7. DILUVIO UNIVERSALE, GENETICA E…’INTERBREEDING’

 

Abbiamo precedentemente parlato del Diluvio accennando alle turbolente variazioni meteorologiche e manifestazioni cicloniche  provocate dagli aumenti o diminuzioni di  temperatura della terra che producevano glaciazioni e disgeli che si avvicendavano.
 Abbiamo poi fatto comprendere come l’ipotesi di questa colossale inondazione (detta ‘universale’ ma che in realtà dovette toccare solo quella parte di territorio originario sulla quale si erano radicati quei primi insediamenti umani) dovette essere – nelle condizioni climatiche di qualche decina di migliaia di anni fa – non solo possibile ma addirittura probabile.
Il Gesù di Maria Valtorta ha poi spiegato che dall’incrocio fra Caino e gli ‘ominidi’ nacque una razza promiscua, un ‘ibrido’, una sorta di ‘uomo-scimmia’ le cui femmine di ‘ardenza belluina’ (dette ‘figliole degli uomini’, cioè figlie di Caino) si incrociarono a loro volta con i discendenti di Set (e cioè gli uomini veri e propri) partorendo così un ulteriore ‘ibrido’, cioè ‘quegli uomini potenti, famosi nei secoli', e cioè di leggendaria memoria, di cui parla il Capo 6° della Genesi, e di cui vi è traccia anche nelle antiche tradizioni di altre culture diverse da quella ebraica.
E tutti cessarono di vivere a causa del Diluvio, tranne Noè e i suoi discendenti.
Ora, poiché la sparizione improvvisa degli ominidi – studiata invano da antropologi e paleontologi evoluzionisti – costituisce per essi un vero e proprio enigma scientifico, sarà bene fare a questo punto un ulteriore approfondimento.
Circa l’origine della razza umana, si fronteggiano nel campo scientifico, anche polemicamente, due teorie contrapposte.
La prima, quella che si rifà all’evoluzionismo classico, sostiene la tesi che l’uomo moderno, e cioè quello detto ‘sapiens-sapiens’, sia il discendente di una qualche razza  di ominidi (dei quali sarebbero esistiti vari tipi sparpagliati un poco ovunque sul pianeta)  che si è ‘evoluta’ modificandosi nel tempo e producendo - attraverso un processo durato milioni di anni o almeno varie centinaia di migliaia di anni - gli uomini attuali, sia pur oggi differenziati fra di loro morfologicamente secondo le diverse caratteristiche razziali.
La seconda teoria, forte delle più recenti scoperte scientifiche nel campo della biologia molecolare e della genetica, sostiene invece che, anche se sulla terra si sono qui e là trovati reperti fossili di vari tipi di ominidi, gli uomini non furono loro ‘discendenti’ ma anzi - come documentato anche dalle scoperte in alcune grotte del Monte Carmelo – furono, contemporanei, anzi addirittura sessualmente ‘conviventi’ con alcune razze di ominidi.
Questi studiosi – attraverso approfondimenti di studio in chiave di analisi dei ‘geni’ - hanno concluso poi dal canto loro che il famoso ‘uomo di Neanderthal’ (che i paleoantropologi evoluzionisti, dopo averlo scoperto, ritenevano anteriore all’uomo moderno, in quanto possedeva caratteristiche promiscue che potevano far pensare ad un individuo di transizione fra l’ominide e l’uomo attuale) non fu anteriore ma successivo all’uomo moderno e le sue caratteristiche morfologiche di notevole somiglianza con l’uomo  furono appunto dovute a precedenti incroci sessuali, detti in gergo tecnico ‘interbreeding’, fra uomini e ominidi, come rilevato anche nei geni di alcuni aborigeni australiani.
Il Neanderthal di allora era in realtà come un mulo di oggi, il quale  è  il figlio ibrido risultante dall’incrocio fra un asino e un cavallo e non l’anello mancante precedente di una supposta teorica ‘evoluzione’ fra un asino e un cavallo!
Il Gesù delle rivelazioni di Maria Valtorta, con il suo chiarimento (dato  decenni prima di queste recenti scoperte genetiche) a quel passo oscuro della Genesi che parla della promiscuità sessuale fra  ‘figli di Dio’ (discendenti di Set) e le belle femmine dei ‘figli degli uomini’ (discendenti di Caino)  ha ora fornito una più precisa spiegazione su quelli che, a torto, gli evoluzionisti hanno definito gli ‘antenati’ dell’uomo.
E questo tema viene ripreso con maggior ampiezza e chiarezza in un’altra opera di Maria Valtorta (‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai romani’) dove, ad istruire la mistica, è questa volta lo Spirito Santo, che lei chiama il Divino Autore.
E allora la sintesi finale che se ne può fare - anche riepilogando in parte quanto già detto, per maggior chiarezza  - è la seguente.
Nel 'diluvio' vennero distrutti sia i 'mostri' (cioè i frutti di quel connubio sessuale fra Caino – con i suoi discendenti – ed una sorta di 'scimmia', o meglio di ominide contemporaneo dei primi uomini), sia l'altro ramo dell'Umanità, cioè i discendenti di Set che si erano del tutto moralmente corrotti e comunque in buona parte anch’essi a loro volta incrociati con i discendenti ‘animaleschi’ di Caino.
La sopravvivenza della specie umana - ripartendo dalla stirpe di Noè, salvato da Dio perché giudicato un  'giusto' - fu assicurata per una nuova riproduzione, venendo così riportata alla natura originaria del primo uomo, natura fatta sempre di materia e di spirito e rimasta tale anche dopo il Peccato di origine.
Non era infatti possibile pensare che Dio avesse potuto dare l'anima spirituale ed immortale a degli esseri-mostri, in sostanza a degli 'ibridi' che del vero uomo conservavano solo  una relativa immagine fisica frutto dell'incrocio con razze animali diverse, incrocio intellettivamente anche relativamente evoluto ma pur sempre venuto da una lunga procreazione di 'bruti'.
Il Diluvio e la distruzione della razza - esaminata dal punto di vista del Progetto Creativo di Dio e quindi sotto l'aspetto puramente spirituale - fu nonostante tutto da un lato un atto di giustizia (con l'eliminazione dei peccatori più corrotti ed in più con l'eliminazione di una razza di mostri che di 'umano', cioè di spirituale, non aveva niente, in quanto non munita d'anima da Dio e pertanto equiparata a comuni animali, anzi peggio) e dall'altro lato fu un atto di misericordia, una sorta di 'profilassi' spirituale con l'eliminazione fisica  (salvandone però l'anima per la vita eterna) di quei discendenti di Set che non si erano ancora completamente corrotti e che, morendo anzitempo, sarebbero andati non all’inferno ma ad attendere nel Limbo in attesa della liberazione ad opera di Gesù Cristo.
Fu inoltre così possibile salvare la razza umana originaria creata da Dio e permettere, con l'avvento  successivo di Cristo e la sua Passione, il regolare svolgimento e completamento del Progetto creativo e di salvezza di Dio che Satana aveva cercato fin dall’inizio di sabotare.

Come accennato precedentemente, chi solo segua un poco le vicende della ricerca antropologica e paleontologica di stampo ‘evoluzionistico’, sa bene che oggi uno dei dubbi assillanti ed irrisolti dei  ricercatori sia proprio quello di non riuscire a capire come, dopo aver trovato reperti che indicano la coesistenza contemporanea di uomini e ominidi, addirittura in alcuni casi conviventi e data anzi per certa la loro promiscuità sessuale, ci si sia poi trovati di fronte - a partire da una data collocabile forse intorno ad un trentamila anni fa (loro valutazione teorica) – al mistero di una sparizione improvvisa dalla faccia della terra di ogni traccia di ominidi ed in particolare dei Neanderthal, mentre risultò sopravvissuta solo la specie dell’uomo moderno, cioè la nostra che si è mantenuta fino ai giorni attuali.
Ai positivisti che non possono credere alla Bibbia - e figuriamoci alle rivelazioni ‘carismatiche’ delle visioni di M. Valtorta ! - chi glielo andrà ora a dire che la scomparsa, a partire da quella certa loro data, degli ominidi e degli ‘uomini’ di Neanderthal, frutto questi ultimi per di più del famoso ‘interbreeding’, è stata tutta colpa del famoso Diluvio da essi ritenuto un mito e che la specie umana  misteriosamente sopravvissuta - sempre a partire da quella certa data – non è quella ‘anteriore’ ma è in  realtà quella che ha ricominciato a riprodursi dopo il Diluvio grazie agli ‘exploit’…  demografici, dei discendenti di Noè: Sem, Cam e Jafet?


Nota: vedi G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’, Cap.28 e segg. – Ed. Segno, 1997