(J.B.: ‘La Croce gloriosa di Dozulè’ – da ‘Medjugorje Genova’- n° 11 - luglio/agosto ‘89)
5.1 - Ecce Crucem Domini…
Ci eravamo lasciati con l'intesa che in questo capitolo vi avrei spiegato perché c’è una croce che mi perseguita…
Io vivo in campagna da qualche anno, scelta di vita di uno abituato a vivere nel ‘turbolento’ mondo degli affari e – per certi aspetti – della politica, un mondo dove si è costretti a combattere contro tutto e tutti per la difesa di Interessi Superiori ma dove alla fine ti accorgi che gli interessi superiori, quelli veri, li hai trascurati, anzi del tutto dimenticati.
Cerchi allora una dimensione di vita più umana, dove tu non sia obbligato a comportarti come un lupo nella foresta e dove riesci a scoprire – nel contatto con la natura – una dimensione psicologica diversa.
Deponi quindi l’armatura, appendi la spada al chiodo, dall'alto di una ‘torretta’ guardi le colline che si perdono a vista d’occhio, mediti e… ti rilassi.
Ti rilassi? Sì, finché una notte, lassù, nel buio di un cielo settembrino trapuntato di stelle che ammiccano occhieggiando, non vedi una croce illuminata che si staglia splendente…
Una ‘visione’? Calma, non siamo ancora a questo punto.
É una croce, una croce di ‘Dozulè’.
Sulla rivista ‘Medjugorje Genova – Luglio-agosto 1989’ leggo infatti:
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La Croce gloriosa di Dozulé
Dozulé è un piccolo paese con meno di 1550 abitanti situato sull'autostrada di Normandia, poco prima di Caen a circa 200 chilometri da Parigi.
É in questo luogo che il Martedì Santo dell'anno 1972 (28 marzo), una semplice operaia di 47 anni, di nome Madeleine, mentre recita di buon mattino come di consueto la sua preghiera alla SS.ma Trinità e suo marito si avvia al lavoro (sono le quattro e mezzo), improvvisamente vede una grande luce nel cielo; la donna pensa che si tratti di un disco volante ma, poco dopo, nello stesso punto del cielo, vede formarsi una immensa croce che se pure luminosissima si lascia contemplare dolcemente.
Poi una voce forte e grave dice: ‘Ecce Crucem Domini’. Rimbombando come se fosse in una chiesa. E un'altra voce simile, ma vicina a lei, le dice: ‘Farai conoscere questa Croce e la porterai’.
Così inizia una serie di apparizioni la cui fase culminante sarà il messaggio dato da Gesù in persona nella sera del Venerdì Santo del 1975 (Anno Santo, 28 marzo), tre anni esatti dopo il primo episodio: questa fu la sola apparizione avvenuta nella chiesa del paese, una antica chiesa di puro stile gotico del XIII/XIV secolo. Davanti all'altare, spogliato completamente degli arredi sacri con il tabernacolo aperto come segno di lutto per la ricorrenza liturgica della Croce, Gesù apparve in una grande luce, le mani protese verso la veggente esclamando: ‘Ripeti ad alta voce: Perché piangete sulla morte di Gesù Crocifisso, mentre oggi è Vivo fra voi? Pregate piuttosto per coloro che, anche oggi più di ieri, Lo perseguitano. Fai tre passi indietro e, incrociando le braccia, ripeti quanto ti dico’.
Gesù egualmente incrocia le braccia e alza gli occhi al Cielo in preghiera; i Suoi occhi sono gravi e tristi e la veggente sente profondamente la Sua tristezza.
‘Pietà mio Dio, per coloro che ti bestemmiano,
perdona a loro, non sanno ciò che fanno’
‘Pietà mio Dio, per lo scandalo del mondo, liberalo dallo spirito di Satana’
‘Pieta mio Dio, per coloro che, oggi più di ieri, Ti perseguitano; versa nei cuori umani la Tua misericordia’
Quando poi Gesù abbassò le mani, la veggente poté scorgere un globo sotto i Suoi piedi. Egli quindi alzò le braccia verso i numerosi presenti e, mentre dalle Sue mani uscivano raggi di luce bianca e rossa, volgendosi, a Madeleine, continuò:
‘Dì loro questo (la veggente ripete ad alta voce): Sappiate che Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte, che il Suo Regno è eterno, e che viene a vincere il mondo e il tempo’.
La veggente ebbe a dire: ‘Sentivo che il Signore dominava la terra. Mi sembrava che egli venisse in Potenza e Gloria, perché quel globo sotto i suoi piedi era la Terra’.
Gesù prosegue quindi(e la veggente ripete ad alta voce): ‘É con la Croce Gloriosa, che Madeleine vide in questo stesso giorno tre anni fa, è con la Croce Gloriosa, che è il Segno del Figlio dell'uomo, che il mondo sarà salvato’.
Il Signore diede alla veggente la missione di annunciare ovunque che ‘Gesù viene a vincere il mondo e il tempo’.
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Da altre letture io ho compreso che la veggente – pur assecondata da numerosissimi laici – trovò fin dall’inizio (ma questo è un ‘clichè’ che si ripete in moltissimi fenomeni soprannaturali: Lourdes, Fatima, Garabandal, Medjugorje, etc.) l'ostilità della gerarchia ecclesiastica locale incredula.
Tanto più che oltre a richiedere Preghiera e Penitenza il Gesù delle Apparizioni - che si manifestava alla veggente (istruzione scolastica modesta) parlando anche un latino perfetto - chiedeva che il Clero facesse costruire su una collina limitrofa, oltre ad un Santuario, anche una croce splendente alta 738 metri!, vale a dire l'altezza del Golgota.
Ce n’era evidentemente abbastanza per ritenere forse un po’ ‘esaltata’ la povera Madeleine, non potendosi comprendere che senso avesse una ‘pazzia’ di questo genere, anche se gli ingegneri avevano assicurato la fattibilità tecnica del progetto ciclopico.
Le apparizioni, negli anni, si susseguono: 49!
Il Gesù delle apparizioni chiedeva che venisse costruita questa croce, simbolo del Figlio dell'Uomo, perché presto il Figlio dell'Uomo sarebbe tornato sulla terra e l'Umanità avrebbe dovuto prepararsi con la Penitenza e la Preghiera.
Il Ritorno del Cristo Glorioso sulla terra sarebbe stato annunciato dalla apparizione in cielo del Segno del Figlio dell'Uomo.
É noto – ne ho già parlato precedentemente – che la posizione ‘ufficiale’, o per lo meno quella ‘tradizionale’, sulla interpretazione dei passi controversi di Apocalisse e Vangelo da parte dei teologi della Chiesa – da S. Agostino in poi - è quella di un solo ritorno di Gesù: quello finale.
Ce n’era dunque abbastanza, mi dico io, perché il Clero locale di Dozulè – fra la storia della croce luminosa di 738 metri di cui il Signore aveva poi chiesto la costruzione e quella della seconda venuta intermedia di Gesù – ritenesse la Madeleine (peraltro una ‘santa donna’ sotto tutti gli aspetti) se non altro un pochettino ‘stravagante’.
Dio tuttavia chiedeva alla Chiesa un atto di fede, simbolizzato da un cammino coraggioso malgrado gli increduli, una costruzione immensa, ad immagine della Croce che sarebbe apparsa nel cielo.
E me l'ero chiesto anch’io se la Madelaine non fosse un pochino ‘stravagante’, anche se me ne ero rimasto piuttosto pensieroso.
Non del parere del clero locale si è mostrato invece il ‘popolo dei credenti’, quello della gente che ha il cuore ‘semplice’ perché cerca di ‘capire’ con il cuore prima che con la testa.
Fatto sta che, pochi anni dopo, il Signore appare ad un'altra donna francese (una ‘famosa’ in tutto il mondo che si firma J.N.S.R.: Je Ne Suis Rien’) la quale – guarita miracolosamente e improvvisamente da un cancro agli occhi dopo aver pregato il Signore - riceve in visione da Gesù una ‘catechesi’ impressionante per portata (quattro volumi di ‘dettati’: ‘Testimoni della Croce – Messaggi di Vita’) e per ‘qualità dottrinaria’, volumi attraverso i quali la conoscenza della Croce di Dozulè e di quant’altro si riferisca alla ‘seconda venuta’ viene diffuso in tutto il mondo, questa volta però anche con il conforto di autorevoli sacerdoti e teologi che seguono la nuova veggente ‘autenticando’ la correttezza dottrinaria di quanto essa ‘scrive’ in merito a quel che Gesù le dice affinché tutta l'Umanità si prepari a questo grande evento del ‘Ritorno’ che sarà però preceduto da una sofferenza di purificazione.
Gesù – preso atto dell'opposizione del clero locale di Dozulè alla costruzione della Croce, il cui scopo era tra l'altro quello di dare a tutto il mondo un segnale grandioso del significato della Croce e favorire le conversioni – chiede allora che, in attesa che venga autorizzata la costruzione della Croce, i ‘cristiani’ si facciano portatori del messaggio di Dozulè, costruendo migliaia di croci in scala ridotta di 1 a 100 (e cioè 7,38 metri di altezza) per dare essi fedeli quella testimonianza che la Chiesa locale di Dozulè non aveva voluto dare.
E, infatti, ora, a qualche anno di distanza, dicono che di croci in scala ce ne siano già moltissime, in tutto il mondo.
Ero a questo punto delle mie conoscenze sulla ‘croce di Dozulè’ quando un giorno due bravissimi ragazzi, uscendo da una messa domenicale di campagna, mi dicono:
‘Sai, abbiamo appena costruito sul nostro terreno una croce di Dozulè in ‘scala’, vuoi mica venirci a pregare sotto?’
Spalanco gli occhi e rimango senza fiato: non perché avessero costruito la croce ma perché ad andar sotto a pregarci mi sarei vergognato come un cane…
Prendo tempo e poi rispondo: ‘Beh, vedremo, appena possibile…’.
E lì me la son cavata…, fino alla volta successiva:
‘Sai, vicino alla croce abbiam fatto un gabbiottino di legno, giusto lo spazio per farci stare un altarino e per poter pregare i rosari con gli amici. Perché non vieni? Ora abbiamo anche un piccolo organo, cioè un ‘armonium’.
Io mi dicevo che se qualcuno aveva considerato ‘esaltata’ la Madeleine non avrei voluto passare da esaltato anch’io.
Ma mi vergognavo di dirlo al mio giovane amico anche se di esaltati della croce - che pregano o si fanno ammazzare in giro per il mondo - ce ne sono un sacco.
Certo, c’è modo e modo di pregare…, ma cosa aveva, questo, di sconveniente? Cosa c'era di sconveniente nell'elevare in casa propria, sul proprio terreno, una croce splendente che tutti vedessero, e nel pregare sotto di essa?
E quel gruppo di giovani che si riunivano per pregare e suonare e cantare con un organo? Tutti giovani intelligenti, solari, ‘puliti’, che ti fanno ricredere e che ti portano una boccata di freschezza!
Mia figlia – che abita nella mia stessa proprietà, nella casa accanto – è anche lei loro amica, e lei - che non disdegna ‘la croce’ - un giorno mi fa con noncuranza:
‘Sai, i nostri amici vorrebbero venire a casa mia (cioè di mia figlia) per provare dei canti che poi dovremmo cantare in chiesa… ’
‘Bene!’, faccio io…., ‘Bello!’
‘Si porterebbero dietro l'organo, c’è una ragazza che suona benissimo e il nostro amico ha detto che si potrebbero anche tenere le finestre aperte…, sai, siamo in estate e fa caldo’.
‘Organo? Finestre aperte? E che bisogno c’è? Ma sei matta?’ – dico a mia figlia – in casa tua puoi fare quello che vuoi, è vero. Ma ci pensi ai vicini? Un organo in campagna si sente a cinquecento metri… Viviamo qui insieme, le due case sono immerse nel verde, non capiranno che la musica esce da casa tua ma penseranno che il ‘matto’ devo essere io, visto che scrivo anche di questi libri. Senti, fammelo per piacere personale a me, trova una scusa garbata. Anzi dì pure che tuo padre non ne vuole sapere e che non vuoi procurargli una crisi di ‘rigetto’ spirituale, il che è anche la verità…’.
E così me la son cavata…fino alla terza volta.
Ma in realtà il guaio era fatto perché mia figlia, che è una ‘guastafeste’, mi aveva messo in crisi rompendo le dighe delle mie recriminazioni interiori.
Infatti la mia era stata una reazione ‘violenta’, ed io avevo allora cominciato a rimproverarmi e ad interrogarmi sul ‘perché’ di quella reazione, che peraltro mi sembrava del tutto logica, non vi pare?
Mi dicevo che in tutte le cose ci vuole buon senso, anzi senso della misura, e che la fede non è una cosa che va ostentata ma semmai dimostrata in maniera ‘equilibrata’, ma via…, cantare a squarciagola, con un organo, con le finestre aperte, una croce…, pregare sotto una croce…, in una capannina con dentro un altarino…, minimo il vicino davanti alla cui casa passi per andar là penserà che sei un membro di una setta e che vai là a far dei riti ‘woodoo’!
E come gli spieghi che invece vai a farti un ‘rosario’ perché non sei capace di dir di no a dei ragazzi che hanno fede?
Fede? Fede? Rimango fulminato!
Ecco qual è il mio vero problema che mi rosicchia il cuore e che mi fa reagire male: io non ho il ‘gusto della preghiera’, non ho ‘abbandono’, non ho ‘fede’.
Il mio vero problema – mi dico - non è quello di trovare o non trovare il tempo di andare a pregare, di credere o non credere alla Croce di Dozulè, ma di trovare il coraggio di testimoniare la fede.
Ed era infatti proprio questo il significato della croce di Dozulè: quello della ‘testimonianza’.
Il Gesù di quelle apparizioni chiedeva il coraggio della testimonianza, assicurando che avrebbe ricoperto di Grazie anche i luoghi vicini a questa testimonianza di croce.
E fin lì, cioè fin che lo leggevo su un libro che ne parlava, mi dicevo:
‘Però, quei preti…, bei preti…, te li raccomando…!’, ma quando poi mi ci son venuto a trovare io…, proprio io che alla ‘seconda venuta’ ci credo…!
‘Se sono al punto di non poter dare questa testimonianza – mormoro fra me – vuol dire che la mia fede è ‘povera’ e che le ‘opinioni’ della ‘gente’ valgono non tanto più delle richieste di testimonianza del Gesù di Dozulè quanto più delle stesse richieste del mio Gesù interiore che mi sussurra che una croce da costruire, una piccola crocetta su quei miei campi in collina, che tanto non coltivo perché son sempre qui che ‘scrivo’, una bella crocetta splendente nel buio, in fin dei conti potrei anche costruirla, che male fa? Non per gli altri naturalmente, ma per me, per dimostrare a me, di fronte a me stesso, che ho il coraggio della testimonianza, perché – mi sussurra il mio Gesù - quello che devo vincere non è il rispetto del prossimo ma quello del mio ‘Io’ che rifiuta l'abbandono…’.
Finché dunque non vedrete una croce luminosa brillare nel buio su quei miei campi in collina, saprete che non sono stato capace di ‘abbandonarmi’, che non ho il coraggio della ‘testimonianza’ e che la mia fede è ‘povera’.