7. ‘Bricolage’: il ‘fai da te’ dell’Apocalisse
Credo che l’Apocalisse abbia da sempre esercitato un suo fascino ‘perverso’ sulla mente degli uomini.
Non se ne capisce a prima vista il senso esatto, se ne intuisce il mistero, si intuisce anche che non è ‘invenzione’ ma che è anzi ‘realtà’, e tuttavia non la si riesce a perforare. La fantasia lavora, sollecitata dalle ‘immagini, cresce la voglia di cimentarsi col mistero, nella psiche dell'uomo si mescolano speranze e timori, e da questo ‘cocktail'– credetemi – quando si cerca di ‘interpretare’ l'Apocalisse può veramente uscir fuori di tutto.
L’abbiamo visto con il ‘Grande Equivoco’ di Sant’Agostino, poi fatto proprio - qualche secolo dopo e sempre come ‘equivoco’ - da S. Tomaso d’ Aquino, e l’abbiamo visto ancor più con Origene il quale -per riuscire a far quadrare i ‘conti’ dell'Apocalisse con quelli della propria concezione ‘filosofica’ - non ha trovato di meglio, lui, il padre dell'esegesi, che inventarsi una interpretazione allegorica proprio di quei capitoli dell’Apocalisse che parlavano della seconda venuta intermedia di Gesù e che andavano invece interpretati ‘letteralmente’ per quello che dicevano.
Ma se con il ricorso all’interpretazione allegorica ‘spinta’ si può dire tutto e il contrario di tutto, lo stesso rischio si corre cercando di interpretare l’Apocalisse troppo alla lettera perché allora veramente si potrebbe pensare che quelle ‘cavallette’ che escono ad un certo punto dal pozzo dell’Abisso per invadere e vessare la terra siano veramente cavallette anziché dèmoni che – come viene poi chiarito - hanno invece per capo il Principe dell’Abisso.
A parlar di Apocalisse c’è dunque tutto da perdere, innanzitutto la ‘faccia’ ed in secondo luogo la ‘credibilità’.
Poiché tuttavia io sono un ‘uomo della strada’ che si augura di parlare a tanti altri ‘uomini della strada’, senza alcuna pretesa di conoscenze teologiche per non parlare di quelle ‘apocalittiche’, potremmo cercare di cavarcela leggendo l’Apocalisse interpretandola magari insieme. Almeno, se sbagliamo, sbagliamo insieme.
Mi rilasso sullo schienale della poltroncina.
Come avevo detto è tutta l’estate che mi studio il commento all'Apocalisse di Padre Penasa, un volume di quasi cinquecento pagine in formato grande e scritto a caratteri piccoli, l'ultimo di una serie di quattro volumi, che dice praticamente tutto.
La domanda è: ci si potrà fidare? É un campo talmente difficile. E dove è, poi, che finisce l'interpretazione dell'intelligenza e della razionalità umana, nelle quali - in un testo profetico come quello apocalittico, io ho poca fiducia - e dove invece c’è magari l'ispirazione, cosa nella quale – contrariamente a quanto sarebbe razionale pensare - ho invece più fiducia?
Padre Penasa ha una ‘cultura’ biblica e apocalittica che a me profano sembra ‘terrificante’.
L’ho riletto tre o quattro volte, ho preso appunti, ho fatto riscontri con altri testi – qualcosa si potrebbe magari anche discutere, giusto per amor di discussione – ma la ‘sostanza’, la sostanza mi sembra che ci sia. E in molti punti coincide anche con la Valtorta che lo scrittore del resto cita ampiamente in molti passaggi cruciali.
Ma il risultato di queste letture, per me, è una gran confusione in testa. Per di più non mi ‘fido’ di quello che mi dicono gli altri, o meglio vorrei convincermene da me, vorrei poter toccare con mano, vorrei poterla spiegare anche a voi, l’Apocalisse non in un linguaggio da ‘esperti’ ma, come già detto, da ‘uomo della strada’.
E allora mi rilasso, cerco di sgomberare la mente dai pensieri ‘apocalittici’ che l’affollano, e guardo assorto il testo delle Edizioni Paoline (1968) che ho davanti a me.
Forse, dopo tanti anni, non sarà più aggiornatissimo e le poche spiegazioni mi sembrano laconiche, ma è l’unico testo affidabile che ho ora in casa.
A parte quello che viene definito Prologo, vedo una successione di sette ‘lettere’ che vengono scritte alle ‘sette chiese’, quindi l'apertura - da parte di Gesù Cristo, l'Agnello - del libro dei sette sigilli, un sigillo dopo l'altro.
Prescindendo dalle visioni che Giovanni ha in merito ad ogni sigillo, non si capisce bene a quale periodo si riferiscano le cose che vi vengono descritte, peraltro in maniera simbolica.
Successivamente appaiono sette angeli che, uno dopo l'altro, danno fiato alla propria ‘tromba’, per un totale di sette trombe.
Ad ogni squillo accade sulla terra un ‘qualcosa’, che è sempre espresso in maniera simbolica ma che si capisce che è sempre un gran pasticcio.
Dopo il sesto squillo di tromba c’è una sorta di intervallo in cui appare un Angelo che ha in mano un piccolo libro – penso che potrebbe essere la stessa Apocalisse, come dire che le cose che sarebbero successe erano state predette e scritte – e che con espressione maestosa ma nello stesso tempo minacciosa e solenne dice agli uomini che la misura è colma e che il castigo è vicino, perché quando l'angelo della settima tromba darà fiato alla stessa allora si sarà compiuto il Mistero di Dio, come Dio stesso ne ha dato notizia ai suoi servi, i profeti.
Poi l'Angelo fa ingoiare il libretto a Giovanni che lo trova dolce e amaro allo stesso tempo.
Giovanni viene quindi invitato a misurare il ‘Tempio di Dio’, nella città santa, che sarà calpestata dai Gentili per quarantadue mesi.
Quindi si accenna a ‘due testimoni’ del Signore che scenderanno sulla terra a ‘profetare’ verranno uccisi dai nemici ma risusciteranno dopo tre giorni e mezzo per salire in cielo.
Infine il settimo Angelo dà fiato alla settima tromba, e sembra che succeda il finimondo, ma non lo è ancora.
Anzi in cielo appaiono una serie di sette segni: la Donna e il Dragone, la Bestia del mare, la Bestia della terra, l’Agnello e i vergini, i tre Angeli, il Figlio dell'uomo e infine sette Angeli che hanno le sette coppe piene di piaghe da versare sulla terra.
Una Voce ordina dal Cielo agli Angeli di versare ciascuno la propria coppa, in successione, e ad ogni coppa si vede che sulla terra ne capitano di tutti i colori.
Dopo la sesta coppa si vedono tre demoni che escono dalla bocca del Dragone, della Bestia e del Falso profeta, i quali cominciano ad andare il giro per la terra per spingere i re della terra alla battaglia, in un luogo chiamato Armageddon, la gran battaglia del giorno del gran Dio Onnipotente.
Quindi il settimo angelo versa il settimo calice dicendo solennemente: ‘É fatto!’.
Sulla terra scoppia un ‘terremoto’ (qui non capisco se sia una allegoria o un terremoto vero) che di più catastrofico non se ne è mai visto e la ‘gran città’ dell’Anticristo viene squarciata in tre parti e le città delle ‘genti’ crollano. Insomma si capisce che succede un gran disastro e che c’è un ‘si salvi chi può’ generale perché quel calice versato era proprio il segno finale della gran indignazione di Dio nei confronti dell'Umanità.
A questo punto la sequenza dei ‘settenari’ si interrompe e si succedono delle altre visioni: quelle della storia della gran meretrice, il cui nome simbolico è ‘Babilonia la grande’, quelle poi della sua caduta, alla quale segue un canto di trionfo in cielo.
Quindi si vede una visione di Gesù Cristo che appare in cielo, come se tornasse da trionfatore e giudice, su un cavallo bianco circondato dagli eserciti celesti, dopo di che si assiste alla disfatta della Bestia (attenzione alla disfatta della Bestia e dei re della terra, e non ancora alla disfatta del Dragone!).
La Bestia e il Falso Profeta (che sono due demoni collaboratori del Dragone) vengono tutti e due cacciati all’inferno.
Dopo la loro disfatta – con l'arrivo di Gesù sul cavallo bianco - fa seguito la visione di un Angelo che scende sulla terra per ‘incatenare’ il Dragone, cioè Satana, per mille anni, dopo di ché - viene detto – Satana verrà nuovamente sciolto ma per poco tempo.
Infatti, dopo i mille anni, si vede in Apocalisse la visione di Satana che attacca ancora una volta l'Umanità ma viene sconfitto definitivamente e cacciato per sempre nell'Inferno dove già lo stavano attendendo la Bestia e il Falso Profeta da dopo la loro sconfitta da prima del ‘millennio’ precedente.
C’è a questo punto la visione della ‘Gerusalemme futura’ con la descrizione simbolica della città e dove si capisce che – altra visione - ci vivono dentro tutti beatamente.
E siccome ora son tutti felici e contenti, c’è a questo punto anche la visione dell’Epilogo, dove il Signore garantisce solennemente la provenienza divina di queste visioni, sottolinea che riguardano il futuro, minaccia gravemente chi oserà alterare il contenuto di questo libro profetico, e soprattutto assicura che Egli verrà presto.
Dunque, rifletto voltando pensoso l'ultima pagina dell'Epilogo, si tratta di ventidue capitoli, e di non so più quante visioni, ma certamente molte più dei capitoli.
Mi dico che la difficoltà sta non solo nel comprendere, almeno per grandi linee, il reale significato dei simboli delle varie visioni e delle parole che vi vengono dette, ma anche nel concatenare il nesso logico e temporale fra le varie visioni che si succedono una dopo l'altra.
Queste infatti non sempre sono collocate in una corretta posizione logico-temporale, nel senso che il filo conduttore delle visioni del testo viene talvolta interrotto da altre visioni per poi riprendere solo qualche capitolo dopo, ingenerando così una certa confusione in chi legga senza approfondire adeguatamente.
Non so come venirne a capo e rimango incerto, finché non mi sembra di sentire nella mia testa come uno spintonarsi di due ‘voci’ che vogliono dire la loro.
Capisco che in realtà sono la mia testa di destra e quella di sinistra, di cui vi parlai già nell'altro libro precedente: la prima testa brava e riflessiva, la seconda irruente e trasgressiva…
Capisco anche, però, che questa volta non hanno voglia di litigare ma di collaborare e dare il loro contributo.
Non si sa mai allora che ne esca qualcosa di buono…, ascoltiamole!
Dialogo
Comunque…, una cosa balza evidente agli occhi, e cioè che l'Apocalisse si basa per buona parte sulla logica dei ‘settenari’, numero ‘sacro’ della Bibbia (sette i giorni della creazione, sette i giorni della settimana, etc.), e infatti sette sono le lettere, le chiese, i sigilli, le trombe, i segni e infine le coppe.
Mi dà però l’idea di un ‘Rebus’ anzi di un ‘puzzle’ difficile da …
Hai detto di un Puzzle? Un momento! E se - anziché ‘leggere’ le visioni come una serie logico-temporale di avvenimenti che si succedono ordinatamente l’uno dopo l’altro fino alla fine del Mondo, e allora sì che il ‘senso’ fa acqua - dovessimo considerarle come quei ritaglietti del ‘puzzle’ che – per dare un insieme coerente e comprensibile al quadro - non vanno messi in fila uno dopo l’altro ma vanno ‘incastrati’ al punto giusto, scegliendo i colori e i ritaglietti di immagine per ‘affinità’ e poi cercando di vedere se gli ‘incastri’ combaciano?
E se allora i ‘settenari’ avessero un significato ‘recondito’, e potessero essere letti quindi, anziché in successione, in parallelo? Esempio: settenario delle sette lettere parallelo al settenario dei sette sigilli…
E se allora già che ci siamo leggessimo in parallelo anche i singoli numeri di ogni settenario facendoli combaciare con i numeri equipollenti dell'altro settenario?
Già, mi hai convinto: leggere il primo numero del settenario delle ‘lettere’, ad esempio la prima lettera alla Chiesa di Efeso, insieme al primo dei sette sigilli. Ok?
Ok!
Rimango sorpreso a riflettere sul dialogo fra le due teste e mi sembra quasi che la loro idea del gioco del puzzle, cioè del gioco ad incastri, dei settenari e del ‘parallelismi’, sia una idea un po’ bislacca, no?
Insomma una voce dentro di me mi sembra dica ancora che non è un’idea molto seria per interpretare l'Apocalisse, specie dopo aver letto libri come quelli di Padre Penasa, no?
Dialogo
Ne hai una migliore, tu? No? E allora perché – tanto per divertirci con il ‘puzzle’ - non proviamo a vedere quel che succede?
Forse hai ragione tu. Certo però che questo modo di procedere, anzi di ‘giocare’, farebbe inorridire un ‘teologo’, ma la nostra è un’opera letteraria e non ‘teologica’, no?
Si può ben scherzare, un poco, no?
Ma anche se sbagliassimo qualcosa (perché lo avevamo detto che l’Io è sempre in agguato, no?) cosa importa? Hanno sbagliato in tanti…, persino Sant’Agostino…!
Male che vada ti faranno ‘santo’…!
Evitiamo allora di analizzare i ‘dettagli’ – dove è anche più facile sbagliare – ma guardiamo piuttosto al quadro d’insieme, che è quello che ci interessa perché - a noi – è ben la sostanza quella che interessa, no?
Sai cosa facciamo allora? Andiamo in cucina, prendiamo una forbice dal cassetto delle posate e… facciamo a pezzi il testo dell'Apocalisse, ricavando – per cominciare - tanti ritagli quanti sono i ‘numeri’ che appartengono a ciascun ‘settenario’. OK?
OK! Ma prima c’è la ‘pausa caffè’: sono le 10.30!
Ora va meglio! Mi sono fatto un ‘espresso’ e sono uscito a prender una boccata d’aria.
L’esterno di casa sembra un campo trincerato perché i muratori stanno rifacendo gli intonaci. Prima hanno tolto con un martello pneumatico il vecchio intonaco fino alla pietra, poi hanno rimesso il nuovo con dosi adeguate di cemento. Due facciate sono già fatte e oggi hanno attaccato le altre due. Ne avranno per un mesetto ancora, durante il quale dovrò entrare e uscire di casa fra montagne di calcinacci picchiando ogni volta la testa contro i tubolari dei ponteggi.
‘Non si preoccupi’ – avevo detto io magnanimo al Capo Mastro che me li aveva fatti osservare davanti alla porta di ingresso – ‘Basta abbassare la testa, anche un cieco li vedrebbe…’
In compenso poi la casa, stile ‘liberty anno 1930’ con una ‘torretta’ dove io ho il mio ‘studio-pensatoio’, sembrerà come una bella ragazza, specie dopo che nella primavera prossima - quando l'intonaco fresco si sarà ben asciugato - verranno per ripitturarla e ridecorarla – lei oggi settantenne - riportandola agli antichi splendori di quando era ancora trentenne.
Insomma, signore mie che leggete, lo sapete anche voi che con il trucco e con il lifting è tutta un'altra cosa, no?
Dicevo dunque che sono uscito a prender una boccata d’aria e ho passeggiato avanti e indietro, perché è una splendida giornata di fine ottobre.
Il cielo è azzurro terso, i tigli stanno rivestendo con un tappeto di foglie il viale di accesso e si preparano al ‘sonno’ invernale, altri alberi stanno assumendo colorazioni rosso-fuoco e giallo, lecci, querce, e altri sempreverdi sembra abbiano ripreso colore mentre l'erba del parco – con le piogge degli ultimi due giorni - è tornata di un verde smeraldo.
I miei cinque pastori tedeschi, invece, mi guardano immusoniti dal loro canile, che è anche molto grande ma nel quale devono quest’anno convivere con 30 quintali di legna che ho fatto sistemare lì dentro, vicino alla casa, per alimentare caminetto e stufa nelle giornate invernali.
Sono immusoniti perché non mi hanno perdonato quella dei due muratori. Ve la racconto?
É un mese che – tranne un quarto d’ora d’aria all’ora di pranzo - se ne stanno chiusi lì dalle sette del mattino alle sei di sera, loro che erano sempre abituati a scorrazzare in lungo e in largo per il parco.
Il fatto è che sono cani da guardia e non era possibile farli ‘familiarizzare’ con i muratori: prima di tutto perché va a finire che - per dei cani da guardia – anche gli estranei diventano (scrivo come pronuncio) ‘todos compagneros’, e in secondo luogo perché uno dei due muratori ha già una fifa tremenda dei cagnolini…, figuriamoci allora di questi miei che sono di taglia grande, con un pelo lungo e leonino che li fa sembrare ancora più grandi e che ‘stazzano’ dai 35 ai 45 chili, dentatura a parte.
L’accordo propostomi dagli stessi muratori, inteneriti da quella cattività canina coatta, era dunque che io – al loro arrivo mattutino - avrei chiuso le ‘belve’, salvo rimetterle in libertà non appena i muratori fossero saliti sulle impalcature in alto, e salvo richiamarle per rinchiuderle di nuovo nel canile quando i due muratori avessero dovuto scendere per lavori a terra o andare a casa a pranzo.
Lì per lì sembrava a tutti una buona idea ma il fatto è che: esci di casa, chiama i cani, entra nel canile, chiudilo, e poi ancora, apri il canile, falli uscire, richiama i cani, richiudi…, quattro/cinque volte in una mattinata, non ne potevo più, e neanche i muratori, e neanche i cani.
E abbiamo allora deciso che – i ‘cinque’ - li avrei tenuti chiusi tutta la giornata, tranne a mezzogiorno quando i muratori sarebbero andati a pranzo.
‘Ci si può anche stare…’ - avevo detto ai ‘cinque’ – ‘In fin dei conti si tratta di un mesetto e mezzo e poi… dalle sei di sera fino alle sette del mattino – quando i muratori non ci sono - potrete sempre sfogarvi a scorrazzare in lungo e in largo quanto vorrete…!’
E così, cominciai a tenerli chiusi.
Uno dei muratori un mattino mi aveva chiesto se - all’ora di andare a pranzo in trattoria – avesse potuto cambiarsi d’abito nella serra, visto che gli sarebbe spiaciuto entrare in casa con le scarpe sporche.
Ed io avevo detto ‘OK!’, ma che mi avvisasse quando se ne fosse andato a pranzo, così avrei liberato i cani.
Un giorno - mentre io ero immerso nelle mie ‘meditazioni’ e scritture ma rendendomi conto che non c’erano più rumori esterni – esco, vedo che non c’è più nessuno, libero finalmente i cani e torno a scrivere sul mio computer, perché quando sono in vena non interrompo neanche all'ora di pranzo.
Ogni tanto, come ovattata nella nebbia – e infatti in quel giorno c’era tanta nebbia – mi pare di sentire una voce come se qualcuno chiamasse da lontano …, infilo la testa fuori dalla porta dell’ingresso principale ma non vedo né sento nessuno.
Rientro e mi reimmergo nel mio lavoro finché ad un certo punto, dopo un’oretta, mi sembra di risentire quelle grida, quasi lamentose. Riesco, guardo, niente: nebbia!
Domando ad alta voce se c’è qualcuno e vedo i ‘cinque’, laggiù tutti seduti in silenzio, con le orecchie a punta ben dritte, piazzati pazientemente davanti alla porta chiusa della serra, mentre – dall'interno - una voce prossima all’esaurimento finiva di gridare: ‘i caaaniii…!’
Detto fatto! Un ordine e quelli - che sono addestrati e ubbidienti - lasciano la postazione e si precipitano nel loro canile, dove li rinchiudo.
Ritorno alla serra, grido da fuori che i cani son chiusi, vedo aprire con precauzione uno spiraglio di porta e spuntare una testa: quella di quel muratore che aveva terrore dei cagnolini!
‘Ma cosa ci fa lei qui dentro? Non doveva cambiarsi e andarsene a pranzo con l’altro suo collega?’
‘Sa - mi fa lui - mi ero portato dei panini da mangiare in un quarto d’ora perché così avrei lavorato anche nell’ora del pranzo, ma ad un certo punto - stavo uscendo dalla serra - mi son visto i cani che mi venivano addosso… ho fatto appena in tempo a fare un passo indietro e barricarmi dentro con la porta di ferro…, sa…, io gridavo ma nessuno sentiva…, aprivo uno spiraglio e quelli erano tutti lì fuori pronti, in silenzio, che ‘puntavano’ la porta… insomma, una paura!’
Comunque, da quel giorno i cani ignorano sdegnosamente i muratori, a parte qualche ringhio tanto per far capire che - anche se chiusi - loro son sempre lì ‘pronti’, come Wolf il Terribile.
Il muratore che pranza dentro alla serra non sa infatti che quella è il rifugio preferito di Wolf che si sente usurpato dei suoi diritti e della sua ‘privacy’. E così quando il muratore si chiude nella serra a mangiarsi i suoi ‘panini’, lui, Wolf, si piazza davanti alla porta, seduto, con la schiena a trenta centimetri dalla porta e non si muove di lì finché le grida del muratore (perché, se non lo avete ancora capito, io non sono sordo ma solo distratto) non mi fanno capire che è già un po’ che deve aver finito di mangiare e che è ora che lo vada a liberare, richiamando Wolf dal suo ‘servizio di guardia’.
Riprendiamo il discorso sull'Apocalisse, anche perché - nel frattempo - mi sono procurato alcune grosse buste nelle quali infilare i ritagli perché non si mischino fra di loro.
Da che parte cominciare a tagliare?
Guardo pensoso il testo e mi dico che al di là delle difficoltà interpretative mi sembra di indovinarne, quasi la vedessi in trasparenza, una ‘struttura’ nascosta. Cerco di spiegarvela meglio.
C’è un Prologo e poi, alla veloce, vengono le sette lettere: cioè le ammonizioni destinate alle Chiese locali e – di conseguenza - alla Chiesa Universale nelle sue varie fasi storiche: sette in tutto.
Poi c’è l'apertura dei sette sigilli, e cioè le ‘sentenze’ comminate ad ogni ‘Chiesa’.
Le prime cinque sentenze, cioè i primi cinque ‘sigilli’, vanno avanti sempre alla veloce. Ma nel sesto le cose si fanno più articolate, e nel settimo sigillo diventano addirittura complicate perché c’è un guazzabuglio di ‘sette’: sette trombe, sette segni, sette coppe da versare e tutto il resto che dovrà accadere.
In un certo senso è come se l'estensore dell'Apocalisse avesse voluto essere ‘sintetico’ fino al quinto e anche sesto sigillo, salvo poi – arrivati in prossimità della fase cruciale, e cioè degli avvenimenti più importanti – prodigarsi in un sacco di particolari quasi a volerci mettere nella condizione di non poter sbagliare a decrittarne il significato.
Arrivati al settimo sigillo – infatti - il racconto si fa denso di fatti e di colpi di scena.
Dopo il settimo sigillo è la volta - una dopo l'altra – delle sette trombe, e quindi è quella dei sette segni, infine delle sette coppe finché… finché non mi rendo conto che tutto questo: trombe, segni, coppe vengono non ‘dopo’ ma tutte all'interno del settimo sigillo.
In sostanza, dei sette sigilli, cioè sentenze, il settimo è una sentenza complessa perché – nella fase esecutiva – questa si articola in sette trombe delle quali la settima dà luogo a sua volta a sette ‘segni’ dei quali il settimo si ‘apre’ in sette coppe.
Ripeto: trombe, segni e coppe sono tutti settenari, ma non sono ‘paralleli’ fra loro come lo sono invece le lettere rispetto ai sigilli, e neanche sono successivi al settimo sigillo, ma sono dentro al settimo sigillo e più particolarmente un ‘settenario’ dentro all'altro…
Mi spiego ancora meglio.
All'apertura del settimo sigillo - che è la lettura della ‘sentenza’ per il comportamento della Chiesa di Laodicea che, ricordiamolo, corrisponde all'ultimo periodo storico della Chiesa universale - appaiono uno per uno sette angeli che danno fiato uno dopo l'altro alla propria tromba.
Al suono della settima tromba appaiono in cielo uno alla volta sette ‘segni’, cioè sette visioni...
Questi segni si capisce che sono una sorta di intermezzo di spiegazione della storia dell'Umanità.
Il settimo segno - in particolare - è costituito da sette Angeli ai quali vengono consegnate sette coppe colme dell'ira di Dio.
Infatti, dopo il versamento sulla terra della settima coppa, un Angelo – come avevo già detto - grida esultante: ‘É fatto!’.
Si vede allora dopo che è caduta Babilonia la Grande, si vede quella che sarà la Nuova Gerusalemme, si vede la venuta gloriosa di Cristo che appare da trionfatore cavalcando un cavallo bianco seguito dagli eserciti celesti anch’essi sui cavalli bianchi, si vede la sconfitta e incatenamento di Satana per mille anni, la sua successiva liberazione, l'ultima battaglia finale, e poi il Giudizio universale... e insomma a questo punto è proprio tutto finito perché poi c’è l'Epilogo.
E invece scopro che non è tutto finito perché, a ben guardare, Padre Penasa – che vola alto ed ha una vista d’aquila – nel suo Libro della Speranza si è accorto che i due angeli che facevano vedere a Giovanni le visioni della Gran Babilonia e della Nuova Gerusalemme erano gli STESSI delle sette coppe ma, indizio fondamentale, egli si è anche accorto che le coppe in mano agli angeli che gli facevano vedere queste visioni erano ancora PIENE, anziché vuotecome sarebbe stato logico pensare.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che, anche se nel testo dell'Apocalisse gli episodi-visioni di Gerusalemme e Babilonia (e cioè i Capp. 17-18-19-21-22) sono collocati in successione dopo il Capitolo 16, e cioè dopo l'avvenuto svuotamento delle sette coppe (perché queste visioni in effetti si realizzeranno dopo l'avvenuto versamento delle sette coppe) in realtà esse vanno mostrate e spiegate prima, per far capire meglio la portata di quello che succederà dopo, una volta che sarà ultimato il versamento delle sette coppe del Cap. 16.
E allora l'ordine della ‘mia’ personale narrazione di questo puzzle va invertito, nel senso che la spiegazione della visione di Babilonia e di Gerusalemme va inserita dopo il settimo segno, che è l'apparizione dei sette angeli con le coppe ancora da versare, ma prima che gli Angeli di questo segno inizino il versamento delle coppe stesse.
‘Elementare, Watson!’, no?
In sostanza si tratta – dopo l'intermezzo dei sette segni in cielo - di un secondo Intermezzo, che si aggiunge al primo, tanto per lasciarci riprender fiato prima del mozzafiato finale, lo show-down: sette coppe più Parusia!
Bel tipo, quel Giovanni, per essere un Santo.
Non so se Giovanni avesse il senso dell'umorismo ma – a parte le allegorie e i simbolismi, i settenari e il puzzle dei parallelismi storici – mi sembra che qui ci sia anche il gioco delle scatole cinesi: una nascosta dentro l’altra...
Proviamo ora, qui di seguito, nella pagina successiva, a farne uno schema:
(………………………………………………………………………..)
Schema della ‘mia’ Apocalisse
. Prologo
. Visione introduttiva
. Prima Chiesa=Efeso=Primo Sigillo
. Seconda Chiesa= Smirne=Secondo Sigillo
. Terza Chiesa=Pergamo= Terzo Sigillo
. Quarta Chiesa=Tiatira= Quarto Sigillo
. Quinta Chiesa=Sardi=Quinto Sigillo
. Sesta Chiesa=Filadelfia=Sesto Sigillo
. Settima Chiesa=Laodicea=Settimo Sigillo:
Prima Tromba
Seconda Tromba
Terza Tromba
Quarta Tromba
Quinta Tromba
Sesta Tromba
Settima Tromba:
1° Intermezzo: i sette segni – storia dell'umanità
Primo Segno
Secondo Segno
Terzo Segno
Quarto Segno
Quinto Segno
Sesto Segno
Settimo Segno
2° Intermezzo: Gran Babilonia e Nuova Gerusalemme
Prima Coppa
Seconda Coppa
Terza Coppa
Quarta Coppa
Quinta Coppa
Sesta Coppa
Settima Coppa
. La Parusia intermedia - Millennio felice – Combattimento finale e Giudizio Universale
. Epilogo
Bene, a questo punto e visto che ora è tutto chiaro (?!), non mi resta che cominciare a ‘tagliare’ con la forbice e, sempre per seguire la logica, decido che anziché dall’inizio… cominciamo dalla fine.
Ritaglio dunque e infilo in una stessa busta – seguendo il principio dei parallelismi storici – tutte le ‘visioni’ delle lettere e dei sigilli che portano il numero ‘sette’.
Così, nella stessa busta, metterò il ritaglio del testo della settima ‘lettera’ (alla Chiesa di Laodicea) insieme al… settimo ‘sigillo’, comprensivo questo a sua volta di 7 trombe + 7 segni + 7 coppe.
Seguendo poi il principio della ‘affinità’ del ‘puzzle’- metto in un’altra unica busta tutta la parte successiva alla precedente, cioè la parte che va da dopo la settima coppa (Parusìa intermedia, Millennio felice, Combattimento finale e Giudizio universale) escludendo l'Epilogo.
L’Epilogo lo metto infatti ancora in un’altra busta a parte: è un epilogo breve, ma non si sa mai.
E lo stesso dicasi per la Visione introduttiva.
Poi continuo con lo stesso criterio mettendo in un’altra busta ancora la sesta lettera e il sesto sigillo della Chiesa di Filadelfia, con relativa visione della segnatura in fronte dei figli di Israele e apparizione dell’altra gran turba che viene dalla grande tribolazione.
Quindi - quando mi accorgo che le buste che ho in casa non bastano – cerco di economizzare e caccio i restanti numeri 5-4-3-2-1 delle lettere e dei sigilli tutti insieme in un’unica busta, perché tanto questi cinque ‘numeri’ non sono certo quelli degli ‘ultimi tempi’, anzi appartengono al lontano passato e quindi ci interessano meno, perché a noi preme quello più recente soprattutto il presente e il futuro, no?
Ecco fatto! Vi sarà sembrato complicato e forse confusionario come tutti i giochi del puzzle ma ora vi assicuro che non è mi rimasto più neanche un ritaglio.
Prendo le buste sulle quali aveva già scritto a mano i titoli e le numero in sequenza logica, così:
- Prologo
- Visione introduttiva
- Prima, seconda, terza, quarta e quinta ‘Chiesa’: cioè i primi cinque periodi storici della Chiesa universale
- Sesta Chiesa di Filadelfia
- Settima Chiesa di Laodicea
- Parusìa e Millennio Felice, fino al combattimento finale e al Giudizio universale
- Epilogo
Mi rilasso soddisfatto. Sono proprio bravo!
Per di più… mi accorgo di aver fatto su un ‘settenario’ anch’io!
Sette ‘capitoli’ anziché i 22 dell’Apocalisse: più sintetico di San Giovanni!