8. SCALA EVOLUTIVA, E NON EVOLUZIONE!
Nell’Europa positivista ed illuminista dell’ottocento e del novecento (dove gli ‘intellettuali’ di allora facevano, come oggi, della lotta al cristianesimo il proprio fiore all’occhiello in nome della liberazione dell’individuo dal giogo della schiavitù ecclesiale e della superstizione religiosa) le teorie evoluzionistiche di Charles Darwin sull’uomo caddero come il cacio sui maccheroni.
Queste, pur essendo delle ‘teorie’, davano l’impressione di un riscontro scientifico della realtà e, partendo da alcune constatazioni reali di evoluzione riscontrabili nel mondo vegetale e animale, sembrava autorizzassero ad arrivare a delle conclusioni analoghe anche per l’uomo mentre in realtà – come si sarebbe poi visto con lo sviluppo della scienza nel ventesimo secolo - erano solo ipotesi di lavoro tutte ancora da dimostrare.
Ma quella che era stata fino ad allora una guerra illuminista alle religioni condotta sulla base di principi filosofici ed ideologici, di per sé opinabili, potè ammantarsi del prestigio che derivava dall’esser sostenuta dal rigore…scientifico.
L’ottocento e poi anche il primo novecento sono stati secoli in cui religione e politica si sono intersecati profondamente scaldando gli animi oltre l’immaginabile.
Dopo la Riforma protestante, le varie potenze politiche europee avevano ancor più radicalizzato le loro posizioni dividendosi in stati cattolici e protestanti, contrapposti.
Gli odi religiosi rinfocolavano quelli politici, e viceversa.
La Chiesa cattolica romana, per mantenere l’integrità del suo potere temporale, si appoggiava agli stati amici cattolici, e questi ultimi, per legittimare il loro potere politico, si appoggiavano all’autorità ed al prestigio spirituale di Santa Romana Chiesa.
E gli uni e gli altri si contrapponevano agli stati protestanti o comunque politicamente avversi.
Non deve dunque stupire che polemiche filosofiche, religiose e politiche si intrecciassero fra loro dando poi l’avvio – con la Rivoluzione francese – ad una persecuzione anticristiana nel mondo che è durata fino ai primi decenni del ventesimo secolo e di cui le persecuzioni romane dei primi due secoli della cristianità sono solo un pallido ricordo.
Questo fu dunque il terreno originario di coltura di quelle teorie evoluzioniste che però sono rimaste in voga, sia pur molto ridimensionate, anche al giorno d’oggi.
Dallo scoprire che nella flora e nella fauna vi erano stati fenomeni di tipo ‘evolutivo’ (pur nell’ambito di una stessa specie) allo stabilire che anche l’uomo si doveva essere ‘evoluto – ma di specie in specie, per arrivare a quella dei primati, cioè gli animali a lui più somiglianti - il passo è stato breve.
Affermare la nostra origine scimmiesca, lungi dal deprimere quegli spiriti forti, li esaltava perché serviva a dimostrare che il racconto biblico della creazione dell’uomo altro non era che l’ennesima favola della Chiesa cristiana per sottomettere individui ingenui e sprovveduti.
Non che si debba negare che vegetali e animali in genere non abbiano potuto ‘evolversi’ sulla base del clima, dell’ambiente, dell’alimentazione e di modificazioni genetiche che potevano intervenire nel corso di cicli di riproduzione protrattisi per centinaia di migliaia se non milioni di anni.
Colore della pelle ed altri caratteri somatici dell’uomo, diversi da razza a razza, sono ad esempio proprio la prova di modificazioni genetiche di questo tipo.
Ma una cosa è ammettere, entro certi limiti, la possibilità dell’evoluzione di alcune caratteristiche di una specie, altra cosa è invece dire ad esempio che un cane S.Bernardo è un leone rimpicciolito o un uomo è un babbuino cresciuto.
I nostri paleoantropologi evoluzionisti dell’ottocento - avendo trovato le tracce, per di più limitate a frammenti di resti fossili vecchi di milioni di anni, di animali come babbuini, gorilla, australapithecus afarensis, e poi ancora di ‘umanoidi’ chiamati di volta in volta, con sconcertante fantasia e mistificazione della realtà, homo abilis, homo erectus e homo di Neanderthal, fino all’uomo sapiens-sapiens moderno (cioè noi) - hanno creduto di poter dedurre e affermare l’esistenza di un filo che li teneva tutti collegati in una linea di sviluppo per cui ognuno di questi animali doveva essere stato il prodotto della evoluzione dalla specie ‘precedente’, la quale era considerata ‘precedente’ in quanto presentava caratteristiche considerate meno ‘evolute’ ma per certi versi simili a quelle più evolute della specie successiva.
In realtà, in natura esiste una scala evolutiva, e cioè dei gradini che se in taluni casi potrebbero essere stati il risultato di una sorta di evoluzione di cui si possono essere perse le tracce di sviluppo intermedie, in altri casi sono dei veri e propri autonomi gradini che non hanno altro nesso con quello sottostante se non quello di essere appunto un gradino più elevato.
In natura esiste poi – per fare un macroesempio - la scala di gradini costituita dal mondo minerale, da quello vegetale e infine da quello animale.
Il mondo minerale non possiede ‘vita’ nel senso comune del termine se non quella data dalle reazioni e trasformazioni chimiche.
Il mondo vegetale possiede un principio vitale ed utilizza le sostanze del mondo minerale che vengono metabolizzate e trasformate per vivere e riprodursi.
Il mondo animale vive a sua volta e si riproduce alimentandosi e metabolizzando i prodotti del regno minerale e vegetale.
Ma se il mondo vegetale ha un suo sistema linfatico e vascolare in certo qual modo paragonabile a quello sanguigno e arterioso del mondo animale, nessuno – spero - oserebbe affermare che il mondo animale sia l’evoluzione di quello vegetale.
Ognuno di questi gradini non è l’evoluzione dal precedente più di quanto l’uomo non sia l’evoluzione dal babbuino.
La teoria evoluzionistica – se faceva parte di una ipotesi scientifica che in quanto tale meritava di essere seriamente esaminata e studiata - in realtà, in quel clima di crociata politico-religiosa di cui abbiamo parlato, si prestò magnificamente ad essere strumentalizzata in chiave polemica in maniera funzionale ad una affermazione ideologica: negare il concetto di Creazione dell’uomo da parte di Dio per affondare il principio sul quale si basavano le religioni monoteiste e più in particolare quella cristiana.
Oggi il tempo sovrano - alla luce delle continue scoperte delle scienze naturali, della paleontologia, della genetica e della biologia molecolare – sta facendo giustizia e le teorie evoluzioniste sulla origine dell’uomo - per ‘sopravvivere’ a se stesse e non denunciare il loro tracollo storico e scientifico - hanno dovuto (piccola Nemesi della Storia) ‘evolversi’ a loro volta, nel senso però di indietreggiare cercando di mantenere almeno il ‘principio’.
Generazioni di studiosi hanno infatti scritto – basandosi solo su delle teorie presentate come verità ‘scientifiche’ – libri e libri, definiti ‘Opere’ immortali del Pensiero.
I loro epigoni moderni vivono ancora su queste teorie, stampando a loro volta ‘opere’ che danno loro prestigio, autorità e cariche universitarie ed utilizzando poi la stampa ‘secolarizzata’ come ‘cassa di risonanza’ delle loro idee, anche se ormai superate.
La teoria viene difesa con i denti e con astiose polemiche contro gli scienziati ‘creazionisti’ che sempre più numerosi minano con nuove scoperte le fondamenta del loro ‘potere’.
Ogni tanto appare su qualche giornale qualche truculento articolo ‘evoluzionista’ che con tono trionfalistico e pseudo-scientifico parla del ritrovamento di un dito di piede fossilizzato presentato come una ulteriore prova dell’evoluzione.
La gente legge, e non conoscendo i retroscena…abbocca.
Oggi l’evoluzionista ad oltranza – per salvare la teoria e per giustificare l’assenza dell’anello mancante fra una specie e l’altra – comincia invece ad ammettere che la storia evolutiva dei ‘viventi’ possa essere passata anche attraverso bruschi salti da specie a specie, ‘salti’ che hanno portato all’improvvisa comparsa di nuove forme di vita.
La teoria dei ‘salti’ – ammessa a denti stretti per salvare il salvabile – postula l’esigenza di mantenere il ‘principio’ dell’evoluzione per non dover ammettere – trasposta sul piano metafisico - uno specifico atto ‘creativo’ di Dio sull’uomo e sulle altre specie animali e vegetali.
Ma, come già osservato, noi definiamo con il termine di ‘creazione’ un qualcosa di cui in realtà ci sfugge la intrinseca sostanza.
‘Creativo’ può essere stato l’atto di Dio che, dal nulla, ha dato origine alla tremenda esplosione iniziale di Energia del Big-Bang che – sempre secondo una teoria oggi molto in voga anche se a dire il vero contestata da altri scienziati - avrebbe prodotto quello che viene chiamato il ‘brodo primordiale’ di quelle particelle elementari, come ad esempio i fotoni, che viaggiavano per ogni dove alla velocità della luce.
Si sarebbe trattato di un Big-Bang che avrebbe originato il primo punto infinitesimale di materia che – in nuce – conteneva, espandendosi, i successivi sviluppi in stelle e pianeti di quello che noi chiamiamo oggi ‘universo’ con i suoi miliardi di galassie e, per quanto concerne la Terra, con la consolidazione in mari, laghi, fiumi, terraferma, specie vegetali e quindi animali.
Come ha osservato Jean Guitton (‘Dio e la Scienza’) l’universo attuale era contenuto in potenza in quel primo puntolino primordiale.
‘Creativo’ può ancora essere stato anche l’atto di pensiero e di volontà divina che, modificando in pura ipotesi il Dna di un ‘ominide’, ne trasforma le caratteristiche genetiche da scimmioide in quelle di un homo-sapiens-sapiens con caratteristiche molto più evolute e perfezionate.
‘Creativo’ può essere infine l’atto di Dio che crea tout-court l’uomo-animale infondendogli però un’anima spirituale perché, in spirito, si trasformi successivamente da ‘uomo-animale’ in ‘figlio di Dio’.
Questo è il vertice della vera scala evolutiva, quello dell’uomo, che realizza in sé il gradino più alto della scala della natura: minerale, vegetale, animale, uomo-animale dotato di anima spirituale e infine uomo-spirituale.
Una scala i cui gradini continuano poi a salire sul piano soprannaturale, con l’uomo che – dopo la morte del corpo – diventa spirito, superato da quei puri spiriti che sono gli angeli, sovrastati a loro volta da quel purissimo Spirito che è Dio.