Prefazione

 

Ciò che esprimo nei miei scritti è anche frutto di quello che io chiamo un mio personale 'approfondimento' dell’opera di Maria Valtorta, la grande scrittrice mistica moderna le cui opere sono ormai diffuse e tradotte in tutto il mondo.
In questa piccola raccolta di miei 'Pensieri' ho provato a trattare alcuni temi - scelti fra i più 'intriganti' - già affrontati in maniera molto più approfondita ed ampia nel mio 'Alla ricerca del Paradiso perduto', temi che qui vengono tuttavia rielaborati con un taglio diverso ed in maniera molto sintetica, sia pur con un tono talvolta leggermente polemico e forse ironico che spero mi si vorrà perdonare, servendo comunque a tenere più svegli nella lettura.
Il 'mondo' è abbastanza allergico al 'religioso' e il tentativo costante nei miei libri è dunque quello di portare gli argomenti spirituali fuori dalla sfera ... curiale in senso stretto per farli diventare un fatto di 'cultura' che possa interessare, per il taglio razionale, anche persone non portate alla ... mistica.
Potrà sembrar strano che questo discorso sia fatto da uno come me che ha composto quel suo primo libro, 'Alla ricerca del Paradiso perduto', che qualche esperto e critico ha considerato - pur nella libertà del giudizio di cui ringrazio ma di cui non mi assumo la 'responsabilità' - una pregevole opera di razionalità e di ... mistica.
Ma il mio sforzo anche negli altri libri successivi al primo, come quello dei prossimi due già in preparazione,  è proprio questo: riuscire a convincere chi in nome della Ragione non vuol sentir parlare di Fede che invece Fede e Ragione possono andare benissimo d'accordo.
Mi sembra che questi brevi scritti siano densi di contenuti che possano quantomeno far riflettere, e talvolta discutere.
Non si tratta di novità assolute, per chi conosce già Gesù, ma affrontare certi temi con un taglio razionale può essere utile non solo a chi non ha fede e vuol capire per credere, ma anche a chi – avendo un poco di fede – la vorrebbe magari irrobustita da qualche argomento che soddisfi la propria ... ragione.
Fede e Ragione è dunque il titolo della prima riflessione che inizia proprio dai Vangeli.  Molti credenti non sanno fino a che punto la critica teologica – specie sull'onda degli studi filosofici di pensatori positivisti tedeschi e francesi e di studi esegetici di personaggi famosi come Loisy, Renan e Bultmann e tanti altri ancora di ambiente protestante - si sia spinta a mettere in dubbio non solo la storicità di molti episodi evangelici ma  della stessa persona di Gesù.
Affrontare il tema e introdurre qualche spunto di riflessione per cercare almeno di indebolire i presupposti alla base di alcuni ragionamenti di questi ‘critici’ potrà aiutare i lettori a resistere alla tentazione di credere a tante loro teorie che vengono riprese e rilanciate dai loro epigoni contemporanei attraverso l'editoria e i mass media. Teorie che, tuttavia, esercitano un fascino e che talvolta non lasciano indifferenti nemmeno tanti uomini di chiesa, cattolici, che ho sentito vantarsi di essersi formati, diventando così teologicamente 'adulti' e disancorati dalla 'fede popolare', alla loro scuola.
Lo scopo della creazione!  Quante persone - prese dalla vita tumultuosa moderna - hanno mai avuto il tempo o il respiro d'anima di chiedersi se tutto ciò che ci circonda e la nostra stessa esistenza abbiano uno scopo, o quante altre - guardando magari una notte stellata - se lo sono invece chiesto ma senza essere riuscite a darsi una risposta razionalmente convincente?
E La Creazione dell'uomo? Quanti, leggendo i libri scientifico-divulgativi che vanno tanto per la maggiore - come ad esempio quelli pur brillanti e gradevoli di due 'esperti' come Piero e Alberto Angela che anche nei loro bei documentari televisivi parlano però dell'origine della terra e della natura un po’ come se la Natura fosse Dio - non si sono convinti che l'universo si sia autoformato e che la vita e l'uomo siano il prodotto di una serie di reazioni elettro-chimiche scaturite dalla combinazione casuale di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto?
A tanti di costoro - peraltro persone moralmente ineccepibili - è impossibile ‘credere’ che Gesù-Dio, da sé, sia risorto, anche se poi essi non faticano affatto a ‘credere’ che l'universo e poi anche la vita stessa , da sé, si siano autogenerati.
E Il Peccato originale?  Quanti, anche fra i credenti colti, ne hanno compreso la reale sostanza e quanti altri, a cominciare da Voltaire, non ci hanno scherzato sopra dando ai credenti pacche bonarie sulla spalla dicendo che per un 'peccatuccio' di quel genere - considerato che Eva, creata perfetta, doveva anche sembrare ad Adamo una gran bella ragazza - non sarebbe stato poi il caso, per il buon Dio, di prendersela tanto?
Non parliamo poi delle Conseguenze del peccato originale, che basta guardarci intorno per vederle ma che ci portiamo addosso senza nemmeno saperlo, visto che sempre il nostro Voltaire - che è ancor oggi pieno di ferventi ammiratori fra tanti intellettuali che pontificano su una stampa amica - sosteneva che l'uomo nasce 'naturaliter buono', che il Peccato originale è una invenzione oscurantista dei preti, e che quindi senza questo peccato  è sbagliato attribuire a Gesù il titolo di 'Redentore', anzi che è perfino sbagliato attribuirgli quello di Dio.
Non parliamo di quella favola del Diluvio universale con Noè che, come in un cartone animato, fa entrare caprette e pecorelle dentro quella sua arca.  Ma come è mai possibile che tutto il mondo sia stato sommerso da un diluvio ‘universale’ e che si fosse salvato solo lui con tutti quegli altri animali che ora si vedono sulla faccia della terra?
Che dire poi della teoria evoluzionista sull’origine dell’uomo che - detronizzata fin dall'epoca dei Lumi quella che veniva sprezzantemente chiamata la 'superstizione religiosa' cristiana consistente nel 'credere' che l'uomo è 'figlio di Dio' - l'ha poi rimpiazzata diventando la nuova religione 'razionale' del positivista moderno che 'crede' invece che l'uomo sia figlio della scimmia?  Argomenterò quindi - parlando dell'uomo - che in realtà si tratta di Scala evolutiva e non di ... evoluzione.
Ho lasciato per ultimo L'anima, anche perché oggigiorno - salvo gli spiritisti che fanno ballare i tavolini o quelli che l’anima l’accettano, ma per fede - è una cosa alla quale quasi più nessuno, razionalmente, crede.
L'anima pone peraltro il problema dell'immortalità e quest'ultima ci richiama l'idea del 'giudizio' di Dio, giudizio che a sua volta postulerebbe la necessità di una nostra 'conversione', cioè di un nostro cambiamento: la cosa insomma più difficile.
L'idea dell'anima - insieme alle riflessioni sulla morte della quale la cultura razionalista e materialista imperante ritiene sia anche di cattivo gusto il parlare - è stata quindi 'rimossa' non solo dai libri e dalle nostre coscienze ma persino dalle omelie di molti preti che finiscono per proporre sovente non le risposte alle 'domande ultime' - che si temono forse imbarazzanti e sgradevoli per un 'pubblico' secolarizzato che vuole solo ‘vivere’ - quanto generici fervorini di buona condotta, convivenza e solidarismo sociale.
Non è più tempo di 'catechesi' ma di ‘nuova evangelizzazione’, e allora bisogna ricominciare dall'inizio, dalle cose fondamentali che poi consentono, se non vengono respinte aprioristicamente per pregiudizio intellettuale, di cominciare a ragionare anche sul resto.
Forse la mia è solo una piccola presunzione che non mi fa ricordare mai abbastanza che Gesù stesso dopo tre anni di evangelizzazione è finito in croce, non avendo neanche trovato uno che gli accettasse, subito, la ‘pubblicazione’ dei suoi Vangeli come ha fatto ad esempio il mio Editore  con quei miei tre volumi ' sul ‘vangelo’ di Giovanni e con il  primo volume (per ora) di quello su Matteo, Marco e Luca.
Ho cercato di mantenere le riflessioni di ognuno di questi miei 'Pensieri' (che ho intitolato Tra Fede e Ragione: una sorta di pamphlet, un soliloquio a voce alta) nell'ambito della lunghezza media di un sei paginette, così da essere letti più agevolmente.
Dire di più sarebbe stato qui forse eccessivo, dire di meno sarebbe stato forse carente.
Chiedo perdono in anticipo ai ‘razionalisti’, ai ‘positivisti’ e agli ‘evoluzionisti’ che mi sono permesso qui e là di ‘punzecchiare’, non sempre bonariamente.
Ero anch’io come loro ma la consapevolezza di aver fatto parte una volta della loro famiglia mi ha spinto a cercare di ‘soccorrere’ – stimolandone magari una reazione che spero tuttavia possa poi diventare riflessione - quelli che considero come dei miei ‘fratelli’, anzi dei ‘compagni di strada’ che si sono solo un poco attardati e che vanno quindi un poco aiutati.

L’autore