(p. E. Zoffoli: 'Cristianesimo -Corso di teologia cattolica', pagg. 1219/1236 )
- Edizioni Segno -
7. Il manuale dell'asceta
7.1 – Le quattro sorelle e i guaritori filippini
Oggi qualsiasi buon proponimento fatto ieri sulla preghiera è andato 'a pallino' e me la son presa poi da matti con... me stesso.
Prima, infatti, viene mio genero. E' molto addolorato perché lo è venuto a trovare un amico, che vive in un’ altra città, ed ha saputo che sta molto male e mi chiede - con un fare molto garbato che però io interpreto come una domanda implicita ad occuparmene subito di persona - se fosse proprio vera quella storia che mi avevano raccontato.
Voleva sapere se era possibile far operare il suo amico da quei guaritori spirituali filippini, di cui gli avevo raccontato che mi avevano raccontato, dai quali - una ventina d’ anni fa – le quattro figlie della mia vecchia 'tata' - con rispettivi mariti, figli e altri parenti al seguito - erano solite andare annualmente, unendo il diletto di vacanze esotiche all' utile della cura della salute, quando il 'gruppo' famigliare aveva delle 'magagne' da operare.
Questi guaritori - insomma – pare che avessero il 'dono' spirituale di 'operare' con le mani come se queste fossero state dei 'bisturi', dopo aver fatto una tele-diagnosi di tipo sensitivo.
Esistono guaritori 'sensitivi' (a parte i ciarlatani che non mancano mai) anche da noi, ma quella di operare e aprire una scatola cranica o un addome con le mani, richiudendo la ferita con le dita come se avessero avuto un 'fluido' cicatrizzante, pareva proprio una caratteristica di questi filippini.
Avevo letto anch' io qualcosa su dei rotocalchi ed ero rimasto un poco scettico a dispetto dell’ ampio corredo fotografico. Roba da non crederci, ma le quattro sorelle, tutte ormai ‘in età’ ma molto sveglie, mi avevano raccontato di questi loro viaggi, e delle guarigioni eccezionali che avevano visto e anche direttamente sperimentato in proprio, come in un caso – considerato assolutamente disperato ed 'inguaribile' dai medici del loro ospedale locale - relativo ad un loro congiunto.
Eravamo in un ristorante e una di loro - presa dalla foga del racconto e quasi a vincere la mia espressione di incredulità - si alza di scatto dalla sedia, solleva la gonna da un lato, sfodera una gamba da ‘terza età’ ma ancora in forma e mi dice: 'Vedi, qui mi hanno sfilato la vena, non c' è neanche la cicatrice...!', mentre io,imbarazzato, mi guardo intorno come un ladro per vedere se qualcuno se n' è accorto.
Comunque, quando mio genero mi aveva 'interpellato' avevo un sacco di cose urgenti da fare e soprattutto dovevo essere in uno dei miei momenti peggiori d' umore.
Infatti non avevo voglia di 'importunare' le quattro ‘ragazze’ perchè l'avevo già fatto una volta di mia iniziativa senza peraltro che quelli per i quali mi ero prodigato avessero minimamente poi mostrato di gradire l' idea, anzi l' avevano 'sbiffata' come se fossi stato uno sciocco credulone.
D'altro canto non volevo aver grane se l'esperimento (sbagliano anche i nostri medici, no?) fosse andato a finir male, compromettendo la vita della persona o la possibilità di curarla con la medicina tradizionale.
Comunque, sforzandomi di esser cortese ho suggerito a mio genero di pensarci due volte prima di proporre soluzioni 'alternative' alla medicina ufficiale, perchè uno sa quello che lascia ma non quello che trova, che se poi va male la colpa è la sua, che poi si rischia di cadere anche nel ridicolo a raccontare queste cose, e che - infine - questo suo amico con la medicina ufficiale magari campa ancora degli anni mentre con quella 'alternativa' potrebbe morire subito...
Insomma, in realtà io non avevo nessuna voglia di occuparmene.
Mio genero ci aveva pensato su e poi mi aveva ringraziato per i consigli dicendomi che forse avevo ragione...
Ed io mi son sentito un 'verme' (lo metto tra 'virgolette' per non offendere i vermi)...!
Mi diceva infatti la 'voce' della mia coscienza :
'Anche se fosse così, anche se fosse così, una telefonata si poteva fare facilmente senza tante storie.
La mancanza di carità sta non tanto nell' aver sollevato quelle obiezioni - che ci potevano anche stare tutte - quanto nella tua reazione insofferente ad una richiesta di 'intervento' - che in teoria poteva anche essere importante - ma che in quel momento ti distoglieva da una serie di altre cose che ti eri proposto di fare, del tipo: cercare di imparare leggendolo su un libro come 'edificare il tuo spirito'.
Poi, venti minuti dopo - quando finalmente ero riuscito a dominare la rabbia che mi era esplosa contro me stesso al vedere come ero egoista, e quando cominciavo a rilassarmi per riprendere in santa pace la mia lettura - ecco che mi citofona (dalla casa accanto) mia figlia.
Siamo infatti collegati in interfono ed è comodo, fino ad un certo punto.
Il problema, però, è che il citofono ha un 'cicalino' tremendo che ogni volta ti fa sobbalzare e ti trapana il cranio, come quello della nostra 'lavapiatti' che ti avvisa che è terminato il ciclo di lavaggio ma che sembra non stacchi mai…
Vado e - con un po' di malagrazia – ringhio, avvitandomi nel microfono: 'Che c' è?!'
E lì, mia figlia (a me, che sono per carattere un 'impaziente' e vorrei che uno cominciasse i discorsi sempre dalla 'conclusione') comincia a raccontare a modo suo tutta una lunga storia (dalla quale capisco solo quasi alla fine che è poi la stessa che mi aveva sinteticamente raccontato in trenta secondi suo marito), e termina chiedendomi se per caso suo marito non me ne avesse già parlato.
Le rispondo: 'Sì!, per caso me ne ha parlato, poco fa!’
Al che lei replica se per caso me la sarei sentita di pregare un poco per la 'salvezza spirituale' dell'amico del marito...
Ragazzi, io sono solo un 'apprendista', e con un caratterino coi fiocchi, e avrei tanto bisogno che qualcuno pregasse invece per me.
Quello non era il mio momento migliore. Non era il momento.
Ero già in crisi drammatica da qualche giorno per tutto il discorso dell'ascesi: la parte più 'bassa’ della mia 'anima': cioè il mio 'io animale' si ribellava e gridava..., la parte ‘media’: il mio ‘io morale’ si arrabbiava, quella più alta: il mio 'io spirituale', subiva.
Mi sentivo 'accerchiato' con una gran voglia di mandare ogni buon proposito a quel paese e... in quel momento, in quel momento particolare, prima viene uno e mi chiede di telefonare al guaritore nelle Filippine per la salute fisica, poi arriva l'altra che si attacca al citofono e mi fa correre da due piani sopra per chiedermi di pregare, per la 'salute spirituale'.
Ma tutti a me? A me che non so, che non mi piace pregare, che non ho voglia di pregare? Pregare io?
Figuriamoci fare l'ascesi!
Ho fatto uno sforzo tremendo (poichè è noto che si tende sempre a sfogarsi di più con le persone alle quali si vuole bene) per dominarmi e per essere gentile con mia figlia.
Questa sì che è 'ascesi', mi son detto, dopo.
Le ho risposto cortesemente che avrei cercato, che lo avrei detto anche a mia moglie perchè lei con le preghiere se la sbriga meglio.
Insomma mia figlia - che mi vuol molto bene e accetta oltre ogni limite il mio caratteraccio - ci deve essere anche rimasta un po' male e quella volta ha certo capito che di pregare proprio non ne dovevo aver voglia.
In realtà, io - che non sono portato alla preghiera ma so anche che 'devo' mettermi a pregare se 'voglio' andare avanti, e parlo solo della 'preghiera' per non parlare di tutto il resto che c' è nell' ascesi - mi sentivo gravato già di un peso psicologico enorme che avevo ‘accettato’ di addossarmi per conto mio, e mi era insopportabile che un’altra persona ce ne mettesse sopra degli altri per conto suo... E' la goccia quella che fa traboccare il vaso.
Insomma, fra la richiesta di mio genero e quella di mia figlia è stato un disastro.
Spiritualmente parlando, non avrei potuto avere reazioni peggiori.
Mi sarei preso a sberle. Un fuoco incrociato di voci buone e voci cattive che recriminavano a vicenda.
Per farla breve - non mettetevi a ridere - sono andato in 'torretta', nel mio studio, mi sono inginocchiato, appoggiato con i gomiti ad una sedia davanti a un quadro di Gesù, e gli ho confessato che ero un miserabile, che con uno come me non c'era niente da fare, che era come lavar la testa a un asino, che chiedevo di perdonarmi, e che avrei detto subito tutto intero-intero un rosario 'doloroso' di cinque diecine per l'amico di mio genero, dette male perchè non so pregare, ma che mi sarei raccomandato alla Madonna perchè trasformasse lei le preghiere in qualcosa di decente, per la 'salvezza spirituale' dell' amico.
Salvezza spirituale? Sì, salvezza spirituale, perchè se uno non 'crede' all’altra vita, quella eterna, chiede la salvezza materiale, ma se ci crede chiede soprattutto quella 'spirituale', cioè dell'anima, lasciando che sia il Signore, semmai, a decidere se dare anche quella 'materiale' sulla base dei suoi imperscrutabili giudizi.
Dopo questo 'rosario', nostantante fossi stato cosciente di aver dentro di me subìto e perso un 'combattimento spirituale', mi sono sentito più sereno, come se veramente il Gesù del 'quadro' mi avesse perdonato. Anzi a dir la verità quel quadro rapresenta uno di quei volti di Gesù che chiamano 'Misericordia', e mi sembra sempre - quando lo guardo - che mi compatisca e che quasi pianga per me.
Comunque, oggi, per 'colpa' di mio genero e di mia figlia (li avrà mica mandati la Provvidenza?) un 'rosario' - nonostante io lo consideri una 'litania' - sono stato costretto e sono riuscito a dirlo, e ho rotto il 'ghiaccio'.
Non è stato un atto di 'carità' spontaneo, anzi è stato un atto di autoviolenza sulla mia natura, ma spero che il Signore abbia calcolato almeno questo.
7.2 – Ascesi, potatura delle piante e…atletica
Dunque, dicevo all' inizio che oggi è stata una brutta giornata e solo ora che è pomeriggio inoltrato riesco a dispormi in poltrona per leggere e cercar di capire meglio come funzioni in pratica questa ascesi.
Sarebbe meglio chiederlo a un prete, ma mi vergogno come un cane e temo che un prete non mi considererebbe neanche tanto 'normale'.
Ve lo immaginate uno che, come fece quel facchino nel '600 a Roma con san Filippo Neri ('O mio santo, mi insegna a fare il mestiere di santo?') dicesse, oggi che siamo nel 2000 : 'Senta padre, mi sogno una 'Luce' che mentre scrivo un libro mi dice che devo fare l' ascesi. Mi insegna a fare l' asceta? Ma mi raccomando... l' asceta 'laico'!, laico, per favore!'
Dunque - dicevo - bisogna che, ancora una volta, mi arrangi da solo, come ho fatto sempre nella mia vita, da autodidatta.
Da quando ho lasciato l' attività professionale, quella che rimpiangevo all' inizio del racconto di questo libro, ho un sacco di tempo libero.
Il tempo cioè che mi resta dopo la pulizia continua del parco, del pollaio, della cura dei cani, dei mezzi agricoli, della vigna, la potatura del frutteto, dopo il compito di fare le commissioni che tutti mi danno da fare (perchè tanto - anche se non lo dicono ma si capisce che lo pensano - tanto sono in pensione e non ho niente da fare e, oltre a mangiar pane a tradimento con i soldi dello Stato e dei contribuenti, cioè: loro, potrei almeno rendermi un po' utile...), dopo il portare all' asilo la nipotina il mattino, l' andarla a prendere la sera, lo star dietro alla nonna che ha novantatre anni (anche se devo dire che mi fa da mangiare - a mezzogiorno - in modo principesco, ma ora vedremo come andrà a finire con questa storia dell' ascesi), e - se non ho dimenticato qualcosa - dopo il lavoro di dattilografo sul computer per scrivere i miei libri: a tempo perso, naturalmente.
Dicevo dunque che ho un sacco di tempo per leggere tutto quello che mi piace.
Poichè sto cercando di approfondire la dottrina cristiana, io - che sono metodico, razionalista ed ho il 'pallino' dell' organizzazione - mi sono anche comprato alcuni 'attrezzi' (che equivalgono alla 'zappa' e alla 'vanga' che usiamo per l' orto) ed in particolare - come mi pare di aver già detto - un Dizionario del Cristianesimo dello Zoffoli e, sempre dello stesso autore (che ha scritto una miriade di opere) il ‘Cristianesimo: corso di teologia cattolica'.
In questi due libri, a saper leggere - e tenendo sottomano un Vangelo ed in più, come avete già visto, un vecchio dizionario del Palazzi per quello che lo Zoffoli non dice - c' è praticamente tutto, mi spiego?
Prendo dunque il Dizionario e mi ripasso nuovamente quel pezzo che parlava dell’ ascesi:
'Esercizio volontario, metodico, laborioso, tendente a raggiungere un certo dominio di sé nel progressivo trionfo della ragione sugli impulsi istintivi, quindi dello spirito sulla materia, dell' eterno sul temporale, della grazia sulla natura. Essa riflette una particolare concezione del mondo e specialmente dell' uomo quanto alla natura, alle condizioni storiche, all' ultimo destino. Differente e superiore all' a. ebraica, indiana, neoplatonica, quella cristiana s' ispira al contesto dell' opera espiatrice e redentrice del Cristo, venuto non per condannare, ma per salvare; per cui la 'sapienza della croce' , per quanto severa nella disciplina delle passioni e nella rinunzia alle gioie anche legittime dell' esistenza, secondo le possibilità e la specifica vocazione di ciascuno, non nega, ma afferma e restaura, dilata e sublima, disponendo alla più alta partecipazione della vita di Dio...'
Rifletto un poco, preoccupato, quando leggo della severità nella disciplina delle passioni e delle gioie anche legittime, ma poi mi tranquillizzo quando vedo che aggiunge 'secondo le possibilità e la specifica vocazione di ciascuno'.
Mi ricordo infatti che la 'mia' ascesi dovrebbe essere solo il gradino più basso, dopo quello di anima-vittima, sacerdotale e religiosa, cioè l' ascesi del 'laico', in teoria di tutti i laici, che devono 'vivere e lavorare nell' Umanità'.
Poi vado a cercare ‘ascesi’ anche sul 'corso di teologia' (1369 pagine!) e trovo una ‘parte’ intera dedicata alla 'ASCETICA': una ventina di pagine.
Le leggo tutte fino in fondo, sottolineando in rosso, e facendomi ogni tanto dei piccoli schemi, per non perdere il filo del discorso, peraltro chiarissimo.
Ma rimango perplesso leggendo le tre ultime righe finali dello Zoffoli:
'E' stata sempre raccomandata la scelta di una 'guida' o 'padre spirituale', virtuoso ed esperto: lo esige la serietà e difficoltà dell'impresa, veramente sovrumana.'
Impresa sovrumana? E' un modo di dire o dice sul serio? Ma questo se ne intende e allora dirà sul serio. Ma possibile che la 'Luce' mi chieda, a me, una cosa 'sovrumana'? No. Un momento. A me quella 'laicale', non quella sacerdotale. Ma i sacerdoti sembrano forse degli extraterrestri? No. Forse perchè non tutti la fanno, l'ascesi, anche se il sacerdozio già di per se stesso dovrebbe essere 'ascesi'. Li capisco. E poi viene fatta secondo le possibilità di ciascuno, no? Insomma una cosa umana, non disumana. Allora basta che uno non pretenda la 'perfezione', che quella sì era 'sovrumana' perchè era del Cristo, ma faccia quello che può, al meglio appunto delle proprie possibilità, una cosetta da 'laico', al meglio della propria buona volontà, perchè quello che manca - 'Lui' lo ha sempre detto - ce lo mette 'Lui'.
Sistemato questo aspetto che mi stava già spingendo a riporre desolato il libro, lo riapro e comincio a leggere nuovamente dall'inizio , a volo d'uccello, i concetti che mi hanno più colpito e che avevo sottolineato.
Anzi - caso mai ci voleste provare anche voi, da 'laici' ben inteso - ne faccio qui a modo mio una sintesi di come io la capisco e la interpreto.
L'ascesi
* Consiste in una disciplina che ha per oggetto la moderazione - ottenuta metodicamente e laboriosamente - delle tendenze istintive per realizzare un' armonia che risponda al vero finalismo della natura umana, secondo il retto giudizio della ragione. Deve cioè correggere gli eccessi e i difetti delle inclinazioni spontanee della natura.
Credo di poter io osservare che si parta dal presupposto che il 'peccato originale' abbia sconvolto l' equilibrio psicofisico dell' uomo facendolo decadere sia nel fisico che nello spirito.
L' uomo deve ora ripercorrere, faticosamente, il cammino inverso, risalendo la china, rimettendo sotto il dominio dello spirito, o della Ragione spirituale, le spinte più disordinate dell' io.
Quanto più l' uomo si sforza di sottoporre le proprie tendenze istintive alla Ragione, tanto più egli si avvicina al modello originario dell' uomo prima della caduta e tanto più inoltre si avvicina al modello perfetto per eccellenza che è Cristo, l' Uomo-Dio.
L' ascesi non è dunque una disciplina fine a se stessa ma diventa un 'mezzo' per perfezionare il proprio spirito ed assomigliare meglio che si può a Gesù che, quale Uomo-Dio, fu 'asceta' senza bisogno di diventarlo in quanto aveva già - come uomo privo della macchia d' origine - l' equilibrio perfetto ed il dominio degli istinti da parte della Ragione.
L’ascesi - come aspirazione - non è dunque frutto di un fanatismo religioso e va comunque attuata con equilibrio: e quando - in passato - si sono riscontrati squilibri ciò è dipeso da fattori psicologici personali o da particolari contingenze di cultura nella storia.
L' ascesi è invece una scelta 'coerente' di chi crede veramente di dover fare un percorso spirituale di avvicinamento a Gesù non a parole ma realmente nei fatti...
* La chiamata all'ascesi sembra sia però una 'iniziativa' che parte da Dio il quale poi dà anche le 'illuminazioni' interiori e le sollecitazioni, e l'anima che cede inizia un processo di apertura a Dio che la spinge a riconoscere le sue colpe e a provarne 'disgusto', così da darle la spinta e la 'motivazione' sufficiente a perseguire con tenacia il processo di rinnovamento. Il 'rimorso' che in questo quadro emerge diventa un fatto positivo per programmare l' autocorrezione.
* Il cammino di ascesi, già di per sé è 'croce'. Perchè non c'è santità senza combattimento spirituale e il progresso spirituale che ne deriva comporta a sua volta una 'ascesi' che spinge a combattere sempre meglio.
* L' ascesi tende al dominio degli agenti interni ed esterni all'uomo che possono indurre al peccato.
Quelli esterni sono le facoltà sensitive (vista, gusto, udito, tatto, olfatto), quelli interni sono la fantasia e la memoria.
Non si tratta di inibire l' uso dei sensi esterni ma di fare in modo che le sensazioni sulle quali ci si sofferma non 'galoppino' sull' onda della fantasia e, se negative, ritornino di fronte alla propria autocoscienza per indurre al 'peccato'.
Alle percezioni dei sensi segue infatti l' inclinazione dell' appetito, al quale segue la passione.
Apro una parentesi per soffermarmi a riflettere su quest'ultimo concetto e me ne faccio un esempio per me: vedo per strada una bella donna e anzichè tirar dritto - avendo 'registrato' che è una bella donna, perchè gli occhi per vedere ce li ho anch' io - mi soffermo a 'soppesare' il suo volto e le sue 'forme'.
Finisce allora probabilmente che ci faccio un pensierino licenzioso sopra..., insomma: un 'appetito', tanto per cominciare, al quale però può far seguito (anche solo col pensiero, perchè basta quello) un pericoloso principio di 'passione' - solo un 'fumus', d' accordo, e neanche si vede, direte voi - che poi però potrebbe portare a far delle 'corna' (invisibili) alla propria moglie, il che è 'peccato'.
Chiaro? Quindi, per l'ascesi, tirare dritto...
Tutto questo, comunque, vale per il dominio dei 'sensi interni ed esterni', ma poi c' é anche il dominio delle 'passioni' come l'ira, l'odio, l'amore, il piacere, la tristezza, ecc..
* L' ascesi passa anche attraverso una purificazione dello spirito (e cioè il nostro complesso psichico) nella parte che attiene all' intelletto e alla volontà. L' intelletto deve essere distolto dai pensieri inutili e fuorvianti, deve abituarsi ad ampliare l' orizzonte delle proprie idee, abituarsi a riflettere, a concentrarsi, a ragionare su livelli più elevati di pensiero, rinunziando a conversazioni superflue o leggere, anche a costo di rischiare l' incomprensione, la critica e l' isolamento.
L' intelletto deve correggere il più grave dei propri difetti: l' eccessiva sicurezza in sé, la faciloneria, la tendenza razionalistica ad accettare solo quanto è rigorosamente dimostrabile, chiudendosi al vero sapere che è anche riconoscimento dei propri limiti, ricerca del mistero, bisogno della fede.
La volontà rappresenta uno degli obbiettivi principali dell' ascesi perchè è ben da essa che dipende il 'pensar bene' e quindi il controllo delle passioni, il vaglio delle parole ed azioni, della vita intima e sociale.
La radice delle sue aberrazioni è l' affermazione del proprio egocentrismo, sotto tutte le forme, che distoglie l' uomo dal suo vero fine.
Attraverso la volontà bisogna dunque distaccarsi quanto più possibile - avendone capito la relatività e inconsistenza - dai valori del 'creato' e coltivare un dialogo con Dio, che sia confronto con Lui, ascolto, disponibilità, abbandono al suo volere.
* L' ascesi passa anche attraverso il 'disprezzo' del Mondo.
Partendo infatti dal presupposto che il Mondo è costituito dall' Umanità, e che questa è un prodotto degenerato a causa del Peccato d' Origine, che quindi produce ingiustizie, odio, dolore, conseguenze queste anche dei 'peccati' individuali, il 'Mondo' con i suoi falsi valori va disprezzato per quello che è, e va combattuto.
* Chi si dedica all'ascesi è particolarmente tentato dal Demonio che, da che mondo è mondo, ha sempre cercato di 'mascherarsi' per non farsi individuare, e cercare così di manipolare meglio le coscienze, agendo segretamente sugli istinti, sul carattere, sui desideri anche inconsci dell'uomo, desideri che egli tuttavia intuisce scrutandolo sempre, tentandolo sotto molti differenti aspetti per poter capire dalle sue reazioni quali sono i suoi punti deboli.
Il demonio, spirito intelligentissimo ma - in quanto essere 'creato' - limitato, 'razionalizza' i suoi sforzi concentrandoli su quelle persone che - dal suo punto di vista - costituiscono per lui un 'rischio' oppure su quelle che possono produrre – se opportunamente mal influenzate - i 'danni' maggiori al resto del corpo sociale, come ad esempio politici, scrittori, registi, magistrati, industriali, dirigenti, opinion leaders e, in modo particolare, i religiosi inducendoli allo scandalo, alla apostasia, alle eresie che provocano scismi ed indeboliscono la Chiesa...
* Scopo dell' ascesi, più in particolare, è quello di 'restaurare' meglio che si può la natura 'originale' dell' uomo, combattendo, o meglio 'moderando' la triplice 'concupiscenza', che è conseguenza del peccato originale e che è costituita dalla avidità (amore disordinato per la ricchezza che impedisce la liberalità fino ad offendere la giustizia), sensualità (appagamento senza moderazione dei sensi) e superbia (amore esagerato della propria esaltazione, che rende presuntuosi, ambiziosi, ribelli, etc.)
* Il miglior 'metodo' per fare ascesi non è tanto quello di 'inventarsi' un metodo teorico, pianificato a tavolino, ma di utilizzare come 'spunto' di esercitazione le occasioni offerte dal proprio 'essere' e dalle molteplici circostanze della vita.
La vita ci offre infatti ogni giorno circostanze per esercitare l' ascesi: occasioni determinate dal genere di lavoro, dal proprio temperamento, da disturbi di salute, rapporti famigliari, infortuni, ecc..
L' ascesi più conforme allo spirito del Vangelo è quella che valorizza le forme di 'ascetismo' che sono immanenti, cioè insite nella vita comune: accettandole, compiacendosene e 'benedicendole' in quanto occasione, opportunità, mezzo di 'esercizio', per un cammino di miglioramento spirituale.
* L' esercizio dell'ascesi - con la preghiera - comporta poi anche l'autocontrollo attraverso l' esame di coscienza per una revisione della propria 'strategia ascetica'.
* In questo quadro di elevazione spirituale diventa fondamentale la riflessione sui grandi temi della vita umana, sulle verità eterne, sugli attributi di Dio, sui misteri della Redenzione, sulle vicende della storia.
Il tutto per arrivare così alla meditazione, la quale, avviata e nutrita dalla lettura, segue e riflette il grado di addestramento delle facoltà.
* La meditazione raggiunge il suo più alto livello quando arriva a sopprimere il metodo discorsivo di procedere e sublimarsi in uno sguardo intuitivo sempre più prolungato e profondo.
* E' pure vitale per l' ascesi - conclude quindi padre Zoffoli dopo aver detto che essa è una 'impresa sovrumana' - la guida di un 'padre spirituale' e la protezione e custodia da parte degli Angeli...
E qui mi blocco una seconda volta. E' infatti la seconda volta che sento parlare della protezione degli Angeli.
La prima volta me ne aveva parlato la Luce all'inizio, quando mi aveva proposto il 'contratto'...Com' era il discorso? Vado a vedere:
^^^^^
.... Alla fine mi decido e dico quello che penso:
Signore, veramente per me il problema non è quello di 'scegliere' fra ascesi laicale o di vittima, ma il 'problema' è, ancora, 'se' scegliere l'ascesi o meno.
Figlio, sei chiamato all' ascesi.
Non tutti lo sono. E' un gran dono esserlo: è come ricevere un grado superiore per il buon combattimento di Fede.
Un buon apostolo così diventerai ascendendo al Padre.
Dal Padre si ricevono la Grazia, i consigli, la forza per poter portare Me e per poter fare in modo che i cuori accettino Me.
E' un impegno forte a cui ti devi incamminare.
Prendi le tue decisioni senza perdere troppo tempo.
Desidero - nelle tue preghiere di questa sera - avere una risposta chiara e limpida.
Non ti porre domande, dubbi.
Abbi fiducia, figlio.
Io accamperò i miei angeli intorno a te per protezione, da ogni lato, compresa la mente e il tuo cuore.
Inizia a sperimentare la Grazia del mio Amore, ma devi iniziare a pregare molto di più.
Più preghiera, più ascendi...
Più ti comunichi, più ascendi...
Più ascolti e mediti, più ascendi...
affinchè tu possa essere un vero ascetico laicale.
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Rifletto, sempre più inquieto.
La prima volta che si è parlato degli 'Angeli' poteva anche essere stato un caso, un modo di dire della Luce, come dire 'non ti preoccupare che ti farò aiutare dai miei angeli a far l' ascesi...', ma qui, ripetuto in questa maniera dallo Zoffoli, sembra invece che io debba aver bisogno di 'protezione'...protezione come contro un pericolo.
Non sarà che non è stato detto qualcosa di importante che riguarda chi fa l'ascesi?
Lui non ha detto che mi avrebbe fatto proteggere dal mio angelo custode, magari con un altro angelo a dargli manforte. No, Lui ha proprio detto: 'Io accamperò i miei angeli intorno a te per protezione, da ogni lato, compresa la mente e il cuore'.
Una volta la Luce mi aveva rimproverato perchè io cado sempre nell'errore di giudicare umanamente, di razionalizzare troppo, di guardare il senso letterale e non il senso 'trascendente' delle cose nella lettura della Bibbia, ma qui 'accampare' significa 'accampamento', cioè che gli angeli sono in tanti, per protezione, e da ogni lato, come se dovessi essere assediato, compreso la mente e il cuore. Attaccare me? Possibile? Non è mica un' ascesi degli asceti, questa.
Non sarà che la Luce, magari, ha 'omesso' - per il momento - di dirmi qualcosa di importante?
Mah, però mi ha anche detto 'non ti porre domande, non dubitare, abbi fiducia...'.
Andiamo avanti, allora.
Riprendo dunque a riflettere, rileggendola ancora un paio di volte, su questa sintesi di concetti che mi sono tirato giù alla buona ma che lo Zoffoli nel suo libro, spiega e commenta molto ampiamente da vero 'teologo'.
E meditandoci sopra comincio a rendermi conto – almeno a parole - di cosa significhi acquisire ‘il senso del distacco’ dal mondo.
Certo, non devo dimenticare che l' ascesi di cui parla lo Zoffoli è quella vera, quella di quei veri asceti, mentre la mia è laicale. Però tenuto conto che io non ne ho la vocazione, per me è sempre un bello sforzo.
Cos' è che – sul distacco dal mondo - mi aveva detto infatti la Luce alla fine di quel capitolo che precede l' Epilogo del mio libro precedente?
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Luce:
'E ora coraggio, 'tira sù! Hai messo mano all' aratro, guarda sempre e solo avanti, verso di Me, il tuo Sole, che puoi guardare senza rimanere abbagliato perchè è un Sole d' Amore che ama essere guardato dai suoi 'figli', che vuole che i suoi figli vi si perdano in questo Vortice di Fuoco che non 'brucia' ma lenisce ferite e pene. Ora vai. Te lo ripeto. Il 'dado' è tratto, ma questo non è un 'gioco d' azzardo', non è un 'azzardo', questa tua 'decisione' è l' unica cosa 'certa' possibile, l' unica cosa che ti dia certezze, sicurezza, quella di avere la mia Vita, la Vita eterna.
Molti rifletteranno e tu avrai cominciato il tuo 'apostolato' in modo brillante, dando cioè l' esempio di come si possono prendere certe decisioni e di come vi sia ancora chi - essendo stato del 'mondo' - crede ancora nei miei valori al punto di lasciare il Mondo per essi.
Tu sai cosa vuol dire 'lasciare il mondo' vero?
Significa acquisire il senso del 'distacco', non esserne più schiavo.
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Rifletto ancora e mi dico che alla fin fine non dovrebbe essere poi un 'dramma':
. Intanto è una ascesi da laico, cioè di una persona che vive e lavora nell'Umanità, senza quelli che io definisco 'eccessi'... tanto per capirci.
. In secondo luogo punta ad un giusto equilibrio degli impulsi naturali: e chi è che non vorrebbe essere una persona equilibrata? Senza eccessi, cioè, da un lato e dall' altro? Certo che alcuni 'eccessi' piacciono un po' di più, ma se la scelta di vita è questa bisogna allora sapersi 'contenere'.
. Senza tanti paroloni, mi sembra che fare l' ascesi laicale debba essere un poco come potare un albero. Avete mai provato?
- Prima do una bella occhiata da qualche metro di distanza per valutare pregi e difetti della 'impalcatura', cioè della 'chioma'. Di qua è un poco più sviluppata, di là è un poco più rachitica e va rinforzata. Al centro ci sono troppi rami che poi d' estate si fanno ombra fra di loro e non lasciano entrare il sole che deve dare vigore alla pianta e far maturare bene la frutta. Qualche ramo tende a 'filare' troppo verso l' alto, qualche altro... Insomma è per questo che bisogna ogni tanto potare.
- Poi inizio con una pulizia interna per dare 'aria': se il ramo è grosso taglio con la motosega, se è più piccolo con il seghetto a mano, se è della grossezza di un dito uso le forbici da potatore.
- Procedo con calma, cominciando dai più grossi. A quel punto comincio a vederci più chiaro, perchè ogni tanto faccio qualche passo indietro per fare un esame del lavoro che sto facendo. Poi accorcio i rami troppo lunghi e faccio in modo di dare, un taglio di qua e uno di là, una forma ben bombata al mio albero, in modo che soddisfi l' estetica.
- Quindi comincio sforbiciare via tutti quei ramettini secchi, oppure quelli superflui che producono un sacco di frutti che, essendo però troppi, rimarranno troppo piccoli e meno gustosi.
- Infine, lasciati i principali rami, li raccorcio di un terzo, in modo da dare più vigore alle ‘gemme a legno’, stimolando nel contempo il germogliare di nuovi getti.
Come fare a riconoscere una gemma a frutto rispetto ad una a legno, visto che sembrano tutte eguali?
Impara l' arte e mettila da parte. Questa è come le ricetta della 'nonna' che, quando gliela chiedi, te la da ‘quasi’ tutta...
Terminato il lavoro, scesi dall' albero e fatti dieci passi indietro, vi accorgete che l' albero è sempre lo stesso ma pare proprio un' altro, come quando andate dal parrucchiere. Solo che nel mio caso costa meno...
Vi assicuro che non c'è niente di più bello che guardarsi un albero ancora privo di vegetazione ma ben potato. Dal punto di vista estetico mi dà ancora più soddisfazione che vederlo poi con foglie e frutti, che certo saranno a questo punto belli, grossi e succosi.
E così è anche nell' ascesi laicale, mi dico.
Non serve tosare a 'zero' come fanno quegli 'assassini' dei servizi comunali quando potano gli alberi in città. Quella semmai, quella degli alberi di città, è una potatura da ascesi 'sacerdotale', anzi da ‘anima-vittima’.
A uno normale come me o come voi, ove voleste cimentarvi - se non altro per mantenere la linea ed essere scattanti e in forma - basta quella che faccio io al mio frutteto la quale oltretutto soddisfa l' estetica il che, autostima e vanità a parte, non è mai male, no?
Guardiamo poi la cosa da un altro punto di vista.
In televisione vediamo sempre quegli atleti che si presentano ai campionati.
Si presentano per vincere, naturalmente.
Se li guardate in quelle inquadrature in primo piano, vi accorgete che non hanno un grammo di grasso in più. E questo chissà quante diete, quante rinunce, comporta. E poi tutti quei muscoli, robusti e scattanti, chissà quanto allenamento, quanta palestra, quanti attrezzi di sollevamento, quanto 'footing'. Alzarsi presto il mattino, come le galline, andare a letto presto la sera, sempre come le galline. E quelli che 'corrono'? Per fare solo i 'cento metri' devono fare chilometri e chilometri di corsa, ogni giorno, per farsi muscoli e fiato. E l' alimentazione? Quella deve essere rigorosa. Niente di questo, poco di quello, mangia invece questo che non ti piace, e così via, come con il bere: niente alcool, per cominciare.
E le donne? non ne parliamo nemmeno. Una tantum ... anche se sono mogli... e poi ci sono i 'ritiri', per maggior sicurezza.
Eppure, mi dico, nessuno di voi direbbe che quelli son 'scemi', anzi ci indigniamo tutti quando vediamo che qualche atleta - come si scopre dai pettegolezzi dei giornali - si abbandona talvolta a qualche 'digressione' che la nostra ‘morale sportiva’ non ammette.
E allora perchè se vediamo uno che si mette a fare un po' di ascesi ci mettiamo subito a pensare che è matto?
L'atleta lo fa per vincere una gara di tipo 'fisico', chi fa ascesi lo fa invece per vincere una gara spirituale che si propone di restituire all' uomo almeno in parte la dignità 'originaria' di essere umano 'equilibrato'. O preferiamo rimanere 'squilibrati'?!
Rivendico, se non la stessa ammirazione che diamo all'atleta - chè l’ammirazione capisco sarebbe troppo, e poi l'asceta deve rinunciare alla vanità - quantomeno lo stesso rispetto.