(G. Landolina: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 97-101 - Edizioni Segno)
9. Il libro di Giobbe
9.1 - Il ‘giansenismo’ e… Giobbe
E' sabato e speravo di dormire un poco di più, ma si vede che il mio gallo l' ascesi la fa più seriamente, perchè lui tutte le mattine alle cinque e mezza ti tira fuori il suo primo 'chicchiricchì', mezzo rauco.
Poi continua imperterrito, al ritmo di uno ogni trenta secondi, con una pausa di un minuto ogni dieci minuti, fino alle sei del mattino, momento in cui lui finalmente la smette e io - finalmente, pensa mia moglie - mi alzo per andarle a preparare il caffè che poi le porto a letto.
Me ne rimango dunque lì in un piacevole torpore in dormiveglia finchè, siccome ho notato che il gallo ha fatto tre pause - deduco, facendo un rapida moltiplicazione tenendo conto del ritmo dei 'chicchiricchì' di cui sopra e delle pause di un minuto, che devono essere appena passate le sei: ora del caffè.
Accendo l'abat-jour, mi alzo, vado giù, scaldo la macchinetta, scaldo bene con il vapore anche le tazzine (per me fare il caffè 'espresso' è un rito e, modestamente, lo preparo a regola d' arte) quindi porto sù due tazzine fumanti, con una bella crema sopra, mentre mia moglie si è già 'sistemata' con due cuscini dietro la schiena, in attesa del momento migliore della giornata: quello appunto del caffè al risveglio.
Poi lei scende a preparare la colazione e allora io - che so che lei impiega esattamente quindici minuti (quanto a precisione, il gallo ha tutto da imparare da lei...) prima di avvisarmi con un colpo di citofono che 'E' pronto in tavola...!' - inizio il 'mio' momento più bello della giornata: rimango infatti a crogiolarmi al caldo, libero di meditare tutto quello che voglio.
A dir la verità questa mattina pensavo nuovamente alla mia amica, quella alla quale ho scritto la lettera.
A volte è strano cercare di capire il meccanismo inconscio delle 'associazioni di idee'.
Nel caso specifico mi succede di pensare all' amica, mi viene allora in mente il problema del 'dolore' che lei aveva avuto e sui cui 'perchè' lei si era sempre posta tanti interrogativi, e penso dunque a quel povero disgraziato di Giobbe, quello del Vecchio Testamento che Dio aveva permesso che fosse perseguitato con ogni sorta di dolore dal Diavolo per ricompensarlo poi alla fine ancora di più reintegrandolo più che ampiamente, sul piano materiale ed affettivo, di tutto quello che aveva perso.
Ecco, quella di Giobbe, è una storia che non mi è mai andata giù: e mi dà anche fastidio il modo in cui certi preti te la raccontano, come per dirti 'Vedi il buon Dio, ... ti fa soffrire ma poi ti da il centuplo, nell' altra vita'.
' Eh già, e perchè non il centuplo in 'questa' vita, come almeno ha fatto con Giobbe'?, obiettavo io, internamente polemico, fra me e me.
Il Diavolo voleva dimostrare a Dio che quel suo timorato - di fronte alle avversità - lo avrebbe rinnegato perchè - egli sosteneva - 'lodava' Dio finchè tutto gli andava bene…
E il Diavolo - per dimostrarglielo - chiese a Dio il permesso di metterlo alla prova.
Dio concesse il permesso - a condizione che non ne venisse messa a repentaglio la vita - e il povero Giobbe, che in origine era straricco e pieno di figli, perse progressivamente tutto, beni, armenti, casa e tutti i numerosi figli, venendo ridotto in miseria ed avendo perso alla fine anche la salute.
Perse tutto, apparentemente, a causa di disgrazie ed eventi che sembravano fortuiti.
Ecco - è più forte di me - ma la storia di Giobbe mi dà un grande disagio perchè anzichè significare ai miei occhi la 'bontà' di Dio, richiama alla mia mente quella di un Dio che fa del 'dolore' la base di tutto, e che quindi il dolore te lo voglia appioppare per forza, per il tuo bene, volente o nolente, così ti 'purifichi' e ti salvi..
Quando, nell'altro mio libro, la Luce aveva affrontato - in ben 26 'capitoletti' - la 'dottrina del dolore e dell' amore' - e quando illustrava, a chi ora vi scrive, la 'teoria' della 'croce', che deve subire anche chi fa 'apostolato', io mi ero spaventato perchè temevo che volesse convincermi a trasformarmi in una sorta di 'Giobbe', abbandonandomi fra le grinfie dell'Altro tanto per dimostrarmi che però poi, alla fine, vince sempre il Bene che ti dà il centuplo…nell’altra vita.
Ecco, nelle mie 'associazioni mentali inconsce', io legavo immediatamente quegli insegnamenti ed inviti a comprendere la 'logica' del dolore di questo mondo, come inviti surretizi a voler essere come un Giobbe, cioè un altro povero 'Cristo', in poche parole.
Di qui la mia avversione istintiva per Giobbe, e per il suo libro, che non avevo mai voluto neanche leggere se non, appunto, nelle sintesi che talvolta si leggono qua e là.
Mentre dunque son lì che - a letto - fantastico su Giobbe, mi viene in mente che deve essere quasi passato il quarto d' ora per la 'campana' della colazione. No, solo dieci minuti. Ne ho ancora cinque di 'buono'.
Mi programmo allora la giornata del sabato:
- ore 9 dal notaio per un atto
- ore 10 andare all' Ipermercato a comprare due quintali di 'mangime’per i cani, oggi infatti c' è il supersconto e sarà comunque una bella passeggiata in auto nella campagna, perchè è una bellissima giornata di sole.
- quindi ricordarsi di prendere una tanichetta di miscela al 5% per la motosega
- ore 14.30 ci sarà da tagliare la legna per la stufa con mio genero. Lui addetto alla sega elettrica a banco per i tronchetti piccoli, io alla motosega per quelli grossi: in due siamo una bella 'squadra'.
'Peccato che io sia sempre solo a tagliar la legna', so benissimo che pensa fra sè e sè.
'Fa il pari per quando io rastrello invece il parco per giorni e giorni consecutivi, e tutti mi guardano come se mi facesse bene alla salute', penso io di rimando fra me e me.
Specialmente mio figlio... Avete mai provato a farvi aiutare da un figlio? 'Ma che bisogno c'è di fare 'quel' lavoro? Può stare anche senza, no?' sembra che ti dicano. Oppure 'Sai, io verrei ma se solo me lo avessi detto prima..., sai, ormai ho un impegno...'.
Insomma per chieder aiuto dovrei chiedere a mio figlio di 'conferire' con lui una settimana prima... e allora - poichè non mi piace fare 'anticamera' - finisce che faccio da solo.
Sono a questo punto delle mie elucubrazioni (e qui l'associazione di idee credo che derivi dal fatto che il Sabato è anche la giornata notoriamente dedicata alle pulizie 'esterne', cosa che esercita talvolta su di me un effetto 'depressivo', come avrete capito) quando mi attraversa la mente all'improvviso - in maniera impressiva - la parola 'giansenismo'.
‘Giansenismo’?, mi domando interdetto.
Che c'entra, ora, questo?
Sì, eppure è la parola 'giansenismo', proprio questa, che mi ha attraversato all' improvviso la mente come una freccia che ti vedi passare davanti con un sibilo per andarsi a piantare su un tronco d' albero.
Non mi ricordo esattamente cosa fosse, il giansenismo, forse una dottrina del medioevo.
Ma io ho imparato da un pezzo a dare retta al mio 'subconscio creativo' e prendo subito il dizionario teologico dello Zoffoli (quello di cui vi ho già parlato) che ieri sera - combinazione - mi ero portato a letto mettendolo sul comodino per poterci dare un' occhiatina con calma, prima di dormire.
L' ultima volta che mi era successo, l' affare della freccia, cioè della parola che ti attraversa all' improvviso la mente, era stato poco tempo fa, quando mi ero svegliato che stavo sognando, vedendomelo davanti all' occhio mentale, quello che sarebbe stato il titolo di questo libro: 'Alla scoperta del Paradiso perduto'
Ricordate, poi, che mi era anche passata per la mente la parola 'paralipomeni'?
E che non sapevo cosa volesse dire, e che - dal dizionario - scoprii che significava :'composizione letteraria che continua e completa un' opera precedente'...?
E così avevo capito che avrei dovuto scrivere un secondo libro, con il titolo che vi ho detto, che facesse seguito al mio precedente.
Ed infatti ora sono qui che scrivo per voi.
Beh, allora prendo lo 'Zoffoli' e cerco 'Giansenismo'...
Giacomo, Giaculatoria, Giainismo... Giansenismo!
Son veramente curioso, questa volta, di sapere dove mi vuol portare il mio 'subconscio creativo', e - in fondo a destra - comincio a leggere dunque con grande interesse:
'Giansenismo: eresia dell' olandese Cornelio Giansenio (1585-1683) ... studioso dei Padri e specialmente di S. Agostino.... Giansenio sostiene che Adamo potè peccare perchè soccorso da una grazia soltanto sufficiente; mentre dopo il peccato e perduta la libertà, l' uomo ha bisogno della grazia efficace, che in modo irresistibile determina intrinsecamente e infallibilmente la sua volontà'.
Rimango perplesso a ponderare la frase.
'Ma che c' entra, con me, questa storia della grazia 'soltanto sufficiente' o della grazia 'efficace'?...', mi chiedo, e intanto volto pagina per vedere se per caso c’ è una continuazione...
Giobbe (ebr.: 'colui che è oppresso')...
Rimango fulminato!
Mi ha fregato! Ancora una volta mi ha fregato. Se la 'freccia', cioè il 'pensiero', insomma l'idea, fosse stata 'Giobbe', col fischio che avrei pensato di andare a vedere il Dizionario teologico. Così, invece, mi ci ha 'obbligato' con un subdolo inganno.
Aveva ragione Freud…!, quando diceva che bisogna guardarsi dal Subconscio che ha una vita psichica indipendente per cui pensa e ragiona per conto suo..., figuriamoci poi se è 'creativo'.
Faccio per chiudere, ma poi... la curiosità è più forte, e allora comincio a leggere:
Giobbe (ebr.: 'colui che è oppresso') : Uno dei libri didattici dell' A.T. Lungo dialogo in versi sul problema del dolore umano. Le soluzioni proposte e discusse sono per sè valide, ma nessuna è definitiva; per cui tutto, in ultima analisi, è rimesso al giudizio di Dio. L' azione è ambientata nella terra di Uz in Arabia, e arabo o arameo ne è il protagonista. L' autore è un poeta ebraico ed ha l' evidente intenzione di scrivere non un' opera storica, ma didatticasul più dibattuto di tutti gli argomenti del pensiero umano. Il libro è stato scritto dopo l' esilio e forse nel V secolo. Vero capolavoro letterario, è importante anche per il contenuto dottrinale riguardante l' oltretomba, l' esistenza di spiriti buoni e cattivi, gli attributi di Dio, i suoi rapporti col mondo, il culto a Lui dovuto, la possibilità della salvezza nonostante la morte.
9.2 – La logica del dolore
Rimango a riflettere. L'ultima volta la parola 'paralipomeni', che non sapevo cosa significasse, mi aveva obbligato ad andare a vedere sul vocabolario del Palazzi ed avevo capito che dovevo scrivere un libro che 'continuasse e completasse' quello precedente.
Va bene. Ma ora, cosa vuol dire, questo, ora? Non sarà mica un terzo libro, vero?
Mi sembra un 'giallo' dove l'Autore si diverte a metterti davanti dei piccoli 'indizi', dei segni, che piano piano ti portano sempre più vicino alla verità che devi scoprire...
Mi dico che è una specie di Enigma. Andiamo allora avanti con calma e ordine.
Vediamo un po'…, a cosa stavo pensando prima della 'freccia'?
A cosa stavo più pensando? Alla motosega? Alla legna che dovevo tagliare? A mio figlio che non mi aiuta mai? E che c'entra mio figlio? No, non c'entra niente.
Un momento, prima ancora che mi lanciassi nelle mie 'divagazioni' sulle varie attività nella giornata del sabato, avevo detto che stavo ripensando alla mia amica, quella a cui avevo scritto quella lettera sul significato del dolore, pensavo al suo dolore, e al fatto che sapevo che lei non sapeva darsi una spiegazione della presenza del dolore nel mondo, e al fatto chelei aveva anche detto che tanti ne attribuivano la 'causa' a Dio..., e a questo punto mi erano venuti in mente quel povero disgraziato di Giobbe ed i suoi amici che, tanto per 'confortarlo' e tirargli su il morale, gli avevan detto che le sue disgrazie era stato Dio a mandargliele poichè egli era, evidentemente, un 'iniquo' peccatore... che si doveva ravvedere.
Ed era per questo che le avevo infatti scritto quella lettera: non volevo che la pensasse come gli amici di Giobbe e volevo dare invece un senso veramente cristiano al suo dolore, e a quello che aveva sofferto sua mamma.
Ecco a cosa stavo pensando prima che la mia fantasia cominciasse a 'divagare' sulle varie faccende giornaliere da sbrigare, ragion per cui - concludo sorridendo fra me e me - il mio 'subconscio creativo' mi ha 'richiamato' alle cose serie con la parola 'giansenismo' per portarmi alla realtà che dovevo affrontare: Giobbe.
Provo allora a rileggere il brano del dizionario dello Zoffoli che parla di Giobbe per capire quale può essere il 'nesso' fra il precedente corso dei miei pensieri relativi alla mamma della mia amica, alla lettera che le avevo scritto e a Giobbe.
Rileggo il brano del Dizionario.
Ma il nesso è il 'dolore'…!, mi dico. E' evidente...!
Lo Zoffoli scrive infatti che il libro di Giobbe è un' opera didattica sul più dibattuto di tutti gli argomenti del pensiero umano..., cioè il dolore.
Anzi, cosa mi aveva detto – fra l’ altro - la Luce a proposito del 'dolore', nel mio libro precedente? Vado a vedere:
(G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 97 e 101 – Ed. Segno)
97. Se Dio è Amore, quale è allora la 'logica' del dolore? La Libertà e la Legge della Prova.
Una delle cose - mi pare di averlo già detto - che in passato mi hanno riempito di scetticismo nei confronti del 'Dio' così 'personale' e, di più, così 'buono' dei cristiani è la constatazione delle miserie di questo mondo. Dio sarà anche 'buono' - mi sono sempre detto - ma allora perchè tutti questi immensi dolori? Perchè guerre, genocidi, assassinii efferati, milioni di bimbi che muoiono per le conseguenze della fame e delle malattie? Dov' è questo 'Dio d' Amore' ? Dio esisterà, certo. L' universo da qualcuno deve essere stato pur creato. La natura, la sua varietà, complessità e perfezione parlano certamente di una Entità intelligente che noi possiamo chiamare 'Dio' così come altre filosofie lo considerano un 'Principio' intelligente che regola la vita dell' Universo. Quindi - mi ero sempre detto - va bene che Dio 'esista', ma perchè mai dovrebbe essere un Dio d' Amore? Non poche volte ho incontrato persone che - sentendo parlare di un Dio che ci ama - si sono chieste quale sia - allora - la logica del dolore.
Luce:
Mai abbastanza ti ricorderò che Dio è 'Dio di Libertà'.
In tutte le 'qualità' che Dio racchiude in sè, quella della 'Libertà' - conferita, come facoltà ed aspirazione, all' uomo - non è la meno importante.
L'uomo ne conserva il 'ricordo' dentro la sua anima ed alla libertà sempre aspira. E Dio lo lascia libero, libero di fare il bene come di fare il male, perchè senza libertà l' uomo sarebbe schiavo, privo di dignità, quindi infelice.
E con la libertà l' uomo può subire la 'prova', ed è nella prova che egli decide di propria volontà di perdersi liberamente o di salvarsi.
Nessuno è sfuggito alla Legge della Libertà, e della Prova.
Non sfuggirono gli Angeli, e per una parte di essi fu l' Inferno.
Non sfuggì Adamo, e la vita - con Eva - diventò un 'inferno'.
Non sfuggì Maria SS. che, pur immacolata nata, dovette mantenersi immune dal peccato in un mondo di peccatori.
Non sfuggì Gesù Cristo che fu tentato ma seppe resistere, anzi respinse.
E gli uomini tutti sono 'liberi', e libero è Satana di tentarli, perchè è anche - la sua tentazione - uno strumento di prova.
Ecco perchè il mondo non va come dovrebbe andare: perchè tutti sono liberi, nel bene come nel male. E poichè il mondo ha per 'Principe' il Re delle Tenebre, il mondo vive per le sue leggi.
L' uomo decaduto pecca di suo e, quando questo non basta, pecca per l' Altro.
E' da questo che nasce il Dolore, l' ingiustizia, che non sono voluti da Dio ma sono permessi, perchè sono prova ed espiazione, perchè tutto, tutto, tutto devi sempre giudicare - come ti dissi - alla luce della vita dello spirito che, contrariamente a quella naturale, è Vita eterna.
101. Metti sempre a fuoco due concetti fondamentali della mia Dottrina: quello del Dolore e quello dell' Amore.
Luce:
Metti sempre a fuoco due concetti fondamentali della mia Dottrina: quello del Dolore e quello dell' Amore.
Vengono trattati compiutamente nell' Opera, a più riprese: vedrai meglio e li approfondirai.
Il dolore inteso quale 'accettazione' e non rifiuto, e quindi come strada di espiazione terrestre che vi libera dal peso dei vostri peccati e che vi porta più presto e più direttamente a Dio.
Il concetto di amore - che in qualche modo e per quanto sembri difficile si incrocia con quello dell' accettazione del dolore - che pure porta a Dio, molto più direttamente, perchè l' essenza di Dio è Amore.
La strada dell' Amore si incrocia con quella del Dolore perchè chi ama sa soffrire, chi ama 'offre' e si offre per gli altri, e chi si 'offre' soffre anche, ma è una sofferenza d' amore che in quanto tale è dolce perchè contemperata dalla consapevolezza di essere compartecipi del progetto di Dio su ogni uomo: quello di amarsi per essere 'simili' a Lui stesso.
Nell' accettazione e comprensione di questi due concetti sta la base della dottrina cristiana.
Ciò cozza contro l'egoismo dell' uomo-animale, ma è l' unico modo per farlo evolvere allo stato di uomo spirituale.
Questa è la vera 'evoluzione' della specie umana.
Batti bene su questi due concetti, dunque, e sviluppali ogni volta che il tema trattato te lo consenta, perchè sono fondamentali.
In quest' ottica il dolore sulla Terra - non voluto da Dio ma conseguenza dell' uomo - non è una ingiustizia ma una opportunità.
Quindi, l' importanza di imparare ad abbandonarsi per saper soffrire ma nello stesso tempo soffrire meno: Dio da un lato chiede ma dall' altro dà. Compartecipazione da un lato e contemperazione dall' altro.
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Rimango a riflettere.
Ho capito il concetto del dolore, anzi l'avevo già capito, credo. Ma Giobbe, Giobbe cosa c' entra?
Mi viene un' idea come una 'freccia': eccome se c' entra il Giobbe.
O meglio, non è 'Giobbe' in sè ma è il Libro di Giobbe.
Non diceva infatti lo Zoffoli che ‘il Libro’ di Giobbe è un' opera didattica sul più dibattuto di tutti gli argomenti del pensiero umano', il dolore appunto?
Capisco che sul dolore non ne ho evidentemente capito abbastanza e che devo decidermi a fare quello che non ho mai voluto fare prima: aprire il libro di Giobbe e leggermelo per approfondire.