3. LA CREAZIONE DELL’UOMO


Piero e Alberto Angela, nei loro bei libri scientifico-divulgativi ‘La straordinaria storia della vita sulla terra’ e poi ancora in ‘La straordinaria storia dell’uomo – Indizio per indizio una investigazione sulle nostre origini’ (Mondadori), immaginano un viaggio a ritroso nel tempo, lungo 4 miliardi di anni, alla scoperta delle origini della vita sulla terra e poi dell’uomo.
Ovviamente il presupposto ‘ideologico’ è quello della linea positivista di cui si è detto nel primo capitolo.
Non vi viene quindi affrontato il tema nei termini biblici della creazione da parte di Dio di un uomo, tantomeno un uomo ‘creato dal fango’ ma si congettura invece che dai primordi della terra (originariamente un brandello di ‘gas’ staccatosi da qualche stella della nostra galassia, forse il sole, e poi iniziatosi a ‘condensare’ un quattro/cinque miliardi di anni fa) fossero presenti delle sostanze elementari, ed in particolare gli elementi appartenenti  a quella che i nostri autori chiamano ‘la banda dei quattro’, cioè carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto.
Questi elementi, combinandosi chimicamente fra loro e grazie all’interazione con potentissime scariche elettriche  che dovevano a quell’epoca sconquassare quell’atmosfera primordiale, potrebbero aver dato origine – secondo i due autori - alle prime molecole dalle quali sarebbe poi successivamente derivata la vita.
Come però dalla materia inerte possa essere scaturito quel ‘principio vitale’, che noi chiamiamo vita, non è spiegato e anzi i due autori si domandono poi onestamente se questa ipotesi (così cara a coloro che vorrebbero sostenere l’autogenesi di tutto) sia sufficiente a spiegare  quel ‘montaggio’ graduale della materia che avrebbe in teoria portato alla comparsa della vita così come noi oggi la conosciamo.
In realtà, quando noi parliamo di ‘creazione’ da parte di Dio ci esprimiamo con una terminologia che può anche trarre in inganno.
Ci è ignota la vera natura e significato dell’atto creativo della vita che potrebbe davvero iniziare con una combinazione di elementi chimici come dicono i due Angela, combinazione che però di per sé non sarebbe sufficiente se ad un certo punto non intervenisse un ‘quid’ (e cioè Dio) suscettibile di far fare alla materia inerte un salto di qualità: la vita, che è un principio vitale e non una mescolanza di elementi chimici morti.
Non è affatto impossibile pensare che Dio – il quale non ha ‘fretta’ perché vive fuori del Tempo -  si sia permesso di impiegare circa quindici miliardi di anni e attraverso l’esplosione delle galassie e poi la formazione della terra con una serie di trasformazioni del clima terrestre, guidate dalla sua Sapienza, abbia creato gradualmente le condizioni necessarie a garantire la futura sopravvivenza dell’uomo, fornendogli quello che noi oggi chiamiamo ‘habitat’.
Non è impossibile nemmeno pensare che Dio, dopo aver in qualche modo ‘creato’ mari e monti, specie vegetali e animali (e fra questi ultimi anche scimmie e ominidi) si sia riservato infine la creazione del capolavoro perfetto: l’uomo.
Perfetto non solo perchè – anche dal punto di vista della massa cerebrale – fosse un individuo enormemente più evoluto di un ‘ominide’, ma anche perché munito di un dono particolarissimo che lo avrebbe distinto dall’ominide e da tutti gli altri animali: l’anima spirituale, quella la cui ‘luce’ si intravvede in maniera particolarissima solo nell’occhio dell’uomo, o meglio ancora in quello puro e innocente di un bimbo.
E parlando in senso lato (come fa del resto la Bibbia per parlare della storia in sei ‘giorni’ della creazione, dove i ‘giorni’ rappresentano dei periodi di tempo che possono anche significare miliardi di anni) l’uomo potrebbe forse considerarsi – anche seguendo i due Angela  - come creato dal ‘fango’, ma non per autogenerazione evoluzionistica quanto per una ‘evoluzione’ della materia guidata da Dio che ad un certo punto interviene per dare il suo tocco finale, la creazione dell’uomo, così  come già nel Big-Bang, esploso dal nulla, Dio aveva dato il suo tocco iniziale alla creazione dell’universo.
L’uomo biblico creato dal ‘fango’ potrebbe peraltro significare simbolicamente l’uomo creato dal ‘niente’, a valorizzare la nullità costitutiva dell’uomo rispetto alla intelligenza e potenza creativa di Dio.
Ma i positivisti e materialisti – lo abbiamo già chiarito - faticano a concepire il concetto di Dio-creatore. Il loro – quando lo concepiscono – è piuttosto un ‘dio-astratto’, ed è l’antitesi del Dio personale dei cristiani.
Lo stesso Einstein (in ‘Come io vedo il mondo’ - La teoria della relatività’, Ed. Newton) scriveva,  a riguardo del Dio cristiano, di non riuscire a comprendere come gli uomini potessero concepire l’idea di un essere che interviene nelle vicende umane e da questa idea arrivare poi ad elaborare la religione-terrore con un Dio che ricompensa e punisce gli uomini secondo il loro comportamento. Einstein non negava Dio, ma ne aveva appunto una idea diversa, e non avrebbe mai potuto accettare il concetto di ‘uomo-figlio di Dio’.
Il ‘paradiso terrestre’, le ‘tentazioni’ di Adamo ed Eva, il ‘peccato originale’, la ‘caduta’ non avrebbero – secondo il pensiero razionalista, alcuna logica spiegazione se non quella attribuibile alla fantasia di una Umanità ancora allo stadio infantile ed assetata di favole.
Perché mai – per loro - un Dio dovrebbe creare un uomo ‘perfetto’ e poi, per colpa delle ‘tentazioni’, consentirne la caduta? Perché far cadere l’uomo, dopo averlo creato? E se la caduta dell’uomo avvenne  ad opera di Satana – dove sarebbe la ‘Bontà’ di quel Dio o anche la sua Potenza e Sapienza , visto che tale caduta non volle o non seppe impedire?
Sono tutte domande forti che meritano risposte forti.
Quando si legge che ‘Dio fece l’uomo col ‘fango, cioè con la terra, ciò volle significare per l’antichità un concetto semplice che però adombra una precisa realtà scientifica. Infatti per ‘fango’ e ‘terra’ si deve intendere il mondo minerale. E l’uomo – come noto – è infatti composto da sostanze ‘minerali’.
Così come Dio trasse il mondo dal caos, ordinandolo secondo le leggi pensate dal suo Pensiero, con altrettanta facilità Dio ‘pensò’ l’uomo, lo volle e lo fece, traendolo dagli elementi della materia che vennero sublimamente ordinati perchè servissero allo scopo di fare un ‘figlio di Dio’.
Dio, o meglio la Parola di Dio, parlava ai Primi due progenitori istruendoli su tutto: parlava alla loro mente ed al loro cuore. Essi dovevano essere le prime voci destinate - come tutti noi dovremmo pure - a trasmettere la Parola di Dio alla loro discendenza perchè rimanesse ‘figlia di Dio’.
Dio creò l' uomo 'perfetto', destinato al Paradiso perpetuo , ma Satana -  rabbioso per essere stato cacciato dal Paradiso e invidioso dell’uomo destinato al Paradiso - volle anche in 'odio' a Dio rovinare, con la sua 'tentazione' ed il Peccato originale,  l'opera di Dio!
L' uomo perse così la Grazia, divenne imperfetto e perse il Paradiso. Ma  è proprio lo stato di colpa - che rende imperfetti e soggetti alle malattie fisiche e spirituali, soggetti al peccato – quello che permette agli uomini meritevoli di 'guadagnarsi' il Paradiso. Ciò per merito della 'buona volontà' e di quel Libero Arbitrio che Dio aveva loro donato.
Satana, il Male, si è fatto quindi inconsapevolmente strumento del Bene, perchè per l'uomo è maggior merito 'conquistarsi' il Paradiso che riceverlo in dono senza alcuno sforzo.
Dio ha fatto gli uomini a sua immagine e somiglianza perché Dio è Amore, e ama gli uomini come figli, di un amore intensissimo, infinito.
Ma è l'uomo che - a causa del libero arbitrio, e quindi della sua 'volontà' - si è dato al Male perdendo la Grazia e ottenendo morte e dolore.
Satana imperversa da allora fra gli uomini ma Dio, immenso nella sua bontà, ha per amore voluto riscattare l'uomo ed i suoi peccati offrendo in sacrificio se stesso.
Dio si è fatto dunque uomo, ha sofferto, si è immolato dopo aver evangelizzato ed insegnato all'uomo la Dottrina dell'Amore che è necessaria alla sua salvezza.
Così come l'uomo con il suo libero arbitrio si è perduto, così ora l'uomo - grazie all'insegnamento della Dottrina dell'Amore consacrata nella Passione - con lo stesso libero arbitrio potrà imparare ad amare e riconquistare lo stato di 'grazia' perduto.
Dio ha fatto dunque sacrificio di se stesso per salvare i suoi ‘figli’ uomini,  come un padre o una madre che offrissero la propria vita per la salvezza di quella dei propri figli.

Nel prossimo capitolo mediteremo ancora sulla caduta dell’uomo e su questo misterioso ‘Peccato originale’ di cui si sente tanto parlare ma sul quale le idee sono anche tanto confuse.


Nota  1: vedi G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 20 – Ed. Segno, 1997