(Il Vangelo secondo Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 9, 1-34 – Edizioni Paoline, 1968)
(M.V.:   ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’  - Cap. 510 – Centro Editoriale Valtortiano)

9. Può forse un demonio ‘aprire gli occhi’ ai ciechi?

 

Gv 9, 1-34:

Mentre passava, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita.
I suoi discepoli gli domandarono: « Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per esser nato cieco?».
Rispose Gesù: «Nè lui, nè i suoi genitori hanno peccato, ma perchè si manifestino in lui le opere di Dio. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato, finchè è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può operare. Finchè sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Ciò detto sputò per terra, fece del fango con la saliva, ne spalmò gli occhi del cieco e gli disse : «Và, lavati nella vasca di Siloe», che significa ‘Inviato’.
Colui andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
I vicini e quelli che l’avevano veduto prima a mendicare, dicevano: «Non è colui che sedeva a chiedere l’elemosina?».
Alcuni dicevano: «E’ lui». Altri: «No, ma uno che gli somiglia».
Egli però diceva: «Sono proprio io».
Gli domandarono: «Come mai ti si sono aperti gli occhi?».
Egli rispose: «Quell’uomo di nome Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: Và alla vasca di Siloe e lavati. Ci sono andato, mi sono lavato e ci vedo».
Quelli gli domandarono: «Dov’è ora costui?».  
Rispose: «Non so».
Condussero allora colui che era stato cieco dai Farisei. Era di sabato quando Gesù fece quel fango e gli aprì gli occhi. Anche i Farisei gli domandarono in qual modo avesse recuperato la vista.
Egli rispose loro: «Mi ha posto del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
Però alcuni Farisei dicevano: «Non è da Dio quest’uomo, perchè non osserva il sabato».
Altri dicevano:«Come può un uomo peccatore fare tali prodigi?».
E fra loro vi era disaccordo.
Domandarono perciò di nuovo al cieco:«E tu, che dici di colui che ti ha aperto gli occhi?».
Egli rispose: «E’ un profeta».
I Giudei però non credettero che prima fosse stato cieco e che avesse riacquistato la vista, fino a che non ebbero richiamato i suoi genitori e li interrogarono: «E’ questo il figlio vostro che voi dite nato cieco? Com’è che ora ci vede?».
Risposero i suoi genitori: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; come ora ci veda non lo sappiamo, e neppure sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi. Domandatelo a lui, ha i suoi anni, parli lui di quello che lo riguarda».
Così dissero i genitori, perchè avevan paura dei Giudei, i quali avevano già stabilito che, se uno riconoscesse Gesù come Messia, fosse espulso dalla Sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha i suoi anni, domandatelo a lui».
Chiamarono perciò di nuovo colui che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è peccatore».
Egli rispose: «Se sia peccatore non lo so; una sola cosa so: che ero cieco e ora ci vedo».
Gli domandarono di nuovo: «Che ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?».
«Ve l’ho già detto, rispose, e non mi avete ascoltato: che volete sapere di più? Volete diventare anche voi suoi discepoli?».
Essi l’ingiuriarono e dissero: «Sii tu suo discepolo! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè parlò Dio, ma costui non sappiamo di dove sia».
Quell’uomo rispose loro: «Qui appunto sta la meraviglia: che voi non sapete di dove sia, e intanto mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori; ma se uno ha il timor di Dio e fa la sua volontà, egli l’esaudisce. Mai si è sentito dire che qualcuno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. E se questi non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla ».
Gli risposero: «Sei nato nei peccati da capo a piedi e ci vuoi far da maestro?».
E lo cacciarono fuori.

9.1 Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori?

L’episodio precedente della rocambolesca fuga dal Tempio è significativo di quanto il ‘clima’ intorno a Gesù si stesse ormai riscaldando.
La resa dei conti era solo rimandata…
E in effetti, questi scribi-sacerdoti-farisei sembravano più delle vespe disturbate nel nido che ‘uomini di Dio’.
‘Può forse un demonio ‘aprire gli occhi’ ai ciechi?’
Era questa la domanda che la gente si faceva – visto che l’accusa più frequentemente rivolta a Gesù era quella di essere un bestemmiatore – perché si proclamava Figlio di Dio –  e di essere un ‘posseduto’ da Satana.
Un ‘demonio’, per quanto dotato di poteri preternaturali, può mai operare un miracolo soprannaturale di quella portata, come aprire letteralmente – cioè ‘infondere’ gli occhi ad un cieco?
Non si trattava di un generico ‘riacquisto’ della vista – magari imputabile a misteriosi processi psicologici inconsci, come una qualche forma di auto-suggestione – ma della ‘creazione’ miracolosa di un qualcosa che prima non esisteva nemmeno, e cioè i bulbi oculari, oppure le pupille.
Lo si evince dal contesto del brano evangelico che è questo il tipo di miracolo fatto da Gesù, e questo spiega il clamore da esso suscitato,  e quindi quella domanda che la gente si faceva, perché per fare un miracolo di tale portata – come lo sarrebbe stato ancor più quello  della risurrezione di Lazzaro di lì a poco tempo dopo – Gesù non poteva venire che ‘da Dio’, come del resto Egli stesso andava ripetendo con sempre maggior insistenza ormai da parecchi mesi.
Il racconto del miracolo comincia ‘in sordina’ con una domanda che gli apostoli fanno a Gesù vedendo un cieco che cammina: ‘Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per meritare d’esser nato cieco?’.
A quell’epoca – come si legge anche nel Libro di Giobbe - era diffuso fra la gente il pregiudizio che le ‘disgrazie’ fossero la conseguenza di una punizione divina per i peccati commessi.
Ora, quale peccato poteva aver mai commesso quel cieco che era nato senz’occhi, per esser stato così punito da Dio, visto che era nato senz’occhi prima ancora di aver potuto materialmente peccare?
O forse avevano peccato i suoi genitori, e allora Dio li aveva puniti colpendoli attraverso il loro figlio?
Ecco tutto il sottinteso, interessante, di quella domanda degli apostoli.
‘Né lui né i suoi genitori…’ – è la risposta lapidaria di Gesù – ‘ma ciò è stato perché ora si manifesti in lui quella che è la potenza di Dio’.
Capiamoci bene! Non è che Dio avesse fatto nascere quel poveretto senza occhi tanto per avere il gusto di fare a tempo debito un bel miracolo e far fare bella figura a Gesù di fronte a tutti.
Il fatto è invece che Dio è ‘Dio di libertà’ e - di norma – pur riservandosi di intervenire perché egli non abbandona i propri ‘figli’, non interviene nelle faccende umane di questo genere: nel senso che non impedisce, ad esempio, che un bimbo possa nascere malforme, o anche morire, come un popolo essere vittima di un genocidio.
Infermità, dolore, odio e morte sono infatti il retaggio del peccato originale, come abbiamo già spiegato.
Annullare dolore e morte, come annullare l’odio fra gli uomini, sarebbe come annullare il peccato originale, e questo non è più possibile perchè cosa fatta capo ha.
Noi uomini non valutiamo mai abbastanza profondamente quale sia il senso della nostra libertà: non siamo in libertà vigilata, noi uomini siamo liberi, veramente liberi.
E se siamo veramente liberi non possiamo pretendere di esser totalmente liberi quando ci fa comodo ma esser poi meno liberi quando non vorremmo subire le conseguenze del nostro malfare, come quando pretendiamo che Dio debba intervenire per annullare il dolore che noi stessi ci diamo vicendevolmente, e riparare cioè i cocci del vaso di Pandora come se non ci fossero mai stati.
Vorremmo avere la piena libertà in tutto, anche di fare il Male, salvo poi prendercela con Dio contestandogli di non averci impedito di fare quel Male che pur noi stessi avevamo voluto fare.
Difficilmente diciamo: non dobbiamo fare il male. Più spesso pretendiamo: Dio ci dovrebbe impedire di fare il male, se veramente fosse un Dio buono.
Ma la libertà presuppone anche senso di responsabilità. E allora quel che è fatto è fatto, e quando il vaso è rotto si possono al massimo mettere insieme i cocci, il che è quello che Dio ha fatto poi con noi additandoci la strada, attraverso suo Figlio, per riconquistare la pienezza di vita spirituale – ma nell’aldilà - una volta abbandonato il corpo umano.
Nell’aldilà ci pare poco? Ma cosa è questa vita terrena di fronte all’eternità?
E siccome noi uomini pecchiamo di continuo, Dio si serve delle nostre sofferenze per ‘santificarci’, perché il dolore in terra serve da ‘espiazione’ e quindi da ‘purificazione’ per le nostre continue colpe.
Nel caso specifico di quel cieco, Dio – questo è il senso di quanto spiega Gesù nel Vangelo di Giovanni – avrebbe preso atto di quel ‘dolore’ che gli si parava davanti, ma avrebbe utilizzato quella opportunità che gli si prospettava in quel momento affinchè l’Uomo-Dio potesse fare un miracolo di straordinaria potenza che convincesse anche i più spiritualmente ‘ciechi’ che Egli era proprio ‘da Dio’, anzi ‘Figlio di Dio’ e che quindi quanto Egli andava predicando  era proprio ‘Parola di Dio’.
Gesù – mentre si accinge ad operare  il miracolo – spiega infatti agli apostoli che il tempo stringe ed egli deve fare le ‘opere’ del Padre finchè è ‘giorno’, cioè finchè gli è ancora consentito di operare, perché poi – come succede agli uomini di notte quando al buio non possono più vedere – quando le tenebre del peccato sommergeranno tutti fino a fare di lui un Dio inchiodato ad una croce non gli sarà più possibile far niente, perché quello sarà il momento trionfale del Padre delle Tenebre.
E Gesù – sputando saliva nella terra e impastandola – la spalma sulle occhiaie vuote del cieco, salvo poi spedirlo – cieco come prima - a lavarsi in una fontana.
Questo è infatti un miracolo-suspence, un miracolo a scoppio ritardato.
Ci si potrebbe anche sbizzarrire sulle interpretazioni ‘simboliche’ relative al significato del ‘fango’ e dell’acqua.
Io preferisco pensare che Gesù – che era ‘Dio’ ma si muoveva nel ‘mondo’ e doveva tener conto della ‘psicologia’ dell’essere umano - dovesse rispettarne le ‘esigenze’ psicologiche.
Egli non intendeva – così facendo – ricorrere a ‘gestualità’ di tipo magico o ad atti ‘istrionici’, ma – per far capire che quello era veramente un miracolo compiuto da lui e non dovuto ad un ‘caso’ – doveva convincere la gente che egli faceva realmente ‘qualcosa’, e che il miracolo era imputabile – senza ombra di dubbio – a quel ‘qualcosa’ che gli astanti gli avevano visto fare.
Nel miracolo della risurrezione di Lazzaro vedremo che Gesù – di fronte ad una marea attenta e subito dopo attonita di sacerdoti, scribi e farisei – ringrazierà ad alta voce il Padre in anticipo, per il miracolo che egli si apprestava a fare.
E’ incredibile come certi uomini ideologicamente contrari al ‘divino’ si sforzino in ogni modo per negare anche l’evidenza del miracolo.
Si arrampicano sui vetri, riempiono i loro discorsi di se e di ma, non potendo negare l’evidenza teorizzano truffe, dove non capiscono la ‘logica’ del miracolo sostengono che non se ne capisce la causa ma che certamente essa è ‘materiale’ e che un giorno la scienza la scoprirà, di fronte ad una guarigione la attribuiscono sempre all’inconscio, anche se non sanno con precisione cosa questo sia, mettono in dubbio anche le testimonianze più attendibili, anche quelle al di sopra di ogni sospetto, accusano di credulità quelli che invece ai miracoli credono, anzi li accusano di ‘cecità’ perché quella fede che li porta a credere è ‘cieca’, cioè si rifiuta di ‘vedere’ la ragionevolezza che porterebbe ad escludere il miracolo soprannaturale.
Questi – che pretendono e asseriscono che gli altri ‘non vedono’ mentre loro presuppongono di ‘vedere’ – sono proprio quelli per i quali Gesù dirà ‘Sono venuto in questo mondo per operare una discriminazione: affinchè quelli che non vedono, vedano; e quelli che vedono, diventino ciechi’.
Il senso ve lo spiegherò nel prossimo capitolo.
Ma, sempre parlando di miracoli, torno a ripetere: cosa c’è di ‘ragionevole’ in questo universo che ci circonda e che non riusciamo a spiegarci?
La psicologia comportamentale dell’uomo non è migliorata, ai nostri giorni, anzi è peggiorata.
La ‘spettacolarità’ che talvolta si incontra nella descrizione di certi miracoli di Gesù non era un fenomeno ‘letterario’ presentato così dagli evangelisti per ‘stupire’, ma proprio una esigenza dell’Uomo-Dio di adeguarsi al nostro modo di ragionare.
E allora – come già detto – Gesù sputa in terra, cosa che ci fa un pochino ribrezzo, fa un bell’impastino col fango, glielo spalma là dove quello avrebbe dovuto avere gli occhi, e lo manda a lavarsi.
Chissà che faccia avrà fatto il cieco, che delusione. Ma quello va, e magari anche con un codazzo di gente curiosa di vedere come sarebbe finita quella storia.
E siccome il cieco torna che ci vede, anzi torna con degli occhi, scoppia il finimondo.
I vicini e quelli che l’avevano veduto prima a mendicare si domandano se per caso lui non fosse proprio ‘lui’.
I ‘vicini’, dice il Vangelo. E allora significherà i ‘vicini di casa’: ciò vuol dire che l’ex cieco si doveva esser precipitato – e mi pare anche logico – a casa sua, dai suoi genitori, ed i vicini di casa vedendo arrivare quell’uomo lì che aveva la sua fisionomia complessiva, la sua corporatura, portamento ed abiti, lo avevano ‘riconosciuto’ ma poi ne avevano anche dubitato perché  con quegli occhi - e magari anche belli se glieli aveva fatti Dio anziché sua mamma – non poteva essere Lui.
Ve la immaginate la scena?
Lo stesso dicasi per quei passanti abituali che erano soliti vederlo elemosinare e che non sanno raccapezzarsi.
In effetti gli occhi – e persino il loro colore – cambiano moltissimo la fisionomia.
Alcuni: ‘E’ lui...’, altri: ‘No, è uno che gli somiglia...’.
E il cieco – esultando – ‘ma no..., sono io, proprio io...!’.
E ai famigliari emozionati ed estasiati racconta concitatamente il miracolo che gli è successo, e tutta la gente intorno che ascolta, nella stanza, dalle porte, affacciata alle finestre e che ripete il resoconto agli altri che si accalcano fuori. Ve l’immaginate?
Lo portano allora dai farisei, perchè un miracolo è sempre un miracolo.
E qui comincia un ‘terzo grado’, perchè oltretutto miracolante e miracolato avevano operato di sabato: giorno del Signore dedicato al riposo assoluto.
E quello ripete per l’ennesima volta la sua storia.
I farisei hanno ormai saputo – lo ha detto lo stesso ex-cieco – che quel tal uomo che l’aveva guarito era un certo ‘Gesù’, che loro per inciso conoscono fin troppo bene.
E allora essi sospettano il trucco: una messinscena organizzata da Gesù con un ‘finto cieco’. Convocano quindi i genitori per sapere se quello lì era veramente il loro figlio – e pensate alla loro faccia... -, poi cercano di accertarsi se veramente era nato cieco.
Gli animi cominciano a scaldarsi e lo si arguisce dalle risposte ‘pepate’ dei due che comunque un poco dovevano cominciare a preoccuparsi se ad un certo punto – pur sapendo bene del miracolo perchè il figlio glielo aveva già raccontato subito dopo – cercano di tirarsene fuori dicendo a quelli del Tempio che loro non erano presenti e che chiedessero a loro figlio che era già maggiorenne, come dire adulto e vaccinato. Essi temevano che il Tempio potesse anche farli espellere dalla Sinagoga, insomma dargli l’ostracismo.
E allora i sacerdoti, o farisei che fossero, richiamano il miracolato – e guardate che qui la scena diventa davvero umoristica – e sarcasticamente gli dicono: ‘Dà gloria a Dio! Non lo sai che quest’uomo è peccatore?’, ilche tradotto in parole povere significa: ‘Tu che non la smetti di glorificare Dio per il miracolo che Egli ti ha fatto, non lo sai che quell’uomo é un peccatore’ e che quindi questo non è un miracolo da Dio?’
In altre parole era come dire che era un miracolo del demonio.
Se voi foste stati ciechi come quello là e Gesù vi avesse miracolato e quelli vi avesssero detto una ragione di quel genere, voi cosa avreste risposto?
E invece il cieco è educato, perchè risponde solo:  ‘Se sia peccatore non lo so; una cosa sola so: so che ero cieco e ora ci vedo’.
Quelli schiumano ma insistono, vogliono sapere i particolari.
Ma lui – che doveva essersi ormai fatto coraggio oppure non doveva proprio poterne più dopo tutti quegli interrogatori, minacce e accuse – gli chiede di rimando se per caso non volevano anche loro diventare ‘discepoli’ di Gesù.
Si passa allora agli insulti.
E poi quelli aggiungono: ‘Discepolo lo sarai tu, perché noi – invece – siamo ‘discepoli’ ma di Mosè e non di quello là che non si sa neanche di dove sia’.
E l’altro, che ormai con quegli occhi ci doveva veder bene e li poteva valutare per quel che erano: ‘E’ qui il bello. Voi non sapete di dove sia ma intanto Egli mi ha aperto gli occhi in faccia. Sappiamo tutti che Dio non ascolta i peccatori ma esaudisce chi lo onora. Non si è mai sentito dire che un essere ‘umano’ abbia aperto degli occhi a un cieco-nato. Se quello che mi ha guarito non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla!’.
Ragionamento che non fa una grinza, diremmo oggi, e Gesù non avrebbe potuto dir meglio, a meno che quel Suggeritore, così ‘educato’, dell’ex cieco non fosse stato lo Spirito Santo. Perchè no?
La risposta degli accusatori non può essere allora che una: ‘Sei un peccatore fatto e impastato. Ora ci vuoi insegnare anche il mestiere? Fuori dai piedi!’

E – conclude Giovanni – lo cacciarono fuori.

A questo punto mi domando però come mai Giovanni, che non perdeva tempo a raccontar miracoli fine a se stessi, ci abbia raccontato questo, lungo per giunta, per quanto divertente.
Ma riflettendo e andando oltre nella lettura del Vangelo lo capisco, il perchè, solo che ve lo spiego nel prossimo capitolo.