(Il Vangelo secondo San Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 3, 1-21 – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’evangelo come mi è stato rivelato’ – Capp. 65 e 116 – Centro Ed. valtortiano)

4. La reincarnazione: si può morire e poi rinascere nel corpo e nello spirito?


4.1 Chissà cosa avrà detto la ‘suocera’ di Pietro…

Dopo questo episodio della cacciata del mercanti dal Tempio, finite le festività pasquali, Gesù – come si può rilevare da un confronto comparato dei testi degli altri tre vangeli di Matteo, Luca e Marco – se ne torna a predicare in Galilea , insegnando nelle sinagoghe.
Guarisce l’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao, guarisce la suocera di Simon Pietro, torna a guarire a ripetizione malati e indemoniati zittendo – come narra Luca (4, 40-41) – quei demoni che, abbandonando la vittima da loro posseduta, davano pubblicamente a Gesù attestazione del suo potere e da dove venisse la sua autorità su di loro dicendogli: ‘Tu sei il Figlio di Dio’.
Gesù li zittiva perché – all’inizio della sua evangelizzazione, che sarebbe durata tre anni - i tempi non erano ancora maturi perché la sua divinità venisse troppo chiaramente rivelata.
E, ancora, Gesù guarisce il lebbroso di Corazim, nonché il paralitico di Cafarnao – al quale poi perdona anche i peccati destando però la reazione degli scribi presenti che protestano dicendo che solo Dio può perdonare i peccati, e opera infine il miracolo della prima pesca miracolosa (la seconda sarà quella che verrà fatta dopo la risurrezione, apparendo agli apostoli sulla spiaggia del lago di Tiberiade), miracolo che induce Pietro –letteralmente shoccato, lui pescatore, al vedersi sotto gli occhi due barche stracariche di pesce - a saltare il fosso e a farsi decisamente discepolo a  tempo pieno di Gesù, mollando lavoro, casa, moglie e famiglia (Lc 5, 1-11), seguito a ruota dagli altre tre: Andrea, Giovanni e Giacomo, che pescavano in società con Pietro.
Chissà cosa avrà detto la suocera di Pietro!

Assistiamo ora anche noi alla pesca miracolosa insieme alla Valtorta che, dopo aver avuto una precedente visione di Gesù che guariva il paralitico a Cafarnao, dice che mentre l’altra visione ha termine le se ne apre una seconda dove vede Gesù che parla da sopra una barca presso la riva per poter essere meglio visto e sentito da una marea di folla:

 

65. La pesca miracolosa e l'elezione dei primi quattro apostoli.

10 novembre 1944.
« Quando a primavera tutto fiorisce, l'uomo del campo dice, contento: " Avrò molto frutto ". E giubila in cuor suo per questa speranza.  Ma dalla primavera all'autunno, dal mese dei fiori a quello delle frutta, quanti giorni, quanti venti, e piogge, e sole, e burrasche hanno da passare, e talora guerra o crudeltà di potenti, e malattie delle piante, e talora malattia dell'uomo del campo, per cui - non più scalzate e rincalzate, irrigate, potate, sorrette, pulite - le piante, promettenti gran frutto, intristiscono e muoiono o totalmente o nel loro raccolto!
Voi mi seguite.  Voi mi amate.  Voi, come piante a primavera, vi ornate di propositi e di amore.  Veramente Israele in quest'alba del mio apostolato è come le nostre dolci campagne nel luminoso mese di nisam.  Ma udite.  Come arsione di siccità, verrà Satana a bruciarvi col suo alito che mi invidia.  Verrà il mondo col suo vento gelato a ghiacciare il vostro fiorire.  Verranno le passioni come burrasche.  Verrà il tedio come pioggia ostinata.  Tutti i nemici miei e vostri verranno per isterilire ciò che dovrebbe venire da questa santa vostra tendenza a fiorire in Dio. Io ve ne avverto, perché so.
Ma tutto allor sarà perso, quando Io, come agricoltore malato - più che malato, morto - più non potrò dare a voi parole e miracoli?  No. Io semino e coltivo sinché è il mio tempo.  Poi su voi crescerà e maturerà, se voi farete buona guardia.
Guardate quel fico della casa di Simone di Giona.  Chi lo piantò non trovò il punto giusto e propizio.  Messo a dimora presso l'umido muro di settentrione, sarebbe morto se, da sé stesso, non avesse voluto tutelarsi per vivere.  Ed ha cercato sole e luce.  Eccolo là, tutto piegato, ma forte e fiero, che beve dall'aurora il sole, e se ne fa succo per i suoi cento e cento e cento dolci frutti.  Si è difeso da sé.  Ha detto: " Il Creatore m'ha voluto per dar gioia e cibo all'uomo. Io voglio che il suo volere abbia a compagno il mio!  ". Un fico!  Una pianta senza parola!  Senza anima!  E voi, figli di Dio, figli dell'uomo, sarete da meno della legnosa pianta?
Fate buona guardia per dar frutti di vita eterna.  Io vi coltivo, e per ultimo vi darò un succo che più potente non ne esiste.  Non fate, non fate che Satana rida sulle rovine del mio lavoro, del mio sacrificio e della vostra anima.  Cercate la luce. Cercate il sole.  Cercate la forza.  Cercate la vita. lo sono Vita, Forza, Sole, Luce di chi mi ama.  Qui sono per portare voi là da dove lo sono venuto.  Qui parlo per chiamarvi tutti e additarvi la Legge dai dieci comandi che dànno la vita eterna. E con consiglio d'amore vi dico: " Amate Dio e il prossimo ". Condizione prima per compiere tutto ogni altro bene.  Il più santo dei dieci comandi santi.  Amate.  Coloro che ameranno in Dio, Dio e prossimo, e per il Signore lddio, avranno in terra e in Cielo la pace per loro tenda e per loro corona ».
La gente si allontana a fatica dopo la benedizione di Gesù.  Non ci sono malati né poveri.
Gesù dice a Simone: « Chiama anche gli altri due.  Andiamo sul lago a gettare la rete ».
« Maestro, ho le braccia rotte dall'aver gettato e rialzato la rete per tutta la notte, e per nulla.  Il pesce è nel profondo e chissà dove ».
« Fa' quel che ti dico, Pietro.  Ascolta sempre chi ti ama ».
« Farò quel che Tu dici, per rispetto alla tua parola», e chiama forte i garzoni e anche Giacomo e Giovanni. 
« Usciamo alla pesca.  Il Maestro lo vuole ».
E mentre si allontanano dice a Gesù: « Però, Maestro, ti assicuro che non è ora propizia.  A quest'ora i pesci chissà dove sono a riposo!... ».
Gesù, seduto a prora, sorride e tace.
Fanno un arco di cerchio sul lago e poi gettano la rete.  Pochi minuti di attesa e poi la barca riceve scosse strane, dato che il lago è liscio come di vetro fuso sotto il sole ormai alto.
« Ma questo è pesce, Maestro! », dice Pietro ad occhi spalancati.
Gesù sorride e tace.
« Issa!  Issa! » ordina Pietro ai garzoni.  Ma la barca piega di bordo dal lato della rete. «Ohè!  Giacomo!  Giovanni!  Presto!  Venite!  Coi remi!  Presto! ».
Quelli corrono, e gli sforzi delle due ciurme riescono ad issare la rete senza sciupare la preda.
Le barche accostano.  Sono proprio unite.  Un cesto, due, cinque, dieci.  Sono tutti pieni di preda stupenda, e ce ne sono ancor tanti di pesci guizzanti nella rete: argento e bronzo vivo che si muove per sfuggire alla morte.  Allora non c'è che un rimedio: rovesciare il resto nel fondo delle barche.  Lo fanno, e il fondo è tutto un agitarsi di vite in agonia.  La ciurma è dentro a questa dovizia sino a oltre il malleolo, e le barche affondano oltre la linea di immersione per il peso eccessivo.
« A terra!  Vira!  Forza!  Di vela!  Attenti al fondale!  Pertiche pronte per riparare l'urto!  E' troppo il peso!».
Finché dura la manovra, Pietro non riflette.  Ma giunti a terra lo fa.  Capisce.  Ne ha sgomento. «Maestro Signore!  Allontanati da me! lo sono uomo peccatore.  Non son degno di starti presso! ». E' in ginocchio sul greto umido.
Gesù lo guarda e sorride. « Alzati!  Seguimi!  Più non ti lascio!  D'ora in poi tu sarai pescatore d'uomini, e con te questi tuoi compagni.  Non temete più nulla. Io vi chiamo.  Venite! ».
« Subito, Signore.  Voi occupatevi delle barche.  Portate tutto a Zebedeo e a mio cognato.  Andiamo.  Tutti per Te, Gesù!  Sia benedetto l'Eterno per questa elezione ».
E la visione ha termine.

***

4.2 Nessun profeta è ben accetto nella sua patria… ma certo Gesù non era diplomatico


L’attività di predicazione di Gesù in Galilea comportava continui spostamenti a piedi da una cittadina all’altra, non esclusa Nazareth dove volentieri Gesù doveva tornare a trovare la mamma.
I compaesani l’avevano visto partire ‘falegname’ per poi venire a sapere che si era fatto gran fama di profeta, oltre che di operatore di guarigioni miracolose.
I nazareni – dei quali Natanaele aveva già detto se era mai possibile che da Nazareth potesse mai uscire qualcosa di buono, e ora capisco si dovesse riferire al loro carattere…rinomato – provavano risentimento per tutte queste guarigioni procurate altrove, e non erano certo ben disposti quando, più che altro per curiosità, erano andati in chiesa, cioè nella sinagoga, ad ascoltarlo.
Questo è un episodio che – a leggerlo sulla Valtorta – deve esser stato formidabile.
Ce lo racconta Luca (Lc 4, 16-30) il quale dice che Gesù – preso il rotolo del profeta Isaia (gli ebrei usavano tenere nelle sinagoghe dei mucchi di ‘rotoli’ con su scritte le ‘letture’ che poi il sinagogo commentava, come fatto i nostri sacerdoti col Vangelo) - legge quel brano che dice:’Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato per annunziare ai poveri la buona novella…’. E quando la gente si aspetta che Gesù lo commenti - il ‘commento’ di Gesù, nel silenzio generale,  è che a lui, proprio a lui, si riferiva questa frase del profeta Isaia.
Potete immaginare la loro faccia! La frase di Isaia si riferiva a lui?
A lui? Al falegname? Al falegname di Nazareth, figlio del falegname Giuseppe, suo padre?’
E fu allora, poiché Gesù leggeva l’invidia e la maldicenza nei loro cuori, che Egli disse la frase famosa ‘nessun profeta è ben accetto nella sua patria…’  aggiungendo per sopramercato che i nazareni non avevan fatto niente per meritarsi alcun miracolo!
Di Gesù potete dire tutto: che era caritatevole, pieno d’amore, ecc., ma – come uomo – era poco diplomatico!
Come nell’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, avete visto che nerbate?
E neanche questa volta – in nome evidentemente della verità che a volte deve essere gridata dai tetti  - fu ‘diplomatico’, con il risultato però (per questo i nazareni dovevano esser ‘tosti’) che sono i nazareni a ‘cacciare’ lui dal paese, anzi a cercare di cacciarlo…giù da una rupe.
Chissà come ne sarà rimasta addolorata Maria!

Convertito in precedenza anche Matteo (Mt. 9,9-13), Gesù continua le sue peregrinazioni che lo riportano ad un certo punto nuovamente a Gerusalemme.
Questa era la capitale della fede ebraica, la sede del Tempio, e tutti gli israeliti – anche provenendo dalle province della diaspora – vi tornavano continuamente.
Essa era dunque un centro ideale per la predicazione e per la diffusione della dottrina di Gesù che – grazie al clamore dei miracoli – cominciava a far breccia anche nelle classi più elevate, ad esempio nel fariseo Nicodemo, quel ‘Capo dei Giudei’ che alla fine ritroveremo convertito sotto la croce (insieme a Giuseppe d’Arimatea  che presterà addirittura il suo sepolcro) e che ora vediamo invece a colloquio con Gesù per interrogarlo appunto sulla sua dottrina.

Gv 3, 1-21:

Or, fra i farisei vi era un tale, chiamato Nicodemo, capo dei Giudei.
Egli andò da Gesù di notte e gli disse: ‘Rabbi, noi sappiamo che tu sei venuto da Dio come Maestro, perché nessuno può compiere i prodigi che tu fai, se Dio non è con lui’.
Gesù gli rispose: ‘In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo’.
Nicodemo gli domandò: ‘Come può un uomo rinascere quand’è vecchio? ’Può forse rientrare nel seno della madre e nascere?’
Gesù rispose: ‘In verità, in verità ti dico: chi non nasce per acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è generato dalla carne, è carne; e quel che nasce dallo spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: Dovete nascere di nuovo. Il vento spira dove vuole: ne senti la voce ma non sai né donde venga , né dove vada; così è di chiunque è nato dallo Spirito’.
‘Ma come è possibile tutto questo?’, domandò Nicodemo.
Gesù gli rispose: ‘Tu sei maestro in Israele e non lo sai? In verità, in verità ti dico: noi parliamo di quello che conosciamo e attestiamo quanto abbiamo visto; ma voi non accettate la nostra testimonianza. Se non credete quando io vi parlo di cose terrene, come crederete quando vi parlerò di cose celesti? Nessuno è asceso al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.
Come Mosè innalzò nel deserto il serpente, così è necessario che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinchè chiunque crede in lui, abbia la vita eterna. Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha sacrificato il suo Figlio unigenito, affinchè ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio suo nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’Unigenito Figlio di Dio. Questa è la condanna: che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini preferirono le tenebre alla luce, perché le loro opere erano cattive. Infatti, chi fa il male, odia la luce e non si appressa alla luce, per paura che le sue opere vengano condannate. Chi invece opera la verità, si avvicina alla luce, affinchè appaia che le opere sue sono fatte secondo Dio’.

Bello, questo brano. Potente! C’è tutto ‘Giovanni’, e soprattutto c’è tutta la dottrina e la missione di Gesù.


4.3 Rinascere nuovamente? Reincarnazione? Io te lo dico il segreto vero

Bisogna solo enucleare i vari concetti che Gesù doveva aver spiegato per bene a Nicodemo e svilupparli.
Nicodemo era dunque un fariseo colto, ammirava Gesù, se ne sentiva attratto, era anche un giusto, ma temeva il giudizio dei suoi simili e – come succede anche a molti di noi – temeva di compromettersi.
E così, per non dar nell’occhio, anzi per non farsi proprio vedere, va a trovare Gesù di notte – era il tempo della Pasqua – ed interroga Gesù sui grandi misteri di Dio e dell’uomo rispetto a Dio.
In questo dialogo sono riportate solo alcune frasi spezzate, anzi solo alcuni dei concetti più significativi, che – così come sono messi – non sarebbero pienamente esplicativi se non alla luce di una conoscenza globale della dottrina di Gesù quale emerge dal resto del Vangelo di Giovanni e degli altri evangelisti.
E poiché qui non siamo di fronte al fluire di un ‘discorso’ riportato integralmente ma ad un insieme di concetti  che Gesù aveva espresso, si comprende come il brano possa sembrare a prima vista di non agevole comprensione.
Vedrò di semplificarlo ed ampliarlo un po’ alla buona, da ‘uomo della strada’ appunto, aggiungendo magari quello che manca.

‘Rabbi, noi sappiamo che tu sei venuto da Dio come Maestro, perché nessuno può compiere i prodigi che tu fai se Dio non è con lui…’

Ecco, già in questa affermazione vi è la spiegazione della visita di Nicodemo.
Gesù compiva miracoli straordinari e diceva il giusto, ammaestrava santamente.
Quando un ispirato – come poteva apparire Gesù - parlava, ciò, secondo l’opinione corrente, poteva ‘venire’ o da Dio o da Satana. Ma erano le sue ‘opere’ quelle che avrebbero fatto capire quale ‘padre’ avesse avuto. E le parole e le opere di Gesù – questo Nicodemo lo capiva bene – non potevano provenire che da Dio.
Gesù veniva da Dio per ammaestrare gli uomini e il miracolo soprannaturale serviva – oltre che a fare del bene – a qualificare Gesù come ‘inviato di Dio’, se non ancora come ‘figlio di Dio’.

Nicodemo – che era un giusto desideroso di ben fare - deve quindi aver chiesto a Gesù informazioni sul regno di Dio e sul come raggiungerlo.
Ma Gesù gli risponde: ‘nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo’.
Allora – come oggi - erano in voga , negli ambienti colti influenzati dalla cultura ellenistica, le filosofie che oggi chiameremmo ‘orientali’, insomma quelle sulla reincarnazione, anche perché questa è una dottrina che ora come allora fa molto comodo, tremendamente rassicurante e che ci consente di non cambiare mai in meglio, tanto c’è sempre un’altra vita ancora per pensarci…
E quindi Nicodemo fraintende, pensa che la frase di Gesù sul dover rinascere di nuovo, sia appunto una conferma della teoria della reincarnazione, e allora – incuriosito – chiede come mai si possa – materialmente – realizzare una cosa del genere: ‘Come può un uomo rinascere quando è vecchio? Può forse rientrare nel seno della madre e rinascere?’
In effetti le teorie sulla reincarnazione - oggi un poco rivedute, corrette e riadattate al Cristianesimo per renderle più accettabili all’uomo contemporaneo secondo la dottrina di Allan Kardek, padre dello spiritismo moderno (diciannovesimo secolo) - prevedono che l’anima del trapassato, dopo una sosta nell’aldilà, possa fare una valutazione retrospettiva della propria vita precedente e decidere di reincarnarsi nell’embrione di un nascituro a propria scelta, dimenticando poi la propria vita precedente e ricominciando da capo, finchè – di vita in vita – non avrà conseguito un perfezionamento morale e spirituale raggiunto il quale non sarà più necessario reincarnarsi. Il Paradiso e la felicità eterna vengono prospettati come un traguardo in un certo senso ‘obbligato’.
Bello, no? Si rivive a lungo e…soprattutto non costa fatica salvarsi.
Questa dottrina – Allan Kardec aveva scritto a metà ottocento parecchi volumi frutto della trascrizione di quanto andavano dicendo misteriose ‘entità’ spirituali che si manifestavano attraverso la bocca dei mediums nel corso di sedute spiritiche – mi aveva ‘affascinato’ a lungo su di un piano filosofico, e solo dopo, meditandoci sopra, mi ero reso conto che era troppo bella e…troppo poco faticosa per esser vera. 
Soprattutto non mi convinceva l’identità di queste entità spirituali anche perché agli ‘esperti’ è noto che Dio – almeno di norma – non consente alle anime di cielo (Purgatorio e Paradiso) di manifestarsi  in queste sedute spiritiche e quindi quelle manifestazioni delle quali il Kardec era regista e scenografo non potevano che essere di origine spirituale …negativa, e quindi mendace.

Credo comunque che Gesù debba aver sorriso alla domanda di Nicodemo, e bonariamente gli rispose: ‘In verità, in verità ti dico: chi non nasce per acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è generato dalla carne è carne: quel che nasce dallo Spirito è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto che dovete rinascere di nuovo’.
Gesù ha fatto qui conoscere a Nicodemo (ma in realtà gliela deve aver spiegata meglio di quanto qui non racconti Giovanni) una grande verità: la carne è carne, e lo spirito è spirito.
Voi direte che non vi sembra poi una grande verità: ma il fatto è che in cielo – dopo la morte - non ci va la carne ma lo spirito, che è immortale e che è la vera essenza dell’uomo.
E lo spirito, cioè la nostra anima, nasce dallo Spirito e quindi è giusto che ritorni in Cielo presso lo Spirito.
Ma – poiché uno spirito impuro non si può unire ad uno Spirito puro, come un solido non si può mescolare ad un gas -  può tornare allo Spirito solo uno spirito purificato, cioè un’anima purificata dai danni prodotti da una ‘carne’ (carne intesa in senso materiale, morale e spirituale) viziata dal Peccato originale e da tutti gli altri peccati che sono mancanze verso la Legge dell’Amore e che – diversamente dal Peccato originale - sono imputabili alla nostra libera volontà.
Ecco perché, innanzitutto, serve il Battesimo in acqua e Spirito: perchè il battesimo in acqua e soprattutto Spirito Santo è quello che libera l’uomo dal Peccato originale e lo rende degno – perché purificato – di riaccedere al Paradiso, se ‘in grazia’, subito dopo la morte del corpo.
Quindi – come spiega Gesù - è necessario ‘rinascere di nuovo’, cioè in prima istanza essere battezzati ed in seconda purificarsi continuamente: abbandonare cioè l’abito mentale dell’uomo vecchio ed assumere – anche se con sacrificio – quello dell’uomo nuovo, dell’uomo giusto che tende alla perfezione.
Vi sono taluni che sono ‘giusti’ per loro bontà naturale: insomma, ci sono nati. Questo è un dono che Dio dà loro perché essi possano migliorare ancora più e con il loro esempio ‘santificare’ gli altri: cioè esser d’esempio agli altri. Guai a sprecare questo ‘talento’: ce ne verrebbe chiesto conto.
Vi sono poi tutti gli altri che giusti non sono, ma si sforzano di diventarlo: potrebbe essere il nostro caso.
Ed è questo continuo sforzo che – al di là dei conflitti che essi devono vivere al proprio interno - li ‘purifica’ e li fa, per bontà del Signore che è misericordioso e chiude un occhio sui difetti aprendoli tutti e due sui loro sforzi di buona volontà, degni di entrare in Cielo, magari dopo un po’ di Purgatorio che completa l’opera di purificazione iniziata in vita ma che essi non avevan potuto, o non avevan saputo o non eran riusciti a condurre a termine.
Gesù continua la sua spiegazione e – sempre parlando dello Spirito Santo – dice che lo Spirito è come il vento che spira dove vuole e viene da dove vuole.
Noi lo sentiamo, ma non sappiamo donde Egli venga né dove Egli vada.
Bisogna dunque saper cogliere il vento dello Spirito. Chi nasce dallo Spirito deve saper cogliere questo vento da qualunque parte provenga e saper orientare nel modo giusto le sue ‘vele’, cioè la sua disposizione interiore, per cercar di raggiungere il traguardo della perfezione spirituale o comunque di una maggior spiritualità.
Il concetto è che il Vento dello Spirito soffia su tutti, ma non tutti lo sanno o lo vogliono ascoltare o cogliere.
Ma per coglierlo basta predisporsi in maniera avveduta, come fanno il pescatore od il velista, che riescono ad orientare opportunamente le vele  e risalire verso il porto prefisso anche quando il vento spira contrario.
Nicodemo, nella penombra di una stanza illuminata da una lanterna, riflette in silenzio, ma non può però poi trattenersi da una esclamazione: ‘Ma com’è possibile, tutto questo?
Ecco, esplode il dubbio dell’uomo razionale che crede solo a quello che riesce a vedere con i propri occhi anzi a toccare con mano.
Esplode il dubbio dell’uomo che è ‘carne’, che ha dentro di sé lo spirito, ma non lo vede, e allora pensa di essere solo carne.
‘Come è possibile tutto ciò?’
E allora Gesù gli risponde che ognuno parla per ciò che sa e che conosce per esperienza.
Ora Egli – continua Gesù – dice le cose che sa e che conosce per esperienza perché Egli è il Figlio di Dio.
Ma se gli altri non credono a lui che dà questa testimonianza, a lui che pur parla autorevolmente ed in carne ed ossa, come potranno mai pretendere di credere alle realtà spirituali che non possono né vedere né toccare?
Solo il Figlio di Dio può infatti parlare a ragion veduta di queste cose, perché nessun uomo, tranne appunto il Figlio dell’Uomo, è mai asceso al Cielo o ritornato dal Cielo per raccontare e spiegare certe cose.
Nicodemo ascolta, lui, giusto e colto, colto e diffidente, e Gesù continua spiegandogli un grande mistero, quello dell’amore di Dio per l’uomo, e gli dice: ‘Come Mosè innalzò nel deserto il serpente, così è innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque creda in lui abbia la vita eterna’.
Gesù prende a prestito l’episodio biblico degli ebrei che nel deserto vennero morsicati dai serpenti ma che Dio salvò da morte sicura dicendo a Mosè  di innalzare un serpente di bronzo che – guardato – li avrebbe sanati.
Il serpente innalzato che risana è simbolo di Gesù che, ricoperto dal veleno del peccato fino a diventare egli stesso ‘Peccatore’ per le colpe degli uomini che Egli si era addossato, sarebbe stato ‘innalzato’ su una croce  come un essere ignominioso ma che – guardato con fede –avrebbe avuto il potere di guarire spiritualmente gli uomini, riscattandoli anche, grazie al suo sacrificio, dalla colpa originale.
E questo perché – continua Gesù nella sua spiegazione – ‘Dio ha tanto amato il mondo che ha sacrificato il suo Figlio Unigenito, affinché chiunque creda in lui non perisca, ma abbia la vita eterna’.
Gesù continua spiegando che Dio non ha mandato suo figlio in terra per condannare l’Umanità peccatrice, ma per salvarla.
Come? Con la sua Parola, con l’insegnamento della sua dottrina che spiega le cose del Cielo ed insegna agli spiriti umani come raggiungerlo.
E chi crede in Gesù – il che significa accettare e volerne mettere in pratica i precetti – si salva, mentre chi li rifiuta perché non li condivide in quanto non confacenti al proprio modo d’essere,  è come se si condannasse da sé, perché in Cielo – a contatto con Dio – non si può entrare se non si è puri o se non ci si è purificati spiritualizzandosi.
E proprio in questo consiste la condanna degli uomini di cattiva volontà.
Dio nel momento del giudizio particolare, nel momento in cui l’Anima si presenterà al suo cospetto, li ‘illuminerà’ della sua Luce ed essi stessi si renderanno allora conto – indipendentemente dall’esser o non esser stati della religione giusta – non solo di non aver voluto seguire la loro religione ma di non aver  voluto seguire nemmeno i dettami della legge naturale che Dio, per maggior sicurezza, aveva impresso nel cuore di tutti gli uomini.
E la condanna , alla fine, risulterà una autocondanna.
Dio non farà altro che aprire di fronte all’occhio spirituale dell’uomo i capitoli della sua vita, fargli vedere quanto egli li ha amati, quante opportunità egli ha loro offerto e quante essi ne abbiano rifiutate, per poter rimanere Tenebra e crogiolarsi nel Buio.

Detto questo, vogliamo ora andare finalmente a vedere cosa ha detto invece Gesù a Nicodemo?

Valtorta!

116.  Al Getsemani con Gesù, i discepoli parlano dei pagani e della "velata". Il colloquio con Nicodemo.

24 febbraio 1945.
Gesù è nella cucina della casetta dell'Uliveto, a cena fra i suoi discepoli.  Parlano dei fatti della giornata, che però non è quella precedentemente descritta, perché sento parlare di altri avvenimenti, fra cui la guarigione di un lebbroso avvenuta presso i sepolcri lungo la via di Betfage.
« Vi era anche un centurione romano ad osservare », dice Bartolomeo.  E aggiunge: «Mi ha chiesto, dall'alto del suo cavallo: "L'uomo che tu segui fa spesso simili cose? " e alla mia risposta affermativa ha esclamato: " Allora è più grande di Esculapio e diventerà ricco più di Creso ". Ho risposto: " Sarà sempre povero secondo il mondo, perché non riceve ma dà e non vuole che anime da portare al Dio vero ". Il centurione mi ha guardato stupito e poi ha spronato il cavallo andandosene al galoppo »..
« C'era anche una dama romana nella sua lettiga.  Non poteva essere che una donna.  Aveva le tende calate, ma occhieggiava da esse.  Ho visto », dice Tommaso.
« Sì.  Era presso la curva alta della via.  Aveva dato ordine di fermarsi quando il lebbroso aveva gridato: " Figlio di Davide, abbi pietà di me!  ". Allora aveva una tenda scostata ed io ho visto che ti ha guardato con una lente preziosa, e poi ha riso ironica.  Ma quando ha visto che Tu, solo col comando, lo hai guarito!  Allora mi ha chiamato e mi ha chiesto: " Ma è quello che dicono il vero Messia? ". Ho risposto di sì e lei ha detto: E tu sei con Lui?  " e poi ha chiesto: " E' proprio buono?  ", dice Giovanni.
« Allora  l'hai vista!  Come era? », chiedono Pietro e Giuda.
«Mah!... Una donna... ».
« Che scoperta! » ride Pietro. E l'Iscariota incalza: « Ma era bella, giovane, ricca? ».
« Sì.  Mi pare fosse giovane e anche bella.  Ma guardavo più verso Gesù che verso lei.  Volevo vedere se il Maestro si metteva di nuovo per via... ».
« Sciocco! » mormora fra i denti l'Iscariota.
« Perché? » lo difende Giacomo di Zebedeo. « Mio fratello non era un ganimede in cerca d'avventure.  Ha risposto per educazione.  Ma non ha mancato alla sua prima qualità».
« Quale? », chiede l'Iscariota.
« Quella di discepolo che ha per suo unico amore il Maestro ».
Giuda china il capo stizzito.
     « E poi... non è molto bene farsi vedere parlare coi romani », dice Filippo.«Già ci accusano di esser galilei e perciò meno “puri” dei giudei.  E ciò per nascita.  Poi ci accusano di sostare sovente a Tiberiade, luogo di ritrovo dei gentili, dei romani, fenici, siri... E poi... oh! di quante cose ci accusano!...».
« Sei buono, Filippo, e metti un velo sulla durezza della verità che dici.  Ma essa è, senza il velo, questa: di quante cose mi accusano » dice Gesù, che fino allora ha taciuto.
« In fondo non hanno del tutto torto. Troppi contatti coi pagani » dice l'Iscariota.
« Credi tu pagani solo coloro che non hanno legge mosaica? », chiede Gesù.
     « E quali altri allora? ».
« Giuda!... Puoi giurare sul nostro Dio di non avere paganesimo in cuore?  E puoi giurare non lo abbiano gli israeliti più in vista? ».
« Ma, Maestro... degli altri non so... ma io... io di me posso giurare ».
« Cosa è per te, secondo il tuo pensiero, il paganesimo? » chiede Gesù ancora.
« Ma è il seguire una religione non vera, adorare gli dèi », ribatte veemente Giuda.
     « I quali sono? ».
« Gli dèi di Grecia e Roma, quelli d'Egitto... insomma gli dèi dai mille nomi e dalle inesistenti persone che secondo i pagani empiono i loro Olimpi ».
« Nessun altro dio esiste?  Solo questi olimpici? ».
«E quale altro?  Non sono fin  troppi?».
« Troppi.  Sì, troppi.  Ma ve ne sono altri e ai loro altari vengono bruciati incensi da ogni uomo, anche dai sacerdoti, scribi, rabbi, farisei, sadducei, erodiani, tutte persone d'Israele, non è vero?  Non solo, ma ne vengono bruciati anche dai miei discepoli ».
« Ah! questo poi no! » dicono tutti.
« No?  Amici... Chi non ha fra voi un culto o più culti segreti? Uno ha la bellezza e l'eleganza.  L'altro l'orgoglio del suo sapere.  Un altro incensa la speranza di divenire un grande, umanamente.  Un altro ancora adora la femmina.  Un altro il denaro... Un altro si prostra davanti al suo sapere... e così via.  In verità vi dico che non vi è uomo che non sia intinto di idolatria.  Come allora sdegnare i pagani per sventura, quando, pur essendo col Dio vero, pagani si resta di volontà?».
« Ma siamo uomini, Maestro », esclamano in molti.
«  E' vero.  Ma allora... abbiate carità per tutti, perché Io sono venuto per tutti e voi non siete da più di Me ».
     « Ma intanto ci fanno accuse e la tua missione viene inceppata ».
« Andrà avanti lo stesso ».
« A proposito di donne » dice Pietro che, forse perché è seduto presso Gesù, è talmente in solluchero che è buono buono. « E' un poco di giorni, e anzi da quando hai parlato a Betania la prima volta dopo il ritorno in Giudea, che una donna, tutta velata, ci segue sempre.  Non so come faccia a sapere le nostre intenzioni.  So che, o in fondo alle ultime file di popolo che ascolta se Tu parli, o dietro al popolo che ti segue se cammini, o anche dietro a noi se andiamo ad annunciarti per le campagne, c'è quasi sempre.  A Betania la prima volta mi ha sussurrato dietro al velo: " Quell'uomo che dici parlerà è proprio Gesù di Nazaret?". Le ho risposto di sì, e la sera era dietro il tronco di un albero ad udirti.  Poi l'avevo persa di vista.  Ma ora, qui a Gerusalemme, l'ho già vista due o tre volte.  Oggi le ho chiesto: " Hai bisogno di Lui?  Sei malata?  Vuoi l'obolo?  ". Ha risposto sempre di no col capo, perché non parla mai con nessuno ».
« A me ha detto un giorno: " Dove abita Gesù?  ", e le ho detto: " Al Get Semnì" », dice Giovanni.
« Bravo stolto!  Non dovevi.  Dovevi dirle: " Scopriti.  Fatti conoscere e te lo dirò », dice l'Iscariota iracondo.
« Ma quando mai chiediamo queste cose?! », esclama Giovanni, semplice e innocente.
« Gli altri si vedono.  Questa sta tutta velata. O è una spia o è una lebbrosa.  Non deve seguirci e sapere.  Se è spia è per fare del male.  Forse è pagata dal Sinedrio per questo...».
« Ah! usa questi sistemi il Sinedrio? », chiede Pietro. «Ne sei sicuro? ». 
«Sicurissimo.  Sono stato del Tempio e so».
«Bella roba!  A questa si adatta come un cappuccio la ragione detta dal Maestro poco fa... » commenta Pietro.
« Quale ragione? ». Giuda è già rosso di stizza ».
« Quella che anche fra i sacerdoti ci sono dei pagani. Che c'entra questo col pagare una spia? ».
«C'entra, c'entra!  E' già dentro anzi!  Perché pagano?  Per abbattere il Messia e trionfare loro.  Dunque si mettono sull'altare loro con le loro sudicie anime sotto le vesti monde » risponde, con il suo buon giudizio popolano, Pietro.
« Bene, insomma » abbrevia Giuda. « Quella donna è un pericolo per noi o per la folla.  Per la folla se lebbrosa, per noi se spia ».
« Cioè: per Lui, se mai » ribatte Pietro.
« Ma cadendo Lui si cade anche noi... ».
« Ah!  Ah! » ride Pietro e termina: « E se si cade, l'idolo va in pezzi e ci si rimette tempo, stima e forse la pelle, e allora, ah! ah!... e allora è meglio cercare che non cada o... scansarsi in tempo, vero?  Io, invece, guarda.  Lo abbraccio più stretto.  Se cade, abbattuto dai traditori di Dio, voglio cadere con Lui », e Pietro abbraccia stretto, con le sue corte braccia, Gesù.
« Non credevo di aver fatto tanto male, Maestro » dice tutto triste Giovanni che è di fronte a Gesù. , Picchiami, maltrattami, ma salvati.  Guai se fossi io la causa del tuo morire!... Oh! non me ne darei pace.  Sento che il volto mi si scaverebbe per il continuo pianto e se ne brucerebbe la vista.  Che ho fatto mai!  Ha ragione Giuda: sono uno stolto!».
« No, Giovanni.  Non lo sei e hai fatto bene.  Lasciatela venire.  Sempre.  E rispettate il suo velo.  Può essere messo a difesa di una lotta fra il peccato e la sete di redimersi.  Sapete voi che ferite si incidono su un essere quando questa lotta avviene? Sapete che pianto e che rossore?  Tu hai detto, Giovanni, caro figlio dal cuor di fanciullo buono, che il tuo volto si scaverebbe per il continuo pianto se mi fossi causa di male.  Ma sappi che, quando una coscienza ridestata incomincia a rodere una carne, che fu peccato, per distruggerla e trionfare con lo spirito, essa deve per forza consumare tutto quanto fu attrazione della carne, e la creatura invecchia, appassisce sotto la vampa di questo fuoco trivellatore.  Solo dopo, a redenzione completa, si ricompone una seconda, santa e più perfetta bellezza, perché è il bello dell'anima che affiora dallo sguardo, dal sorriso, dalla voce, dall'onesta alterezza della fronte sulla quale è sceso e splende come diadema il perdono di Dio.
« Allora non ho fatto male?... ».
« No. E male non ha fatto Pietro.  Lasciatela fare.  Ed ora ognuno vada al suo riposo.  Io resto con Giovanni e Simone ai quali devo parlare.  Andate ».
 I discepoli si ritirano.  Forse dormono nel frantoio.  Non so.  Vanno via e certo non rientrano in Gerusalemme, perché le porte sono chiuse da ore.
« Hai detto, Simone, che Lazzaro ti ha mandato Isacco con Massimino, oggi, mentre lo ero presso la torre di Davide.  Che voleva?».
« Voleva dirti che Nicodemo è da lui e che voleva parlarti in segreto.  Mi sono permesso di dire: " Che venga.  Il Maestro lo attenderà nella notte ". Non hai che la notte per essere solo. Per questo ti ho detto: " Congeda tutti, meno Giovanni e me ". Giovanni serve per andare al ponte del Cedron ad attendere Nicodemo, che è in una delle case di Lazzaro, fuori le mura.  Io servivo a spiegare.  Ho fatto male?» .
« Hai fatto bene.  Vai, Giovanni, al tuo posto ».
Restano soli Simone e Gesù.  Gesù è pensieroso.  Simone rispetta il suo silenzio.  Ma Gesù lo rompe d'improvviso e, come terminando ad alta voce un interno discorso, dice: «Sì. E' bene fare così. Isacco, Elia, gli altri, bastano per tenere viva l'idea che già si afferma fra i buoni e negli umili.  Per i potenti... vi sono altre leve. Vi è Lazzaro, Cusa, Giuseppe, altri ancora... Ma i potenti... non mi vogliono.  Temono e tremano per il loro potere.  Io andrò lontano da questo cuore giudeo, sempre più ostile al Cristo ».
« Torniamo in Galilea? ».
« No. Ma lontano da Gerusalemme.  La Giudea va evangelizzata.  E' Israele essa pure.  Ma qui, lo vedi... Tutto serve ad accusarmi. Mi ritiro. E per la seconda volta... ».
« Maestro, ecco Nicodemo » dice Giovanni entrando per primo.
Si salutano e poi Simone prende Giovanni ed esce dalla cucina, lasciando soli i due.
« Maestro, perdona se ti ho voluto parlare in segreto.  Diffido per Te e per me di molti.  Non tutta viltà la mia.  Anche prudenza e desiderio di giovarti più che se ti appartenessi apertamente.  Tu hai molti nemici.  Io sono uno dei pochi che qui ti ammirano. Mi sono consigliato con Lazzaro. Lazzaro è potente per nascita, temuto perché in favore presso Roma, giusto agli occhi di Dio, saggio per maturazione di ingegno e cultura, tuo vero amico e mio vero amico.  Per tutto questo ho voluto parlare con lui.  E sono felice che egli abbia giudicato nel mio stesso modo.  Gli ho detto le ultime.... discussioni del Sinedrio su Te ».
« Le ultime accuse.  Dì pure le verità nude come sono »
« Le ultime accuse.  Sì, Maestro.  Io ero in procinto di dire: Ebbene, io pure sono dei suoi ". Tanto perché in quell'assemblea ci fosse almeno uno che fosse in tuo favore.  Ma Giuseppe, che mi era venuto vicino, mi ha sussurrato:    " Taci.  Teniamo occulto il nostro pensiero.  Ti dirò poi ". E uscito di là ha detto; sì, ha detto: " Giova di più così.  Se ci sanno discepoli, ci tengono all'oscuro di quanto pensano e decidono, e possono nuocergli e nuocerci.  Come semplici studiosi di Lui, non ci faranno sotterfugi ". Ho capito che aveva ragione.  Sono tanto... cattivi!  Anche io ho i miei interessi e i miei doveri... e così Giuseppe... Capisci, Maestro ».
« Non vi dico nessuna rampogna.  Prima che tu venissi, dicevo questo a Simone.  E ho deciso anche di allontanarmi da Gerusalemme ».
« Ci odi perché non ti amiamo! ».
« No. Non odio neppure i nemici ».
« Tu lo dici.  Ma così è. Hai ragione.  Ma che dolore per me e Giuseppe!  E Lazzaro?  Che dirà Lazzaro, che proprio oggi ha deciso di farti dire di lasciare questo luogo per andare in una delle sue proprietà di Sionne.  Tu sai?  Lazzaro è potente in ricchezza.  Buona parte della città è sua e così molte terre di Palestina.  Il padre, al suo censo ed a quello di Eucheria della tua tribù e famiglia, aveva unito quanto era ricompensa dei romani al servitore fedele, ed ai figli ha lasciato ben grande eredità.  E, quel che più conta, una velata ma potente amicizia con Roma.  Senza quella, chi avrebbe salvato dall'improperio tutta la casa dopo l'infamante condotta di Maria, il suo divorzio, solo avuto perché era "lei ", la sua vita di licenza in quella città che è suo feudo e in Tiberiade che è l'elegante lupanare dove Roma e Atene hanno fatto letto di prostituzione per tanti del popolo eletto?  Veramente, se Teofilo siro fosse stato un proselite più convinto, non avrebbe dato ai figli quella educazione ellenizzante che uccide tanta virtù e semina tanta voluttà e che, bevuta ed espulsa senza conseguenze da Lazzaro, e specie da Marta, ha contagiato e proliferato nella sfrenata Maria, ed ha fatto di lei il fango della famiglia e della Palestina. No, senza la potente ombra del favore di Roma, più che ai lebbrosi, sarebbe stato mandato a loro anatema.  Ma posto che così è, approfittane ».
« No. Mi ritiro.  Chi mi vuole verrà a Me ».
« Ho fatto male a parlare! ». Nicodemo è accasciato.
« No. Attendi e persuaditi » e Gesù, apre una porta e chiama: « Simone!  Giovanni!  Venite da Me ».
Accorrono i due.
« Simone, di' a Nicodemo quanto ti dicevo quando entrò lui ».
« Che per gli umili bastano i pastori, per i potenti Lazzaro, Nicodemo e Giuseppe con Cusa, e che Tu ti ritiri lontano da Gerusalemme pur senza lasciare la Giudea.  Questo dicevi.  Perché me lo fai ripetere?  Che è avvenuto? ».
« Nulla.  Nicodemo temeva che Io me ne andassi per le sue parole ».
« Ho detto al Maestro che il Sinedrio è sempre più nemico, e che era bene si mettesse sotto la protezione di Lazzaro.  Ha protetto i tuoi beni perché ha dalla sua Roma.  Proteggerebbe anche Gesù ».
« E' vero.  E' un buon consiglio.  Per quanto la mia casta sia invisa anche a Roma, pure una parola di Teofilo mi ha conservato l'avere durante la prescrizione e la lebbra.  E Lazzaro ti è molto amico, Maestro ». 
« Lo so.  Ma ho detto.  E quello che ho detto faccio ». « Noi ti perdiamo, allora!».
« No, Nicodemo.  Dal Battista vanno uomini di tutte le sètte. Da Me potranno venire uomini di tutte le sètte e di tutte le cariche ».
«Noi venivamo a Te sapendoti da più di Giovanni ».
«Potete venirci ancora.  Sarò un rabbi solitario Io pure come Giovanni, e parlerò alle turbe vogliose di sentire la voce di Dio e capaci di credere che lo sono quella Voce.  E gli altri mi dimenticheranno.  Se almeno saranno capaci di tanto ».
 «Maestro, Tu sei triste e deluso.  Ne hai ragione.  Tutti ti ascoltano.  E credono in Te tanto da ottenere miracoli.  Persino uno di Erode, uno che deve per forza avere corrotta la bontà naturale in quella corte incestuosa.  Persino dei soldati romani. Solo noi di Sionne siamo così duri... Ma non tutti.  Lo vedi... Maestro, noi sappiamo che sei venuto da parte di Dio, suo dottore che più alto non c'è.  Lo dice anche Gamaliele.  Nessuno può fare i miracoli che Tu fai se non ha seco Iddio.  Questo credono anche i dotti come Gamaliele.  Come allora avviene che non possiamo avere la fede che hanno i piccoli d'Israele?  Oh! dimmelo proprio.  Io non ti tradirò anche se mi dicessi: " Ho mentito per avvalorare le mie sapienti parole sotto un sigillo che nessuno può deridere ". Sei Tu il Messia del Signore? l'Atteso? la Parola del Padre, incarnata per istruire e redimere Israele secondo il Patto? ».
«Da te lo domandi, o altri ti mandano a chiederlo?»
«Da me, da me, Signore.  Ho un tormento qui.  Ho una burrasca.  Venti contrari e contrarie voci.  Perché non in me, uomo maturo, quella pacifica certezza che ha costui, quasi analfabeta e fanciullo, e che gli mette quel sorriso beato sul volto, quella luce negli occhi, quel sole nel cuore?  Come credi tu, Giovanni, per essere così sicuro?  Insegnami, o figlio, il tuo segreto, il segreto per cui sapesti vedere e capire il Messia in Gesù Nazareno!».
Giovanni si fa rosso come una fragola e poi china il capo come si scusasse di dire una cosa così grande, e risponde semplicemente: « Amando ».
« Amando!  E tu, Simone, uomo probo e sulle soglie della vecchiezza, tu dotto e tanto provato da essere indotto a temere inganno dovunque?».
« Meditando ».
« Amando!  Meditando! lo pure amo e medito, e non sono certo ancora! ».

Interloquisce Gesù dicendo: « Io te lo dico il segreto vero.  Costoro seppero nascere nuovamente, con uno spirito nuovo, libero da ogni catena, vergine da ogni idea.  E compresero perciò Dio.  Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il Regno di Dio né credere nel suo Re ».

« Come può un uomo rinascere essendo già adulto?  Espulso dal seno materno, l'uomo non può mai più rientrarvi.  Alludi forse alla rincarnazione come la credono tanti pagani?  Ma no, non è possibile in Te questo.  E poi non sarebbe un rientrare nel seno, ma un rincarnare oltre il tempo.  Perciò non più ora.  Come?  Come? ».

« Non vi è che una esistenza della carne sulla terra e una eterna vita dello spirito oltre terra.  Ora Io non parlo della carne e del sangue.  Ma dello spirito immortale, il quale per due cose rinasce a vera vita.  Per l'acqua e per lo Spirito.  Ma il più grande è lo Spirito, senza il quale l'acqua non è che simbolo.  Chi si è mondato con l'acqua deve purificarsi poi con lo Spirito e con Esso accendersi e splendere, se vuole vivere in seno a Dio qui e nell'eterno Regno.  Perché ciò che è generato dalla carne è e resta carne, e con essa muore dopo averla servita nei suoi appetiti e peccati.  Ma ciò che è generato dallo Spirito è spirito, e vive tornando allo Spirito Generatore dopo aver allevato sino all'età perfetta il proprio spirito.  Il Regno dei Cieli non sarà abitato che da esseri giunti all'età spirituale perfetta.  Non meravigliarti dunque se dico: " Bisogna che voi nasciate di nuovo’. Costoro hanno saputo rinascere.  Il giovane ha ucciso la carne e fatto rinascere lo spirito mettendo il suo io sul rogo dell'amore.  Tutto fu arso di ciò che era materia.  Dalle ceneri ecco sorgere il suo nuovo fiore spirituale, meraviglioso elianto che sa volgersi al Sole eterno.  Il vecchio ha messo la scure della meditazione onesta ai piedi del vecchio suo pensiero ed ha sradicato la vecchia pianta lasciando solo il pollone della buona volontà, dal quale ha fatto nascere il suo nuovo pensiero. Ora ama Dio con spirito nuovo e lo vede.  'Ognuno ha il suo metodo per giungere al porto.  Ogni vento è buono purché si sappia usare la vela.  Voi sentite soffiare il vento e dalla sua corrente potete regolarvi a dirigere la manovra.  Ma non potete dire da dove esso viene né chiamare quello che vi occorre.  Anche lo Spirito chiama e viene chiamando e passa.  Ma solo chi è attento lo può seguire.  Conosce la voce del padre il figlio, conosce la voce dello Spirito lo spirito da Lui generato.
« Come può avvenire questo?».
« Tu, maestro in Israele, me lo chiedi?  Tu ignori queste cose? Si parla e si testifica di ciò che sappiamo e abbiamo visto.  Or dunque Io parlo e testifico di ciò che so.  Come potrai mai accettare le cose non viste se non accetti la testimonianza che Io ti porto?  Come potrai credere allo Spirito se non credi all'incarnata Parola? lo sono disceso per risalire e meco trarre coloro che sono quaggiù.  Uno solo è disceso dal Cielo: il Figlio dell'uomo.  E uno solo al Cielo salirà col potere di aprire il Cielo: Io, Figlio dell'uomo.  Ricorda Mosè.  Egli alzò un serpente nel deserto per guarire i morbi d'Israele.  Quando Io sarò innalzato, coloro che ora la febbre della colpa fa ciechi, sordi, muti, folli, lebbrosi, malati, saranno guariti e chiunque crederà in Me avrà vita eterna.  Anche coloro che in Me avranno creduto, avranno questa beata vita.  Non chinare la fronte, Nicodemo.  Io sono venuto a salvare, non a perdere.  Dio non ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perché chi è nel mondo sia condannato, ma perché il mondo sia salvo per mezzo di Lui.  Nel mondo Io ho trovato tutte le colpe, tutte le eresie, tutte le idolatrie.  Ma può la rondine che vola ratta sulla polvere sporcarsene la piuma?  No. Porta solo per le triste vie della terra una virgola d'azzurro, un odore di cielo, getta un richiamo per scuotere gli uomini e far loro alzare lo sguardo dal fango e seguire il suo volo che al cielo ritorna.  Così lo.  Vengo per portarvi meco.  Venite!... Chi crede nel Figlio unigenito non è giudicato.  E' già salvo, perché questo Figlio perora al Padre e dice " Costui mi amò ". Ma chi non crede è inutile faccia opere sante.  E' già giudicato perché non ha creduto nel nome del Figlio unico di Dio. Quale è il mio Nome, Nicodemo?».
« Gesù ».
« No. Salvatore.  Io sono Salvazione.  Chi non mi crede, rifiuta la sua salute ed è giudicato dalla Giustizia eterna.  E il giudizio è questo: " La Luce ti era stata mandata, a te e al mondo, per esservi salvezza, e tu e gli uomini avete preferito le tenebre alla Luce perché preferivate le opere malvagie, che ormai erano la consuetudine vostra, alle opere buone che Egli vi additava da seguire per essere santi ". Voi avete odiato la Luce perché i malfattori amano le tenebre per i loro delitti, e avete sfuggito la Luce perché non vi illuminasse nelle vostre piaghe nascoste.  Non per te, Nicodemo.  Ma la verità è questa.  E la punizione sarà in rapporto alla condanna, nel singolo e nella collettività.  Riguardo a coloro che mi amano e mettono in pratica le verità che insegno, nascendo perciò nello spirito per una seconda volta, che è la più vera, ecco Io dico che essi non temono la Luce, ma anzi ad essa si accostano, perché la loro luce aumenta quella da cui furono illuminati, reciproca gloria che fa beato Dio nei suoi figli e i figli nel Padre.  No, che i figli della Luce non temono d'essere illuminati.  Ma anzi col cuore e con le opere dicono: " Non io, Egli il Padre, Egli il Figlio, Egli lo Spirito hanno compiuto in me il Bene.  Ad essi gloria in eterno ". E dal Cielo risponde l'eterno canto dei Tre che si amano nella loro perfetta Unità: " A te benedizione in eterno, figlio vero del nostro volere ". Giovanni, ricorda queste parole per quando sarà l'ora di scriverle.  Nicodemo, sei persuaso? ».
« Maestro... sì.  Quando potrò parlarti ancora? ».
« Lazzaro saprà dove condurti.  Andrò da lui prima di allontanarmi di qui ».
« Io vado, Maestro.  Benedici il tuo servo ».
« La mia pace sia teco ».
Nìcodemo esce con Giovanni.
Gesù si volge a Simone: « Vedi l'opera della potestà delle Tenebre?  Come un ragno, tende la sua insidia e invischia e imprigiona chi non sa morire per rinascere farfalla, tanto forte da lacerare la tela tenebrosa e passare oltre, portando a ricordo della sua vittoria brandelli di lucente rete sulle ali d'oro, come orifiamme e labari vinti al nemico.  Morire per vivere. Morire per darvi la forza di morire.  Vieni, Simone, al riposo. E Dio sia con te ».
Tutto ha fine.