3. Alla scoperta del Paradiso perduto
3.1 – Il sogno
Stamattina mi sono svegliato presto. Fuori era ancora buio.
Stavo sognando. Una nenia - nel sogno - continuava a girarmi nella testa, una nenia dolce ad un ritmo lento, altalenante, ondulato, ed io mi sentivo e mi vedevo in barca a vela come una volta e - con le vele gonfie e aperte al lasco - mi lasciavo ‘portare’ dal vento, con la barca un po' inclinata sottovento che infilava la prua nell' onda, salendo e poi ridiscendendo dolcemente, scivolando veloce sul mare blu, con le grandi vele bianche che si stagliavano contro l' azzurro del cielo ...
Ecco mi sembrava che quella nenia avesse il ritmo di quell' andar sull' onda...
E ad un certo punto - sempre in sogno - mi vedo nella mente come lampeggiarea caratteri di stampa il titolo del libro che ho appena passato all' Editore e che verrà pubblicato fra poco:
e poi, più chiaro, dopo il primo ‘lampeggio’, ne vedo un secondo:
L'immagine è 'forte' ed io mi sveglio di colpo, forse perchè il mio 'subconscio', od il mio 'io' che stava emergendo dal sonno e stava prendendo ‘coscienza’, mi avvertono confusamente che c'è qualcosa che non va.
E infatti c' è un errore: non 'Alla scoperta’ ma 'Alla ricerca’ del Paradiso perduto èil titolo giusto del libro che ho scritto.
Rimango insonnolito sul letto, cercando di raccapezzarmi. Non capisco il senso del titolo, e neanche del mare e della barca a vela, nemmeno della nenia. So che ci deve essere un 'simbolismo': è così nei sogni. Ma non capisco quale.
Ecco, mi dico, deve essere l' ansia. Ora me lo sogno anche di notte, il libro. E di che mi preoccupo? Ormai è in stampa...
Semmai, ora, è l' Editore che ci ha investito dei soldi che si preoccupa…!
Faccio per rigirarmi nel letto e riprendere il sonno quando decido di vedere che ora è. Accendo l' abat-jour, spengo subito per non svegliare mia moglie. E' buio ma sono già le sei e un quarto.
3.2 – I ‘paralipomeni’ e la ‘romanza’
Ieri sera mio figlio mi aveva detto che avrebbe dovuto alzarsi alle sei e trenta e con un sorriso disarmante mi aveva chiesto se, come faccio talvolta, lo avessi svegliato, portandogli magari un bel caffè a letto...
Al mio grido di indignazione - perchè l' indomani sarebbe stata domenica, e almeno la domenica uno come me ha il diritto di dormire un po' di più - lui aveva battuto in ritirata in buon ordine ...
Ma ora che ero ormai sveglio tanto valeva che gli portassi il cafferino e facessi bella figura...
Scendo al piano di sotto in cucina, accendo la macchina espresso e aspetto che si ‘riscaldi’ e vada in pressione. Mi sorprendo a canticchiare la nenia che stavo sentendo in sogno quando mi ero svegliato e, di colpo, mi rendo ora conto che è il motivo di quella canzone uscita da poco, non mi ricordo il titolo, insomma è quell’aria tipo 'romanza' di quel giovane tenore cieco... Andrea Bocelli.
Bella…, mi dico, dolce e ‘fascinosa’. E intanto, mentre metto un misurino di caffè mi sento rigirare per la testa - sopra il sottofondo della nenia - la parola 'paralipomeni', una, due, tre volte, quattro...
Alzo la testa meravigliato. Che roba è? Cosa sono i 'paralipomeni'?
Mi sembra una parola di derivazione greca. Doveva essere il titolo di qualche poema studiato al Liceo, chissà..., ora non riesco più a ricordare. Sul vocabolario? Già diamo un' occhiata a quel vocabolario che avevo lasciato sul davanzale della finestra in salone.
Mollo lì il caffè, vado a prendere il vocabolario: è un Dizionario del 'Palazzi', anno 1958, non male per quei tempi, dal colore della carta e dai caratteri di stampa sa di 'antico' anche perchè ora è un po' scassato e perde le copertine.
Ma - mi dico - non ci sarà certo il titolo di un poema o di una poesia. Apro, cerco: paglia... pappa... paradiso...paralipomeni...!
C' è! C' è e leggo:
Paralipòmeni, sm. pl. lett. (dal greco 'paraleipòmena', cose tralasciate):
'composizione letteraria che è
continuazione e compimento di un' altra...'
Rimango perplesso, mentre la melodia della canzone di Andrea Bocelli riprende insistente a suonarmi dolcemente nella testa.
All' improvviso mi si illumina la mente come con una lampadina…
Il titolo!
Il titolo del libro... non era un 'errore' del mio 'subconscio'...
Alla scoperta del Paradiso perduto
Il titolo ‘lampeggiante’ era ‘giusto’!
Infatti quello non era il titolo (sbagliato) del vecchio libro ma quello (giusto) del nuovo.
Dovrò scrivere un nuovo libro!
Ecco perchè la parola 'paralipomeni' continuava a ‘martellarmi’ in testa.
Mi voleva avvisare - il mio 'Subconscio creativo' - che avrei dovuto scrivere un nuovo libro con 'quel' titolo, e che sarebbe stato continuazione e compimento del precedente:
‘Composizione letteraria che è
continuazione e compimento di un’ altra’!
Ma perchè - mi domando - il 'subconscio' si deve esprimere per 'simboli' quando sogna? Non è più semplice parlar chiaro? Freud ci ha fatto sopra una fortuna su questa sptoria dell' interpretazione dei 'simboli'. E vagli a dire il contrario, poi.
Mi dimentico il caffè di mio figlio, agguanto un block notes e provo a farmi uno 'schizzo' della prossima copertina:
Ecco fatto. Avete visto come si fa a scrivere un libro? Uno che legge crede magari ci si debba spremere il cervello e invece zac!, un sogno, una melodia, un vocabolario... ed è fatta.
Fatta? Fatta la copertina, mi dico.
Vi chiedete cosa c’entra il ‘Il Dio interiore’? E che ne so? Bisogna chiederlo al Subconscio. Vedremo.
Però mi devo ancora togliere una curiosità. Quella canzone, le parole... che non riuscivo a mettere a fuoco... Ma ecco che ‘realizzo’ all’ improvviso che erano quelle di un 'compact disk' che avevo comprato a Natale, anzi che mi ero fatto regalare da mio fratello il quale, con la mogliettina svedese (ve la ricordate, nell' altro libro, la 'protestante' che avrei voluto 'catechizzare' in pizzeria?), era venuto - facendosi 500 Km. - a passare il Natale con noi.
Mio fratello – mentre un sabato mattina facevamo un poco di ‘shopping’ – aveva pensato di portare a casa un 'pensierino' per mia moglie ed io - che ne avevo ascoltato più volte il ritornello come sottofondo ad una pubblicità televisiva dei telefonini 'cellulari' della T.I.M. - gli avevo detto che quell' aria piaceva tanto a mia moglie e... a me.
Cerco dunque il 'compact' e lo trovo ancora nello 'stereo' dove era rimasto dimenticato da una ventina di giorni.
Accendo lo stereo, do un’ occhiata all’ orologio e vedo che sono ancora le sette del mattino. Poi mi dico invece che sono ‘già’ le sette del mattino, e che svegliarsi con la musica è bello. E allora premo lo 'start'. L' aria risuona delle prime note e della magica voce del Bocelli sul dolcissimo motivo del ritornello.
Mi rivedo con l' occhio della mente di nuovo in barca a vela, sospinto dal vento...
Quando sono solo
sogno all' orizzonte
e mancan le parole
sì lo so che non c' è Luce
in una stanza quando manca il Sole
se non ci sei Tu con me, con me.
Su le finestre, mostra a tutti il mio cuore
che hai acceso
chiudi dentro me
la Luce che
hai incontrato per strada...
Con Te..., partirò...
paesi che non ho mai
veduto e vissuto con Te
adesso sì li vivrò...
Con Te partirò...
su navi per mari
che io lo so
no no non esistono più
con Te io li rivivrò
Riascolto attento più volte il ritornello che si snoda e si ripete con un ritmo cadenzato e caldo : 'Con te partirò...paesi che non ho mai veduto e vissuto con te ... adesso sì li vivrò ... con te partirò… su navi e per mari...'
Eccole qui le parole della musica del sogno, quelle che 'sentivo' ma che - nel sonno - non riuscivo a mettere a fuoco...
Ecco di nuovo qui quella 'sensazione' di andare sulla mia vecchia barca a vela trasportato dal vento sull' onda del mare blù sullo sfondo azzurro del cielo...
E' una musica 'onomatopeica' - mi dico - cioè una di quelle il cui suono ti richiama l' immagine che le parole esprimono e ti aiuta a 'riviverla'.
Però il subconscio! Se non è 'creativo'...!
Ma cosa c' entrano - a parte i 'paralipomeni' - questa musica, e le parole, con il libro che devo scrivere?
Mi prende un senso di inquietudine... la musica ... questa musica, muove delle strane corde...come delle 'emozioni'.
E' dolce ma mi ispira anche un senso di malinconico distacco, come se partendo alla scoperta di terre e mari lontani lasciassi la terra che mi è cara e ne provassi un senso profondo di commozione nostalgica, un senso appunto di doloroso distacco...
Distacco? Sì, distacco!
Ecco di nuovo il simbolo!
Distacco? Distacco=ascesi=scoperta?
Possibile?
Mi dico che tutto è possibile con i sogni.
Il libro precedente non era cominciato - adesso che ci ripenso - con un sogno?
Anche là 'sognavo' di partire per il Tibet alla scoperta del Paradiso perduto: Dio!
Alla scoperta? No, era 'alla ricerca' del Paradiso Perduto.
E ora? Ora che il libro l' ho finito ed io, il 'Paradiso perduto' l' ho trovato?
Ecco - mi dico - l' ho trovato - ma questo 'Dio' rimane per me sempre uno 'sconosciuto', un 'qualcosa ' che ti parla dentro e non sai bene se sei tu o se è ( ecco…, qui ci siamo, con il sottotitolo ! ) una sorta di 'Dio interiore'.
E allora perchè non cercare di andare veramente alla sua scoperta, sull'onda del mare, portati dal 'Vento che soffia dove vuole...', come nel sogno, in barca a vela?