(Il Vangelo secondo Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 13, 1-30 – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 600. 1-17 – Centro Ed. Valtortiano)
6. L’ultima cena
Gv 13, 1-30:
Prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino all’estremo.
Durante la cena, avendo già il diavolo messo in cuore a Giuda di Simone Iscariote di tradirlo, sapendo che il Padre gli aveva già dato tutto nelle mani e che, venuto da Dio, a Dio tornava, si alza da tavola, depone il mantello e, preso un asciugatoio, se lo cinge.
Poi versa l’acqua nel catino e incomincia a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.
Arriva a Simon Pietro e questi gli dice: «Signore, tu mi lavi i piedi?».
Gli rispose Gesù: «Quel che faccio, tu ora non lo comprendi, ma lo saprai in avvenire».
E Pietro a lui:«Tu non mi laverai i piedi in eterno!».
Gesù gli risponde: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
Esclama Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!».
Gesù risponde: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi ed è tutto puro. Or, voi siete puri, ma non tutti».
Dopo aver lavato loro i piedi, riprese la sua veste e, rimessosi a mensa, disse loro: «Intendete quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque vi ho lavato i piedi io, Signore e Maestro, dovete anche voi lavarvi i piedi l’uno con l’altro. Io, infatti, vi ho dato l’esempio, affinchè come vi ho fatto io facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è da più del suo padrone; né un inviato è da più di chi lo ha mandato. Sapendo questo, beati voi se lo praticherete. Non parlo di voi tutti: io so quelli che ho eletto, ma si deve compiere la Scrittura: ‘Uno che mangia il mio pane ha levato contro di me il suo calcagno’.
Ve lo dico sin d’ora, prima che avvenga, affinchè, quando sarà avvenuto, crediate che io sono.
In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato».
Detto ciò, Gesù si turbò nello spirito e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardarono l’un altro, non sapendo a chi alludesse.
Or uno dei suoi discepoli, quello da Gesù prediletto, stava appoggiato sul petto di lui.
A questo fè cenno Simon Pietro per dire: «Domanda di chi parla».
Ed egli, appoggiato così sul petto di Gesù, domandò: «Signore, chi è?».
Gesù gli rispose: «E’ quello a cui darò un pezzetto di pane intinto».
Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda di Simone Iscariote.
Appena preso il boccone, Satana entrò in lui.
Gesù gli disse: «Quello che fai, fallo presto».
Ma nessuno dei commensali comprese perché gli avesse detto questo. Alcuni pensavano che, tenendo Giuda la borsa, Gesù gli avesse detto di comprare quanto occorreva per la festa, o di dare qualche cosa ai poveri.
Egli dunque, preso il boccone, uscì subito. Ed era notte.
6.1 Credo che avessero discusso un poco a chi di loro ‘spettasse’ sedere vicino a Gesù…
Dopo il discorso – fatto in giornata ai Gentili - in cui Gesù aveva detto loro che era arrivato il momento della sua ‘glorificazione’, eccoci qui giunti alla sera della Cena: la sera della consumazione dell’agnello mosaico in ricordo della liberazione dalla terra d’Egitto.
Ormai il dado era tratto, mancavano poche ore, e Giuda – che già in linea di massima doveva essersi accordato con i Capi Giudei per far arrestare Gesù nell’isolamento notturno del Getsemani, dove quasi sicuramente egli si sarebbe ritirato dopo cena in preghiera al chiaro della luna – avrebbe dovuto solo andar da loro per la conferma definitiva.
In questo brano di Giovanni notiamo subito – come abbiamo visto bene nel nostro primo e secondo volume - una ‘caratteristica’ del suo vangelo: mettere in luce degli aspetti particolari che gli altri tre hanno omesso ma che hanno invece particolare importanza sul piano teologico-dottrinario, o spirituale.
Non è che gli altri – come evangelisti – non sapessero il fatto loro ma è che invece Giovanni, l’Autore anche dell’Apocalisse, oltre che il discepolo più amato da Gesù era – spiritualmente parlando – un’aquila…
E allora, Giovanni non parla dell’istituzione dell’Eucarestia, che fu l’elemento centrale di quell’ultima Cena però già ben narrato dagli altri, ma – a costo di dar l’impressione all’osservatore superficiale di volare basso - descrive l’episodio della ‘lavanda dei piedi’ che sembrerebbe magari un episodio banale ma che è invece importante, quasi un faretto laterale, che illumina il dono dell’Eucarestia di un riflesso particolare.
Come sarà venuta a Gesù l’idea di questa pittoresca lavanda dei piedi, lì, proprio nel corso di una cena? E quale ne è il significato profondo?
Quanto al ‘come’, mi vien da pensare che forse l’idea gli sia venuta da un episodio curioso che l’evangelista Luca racconta (Lc 22, 24-27) essere avvenuto nel corso di quella stessa serata.
Luca dice infatti che era nata una discussione fra gli apostoli su chi di essi fosse da considerare il più grande, cioè il più importante.
Luca non spiega perché fosse nata una discussione del genere ma mi viene in mente che – nel momento di sedersi a tavola – ognuno di loro facesse a gara per sedersi il più vicino possibile a Gesù, che oltretutto starlo ad ascoltare era sempre un piacere: ve ne sarete resi conto anche voi dalla Valtorta.
Quanto meno i più anziani avrebbero dovuto stargli vicini, e poi i più giovani…in progressione, un poco più in là.
Peraltro il sedere vicino a Gesù non era solo un privilegio d’amore ma – un poco più umanamente – poteva essere considerato un segno di ‘potere’.
Non è così anche fra noi?
Vi pare invece che gli apostoli dovessero essere ‘superiori’ a queste cose? Sì, ma erano anche loro esseri umani.
E non ricordate di aver sentito raccontare (Mt 20, 20-28) di quell’altro episodio – capitato proprio pochi giorni prima in Samaria mentre gli apostoli si apprestavano a venire a Gerusalemme per la Pasqua – in cui la madre dei due figli di Zebedeo, gli apostoli Giovanni e Giacomo, va a raccomandarsi da Gesù – con i due figli dietro – perché Gesù riservasse a loro i primi due posti: uno alla destra e l’altro alla sinistra del suo trono, nel suo Regno?
Questo significa che il ‘mammismo’ esisteva anche allora, ma anche che ai posti a tavola gli apostoli ci tenevano, eccome.
6.2 Due buone ragioni, anzi tre, per quella lavanda dei piedi…
E Gesù rispose loro a dovere, spiegando fra l’altro agli altri apostoli - che si erano indignati per la pretesa dei due - che chi di essi avesse voluto essere primo avrebbe dovuto essere servo agli altri, ad imitazione di Gesù che, pur essendo Figlio di Dio, era sceso in terra per essere servo agli altri servendoli fino alla morte di croce per ottenerne la redenzione.
Agli apostoli, e attraverso di essi a coloro che sarebbero diventati suoi ministri in terra – vale a dire ai futuri vescovi: ‘pastori’ che lo avrebbero rappresentato di fronte alle ‘pecore’ del gregge, e cioè i ‘sacerdoti’, anche nei rapporti con gli ‘agnelli’ e cioè i comuni ‘fedeli’ – Gesù, prima dell’istituzione dell’Eucarestia voleva insegnare due valori fondamentali:
- l’umiltà del servire, perché senza l’umiltà non vi può essere neanche l’amore che è quello che tiene unita la Chiesa contro chi vuole dividerla o abbatterla.
- la purezza del cuore perché senza purezza non si è degni né di somministrare Dio che è nell’Ostia Eucaristica, né a maggior ragione di ricevere dentro di sé Dio in persona.
Giovanni dice dunque che Gesù ad un certo punto si alza da tavola, depone il mantello e si cinge ai fianchi una specie di asciugamano.
Evidentemente avevano già terminato il pranzo vero e proprio.
Gesù versa dell’acqua in un catino, fa un cenno agli apostoli che eran lì seduti, e…comincia a lavare loro i piedi.
Gesù era venuto per dar ‘scandalo’ a quelle mentalità ebraiche un poco ristrette, persino restìe a diffondere la sua dottrina ai pagani, considerati degli ‘impuri’, e lo ‘scandalo’ dei piedi serviva egregiamente a provocare rotture psicologiche che sarebbero state utili ad aprire le menti al nuovo.
‘Signore, tu mi lavi i piedi?’, è la domanda costernata di Pietro dalla quale si può arguire lo stupore e lo sconcerto di tutti.
‘Quel che faccio ora tu non lo comprendi, ma lo saprai in avvenire’, è la risposta di Gesù, che prosegue: ‘Se non ti laverò, non avrai parte con me’.
Attenzione.
Finito il rito vecchio del sacrificio e consumazione dell’agnello mosaico, Gesù si apprestava infatti ad aprire il rito nuovo, che è sacrificio e consumazione dell’Agnello di Dio: il più grande miracolo d’amore, un Dio che si trasfonde nel Pane e nel Vino facendolo diventare Corpo e Sangue di Gesù che si immola ogni volta per noi e risorge.
Io non sono un ‘teologo’ e l’Eucarestia - con tutta quella storia della transustanzazione che non sono mai riuscito a capire bene cosa significhi e perché usino parole così difficili che fan perdere la fede e che soprattutto io non so spiegare - ve la spiego a modo mio.
Vi ricordate il miracolo di Cana, quello di quel banchetto di matrimonio dove – rimasti all’asciutto, cioè solo con l’acqua – Gesù aveva trasformato l’acqua in vino?
Cos’è che era successo?
Era cambiata sostanza, no?
Ecco questa è l’Eucarestia.
L’Ostia diventa Gesù: un miracolo!
L’Eucarestia, poi, è come una Medicina. Essa penetra dentro di noi - esseri psico-somatici dove la ‘psiche’, che è l’anima’, è intimamente legata al corpo - pervadendoci nella nostra essenza spirituale e materiale ed aiutandoci pertanto – forti della forza di Dio – ad affrontare le difficoltà spirituali che incontriamo.
Così come noi non riusciamo a ‘vedere’ l’azione nel nostro corpo della pillola che inghiottiamo per curarci – ma sappiamo che quella minuscola pillolina bianca funziona, eccome, anche se lì per lì non ce ne accorgiamo nemmeno – così funziona anche l’Eucarestia.
Ma ricevere l’Eucarestia significa ricevere Dio direttamente dentro di noi.
Dio è Purezza spirituale assoluta, oltre che Amore.
Gesù aveva fin dall’inizio detto a Pietro: ‘Quel che faccio ora tu non lo comprendi, ma lo saprai in avvenire…Se non ti laverò, non avrai parte con me…’
Se noi dunque – con l’Eucarestia – ci apprestiamo a rivevere Gesù, che è Dio d’Amore, dobbiamo prima esserci ‘purificati’ attraverso un’umile e pentita ammissione delle nostre colpe ed il conseguente perdono dei peccati che il Sacerdote impartisce per conto del Signore.
E questo – la valorizzazione della Confessione – è il terzo significato della ‘lavanda dei piedi’, che deduco a questo punto dovesse essere stata praticata – anche se Giovanni questo non lo dice – dopo la fine del pranzo ma prima della istituzione e somministrazione dell’Eucarestia.
‘Conoscendo il valore dell’umiltà – continua Gesù - sarete certi di poter entrare da ‘beati’ nel regno dei Cieli. Non tutti però, perché – anche se Io so bene quali sono quelli che ho personalmente ‘eletto’- si deve compiere quanto profetizzato nelle Scritture: uno di voi che mangia qui con noi il pane su questo tavolo ha alzato contro di me il suo calcagno…’.
‘Alzare il calcagno’ credo dovesse essere una espressione idiomatica ebraica, come dire ‘alzare il pugno’, o ‘mordere la mano in cui uno ha mangiato’ ma gli apostoli, Giuda compreso, il termine lo capiscono al volo e vi lascio immaginare che faccia fanno, dopo essersi rapidamente interrogati, ‘confessati’ internamente, e – a parte Giuda - essersi ‘assolti’.
Gesù continua, spiegando che Egli predice loro queste cose in anticipo perchè essi, nell’assistere a posteriori al verificarsi di queste sue profezie, avrebbero a quel punto creduto veramente che Lui era Dio.
E che gli apostoli avessero dei dubbi ancora dopo la sua morte in croce, anzi forse proprio perché lo avevano visto morire, ce lo confermerà tre giorni dopo l’incredulità degli apostoli alla notizia - portata dalle donne - della sua avvenuta risurrezione.
Gesù – nel lasciare questo dono immenso dell’Eucarestia all’Umanità – doveva essere ben triste nel pensare quanto poco l’Umanità di lì a breve e anche nei secoli successivi gliene sarebbe stata grata.
Ma più che la imminente Passione, che Egli come Redentore aveva ardentemente desiderato anche se come Uomo la temeva, lo addolorava in quel momento il pensiero dell’atto di delazione finale che Giuda – uno dei ‘suoi’ - si apprestava a fare.
Giovanni dice infatti che Gesù si turba nello spirito, cioè si commuove, in altre parole piange, e piangendo esclama sconfortato: ‘In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà’.
Gesù non si è più richiamato, questa seconda volta, alle Scritture e ai Profeti, ma fa una affermazione diretta…: ‘In verità, in verità vi dico: Uno di voi mi tradirà…’.
Questa di Gesù è ora una denuncia formale vera e propria.
Perché egli non svela allora pubblicamente il nome del traditore?
Perché Egli non voleva che gli animi trascendessero (Pietro si era anche armato di spada e lo vedremo infatti in azione al Getsemani) e che si mancasse alla legge dell’amore.
Perché voleva esser certo che gli apostoli poi ricordassero che egli sapeva veramente tutto fin da prima, e che quindi egli non era stato dunque un poveraccio d’uomo, raggirato e tradito dall’ultimo degli apostoli, ma che – onniscente in quanto Dio – Egli l’aveva sempre saputo.
Perché voleva che ricordassero bene in seguito che Egli non aveva fatto proprio niente per sottrarsi alla Passione, poiché era venuto volontariamente sulla Terra per espiare e salvare l’Umanità riscattandola davanti al Padre.
Gli apostoli si guardano allora l’un altro, con sospetto, studiandosi obliquamente per capire chi avesse di più la faccia da traditore.
Giovanni stava appoggiato al petto di Gesù e Pietro gli dice: ‘Domanda di chi parla’…
Rifletto…
Se Giovanni – dice il Vangelo – era appoggiato con la testa sul petto di Gesù, è segno che gli stava a fianco, sicuramente a destra.
Infatti, se Pietro gli dice quella frase senza farsi sentire da Gesù, certamente Pietro non doveva essere alla sinistra di Gesù - con Gesù in mezzo fra lui e Giovanni - ma alla destra di Giovanni, cioè un posto più in là, dopo Giovanni, al quale avrà magari anche dato di gomito, prima di sussurrargli, perché certo non voleva che Gesù lo sentisse, quel ‘Domanda di chi parla’.
Ecco perché – rifletto ancora - discutevano per il posto a tavola e su chi fosse più importante…
Magari sarà stata come al solito colpa di Giovanni e Giacomo: quelli che volevano stare uno alla destra e l’altro alla sinistra…
Giovanni – nonostante fosse il più giovane – si era piazzato alla destra, e Pietro – che era più anziano e ‘Capo’ degli apostoli… gli era toccato un posto dopo Giovanni.
Mah…!
Ma Giovanni obbedisce a Pietro e la domanda la gira – sempre sussurrando - a Gesù il quale (dopo aver intinto anche qui molto simbolicamente un boccone di pane in quel sugo dell’agnello sacrificato per quella sera) glielo dice - credo anche lui sussurrando - porgendo significativamente quel famoso boccone a Giuda.
Questi lo prende, lo mangia e si alza perché – con Satana che è entrato del tutto in lui per dirigere l’operazione finale - si ricorda che deve sbrigarsi, mentre Gesù – che certo legge nel suo pensiero – conclude da parte sua: ‘Quello che fai, fallo presto’.
Finito tutto, dunque?
No, perché la ‘cena’ continua, nel prossimo capitolo.