(La Sacra Bibbia – I vangeli secondo Luca, Marco, Matteo – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II – Cap. 144 – Ed. Segno)
(G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 88-89-90 – Ed. Segno, 1997)
- Lebbrosi agli occhi di Dio, perduti al Cielo per sempre, per non esser della religione giusta…
Gv 4, 39-42:
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che attestava: «M’ha svelato tutto quello che ho fatto ».
Andati dunque da lui, quei Samaritani lo pregavano di rimanere con loro. Egli vi si trattenne due giorni. E molti di più credettero in virtù della sua parola e dicevano alla donna: « Non è più sulla tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e conosciuto che egli è veramente il Salvatore del mondo ».
1.1 Fine del primo e inizio del secondo anno di vita pubblica di Gesù: il viaggio in Samaria…
Seguendo il resoconto evangelico dei nostri tre ‘sinottici’ Matteo, Marco e Luca - ma in particolare quello di Matteo, testimone diretto dei fatti che descriveva – nel primo volume di questa serie avevamo messo a fuoco l’infanzia di Gesù fino al suo ritrovamento, dodicenne, fra i dottori del Tempio.
Lo avevamo fatto commentando gli episodi evangelici alla luce delle splendide visioni della grande mistica moderna Maria Valtorta.
Nel volume successivo, era stata la volta del primo anno di vita pubblica di Gesù.
In questo accompagneremo Gesù nel suo secondo anno.
Nelle visioni della nostra mistica - che avrete certamente ormai imparato a conoscere ed apprezzare dai volumi precedenti e che meglio ancora conoscerete in futuro – era emerso che il primo anno era praticamente terminato con una cena decembrina. Gesù era stato invitato quale ospite d’onore, insieme al gruppo apostolico al completo, nella splendida dimora di Lazzaro, a Betania, durante la Festa delle Luci, anniversario della nascita di Gesù in quella lontana notte di Betlemme.
Agli inizi di quell’anno Egli – ormai trentenne e nella piena maturità di uomo - aveva deciso che era arrivato il momento giusto per la sua missione e, dopo essersi accomiatato dalla Mamma, aveva lasciato Nazareth per stabilirsi a Cafarnao, cittadina situata sul Lago di Tiberiade.
Da lì si era recato sulle rive del Giordano dove Giovanni Battista lo aveva battezzato.
Egli aveva vissuto fino a quel momento in nascondimento ma – dopo che al Giordano si rivelarono sia il Padre che lo Spirito Santo, il primo sotto forma di voce che tuonava dal cielo, il secondo sotto forma di colomba – si può in un certo senso dire che il ‘guanto di sfida’ per la salvezza degli uomini fosse ormai stato gettato a Satana.
E Satana – che attendeva dalla notte dei tempi il Redentore ma non sapeva quando né sotto quale forma si sarebbe manifestato – acuisce la sua vista intellettuale e segue spiritualmente Gesù nel deserto per cercare di capire se quell’uomo é veramente il Messia.
Ed è alla fine di quei quaranta giorni di digiuno e preghiera nel deserto – quando le risorse fisiche dell’Uomo-Dio sono ridotte allo stremo - che Satana si materializza sotto le mentite spoglie di un viandante in cammino per tentare Gesù.
Le tentazioni gli erano state davvero poste con sottigliezza e astuzia …diabolica1.
Lì, ad essere tentato, era stato l’Uomo che era in Gesù, ma potremmo dire tranquillamente che quelle dell’Angelo ribelle erano state tentazioni ‘degne’ quasi di un ‘Dio’, per cui fu ben appropriata quella risposta di Gesù : ‘Non tenterai il Signore Dio tuo!’.
Vi siete mai chiesti come mai Satana avesse voluto tentare Gesù?
Semplice! Come l’angelo ribelle aveva sabotato il progetto originario di Dio sull’uomo tentando Adamo ed Eva e facendoli cadere – e con essi anche i loro discendenti ormai spiritualmente indeboliti dalle conseguenze del Peccato originale - ora tentava di ripetere l’exploit anche con Gesù, cioè con il ‘Nuovo Adamo’, al fine di mandare a monte il disegno di Dio sulla Redenzione dell’Umanità, che Satana considerava ormai conquistata come ‘sua’.
Poco dopo l’inizio della missione Gesù aveva incontrato quelli che sarebbero stati i suoi primi discepoli, Giovanni e suo fratello Giacomo (figli di Zebedeo) e poi Simone (cioè Pietro) con suo fratello Andrea.
Successivamente Filippo e Natanaele, il quale non è altri che l’apostolo Bartolomeo.
Non i tre sinottici, ma l’evangelista Giovanni ci racconta l’episodio successivo delle nozze di Cana, con quel primo miracolo di Gesù che trasforma l’acqua in vino, miracolo che gli verrà chiesto dalla madre ma che verrà utilizzato da Gesù per far crescere nei suoi primi discepoli la ‘fede’ in lui, fede che in essi - che lo conoscevano da poco - era ancora acerba.
Potremmo collocare quel periodo iniziale nei primi mesi dell’anno, forse in febbraio/marzo, perché – dopo i quaranta giorni trascorsi nel deserto ed il miracolo dell’acqua trasformata in vino durante le nozze di Cana - Gesù si recherà a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica la quale cadeva nel plenilunio di nisan corrispondente ai nostri mesi di marzo-aprile.
A Gerusalemme Egli mostrerà il suo ‘biglietto da visita’ ai sacerdoti del Tempio con il famoso episodio della cacciata dei mercanti e vi raccoglierà altri discepoli destinati a diventare poi apostoli: Giuda di Keriot, e cioè l’Iscariote, Tommaso, Giuda Taddeo (e cioè il cugino di Gesù, noto anche come Giuda d’Alfeo, fratello di Giacomo d’Alfeo) e Simone lo Zelote, detto anche ‘il lebbroso’, che era stato miracolato da Gesù al quale in seguito egli farà conoscere il proprio amico Lazzaro.
Gesù torna quindi a Cafarnao, in Galilea, dove nella sinagoga - dopo la disputa con un paludato personaggio che con malizia lo ‘contesta’- guarisce l’indemoniato di nome Aggeo e, poco dopo, anche la suocera malata di Pietro, che non era ‘indemoniata’ ma quasi, almeno a giudicare da quel caratteraccio che abbiamo potuto constatare nella visione di Maria Valtorta.
Altro viaggio di Gesù a Gerusalemme, con predicazione nei vari villaggi attraversati, e pellegrinaggio nella natìa Betlemme e poi ad Ebron, paesi dai quali praticamente lo cacciano.
Da Betlemme perché – saputo che Egli era il famoso Messia dei Magi - gli imputano la ‘colpa’ della strage degli innocenti di Betlemme perpetrata dal Re Erode il Grande in occasione della sua nascita.
Da Ebron, paese natale del Battista, perché ritengono che il vero e tanto atteso Messia sia il ‘loro’ Giovanni e, da buoni campanilisti, mai accetterebbero un altro Messia che considererebbero evidentemente un impostore.
A questo punto avviene il primo incontro con Lazzaro, nella tenuta di Betania.
Successivamente – rientrato Gesù da Gerusalemme nella sua base logistica di Cafarnao – del gruppo apostolico entra a far parte anche l’altro cugino di Gesù, e cioè Giacomo d’Alfeo.
E’ infine la volta dell’ultimo dei dodici, e cioè ‘Matteo’ che, già in crisi spirituale, viene d’improvviso ‘chiamato’ nel gruppo da Gesù, con grande scandalo dei farisei ‘benpensanti’ di Cafarnao nonché di qualche apostolo che – avendolo conosciuto come ‘pubblicano’ - continuava a considerarlo ladro e peccatore.2
Viene poi quell’incontro in barca sul Lago di Tiberiade con la bella Maddalena, che tanti pensieri peccaminosi aveva suscitato nel cuore di Giuda ed altrettante battute feroci rivolte da Pietro a Giuda.
Infine un ritorno a Nazareth con l’episodio della cacciata di Gesù dalla sinagoga, inseguito dai compaesani inferociti a causa di quel che egli aveva detto nei loro confronti.
Nel raccontare questo episodio - non so più come avessi fatto o forse mi ero distratto e avevo divagato - avevo poi finito per parlare del Peccato originale, dell’anima, dei ‘virus’ informatici dei computers, del loro software e …dell’uomo delinquente di Cesare Lombroso.
Nuovo viaggio di Gesù e del gruppo apostolico a Gerusalemme con il suo colloquio notturno con Nicodemo, dopo la festa dei Tabernacoli in autunno, e quindi – a causa dell’ostilità dei sacerdoti del Tempio che aspettavano solo un minimo pretesto per arrestare Gesù – ‘ritirata strategica’ degli apostoli da Gerusalemme all’Acqua speciosa, località dove Lazzaro possedeva un cascinale con dei terreni ben isolato dal resto del mondo e quindi relativamente ‘tranquillo’.
Gesù – nelle visioni di Maria Valtorta – vi si fermò a lungo tenendovi, per la gioia spirituale di quelli che in qualche modo riuscivano a venire fin lì a sentirlo, una serie di splendidi discorsi sui ‘dieci comandamenti’.
Infine – nel mese di dicembre e quasi al termine di un anno di viaggi e predicazioni - un ritorno temporaneo a Betania, vero e proprio ‘rifugio’ del gruppo apostolico sotto la ‘protezione politica’ del potente e ricchissimo Lazzaro, in occasione della Festa delle ‘luci alla quale abbiamo accennato all’inizio di questo capitolo
Rientrato però da Betania all’Acqua speciosa, Gesù vi viene rintracciato dagli emissari del Tempio di Gerusalemme che lo diffidano dal continuarvi la predicazione.
Egli decide allora di lasciare la zona e di dirigersi verso la Samaria che, essendo in conflitto religioso con la Giudea, poteva essere considerata dai ‘fuggiaschi’ come una zona ‘sicura’ e comunque non meno bisognosa di essere evangelizzata.
Ed è con quel viaggio in Samaria che comincia il secondo anno di vita pubblica di Gesù, che formerà oggetto di questo nostro terzo volume.
1.2 Ma che fine fanno, nell’Aldilà, i giusti delle religioni ‘non giuste’?
Abbiamo già detto nel volume precedente che l’evangelista Giovanni – il quale aveva scritto il suo vangelo circa un mezzo secolo dopo quelli dei tre ‘sinottici’ Matteo, Marco e Luca - si era preoccupato di riempire con i suoi ricordi alcuni ‘vuoti’ lasciati dai primi tre.
Egli aveva valorizzato in particolare quelle situazioni di cui i primi non avevano parlato ma dalle quali l’evangelista dell’Amore aveva saputo far rifulgere in maniera del tutto particolare la divinità di Gesù ed alcuni dei suoi più importanti discorsi dottrinari.
Ma sul Vangelo di Giovanni (e del ‘piccolo’ Giovanni) ho già scritto tre libri di commento e qui allora non dirò altro se non il fatto che è proprio durante questo viaggio di Gesù in Samaria all’inizio del secondo anno che l’evangelista racconta dell’incontro fra Gesù e quella samaritana.
Gesù – che approfittava anche delle occasioni che gli venivano offerte dalle circostanze per catechizzare – prende lo spunto dall’acqua attinta dal pozzo per fare alla donna quel famoso discorso raccontato dall’evangelista Giovanni sull’acqua viva, alludendo metaforicamente con ciò all’acqua della Grazia da Lui portata all’Umanità in vista della Redenzione.
Quella non comprende il senso dell’allusione allegorica di Gesù ed anzi risponde con una certa ironia finché Gesù - per farle capire che con lui non doveva tanto scherzare e che egli non parlava a vanvera – mostra di saperle leggere dentro al cuore dicendole che lei aveva avuto cinque mariti più ancora un sesto che però al momento era solo un suo ‘compagno’.3
La donna rimane allibita, intuisce che quell’uomo - dallo sguardo dolce e penetrante, che le scopre gli ‘altarini’ ma le parla anche in maniera così solenne - deve essere un ‘profeta’, cioè un uomo attraverso il quale Dio si manifesta. Corre dunque in città ad avvisare i suoi compaesani gridando loro di avere conosciuto un ‘profeta’, anzi proprio quel Messia che era stato predetto dai Profeti.
Un gruppo di abitanti si reca allora incontro a Gesù e agli altri apostoli.
I samaritani erano ‘scismatici’ rispetto alla religione ortodossa di giudei e galilei, ma essi - pur non volendo tornare indietro né riappacificarsi con i giudei con i quali erano ai ferri corti - vivevano psicologicamente male questa loro situazione di ‘reprobi’ e ‘separati’.
Essi si sentivano in qualche modo colpevoli delle colpe dei loro padri ma non avevano il coraggio di abbandonare la loro nuova religione per tornare alla vecchia.
Dall’opera valtortiana 4si evince infatti che uno di quei cittadini di Sichar che erano andati ad incontrarlo, discorrendo, aveva confessato con rammarico a Gesù come loro samaritani si considerassero ormai dei ‘lebbrosi agli occhi di Dio, perduti al Cielo per sempre, per non essere della religione giusta’
La risposta di Gesù è chiara. Essi – pur scismatici - non sono responsabili delle colpe dei loro padri e Gesù fa all’uomo un ragionamento che stupirà magari anche molti cristiani non ben informati.
Se essi samaritani operano in buona fede e in spirito di giustizia – dice Gesù - anche per loro che non sono ormai della religione giusta, perché scismatici, vi sarà salvezza, perché Dio legge nei loro cuori e li giudicherà per le loro buone azioni, cioè per il loro esser stati dei ‘giusti’.
Gesù spiega infatti che tutte le anime degli uomini, di qualsivoglia razza, sono di Dio e che, ‘perduta al Cielo’, lo sarà solo l’anima di chi ha peccato rispetto alla legge dei dieci comandi che Dio ha inciso nel cuore di ogni uomo...
I giusti delle altre religioni ‘non giuste’ – aggiunge ancora Gesù - si salveranno, come pure chi ha peccato ma si pente, perché Dio – che vuole tutti salvi - non vuole la morte spirituale del peccatore ma che egli guadagni invece la vera Vita, quella del Cielo.
Noi che meditiamo, possiamo allora facilmente dedurre che non si salvano solo i ‘cristiani’ ma anche gli uomini di altre religioni ‘non vere’ – purché essi - peraltro convinti di essere della religione giusta – rispettino la legge naturale incisa da Dio nel Dna spirituale dell’anima creata per ogni uomo.
Il rammarico espresso da quel cittadino di Sichar, che credeva di essere ‘perduto al Cielo’ – cioè di non poter un giorno entrare nel Regno dei Cieli – per non essere della religione giusta, mi ricorda un concetto analogo che qualche anno fa mi aveva espresso un mio caro amico che cercavo con fatica improba di ‘convertire’.
Era ‘tosto’, l’amico. Era un anticlericale che si dichiarava ateo, e ce l’aveva a morte con i preti e la Chiesa. Era anche intelligente ma era difficilissimo superare tanti suoi pregiudizi, radicati in lui fin da quando era giovane, che gli impedivano di aprire la sua mente ad un ragionamento spassionato.
Egli – ragionando con me - sosteneva che il ‘Dio’ dell’Antico Testamento era stato ingiusto a scegliersi un ‘popolo eletto’, trascurando tutti gli altri.
E trovava pure ingiusto il ‘Dio’ dei cristiani che concedeva solo ad essi – così pensava il mio amico – il ‘privilegio’ di andare in Paradiso.
Sulla questione del ‘privilegio’ a favore del popolo ‘eletto’ gli avevo brillantemente spiegato che non si era tanto trattato, da parte di Dio, di un favoritismo concesso ad un popolo a danno degli altri popoli, ma di una ‘Grazia’ – della quale il popolo aveva beneficiato indirettamente, come un figlio beneficerebbe dei beni del Padre - concessa da Dio agli antichi Patriarchi i quali gli avevano dimostrato di volerlo veramente amare più di quanto non facessero altri popoli ed ai quali Dio si era quindi rivelato.
Mi ero però trovato in difficoltà nella risposta alla domanda sul secondo ‘privilegio’, quello che secondo l’amico avrebbe consentito solo ai cristiani di andare in Paradiso.
Ero un catecumeno, termine che sta ad indicare uno che nelle questioni di fede è ancora alle prime armi, perché da poco ‘convertito’ e documentato – e mi ero io stesso come lui fatto l’idea, non so perché, che i cristiani credessero di essere i soli a potersi salvare…
Se quel mio caro amico si convertì, poco tempo dopo aver letto il mio primo libro, non credo lo avesse fatto per ‘merito’ mio ma del Signore che - in punto di morte - gli doveva aver letto nel cuore, indipendentemente dalle sue idee errate in materia religiosa.
Ma dopo quel primo colloquio - e a proposito del problema sollevato dal mio amico e dal cittadino di Sichar - quella ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’, che ogni tanto interviene nei miei libri a raddrizzare certe mie idee storte o a colmare certe lacune, ebbe a chiarirmi al riguardo5:
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Luce:
Dio fu ingiusto con i non cristiani, concedendo solo ai cristiani i benefici della redenzione, consentendogli cioè di andare in Paradiso?'...
Questo ti sei chiesto più volte, questo a volte ti hanno chiesto, questo devi chiarire bene.
Dio è innanzitutto, oltre che buono, giusto: Giustizia nel giudicare, nel premiare, nel punire.
Già ti ho spiegato che il Signore, all'uomo che - egli sapeva - avrebbe sbagliato, aveva inciso nel 'cuore' la legge naturale dei dieci comandi.
Già quella, seguendola , era sufficiente ad assicurare il ritorno a Dio, nel Paradiso celeste, in Cielo: il ritorno a Dio, ma il ritorno dei 'giusti', perché Dio - come ti dissi - 'buono , ma non stolto è' e giustizia vuole che i 'non giusti' non vengano premiati, anzi vengano puniti.
Ora Dio aveva però anche fatto la 'promessa': quella di mandare chi avrebbe schiacciato con il tallone il capo al Serpente, cioè il Cristo, figlio della Vergine Santissima, la Prediletta dopo il figlio, ma prediletta quanto il Figlio.
I giusti che erano morti nel frattempo (ché i 'non giusti' neanche meritano considerazione perché in pratica hanno voluto autocondannarsi con le loro stesse mani, grazie allo stesso libero arbitrio che loro vollero fonte di perdizione e che i giusti vollero liberamente come fonte di salvezza), nel frattempo - cioè nel vostro 'tempo', ché Io 'tempo' non ho, e cioè da Adamo ed Eva fino alla resurrezione del Cristo che discese agli 'Inferi' - i giusti, dicevo, erano nel Limbo.
Il 'Limbo' è una specie di 'sala di aspetto' dove si attende il 'treno' che porta in Paradiso.
L'attesa può anche essere lunga, ma la aspettativa di vedere e gioire nel Signore ricompensa largamente e fa sì che il Limbo, nella pregustazione della Felicità Eterna, sia alla fin fine più una 'gioia'.
Dunque, per i giusti, da Adamo ed Eva in poi, per tutti i giusti che sarebbero venuti, era previsto il Limbo fino al Giudizio Finale, quando sarebbero stati giudicati i vivi e i morti: vivi e morti nello spirito, ed i vivi avrebbero asceso al Cielo.
Ma grazie alla Redenzione, grazie ai meriti del Cristo - crocifisso con orribile Passione dove il dolore non fu la croce di legno ma la Croce dei Peccati del Mondo: tutti divinamente visti per poter meglio soffrire, meglio riscattare e meglio perdonare - grazie alla Redenzione, il Padre buono concesse - mi spiego con dei termini che ti faranno sorridere ma che almeno ti sono, vi sono, famigliari e vi aiutano a capire - una sorta di 'amnistia' a tutti i Giusti del Limbo, che vennero così 'liberati' e felici poterono in anticipo ascendere al Cielo.
Per gli altri giusti, cioè quelli che sarebbero venuti dopo questi, di nuovo la sosta nel Limbo fino alla Fine.
Né questo fatto, questa eccezione, ti deve parere strana.
La mia 'amnistia' non fu come le vostre, imperfette e ripetute dove col 'Buono' escono i 'Cattivi', continuamente.
La mia fu 'unica' e concessa veramente per un fatto straordinario: la morte di un Dio - autocrocifisso poiché Lui accettò, anzi volle la crocifissione per riscattarvi - e la redenzione, ma soprattutto la conquista della 'Gloria' a causa del patimento subito e dell'Amore profuso, per cui avendo liberato il suo popolo in terra dalla schiavitù del Peccato Originale, Egli, il Figlio, aveva diritto al suo primo Popolo in Cielo, quello appunto dei Giusti rimasti fino a quel momento nel Limbo.
Cristo, dunque, venne per tutta l'Umanità, e tutta l'Umanità riscattò concedendole la possibilità - grazie alla Legge dei Dieci Comandi incisa nel Cuore e grazie al proprio Libero Arbitrio - di tornare al Padre per costituire, per essere, il Popolo di Dio in Cielo, dopo essere stati Figli di Dio in Terra.
Ma a quelli che, in più, vollero, vorranno essere 'Cristiani': un premio, un 'incentivo' migliore.
Perché? Non è giusto?
Essere 'cristiani' non è un 'privilegio', umanamente parlando.
Non è un privilegio perché essere cristiani vuol dire essere del Cristo, e Cristo è Dio, e non si può essere del Cristo, umanamente parlando come fate voi, cioè a parole.
Bisogna esserlo spiritualmente, con Amore e con Dolore... il dolore accettato ed offerto al Signore.
E tutto questo, umanamente, è 'condanna' anche se spiritualmente, poi, sarà premio.
Ma in più, in più, per il cristiano che - avendo avuto la opportunità di nascere 'cristiano', come pure colui che non essendo cristiano sarà stato posto a contatto stretto con la Dottrina cristiana ma l'avrà volutamente respinta, respinta con il cuore, non condividendone l'Amore, ecco, per questi, l'opportunità sarà stata Mezzo di Prova, prova perduta e quindi occasione di giudizio ancora più severo, perché avranno sprecato il 'talento' che il Signore aveva loro dato.
L'esser cristiani di nome, non esserlo di fatto, non privilegio sarà stato ma addirittura fattore di condanna perché avendo avuto la sorte di conoscere veramente Dio, il vero Dio, la Sua Dottrina, questi l'hanno, l'avranno respinto.
E condanna avranno, perché Dio... ‘buono, giusto, ma non stolto è’…
…Alla sera del Tempo, cioè al momento del Giudizio Universale, i Giusti - che non avranno avuto la sorte di essere stati salvati in Cristo e per il Sangue di Cristo che circola santificante nella Chiesa dei Cristiani - saranno comunque riscattati dal Peccato in virtù del Sacrificio perfetto operato dal Cristo, Dio e Uomo.
Sacrificio perfetto come Dio e come Uomo.
Nell'attesa essi rimangono nel Limbo: non sofferenza e non gioia.
Ma non è ingiusta questa loro sorte come non fu ingiusta la sorte dei discendenti di Adamo menomati dal Peccato nello Spirito, nel Morale, nella Carne.
E' per questo che bisogna fare apostolato: per diffondere il cristianesimo e fare in modo che quanti più giusti non cristiani diventino 'giusti' cristiani così da poter godere da subito, al momento della loro morte, l'ingresso nella nuova Vita che è gioia eterna.
Parimenti saranno benevolmente giudicati i giusti cristiani che avranno dentro di sé rispettato - pur senza stretta osservanza delle norme - i principi del vivere cristiano: timor di Dio e amore di prossimo…
…Chiariamo ancora il concetto.
E' la Grazia quella che consente all'uomo il diritto alla Vita.
Ma la Grazia, per quelli dopo Cristo, è data solo in virtù del Battesimo. E giusto questo è perché altrimenti non vi sarebbe incentivo e premio al diventare cristiani, vale a dire Figli di Dio in Cristo.
Quindi tutti quelli non battezzati ma incolpevoli non andranno all'Inferno: che è sofferenza pura, non andranno in Purgatorio: che è pur sempre sofferenza d'amore, ma resteranno nel Limbo: dove la sofferenza non è, in attesa che la Gioia venga, fatto che è già 'gioia' in quanto 'anticipazione', pregustazione di gioia futura.
Capito meglio ora?
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Beh…, in effetti - allora – io avevo capito meglio, ma voi, con le mie spiegazioni, ora?
Andiamo comunque a leggerci - così come emerge dalla visione della mistica - l’episodio dei cittadini di Sichar, episodio che ci ha offerto lo spunto per parlare dell’interessante argomento del limbo e della salvezza dei giusti non cristiani:
144. I samaritani invitano Gesù a Sicar.6
23 aprile 1945.
Vengono alla volta di Gesù un gruppo di notabili samaritani guidati da Fotinai.
«Dio sia con Te, Rabbi. La donna ci ha detto che sei un profeta e che non sdegni parlare con noi. Ti preghiamo restare con noi e non negarci la tua parola perché, se è vero che siamo recisi da Giuda, non è detto che solo Giuda sia santo e tutto il peccato sia in Samaria. Anche fra noi c'è chi è giusto ».
« L'ho detto anche Io a costei questo concetto. Non mi impongo, ma non mi rifiuto se c'è chi mi cerca ».
« Sei giusto. La donna ci ha detto che Tu sei il Cristo. E' vero? Rispondici in nome di Dio ».
« Lo sono. L'epoca messianica è venuta. Israele è riunito dal suo Re. E non Israele solo ».
« Ma Tu sarai per coloro che... che non sono nell'errore come noi siamo» osserva un anziano imponente.
« Uomo, lo leggo in te il capo di tutti questi e leggo anche una onesta ricerca del Vero. Ora ascolta, tu istruito nelle letture sacre. A Me fu detto ciò che lo Spirito disse ad Ezechiele quando gli dette missione profetica: "Figlio dell'uomo, Io ti mando ai figli d'Israele, ai popoli ribelli che si sono allontanati da Me... Sono figli di dura faccia e di cuore indomabile... Può essere che essi stiano a sentirti e poi non ne facciano conto delle tue parole, che mie sono, perché è una casa ribelle, ma almeno sapranno che in mezzo ad essi è un profeta. Tu dunque non avere paura di loro, non ti spaventino i loro discorsi perché essi sono increduli e sovversivi... Riferisci ad essi le mie parole, sia che ti diano o che non ti diano ascolto. Tu fa' quello che ti dico, ascolta ciò che ti dico per non essere ribelle come essi. Perciò mangia qualunque cibo lo ti porgo ".
Ed Io sono venuto. Non mi illudo e non pretendo di essere accolto come un trionfatore. Ma, poi che la volontà di Dio è il mio miele, ecco che lo la compio, e se volete vi dico le parole che lo Spirito ha messo in Me ».
« Come può mai l'Eterno aver avuto pensiero a noi? ».
« Perché Egli è Amore, figli ».
« Così non dicono i rabbi di Giuda ».
« Ma così vi dice il Messia del Signore ».
« E' detto che il Messia nascerebbe da una vergine di Giuda. Tu da chi e come nascesti? ».
« A Betlem Efrata da Maria della stirpe di Davide, per opera di spirituale concepimento. Vogliate crederlo ».
La bella voce di Gesù è uno squillo di gioioso trionfo nel proclamare la verginità della Madre.
« Il tuo viso splende di una grande luce. No. Tu non puoi mentire. I figli delle tenebre hanno tenebroso volto e occhio turbato. Tu sei luminoso; limpido come un mattino d'aprile è il tuo occhio, e la tua parola è buona. Entra in Sicar, te ne prego, e ammaestra i figli di questo popolo. Poi te ne andrai... e noi ricorderemo la Stella che rigò il nostro cielo ... ...
« E perché non seguireste la stessa? ».
« Come vuoi che si possa?». Parlano mentre si dirigono verso la città.
« Noi siamo i recisi. Almeno così è detto. Ma ormai siamo nati in questa fede e non sappiamo se sia giusto lasciarla. Inoltre... Sì, con Te possiamo parlare, lo sento. Inoltre anche noi abbiamo occhi per vedere e cervello per pensare. Quando, per viaggi o commerci, passiamo dalle terre vostre, tutto quello che vediamo non è santo al punto da farci persuasi che Dio è con voi di Giuda, né con voi di Galilea ».
« In verità ti dico che, del non avervi persuasi e ricondotti a Dio non con le offese e le maledizioni ma con l'esempio e la carità, ne sarà fatto capo d'accusa al resto d'Israele ».
« Quanta sapienza in Te! Udite!? ».
Tutti assentono con mormorii di ammirazione.
La città intanto è raggiunta e molta altra gente si accosta mentre si dirigono verso una casa.
« Ascolta, Rabbi. Tu, che sapiente e buono sei, risolvi un dubbio nostro. Molto del nostro futuro può venire da questo. Tu che sei il Messia, restauratore perciò del regno di Davide, devi avere gioia di riunire questo membro sparso al corpo dello Stato. Non è vero? ».
« Non tanto di riunire le parti separate di ciò che è caduco, quanto di ricondurre a Dio tutti gli spiriti Io mi curo, ed ho gioia se restauro la Verità in un cuore. Ma esponi il tuo dubbio ».
« I nostri padri peccarono. Da allora le anime di Samaria sono invise a Dio. Perciò che bene ne avremo se seguiremo il Bene? Per sempre lebbrosi siamo agli occhi di Dio ».
« Il vostro è l'eterno rimpianto, il perenne scontento di tutti gli scismatici. Ma ancora ti rispondo con Ezechiele. " Tutte le anime sono mie " dice il Signore. Tanto quella del padre come quella del figlio. Ma morirà solo l'anima che ha peccato. Se un uomo sarà giusto, se non sarà idolatra, se non fornicherà, se non ruberà e non farà usura, se avrà misericordia per la carne e per lo spirito altrui, costui sarà giusto agli occhi miei e vivrà di vera vita. E ancora. Se un giusto avrà un figlio ribelle, avrà forse questo figlio la vita perché il padre era giusto? Non l'avrà. E ancora. Se il figlio di un peccatore sarà un giusto, sarà morto come il padre perché figlio di esso? No. Vivo sarà della eterna vita perché fu giusto. Non sarebbe giustizia che uno portasse il peccato dell'altro. L'anima che ha peccato morrà. Quella che non ha peccato non morrà. E se chi ha peccato si pente e viene alla Giustizia, ecco che lui pure avrà vera vita. Il Signore Iddio, unico e solo Signore, dice: " Io non voglio la morte del peccatore, ma che egli si converta e abbia la Vita ". Per questo mi ha mandato, o figli erranti. Perché abbiate la vera vita. Io sono la Vita. Chi crede in Me ed in Colui che mi ha mandato avrà la vita eterna, anche se fino ad ora fu peccatore ».
« Eccoci alla mia casa, Maestro. Non hai orrore entrarvi? ».
« Ho orrore solamente del peccato ».
« Vieni, allora, e sosta. Spezzeremo insieme il pane e poi, se non ti è di peso, Tu ci spezzerai la parola di Dio. Ha un altro sapore questa parola da Te data... e noi abbiamo qui un tormento: questo di non sentirci sicuri di essere nel giusto... ».
« Tutto si calmerebbe se osaste venire apertamente alla Verità. Dio parli in voi, o cittadini. Presto scende la sera. Ma domani a terza lo vi parlerò a lungo, se lo volete. Andate con la Misericordia vicina ».
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In precedenza ho accennato più volte alla ‘legge naturale’ data da Dio ad ogni uomo.
Ma cos’è questa legge naturale?
Padre Enrico Zoffoli, nel suo ‘Dizionario del Cristianesimo’, lo chiarisce filosoficamente e teologicamente, ma io lo spiegherò a voi con parole mie, anzi in parole povere.
La legge naturale consiste in una serie di ‘principi’ che Dio, quasi ne facesse una sorta di Dna spirituale, incide nella nostra anima.
Sono principi che – una volta che noi saremo diventati uomini maturi, dotati di piena intelligenza e capacità critica – avvertiremo dentro di noi come delle ‘verità’ di piena evidenza razionale e non bisognose di dimostrazione, insomma come degli ‘istinti’ che ci fanno capire quali sono i comportamenti giusti e quali quelli ingiusti.
Rispettare la legge naturale significa dunque adottare un criterio di condotta nelle proprie azioni per cui un’azione è morale se è razionale, ed è razionale se conforme alla inclinazione oggettiva della propria natura.
Se natura e ragione dipendono da Dio, la legge naturale riflette la Legge Eterna, cioè la sapienza e il volere con cui Dio ordina ogni sua creazione al suo fine ultimo.
L’uomo che rispetta la legge naturale interiore, quella che i cristiani chiamano la legge dei dieci comandamenti - come ad esempio amare e onorare Dio, amare e onorare il padre e la madre, non uccidere, non rubare, etc. – non fa altro che rispettare la legge di Dio, cioè quei principi fondamentali di buon comportamento che Dio ha inciso nell’anima al momento della sua creazione affinché ogni uomo – anche senza essere della religione giusta – sappia come ben comportarsi e salvarsi.
Ecco perché il Gesù di Maria Valtorta dà tanta importanza al rispetto di tale legge.
Dio Padre sapeva che gli uomini - ormai traviati dalle conseguenze del Peccato originale dei Primi Due – si sarebbero pervertiti e, persa l’illuminazione piena del Signore, si sarebbero perfino costruiti delle religioni imperfette quando non anche del tutto sbagliate.
Ed è proprio per aiutarli a sbagliare il meno possibile che Dio ha fatto loro dono della ‘legge naturale’ incisa nell’anima, legge che - pur nel rispetto della loro libertà decisionale, gli avrebbe fatto ‘sentire’ se un certo comportamento sarebbe stato giusto o sbagliato.
Quando i tempi della Redenzione fossero stati maturi, Dio sarebbe intervenuto direttamente attraverso il Verbo incarnato, Gesù Cristo, per insegnare agli uomini la vera dottrina che avrebbe reso più facile e rapida la salvezza dell’anima.
1 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 2 – Ed. Segno, 2002
2 Nota: Ancorché la chiamata e conversione di Matteo facciano parte del primo anno di vita pubblica di Gesù narrate nel secondo volume di questa serie, il bellissimo episodio valtortiano è commentato nel Cap. 1 del primo volume.
3 G.L. “Il vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 6 – Ed. Segno ,2000
4 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II, Cap. 144 – Centro Edit. valtortiano
5 G.L.: ‘Alla ricerca del paradiso perduto’ – Capp. 88 e 90 – Ed. Segno, 1997
6 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. II – Cap. 144 - Centro Edit. Valtortiano