(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Capp. 502/503 – Centro Editoriale Valtortiano)
6. Il Mondo dell’Occulto e quello del Soprannaturale: non bisogna confondere l’uno con l’altro
6.1 Come in quei film dell’horror e di fantascienza
La Festa dei Tabernacoli è ormai finita da qualche tempo e nel Vangelo di Giovanni ce la siamo lasciata indietro con l’episodio dell’adultera, con quel ‘Chi è senza peccato scagli la prima pietra!’.
Episodio curioso, quello, quasi da stupirsi che Giovanni l’abbia citato se non per il suo valore spirituale di invito a non giudicare mai il prossimo, perché la lingua uccide più della spada, spesso a sproposito, e anche perché se molti mancano di carità compiendo ‘reati’ passibili di galera, moltissimi ‘giudicano’ ed infliggono alle loro vittime una ‘morte’ morale e sociale che talvolta può essere peggiore di quella fisica.
Non giudicare è dunque segno di ‘carità’, cioè di amore, e non costa niente sacrificarsi un poco per esercitarsi, prima nel tener chiusa la bocca e poi abituandosi poco alla volta a ‘respingere’ anche quei giudizi che ci terremmo per noi e che nascono spontaneamente nella nostra mente, come se fossero aria che respiriamo.
Ci ho provato, ma è dura.
Per esempio, io ho contratto l’abitudine mentale di valutare le persone che incontro da un’occhiata.
Ero sempre stato convinto che la mia fosse una ‘valutazione’, cioè un fatto di perspicacia mentale che mi faceva sentire un poco superiore, sinchè…, sinchè non mi sono accorto… primo: che molte mie valutazioni iniziali risultavano sbagliate alla prova dei fatti, secondo: che erano in realtà giudizi belli e buoni, sia pur embrionali ma ‘giudizi’, anche perché non sempre scivolavano sul ‘positivo’.
Adesso – quando vedo una persona per la prima volta – mi sforzo di non fare alcuna acrobazia di immaginazione mentale, ma vi assicuro che è come se mi sentissi orfano.
La vita ‘pubblica’ di Gesù - in particolare come la leggiamo nei dieci volumi di visioni della Valtorta - fu piena di altri piccoli episodi ed insegnamenti, alcuni veramente curiosi e…’intriganti’.
Per ‘spezzare’ dunque un poco questo commento del Vangelo del ‘grande Giovanni’ non sarebbe male soffermarci su un paio di piccoli episodi che capitano a Gesù e agli apostoli cammin facendo.
Il primo avviene in autunno, quindi qualche tempo dopo la Festa dei Tabernacoli, il secondo ancora qualche mese dopo, in inverno, prima della primavera che avrebbe portato con sé quella Pasqua di Gerusalemme che avrebbe visto prima il trionfo di Gesù dopo la risurrezione di Lazzaro, con la famosa Festa delle Palme dove tutto il popolo inneggiava al Messia, e qualche tempo dopo – nel periodo pasquale vero e proprio - la sua cattura, giudizio sommario, condanna e crocifissione.
Gesù – dopo i tentativi di cattura al Tempio andati a vuoto per la imgombrante presenza della folla pronta a sostenerlo ed insorgere contro le Autorità – ha ripreso le sue peregrinazioni.
Non potendo rimanere a Gerusalemme, perché poco prudente, egli girava nella ‘provincia’, cioè nella Perea, nella Decapoli, nella Galilea, o nella Giudea stessa, non a Gerusalemme ma in città come ad esempio Gerico ed Efrem, che non erano molto lontane da Gerusalemme e gli avrebbero consentito ogni tanto una ‘puntatina’ al Tempio, dal quale – nonostante i rischi – Gesù non riusciva a restar troppo tempo lontano, anche perché ormai eravamo agli sgoccioli ed i tempi previsti dal Padre per la Redenzione si stavano per compiere.
Era un Gesù stanco, che sentiva ormai avvicinarsi la fine ma che ciò nonostante non demordeva, anzi sembrava voler trattenere il tempo che fuggiva per evangelizzare ed insegnare quanto più poteva.
Ed era anche un Gesù che, molto umanamente, sapeva anche piangere, per il dolore di non riuscire a convertire quanto invece avrebbe voluto.
Valutata superficialmente, l’epopea di Gesù potrebbe sembrare un fallimento: la sua dottrina respinta, lui stesso inchiodato, i suoi apostoli e discepoli martirizzati, i primi secoli di cristianesimo: secoli di persecuzione.
E quando la ‘pianta’ si è sviluppata cominciando a portare i frutti di cui parlava Ezechiele nella sua visione di quelle acque vive, ecco insorgere le eresie, gli scismi, le guerre di religione, le corruzioni all’interno delle gerarchie stesse della Chiesa anche se lenite da miriadi di santi, ecco insorgere – e proprio fra i cristiani - il positivismo, il razionalismo, l’ateismo, il materialismo.
Solo una ciclopica battaglia fra il Bene e il Male, solo una violenta reazione del Male al Bene, come vendetta contro l’opera di Redenzione, può spiegare – ponendoci su di un piano spirituale – questo fallimento che è in realtà una strepitosa vittoria..
La Terra era diventata il Regno di Satana, Principe di questo mondo, la sorte dell’Umanità era virtualmente segnata.
Ma la discesa in terra di un Dio avrebbe sconfitto Satana perché, grazie ai meriti del Sacrificio del Figlio, avrebbe riaperto le porte del Paradiso a miliardi e miliardi di persone, cioè a quella parte di Umanità che – nei secoli passati e in quelli a venire – aveva dimostrato o avesse in futuro dimostrato di possedere un poco di buona volontà.
E la Redenzione opera per tutti, non solo per i cristiani, ma per tutti, credenti e non credenti nel Dio vero, purchè abbiano praticato in vita la ‘legge dell’amore’.
La Dottrina di Cristo ci insegna come ‘perfezionarci’, come raggiungere più presto e facilmente la salvezza, grazie ai suoi aiuti sacramentali e grazie – come abbiamo già visto nei capitoli precedenti – all’azione nel Tempo della terza persona della Trinità: lo Spirito Santo.
Il Nemico è dunque già sconfitto, e sta effettuando una ‘ritirata strategica’, ma nel ritirarsi fa terra bruciata, e cerca di far quanti più morti – nello spirito oltre che nel corpo – gli sia possibile.
Sta a noi, anche, il difenderci e per difenderci è bene conoscere il mondo dell’occulto, quel tanto che basta per poterci guardare un pochino meglio le spalle e non fornirgli ‘vantaggi’ gratuiti.
Dicevo dunque che bisogna conoscere meglio il campo ‘avversario’ e questi due episodi valtortiani hanno questo scopo didattico: far chiarezza sulle ‘possessioni’ e su quella pratica – conosciuta una volta come negromanzia: l’arte cioè di evocare i morti – e che oggi viene chiamata ‘spiritismo’, praticato persino fra i ragazzi nelle scuole o da persone adulte, in quelle che sembrano serate conviviali o giochi di società, e non sanno che stanno ‘giocando’ con una bomba innescata che può esplodere da un momento all’altro.
Nel primo dei due episodi Gesù tiene dunque una lezione sulle ‘possessioni’.
Possessioni diaboliche? Non solo, anche quelle divine.
Sono convinto che l’idea di una possessione ‘divina’ vi ‘scandalizza’, quasi fosse una ‘bestemmia’. Lo pensavo anch’io ma poi, leggendo, si comprende.
Il fatto è che noi abbiamo della ‘possessione’ una immagine distorta: la leghiamo infatti a certe cose di preti misteriosi: gli esorcisti, di cui abbiamo sentito raccontare, oppure a certe scene che abbiamo visto in qualche film dell’horror.
Infatti – correggetemi se sbaglio - per noi un ‘posseduto’ è qualcosa di simile ad un qualche ‘pazzo’, uno che dà in escandescenze, pronuncia minacce, bestemmie, spacca tutto ciò che gli capita a tiro e deve infine essere ridotto alla ragione da un manipolo di persone robuste mentre il sacerdote gli impartisce la ‘benedizione’: cioè l’esorcismo.
Oppure la riferiamo ad altri ‘personaggi’, tipo quelli dei film della serie de ‘L’esorcista’ (del quale avevo parlato nel mio primo libro ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap. 59, Edizioni Segno, 1997 –, libro in cui avevo svolto ad un certo punto un piccolo ‘trattatello’ ricorrendo all’esperienza ed agli scritti di famosi esorcisti contemporanei, come l’Arcivescovo Emmanuel Milingo o Padre Gabriele Amorth: Presidente della Associazione degli esorcisti italiani e leader di quelli europei) dove si vede che una persona – magari anche un innocente bambino – viene di volta in volta, a seconda delle circostanze, ‘catturata’ da una qualche misteriosa ‘entità’ spirituale estranea che lo fa parlare e comportarsi in maniera orribile.
I film, non per niente sono detti dell’horror e sono ‘spettacolo’, ‘caricano’ le situazioni per appagare quel fondo sadomasochistico che ogni tanto , con quel desiderio di ‘brivido’, fa capolino dal nostro ‘subconscio’ per scomparire subito dopo che l’abbiamo soddisfatto.
Ma il Gesù della Valtorta – ai cui esorcismi abbiamo assistito in alcuni episodi del nostro primo volume de ‘Il Vangelo del grande e del piccolo Giovanni’ - qui ci mette invece in guardia contro un tipo molto più pericoloso e subdolo di possessione, pericolosa e subdola perché passa inosservata e dalla quale quindi non ci difendiamo: quella delle persone ‘normali’.
Stupiti?
Pochi giorni fa – per soddisfare appunto quel fondo di sadomasochismo di cui vi parlavo poc’anzi – avevo acceso un canale TV che proiettava un film di extraterrestri.
Questi erano ‘entità spirituali’ che si erano impossessate del cervello di molti uomini, che contavano e influivano nella società, come se appunto li avessero posseduti.
E questi uomini ‘posseduti’ continuano a muoversi nella società come se niente fosse, in tutto normali e simili agli altri uomini, perché in realtà ‘sono’ uomini.
Ma – di quando in quando – al loro interno scatta qualcosa e, specie quando si ritrovano fra di loro, emerge la loro seconda dominante personalità di extraterrestri. Si capisce allora che essi sono arrivati sul pianeta Terra, dopo aver abbandonato il loro mondo in estinzione, per sfruttarlo asservendo gli uomini ai loro fini e poi, quando non sarà rimasto più niente da sfruttare, lasciarlo distruggere dagli stessi uomini ‘posseduti’, prima di andarsene alla ricerca di un altro mondo da asservire nello spazio intergalattico.
Il nostro ‘eroe’ del film, indossando un paio particolare di occhiali neri, riuscirà casualmente a ‘vedere’, in talune delle persone che lo circondano, le facce degli ‘extraterrestri’, ovviamente orrendi, combatterà contro di essi e alla fine riuscirà anche ad annientarli distruggendo così quella terribile minaccia ‘spirituale’ che veniva da un altro mondo.
6.2 Possessioni diaboliche di persone ‘normali’ e ‘possessioni divine’
Mi chiedo se a volte la ‘fantasia’ non possa casualmente far centro - come aveva fatto lo scrittore Giulio Verne – o se la realtà non possa talvolta superare la fantasia.
Fatto sta che la trama di questo film non mi sembra molto diversa – a pensarci bene – dalla storia degli angeli ribelli, precipitati sulla terra - come scrive S. Giovanni Evangelista nella sua Apocalisse (Ap 12, 7-9: ‘Allora avvenne una guerra nel cielo. Michele e i suoi Angeli combattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia, ma non poterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. E il gran dragone fu precipitato, l'antico serpente, che si chiamava diavolo e Satana, il seduttore del mondo intero; fu precipitato sulla terra e i suoi angeli con lui…’), angeli che – in odio a Dio - decidono di vendicarsi rovinando l’opera più perfetta della creazione: l’uomo originario, e – attraverso il peccato originale – aprire un varco nella sua psiche, cioè nella sua anima, cercando per quanto possibile di ‘possederla’, con le cattive quando vi è un atto di violenza sull’individuo, come nel caso di quelle possessioni di scalmanati di cui abbiam parlato, e con le ‘buone’ quando l’uomo, addirittura conseziente, magari per averne vantaggi, si lascia liberamente pervadere di sua propria volontà da questa spiritualità perversa fino a diventare un tutt’uno con essa: sono uomini che ci possono stare intorno ma che non possiamo vedere senza gli ‘occhiali’ dello spirito, sono quelli che molto spesso procurano le più grandi tragedie alle comunità in cui viviamo, alle nazioni, al mondo intero diffondendo interessi, poteri occulti e guerre che provocano sofferenze e morte dappertutto, facendoci perdipiù credere spesso che quel che fanno lo fanno nel nostro interesse: basta aprire un libro di storia o…di filosofia.
E’ questo il tipo di ‘possessione’ di cui ci parla Gesù nel seguente brano della Valtorta, quella di certe persone che sembrerebbero ‘normali’. E dopo Egli ci spiega le ‘possessioni divine’ che, ovviamente, sono agli antipodi, perché sono ‘possessioni d’amore’.
502. Altro sconforto di Pietro e lezione sulle possessioni, sia divine che diaboliche.
25 settembre 1946.
Il guado di Betabara è appena superato. Al di là del fiume azzurro e abbastanza pieno di acque per essersi nutrito degli affluenti colmati dalle piogge di autunno, si vede l'altra sponda, quella orientale, con molte persone gesticolanti. Sulla sponda occidentale, invece, qui dove sono Gesù coi suoi, non c'è che un pastore e un gregge brucante l'erba verde della sponda.
Pietro si getta a sedere su un avanzo di muretto che si trova lì, senza neppure asciugarsi le gambe umide per il guado. Perché di questa stagione usano le barche, è vero, ma, per non arenarle in questo luogo di basso fondo, le usano nella parte più fonda, fermandosi a deporre i traghettati là dove la chiglia struscia già sulle erbe sommerse. Cosicché per qualche passo chi traghetta deve camminare nell'acqua.
«Cosa hai? Ti senti male?» gli chiedono.
«No. Ma non ne posso più. Sul Nebo quella violenza, e prima a Esebon, e prima a Gerusalemme, e prima a Cafarnao, e dopo il Nebo a Calliroe, e ora a Betabara... Oh! ... », curva il capo fra le mani e piange...
«Non ti accasciare, Simone. Non farmi povero anche del tuo, del vostro coraggio!» gli dice Gesù, andandogli vicino e posando una mano sulla pesante veste grigia che copre l'apostolo.
«Non posso, non posso vedere! Non posso vederti malmenato così! Se mi lasciassi reagire... forse potrei. Ma così... dovermi contenere... e assistere ai loro insulti, alle tue sofferenze, come un pargolo impotente... oh! mi si spezza tutto di dentro e divento uno straccio... Ma guardate se è possibile vederlo così! Pare un malato, uno che muore di febbri... Pare un colpevole inseguito che non trova dove sostare a prendere un boccone, a bere un sorso, a cercarsi una pietra per posarvi il capo! Quella iena del Nebo! Quei serpenti di Calliroe! Quel forsennato che ancora è là! (e indica l'altra sponda). Meno demonio quello di Calliroe, per quanto sia il secondo soltanto che Tu dici dominato da Belzebù! Io ho paura degli indemoniati, penso che se li ha presi così Satana devono essere stati cattivi molto. Ma... l'uomo può cadere senza assoluta volontà di farlo. Invece quelli che senza essere ossessi fanno così come fanno, con tutta la loro ragione libera!... Oh! non li vincerai mai, posto che non li vuoi castigare? Ed essi... ti vinceranno ... ». E il pianto del fedele apostolo, che si era un poco inaridito sotto il fuoco dello sdegno, riprende forte...
«Pietro mio, e credi che essi non siano ossessi? Credi che per esserlo occorra essere come quello di Calliroe e altri che abbiamo incontrato? Credi che l'ossessione si manifesti soltanto con le grida incomposte, i balzi, le furie, la mania di vivere nelle tane, i mutismi, le membra impedite, la ragione intorpidita, di modo che l'ossesso dice e fa incoscientemente? No. Vi sono anche le ossessioni, anzi le possessioni più sottili e potenti, le più pericolose, perché non ostacolano e indeboliscono la ragione perché non faccia cose buone, ma la sviluppano, anzi, la aumentano perché sia potente nel servire colui che la possiede.
Dio, quando possiede un intelletto e lo usa perché lo serva, trasfonde nello stesso, e nelle ore in cui lo stesso è al servizio di Dio, una intelligenza soprannaturale che aumenta di molto l'intelligenza naturale del soggetto. Credete ad esempio che Isaia, Ezechiele, Daniele e gli altri profeti, se avessero dovuto leggere e spiegare quelle profezie come scritte da altri, non avrebbero trovato le oscurità indecifrabili che vi trovano i contemporanei? Eppure, Io ve lo dico, mentre le ricevevano, essi le comprendevano perfettamente. Guarda, Simone. Prendiamo questo fiore nato qui ai tuoi piedi. Che vedi tu nell'ombra che avvolge il calice? Nulla. Vedi un calice profondo e una piccola bocca e nulla più. Ora guardalo mentre lo colgo e lo porto qui sotto quest'occhio di sole. Che vedi?».
«Vedo dei pistilli, vedo del polline, e una coroncina di peluzzi che paiono ciglia intorno ai pistilli, e una strisciolina tutta cigliata minutamente che orna il petalo largo e i due più piccoletti... e vedo una gocciolina di rugiada nel fondo del calice... e... oh! ecco! Un moscerino è sceso dentro, a bere, e si è invischiato nel peluzzo cigliato e non si libera più... Ma allora! Fammi vedere meglio. Oh! Il peluzzo è come mielato, appiccica... Ho capito! Dio glielo ha fatto così o perché la pianta si nutra, o si nutrano gli uccellini venendo a beccare le mosche, o si pulisca l'aria di esse... Che meraviglia!».
«Senza la forte luce del sole non avresti visto nulla, però».
«Eh! no!».
«Ugualmente avviene nella possessione divina. La creatura, che di suo mette unicamente la buona volontà di amare totalmente il suo Dio, l'abbandono ai suoi voleri, la pratica delle virtù e il dominio delle passioni, viene assorbita in Dio e nella Luce che è Dio, nella Sapienza che è Dio, tutto vede e comprende. Dopo, cessata l'azione assoluta, subentra nella creatura lo stato in cui il ricevuto si trasforma in norma di vita e di santificazione, ma torna oscuro, meglio, crepuscolare ciò che prima sembrava tanto chiaro. Il demonio, perpetuo scimmiottatore di Dio, produce un effetto analogo negli ossessi della mente, sebbene limitato perché soltanto Dio è infinito, nei suoi posseduti che spontaneamente gli si sono dati per trionfare, e comunica loro intelligenza superiore ma unicamente volta al male, a nuocere, a offendere Dio e l'uomo. Però l'azione satanica, trovando nell'anima consensi, è continua, portando perciò per gradi alla totale scienza del Male. Sono queste le peggiori possessioni.
Nulla ne appare all'esterno, e perciò non sono sfuggiti questi ossessi. Ma esse sono. Come ho più volte detto, il Figlio dell'uomo sarà colpito da quelli posseduti in tale maniera».
«Ma Dio non potrebbe colpire l'Inferno?» chiede Filippo.
«Potrebbe. E’ il più forte».
«E perché non lo fa per difenderti?».
«Le ragioni di Dio saranno note in Cielo. Su, andiamo. E non vi accasciate».
Il pastore, che ha ascoltato pur non facendone mostra, chiede: «Hai dove andare? Sei atteso?».
«No, uomo. Dovrei andare oltre Gerico. Ma non sono atteso».
«E sei molto stanco, Rabbi?».
«Stanco, sì. Non ci hanno concesso alloggio né soste dal Neho».
«Allora... Ti volevo dire... Io sono di presso a Betagla l'antica... Ho il padre cieco e non posso andare lontano per non lasciarlo per delle lune. Ma ne soffre il cuore e il gregge. Se Tu volessi... Ti darei alloggio. Non è lontano. Il vecchio crede tanto in Te. Giuseppe, figlio di Giuseppe, tuo discepolo, lo sa».
«Andiamo».
L'uomo non se lo fa dire due volte. Raduna il gregge e lo avvia verso il paese, che deve essere a nord ovest del luogo dove sono ora. Gesù si pone dietro al gregge coi suoi.
«Maestro» dice l'Iscariota dopo qualche tempo, «Betagla non offre certo chi può acquistare i doni di quell'uomo ... ».
«Quando andremo a Gerico per andare da Niche li venderemo».
«E’ che... l'uomo, questo, è povero e bisognerà compensarlo. Non ho più un picciolo».
«Viveri ne abbiamo, e molti. Anche per qualche mendico. Non occorre di più per ora».
«Come vuoi Tu. Ma era meglio che Tu mi mandassi avanti. Avrei potuto ... ».
«Non occorre».
«Maestro, ciò è sfìducia! Perché non ci mandi più come prima, due a due?».
«Perché vi amo e penso al bene vostro».
«Non è bene tenerci così ignoti. Penseranno che... siamo indegni, incapaci... Una volta ci lasciavi andare, predicavamo, facevamo miracoli, eravamo conosciuti ... ».
«Te ne rammarichi di non farlo più? Ti faceva bene andare senza di Me? Sei il solo che se ne lamenta di non andare da solo... Giuda! ... ».
«Maestro, Tu lo sai se ti amo!» dice sicuro Giuda.
«Lo so. E perché il tuo spirito non si corrompa ti tengo con Me. Sei già quello che raccoglie e distribuisce, che vende o permuta per i poverelli. Basta così. Ed è già troppo. Osserva i tuoi compagni. Non uno chiede ciò che tu chiedi».
«Ma ai discepoli lo hai concesso... E una ingiustizia questa differenza».
«Giuda, sei l'unico a dirmi ingiusto... Ma ti perdono. Va' avanti. E mandami Andrea».
E Gesù rallenta per attendere Andrea e parlargli in disparte. Non so cosa gli dice. So che Andrea sorride col suo mite sorriso e si china a baciare le mani del Maestro e poi torna avanti.
Gesù resta solo, in coda a tutti... e molto a testa china procede asciugandosi il volto col lembo del suo manto come se sudasse. Ma sono lacrime e non stille di sudore, quelle che scorrono sulle sue guance scarne e pallide.
Rifletto un poco pensando a Giuda.
Oh! Era proprio un ‘Giuda’: ‘Tu lo sai che ti amo, Maestro…’.
Ecco il tipo di possessione delle persone ‘normali’ di cui parlava Gesù, come quelle dei sommi sacerdoti, scribi e farisei del Sinedrio che di qui a qualche mese lo faranno morto.
6.3 Lo spiritismo dei ‘negromanti’
Ma a braccetto dei posseduti ci vanno i negromanti che, anche se loro non lo dicono chiaramente, sono quelli che presumono di conoscere cose occulte o prevedere il futuro evocando e consultando i defunti.
La negromanzia era ben nota nell’antichità pagana, era anche diffusissima specie in oriente, e la Bibbia la condannava molto severamente.
Oggi però il negromante si è dato un ‘look’ adeguato ai tempi, si presenta in televisione in giacca e cravatta con un sorriso accattivante e pieno di promesse, ed infatti promette successo negli affari, nella vita e nell’amore.
Detto in altre parole: denaro, potere e sesso!
Basta accendere il televisore, che penetra nelle case di tutti facendo a tutti il lavaggio del cervello, per sentire oroscopi e pubblicità per ingenui.
E’ come se fossimo tornati in piena era pagana.
Il primo passo – con il telegiornale del primo mattino e le previsioni del tempo – è quello di dare l’oroscopo per tutti.
Il secondo – a forza di lavaggi del cervello – è quello di indurvi ad andare in uno dei tanti loro studi pubblicizzati anche via radio, per darvi il vostro ‘oroscopo’ personale.
Sui giornali si legge ad esempio che alcuni dei più grandi personaggi politici, cioè quelli che hanno governato o governano le sorti del mondo, hanno i loro ‘santoni’, i loro ‘maghi’ che gli dicono quali sono i giorni fausti e infausti, se una certa cosa si può fare o se è meglio rimandarla, e così via. Ne avrete sentito parlare anche voi.
Talvolta vi sono anche spettacoli televisivi, quelli che chiamano ‘talk show’, dove i ‘maghi’ si presentano e parlano di se stessi: cioè fanno pubblicità alla ‘magia’.
I ‘capi’ della Televisione lasciano fare perchè tanto fa colore e spettacolo e poi magari ci credono anche loro.
La gente che guarda, che ha maggior buonsenso, in linea di massima li prende alla leggera, magari ridendoci anche un pò sopra, ma in realtà quella cortina fumogena si insinua subdola sotto la porta del nostro subconscio come quella pubblicità che è proibita dalla legge, e che viene oggi definita con termine tecnico ‘pubblicità occulta’.
Infatti essa – pur non ‘recepita’ dall’io cosciente - viene in realtà ben ‘registrata’ e ‘metabolizzata’ dal nostro subconscio.
E’ quel che avviene sostanzialmente con quei soggetti ipnotizzati che ricevono comandi ‘post-ipnotici (vale a dire ad esempio: ‘Guardami bene negli occhi e rilassati. Tu sei un cane e abbai come un cane. Quando – dopo - ti sveglierai dimenticherai quel che ti ho detto ma abbaierai tre volte come un cane…’ (le avrete viste anche voi queste scene in televisione, no?), e quello si sveglia e – senza neanche sapere perché – abbaia effettivamente come un cane, mentre il pubblico si sganascia e quello rimane interdetto) per cui il nostro subconscio spinge poi il nostro io-conscio a fare delle cose che in condizioni normali non avremmo fatto.
La normale pubblicità, anche se non ‘occulta’, funziona grosso modo – oltre che sulla forza di persuasione apertamente manifestata, anche su quella occulta, sulla base di questi meccanismi psicologici, e noi come pecore restiamo di fronte al televisore come incantati pensando che tanto – a livello conscio – quel prodotto lì che fa una pubblicità tanto brutta non lo compreremo mai. Questo a livello conscio…, perché a livello inconscio basta aprire l’armadietto dei detersivi, per rendersi conto di quanti ce ne sono che lavano ‘più bianco che più bianco di così non si può’ e che, a ben pensarci consciamente, non capiamo proprio perché li abbiamo comprati, visto che quella loro pubblicità non ci piaceva poi tanto.
E quindi, lasciando la ‘pubblicità occulta’ per tornare al mondo dell’occulto, quello dei negromanti, o maghi che siano, qui nella Valtorta ne incontriamo uno di quei tempi, così impareremo a saper distinguere meglio il mondo del soprannaturale da quello dell’occulto, non escluso quello dello spiritismo.
503.Gli apostoli indagano sul Traditore. Un sadduceo e l'infelice moglie di un negromante. Saper distinguere il soprannaturale dall'occulto.
3 ottobre 1944.
E ancora Gesù che va, instancabilmente, per le vie di Palestina. Il fiume è ancora alla sua destra, ed Egli procede nello stesso senso della bell'acqua, azzurra e scintillante là dove il sole la bacia, verde-blu presso le rive dove l'ombra degli alberi si riflette coi suoi verdi cupi.
Gesù è in mezzo ai suoi discepoli. Odo Bartolomeo chiedergli: «Allora andiamo proprio verso Gerico? Non temi qualche insidia?».
«Non temo. Sono giunto a Gerusalemme per la Pasqua da altra via ed essi, delusi, non sanno più dove prendermi senza dare troppo nell'occhio alle folle. Credimi, Bartolomeo, che per Me vi è meno pericolo in una città popolosa che per sentieri remoti. Il popolo è buono e sincero. Ma è anche impetuoso. E insorgerebbe se mi catturassero quando lo sono fra esso per evangelizzare e guarire. Le serpi lavorano in solitudine e in ombra. E poi... ho ancora oggi e oggi e oggi da lavorare... Poi... verrà l'ora del Demonio e voi mi perderete. Per ritrovarmi poi. Credete a questo. E sappiate crederlo quando gli eventi sembreranno più che mai smentirmi».
Gli apostoli sospirano, crucciati, e lo guardano con amore e pena, e Giovanni ha un gemito: «No!», e Pietro lo circonda delle sue corte e robuste braccia come a difesa e dice: «O mio Signore e Maestro!». Non dice di più. Ma c'è tanto in quelle poche parole.
«Così è, amici. Per questo sono venuto. Siate forti. Vedete come Io procedo sicuro verso la mia meta, come uno che va verso il sole e sorride al sole che lo bacia in fronte. Il mio Sacrificio sarà un sole per il mondo. La luce della Grazia scenderà nei cuori, la pace con Dio li farà fecondi, i meriti del mio martirio faranno gli uomini capaci di guadagnarsi il Cielo. E che voglio se non questo? Mettere le vostre mani nelle mani dell'Eterno, Padre mio e vostro, e dire: "Ecco, Io ti riconduco questi fígli. Guarda, o Padre, sono mondi. Possono tornare a Te". Vedervi stretti sul suo seno e dire: Amatevi infine, ché l'Uno e gli altri avete ansia di questo, e di non esservi potuti amare ne soffrivate acutamente". Ecco la mia gioia. E ogni giorno che mi avvicina al compimento di questo ritorno, di questo perdono, di questa unione, aumenta la mia ansia di consumare l'olocausto per darvi Dio e il suo Regno».
Gesù è solenne e quasi estatico nel dire ciò. Cammina, diritto nella sua veste azzurra e nel suo manto più scuro, a capo scoperto in questa ancor fresca ora del mattino, e pare sorrida a chissà quale visione che i suoi occhi vedono contro l'azzurro di un cielo sereno. Il sole, che lo bacia sulla gota sinistra, accende più ancora lo sfavillante suo sguardo e mette scintille d'oro nella sua capigliatura, mossa da un lieve vento e dal suo passo, e accentua il rosso delle labbra aperte al sorriso, e pare accendere tutto il viso di una letizia che in realtà viene dall'interno del suo adorabile Cuore, acceso dalla carità per noi.
«Maestro, posso dirti una parola?» chiede Tommaso.
«Quale?».
«Ieri l'altro Tu hai detto che il Redentore, Tu, avrà un traditore. Come potrà un uomo tradire Te, Figlio di Dio?».
«Un uomo, infatti, non potrebbe tradire il Figlio di Dio, Dio come il Padre. Ma costui non sarà un uomo. Sarà un demonio in corpo d'uomo. Il più posseduto, il più ossesso degli uomini. Maria di Magdala aveva sette demoni, e l'indemoniato di pochi giorni sono era dominato da Belzebù. Ma in costui sarà Belzebù e tutta la sua corte demoniaca... Oh! che invero l'inferno sarà in quel cuore per dargli ardire di vendere come agnello al beccaio il Figlio di Dio ai suoi nemici!».
«Maestro, ora questo uomo è già in possesso di Satana?».
«No, Giuda. Ma inclina a Satana, e inclinare a Satana vuol dire mettersi nelle condizioni di precipitare in esso» (Gesù parla all'Iscariota).
«E perché non viene a Te per guarirsi dalla sua inclinazione? Sa di averla o lo ignora?».
«Se lo ignorasse non sarebbe colpevole come lo è, poiché sa di tendere al male e di non persistere nelle risoluzioni di uscirne. Se persistesse, verrebbe a Me... ma non viene... Il veleno penetra e la mia vicinanza non lo monda, perché non è desiderata ma fuggita... Il vostro sbaglio, o uomini. Fuggite da Me quanto più di Me avete bisogno» (Gesù ha risposto ad Andrea).
«Ma è venuto a Te qualche volta? Lo conosci? E noi lo conosciamo?».
«Matteo, Io conosco gli uomini anche prima che essi conoscano Me. E tu lo sai e costoro lo sanno. Sono Io che vi ho chiamati perché vi conoscevo».
«Ma noi lo conosciamo?» insiste Matteo.
«E potete non conoscere chi viene al vostro Maestro? Voi siete miei amici e condividete con Me cibo, riposo e fatiche. Fin la mia casa vi ho aperto, la casa della mia Madre santa. Vi porto ad essa perché quell'aura che in essa spira vi faccia capaci di comprendere il Cielo con le sue voci e i suoi comandi. Vi porto ad essa come un medico porta i suoi malati, appena risorti da un seguito di morbi, a delle fonti salutari che li fortifichino vincendo i resti dei morbi che possono sempre rifarsi nocivi. Perciò non ignorate nessuno di quelli che vengono a Me».
«In che città l'hai incontrato?».
«Pietro, Pietro!».
«E vero, Maestro, sono peggio di una donna pettegola. Perdonami. Ma è l'amore, sai... ».
«So, e per questo ti dico che non mi disgusta il tuo difetto. Ma levati anche questo».
«Sì, Signore mio».
Il sentiero si stringe, preso fra un filare di piante e un fossatello, e il gruppo si assottiglia. Gesù parla proprio con l'Iscariota, al quale dà ordini per le spese e le elemosine. Dietro, due per due, sono gli altri. In coda, solo, è Pietro. Pensa. Cammina a capo basso, raccolto talmente nei suoi pensieri che neppur si accorge di rimanere distanziato dagli altri.
«Ehi! tu, uomo!», lo interpella uno che passa a cavallo.
«Sei col Nazareno?».
«Sì. Perché?».
«Andate a Gerico?».
«Ti preme saperlo? lo non so nulla. Vado dietro al Maestro e non chiedo nulla. Ovunque Egli va è ben fatto. La via è quella di Gerico, ma potremmo anche tornare nella Decapoli. Chissà! Se vuoi sapere di più, là è il Maestro».
L'uomo sprona e Pietro gli fa dietro una smorfia curiosa e borbotta: «Non mi fido, mio bel signore. Siete tutti una massa di cani! Non voglio esser io il traditore. Giuro a me stesso: questa bocca sarà sigillata. Ecco», e fa un segno alle sue labbra come le chiudesse a lucchetto.
L'uomo a cavallo ha raggiunto Gesù. Lo interpella. Ciò dà modo a Pietro di raggiungere gli altri.
Quando l'uomo riparte, fa un cenno di saluto all'Iscariota. Nessuno lo nota, meno Pietro che viene ultimo. E che pare non applauda a quel saluto. Prende Giuda per una manica e gli chiede: «Chi è? Lo conosci? Come mai?».
«Di vista. E’ un ricco di Gerusalemme».
«Hai amicizie in alto, tu! Bene... purché sia bene. Dimmi un po': è quel viso di volpe quello che ti dice tante cose? ... ».
«Quali cose?».
«Mah! quelle che dici di sapere sul Maestro!».
«Io?».
«Sì. Tu. Non ricordi quella sera d'acqua e fango? Al tempo della piena?».
«Ah! No! No! Ma ci pensi ancora a delle parole dette in un momento di malumore?».
«Io penso a tutto quanto può far del male a Gesù: cose, persone, amici, nemici... E sono sempre pronto a mantenere le promesse che faccio a chi vuole fare del male a Gesù. Addio».
Giuda lo guarda andare in modo curioso. Vi è stupore, dolore, stizza, e direi anche più: livore.
Pietro raggiunge Gesù e lo chiama.
«Oh! Pietro! Vieni!». Gesù gli pone il braccio sulla spalla.
«Chi era quell'ispido giudeo?».
«Ispido, Pietro? Se era tutto liscio e profumato!».
«Aveva ispida la coscienza. Diffida, Gesù».
«Ti ho detto che non è ancora il mio tempo. E quando quel tempo sarà, nessuna diffidenza mi salverà... se volessi salvarmi. Anche le pietre griderebbero e mi farebbero catena se volessi salvarmi».
«Sarà... Ma diffida... Maestro?».
«Pietro? Che hai?».
«Maestro... ho una cosa da dirti e un peso sul cuore».
«Una, cosa? Un peso?».
«Sì. Il peso è un peccato. La cosa è un consiglio».
«Comincia dal peccato».
«Maestro... io... io odio... io ho ribrezzo, ecco, se non odio, perché Tu non vuoi che si odii, per uno di noi. Mi pare di esser vicino alla tana da cui esce fetore di serpi in fregola... e non vorrei ne uscissero per nuocerti. Quell'uomo è una tana di serpi e lui stesso è in fregola col demonio».
«Come lo deduci?».
«Mah!... Non so. Sono rozzo e ignorante, ma scemo non sono. Sono abituato a leggere nei venti e nelle nubi... e m'è venuto occhio anche per i cuori. Gesù... ho paura».
«Non giudicare, Pietro. E non sospettare. Il sospetto crea chimere. Si vede ciò che non c'è».
«Dio eterno lo voglia che nulla ci sia. Ma io non sono sicuro».
«Chi è, Pietro?».
«Giuda di Keriot. Si vanta di avere alte amicizie, e anche poco fa quel brutto ceffo lo ha salutato come si saluta chi è ben conosciuto. Prima non le aveva».
«Giuda è quello che riceve e distribuisce. Ha modo di avvicinare i ricchi. Sa fare».
«Già! Sa fare... Maestro, dimmi la verità. Tu non hai sospetti?».
«Pietro, mi sei tanto caro per il tuo cuore. Ma ti voglio perfetto. Perfetto non è chi non ubbidisce. Io ti ho detto: non giudicare e non sospettare».
«Ma intanto non mi dici ... ».
«Fra poco saremo presso a Gerico e ci fermeremo ad attendere una donna la quale non può riceverci in casa sua ... ».
«Perché? E’ una peccatrice?».
«No. E’ un'infelice. Quel cavaliere che ti ha dato tanta noia è venuto a dirmi di attenderla. E l'attenderò, per quanto sappia di non poter fare nulla per lei. E sai chi ha messo lei e il cavaliere sulle tracce mie? Giuda. Tu vedi che è ragione onesta la sua conoscenza con quel giudeo».
Pietro china il capo e tace, confuso. Forse non persuaso, e curioso ancora. Ma tace.
Gesù si ferma fuori le mura della città e, stanco, si siede al rezzo di un ciuffo d'alberi, che fanno ombra a una fonte presso la quale sono quadrupedi all'abbeverata. I discepoli si siedono, pure in attesa. Deve essere una parte molto secondaria della città, perché, tolti questi cavalli e asini, certo di mercanti in viaggio, non c'è folla.
Viene avanti una donna, tutta avvolta in un mantellone scuro e molto coperta nel volto. Il velo fitto e scuro scende fino a metà volto. E con lei il cavaliere di prima, ora a piedi, e altri tre uomini pomposamente vestiti.
«Ti salutiamo, Maestro».
«Pace a voi».
«Questa è la donna. Odila e secondala nel suo desiderio».
«Se lo potrò».
«Tu puoi tutto».
«Lo credi, tu, sadduceo?». Il sadduceo è quello che era a cavallo.
«Io credo a quello che vedo».
«E hai visto che posso?».
«Ho visto».
«E perché posso, lo sai?».
Silenzio.
«Posso sapere, Io, come tu giudichi che Io possa?». Silenzio.
Gesù non si occupa più di lui né degli altri. Parla alla donna:
«Che vuoi?».
«Maestro... Maestro ... ».
«Parla, dunque, senza timore».
La donna ha uno sguardo obliquo sui suoi accompagnatori, i quali lo interpretano a modo loro.
«La donna ha il marito ammalato e ti chiede la sua guarigione. E persona influente, della corte d'Erode. Ti conviene esaudirla».
«Non perché è influente, ma perché ella è infelice, l'esaudirò se posso. Già l'ho detto. Che ha tuo marito? Perché non è venuto? E perché non vuoi che lo vada a lui?».
Altro silenzio e altro sguardo obliquo.
«Vuoi parlarmi senza testimoni? Vieni». Si scostano di qualche passo. «Parla».
«Maestro... io credo in Te. Tanto credo che sono certa Tu sai tutto di lui, di me, della nostra disgraziata vita... Ma lui non crede... Ma lui ti odia... Ma lui ... ».
«Ma lui non può guarire perché non ha fede. Non solo non ha fede in Me. Ma neppure nel Dio vero».
«Ah! Tu sai!». La donna piange disperatamente.
«E’ un inferno la mia casa! Un inferno! Tu liberi gli ossessi. Sai cosa è il demonio, perciò. Ma questo demonio sottile, intelligente, falso e istruito, lo conosci? Sai a quali pervertimenti porta? Sai a che peccati? Sai che rovina causa intorno a sé? La mia casa? E’ una casa? No. E’ la soglia dell'Inferno. Mio marito? E’ mio marito? Ora è malato e non mi cura. Ma, anche quando era ancora forte e desideroso d'amore, era un uomo quello che mi abbracciava, che mi teneva, che mi aveva? No! Ero fra le spire di un demonio, sentivo l'alito e il viscidume di un demonio. Gli ho voluto tanto bene, gliene voglio. Sono la sua donna e mi ha preso la verginità quando ero poco più che bambina: avevo appena quattordici anni. Ma anche quando l'ora mi riportava a quella prima ora, e con essa mi riportava le sensazioni intatte del primo abbraccio che mi ha fatto donna' io, con la parte più eletta di me per la prima, poi con la carne ed il sangue, repellevo di orrore quando mi risovvenivo che egli è lurido di negromanzia. Mi pareva che non il mio uomo ma i morti che egli evoca mi fossero sopra a saziarsi di me... E anche ora, ora, anche solo a guardarlo, morente e ancora immerso in quella magia, ne ho ribrezzo. Non vedo lui... Satana vedo. 0 mio dolore! Neppur nella morte sarò con lui, perché la Legge lo vieta. Salvalo, Maestro. Ti chiedo di guarirlo per dargli tempo di guarirsi». La donna piange angosciosamente.
«Povera donna! Io non lo posso guarire».
«Perché, Signore?».
«Perché egli non vuole».
«Sì. Ha paura della morte. Sì, che vuole».
«Non vuole. Non è un folle, non è un posseduto che non sa il suo stato e non chiede liberazione perché non ha facoltà di libero pensiero. Non è uno dal volere impedito. E’ uno che vuole esser tale. Sa che ciò che fa è vietato. Sa che è maledetto dal Dio d'Israele. Ma persiste. Anche se Io lo guarissi, e comincerei dall'anima, tornerebbe al suo satanico godimento. La sua volontà è corrotta. E’ ribelle. Non posso».
La donna piange più forte. Si accostano quelli che l'hanno accompagnata.
«Non la accontenti, Maestro?».
«Non posso».
«Ve lo avevo detto io? E le ragioni?».
«Tu, sadduceo, le chiedi? Ti rimando al libro dei Re. Leggi quel che disse Samuele a Saul e quello che disse Elia a Ocozia. Lo spirito del profeta rimprovera il re di averlo disturbato evocandolo dal regno dei morti. Non è lecito farlo. Leggi il Levitico, se più non ricordi la parola di Dio, Creatore e Signore di tutto quanto è, Tutore della vita e di coloro che sono nella morte. Morti e viventi sono nelle mani di Dio e non vi è lecito strapparli ad esse. Né per vana curiosità, né per sacrilega violenza, né per maledetta incredulità. Che volete sapere? Se c'è un futuro eterno? E dite di credere in Dio. Se Dio c'è, avrà pure una corte. E che corte sarà se non eterna come Lui, fatta di spiriti eterni? Se dite di credere in Dio, perché non credete alla sua parola? Non dice la sua parola: "Non praticherete divinazione, né osserverete i sogni"? Non dice: "Se uno si rivolgerà ai maghi e agli indovini e fornicherà con essi, Io rivolterò contro di lui la mia faccia e lo sterminerò di mezzo al suo popolo"? Non dice: "Non vi fate degli dèi di getto"? E che siete voi? Samaritani e perduti o siete figli d'Israele? E che siete: stolti o capaci di ragione? E se ragionate negando l'immortalità dell'anima, perché evocate i morti? Se immortali non sono quelle parti incorporee che animano l'uomo, che più avanza di un uomo oltre la morte? Putredine e ossa, calcinate ossa emergenti da un verminaio. E se non credete a Dio, tanto da ricorrere a idoli e segni per avere guarigione, denaro, responsi, come fece costui di cui chiedete salute, perché vi fate degli dèi di getto e credete che essi vi possano dire parole più vere, più sante, più divine di quelle che Dio vi dice?
Ora Io vi dico la stessa risposta di Elia ad Ocozia: "Perché tu hai mandato dei messi a consultare Belzebù, dio di Accaron, come se non vi fosse un Dio in Israele da poter consultare, per questo non scenderai dal letto sopra il quale sei salito, e di certo morrai nel tuo peccato"».
«Sei sempre Tu che insulti e ci attacchi. Te lo faccio osservare. Noi ti veniamo incontro per ... ».
«Per trarmi in trappola. Ma vi leggo il cuore. Giù la maschera, erodiani venduti al nemico di Israele! Giù la maschera, farisei falsi e crudeli! Giù la maschera, sadducei, veri samaritani! Giù la maschera, scribi dalla parola contraria ai fatti! Giù la maschera, o voi tutti, violatori della Legge di Dio, nemici del Vero, concubini col Male! Giù, profanatori della Casa di Dio! Giù, sobillatori di deboli coscienze! Giù, sciacalli che odorate la vittima nel vento che l'ha sfiorata e seguite quella pista e guatate, attendendo l'ora propizia di uccidere, e vi leccate le labbra su cui già pregustate il sapore del sangue e sognate quell'ora!... 0 barattieri e fornicatori, che vendete per molto meno di un pugno di lenticchie la vostra primogenitura fra i popoli e non avrete più benedizione, ché altri popoli si vestiranno del vello dell'Agnello di Dio e veri Cristi appariranno agli occhi dell'Altissimo, il quale, sentendo la fragranza del suo Cristo emanare da loro, dirà: "Ecco l'odore del mio Figlio! Simile all'odore di un fiorito campo benedetto da Dio. Su voi la rugiada del Cielo: la Grazia. In voi la pinguedine della terra: i frutti del mio Sangue. In voi abbondanza di frumento e vino: il mio Corpo e il mio Sangue, che darò per vita agli uomini e ricordo di Me. Voi servano i popoli, a voi si inchinino le genti, perché là dove sarà il segno del mio Agnello là sarà Cielo. E la terra al Cielo è soggetta. Siate padroni dei vostri fratelli, perché i seguaci del mio Cristo saranno i re dello spirito avendo la Luce, e ad essa Luce gli altri volgeranno lo sguardo sperando nel suo aiuto. Si inchinino davanti a voi i figli di vostra madre: la terra. Sì, tutti i fígli della terra si inchineranno un giorno al mio Segno. Maledetto sia chi vi maledice e benedetto chi vi benedice, perché benedizione e maledizione a voi date vengono a Me, Padre e Dio vostro".
Questo dirà. Questo, o fornicatori che, potendo aver ad amata sposa dell'anima la vera fede, fornicate con Satana e le sue false dottrine. Questo dirà, o assassini. Assassini di coscienze e assassini di corpi. Qui sono delle vostre vittime. Ma se due cuori sono assassinati, un Corpo non lo avrete che per il tempo di Giona. E poi Esso, con la sua immortale Essenza congiunto, vi giudicherà».
Gesù è terribile in questa requisitoria. Terribile! Credo che sarà su per giù così l'Ultimo Giorno.
«E dove sono questi assassinati? Tu farnetichi! Tu sei un concubino con Belzebù. Tu fornichi con lui e nel suo nome operi miracoli. Né puoi nel nostro caso, perché noi possediamo l'amicizia di Dio».
«Satana non caccia se stesso. Io caccio i demoni. In nome di chi, allora?». Silenzio.
«Rispondete!».
«Ma non merita occuparsi di questo ossesso! Ve lo avevo detto. Non ci avete creduto. Uditelo da Lui. Rispondi, Nazareno folle. Conosci Tu il sciemanflorase?».
«Non ne ho bisogno!».
«Udite? Ancora una domanda. Non sei Tu stato in Egitto?».
«Sì».
«Vedete? Chi è il negromante, il satana? Orrore! Vieni, donna. Santo è tuo marito rispetto a costui. Vieni!... Occorrerà tu ti purifichi. Hai toccato Satana! ... ».
E se ne vanno, trascinando la piangente con vivi gesti di repulsione.
Gesù, con le braccia conserte, li segue coi lampi dei suoi sguardi.
«Maestro... Maestro ... ».
Gli apostoli sono terrorizzati, e della violenza di Gesù e delle parole dei giudei.
Pietro chiede, è fin curvo nel dirlo: «Che hanno voluto dire con quelle ultime domande? Che è quella cosa?».
«Che? Il sciemanflorase?» (già! che è questo affare?).
«Sì. Che è?».
«Non ci pensare. Confondono il Vero colla Menzogna, Dio con Satana, e nella loro superbia satanica pensano che Dio, per piegarsi ai voleri degli uomini, abbia bisogno d'esserne scongiurato col suo tetragramma. Il Figlio parla col Padre il linguaggio vero e con esso, per amore reciproco di Padre e di Figlio, si compiono i miracoli».
«Ma perché ti ha chiesto se sei stato in Egitto?».
«Perché il Male si serve delle cose più innocue per farne atto d'accusa verso chi vuole colpire. La mia sosta infantile in terra d'Egitto sarà fra i capi di accusa nella loro ora di vendetta. Voi e i futuri sappiate che con Satana astuto e coi suoi servitori fedeli occorre aver doppia astuzia. Per questo ho detto: "Siate astuti come serpenti, oltreché semplici come colombe". Questo per non dare che il minimo delle armi in mano ai demonici. E non serve ugualmente. Andiamo».
«Dove, Maestro? A Gerico?».
«No. Prendiamo una barca e passiamo di nuovo nella Decapoli. Risaliremo il Giordano sino all'altezza di Enon e poi sbarcheremo. E poi alle sponde di Genezaret prenderemo altra barca e passeremo a Tiberiade e di li a Cana e a Nazaret. Ho bisogno di mia Madre. E anche voi l'avete. Ciò che il Cristo non fa con la sua parola fa Maria col suo silenzio. Ciò che non fa la mia potenza fa la sua purezza. Oh! Madre mia!».
«Piangi, Maestro? Tu piangi? Oh! no! Noi ti difenderemo! Noi ti amiamo!».
«Non piango e non temo per coloro che mi vogliono male. Piango perché i cuori sono più duri del diaspro e nulla posso su molti di loro. Venite, amici».
E scendono a riva e sulla barca di uno rimontano il fiume. Tutto fínisce così.
Dice Gesù:
«Tu e chi ti guida meditate molto la mia risposta a Pietro.
Il mondo - e per mondo intendo non solo i laici - nega il soprannaturale, ma poi, davanti alle manifestazioni di Dio, è pronto a tirare in ballo non il soprannaturale ma l'occulto. Confondono l'una cosa con l'altra.
Ora udite: soprannaturale è ciò che da Dio viene. Occulto è ciò che viene da fonte extraterrena ma che non ha radice in Dio.
In verità vi dico che gli spiriti possono venire a voi. Ma come? In due modi. Per comando di Dio o per violenza d'uomo.
Per comando di Dio vengono angeli e beati e spiriti che già sono nella luce di Dio. Per violenza d'uomo possono venire spiriti sui quali anche un uomo ha comando, perché immersi in plaghe più basse di quelle umane, in cui ancora è un ricordo di Grazia, se più non vi è la Grazia attiva. I primi vengono spontanei, ubbidienti ad un solo comando: il mio. E seco portano la verità che Io voglio conosciate. Gli altri vengono per un complesso di forze congiunte. Forze di uomo idolatra con forze di Satana-idolo. Possono darvi verità? No. Mai. Assolutamente mai. Può una formola, anche se insegnata da Satana, piegare Dio al volere dell'uomo? No. Dio viene sempre spontaneo. Una preghiera vi può unire a Lui, non una magica formola.
E se alcuno obbietta: "Samuele apparve a Saul", Io dico: "Non già per merito della maga. Ma per volere mio, allo scopo di scuotere il re, ribelle alla Legge mia". Taluni diranno: "E i profeti?". I profeti parlano per conoscenza di Verità, che ad essi si infonde direttamente o per ministero angelico. Altri obbietteranno: "E la mano scrivente nel convito di re Baldassarre?". Leggano costoro la risposta di Daniele: " ... anche tu ti sei innalzato contro il Dominatore del Cielo... celebrando gli dèi di argento, bronzo, ferro, oro, legno, pietra, i quali non vedono, né odono, né conoscono, e non hai glorificato quel Dio in mano del quale è ogni tuo respiro ed ogni tuo movimento. Per questo, da Lui è stato mandato il dito (spontaneamente mandato, mentre tu, re stolto e stolto uomo, non vi pensavi e badavi a empirti il ventre e a gonfiarti la mente) di quella mano la quale ha scritto
ciò che là si trova".
Sì. Talora Dio vi richiama con manifestazioni che voi chiamate "medianiche", che sono in realtà pietà di un Amore che vi vuole salvare. Ma non dovete volerle creare voi. Quelle che create non sono mai sincere. Non sono mai utili. Non portano mai del bene. Non fatevi schiavi di ciò che vi rovina. Non vogliate dirvi e credervi più intelligenti degli umili, che piegano alla Verità depositata da secoli nella mia Chiesa, sol perché siete dei superbi che cercate nella disubbidienza permessi ai vostri illeciti istinti. Rientrate e rimanete nella Disciplina più e più volte secolare. Da Mosè a Cristo, da Cristo a voi, da voi all'ultimo giorno quella è, e non altra.
Scienza questa vostra? No. La scienza è in Me e nella mia dottrina, e la sapienza dell'uomo è nell'ubbidirmi. Curiosità senza pericolo? No. Contagio di cui poi subite le conseguenze. Via Satana se volete aver Cristo. Sono il Buono. Ma non vengo a convivenza collo Spirito del Male. 0 Io o lui. Scegliete.