(M. Valtorta: ‘Il Poema dell'Uomo-Dio’, Vol. IX, pagg. 102/108 – Centro Ed. Valtortiano)
(M. Valtorta: ‘Quaderni 1943’, pagg. 132/139 – Centro Editoriale Valtortiano)
(G. Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 95 e 96 – Edizioni Segno)
3. La ‘mia’ Apocalisse spiegata alla buona…
3.1 - Nuovi tempi, tempo dell’Anticristo, fine del mondo
Rivelazioni come quelle date ad esempio a Maria Valtorta possono lasciare perplessi per la loro ‘novità’, ma al riguardo ricordo un Dettato del Gesù valtortiano dove Egli spiegava - a proposto delle rivelazioni che venivano date in questo tempo - che questa nostra è l'epoca in cui deve venire il Regno dello Spirito Santo e, poiché i ‘tempi’ stringono, Egli avrebbe usato mezzi speciali per accelerare la pienezza dell'ammaestramento della Parola e la pienezza della formazione spirituale.
Ne avevo parlato in un Capitolo del mio primo libro ‘Alla ricerca del Paradiso Perduto’.
Vado a frugare nell'archivio del computer, ‘clicco’ con il ‘mouse’, cerco, trovo, clik, clik!
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(G. Landolina: Alla ricerca del Paradiso perduto – Cap. 50 – Ed. Segno, 1997)
96. La nuova evangelizzazione e il Giudizio finale
Rifletto oggi anche su quest'altro 'dettato' della Valtorta, del 16 agosto '43, tratto dai 'Quaderni', dettato che però si ricollega a quello contenuto nel 'Poema' e sul quale abbiamo 'ragionato' nel mio precedente capitolo 95. Anzi non si tratta di un solo dettato ma di due successivi, dello stesso giorno, in cui Gesù affronta con la mistica il tema della sua 'seconda venuta'.
I temi cosiddetti escatologici (nuovi tempi, tempo dell'Anticristo, fine del mondo) sono trattati con notevole ampiezza e profondità nell'opera valtortiana anche se credo di poter dire - nonostante io abbia cercato di meditarli a fondo - che sono di non facile, anzi di difficile interpretazione.
Questo non deve meravigliare perché una caratteristica delle profezie, sembra sia quella di dare un 'messaggio', un avvertimento affinché gli uomini ne tengano conto e si ravvedano ma tenendone celato, volutamente 'confuso', il momento di 'realizzazione'.
In qualche punto dell'opera della Mistica mi pare anche che Gesù giustificasse questo fatto come un atto di misericordia. La conoscenza del futuro ci potrebbe precipitare nella disperazione, potrebbe scoraggiarci dallo sforzarci per migliorare perché penseremmo che tanto è inutile, oppure potrebbe demotivarci da un ulteriore perfezionamento se sapessimo in anticipo che raggiungeremo i traguardi auspicati, non ultimo quello della salvezza. Certe profezie, infine, ci obbligano - 'obbligano' chi ci crede, dico io - a stare sempre all'erta, ad essere sempre 'pronti'.
Dicevo dunque che in questi due dettati si affronta il tema della 'seconda venuta' di Gesù. É un argomento appassionante di cui gli addetti ai lavori discutono da tempo, chi dandola per imminente, chi riferendola invece alla fine del mondo. C'è infatti chi sostiene la tesi di una venuta 'intermedia', prima di quella annunciata dal Vangelo e prevista per la fine del mondo, venuta di 'tipo' diverso da quella 'finale'.
In questo dettato alla Valtorta Gesù le preannuncia che ancorché il suo non sia un regno di questa terra, secondo il senso comune che si dà a questo termine, esso sarà un Regno della terra...
'...Regno palese e vero, non solo spirituale quale è ora e di pochi. L'ora verrà in cui sarò Re solo e vero di questa terra che ho comperata col mio Sangue, della quale sono stato creato Re dal Padre con ogni potere su di essa. Quando verrò? Che è l'ora rispetto all'eternità? E che ti importerà dell'ora quando sarai nell'eternità?
Verrò. Non avrò nuova carne poiché ne ho già una perfetta. Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova, perché allora i buoni saranno non umanamente buoni come lo erano i discepoli alla mia prima venuta, ma saranno spiritualmente buoni, e i malvagi saranno spiritualmente malvagi. Perciò la forma sarà consona alle circostanze, perché se usassi la forma di 20 secoli orsono sarebbe superata, pei perfetti nel bene, e sarebbe offrire modo ai satanici di recare un'offesa che non è permessa recare al Verbo glorificato. Come una rete di maglia fina trascinerò dietro alla mia Luce i giunti alla sottigliezza spirituale, ma i pesanti, per la congiunzione della Carne con Satana, i Morti dello spirito che la putredine dell'anima tiene confitti nel fango, non entreranno nella mia Luce e finiranno di corrompersi nella congiunzione col Male e con la Tenebra.
Per ora preparo il tempo futuro usando singolarmente la Parola che scende dai Cieli a dar luce alle anime pronte a riceverla. Faccio di voi i radiotelefonisti intenti a udire l'insegnamento che è perfetto e che avevo già dato e che non muto, poiché Una è la Verità, ma che è stato dimenticato o svisato, troppo dimenticato e troppo svisato perché faceva comodo dimenticarlo e svisarlo.
Faccio questo perché ho pietà dell'Umanità che muore senza il pane dello spirito. Come ho dato Me per pane dell'anima vostra, così ora porgo la mia Parola per pane del vostro spirito. E ripeto: 'Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e l'osservano'.
Nel secondo dettato della stessa giornata Gesù ricapitola la precedente lezione alla mistica ricordandole di aver detto che la sua nuova venuta avrà forma e forza nuova consona alle circostanze, avendole infatti spiegato come sarebbero stati allora gli uomini. I contenuti di questa seconda interessantissima 'lezione' di Gesù si possono sintetizzare nei seguenti concetti:
1) Il tempo dello spirito deve venire.
2) L'uomo - dopo il Peccato Originale - era piombato in una tenebra di spiritualità, era diventato poco più di un 'bruto', cioè di un 'animale' in cui si dibattevano e lievitavano le forze inferiori, con istinti belluini, pezzo di carne appena infuso di un moto animico dato da un'anima ferita a morte e tramortita da un coma spirituale, dove solo il 'ricordo' lontano della Luce perduta, ricordo nel profondo dell'anima, lo spingeva verso la Luce.
3) Poi Dio mandò i patriarchi ed i profeti ad illuminare come fari l'Umanità che cercava il porto nel mare in tempesta.
4) Quindi è venuta la vera Luce: Gesù.
5) Ma una parte del mondo non l'ha voluto accettare, anzi l'ha respinto.
6) L'Umanità si è allora divisa: una parte ha cominciato a precipitare sempre più in basso, un'altra parte - la più esigua - ha voluto invece diventare sempre più spirituale e diviene sempre più capace di comprendere lo Spirito.
7) Poiché i 'tempi' stringono, Gesù dice che Egli usa mezzi speciali per accelerare la pienezza dell'ammaestramento della Parola e la pienezza della formazione spirituale dei discepoli veri, dei sudditi del Re Gesù Cristo che sarà Re del Mondo prima del Giudizio finale del mondo.
8) L'uomo, procedendo verso l'ora ultima deve raggiungere la 'spiritualità' ma - bisogna capire bene - Dio è spirito, Satana è spirito: il primo spirito di perfezione, il secondo spirito di peccato.
9) La massa dell'Umanità, scissa in due per propria volontà che Dio rispetta, seguirà ognuna la 'spiritualità' che si è liberamente scelta.
10) Quando gli spiriti dei cristiani veri saranno giunti al giusto stadio di maturazione spirituale, stadio che ora è di singoli e poi sarà di tutta la massa dei cristiani veri, Gesù si rivolgerà solo a questa parte perfezionandola con un ultimo ammaestramento, con una nuova evangelizzazione, non diversa nel 'senso': il quale non può mutare, ma diversa nella 'forza' che allora la massa potrà capire e che oggi non capirebbe.
11) Comincerà così la selezione degli eletti dai reprobi.
12) Gesù verrà poi alla fine dei tempi con la sua Carne Glorificata a radunare le creature per l'ultima battaglia contro il Nemico, giudicherà quindi i corpi dei riviventi per l'estremo giudizio, tornerà per sempre al Cielo dopo aver condannato a morte eterna le 'carni' che non vollero divenire spiriti.
13) Gesù tornerà al Cielo Re fulgido di un Popolo fulgido in cui l'opera del Padre, del Figlio e dello Spirito sarà glorificata con la creazione del perfetto corpo umano, quale il Padre lo fece in Adamo, 'bello di indescrivibile bellezza, con la redenzione del seme d' Adamo per opera del figlio, con la santificazione operata dallo Spirito'...
Rimango a meditare un giorno intero su questo quadro che emerge dall'Opera della Valtorta. La Valtorta fu una mistica che, come tanti altri santi mistici, fu contestata e avversata dalle 'gerarchie' della Chiesa. Non so se la faranno mai un giorno 'santa', e non credo neanche che a Lei - lassù - questo importi molto. Ma chi l'ha invece difesa - all'interno di quella stessa Chiesa, io dico la Chiesa degli 'uomini' di cui parlava il Cardinal Lercaro riferendosi agli attacchi ed alle vessazioni che taluni inflissero a Padre Pio - chi l'ha invece difesa, con parole di amore e santità, ha definito l'opera della Valtorta come un'opera ispirata da Dio. Se così fosse - e secondo me basta leggere, l'ho già detto, per 'capire' - emerge da quanto ho letto un quadro drammaticamente sconvolgente della lotta titanica fra il Bene e il Male con la quale verrà chiusa l'avventura della razza umana con il Giudizio universale ...
Tutto chiaro, chiarissimo, mi dico. Ma, per inciso, non ho capito, in tutto questo quadro, in quale fascia di tempo si collocherà l'avvento dell'Anticristo - che taluni danno per imminente e che altri definiscono invece essere ciclicamente ricorrente, in quanto ogni epoca avrebbe il suo 'Anticristo' - perché se il Gesù dell'Opera valtortiana ne parla diffusamente, in realtà - credo per le ragioni che ho già spiegato - non se ne capisce il 'quando'.
Però in tutto questo c'è un punto che mi è rimasto decisamente oscuro nel primo di questi due dettati, dove Gesù esordisce dicendo: "Sono il 'Primogenito di fra i morti' secondo l'ordine umano e divino ". Lo 'dice' e lo spiega anche, ma proprio non riesco a raccapezzarmici e allora cerco di schematizzarmi - come mi sembra di averlo capito - questo concetto:
Secondo l'ordine umano
Gesù, fra i discendenti di Adamo, è il primo ad essere nato come avrebbero dovuto nascere tutti i figli dei figli di Adamo ed Eva (Maria SS., Immacolata, fu una eccezione per volere di Dio)
Quindi Gesù, nato da Donna discendente di Adamo ma senza macchia di origine (come avrebbero dovuto essere tutti i figli di Adamo) è il Primogenito di Adamo, cioè nato "vivo" in mezzo ai generati "morti" di Adamo secondo l'ordine umano.
Secondo l'ordine divino
Gesù è comunque il Primogenito perché è il Figlio del Padre, il Generato, e non il creato.
Gesù è dunque Primogenito secondo l'ordine divino perché, nato da Dio, è alla testa di tutti i nati (secondo la Grazia) da Dio.
Infine Gesù è Primogenito fra i morti perché la Sua Carne è stata la prima ad entrare in Cielo mentre le "carni" dei Santi (a parte quella di Maria SS.) vi entreranno alla "Risurrezione", dopo il Giudizio universale...
Ecco, mi dico, dopo il Giudizio universale tutti quelli che si saranno salvati, cioè i 'santi', ascenderanno al Cielo - dopo la 'Risurrezione'- con la loro carne 'glorificata'. Dopo la Risurrezione... dopo il Giudizio universale...
Luce:
Questo è il punto dove ti volevo portare facendoti sintetizzare quanto ti avevo già spiegato e tu non avevi ben capito....
Il Giudizio finale sarà solo l'ultimo atto sul quale calerà, poi, il sipario della scena dell'Eternità: 'Vita bella, vita beata...'
Come, più di quella del primo Uomo nell'Eden.
Vita beata perché vita di Spirito beatificato nella visione di Dio e nella somma Sapienza.
Ma prima di quello, prima del "Giudizio", ancora molta acqua deve passare sotto i ponti della ribellione umana a Dio.
Perché, l'uomo, ribelle è!
Ribelle e blasfemo: blasfemo perché offende Dio con il suo comportamento.
Anche il migliore degli uomini offende Dio, ma gli fa scusa il peccato d'origine e gli fa perdono la sua buona volontà.
Dunque l'uomo deve essere punito: egli è infatti un infante spirituale, è come quei bambini che fanno capricci e non intendono ragioni che non siano qualche salutare scappellotto.
Ma l'uomo è infante spirituale ma adulto peccatore, nella sua piena coscienza di essere peccatore, ed allora il " metro " sarà ben diverso.
Abbandonerò l'uomo a se stesso, perché da se stesso si punisca, soffra e si purifichi. Perché, te l'ho insegnato, la sofferenza fa rinsavire ed è purificazione.
Ed allora - dopo il dolore - inizierà la resipiscenza, la conversione, la nuova Era di Pace, pace con Dio, oltre che fra gli uomini.
Sarà, quello della nuova Era, l'ultimo "appello" che Io concederò all'uomo.
Sconfitto (ma non ancora definitivamente) Satana, l'uomo avrà la possibilità di dimostrare, se non quello che "vale" - perché sarebbe Superbia e Orgoglio - almeno quello che "vuole", senza poter addurre a propria scusante le "tentazioni" dell'Avversario, ma solo i "fomiti".
Dopodiché veramente in quest' Era si separeranno i Figli miei dai figli dell'Altro: senza più scusanti.
Prova d'appello, è.
Ma nonostante ciò, l'uomo attuale, o meglio l'uomo futuro, ricomincerà a sbagliare, ancora più di ora.
Allora Io verrò, verrò come Giudice e Giustiziere perché Giustizia farò, e farò "chiusa" l'avventura umana, l'avventura di questa razza creata perfetta, decaduta, salvata, ma che - a parte i Figli miei - ha abiurato la propria paternità, quella del Padre e quella di Figli, preferendo la paternità "bastarda" quale si conviene a figli "bastardi".
E allora, prima ancora della volontà di Dio, sarà fatta la volontà dell'uomo.
Anche alla Fine, come all'Inizio, Io sarò rispettoso del libero arbitrio dell'uomo, e sarà l'uomo - tramite Mio - ad autocondannarsi, per l'Eternità.
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3.2 - Dopo due giorni, ossia due tempi dell’Eternità, verrà il terzo giorno, nel trionfo dello Spirito
É passato il week-end, un bellissimo fine settimana con un sole splendido che riscalda i colori autunnali dei vigneti e degli alberi che cominciano a tendere al rosso.
Dopo un'estate torrida, l'erba dei prati è di nuovo rispuntata alle prime piogge e – sotto il sole – brilla di un bel verde smeraldo.
Mi sono riletto il brano precedente soffermandomi in particolare a ponderare quello che il Gesù della Valtorta aveva spiegato sia in merito alla Nuova Evangelizzazione che al (molto successivo) Giudizio universale, ed in particolare ho riflettuto su quello che la ‘mia’ Luce aveva aggiunto per me, a commento, in merito all’uomo che, ribelle e blasfemo, verrà abbandonato a se stesso affinché da se stesso si punisca, soffra e si purifichi, perché dopo il dolore inizierà la resipiscenza, la conversione, la nuova Era di Pace, pace con Dio, oltre che con gli uomini.
Il riferimento all'Era di Pace mi richiama allora alla mente un altro capitolo ancora de ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’:
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(G. Landolina: ’Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 95 – Ed. Segno, 1997)
95. La Nuova Era
Torno a meditare sulle parole del Gesù della Valtorta:
'...Ora il Padre è stanco, e a far perire la razza umana lascia che si scatenino i castighi dell'inferno, perché gli uomini hanno preferito l'inferno al cielo e il loro dominatore: Lucifero, li tortura per spingerli a bestemmiarci per farne dei suoi completi figli...'
Mi viene alla mente - in merito a questa predizione catastrofica, direi 'apocalittica' - un altro brano che la Valtorta scriverà, sempre sotto 'dettatura', due anni più tardi (6.3.45) riportato nel Cap. 12° del IX° Volume del ‘Poema dell'Uomo-Dio’.
La Valtorta vede Gesù nell'Uliveto. É il lunedì notte prima della Pasqua, cioè prima del Sacrificio. Gesù evidentemente è triste perché Egli 'sa' già quello che sta per succedere: cioè la sua cattura, condanna e crocifissione. E mentre gli apostoli commentano soddisfatti fra di loro che Gerusalemme - in questa Pasqua - è piena di gente accorsa 'al rito' più che altre volte, Gesù - come se recitasse un 'salmo' (e parafrasando il profeta Ezechiele 39.17) - dice:
'Radunatevi, affrettatevi, accorrete da ogni parte alla mia vittima che immolo per voi, alla grande Vittima immolata sui monti d' Israele, a mangiare la sua Carne, a bere il suo Sangue'.
'Ma quale vittima? Quale? Tu sembri uno che sia preso da una follia fissa. Non parli che di morte... e ci addolori...' gli risponde con veemenza l'apostolo Bartolomeo che, come gli altri apostoli, non voleva sentire parlare - in quel tripudio di folla dove tanti osannavano Gesù - di presagi funesti.
In realtà Gesù cercava di 'preparare' gli apostoli a quello che sarebbe successo ma questi non volevano capire o tendevano a 'rimuovere' dalla loro coscienza quello che consideravano un 'cattivo pensiero' solamente, o che comunque non volevano che si avverasse.
Gesù rimprovera allora Bartolomeo perché egli, dotto ed esperto delle Scritture, dovrebbe sapere quale sorte è riservata al Redentore e non illudersi - come gli altri apostoli - che la sua predicazione avrebbe sempre più convinto il mondo a seguirlo ed amarlo.
'No! - dice Gesù parafrasando ancora i profeti Ezechiele, Osea e Daniele - solo dopo che questa Terra avrà peccato contro di Me, e ricordate che sono parole del Signore al suo profeta, solo dopo, il popolo, e non solo questo singolo, ma il grande popolo di Adamo comincerà a gemere: "Andiamo al Signore. Lui ci ha feriti ci guarirà". E dirà il mondo dei redenti: "Dopo due giorni, ossia due tempi dell'eternità, durante i quali ci avrà lasciato in balìa del Nemico che con ogni arma ci avrà percossi e uccisi come noi percotemmo il Santo e lo uccidemmo - e lo percotiamo e lo uccidiamo perché sempre vi sarà la razza dei Caini che uccideranno con la bestemmia e le male opere il Figlio di Dio, il Redentore, scagliando frecce mortali non sulla sua eterna glorificata Persona, ma sulla loro anima da Lui riscattata, uccidendola, e uccidendo perciò Lui attraverso le loro anime - solo dopo questi due tempi verrà il terzo giorno e risusciteremo al suo cospetto nel regno di Cristo sulla Terra e vivremo dinanzi a Lui nel trionfo dello spirito.
Lo conosceremo, impareremo a conoscere il Signore per essere pronti a sostenere, mediante questa conoscenza vera di Dio, l'estrema battaglia che Lucifero darà all'uomo prima dello squillo dell'angelo della settima tromba che aprirà il coro beato dei santi di Dio, dal numero perfetto in eterno - né il più piccolo pargolo né il più vecchio vegliardo potrà mai più essere aggiunto al numero - il coro che canterà:
'Finito è il povero regno della Terra. Il mondo è passato con tutti i suoi abitanti davanti alla rassegna del Giudice vittorioso. E gli eletti sono ora nelle mani del Signor nostro e del suo Cristo, ed Egli è il nostro Re in eterno. Lode al Signore Iddio Onnipotente che è, che era e che sarà, perché ha assunto il suo gran potere ed è entrato nel possesso del suo regno'.
Oh chi fra voi saprà ricordare le parole di questa profezia, già suonante nelle parole di Daniele, con velato suono, ed ora squillata dalla voce del Sapiente davanti al mondo attonito e a voi, più attoniti del mondo?!
Ecco cosa mi fa riflettere: nel primo dettato della Valtorta Gesù le dice che il Padre è stanco e a far perire la razza umana lascia che si scatenino i castighi dell'inferno e di Lucifero, preferito al Cielo e diventato 'Dominatore' degli uomini, nel secondo dettato Gesù dice che solo 'dopo' che la terra avrà 'peccato' contro di Lui (cioè - interpreto io - dopo che lo avrà crocifisso facendo deicidio) solo dopo due 'giorni', ossia due 'tempi' durante i quali il popolo dei 'redenti' è rimasto in balìa del Nemico che colpirà gli uomini così come essi hanno 'colpito' il Santo con i loro peccati, solo 'dopo questi due tempi' verrà il terzo 'giorno' e i redenti resusciteranno al cospetto del Regno di Cristo sulla Terra e vivranno dinanzi a Lui nel trionfo dello Spirito...
Dopodiché - interpreto sempre io - conosciuto meglio, in questo terzo 'tempo', il Signore, il popolo dei 'redenti' sarà pronto - grazie a questa 'vera' conoscenza di Dio - a sostenere la battaglia finale contro Lucifero e dopo questa battaglia finirà il mondo, e tutti i suoi abitanti saranno giudicati dal Giudice vittorioso che sceglierà i suoi 'eletti' per l'eternità...
Mi dico che questa della mistica Valtorta è una 'profezia' - del genere detto 'escatologico', e cioè di quelle che rivelano in particolare gli 'ultimi tempi' che però, fortunatamente, uno – come un responso della Sibilla cumana - non sa mai come interpretare, nel senso che i 'tempi' o i 'giorni' possono significare periodi di diecimila come centomila anni, cioè tempi indefiniti...
Fin qui, comunque, tutto chiaro... nell'oscurità della profezia, ma c'è anche un'altra frase - con cui il Gesù della Valtorta conclude la profezia stessa - che mi lascia perplesso sul suo significato:
'La venuta del Re - continuerà il mondo gemente nelle sue ferite e chiuso nel sepolcro, mal vivo e mal morto, chiuso dal suo settemplice vizio e dalle sue infinite eresie, l'agonizzante spirito del mondo chiuso, coi suoi estremi conati, dentro l'organismo, morto lebbroso per tutti i suoi errori - la venuta del Re è preparata come quella dell'aurora e verrà a noi come la pioggia di primavera e di autunno. L'aurora è preceduta e preparata dalla notte. Questa è la notte. Questa di ora...'
Luce:
I due 'tempi' sono i due millenni. Il terzo rappresenta il prossimo della nuova Era.
I primi due millenni, che precedono il terzo millennio (dopo Cristo), sono la Notte alla quale segue l'Aurora (cioè il terzo millennio) che è il Tempo del Signore, prima che Satana scateni la sua ulteriore battaglia alla fine della quale ci sarà la fine del mondo con il Giudizio: Io Giudice e Re, voi popolo Mio.
Il terzo millennio sarà il tempo di Cristo sulla terra: il Regno di Dio in terra.
Riepiloghiamo i concetti:
Così come la notte è seguita dall'aurora, è l'aurora che precede il giorno dove il sole splende.
Dunque i primi due millenni dopo il Cristo, iniziatisi con il deicidio, rappresentano la notte che precede l'aurora.
L'aurora è quella del Regno di Dio, che voi invocate con il Pater, nel terzo millennio che porterà, dopo di questo e dopo ancora la battaglia finale con Lucifero, al giorno fatto con il sole splendente del Giorno del Giudizio: giorno splendente per i Figli miei, al quale seguirà la Notte, questa volta ultima ed eterna, per i figli dell'Altro.
Eccoti spiegato il senso di questa profezia.
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3.3 - Lettere, sigilli, trombe e… ‘settenari storici’
Dunque - dico fra me e me commentandomi quello che ho riletto e la spiegazione ultima della ‘mia’ Luce - se ci sarà la Nuova Era - insomma il cosiddetto millennio del Regno di Dio in terra - da dove salta fuori tutta questa storia di cui si sente tanto parlare?
Dalla fantasia malata di qualche esaltato adepto di qualche setta ‘millenarista’ o di qualche sognatore velleitario che spera in una felicità che – si sa – non è di questo mondo?
No, salta fuori dall’Apocalisse.
Ora, però, io vi vorrei spiegare l’Apocalisse alla mia maniera, in parole semplici, cioè non da ‘teologo’.
Voi dite che è rischioso? Ma guardate che anche i teologi – come ad esempio Sant’Agostino - hanno preso le loro belle cantonate, e sono poi durate secoli…
Tutt’al più io – che santo non sono - passerò da ‘eretico’, tanto… di questi nostri tempi… l’eresia pare essere ‘moneta corrente’ persino all’interno di ‘prestigiose’ gerarchie ecclesiastiche.
Questo è dunque quello che si legge nella Presentazione del Libro dell’Apocalisse che è inserito ne ‘La Sacra Bibbia’ delle Edizioni Paoline (1968):
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‘É un libro difficile, la cui dottrina si esprime attraverso uno sfolgorio di immagini grandiose, affascinanti anche per coloro che non ne afferrano i segreti. Per averne una sufficiente intelligenza, è necessario conoscere a fondo l’Antico Testamento, specie gli oracoli escatologici dei profeti: l’autore, infatti, utilizza continuamente quei testi, dandone l’interpretazione cristiana. É necessario, inoltre, farsi un'idea esatta del genere apocalittico e delle sue leggi; diversamente ci si perderebbe ben presto nelle interpretazioni più arbitrarie e assurde. Termina così, con la visione del trionfo finale di Dio e dei suoi eletti, il gran libro della Storia della Salvezza: perché l’Apocalisse, per quanto sia difficile il suo simbolismo, è e resta un messaggio trasparente di speranza e di sicurezza nella vittoria finale di Cristo e della sua Chiesa’
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Apocalisse – in greco - vuol dire ‘rivelazione’, ed è la Rivelazione che Gesù Cristo – in visione – ha fatto a San Giovanni nell’isola di Patmos, quando l’apostolo, che vi era segregato per ragioni di fede, era un vegliardo pressoché centenario.
Giovanni racconta di essere stato ‘rapito’ e di aver assistito ad una serie di scene grandiose espresse in maniera simbolica.
Egli, in visione, viene invitato dal Signore: cioè da Gesù, ‘il Vivente’, che ‘ha subito la morte ma ora è vivo nei secoli dei secoli’, ainviare delle lettere, descrivendo quello che gli verrà fatto vedere, a sette chiese dell’Asia romana: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea.
Il Signore gli spiega ancheche le visioni si riferiscono alle cose presenti: vale a dire alla situazione spirituale di quelle specifiche comunità locali in quel particolare momento, e alle cose future, fatto - quest’ultimo del futuro - che verrà ricordato anche alla fine del Libro, quando il Signore ribadirà che le cose descritte dovranno succedere presto, e che Egli sarebbe venuto presto.
Gesù detta dunque a Giovanni sette lettere differenti, con le quali Egli valuta lo stato spirituale di quelle sette comunità cristiane, impartisce consigli, incoraggiamenti e… ammonizioni per il caso in cui esse non si ravvedano.
Ho letto – e questo è un aspetto fondamentale per una corretta interpretazione dell'Apocalisse che altrimenti non avrebbe senso ‘profetico’ - che le ‘chiese’ in questione non sono state ‘scelte’ per la loro importanza storica o religiosa di quell'epoca – che anzi alcune di quelle chiese sono oggi pressoché ‘sconosciute’ – quanto piuttosto perché esse avrebbero simboleggiato – nella loro realtà di allora – i pregi e i difetti che avrebbe poi avuto la Chiesa universale (intesa come comunità gerarchica e dei credenti a livello mondiale) nei secoli futuri, per cui le ‘sanzioni’ minacciate per quelle chiese locali per essersi discostate dalla retta via sarebbero valse in realtà anche e a maggior ragione per le comunità cristiane della Chiesa universale delle epoche successive nella misura in cui queste ultime avessero riprodotto nella loro storia gli stessi ‘difetti’ di quelle sette chiese locali.
Naturalmente non vi dico in quanti – da 2000 anni a questa parte - si sono sbizzarriti a cercare di individuare quali fossero i periodi della storia dell'Umanità ai quali si potessero applicare ‘difetti’ e ‘sanzioni’.
La cosa non era di poca importanza perché riuscire ad individuare il periodo storico significava anche capire, ‘in anticipo’, in quale epoca sarebbero avvenute tutte quelle cose terribili, peraltro espresse in maniera simbolica e quindi di difficile interpretazione, nonché quando sarebbe giunto il momento del Regno di Dio, quello ‘intermedio’ in terra o, a seconda dei punti di vista, quello in Cielo alla fine del mondo.
L’Apocalisse descrive infatti – nell’ordine - una grande tribolazione scatenata da Satana attraverso l’Anticristo, in particolare una persecuzione a carico dei cristiani, quindi un Ritorno di Gesù vincente su un cavallo bianco come liberatore dal Male e - a seguire, come più sopra detto - un periodo millenario di pace perché Satana viene ‘incatenato’ dagli Angeli. Poi Satana – dopo il ‘millennio’ - viene di nuovo liberato e scatenerà un altro ciclopico combattimento e persecuzione contro i cristiani.
Vi porrà termine il Ritorno finale di Gesù Cristo che - trionfando definitivamente su Satana e sugli uomini malvagi che lo appoggiano - chiude la storia dell’Umanità decretando la fine del mondo e dando luogo alla Risurrezione dei corpi, cioè dei morti, ed al Giudizio universale.
Il problema, fin dall’inizio dell’era cristiana, è sempre stato quello di saper interpretare correttamente i fatti relativi alla ‘grande tribolazione’ e al ‘ritorno di Gesù’ già espressi nei Vangeli, prima ancora che nella successiva ma più articolata stesura dell’Apocalisse da parte di Giovanni.
I cristiani dei primi decenni - ad esempio - potevano ‘vedere’ la Grande Tribolazione, di cui parlano i vangeli, nelle persecuzioni alle quali li stavano sottoponendo i primi imperatori romani dell’epoca cristiana.
Niente di più logico che i cristiani – come si evince da una lettera di San Paolo - attendessero con ansia come imminente la venuta liberatoria del Signore, di cui parlano i Vangeli, ‘venuta’ da essi intesa come diversa da quella finale del Giudizio universale e della Risurrezione dei corpi.
Gli imperatori stessi venivano visti come personificazioni del Male: dei veri e propri ‘anticristi’, operatori di iniquità.
Nei secoli immediatamente successivi, poi, vi erano anche stati quelli che avevano interpretato il futuro millennio felice come un periodo in cui il Gesù dell’Apocalisse sarebbe ritornato sulla Terra in carne ed ossa per governare il mondo con scettro di ferro: era la realizzazione – vista qui però in un’ottica più ‘cristiana’ - di quel famoso ‘Regno’ temporale che in fin dei conti lo stesso Israele si aspettava dal Messia e che indusse gli ebrei a crocifiggerlo come un ‘falso messia’ quando Gesù – anziché parlare di ‘potere’ - si mise a parlare di ‘amore’.
Vi furono anche quelli (i cosiddetti millenaristi crassi) che – infarciti ancora di paganesimo - avevano interpretato il millennio non in chiave spirituale ma come un periodo ‘crassamente’ felice, un periodo da vivere cioè materialmente alla grande, gozzovigliando e concubinando finché c’era tempo, cioè prima della fine del mondo.
Infine vi furono altri, come Origene, che - per far quadrare l’Apocalisse con le proprie teorie ‘filosofiche’ (poi condannate come eretiche dal Concilio costantinopolitano II (553 d.C.) – avevano deciso di dare una interpretazione allegorica, anziché letterale, sia ai Vangeli che all’Apocalisse.
Peraltro – interpretando l’Apocalisse letteralmente – poteva diventare sempre più imbarazzante spiegare come mai quel Gesù che attestava in chiusura dell’Apocalisse: ‘Sì, vengo presto’, tardasse poi così tanto, anzi tardasse secoli ad arrivare.
Credo che i cristiani del IV° secolo dopo Cristo dovessero aver concluso - visto che Gesù non tornava proprio - che la famosa venuta ‘intermedia’ dovesse essere in realtà interpretata come la venuta finale del Giudizio universale oppure - come concluse Sant’Agostino - che la venuta in cui si parlava di quel Gesù vincente sul cavallo bianco fosse addirittura la prima, quella della Resurrezione.
Da lì a pensare, nel quarto e quinto secolo, che essi – in un Impero romano ormai sempre più cristianizzato e che governava il mondo – stessero a quel punto vivendo addirittura il periodo dei mille anni di pace e diffusione universale del Cristianesimo, il passo deve essere stato breve.
Sant’Agostino – che era stato peraltro un estimatore del pensiero di Origene tanto da rimanerne influenzato – finì per abbandonare la propria precedente lettura letterale dell’Apocalisse nonché la sua fede nella venuta intermedia e avallò con la propria autorità l’assimilazione della venuta ‘intermedia’ a quella della Resurrezione, ed eliminò così anche l’imbarazzo di una venuta che tardava troppo e che cominciava a mettere in ridicolo il cristianesimo.
Il risultato fu però che nei secoli successivi – sulla scia della sua interpretazione – i teologi si orientarono verso una interpretazione non letterale ma allegorica non solo dell’Apocalisse, e in particolare di Ap. 19 e 20, ma anche di quei brani ‘escatologici’ (cioè quelli che alludono al futuro) degli stessi Vangeli.
Quei fatti sulla ‘venuta’ vennero quindi o retrodatati all’epoca della Resurrezione oppure posticipati alla fine del mondo.
Quel che viene rimproverato a Sant’Agostino, viene contestato anche a San Tomaso d’Aquino il quale ultimo (come scrive il teologo e biblista francescano Padre Martino Penasa nel suo libro ‘Viene Gesù’ e poi nell’altra sua opera ‘Il Libro della speranza’, entrambi dedicati allo studio dell’Apocalisse ed alla ‘seconda venuta’ di Gesù) avrebbe addirittura fatto sua acriticamente l’opinione di Sant’Agostino, e ciò ancorché Sant’Agostino non fosse stato né un ‘biblista’ né un esperto di scienza apocalittica ed escatologica.
Per di più San Tomaso – sottolinea con forza Padre Penasa – ha finito per influenzare a sua volta (per il prestigio di cui gode ancora a tutt’oggi e per il concorso obbiettivo che egli ha dato all’edificazione dell’impalcatura filosofica della dottrina cristiana) il pensiero dei teologi dal Medio Evo fino ai giorni nostri.
Si impone pertanto – sostiene Padre Penasa – una revisione critica su base seriamente scientifica della impostazione data al problema da Agostino e Tomaso d’Aquino.
Al contrario - spiega e ‘dimostra’ nei suoi libri Padre Penasa - se si prende invece in considerazione il fatto di una ‘Parusia’ intermedia di Gesù (cioè prima della venuta finale del Giudizio universale) per realizzare il Regno di Dio in terra, (venuta peraltro da intendersi – lo ripeto - sotto forma spirituale e non ‘materiale’) allora la lettura dei famosi brani escatologici dei Vangeli acquista una luce diversa, potendosi chiaramente a quel punto intendere come i Vangeli parlino in effetti di due manifestazioni diverse.
É così che del resto le intendevano i primi Padri della Chiesa i quali, storicamente - per quanto attiene ad una corretta interpretazione – sono anche più credibili perché più vicini alla fonte diretta degli insegnamenti originari: Gesù e gli apostoli.
A ben analizzare i testi evangelici e dell’Apocalisse – ci fa capire Padre Penasa – si comprende che si tratta di due venute diverse anche perché esse sono collocate in due contesti storici e ambientali differenti: la prima in un mondo di vivi che continua poi a vivere e la seconda in un mondo di morti che vengono resuscitati con i loro corpi per il Giudizio universale.
Per farla breve, dopo questo mio succinto ed approssimativo chiarimento che sarà tuttavia sufficiente a farvi comprendere meglio il resto che dirò, continuerò ora a spiegarvi l'Apocalisse a modo mio, a costo di far inorridire qualsiasi teologo ‘benpensante’.
Nell'Apocalisse, dunque, vengono prima fatti conoscere i contenuti delle sette lettere - che sono vere e proprie ammonizioni, inviate alle chiese destinatarie - e poi, in uno scenario maestoso e grandioso, Dio Padre affida al Figlio Gesù Cristo l'onore – in quanto Verbo divino che si è fatto Uomo e che si è offerto vittima per la redenzione degli uomini - di aprire il libro dei sette sigilli.
Abbiamo già accennato al fatto che in virtù della ‘legge dei parallelismi storici’ le sette chiese vengono equiparate ad altrettante epoche (di cui esse sarebbero ‘figura’) della Chiesa universale, la cui storia a sua volta viene suddivisa (secondo l'altra ‘legge’ dei ‘settenari’: come i sette giorni della Creazione) in sette periodi.
Il concetto di fondo che è alla base delle ammonizioni e punizioni di Dio – concetto che varrebbe anche per i singoli individui - è quello per cui l’Umanità che ‘sbaglia’ merita l’abbandono da parte di Dio e subisce quindi le conseguenze dei propri errori.
Vengono aperti dunque uno alla volta i sette sigilli.
Ad ogni apertura di sigillo corrisponde – nelle visioni di Giovanni – una grandiosa scenografia che rappresenta in chiave allegorico-simbolica quello che Dio vuole far intendere con riferimento a ciascuna epoca storica.
Quando – di sigillo in sigillo - si arriva all'apertura del settimo, si fa in cielo un solenne silenzio finché appaiono i sette angeli ‘che stanno in piedi davanti a Dio’ (per inciso, vi ricordate che proprio queste erano le parole dette, e riferite a se stesso come uno dei sette, dall'Arcangelo Raffaele-Azaria quando si rivelò ai due ‘Tobia’?) che vengono ‘armati’ di sette trombe.
Le trombe sono un po’ come un segnale solenne che dà l'avvio all'esecuzione di una sentenza.
Gli Angeli, uno alla volta danno fiato alla rispettiva tromba e ad ogni squillo fa appunto seguito una ‘catastrofe’, che è espressa in maniera allegorica ma si capisce benissimo che è una catastrofe nell'ambito della storia.
Non parlo qui dei significati possibili delle varie allegorie (peraltro ‘accessibili’ solo ai veri esperti del simbolismo biblico, e comunque in qualche caso opinabili) perché questo è un terreno dove ognuno potrebbe dar sfogo alla fantasia, specie se ci si sforza di interpretare tutto in maniera allegorica o, viceversa, troppo ‘letterale’.
Dico solamente che, se il simbolismo nell'Apocalisse è un fatto evidente e va quindi ‘interpretato’, l'eccedere invece nella interpretazione allegorica delle espressioni letterali può portare enormemente fuori strada, fino a privare l’Apocalisse del suo significato reale.
Nello snodarsi dell'azione che si svolge in cielo, un sigillo dopo l'altro e una tromba dopo l'altra, un angelo mostra a Giovanni anche tutta una serie di ‘scenografie’ particolari nelle quali è adombrata una lotta titanica a livello spirituale fra angeli del Bene e del Male, lotta che poi si conclude nella distruzione di ‘Babilonia la Grande’ – che simboleggia la Terra intera votatasi a Satana - e nella realizzazione della ‘città futura’, la Nuova Gerusalemme.
Si capisce – ma non entro volutamente nei particolari - che la posta in gioco di questa lotta è la sorte spirituale degli uomini i quali finiranno per schierarsi da una parte o dall'altra scegliendo così il loro destino e il loro ‘padre’ di appartenenza: Dio o Satana.
Ma la battaglia non è solo spirituale, perché a livello materiale gli angeli di Satana ‘strumentalizzano’ gli uomini spingendoli a fare del male ai loro simili, cosa che si traduce in guerre devastanti e catastrofi con perdite enormi di vite a livello mondiale.
La storia dell'umanità si conclude con l'ultima ‘guerra’ dei ‘cattivi’ contro i ‘buoni’, guerra che poi spinge Dio a farla finita con l'Umanità - caduta nuovamente, come e peggio di prima, sotto il controllo di Satana – e a decretare la fine del mondo con il Giudizio universale, la condanna in anima e corpo dei cattivi e la premiazione dei ‘buoni’.
3.4 - Mille e non più mille…
L’unico aspetto positivo in tutta questa storia – e qui veniamo al discusso punto della ‘parusia intermedia’ - è che ad un certo punto intermedio, intermedio perché si capisce che è prima della fine del mondo, Satana viene ‘legato’, cioè ‘tolto dalla circolazione’ e messo nell’impossibilità di nuocere per mille anni, fatto che consente l’avvento del famoso millennio felice.
E a voler fare forse capire che i mille anni sono proprio ‘mille anni’ (che potrebbero però allegoricamente significare un lunghissimo periodo di tempo) la parola viene ripetuta da San Giovanni ben sei volte nel breve spazio di poche righe:
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(da ‘La Sacra Bibbia’: Il libro dell'Apocalisse – 20,1-15 – Edizioni Paoline 1968)
Il regno di mille anni. -
Poi vidi un Angelo che scendeva dal cielo, tenendo in mano la chiave dell'abisso e una grande catena.
Egli afferrò il dragone, l'antico serpente che è il diavolo, Satana, e lo incatenò per mille anni; e lo precipitò nell'abisso che chiuse e sigillò sopra di lui, perché non potesse più sedurre le nazioni, finché non fossero finiti i mille anni, dopo i quali dev’essere sciolto per poco tempo.
Poi vidi dei troni, e le anime di coloro che furono martirizzati a cagione della testimonianza resa a Gesù e della parola di Dio, e tutti quelli che non avevano adorato la bestia, né la sua statua, né avevano ricevuto la sua impronta sulla loro fronte e sulle mani si sedettero sui troni e fu dato loro il potere di giudicare: e vissero e regnarono con Cristo per mille anni.
Ma gli altri morti non tornarono alla vita, finché non furono compiuti i mille anni.
Questa è la prima risurrezione. Felice e santo chi è messo a parte della prima risurrezione! Sopra questi la seconda morte non ha potere, ma essi saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per mille anni.
Disfatta definitiva. -
Passati i mille anni, Satana verrà sciolto dalla sua prigione, e uscirà per sedurre le nazioni poste ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per adunarle a battaglia: il loro numero è come l'arena del mare.
Essi salirono sull'ampiezza della terra e assalirono l'accampamento dei Santi e la città diletta.
Ma scese un fuoco dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li seduceva, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli.
L’ultimo giudizio. -
Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi era assiso.
La terra e il cielo fuggirono dalla sua faccia e non ci fu più posto per loro.
E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono; poi furono aperti i libri; infine fu aperto un altro libro, che è quello della vita, e i morti furono giudicati su ciò che stava scritto nei libri, secondo le loro opere.
Il mare dette i morti che conteneva, mentre la morte e l'inferno furono gettati nello stagno del fuoco.
Questa è la morte seconda: lo stagno del fuoco.
Chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita, venne gettato nello stagno del fuoco.
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E’ a questo punto qui che, mentre i ‘guai’ di cui parla l'Apocalisse finiscono, cominciano quelli di coloro come me che in quest’epoca moderna cercano di andare controcorrente ‘interpretando’ la ‘venuta intermedia’ di Gesù così come l'avevano interpretata i Padri della Chiesa dei primi secoli prima che Agostino di Tagaste ci mettesse lo… zampino.
Quali sono i fattori nuovi che sono intervenuti e che spingono ora vari teologi – come abbiamo già detto - a chiedere alla Chiesa, così come questa ha già fatto in molti altri casi, di rivedere certe ‘interpretazioni’?
Vi sono molte voci carismatiche e ‘profetiche’ moderne che confermano che la venuta intermedia è proprio quello che sta per arrivare ora, nei nostri tempi, preceduta tuttavia da una bella tribolazione nel corso del periodo del regno dell’Anticristo del quale pure parla l’Apocalisse.
Gesù non verrà in carne ed ossa ma si manifesterà in qualche modo per sconfiggere l’Anticristo ed instaurare - dopo le tribolazioni di tutte quelle trombe – il Regno felice di Dio in terra, cioè nel cuore degli uomini.
L’Umanità - provata dalle sventure immani della Grande Tribolazione, compreso finalmente che tutto quello che di planetariamente drammatico è successo è dipeso dall'allontanamento degli uomini da Dio e di Dio dagli uomini, pronta infine a convertire i propri comportamenti – si rivolge nuovamente a Dio e si apre ad una grande opera di Nuova Evangelizzazione a livello mondiale che è quella che crea i presupposti spirituali per la realizzazione del Regno di Dio in terra nei cuori degli uomini inaugurando un'Era di Pace spirituale e prosperità anche materiale.
É questa l'estrema opportunità – ma anche ‘prova - che Dio offre agli uomini affinché possano dimostrargli che cosa essi vorranno fare con la loro buona volontà avendo da combattere – ora che per un ‘Millennio’ il Nemico non li sobillerà più - unicamente contro i loro istinti naturali.
La nuova fase della storia della ‘Chiesa universale’ in terra, cioè la ‘Nuova Gerusalemme’, sarebbe propedeutica alla Gerusalemme finale, quella celeste, che concluderà alla fine del mondo la storia in terra dell'Umanità.
Ammetto di non essere infallibile… e che si tratta di una mia spiegazione alla buona, ma sono sicuro che almeno abbiate capito la trama dell’Apocalisse e la sostanza del problema che si dibatte: parusia intermedia sì - parusia intermedia no, grande tribolazione sì - grande tribolazione no, millennio felice sì - millennio felice no, Anticristo ora o Anticristo alla fine del mondo come taluni credono di potere interpretare.