole è un grande ladrone poiché deruba Dio di un'anima: la sua di colpevole, e di molte anime ancora: quelle travolte nella colpa dal grande colpevole, e sarà chiamato a rispondere di queste, talora buone, innocenti prima dell'incontro col colpevole e dal colpevole fatte peccatrici, più severamente ancora che della sua, ed è grande ladrone perché deruba la sua anima del suo bene eterno, e con la sua le anime di quelli indotti da lui al male - ma è difficile, dico, che un grande, ostinato ladrone, all'ultimo momento giunga al pentimento perfetto. Sovente non giunge neppure al pentimento parziale. O perché la morte lo coglie improvvisa o perché egli respinge la salute sino al momento supremo.
Ma la tribolazione e l'angoscia della vita non sono che un minimo saggio della tribolazione o angoscia dell'oltre vita. Poiché l'inferno, la dannazione, sono orrori che anche l'esatta descrizione di essi, data da Dio stesso, è sempre inferiore a ciò che essi sono.
Voi non potete, neppure per descrizione divina, concepire esattamente cosa è la dannazione, cosa è l'inferno. Così come visione e lezione divina di ciò che è Dio ancor non può darvi la gioia infinita della esatta conoscenza dell'eterno giorno dei giusti nel Paradiso, così altrettanto né visione né lezione divina sull'Inferno può darvi un saggio su quell'orrore infinito. Per la conoscenza dell'estasi paradisiaca e per l'angoscia infernale, a voi viventi sono messi confini. Perché se conosceste tutto quale è, morireste d'amore o di orrore.
E castigo e premio saranno dati con giusta misura al giudeo come al greco, ossia al credente nel Dio vero come a colui che è cristiano ma fuor dal tronco dell'eterna Vite, come all'eretico, come a colui che segua altre religioni rivelate o la sua propria, se è creatura alla quale è ignota ogni religione. Premio a chi segue giustizia. Castigo a chi fa male.
Perché ogni uomo è dotato di anima e di ragione e per questo ha in sé quanto basta ad essergli guida e legge.
E Dio nella sua giustizia premierà e castigherà a seconda che lo spirito seppe, più severamente perciò più lo spirito e la ragione sono di essere civile e a contatto di sacerdoti o ministri cristiani, di religioni rivelate, e a seconda della fede dello spirito.
Perché se uno, anche di chiesa scismatica oppure separata, crede fermamente di essere nella giusta fede, la sua fede lo giustifica, e se opera il bene per conseguire Dio, Bene supremo, avrà, un giorno, il premio della sua fede e del suo retto operare, con maggior benignità divina di quella concessa ai cattolici.
Perché Dio calcolerà quanto più sforzo dovettero fare i separati dal Corpo mistico, i maomettani, braminici, buddisti, pagani, per essere dei giusti, essi nei quali la Grazia, la Vita, non sono, e con esse i miei doni e le virtù che da essi doni scaturiscono.
Non vi è accettazione di persone davanti a Dio. Egli giudicherà per le azioni compiute, non per le origini umane degli uomini.
E molti saranno che, credendosi eletti perché cattolici, si vedranno preceduti da molti altri che servirono il Dio vero, a loro ignoto, seguendo la giustizia'.

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Eccola qui, finalmente, la risposta che avrei dovuto saper dare a quel mio amico, quello che contestava il 'Dio dei cristiani' accusandolo di non essere né 'giusto' né tantomeno il 'Dio di tutti gli uomini'!
Il ‘Dio dei cristiani’ non è il ‘Dio dei Cristiani’ ma è il ‘Dio di tutti’.
Anzi per i ‘cristiani’, l'aver avuto questa sorte, non sarà stato un 'dono' senza contropartite, gratuito,  fine a se stesso,  ma risulterà addirittura  un'arma a doppio taglio.
Vale infatti il principio per cui ‘Dio nella sua giustizia premierà e castigherà a seconda che lo spirito seppe, più severamente perciò più lo spirito e la ragione sono di essere civile e a contatto di sacerdoti o ministri cristiani, di religioni rivelate, e a seconda della fede dello spirito’.
In caso contrario il dono si trasforma - per giustizia -  in punizione: cristiani in purgatorio a penare e giusti non cristiani, nel limbo, in attesa beata.

 

2.3 La grande misericordia di Dio risplende ancor più luminosamente infinita nelle parole di Paolo che, ispirato, proclama come unicamente coloro che non riconoscono nessuna legge – né naturale, né soprannaturale, né ragionevole -  periranno…

Pensereste di esservela cavata così, sul Limbo? No perché lo Spirito Santo valtortiano – sempre a proposito di Limbo - chiariva poi ancora meglio la situazione in un successivo dettato6:

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16.1.48
Ai Romani, cap.II, v.12
Dice il Ss. Autore:
La grande misericordia di Dio risplende ancor più luminosamente infinita nelle parole di Paolo che, ispirato, proclama come unicamente coloro che non riconoscono nessuna legge - né naturale, né soprannaturale, né ragionevole - periranno, mentre quelli che hanno conosciuta la Legge e non l'hanno praticata, dalla stessa Legge, che salva, saranno condannati; e ancora: che i Gentili, che non hanno la Legge, ma naturalmente e ragionevolmente fanno  ciò che la Legge a loro sconosciuta prescrive - dandosi, per il solo lume di ragione, rettezza di cuore, ubbidienza alle voci dello Spirito, sconosciuto ma presente, unico maestro al loro spirito di buona volontà, ubbidienza a quelle ispirazioni che essi seguono perché la loro virtù le ama, e non sanno di servire inconsapevolmente Dio - che questi Gentili, che mostrano con le loro azioni che la Legge è scritta nel loro cuore virtuoso, nel giorno del Giudizio saranno giustificati.
Osserviamo queste tre grandi categorie, nel giudizio divino delle quali risplendono misericordia e giustizia perfette.
Coloro che non riconoscono nessuna legge né naturale, né umana, e perciò ragionevole, né sovrumana.
Chi sono? I selvaggi? No. Sono i luciferi della Terra. E il loro numero cresce sempre più col passare dei tempi, nonostante che civiltà e diffusione del Vangelo, predicazione inesausta di esso, dovrebbero far sempre più esiguo il loro numero. Ma pace, ma giustizia, ma luce, sono promesse agli uomini di buona volontà. Ed essi sono di mala volontà.
Sono i ribelli ad ogni legge, anche a quella naturale. Perciò inferiori ai bruti. Rinnegano volontariamente la loro natura di uomo: essere ragionevole dotato di mente e di anima. Fanno cose contro natura e contro ragione. Non meritano più che di perire di fra il numero degli uomini che son creati a immagine e somiglianza di Dio, e periranno da come uomini per prendere la loro voluta natura di demoni.
Seconda categoria: gli ipocriti, i falsi, coloro che irridono Dio, avendo la Legge, ma avendola solo, non praticandola.
E può allora dirsi di averla veramente e trarne benefici? Simili a coloro che possiedono un tesoro ma lo lasciano inoperoso e incustodito, essi non ne traggono frutti di vita eterna, gaudi immediati al loro morire, e Dio li condannerà perché ebbero il dono di Dio e non ne usarono con riconoscenza al Donatore che li aveva messi nella parte eletta dell'Umanità: in quella del Popolo suo perché segnato dal segno cristiano.

Terza categoria: i Gentili.

Al tempo d'oggi diamo tale qualifica a quelli che non sono cristiano cattolici. Chiamiamoli così, mentre meditiamo le parole di Paolo.
Essi, che non avendo la Legge fanno naturalmente ciò che la Legge impone - e son legge a se stessi mostrando così come il loro spirito ami la virtù e tenda al Bene supremo - essi, quando Dio giudicherà per mezzo del Salvatore le azioni segrete degli uomini, saranno giustificati.
Sono molti, costoro. Un numero grande.
E sarà la folla immensa... di ogni nazione, tribù, popolo, linguaggio, sulla quale, nell'ultimo giorno, per i meriti infiniti del Cristo immolato sino all'estrema stilla di sangue e di umore, verrà impresso il sigillo del Dio vivo a salvezza e premio prima dell'estremo inappellabile giudizio.
La loro virtù, la loro spontanea ubbidienza alla legge di virtù, li avrà battezzati senza altro battesimo, consacrati senza altro crisma che i meriti infiniti del Salvatore.
Il Limbo non sarà più dimora dei giusti.
Così come la sera del Venerdì Santo esso si svuotò dei suoi giusti, perché il Sangue versato dal Redentore li aveva detersi dalla macchia d'origine, così alla sera del Tempo i meriti del Cristo trionfante su ogni nemico li assolverà dal non essere stati del suo gregge per ferma fede di essere nella religione giusta, e li premierà della virtù esercitata in vita.
E se così non fosse, Dio farebbe frode a questi giusti che si dettero legge di giustizia e difesero la giustizia e la virtù. E Dio non defrauda mai. Lungo talora a compiersi, ma sempre certo il suo premio.

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Bene, credo che non si possano fare commenti se non concludere che, da quanto abbiamo letto nelle spiegazioni dello Spirito Santo valtortiano, una folla immensa di ogni nazione, popolo, tribù, linguaggio, che sarà rimasta in attesa beata nel Limbo dei giusti non cristiani - nell’ultimo giorno, quando vi sarà la sera del Tempo della storia dell’Umanità, e cioè al momento del giudizio universale e della resurrezione dei corpi – vedrà aprirsi le porte al Cielo.
Gesù Cristo – per i suoi meriti di Salvatore - li assolverà, anche senza Battesimo, dal non essere stati cristiani per ferma fede di essere essi  nella religione vera e di essersi comportati con giustizia e virtù.
Lasciamo pure che i nostri teologi continuino a discutere sulla esistenza del Limbo, o di come questo stato o luogo intermedio lo si voglia chiamare, ma intanto noi – che ‘teologi’ non siamo ma che ci possiamo anche fidare del nostro buon senso – consoliamoci con quello che abbiamo appena letto7.


1 A proposito di aborti volutamente provocati, sarebbero un miliardo le vittime dal 1994 al 1997, secondo dati attribuiti alle Nazioni Unite (dati del Fondo delle Nazioni Unite per le Attività in materia di Popolazione)

2 G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 88-89-90 – Ediz. Segno 1997

3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. III, Cap. 223 – Centro Edit. valtortiano

4 Emilio Pisani: Note estratte da ‘L’Evangelo’ di Maria Valtorta, con indici tematico e biblico – C.E.V

5 M.V.: Lezioni sull’Epistola di Paolo ai romani’, Dettato 14.1.48, pagg. 59/60 Centro Edit. Valt.

6 M.V.: ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ – Dettato 16.1.48 – pagg. 60/62 – C. Ed. Valt.

7 Sul tema del Limbo e del Purgatorio in quest’opera vedi anche il Cap. 14.3