(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Capp. 46 e 80.8/11 – Centro Ed. Valtortiano)
2. Adorami un attimo solo! Levami questa sete che ho d’esser adorato! E’ quella che mi ha perduto. Ma è rimasta in me e mi brucia…un attimo, un attimo solo, o Cristo, tu che sei buono! Un attimo di gioia all’eterno Tormentato!
Mt 4, 1-11:
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame.
E il tentatore, accostandosi, gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pani’.
Gesù rispose: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ ”.
Allora il diavolo lo trasportò nella Città Santa, lo pose sul pinnacolo del Tempio e gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio, gettati di sotto, poiché sta scritto: ‘Agli Angeli suoi ha dato ordine per te: essi ti porteranno sulle mani, affinchè il tuo piede non inciampi in qualche pietra’.
Rispose Gesù: “Sta pure scritto: ‘Non tenterai il Signore Dio tuo’ ”.
Il diavolo lo trasportò di nuovo sopra un monte altissimo, gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro magnificienza, poi gli disse: ‘Tutto questo io ti darò, se ti prostri e mi adori' ”.
Allora Gesù gli rispose: “ ‘Vattene, Satana, poiché sta scritto: ‘Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo’ ”.
Allora il diavolo lo lasciò. Ed ecco degli angeli s’avvicinarono e lo servivano.
2.1 Le due nature di Gesù e la prima Prova
Dopo il battesimo al Giordano Gesù si ritira in preghiera nel deserto dove il Vangelo dice testualmente che Gesù vi viene ‘condotto’ dallo Spirito Santo per essere tentato dal diavolo.
Loisy – che non crede al demonio - definisce mitico questo racconto.
Stupisce, a prima vista, l’affermazione che sia lo Spirito Santo a ‘condurre’ nel deserto Gesù che è Verbo incarnato, e ancor più il fatto che lo scopo sia quello di farlo tentare da Satana.
Potrebbe mai Satana indurre Dio in tentazione?
Ma c’è un’altra spiegazione. Gesù era Uomo-Dio, cioè uomo oltre che Dio, e possedeva in sé entrambe le nature, quella divina in quanto Verbo incarnato e quella di uomo in quanto fatto di carne nato dalla ‘carne’ di Maria.
Le due nature convivano in lui così da formare un tutt’uno, come la nostra anima permea e forma un tutt’uno con il nostro corpo pur non essendo essa di per se stessa ‘materia’ ma ‘spirito’.
Si può praticamente dire – tanto per capirci – che Gesù si comportasse di norma come un uomo tranne che quando la divinità che era in lui reputasse manifestarsi esternamente per i fini della missione del Verbo in terra.
Era quello il momento in cui Gesù sprigionava potenza di miracolo o in cui – come abbiamo visto spesso nei celebri discorsi ‘valtortiani’ da me raccolti e meditati nei tre volumi de “Il Vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – parlava con oratoria degna della Sapienza di un Dio che si abbassa tuttavia ad un livello di comprensione umana per farsi intendere dall’uomo.
E nella vita di Gesù sono tanti i momenti di ‘umanità’ e altrettanti quelli di ‘divinità’ che tuttavia non costituiscono aspetti diversi o antitetici della sua personalità quanto piuttosto le due facce di una stessa medaglia.
Ora delle due ‘nature’, quella che lo Spirito Santo ispira qui ad andare nel deserto non può essere che la natura di Gesù-Uomo, poichè l’altra del Verbo che era in lui non aveva certo bisogno (in quanto il Verbo è Dio come lo stesso Spirito Santo) di essere ‘ispirata’ e ‘condotta’, e neppure è immaginabile che Gesù in quanto Verbo dovesse o potesse essere ‘tentato’ da una sua creatura inferiore come era appunto l’angelo ribelle.
Ma perché mai Gesù-Uomo avrebbe dovuto allora essere tentato, ‘complice’ lo Spirito Santo?
E perché, poi, lo Spirito Santo avrebbe dovuto essere ‘complice’ di quelle tentazioni?
Non è Satana quello che ‘tenta’ l’uomo? Da quando in qua sarebbe Dio a farlo? E quale è il significato profondo, di quella frase della preghiera del ‘Padre nostro’ dove imploriamo Dio-Padre di non ‘indurci’ in tentazione?
Quest’ultima è una frase che ha destato non poche perplessità tanto che aveva una volta indotto qualcuno della Gerarchia ecclesiastica nella ‘tentazione’ di cambiarla per renderla più comprensibile.
Essa va dunque bene interpretata, non nel senso di chiedere al Padre di non indurci in tentazione come fa Satana, il che sarebbe un assurdo, ma di non permettere che le tentazioni di Satana e del mondo alle quali possiamo essere posti di fronte risultino superiori alle nostre forze e ci facciano cadere nonostante la nostra buona volontà di resistere.
In realtà si tratta di due ‘tentazioni’ diverse: quelle di Satana hanno lo scopo di far cadere l’uomo per dannarlo, quelle che Dio permette sono invece ‘prove’ di vita che egli consente o che ci mette di fronte, proporzionate alle forze di ogni singolo uomo, e che hanno lo scopo di aiutarlo a crescere spiritualmente ed a guadagnarsi maggior merito in Cielo dopo averle superate.
Gesù – nella sua parte umana - doveva essere ‘tentato’ perché anch’egli doveva essere sottoposto alla Legge della Prova, che è una delle Leggi che reggono la creazione.
Furono sottoposti a prova gli angeli che, con Lucifero, si divisero poi in angeli di Luce e in angeli di Tenebre, i primi venendo ammessi alla gloria del Paradiso, i secondi all’Inferno.
Furono sottoposti a prova i primi due progenitori, Adamo ed Eva, che non seppero meritare i privilegi che avevano avuti e furono cacciati dal Paradiso terrestre per non aver voluto resistere alla ‘tentazione’ di non toccare il simbolico frutto dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male.
Sono sottoposti a prova tutti gli uomini che, a seconda di come liberamente decidono di condursi rispetto alla legge naturale dei dieci comandamenti che Dio ha scolpito nella loro anima, si salvano o si dannano.
E il Verbo incarnato, in quanto Uomo, non fu esonerato dalla Prova.
Gesù-Dio doveva infatti ottenere dal Padre il riscatto per i peccati dell’intera Umanità passata, presente e futura, e la ‘prova’ – iniziata nel deserto ma che sarebbe terminata sul Calvario - avrebbe dovuto essere ‘adeguata’, perché i grandi premi vanno ben guadagnati e meritati.
E’ infatti incommensurabile la grandezza di un premio di felice vita eterna per l’Umanità, rispetto alla possibilità di una sua dannazione eterna.
Gesù – nuovo Adamo - con la sua ubbidienza ed umiltà avrebbe dovuto riscattare il peccato di disubbidienza e orgoglio del vecchio Adamo.
Nel caso di Adamo ed Eva, la prova si era risolta infatti in un peccato di disubbidienza (contraddicendo a quell’unico divieto di non mangiare i frutti dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male) al fine di soddisfare l’orgoglio di tutto sapere e potere per poter divenire come Dio-Creatore.
Il loro fu quindi anche un peccato di superbia, la stessa colpa di Lucifero al momento della sua ribellione verso Dio, anche se con l’attenuante per essi di essere stati ‘tentati’ da un essere intellettivamente e spiritualmente tanto superiore a loro, attenuante che non fece meritare loro l’inferno ma anzi promettere misericordiosamente un futuro di salvezza per loro e la loro discendenza.
Nel caso di Gesù-Verbo l’umiltà e l’ubbidienza consistettero nell’accettare l’annichilimento della propria natura di Dio in una natura umana con tutte le sue miserie, e subire infine una morte di croce che più infamante non avrebbe potuto essere, oltre che atroce.
2.2 Preghiera e…digiuno
Gesù si appresta dunque ad iniziare la sua vita pubblica, cioè la sua missione.
Gesù-Uomo non sa ancora nulla della prossima prova che dovrà affrontare alla fine dei quaranta giorni nel deserto, ma egli ‘sente’ dentro di sé (ed è lo Spirito Santo che sussurra al suo orecchio spirituale) che – come Uomo – dovrà ‘purificarsi’ per essere temprato e pronto ad intraprendere la sua missione di Redenzione.
Come, purificarsi? Con la preghiera e il digiuno, appunto.
Dove? Nel deserto, dove nel silenzio della natura e lontano dalle voci del mondo è più facile ‘parlare’ con Dio ed ascoltarlo.
Renan scrive a questo proposito – con l’aria di far intendere che quella di Gesù era una stravaganza - che ‘Gesù credeva anche nel potere della preghiera…’.
Ma, umanamente, non si può comprendere il valore della preghiera e del digiuno se non si considera l’unità psicosomatica della persona umana.
Dopo il Peccato - perduto l’equilibrio che derivava dall’unione originaria con Dio per cui era la parte più spirituale dell’uomo quella che ‘governava’ l’io - i valori si ribaltarono e fu l’io a sottomettere lo spirito ormai indebolito.
L’uomo ‘animale’ prese il sopravvento, e divenne l’uomo attuale.
Per tornare alla antica spiritualità le sole forze umane ora non sono più sufficienti, ed è necessario l’aiuto di Dio.
L’aiuto si chiede con la preghiera e si merita con il sacrificio, a cominciare da quello più ‘animale’ che tocca la carne, e cioè il digiuno.
Ma il digiuno, vale a dire il resistere agli stimoli istintivi di ‘sopravvivenza’ che mordono la ‘carne’ e chiedono appagamento, serve non solo a ‘purificarci’ attraverso questa più o meno piccola mortificazione dei sensi ma anche a rafforzare, con l’allenamento alla resistenza, la nostra volontà e quindi a consentirci di meglio resistere alle tentazioni ed ai richiami del mondo e dell’Altro.
La preghiera condita di ‘digiuno’ diventa a questo punto una strada ben lastricata che ci consente di arrivare a bussare più facilmente alla porta di Dio, che la apre inondandoci con la sua Forza e la sua Illuminazione.
Il digiuno non è affatto detto debba essere necessariamente di tipo ‘alimentare’ ma può essere anche digiuno ‘morale’, come il privarci di qualche cosa o di qualche abitudine che ci è particolarmente cara.
Una volta sentii quel sacerdote in Sardegna di cui vi ho già fatto cenno – il quale evidentemente riteneva impossibile per Gesù il poter digiunare ‘quaranta giorni e quaranta notti’ a meno di essere fachiri – predicare che anche quei quaranta giorni di digiuno di cui l’evangelista parla furono un ‘simbolo’ dell’attesa quarantennale nel deserto del popolo eletto giunto dall’Egitto, prima di meritarsi l’ingresso nella terra promessa.
Egli era infatti un ammiratore di Bultmann, che ha fatto scuola negando quasi tutti i versetti del Vangelo nella loro realtà ‘storica’ salvo appunto attribuire loro il valore di ‘simbolo’.
Nel caso specifico l’episodio dei quaranta giorni di digiuno adombra certamente in maniera ‘simbolica’ l’attesa quarantennale del popolo ebraico, ma – come quell’episodio al battesimo del Giordano - è anche un fatto realmente accaduto.
Oggi, il digiuno cristiano non si fa più come una volta, anzi non si fa più affatto.
Ma quando c’è qualche volenteroso che lo fa viene effettuato dal mattino alla sera o mangiando a mezzogiorno solo pane annaffiato con acqua oppure, per i più dotati, facendo un digiuno completo.
Lo faccio anch’io, ma non vi sto a dire il disastro. La sera, allo scadere del minuto, sembro un gatto miagolante affamato.
Ma Gesù era una persona seria, ed il vangelo sottolinea non a caso che egli digiunò quaranta giorni e quaranta notti. Ci siamo capiti?
Certo, un razionalista-materialista potrebbe anche ironicamente obbiettare che per uno che era Dio in fin dei conti digiunare non era un gran problema.
Ed è vero, ma qui quello che doveva invece digiunare era l’uomo, che in quanto uomo doveva prepararsi alla missione.
A prima vista e ad una osservazione di buon senso comune potrebbe certo sembrare strano per tanti ‘razionalisti’ che un uomo possa ‘resistere’ per quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare.
E’ strano, ma non impossibile, come invece ben sanno gli studiosi dei fenomeni fisici del misticismo.1
Gesù-Uomo pregava e digiunava. Era cioè unito misticamente a Dio.
Non mancano le esperienze mistiche di personaggi anche moderni, come ad esempio quelle famose di Marta Robin (1902-1981) e Teresa Neumann (1898-1962), entrambe a suo tempo controllate da stuoli di medici sospettosi.
La prima - stigmatizzata e paralizzata - riviveva ogni settimana la Passione di Gesù fra indicibili sofferenze. Perse gradualmente la vista, la possibilità di dormire ed il desiderio di cibo. Dal 1928 al 1981, anno della morte, Marta visse assorbendo solo l’Ostia, che prendeva due volte alla settimana.
La seconda, stigmatizzata anch’essa, anche lei rivivente la Passione, dal 1927 fino alla morte non si nutrirà altro che di Eucarestia.
Ora, vogliamo davvero pensare che se la preghiera intensa e l’unione con Dio Padre l’hanno avuta queste due mistiche tanto dal poter fare a meno di mangiare per anni, debba essere mancata a Gesù che era Uomo-Dio, traducendosi in ‘energia’ vitale e mettendo a tacere gli stimoli della fame per quelli che in fin dei conti erano solo quaranta giorni?
2.3 Satana è una personalità spirituale, non un simbolo.
L’attenzione, nel meditare questo brano di Vangelo, viene solitamente concentrata sulle tentazioni subite da Gesù e sulle sue risposte, più che sulla personalità di Satana.
Satana è un gigante del Male ma difficilmente si presenta in forma orrifica o palese, perché sarebbe a questo punto facilmente identificabile e anche il più sciocco degli uomini, a meno che non sia autolesionista, cercherebbe di difendersi, non fosse altro che per istinto di sopravvivenza.
Egli si presenta dunque in veste amichevole, direi accattivante, e propone cose ragionevoli, anche umanamente condivisibili, come del resto aveva fatto con Eva.
E’ infatti il Principe della Menzogna e le sue verità sono come polpette avvelenate, dorate e profumate all’esterno ma con l’esca dentro.
Mentre nel resto dei Vangeli si parla di lui e dei demoni in genere, qui è lui stesso che parla in prima persona, lui che irrompe alla grande, la sua figura è quella che primeggia attraverso quelle sue insidiose richieste.
Gesù, cioè il Gesù-Uomo, sembra quasi sulla difensiva, forse per insegnarci a non sottovalutare mai un simile avversario che dall’uomo non potrà mai essere vinto se non con la Forza di Dio.
‘Satana’ è una parola che di questi tempi non ricorre molto nemmeno sulle labbra dei sacerdoti, forse timorosi di essere accusati di oscurantismo.
Quante volte ho sentito parlare di Satana non come se fosse una ben precisa personalità angelica ma semplicemente un principio astratto volto genericamente a designare il Male che ci circonda.
Quanti intellettuali e teologi contagiati dalle dottrine revisioniste di università e ambienti protestanti, e quanti teologi tradizionali messi in un angolo, timorosi di esprimere la loro opinione, per il timore di esser scambiati per dei semplici e creduloni.
Ma via Satana, il ‘mitico’ Serpente, non ha più senso dar valore alla tentazione del Peccato Originale.
E via il Peccato Originale come diceva Voltaire - non ha più senso nemmeno parlare di Redenzione, visto che non vi era alcun peccato da redimere.
Via la Redenzione non ha neanche più senso l’incarnazione del Verbo.
Via l’Incarnazione rimane il Gesù, ma il Gesù-uomo e non Dio.
Ridotto Gesù a Uomo cade il Cristianesimo.
Ma la realtà di Satana non va sostenuta solo per una esigenza di coerenza logica con gli insegnamenti delle Scritture, ma anche perché senza questa presenza nulla potremmo comprendere della tremenda realtà del mondo che ci circonda.
Quello intaccato dal Peccato originale è un uomo nel quale è stato inoculato il virus dell’orgoglio, della superbia, dell’egoismo, dell’odio.Tutto quello che ci vediamo insomma ruotare intorno – e ne conosciamo solo una minima parte – quando apriamo ad esempio le pagine dei giornali o accendiamo un canale della televisione.
Quest’uomo – come abbiamo già spiegato - non è più quello originario ma uno che ha perso la sua spiritualità che emerge ora solo a sprazzi, fra mille difficoltà, e che non saprebbe da solo salvarsi senza l’aiuto di Dio che gli dia forza e gli insegni come condursi.
E’ un uomo che ha assunto senza nemmeno rendersene conto una personalità di peccato che lo rende – per quanto questa immagine ci possa scuotere - più simile ad un ‘demone’ che ad un angelo, un uomo che deve quindi ripercorrere il cammino inverso per purificarsi e meritarsi, se non altro per la buona volontà dimostrata, la salvezza.
Mi rendo conto che possa sembrare stravagante e forse anche un poco schoccante l’assimilazione dell’uomo ad una sorta di ‘posseduto’, sia pur in misura minimale, ma è una verità che rende credibile e giustificato l’intervento nella Storia di un Dio che viene appunto a liberarci da questi monili dorati che abbiamo ai polsi ma che sono in realtà catene che ci imprigionano.
Se non acquisiamo quantomeno la consapevolezza del peccato e del Tentatore ci sfuggirà tutta la sostanza della dottrina cristiana.
E’ bene dunque mettere a fuoco questo aspetto, quello cioè della esistenza o meno di Satana, perché per il cristiano si tratta di una questione fondamentale.
Vi sono tanti cristiani che danno al diavolo una interpretazione simbolica e credo sia proprio vero quanto è stato detto, e cioè che il suo più grande successo è stato quello di esser riuscito a far credere di non esistere.
Il primo problema che ci si deve porre è innanzitutto quello se vogliamo credere o meno all’esistenza del mondo dello spirito.
Se si è ‘materialisti’, il problema è risolto a monte, cioè a priori, perché per essi, per principio, per definizione, esiste solo la ‘materia’.
Non può dunque esistere, per il materialista, né un Dio spirituale, né il mondo degli angeli, ne tantomeno l’inferno di Satana. Figuriamoci poi l’anima immortale…
Il secondo problema è quello se credere o meno al fatto che Dio sia uno Spirito intelligente che possa farsi comprendere dagli uomini telepaticamente, parlando cioè silenziosamente nelle loro mente.
In realtà, se non si vuole negare l’esistenza stessa di Dio (perchè allora ricadremmo nel primo problema) non vedo come si possa comunque negargli la possibilità di poter ‘parlare’ agli uomini.
I profeti ne hanno dato testimonianza, a meno che – per dirla con le parole di Renan – essi non siano considerati ‘non come uomini che parlavano per conto di Dio quanto piuttosto uomini che ‘credevano’ di interpretare un messaggio divino’.
Ma se vogliamo dar credito ai profeti, è appunto dalle loro rivelazioni che si ricava la realtà della presenza del Maligno, realtà di cui Gesù, Verbo Incarnato e Profeta dei profeti, ha dato poi definitiva e chiara conferma.
Gli scritti del Nuovo Testamento parlano circa sessanta volte di demoni, e quasi una quarantina di Satana, chiamato anche Tentatore, Spirito della Menzogna, Sterminatore, Leone affamato che gira il mondo cercando qualcuno da divorare.
La Chiesa primitiva esercitava attivamente il potere promessole da Gesù contro i demoni lo scopo dei quali - oltre a sottrarre gli uomini al Regno di Dio, in odio a Dio, e guadagnarli al loro regno dell’Inferno – è stato ed è ancora quello di contrastare lo sviluppo della Chiesa storica e del Corpo mistico di Cristo.
Le Sacre Scritture e la Tradizione della Chiesa (e cioè le due fonti della Rivelazione) ci tramandano fin dai primi secoli una gerarchia angelica suddivisa in nove cori (Serafini, Cherubini, Troni, etc.), ognuno dei quali possiede le sue ‘competenze’, e dove all’Arcangelo detto Michele spetta il compito appunto di contrastare, con le sue ‘legioni’, gli attacchi del Nemico.
Non molti sanno però – ma lo sanno invece molti esorcisti – che il Scimmiottatore di Dio si è anch’egli creato una propria struttura organizzativa.
I Padri della Chiesa e quelli greci in particolare hanno scritto moltissimo su questi argomenti.
Alla ‘scala’ degli angeli di Dio, Satana ne ha contrapposta una propria, composta dagli angeli cacciati con lui – in legioni e legioni anch’essi – dopo la Prova perduta nei Cieli.
Le nazioni - in quanto nazioni - hanno i loro ‘santi’ protettori, ma anche angeli tutelari posti da Dio, ai quali il Nemico contrappone i ‘suoi’ angeli neri, che lavorano in direzione opposta.
Al Corpo mistico di Cristo viene contrapposto quello di Satana.
Sant’Ambrogio diceva che ‘le membra del diavolo sono empie, così come sono sante quelle di Cristo’. Sant’Ilario aggiungeva che ‘Cristo è Capo di tutti i santi, così il diavolo è Capo di tutti i malvagi’, mentre
Sant’Agostino aggiungeva che ‘se il diavolo potesse fare di sua iniziativa quello che vuole, non resterebbe un solo vivente sulla terra’ perché – concludiamo con S.Bonaventura – ‘è tanta la crudeltà del demonio che ci inghiottirebbe ad ogni momento se la divina protezione non ci custodisse’.
Fortunatamente abbiamo un Angelo Custode.
La Chiesa non ha mai tralasciato di insegnare queste verità.
Renan disconosce l’origine divina della religione cristiana, interpretando egli tutte le religioni come un fenomeno storico-etico creato dagli uomini, e osserva critico che ‘Gesù credeva al Diavolo, presentato come una specie di genio del Male…’.
Gli indemoniati, per lui, erano solo dei malati mentali.
Ma chi pratica esorcismi sa che non è affatto così, come pure che i demoni non di rado si insinuano fra certi malati mentali per meglio mimetizzarsi e rimanervi indisturbati.
E così pure certe malattie, contro le quali la ‘scienza’ si dichiara stranamente impotente, non dipendono dalla incapacità della Medicina ma dal fatto che esse hanno una origine extranaturale.
Bultmann, da parte sua, negava semplicemente che potesse esistere un mondo del soprannaturale, e riteneva che l’unico mondo possibile fosse quello materiale che abbiamo di fronte agli occhi, soggetto a leggi verificabili dalla scienza.
Per lui era inimmaginabile una visione del mondo articolata in Cielo, Terra e Inferi, e quindi era anche inaccettabile – al di là del ‘miracolo’ che un tal fatto avrebbe comportato - la ascensione al Cielo di Gesù come la sua discesa agli Inferi, e tantomeno l’esistenza di angeli e demoni.
Quella di Bultmann è infatti una visione meramente ‘scientifica’ della realtà.
Per lui è reale quello che si tocca mentre è inesistente tutto il resto.
La scienza ufficiale, anziché inchinarsi di fronte al Mistero, lo nega, ma poi rimane allibita e senza risposte nello scoprire che l’universo visibile è composto da miliardi di galassie, ognuna contenente anche centinaia di miliardi di stelle e pianeti, e che queste galassie – scaturite dal nulla per una immane esplosione di energia trasformatasi poi in materia - sono tutte in fuga verso l'infinito…
Ebbene ancora oggi questa orgogliosa scienza ufficiale, ‘laica’ e materialista, non si umilia ammettendo che l’indagine sul Mistero spetta ad un’altra disciplina, la religione, e nega a priori lo ‘spirituale’ liquidando le possessioni sotto l’etichetta di ‘malattie mentali’.
Ed è la Rivelazione che ci parla appunto dello straordinario potere degli angeli, creature puro spirito a metà strada fra l’uomo, cioè un essere ‘animale’ che è tuttavia dotato di anima spirituale, e il Dio superiore che è purissimo Spirito.
Questi angeli possono parlare alla nostra mente telepaticamente, oppure apparire in visione mentale, o anche manifestarsi nella realtà assumendo ‘solide’ sembianze umane.
Così come Dio ha dato ad ogni uomo il suo Angelo Custode, si può quasi dire che anche l’Altro ce ne abbia messo alle calcagna uno dei suoi, che ci tallona e ci fiata sovente sul collo.
Quelli che avvertiamo nella nostra mente come semplici contrasti di idee fra pulsioni ‘buone’ e altre ‘cattive’, fra le quali l’Io deve liberamente scegliere, sono invece talvolta gli opposti suggerimenti telepatici degli angeli buoni e cattivi che incrociano le lame sulla nostra testa, per salvarla - nel caso dell’angelo custode - o per portarsela all’inferno come un trofeo nel caso del demone.
Gli angeli del Male non avrebbero però nessun potere sull’uomo se non fosse lui stesso, in quanto soggetto dotato di libero arbitrio e Re del proprio ‘Io’, ad aprire loro la porta per farli entrare, rendendo difficile, quando talvolta addirittura impossibile, una difesa da parte dell’angelo di Dio.
Oggi l’Umanità vive una situazione spirituale peggiore che al tempo del Diluvio e la parola d’ordine data da Satana agli angeli del Male è quella di seminar zizzania, disperazione, errori, perché i popoli si stacchino da Dio e lo maledicano.
Lucifero fu il più bello degli Angeli ma, precipitato nell’Inferno e assetato di vendetta nei confronti di Dio, ha iniziato a consumarla prima facendo cadere i due progenitori e poi – attraverso il Peccato originale trasmesso ai discendenti come un contagioso virus spirituale – anche il resto dell’Umanità fino a divenire il ‘Principe di questo mondo’.
Gli uomini si dibattono infatti in preda ai suoi ‘veleni’: odio, spirito di vendetta, egoismo, superbia e si sentono attirati più dal Male che dal Bene.
Il motivo della Incarnazione del Verbo sta appunto nella liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato.
Il Verbo, la Parola, senza servirsi più della mediazione dei profeti, decide di farsi uomo per insegnarci direttamente queste verità ma soprattutto per riscattarci, grazie al proprio Sacrificio di Uomo-Dio, dal Peccato Originale che impedirebbe, anche ai giusti, di accedere al Cielo.
Quella iniziata dal Verbo è una ‘guerra di liberazione’ contro il Principe di questo mondo, una guerra che presuppone tuttavia per la nostra salvezza almeno un nostro impegno in questo senso, e cioè la buona volontà.
E’ dunque proprio il Principe del Mondo in persona quello che, in questo brano evangelico che stiamo meditando, si materializza nel deserto di fronte a Gesù assumendo sembianze umane, per ‘sondarlo’.
2.4 Se tu sei il figlio di Dio…
Matteo racconta nel suo vangelo – come già detto - che il diavolo si ‘accostò’ a Gesù, quasi che il Tentatore avesse l’aspetto di una persona di passaggio.
Quindi l’angelo ribelle non si presentò alla mente di Gesù come uno ‘spirito’ invisibile ma, dovendo parlare ad un uomo, dovette verosimilmente assumere sembianze umane.
Siamo alla fine dei quaranta giorni di digiuno, quando l’uomo-Gesù – come le sentinelle stanche alla fine della guardia - poteva aver abbassato le proprie barriere di difesa perché si apprestava a riprendere ormai la sua vita ‘normale’.
E’ dunque questo il momento psicologicamente più adatto in cui l’Astuto decide di ‘tentarlo’, e Dio consente di ‘provarlo’.
Matteo non ci dice affatto che la tentazione che subì Gesù fu costituita da un pensiero intellettuale, da un’idea cioè che ti viene in mente lì per lì, fatto questo che pur rientra nella prassi abituale con la quale Satana cerca di circuirci senza farci sapere che a suggerirci certe idee è proprio lui.
L’episodio delle tre tentazioni – anche se narrato sommariamente e persino in maniera letterariamente un poco ‘rozza’ - ci viene presentato da Matteo come un fatto reale, e non anch’esso simbolico, come taluni teologi razionalisti vorrebbero sostenere.
Satana è un grande psicologo, conosce bene le debolezze dell’animo umano.
Dopo quaranta giorni di digiuno il corpo di Gesù doveva essere esausto a causa della denutrizione, gli stimoli assopiti della fame dovevano essere riemersi lancinanti e, a causa della unità psicosomatica, il suo ‘io’ e la sua capacità psicologica di resistenza dovevano essere anche alquanto indeboliti dalla spossatezza fisica.
‘Se tu sei il figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pani’, dice Satana a Gesù.
Il demonio conosceva bene la famosa profezia messianica del profeta Daniele sulle settanta settimane di anni (70 x 7= 490 anni) che avrebbero dovuto trascorrere per vedere l’avvento del Messia a partire dal decreto di autorizzazione al rientro in patria del popolo di Israele in esilio.2
Satana sapeva pure che il Verbo si sarebbe incarnato nel Messia per redimere l’Umanità e per riguadagnarla al Paradiso sottraendo al proprio Regno di dannazione infernale quella parte di essa che avesse voluto mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Gli ebrei avevano frainteso le varie profezie messianiche e si attendevano un ‘Re di spada’, cioè un conquistatore che avrebbe sottomesso tutti i loro nemici, ma Satana le aveva correttamente interpretate, anche quelle relative alla sua nascita da una vergine.
Le aveva collegate alla minaccia che Dio Padre gli aveva fatto nel momento della cacciata dal Paradiso terrestre, quando aveva maledetto il ‘Serpente’ pronosticandogli che Egli, Dio, avrebbe messo inimicizia fra lui e la Donna, fra la discendenza di Satana e quella della Donna, la quale gli avrebbe schiacciato il capo e alla quale egli, Satana, avrebbe insidiato il ‘tallone’.
Satana sapeva dunque che ormai i tempi dovevano essere maturi, ma non sapeva ancora esattamente né il ‘quando’ né il ‘chi’ sarebbe stato il Messia.
Ma ecco che Dio-Padre al Giordano alza il sipario e con voce di tuono attesta dall’alto in Gesù la natura di ‘figlio di Dio’, con lo Spirito Santo che, sotto forma di colomba sulla sua testa, pone una sorta di sigillo alla certificazione del Padre.
A Satana non era sfuggita la ‘manifestazione’ del Padre ma voleva essere ben sicuro di aver capito bene.
Decide allora di spiare Gesù, lo segue con l’occhio spirituale nel deserto, lo guata, lo studia per dei giorni e poi, quando ritiene che sia giunto il momento propizio, decide di metterlo alla prova per sapere se non fosse un semplice uomo, magari profeta, o se era veramente il figlio Dio.
‘Se tu sei il figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pani’.
Satana non era come i suoi amici razionalisti e modernisti, lui ai miracoli ci credeva.
Nulla più che il far miracolo poteva confermargli che quell’uomo di fronte a lui, esausto e affamato, era veramente l’atteso Figlio di Dio.
Ma Gesù resiste alla doppia tentazione: appagamento della fame e dar prova di capacità di miracolo.
La sua risposta è lapidaria: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’.
Satana incassa ma rilancia alzando la posta in gioco, cerca di ‘stanarlo’ prospettandogli intellettualmente l’immagine mentale di se stesso – Gesù - in cima al pinnacolo del Tempio con l’opportunità di un altro suo miracolo strepitoso: ‘Se tu sei il Figlio di Dio, gettati di sotto….’.
Se Gesù fosse stato Dio, onnisciente, certamente conosceva il futuro e l’incredulità che i sacerdoti del Tempio avrebbero mostrato verso la sua divinità.
Come resistere alla vanità - che in fin dei conti è già un principio di orgoglio, a sua volta anticamera della superbia - di stupirli tutti, atterrando incolume fra la folla attonita mostrando a tutto il popolo, ma specialmente ai sacerdoti, chi era veramente ‘lui’, cioè Dio?
‘Non tenterai il Signore Dio tuo’, è - questa volta - la risposta sdegnosa di Gesù.
Satana ormai ha capito.
Quello – anche se pare solo uomo - è proprio il Figlio di Dio, Dio, e allora – poiché egli è il Principe del Mondo – Satana mette a disposizione del Gesù-Uomo tutti i suoi averi del mondo: ricchezza, potenza, sesso, proprio tutto quel che sarebbe più desiderabile, tutto, purchè Gesù si prostri di fronte a lui e lo adori.
Ecco il massimo, l’apoteosi del delirio, quello che Satana aveva ardentemente desiderato prima di essere estromesso dai Cieli: l’essere considerato Dio per essere adorato come Dio.
Fu questo ciò che provocò la sua cacciata dal Cielo quando Michele insorse gridando ‘Chi come Dio?!’.
Ma anche qui la risposta di Gesù è negativa, ricordandogli che l’adorazione è dovuta solo a Dio.
Allora Satana - scornato ma non domo - se ne va, rimandando una sua tremenda vendetta a tempi migliori, quelli della Passione.
2.5 Satana si presenta sempre in veste benevola. Con aspetto comune.
Ma ora, perché non gustarci questo episodio delle tentazioni andandocelo invece a leggere come lo vede in visione Maria Valtorta, con buona pace di quelli che insistono nel dire che l’episodio evangelico è una invenzione mitica, anzi un ‘simbolo’?3
46. Gesù tentato da Satana nel deserto.
Come si vincono le tentazioni.
24 febbraio 1944. Giovedì dopo le Ceneri.
Vedo la solitudine petrosa già vista alla mia sinistra nella visione del battesimo di Gesù al Giordano. Però devo essere molto addentrata in essa, perché non vedo affatto il bel fiume lento e azzurro, né la vena di verde che lo costeggia alle sue due rive, come alimentata da quell'arteria d'acqua. Qui solo solitudine, pietroni, terra talmente arsa da esser ridotta a polvere giallastra, che ogni tanto il vento solleva con piccoli vortici, che paion fiato di bocca febbrile tanto sono asciutti e caldi. E tormentosi per la polvere che penetra con essi nelle narici e nelle fauci. Molto rari, qualche piccolo cespuglio spinoso, non si sa come resistente in quella desolazione. Sembrano ciuffetti di superstiti capelli sulla testa di un calvo. Sopra, un cielo spietatamente azzurro; sotto, il suolo arido; intorno, massi e silenzio. Ecco quanto vedo come natura.
Addossato ad un enorme pietrone, che per la sua forma, fatta su per giù così come mi sforzo a disegnarla, fa un embrione di grotta, e seduto su un sasso trascinato nell'incavo, al punto +, sta Gesù. Si ripara così dal sole cocente. E l'interno ammonitore mi avverte che quel sasso, su cui ora siede, è anche il suo inginocchiatoio e il suo guanciale quando prende le brevi ore di riposo avvolto nel suo mantello, al lume delle stelle e all'aria fredda della notte. Infatti là presso è la sacca che gli ho visto prendere prima di partire da Nazareth. Tutto il suo avere. E, dal come si piega floscia, comprendo che è vuota del poco cibo che vi aveva messo Maria.
Gesù è molto magro e pallido. Sta seduto con i gomiti appoggiati ai ginocchi e gli avambracci sporti in avanti, con le mani unite ed intrecciate nelle dita. Medita. Ogni tanto solleva lo sguardo e lo gira attorno e guarda il sole alto, quasi a perpendicolo, nel cielo azzurro. Ogni tanto, e specie dopo aver girato lo sguardo attorno e averlo alzato verso la luce solare, chiude gli occhi e si appoggia al masso, che gli fa da riparo, come preso da vertigine.
Vedo apparire il brutto ceffo di Satana. Non che si presenti nella forma che noi ce lo raffiguriamo, con corna, coda, ecc. ecc. Pare un beduino avvolto nel suo vestito e nel suo mantellone, che pare un domino da maschera. Sul capo il turbante, le cui falde bianche scendono a far riparo sulle spalle e lungo i lati del viso. Di modo che di questo appare un breve triangolo molto bruno, dalle labbra sottili e sinuose, dagli occhi nerissimi e incavati, pieni di bagliori magnetici. Due pupille che ti leggono in fondo al cuore, ma nelle quali non leggi nulla, o una sola parola: mistero. L'opposto dell'occhio di Gesù, tanto magnetico e fascinatore anche esso, che ti legge in cuore, ma nel quale leggi anche che nel suo cuore è amore e bontà per te. L'occhio di Gesù è una carezza sull'anima. Questo è come un doppio pugnale che ti perfora e brucia.
Si avvicina a Gesù: « Sei solo? ».
Gesù lo guarda e non risponde.
« Come sei capitato qui? Ti sei sperduto? ».
Gesù lo guarda da capo e tace.
« Se avessi dell'acqua nella borraccia, te la darei. Ma ne sono senza anche io. M'è morto il cavallo e mi dirigo a piedi al guado. Là berrò e troverò chi mi dà un pane. So la via. Vieni con me. Ti guiderò ».
Gesù non alza più neppure gli occhi.
« Non rispondi? Sai che, se resti qui, muori? Già si leva il vento. Sarà bufera.Vieni ».
Gesù stringe le mani in muta preghiera.
« Ah! sei proprio Tu, dunque? E' tanto che ti cerco! Ed ora è tanto che ti osservo. Dal momento che sei stato battezzato. Chiami l'Eterno? E' lontano. Ora sei sulla terra ed in mezzo agli uomini. E negli uomini regno io. Pure mi fai pietà e ti voglio soccorrere, perché sei buono e sei venuto a sacrificarti per nulla. Gli uomini ti odieranno per la tua bontà. Non capiscono che oro e cibo, e senso. Sacrificio, dolore, ubbidienza, sono parole morte per loro più di questa terra che ci è d'intorno. Essi sono aridi più ancora di questa polvere. Solo il serpe può nascondersi qui, attendendo di mordere, e lo sciacallo di sbranare. Vieni via. Non merita soffrire per loro. Li conosco più di Te ».
Satana si è seduto di fronte a Gesù e lo fruga col suo sguardo tremendo, e sorride con la sua bocca di serpe. Gesù tace sempre e prega mentalmente.
« Tu diffidi di me. Fai male. Io sono la sapienza della terra. Ti posso esser maestro per insegnarti a trionfare. Vedi: l'importante è trionfare. Poi, quando ci si è imposti e si è affascinato il mondo, allora lo si conduce anche dove si vuole noi. Ma prima bisogna essere come piace a loro. Come loro. Sedurli facendo loro credere che li ammiriamo e li seguiamo nel loro pensiero.
Sei giovane e bello. Comincia dalla donna. E' sempre da essa che si deve incominciare. Io ho sbagliato inducendo la donna alla disubbidienza. Dovevo consigliarla per altro modo. Ne avrei fatto uno strumento migliore e avrei vinto Dio. Ho avuto fretta. Ma Tu! lo t'insegno, perché c'è stato un giorno che ho guardato a Te con giubilo angelico, e un resto di quell'amore è rimasto, ma Tu ascoltami ed usa della mia esperienza. Fatti una compagna. Dove non riuscirai Tu, essa riuscirà. Sei il nuovo Adamo: devi avere la tua Eva.
E poi come puoi comprendere le malattie del senso se non sai che cosa sono? Non sai che è lì il nocciolo da cui nasce la pianta della cupidità e della prepotenza? Perché l'uomo vuole regnare? Perché vuole essere ricco, potente? Per possedere la donna. Questa è come l'allodola. Ha bisogno del luccichio per essere attirata. L'oro e la potenza sono le due facce dello specchio che attirano le donne e le cause del male nel mondo. Guarda: dietro a mille delitti dai volti diversi ce ne sono novecento almeno che hanno radice nella fame del possesso della donna o nella volontà di una donna, arsa da un desiderio che l'uomo non soddisfa ancora o non soddisfa più. Vai dalla donna se vuoi sapere cosa è la vita. E solo dopo saprai curare e guarire i morbi della umanità.
E' bella, sai, la donna! Non c'è nulla di più bello nel mondo. L'uomo ha il pensiero e la forza. Ma la donna! Il suo pensiero è un profumo, il suo contatto è carezza di fiori, la sua grazia è come vino che scende, la sua debolezza è come matassa di seta o ricciolo di bambino nelle mani dell'uomo, la sua carezza è forza che si rovescia sulla nostra e la accende. Si annulla il dolore, la fatica, il cruccio quando si posa presso una donna, ed essa è fra le nostre braccia come un fascio di fiori.
Ma che stolto che sono! Tu hai fame e ti parlo della donna. La tua vigoria è esausta. Per questo, questa fragranza della terra, questo fiore del creato, questo frutto che dà e suscita amore, ti pare senza valore. Ma guarda queste pietre. Come sono tonde e levigate, dorate sotto al sole che scende. Non sembrano pani? Tu, Figlio di Dio, non hai che dire: " Voglio ", perché esse divengano pane fragrante come quello che ora le massaie levano dal forno per la cena dei loro familiari. E queste acacie così aride, se Tu vuoi, non possono empirsi di dolci pomi, di datteri di miele? Satollati, o Figlio di Dio! Tu sei il Padrone della terra. Essa si inchina per mettere ai tuoi piedi se stessa e sfamare la tua fame.
Lo vedi che impallidisci e vacilli solo a sentir nominare il pane? Povero Gesù! Sei tanto debole da non potere più neppure comandare al miracolo? Vuoi che lo faccia io per Te? Non ti sono a paro. Ma qualcosa posso. Starò privo per un anno della mia forza, la radunerò tutta, ma ti voglio servire, perché Tu sei buono ed io sempre mi ricordo che sei il mio Dio, anche se ora ho demeritato di chiamarti tale. Aiutami con la tua preghiera perché io possa... ».
« Taci. Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che viene da Dio ».
Il demonio ha un sussulto di rabbia. Digrigna i denti e stringe i pugni. Ma si contiene e volge il digrigno in sorriso.
« Comprendo. Tu sei sopra le necessità della terra e hai ribrezzo a servirti di me. L'ho meritato. Ma vieni, allora, e vedi cosa è nella Casa di Dio. Vedi come anche i sacerdoti non ricusano di venire a transazioni fra lo spirito e la carne. Perché infine sono uomini e non angeli. Compi un miracolo spirituale. Io ti porto sul pinnacolo del Tempio e Tu trasfigurati in bellezza lassù, e poi chiama le coorti di angeli e di' che facciano delle loro ali intrecciate pedana al tuo piede e ti calino così nel cortile principale. Che ti vedano e si ricordino che Dio è. Ogni tanto è necessario manifestarsi, perché l'uomo ha una memoria tanto labile, specie in ciò che è spirituale. Sai come gli angeli saranno beati di far riparo al tuo piede e scala a Te che scendi! ».
« " Non tentare il Signore Iddio tuo " è detto ».
« Comprendi che anche la tua apparizione non muterebbe le cose, e il Tempio continuerebbe ad esser mercato e corruzione. La tua divina sapienza lo sa che i cuori dei ministri del Tempio sono un nido di vipere, che si sbranano e sbranano pur di predominare. Non sono domati che dalla potenza umana.
E allora, vieni. Adorami. Io ti darò la terra. Alessandro, Ciro, Cesare, tutti i più grandi dominatori passati o viventi saranno simili a capi di meschine carovane rispetto a Te, che avrai tutti i regni della terra sotto il tuo scettro. E, coi regni, tutte le ricchezze, tutte le bellezze della terra, e donne, e cavalli, e armati e templi. Potrai alzare dovunque il tuo Segno, quando sarai Re dei re e Signore del mondo. Allora sarai ubbidito e venerato dal popolo e dal sacerdozio. Tutte le caste ti onoreranno e ti serviranno, perché sarai il Potente, l'Unico, il Signore.
Adorami un attimo solo! Levami questa sete che ho d'esser adorato! E' quella che mi ha perduto. Ma è rimasta in me e mi brucia. Le vampe dell'inferno sono fresca aria del mattino rispetto a questo ardore che mi brucia l'interno. E' il mio inferno, questa sete. Un attimo, un attimo solo, o Cristo, Tu che sei buono! Un attimo di gioia all'eterno Tormentato! Fàmmi sentire cosa voglia dire essere dio e mi avrai devoto, ubbidiente come servo per tutta la vita, per tutte le tue imprese. Un attimo! Un solo attimo, e non ti tormenterò più! ».
E Satana si butta in ginocchio, supplicando.
Gesù si è alzato, invece. Divenuto più magro in questi giorni di digiuno, sembra ancora più alto. Il suo volto è terribile di severità e potenza. I suoi occhi sono due zaffiri che bruciano. La sua voce è un tuono, che si ripercuote contro l'incavo del masso e si sparge sulla sassaia e la piana desolata, quando dice: «Va' via, Satana. E' scritto: " Adorerai il Signore Iddio tuo e servirai Lui solo "! ».
Satana, con un urlo di strazio dannato e di odio indescrivibile, scatta in piedi, tremendo a vedersi nella sua furente, fumante persona. E poi scompare con un nuovo urlo di maledizione.
Gesù si siede stanco, appoggiando indietro il capo contro il masso. Pare esausto. Suda. Ma esseri angelici vengono ad alitare con le loro ali nell'afa dello speco, purificandola e rinfrescandola. Gesù apre gli occhi e sorride. lo non lo vedo mangiare. Direi che Egli si nutre dell'aroma del Paradiso e ne esce rinvigorito.
Il sole scompare a ponente. Egli prende la vuota bisaccia e, accompagnato dagli angeli, che fanno una mite luce sospesi sul suo capo mentre la notte cala rapidissima, si avvia verso est, meglio verso nord-est. Ha ripreso la sua espressione abituale, il passo sicuro. Solo resta, a ricordo del lungo digiuno, un aspetto più ascetico nel volto magro e pallido e negli occhi, rapiti in una gioia non di questa terra.
Dice Gesù:
« Ieri eri senza la tua forza, che è la mia volontà, ed eri perciò un essere semivivo. Ho fatto riposare le tue membra e ti ho fatto fare l'unico digiuno che ti pesi: quello della mia parola. Povera Maria! Hai fatto il mercoledì delle Ceneri. In tutto sentivi il sapor della cenere, poiché eri senza il tuo Maestro. Non mi facevo sentire. Ma c'ero.
Questa mattina, poiché l’ansia è reciproca, ti ho mormorato nel tuo dormiveglia: "Agnus Dei qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem ", e te l'ho fatto ripetere molte volte, e tante te le ho ripetute. Hai creduto che parlassi su questo. No. Prima c'era il punto che ti ho mostrato e che ti commenterò. Poi questa sera ti illustrerò quest'altro.
Satana, lo hai visto, si presenta sempre con veste benevola. Con aspetto comune. Se le anime sono attente, e soprattutto in spirituali contatti con Dio, avvertono quell'avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma se le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da un canale nel cuore dell'uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto sotto l'apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene è, poi, molto difficile.
Le due vie più comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l'attacco alla parte superiore. Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l'amore - quello non esiste già più quando l'uomo ha sostituito l'amore divino con altri amori umani - ma anche il timore di Dio. E' allora che l'uomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre più.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché, se Satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure. Ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza, e con la preghiera alla sua seduzione.
E' inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella sua dialettica. Non c'è che Dio che lo vinca. E allora ricorrere a Dio, che parli per noi, attraverso a noi. Mostrare a Satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a Satana, unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta.
Poi, dopo la lotta, viene la vittoria, e gli angeli servono e difendono il vincitore dall'odio di Satana. Lo ristorano con le rugiade celesti, con la grazia che riversano a piene mani nel cuore del figlio fedele, con la benedizione che accarezza lo spirito.
Occorre avere volontà di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora Satana non può fare del male.
Va' in pace. Questa sera ti letificherò col resto ».
2.6 L’Uomo aveva vinto la triplice battaglia… Io credo che da quel momento è venuto in Me il potere di miracolo.
Che dire di fronte ad una visione e ad una spiegazione del genere?
Posso solo aggiungere, a corollario, un ulteriore ‘commento’ di questo episodio che il Gesù dell’Opera valtortiana farà qualche mese dopo a tre suoi discepoli (Giuda Iscariote, Giovanni e Simone lo zelote) che lo avevano accompagnato in una sorta di pellegrinaggio spirituale fatto a Betlemme, a Ebron, luoghi della primissima infanzia di Gesù che Egli non aveva più rivisto, ed infine proprio presso quel luogo della tentazione diabolica nel deserto:4
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Vanno ancora. Poi Gesù si ferma presso la roccia cava in cui lo vidi tentato da Satana. «Sostiamo qui. Sedete. Fra poco sarà il canto del gallo. Camminiamo da sei ore e dovete avere fame, sete e stanchezza. Prendete. Mangiate e bevete, seduti qui, a Me intorno, mentre Io vi dico ancora una cosa che voi direte agli amici e al mondo ». Gesù ha aperto la sua sacca e ne ha tratto pane e formaggio, che taglia e distribuisce, e dalla sua zucchetta mesce acqua in una ciotoletta e distribuisce pure.
« Tu non mangi, Maestro? ».
No. Io vi parlo. Udite. Una volta ci fu uno, un uomo, che mi chiese se ero mai stato tentato. Che mi chiese se non avevo mai peccato. Che mi chiese se, nella tentazione, non avevo mai ceduto. E che si stupì perché Io, il Messia, ho chiesto, per resistere, l’aiuto del Padre dicendo: ‘Padre, non mi indurre in tentazione’.
Gesù parla piano, calmo, come narrasse un fatto a tutti ignoto...
Giuda china il capo come impacciato. Ma gli altri sono tanto intenti a guardare Gesù che non lo vedono.
Gesù continua: « Ora voi, miei amici, potete sapere ciò che solo lievemente seppe quell'uomo. Dopo il battesimo - ero mondo, ma non si è mai mondi abbastanza rispetto all'Altissimo, e l'umiltà di dire " sono uomo e peccatore " è già battesimo che fa mondo il cuore - sono venuto qui. Ero stato chiamato " l'Agnello di Dio " da colui che, santo e profeta, vedeva la Verità e vedeva scendere lo Spirito sul Verbo e farlo Unto del suo crisma d'amore, mentre la voce del Padre empiva i cieli del suo suono dicendo: " Ecco il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto ". Tu, Giovanni, eri presente quando il Battista ha ripetuto le parole... Dopo il battesimo, benché mondo per natura e mondo per figura, volli " prepararmi ". Sì, Giuda. Guardami. Il mio occhio ti dica ciò che ancor tace la bocca. Guardami, Giuda. Guarda il tuo Maestro che non si è sentito superiore all'uomo per essere il Messia e che anzi, sapendo di esser l'Uomo, ha voluto esserlo in tutto, fuorché nel condiscendere al male. Ecco, così».
Ora Giuda ha alzato il viso e guarda Gesù che ha di fronte. La luce delle stelle fa brillare gli occhi di Gesù come fossero due stelle fisse in un pallido volto.
« Per prepararsi ad essere maestri bisogna essere stati scolari. lo tutto sapevo come Dio. La mia intelligenza mi poteva anche fare capire le lotte dell'uomo, per potere intellettivo e intellettualmente. Ma un giorno qualche mio povero amico, qualche mio povero figlio, avrebbe potuto dire e dirmi: " Tu non sai cosa è esser uomo e avere senso e passioni ". Sarebbe stato rimprovero giusto. Sono venuto qui, anzi là, su quel monte, per prepararmi... non solo alla missione... ma alla tentazione. Vedete? Qui dove voi siete, lo fui tentato. Da chi?Da un mortale? No. Troppo lieve sarebbe stato il suo potere. Sono stato tentato da Satana, direttamente.
Ero sfinito. Da quaranta giorni non mangiavo... Ma, finché ero stato perso nell'orazione, tutto si era annullato nella gioia del parlare con Dio, più che annullato: reso sopportabile. Lo sentivo come un disagio della materia, circoscritto alla materia sola... Poi sono tornato nel mondo... sulle vie del mondo... e ho sentito i bisogni di chi è sul mondo. Ho avuto fame. Ho avuto sete. Ho sentito il freddo pungente della notte desertica. Ho sentito il corpo affranto dalla mancanza del riposo, del letto, e dal lungo cammino fatto in condizioni di spossatezza tale che mi impedivano di andare oltre...
Perché ho una carne anche Io, amici. Una vera carne. Ed essa è soggetta alle stesse debolezze che hanno tutte le carni. E con la carne ho un cuore. Sì. Dell'uomo ho preso la prima e la seconda delle tre parti che fanno l'uomo. Ho preso la materia con le sue esigenze e il morale con le sue passioni. E, se per mia volontà ho piegato in sul nascere tutte le passioni non buoné, ho lasciato crescessero potenti come cedri secolari le sante passioni dell'amore filiale, dell'amore patrio, delle amicizie, del lavoro, di tutto quanto è ottimo e santo. E qui ho sentito nostalgia della Mamma lontana, qui ho sentito bisogno delle sue cure sulla mia fralezza umana, qui ho sentito rinnovarsi il dolore di essermi staccato dall'Unica che mi amasse perfettamente, qui ho sentito il dolore che mi è serbato e il dolore del suo dolore, povera Mamma, che non avrà più lacrime, tante ne dovrà spargere per il suo Figlio e per opera degli uomini. E qui ho sentito la stanchezza dell'eroe e dell'asceta, che in un’ora di premonizione si rende cognito dell'inutilità del suo sforzo... Ho pianto... La tristezza... richiamo magico per Satana. Non è peccato esser tristi se l'ora è penosa. E' peccato cedere oltre alla tristezza e cadere in inerzia o in disperazione. Ma Satana subito viene quando vede uno caduto in languore di spirito.
E' venuto. In veste di benigno viandante. Prende sempre aspetti benigni... Avevo fame... e avevo i trent'anni nel sangue. Mi ha offerto il suo aiuto. E prima mi ha detto: " Di' a queste pietre che divengano pane ". Ma prima ancora... sì... prima ancora mi aveva parlato della donna... Oh! egli ne sa parlare. La conosce a fondo. L'ha corrotta per il primo, per farne sua alleata di corruzione. Non sono solo il Figlio di Dio. Sono Gesù, l'operaio di Nazaret.
Ho detto a quell'uomo che mi parlava allora, chiedendomi se conoscevo tentazione, e quasi mi accusava di esser ingiustamente beato per non aver peccato: ‘L'atto placa nel soddisfacimento. La tentazione respinta non cade ma si fa più forte, anche perché Satana l’aizza’.
Ho respinto la tentazione e della fame della donna e della fame del pane. E sappiate che Satana mi prospettava la prima, né aveva torto, umanamente giudicando, come la migliore alleata per affermarsi nel mondo.
La Tentazione, non vinta dal mio: " Non di solo senso vive l'uomo ", mi parlò allora della mia missione. Voleva sedurre il Messia dopo aver tentato il Giovane. E mi spronò ad annichilire gli indegni ministri del Tempio con un miracolo... Non si piega il miracolo, fiamma di Cielo, a farne cerchio di vimini per incoronarsi di esso... E non si tenta Dio chiedendo miracoli a fini umani. Questo voleva Satana. Il motivo presentato era il pretesto; la verità era: " Gloriati d'esser il Messia ", per portarmi all'altra concupiscenza: quella dell'orgoglio.
Non vinto dal mio: " Non tenterai il Signore Dio tuo ", mi circuì con la terza forza della sua natura: l'oro. Oh! l'oro! Grande cosa il pane e più grande la donna per chi ha bramosia di cibo o di piacere. Grandissima cosa l'acclamazione delle folle per l'uomo... Per queste tre cose quanti delitti si fanno! Ma l'oro... Ma l'oro... Chiave che apre, cerchio che salda, esso è l'alfa e l'omega di novantanove su cento delle azioni umane. Per il pane e la donna l'uomo diviene ladro. Per il potere anche omicida. Ma per l'oro diviene idolatra. Il re dell'oro, Satana, mi ha offerto il suo oro purché lo adorassi... L'ho trapassato con le parole eterne: ‘Adorerai solo il Signore Iddio tuo’.
Qui. Qui è avvenuto questo ».
Gesù si è alzato. Pare più alto del solito nella piatta natura che lo circonda, nella luce lievemente fosforescente che piove dalle stelle. Anche i discepoli si alzano. Gesù continua a parlare fissando intensamente Giuda.
« Allora sono venuti gli angeli del Signore... L'Uomo aveva vinto la triplice battaglia. L'Uomo sapeva cosa voleva dire essere uomo e aveva vinto. Era esausto. La lotta era stata più esauriente del lungo digiuno... Ma lo spirito giganteggiava... Io credo che ne hanno trasalito i Cieli a questo mio completamento di creatura dotata di cognizione. Io credo che da quel momento è venuto in Me il potere di miracolo. Ero stato Dio. Ero divenuto l’Uomo. Ora , vincendo l’animale che era connesso alla natura dell’uomo, ecco Io ero l’Uomo-Dio. Lo sono. E come Dio tutto posso. E come Uomo tutto conosco. Fate anche voi come Me, se vorrete fare ciò che Io faccio. E fatelo in memoria di Me.
Quell'uomo si stupiva che avessi chiesto l'aiuto del Padre. E l'avessi pregato di non indurmi in tentazione. Di non lasciarmi cioè in balìa della Tentazione oltre le mie forze. Credo che quell'uomo, ora che sa, non se ne stupirà più. Fate anche voi così, in memoria di Me e per vincere come Me, e non dubitate mai, vedendomi forte in tutte le tentazioni della vita, vittorioso nelle battaglie dei cinque sensi, e del senso e del sentimento, sulla mia natura di vero Uomo oltre che di Dio. Ricordatevi di tutto ciò.
Vi avevo promesso di portarvi là dove avreste potuto conoscere il Maestro... dall'alba del suo giorno, un'alba pura come questa che sorge, al meriggio della sua vita. Quello da cui mi sono partito per andare incontro alla mia umana sera.. Ho detto a un di voi: "Anche Io mi sono preparato ". Lo vedete che era vero. Vi ringrazio di avermi fatto compagnia in questo ritorno nel luogo natale e nel luogo penitenziale. I primi contatti col mondo mi avevano già nauseato e sconfortato. E' troppo brutto. Ora la mia anima si è nutrita del midollo del leone: della fusione col Padre nell'orazione e nella solitudine. E posso tornare nel mondo per riprendere la mia croce, la mia prima croce di Redentore: quella del contatto col mondo. Col mondo, nel quale troppo poche sono le anime che han nome Maria, che han nome Giovanni...
Ora udite, tu in specie, Giovanni. Torniamo verso la Madre e verso gli amici. lo ve ne prego: non dite alla Madre la durezza che fu opposta all'amore del suo Figlio. Ne soffrirebbe troppo. Soffrirà per questa crudeltà dell'uomo tanto, tanto, tanto... ma non presentiamole il calice sin da ora. Sarà tanto amaro, quando le sarà dato! Così amaro che, come un tossico, le scenderà serpendo nelle viscere sante e nelle vene e gliele morderà, le gelerà il cuore. Oh! non dite alla Madre mia che Betlem ed Ebron mi hanno respinto come un cane! Pietà per Lei! Tu, Simone, sei vecchio e buono, sei spirito di riflessione e non parlerai, lo so. Tu, Giuda, sei giudeo e non parlerai per orgoglio regionale. Ma tu, Giovanni, tu, galileo e giovane, non cadere in peccato di orgoglio, di critica, di crudeltà. Taci. Più tardi... più tardi agli altri dirai quanto ora ti prego tacere. Anche agli altri. Vi è già tanto da dire su quanto è del Cristo. Perché unirvi ciò che è di Satana contro il Cristo? Amici, mi promettete tutto ciò? ».
« Oh! Maestro! Sì che te lo promettiamo! Sta' sicuro!
« Grazie. Andiamo sino a quella piccola oasi. Là vi è una sorgiva, una cisterna piena di fresche acque e ombra e verzura. La strada verso il fiume la lambe. Potremo trovare cibo e ristoro fino a sera. Al chiaro delle stelle raggiungeremo il fiume, il guado. E attenderemo Giuseppe o ci uniremo a lui se già è tornato. Andiamo ».
E si incamminano mentre il primo roseo in cielo, al limite d'oriente, dice che un nuovo giorno sorge.
1 P.A.Orlandi: ‘I fenomeni fisici del misticismo’ – Gribaudi, 1996
2 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 10 – Ed. Segno
3 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 46 – Centro Ed. Valtortiano
4 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 80. 8/11 – Centro Ed. Valtortiano